Anno A 33ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Prv 31,10-13.19-20.30-31 - La donna perfetta lavora volentieri con le sue mani. Dal Salmo 127 - Rit.: Beato chi cammina nelle vie del Signore. 1 Ts 5,1-6 - Come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Vegliate e state pronti, perché non sapete in quale giorno il Signore verrà. Alleluia. Mt 25,14-30 - Sei stato fedele nel poco: prendi parte alla gioia del tuo padrone. Appello alla vigilanza L’Apostolo non parla del tempo e del giorno della fine del mondo e della risurrezione, perché si rivolge a fedeli che sanno per fede che quel giorno sorprenderà gli uomini, come un ladro che viene di notte. Questo però non sorprenderà i Tessalonicesi perché sono figli della luce. È necessario tuttavia vegliare ed essere sobri. Il giorno del Signore verrà improvvisamente (vv. 1-3) Il linguaggio adoperato dall’Apostolo combina esattamente con quello di Gesù: il tempo della seconda venuta del Signore è sconosciuto, verrà come un ladro di notte (cf Mt 24; Lc 21; Mc 13), improvvisamente, come sopraggiungono le doglie a una partoriente, secondo un’immagine che si trova nei testi escatologici dei sinottici (cf Mc 13,8.17 e par.) e negli scritti profetici (cf Os 13,13; Is 13,8; 21,3; 26,17-18). Paolo non dice che sia imminente o prossimo il giorno del Signore; che egli però avesse una certa aspirazione o un vago desiderio di essere allora ancora in vita, appare abbastanza chiaramente da questo e da altri passi delle sue lettere (cf 2 Cor 5,1-4; Fil 1,6-10; 3,20; 4,5). Come egli vive in una tranquilla e fiduciosa attesa e vigilanza, così vuole che vivano anche i suoi cristiani. Il desiderio di sapere con maggior precisione la data della venuta del Signore è molto umano, ma è destinato a rimanere insoddisfatto. S. Paolo ricorda un punto tradizionale dell’insegnamento cristiano, direttamente collegato alle parole di Gesù: quel giorno verrà improvviso, quando meno sembrerà imminente. Invece di investigare il tempo e le circostanze della seconda venuta, che sono il segreto di Dio, i discepoli curino di essere sempre ben disposti; perché il giudizio di Dio, per ciascuno di essi, può giungere improvvisamente (cf Lc 21,34-36). Esortazione utilissima per animare alla perseveranza quei neofiti oppressi dalla persecuzione. Nessuno scamperà al giudizio di Dio, nel senso che nessuno sarà esonerato dal passare attraverso quel momento, e chi si sentirà orgogliosamente sicuro non sfuggirà a un giudizio severo. Quello che Paolo dice del giorno del giudizio universale, si può intendere anche del giorno della morte e del giudizio particolare: quel giorno verrà improvviso, come un ladro, e ci sorprenderà. Quanti furono sorpresi nel sonno! Quanti, mentre stavano mangiando, bevendo, divertendosi! «Vegliate, dunque, e pregate sempre perché non sapete in qual momento il vostro Signore verrà» (Mt 24,42; Lc 21,36; 2 Pt 3,10; Ap 3,3; 16,15). 33ª Domenica del Tempo Ordinario - “Omelie per un anno - vol. 2”, Elledici 1 Siete figli della luce (vv. 4-6) Il giorno della morte è sconosciuto ai buoni e ai cattivi, ma non sorprende che i cattivi, addormentati nelle opere delle tenebre; come il ladro non nuoce a quelli che vegliano e stanno preparati, ma ruba solamente a quelli che dormono. Il cristiano che vive in unione con Gesù è sempre preparato all’incontro con lui, per rendere conto della propria condotta (cf 2 Cor 5,10). I Tessalonicesi sono tutti «figli della luce», compiono «le opere della luce» (cf Lc 16,8; Gv 12,36); cioè operano secondo i dettami del Vangelo, non hanno nulla a che vedere col regno delle tenebre, dell’errore, del peccato, perciò non hanno da temere per l’improvvisa venuta del Signore. S. Paolo ci parla sempre di questa qualità che noi abbiamo come figli di Gesù Cristo, affinché ce ne ricordiamo sempre e viviamo come figli di luce nelle opere di santità. A che cosa ci servirà la nostra qualità di figli della luce se con le nostre opere siamo figli delle tenebre? La nostra condanna sarà tanto più rigorosa quanto maggiore luce avremo avuto; perché Gesù Cristo adempirà in noi quello che ha detto in s. Giovanni: «La causa della condanna del mondo è questa: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce» (Gv 3,19). L’insegnamento sopra gli avvenimenti della fine culmina con un appello alla vigilanza. Questo atteggiamento, opposto al sonno, è caratteristico del cristiano che attende il ritorno del Signore. Il cristiano non deve abbandonarsi, come i pagani, al sonno del peccato, all’indifferenza per le sorti della propria anima, ma evitare ogni eccesso, deve essere sobrio a mensa e nell’esercizio della continenza. La notte ricorda le orge che allora in essa si consumavano; la luce è il simbolo della verità e della santità (cf Gv 1,5; 3,19-21). Riflessioni pratiche Consideriamo quali conseguenze porti l’onore di essere figli della luce, cioè di Gesù Cristo, luce del mondo. Con l’aiuto di Dio, siamo vigilanti, non addormentati nel peccato; siamo sobri, non esagerando nell’uso dei beni di questo mondo; fuggiamo le opere delle tenebre compiendo opere di santità e di luce. 33ª Domenica del Tempo Ordinario - “Omelie per un anno - vol. 2”, Elledici 2