Vivere Firenze, guida turistica con informazioni integrative per persone disabili ITINERARIO 3, TRATTO 3 : verso Piazza della Santissima Annunziata Descrizione Storico Artistica. A cura di Luciano Artusi Volendo adesso percorrere la facoltativa diramazione che ci consente di visitare piazza della SS. Annunziata, ci inoltreremo in via Cesare Battisti, ove ha sede l’ultra centenario Istituto Geografico Militare (notissimo per la sua biblioteca geografica e cartografica nonché perché qui è nata la moderna fotogrammetria), ed in breve ci troviamo in piazza SS. Annunziata. La rettangolare piazza, definita “la più armoniosa e perfetta del mondo”, si sviluppò ad iniziare dal 1252, a seguito della costruzione della chiesa dedicata all’Annunciazione, sorta dove prima c’era l’antichissimo oratorio di Santa Maria in Cafaggio. Il particolare che denota questo spazio, è l’estensione degli eleganti loggiati, disposti su tre lati; anche l’arredo urbano, come vedremo, presenta caratteri di rilevante interesse. Quasi al centro (ma verso il fondo della piazza nella diretta visuale con via dei Servi), si erge la statua equestre del granduca mediceo Ferdinando I'opera fusa dal Giambologna con il bronzo proveniente dai cannoni delle galee turche, vinte dai Cavalieri dell’Ordine Militare di Santo Stefano, sorto per combattere i pirati che infestavano il Mediterraneo ed affidato al capo di casa Medici. A tale memoria, nella cinghia sottopancia del cavallo venne inciso: “De’ metalli rapiti al fero Trace”. Altro particolare curioso di questo monumento, è dato dall’originale impresa araldica di Ferdinando I, formata da uno sciame d’api, e disposta sul lato del basamento che guarda la Chiesa della SS. Annunziata. Al centro di una gran targa di bronzo, dove campeggia il motto “MAIESTATE TANTUM”, si scorge l’ape regina contornata, a cerchi concentrici sfalsati, dalle altre api dell’alveare, per cui rimane difficile contarne il numero senza confondersi. Ma quanti sono questi insetti? Chi dice 91 oppure 99, 100, o 101; per i curiosi non resta che provare a contarli, ma senza ricorrere al trucco di contrassegnarli! Un detto popolare assicura buona fortuna solo a coloro che, senza toccarle, riusciranno a contare tutte le api. La simbologia dell’impresa è allusivamente molto chiara: il granduca al centro (l’ape regina) che non incute nessun timore, attorniato dal pacifico popolo fiorentino rappresentato dalle api operose. Nella piazza si possono osservare, con simmetrico effetto scenografico, anche le due singolari fontane in bronzo e marmo, uguali fra loro e dal gusto alquanto marinaresco, che raffigurano con arte grottesca mostri marini che schizzano acqua nelle sottostanti vasche a forma di conchiglie. Pietro Tacca, nel 1629 ne fu l’artefice, con l’aiuto degli allievi Bartolomeo Salvini e Francesco Maria Bandini. Le originali fontane, ordinate dal granduca Ferdinando I, avrebbero dovuto figurare nel porto di Livorno insieme al noto monumento detto dei Quattro Mori ma i fiorentini, riscontrandone la singolare bellezza e la notevole originalità, le vollero trattenere nella loro città. In effetti, di queste due fonti colpì da subito l’evidente novità naturalistica (sottolineata da conchiglie, pesci, immaginari mostri, ghirlande, mascheroni) che usciva dai canoni della tradizionale simbologia marittima e fluviale allora invalsa. Ed ora, è d’obbligo raccontare un po’ la storia della Chiesa della SS. Annunziata, un vero scrigno di capolavori. Verso il 1233 la Madonna apparve a sette nobili fiorentini i quali, lasciate le loro famiglie e le loro ricchezze, si ritirarono in penitenza e preghiera in una antica, piccola cappella che sorgeva sul sito dell’attuale santuario. La cappellina era allora in aperta campagna, nel luogo chiamato Cafaggio: i sette penitenti, che indossavano una tonaca nera, fondarono l’Ordine conosciuto col nome di Servi di Maria. Per essere ancor più isolati dal mondo e per meglio meditare e pregare, si trasferirono sull’impervio Monte Senario (o Asinaio, come prima veniva chiamato) vivendo in grotte e scendendo solo raramente a valle. Quando però ritornavano a Firenze, essi sostavano nella loro cappellina di Cafaggio. Nel 1250, su questo terreno donato loro da papa Innocenzo IV, i Servi di Maria demolirono la vetusta cappella e costruirono una chiesa. Due anni dopo, i sette religiosi commissionarono al pittore Bartolomeo da Firenze un affresco raffigurante la scena dell’Annunciazione ma, secondo la tradizione, l’artista, pur avendo quasi ultimato l’opera, non riusciva a dare al volto della Vergine un’espressione com’egli avrebbe voluto; colto da un profondo sonno, il pittore al suo risveglio, trovò l’immagine ultimata in modo così ben riuscito e perfetto, che l’attribuì all’intervento prodigioso degli angeli. Alla notizia del soprannaturale avvenimento, la folla, subito accorsa sulla piazza che andava formandosi davanti alla chiesa, gridò al miracolo e ben presto, per devozione dei fedeli verso la sacra immagine, la chiesa iniziò a ricevere preziosi ex voto e donazioni. Nel tempo il santuario mariano fu oggetto di ristrutturazioni ed ampliamenti avvenuti, specialmente a partire dalla metà del Quattrocento per opera di Michelozzo e dei suoi aiuti, senza tuttavia che venisse spostato o alterato l’affresco al quale i fedeli continuavano ad esternare la loro venerazione. L’armoniosa chiesa, la cui cupola fu progettata da Leon Battista Alberti, è preceduta da un portico a sette arcate di evidente ispirazione brunelleschiana, opera di Giovanni Caccini eseguita fra il 1599 e il 1604. Sotto il loggiato, a fianco della porta centrale, se ne aprono altre due: la porta di sinistra immette nel Chiostro Grande o ‘dei Morti’, quella di destra nella cappella Pucci o di San Sebastiano. Sul portale d’ingresso si può ammirare il mosaico L’Annunciazione di Davide Ghirlandaio (1509), fratello del più famoso Domenico. Ancora oggi la Chiesa della SS. Annunziata è molto frequentata dai fedeli che, quasi in un continuo pellegrinaggio, s’indirizzano alla cappella con la sacra immagine della Madonna sempre illuminata dalle tante preziose lampade votive. A questo proposito piace segnalare la tradizionale usanza di donare l’olio da ardere per queste lampade, che doveva servire tutto l’anno. La singolare offerta, ora purtroppo perduta, si effettuava alla mattina della domenica in Albis da parte di una compagnia laico religiosa, con il parroco della parrocchia d’appartenenza che si muoveva dalla propria sede per raggiungere in processione l’altare della SS. Annunziata. La pittoresca cerimonia vedeva alla testa del corteo un somarello che portava a “bastina” sulla groppa, coperta da una bella gualdrappa, due mezzi barili d’olio ed un bambino di tre o quattro anni vestito da angioletto. La gente era attratta dalla semplice ma particolare cerimonia, definita “dell’Angiolino”. Nella stessa piazza si erge su una scalinata anche l’elegantissimo Spedale di Santa Maria degli Innocenti. Nel periodo di maggior fulgore delle Arti fiorentine queste, oltre agli scopi professionali per i quali erano sorte, ebbero via via sempre più ingerenza nella cosa pubblica, per poi prendere un carattere veramente politico quando il governo assunse, nel 1282, la connotazione popolare. Per tali ragioni dette corporazioni d’artigiani e commercianti non poterono andare disgiunte dall’esercizio della carità e della beneficenza. Esse si fecero quindi promotrici di benefiche istituzioni come gli ospedali, a sollievo della popolazione. L’arte Maggiore della Seta o di Por Santa Maria, fu una di queste: a lei dobbiamo, infatti, la costruzione di questo capolavoro quattrocentesco, che a quell’epoca costò ben 30.000 fiorini d’oro. L’opera, destinata ad accogliere i fanciulli abbandonati o rimasti orfani, andava incontro a coloro che erano i più indifesi: i neonati ai quali, con l’abbandono, veniva tradita e negata quantomeno la serenità dell’infanzia. La costruzione di tale importante opera altamente sociale, considerata di straordinaria innovazione, fu affidata al maggior architetto dell’epoca, Filippo Brunelleschi, il quale, aiutato dall’allievo Francesco della Luna, la edificò nelle forme quasi di un convento, con chiesa e due chiostri. La prima pietra della grandiosa struttura fu posta l’8 aprile 1419, ma soltanto venticinque anni dopo, precisamente il 24 gennaio 1445, avvenne in forma solenne la sua inaugurazione. Finalmente lo Spedale di Santa Maria degli Innocenti diveniva operativo e, con il passare del tempo, anche monumento cittadino. Ancor oggi l’edificio dalla distinta facciata con loggiato a nove archi a tutto sesto, sorretti da agili colonne sorgenti dalla scalinata, è ingentilito ed impreziosito nei pennacchi dai famosi “puttini in fasce” nei medaglioni in terracotta invetriata su fondo azzurro, di Andrea della Robbia, che sottolineano l’iniziale destinazione d’uso dell’edificio. Sul lato sinistro, guardando il porticato, sotto la loggia, una bassa finestrella doppiamente ferrata detta “Presepe” ove su un cilindro ruotante con l’imboccatura rivolta alla piccola finestra, venivano posti da mani ignote i “nocentini” o “gettatelli”. Al lato della ruota, la cordicella di una campanina veniva tirata non appena deposto il povero “innocente”, affinché il suono avvertisse lo spegalingo della presenza del nuovo venuto. Il primo nocentino accolto dall’ospedale venne lasciato il 5 febbraio 1445, festività di Sant’Agata. In realtà si trattò di una nocentina alla quale fu dato il nome di Agata Smeralda perché, come detto, in quel giorno ricorreva la festività della santa. Di fronte allo Spedale degli Innocenti, ad imitazione di quello del Brunelleschi, si eleva un altro portico, opera di Antonio da Sangallo il Vecchio e Baccio d’Agnolo (1516-25), al termine del quale si trova un antico oratorio oggi della Confraternita di San Girolamo e San Francesco Poverino. Questa compagnia laico-religiosa è nota in città soprattutto per la celebrazione domenicale della messa in latino con canto gregoriano. Si imbocca ora via dei Servi (nome antichissimo derivato dall’Ordine dei Servi di Maria, fondato, come già detto, dai sette nobili e pii fiorentini che edificarono la Chiesa della SS. Annunziata), dove all’angolo c’è il Palazzo Grifoni (oggi Palazzo Budini-Gattai), dalla famiglia che lo costruì e lo abitò per secoli. L’edificio, sorto sulle vecchie case dei Ricci, costituisce un raro esempio cittadino per la sua rossa muratura in mattoni a faccia-vista decorata in pietra, con “panca di via” al basamento e portale a grandi bugne. Terminato il primo tratto di via dei Servi, si incrocia via degli Alfani dove, girando a destra in tale strada, si raggiungel’Opificio delle Pietre Dure fondato nel 1588 dal granduca Ferdinando I per decorare con i migliori mosaici la Cappella dei Principi in San Lorenzo. Trasferito nel 1796 dai Lorena in questa prestigiosa sede, oltre ad ospitare il singolare museo dove si possono ammirare le più delicate creazioni di mosaici in pietre dure, negli ultimi decenni del secolo appena terminato, l’Opificio è passato a curare l’attività di restauro di tutte le tipologie d’opere d’arte guadagnandosi un prestigio indiscusso a livello internazionale. Si prosegue quindi e, percorsi pochi metri, si giunge in piazza delle Belle Arti, dove ha sede il Conservatorio Statale di Musica “Luigi Cherubini” che ci riallaccia al percorso base. INFORMAZIONI INTEGRATIVE ORIENTAMENTO Il terzo tratto è una diramazione dell’itinerario base, ha la forma di una ‘O’ con i tre giri di 90° in senso orario e da via Cesare Battisti conduce di nuovo in piazza San Marco. Via Cesare Battisti, una strada lunga poco più di 150 metri, deve essere percorsa in direzione Est. Si arriva così sul lato Ovest di piazza della SS. Annunziata. Piazza della SS. Annunziata è uno spazio rettangolare ampio poco meno di 5000 metri quadrati, di rara bellezza. Al lato Nord della piazza dà forma il loggiato antistante il Santuario della SS. Annunziata; all’estremità Est di questo lato confluisce sulla piazza via Gino Capponi. Davanti al loggiato scorre una carreggiata stradale che collega via Battisti con via della Colonna. Una delimitazione realizzata mediante paletti in ferro alti poco più di un metro collegati da catene blande, separa la carreggiata dallo spazio pedonale. Di fronte al centro del loggiato, in corrispondenza dell’ingresso alla basilica, è presente un attraversamento pedonale che consente il passaggio dalla basilica alla piazza. Il lato Sud della piazza, distante circa 100 metri dal loggiato della Basilica, è caratterizzato dalla confluenza di due strade: via dei Fibbiai all’estremità Est e via dei Servi al centro, in mezzo a due edifici; l’edificio che si erge sul segmento Ovest è il celebre palazzo Grifoni. Il lato Est della piazza è costituito dallo Spedale degli Innocenti con il loggiato del Brunelleschi rialzato di nove gradini; all’estremità Nord di questo lato, confluisce sulla piazza via della Colonna la quale, forma un angolo retto con via Capponi. Il lato Ovest della piazza è distante circa 70 metri dal lato Est e si presenta con un loggiato costruito ad imitazione di quello del Brunelleschi. All’estremità Nord di questo lato confluisce nella piazza via Cesare Battisti. Al centro della piazza si ha una sensazione di eco diffusa. Di fronte a via dei Servi, ad una ventina di metri dalla strada, si trova la statua equestre di Ferdinando I, rivolta verso il centro della città. La statua poggia su un basamento rettangolare di marmo bianco: i lati più lunghi sono paralleli ai lati Est ed Ovest della piazza, mentre i lati minori rivolti a Nord e Sud sono rivestiti con un cartiglio in bronzo. Anche il basamento è rialzato dal suolo di tre gradini, il primo dei quali più in alto della pavimentazione della piazza di appena mezzo centimetro. Il monumento è protetto tutto intorno da una balaustra in ferro alta poco più di un metro e le barre che la sostengono sono fissate sul secondo dei tre gradini posti intorno al basamento. Al centro del cartiglio in bronzo rivolto a Nord è disposto in cinque cerchi concentrici uno sciame di api con al centro l’ape regina. Per poter toccare almeno una parte dello sciame si consiglia di salire con prudenza sul secondo gradino e di tenersi in equilibrio afferrando con una mano la barra della balaustra. In piazza della SS. Annunziata si può sentire abbastanza distintamente il suono dello zampillo delle due fontane monumentali che la ornano. Le fontane sono poste di fronte alle gradinate dei loggiati, esattamente a metà di ciascun lato; sono circondate da una inferriata alta poco più di un metro che a Nord e a Sud presenta due aperture. Per entrare occorre superare un piccolo giardino. Ciascuna fontana è posta sopra un basamento costituito da tre gradini. Si consiglia di chiedere aiuto per esplorare le fontane poiché i gradini in alcuni punti sono bagnati e molto scivolosi. Sul lato Ovest della piazza, posta tra la fontana e la gradinata del loggiato, a pochi centimetri dall’inferriata, si trova una fonte con acqua potabile. L’ingresso al Santuario della SS. Annunziata si trova, come detto, al centro del loggiato situato sul lato Nord della piazza. Questo ingresso immette in un chiostro di forma rettangolare, ampio circa 700 metri quadrati. A circa tre metri dal muro scorrono, lungo le pareti, dieci colonne in pietra che sostengono le sette arcate di un loggiato che gira intorno al chiostro e l’arco che, al centro del lato Nord, è posto sopra il portone di ingresso alla chiesa. Il centro del Chiostro è coperto da un lucernario coperto da vetri bianchi opachi decorati con il disegno del giglio di Firenze su vetro trasparente. Tutte le pareti sono ornate con affreschi e alle due colonne antistanti l’ingresso alla chiesa, a circa un metro e mezzo di altezza, sono applicate due pregevoli acquasantiere in bronzo. Lasciando la piazza della SS. Annunziata il percorso continua in direzione Sud per via de’ Servi: si consiglia di percorrere questa strada con traffico limitato sul lato Est, dove palazzo Grifoni mostra la facciata Ovest, anch’essa, come quella osservata da piazza S.S. Annunziata, percorsa alla base da una panca in pietra. Via de’ Servi presenta marciapiedi abbastanza stretti spesso affollati di persone e ingombri di biciclette: si consiglia di procedere con cautela. Dopo un breve tratto di strada, via de’ Servi incrocia via degli Alfani; qui si gira verso Ovest e si percorre quest’ultima via: dopo meno di cento metri, al numero civico 78, si trova l’Opificio delle Pietre Dure e, dopo un’altra cinquantina di metri si raggiunge il lato Est di Piazza delle Belle Arti, un piccolo spazio rettangolare ampio poco più di 300 metri quadrati. Sul lato Est della piazzetta, oltre alla confluenza di via degli Alfani, che prosegue verso Ovest delimitandone il lato Sud, si trova il Conservatorio Statale di Musica “Luigi Cherubini”. Lungo il lato Ovest scorre via Ricasoli, dimodoché il lato Nord risulta costituito dalla confluenza di questa strada e dalla facciata di un edificio. Arrivando sul lato Sud di piazza delle Belle Arti,sul ciglio del marciapiede di via degli Alfani in corrispondenza dell’angolo, troviamo un telefono pubblico a scheda con schermatura a cuffia. Continuando a camminare verso Nord per via Ricasoli, si percorre un tratto di strada pedonale che ci porta di nuovo sul lato Sud di piazza San Marco. INFORMAZIONI INTEGRATIVE FRUIBILITA' Si attraversa con qualche difficoltà via Ricasoli soprattutto per la presenza di numerose biciclette che ostruiscono il passaggio. La rampetta di accesso al marciapiede di via Cesare Battisti è asfaltata: presenta buche e una fastidiosa pendenza laterale. Anche il marciapiede di via Cesare Battisti è asfaltato. La marcia è generalmente agevole se si esclude qualche difficoltà causata dalla pendenza laterale del marciapiede in corrispondenza di una rampetta longitudinale che serve un attraversamento pedonale. Volendo dirigersi verso la Chiesa della SS. Annunziata, occorre effettuare l’attraversamento suddetto. Giunti con qualche difficoltà sul marciapiede opposto della strada (per la presenza sulla rampetta di raccordo di un piccolo risalto), si trova un marciapiede con una pavimentazione lapidea sconnessa. Inoltre, in corrispondenza di un passo carraio è presente una forte pendenza laterale che rende problematica la marcia. Per finire, la rampetta metallica di accesso al sagrato della chiesa è molto ripida e stretta. Proseguendo, invece, sul marciapiede lato Sud di via Cesare Battisti per dirigersi verso piazza della SS. Annunziata (in zona pedonale) si deve fronteggiare un marciapiede piuttosto stretto con una forte pendenza laterale che rende consigliabile la presenza di un accompagnatore. La fruizione della piazza richiede molto impegno - anche se accompagnati - a causa della pavimentazione che presenta sconnessioni ed ondulazioni. Il Loggiato dello Spedale degli Innocenti non è accessibile. Per garantire l’accessibilità al cortile interno dello Spedale è stata realizzata una rampa posta all’incrocio fra via dei Fibbiai e Piazza SS. Annunziata. A causa della pendenza e dello sviluppo in lunghezza troppo elevati, la rampa è usufruibile solo con accompagnatore. All’ingresso della Chiesa della SS. Annunziata vi è una rampetta di raccordo in legno fra il pavimento in marmo policromo posto sotto il portico ed il pavimento in pietra (piuttosto sconnesso) del Chiostro dei Voti, antistante l’entrata della chiesa. All’ingresso della chiesa vi è un gradino di modesta altezza. Per accedere alla Chiesa è consigliato un accompagnatore. L’interno della Chiesa è fruibile in autonomia, limitatamente alla navata centrale. Il percorso procede in via dei Servi, in zona a traffico limitato. La rampetta di raccordo al marciapiede presenta una forte contropendenza ed un fastidioso risalto. La finitura rigata delle lastre di pavimentazione del marciapiede produce delle vibrazioni moleste. All’angolo con via degli Alfani è presente una rampetta che genera una modesta pendenza laterale. In via degli Alfani si procede su una pavimentazione simile alla precedente; la marcia, tuttavia, è resa più impegnativa a causa della presenza di molte biciclette posteggiate sul marciapiede. Procedendo si incontrano alcuni passi carrai che danno origine a delle rilevanti pendenze laterali che rendono impossibile proseguire in autonomia. L’accesso all’Opificio delle Pietre Dure è faticoso per la difficoltà di compiere in pendenza la necessaria rotazione di 90°. All’interno dell’androne il superamento dei gradini delle soglie è realizzato mediante elevatori a pantografo a scomparsa che coniugano felicemente accessibilità e rispetto per le caratteristiche architettoniche dell’edificio. Giunti in piazza delle Belle Arti si ritorna in zona pedonale. La pavimentazione della piazza, in lastre di pietra serena con finitura ‘a buccia d’arancia’ rende la marcia molto confortevole.