Catechesi sul testo “Il codice da Vinci”
Dobbiamo fare delle doverose premesse.
Anzitutto, non abbiamo ancora dalla Chiesa un pronunciamento ufficiale su un argomento così importante e
delicato, che può creare confusione e imbarazzo presso quei fedeli che ignorano le fondamenta della storia della Chiesa
e del dogma, soprattutto quello sulla divinità del Cristo. Qualcosa negli ultimi tempi è stato fatto, ma sembra ancora
insufficiente. Sul “Codice da Vinci”, ad esempio, non è stato pubblicato nulla per confutarlo sistematicamente, come
invece è stato fatto per la New Age.
In secondo luogo, la stessa storia della Chiesa insegna. All’epoca delle prime controversie sulla validità del
cristianesimo e dei suoi dogmi, gli antichi Padri, i primi difensori della fede, non cercavano di impedire la conoscenza
delle teorie pagane, ma ribattevano colpo su colpo attraverso quelle opere che furono definite “apologie”, come quella
di Tertulliano. Poi venne la paura, e quindi si decise di istituire l’indice, cioè quell’elenco di libri che era vietato
leggere. Fortunatamente oggi l’indice non c’è più perché ha fatto la sua storia. Occorre invece che i fedeli conoscano
quello che attacca la nostra fede e la nostra religione, per prenderne consapevolezza e poter dare le giuste risposte.
Detto questo, cerchiamo di fare una breve descrizione cronologica di quanto avvenuto da circa due anni ad
oggi.
Il “Codice da Vinci” è un libro scritto da Dan Brown, che ha venduto - si dice - 60 milioni copie in tutto il
mondo e che presto (il prossimo venerdì 19 maggio) vedrà la sua traduzione cinematografica. Perché tanto successo?
Perché se ne parla tanto? Il motivo è unico e semplice: si tratta dell’ennesimo attacco contro la Chiesa Cattolica (non
contro i cristiani in generale) perché:
1.
si ritiene che Gesù abbia avuto figli da Maria Maddalena e a lei, non a Pietro, abbia affidato la
Chiesa, in quanto sposato e non casto;
2.
il santo Graal, il calice che secondo la tradizione, dovrebbe contenere il sangue del Cristo, sia in
realtà la Maddalena stessa, che ha prolungato la discendenza del Figlio di Dio;
3.
l’imperatore Costantino prima avrebbe trasformato queste verità nelle credenze che noi oggi
abbiamo, come la figliolanza divina di Gesù nel Concilio di Nicea, e annullando quindi il ruolo
della Maddalena a favore di Pietro e del collegio apostolico, e proclamando come veri i 4 vangeli
più innocui;
4.
la dinastia “divina” sarebbe continuata con i merovingi in Francia (perché si ritiene che la
Maddalena si sia rifugiata nella Provenza), annullata nel medio evo dai carolingi;
5.
La verità nascosta dai Papi tuttavia sarebbe stata conservata, dopo la scomparsa dei merovingi, dal
Priorato di Sion, a cui sono collegati i Templari prima e la massoneria poi, che per questo furono
condannati dalla Chiesa;
6.
Leonardo da Vinci, membro del Priorato di Sion, avrebbe lasciato traccia nei suoi capolavori più
celebri, una sorta di codice (per questo il titolo del libro) come nell’Ultima Cena, dove ad esempio
si sostiene che la figura accanto a Gesù non sia Giovanni l’Evangelista ma la Maddalena;
7.
la lotta contro il genere femminile avrebbe avuto il suo apice nella lotta alle streghe, messe al rogo
in 5 milioni da papa Clemente V; tuttavia, la discendenza di Gesù continua con i cognomi
Plantard e Saint Clair.
8.
Nel XIX secolo, in un piccolo paese della Francia, un prete accumula una fortuna immensa e
improvvisa, perché si ritiene che abbia scoperto la tomba della Maddalena e il segreto della
religione cristiana;
9.
L’ex presidente Mitterand, al termine della sua vita, ha voluto fare una strana donazione al Museo,
facendo costruire due piramidi;
10.
Gli ultimi discendenti della dinastia divina sono il custode del museo di Parigi, ucciso da un
monaco dell’Opus Dei perché voleva rivelare la verità al mondo, e sua nipote che scoprirà la verità
interpretando una serie di codici.
Cercheremo di confutare tutte queste tesi, consapevoli che ci vorrebbero incontri a parte. Credo tuttavia che alcune
indicazioni possano essere illuminanti per le coscienze e soprattutto possano permettere di possedere quel necessario
spirito critico per affrontare tale argomentazioni.
2
Anzitutto, dobbiamo ricordare che l’opera del Brown dovrebbe essere inquadrato nel genere letterario del romanzo, quel
racconto cioè tratto da fantasia che si serve tuttavia di elementi vicini alla vita vissuta per attrarre il lettore e per
rivestirlo di aspetti realistici. Dicevo, però, che dovrebbe, perché lo stesso autore tiene a specificare che il suo libro ha
fondamento nelle scoperte fatte nel 1975 presso la Biblioteca nazionale di Parigi, nelle quali si parla di Dossier segreti
contenenti l’origine e la storia del Priorato di Sion.
Tali documenti, però, sono stati «ritrovati» dalle stesse persone che li avevano nascosti nella Biblioteca Nazionale di
Parigi: Plantard e i suoi amici. Ed è certissimo che non si tratta di documenti antichi ma di falsi moderni. Il principale
autore dei falsi, Philippe de Chérisey – morto nel 1985 –, ha confessato di aver partecipato alla loro falsificazione,
lamentandosi perfino per la loro utilizzazione avvenuta senza versargli il dovuto compenso, argomento su cui esistono
lettere dell’avvocato di Chérisey.
Passiamo all’analisi delle tesi:
1. si ritiene che Gesù abbia avuto figli da Maria Maddalena e a lei, non a Pietro, abbia affidato la Chiesa, in
quanto sposato e non casto.
Precisiamo subito una cosa: questa tesi è ripresa dall’autore seguendo il Vangelo di Tommaso, ritenuto un testo
femminista e per questo soppresso dalla Chiesa perché gnostico. Cos’è la gnosi? È quella corrente filosofica per cui si
ritiene che ci sia una specie di verità superiore, in tutti i campi, compreso quello religioso, per cui, accanto alla verità di
fede della Chiesa ce ne sarebbe una ben più scottante e sensazionale, capace di scuotere la Chiesa stessa nelle sue
fondamenta. Ebbene, tale Vangelo di Tomaso, fonda la grandezza sul fatto che «[...] si fa maschio» (altro che
femminismo: è il peggior maschilismo!). A Simon Pietro che obietta «Maria deve andare via da noi! Perché le femmine
non sono degne della Vita», Gesù risponde: «Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno
spirito vivo uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli». A voi ogni
commento in proposito.
2. Il santo Graal, il calice che secondo la tradizione, dovrebbe contenere il sangue del Cristo, sia in realtà la
Maddalena stessa, che ha prolungato la discendenza del Figlio di Dio.
È un’affermazione che non ha alcun riscontro storico, perché la storia si fonda sui fatti documentati per iscritto, le
tradizioni e le leggende si tramandano senza una base scientifica, cioè documentata. Il racconto del santo Graal fa parte
della tradizione, perché non ci sono documenti certi se non racconti popolari: da qui all’attribuzione della Maddalena ce
ne vuole di fantasia.
3
3. l’imperatore Costantino prima avrebbe trasformato queste verità nelle credenze che noi oggi abbiamo, come
la figliolanza divina di Gesù nel Concilio di Nicea, e annullando quindi il ruolo della Maddalena a favore di
Pietro e del collegio apostolico, e proclamando come veri i 4 vangeli più innocui.
Facciamo una mini disquisizione di storia della Chiesa antica, perché necessaria. Dopo la morte di Gesù, storicamente
attestata intorno al 30 d.C., i cristiani hanno iniziato a proclamare la resurrezione di Cristo, attraverso la predicazione
orale. In seguito alla conversione di san Paolo, questi decise di inviare alle sua comunità delle lettere dove chiariva i
punti fondamentali della religione. Per questo, in ordine cronologico, ci sono quei testi che noi conosciamo come le
lettere di san Paolo. Una delle più antiche testimonianze di testo scritto è in Rm 10,9: “Se confesserai che Gesù è il
Signore […] sarai salvo”. Come si può comprendere, non si parla ancora di dogmi o di alte definizioni teologiche: si
dice soltanto quello che è essenziale per la fede: credere che Gesù è Dio, è Signore. In un secondo tempo, si è avvertita
l’esigenza di mettere per iscritto quello che Gesù aveva detto e fatto per la salvezza dell’umanità, per questo sono nati i
Vangeli. Il primo è quello di Marco: lo possiamo affermare perché si tratta del più scarno, del più breve (16 capitoli
rispetto ai 28, per es., di Matteo). Come fosse la prima notizia dopo un avvenimento di cronaca, in cui si racconta
l’essenziale. In seguito sono stati scritti quelli di Matteo e di Luca, più elaborati, come se nell’avvenimento appena
successo ci si fosse ricordato di altri particolari prima sfuggiti. Ancora dopo è stato scritto quello di Giovanni, nel quale
l’autore, testimone diretto della vita di Gesù, fa un passo ulteriore: in alcuni casi da’ un’interpretazione dei fatti, come
nell’episodio di Giuda che rimprovera la rottura della boccia di nardo. Assieme a questi testi, ne sono sorti molti altri,
tra cui il Vangelo di Tommaso e quello di Giuda, ripieni di leggende popolari e di gnosticismo.
Data l’esigenza di distinguere i testi autentici dai restanti, ci fu il Canone Muratoriano – che risale circa al 190 d.C. –
con il riconoscimento dei quattro Vangeli come canonici e l’esclusione dei testi gnostici. Da quella scelta, frutto di
un’analisi accurata e di molta preghiera, deriva quello che noi oggi conosciamo come la nostra Bibbia.
Si parla poi del fatto che l’imperatore Costantino avesse fatto affermare la divinità di Cristo come tesi maschilista e
patriarcale nel Concilio di Nicea. Ebbene, occorre ricordare al sig. Brown e a tutti i seguaci del libro che, come
ricordato per san Paolo, la divinità di Gesù è sempre stata affermata sin dai primi anni dopo la morte del Cristo; in
secondo luogo, che Costantino è colui che ha permesso la libertà religiosa del cristianesimo nell’impero romano (editto
del 313), non colui che ha stabilito dogmi; infine, il Concilio di Nicea (325) fu celebrato non per stabilire se Gesù era
Dio, ma quale rapporto c’era tra la sua divinità e quella del Padre, dato che all’epoca un certo Ario sosteneva che Gesù
non era Dio all’inizio del tempo ma lo fosse diventato dopo il battesimo al Giordano, per questo nel Credo noi diciamo
di Gesù “Dio da Dio, generato dal Padre prima di tutti i secoli”.
4. la dinastia “divina” sarebbe continuata con i merovingi in Francia (perché si ritiene che la Maddalena si sia
rifugiata nella Provenza), annullata nel medio evo dai carolingi.
A tal proposito diciamo solo che nessun documento storico comprova tale legame, né forse gli stessi merovingi se lo
potevano immaginare. Probabilmente all’epoca il paesino del rifugio della Maddalena nemmeno era conosciuto.
Dell’importanza della dinastia dei merovingi parleremo dopo, perché merita una trattazione a parte.
5. La verità nascosta dai Papi tuttavia sarebbe stata conservata, dopo la scomparsa dei merovingi, dal Priorato
di Sion, a cui sono collegati i Templari prima e la massoneria poi, che per questo furono condannati dalla Chiesa.
Chiariamo il riferimento a questo famigerato Priorato di Sion. È stato fondato nel 1956 da Pierre Plantard – il quale si
fa chiamare anche «Plantard de Saint Clair», inventandosi un titolo nobiliare di fantasia che è alle origini delle
affermazioni de Il Codice Da Vinci secondo cui anche «Saint Clair» sarebbe un cognome merovingio –, con tanto di
atto notarile e carte da bollo. Perché allora tanto interesse? Perché Plantard ha lasciato intendere di essere egli stesso un
discendente dei merovingi e il custode del Graal. La prova che il Priorato esiste da mille anni dovrebbe consistere nel
nome di un piccolo ordine religioso medievale chiamato Priorato di Sion. Questo è effettivamente esistito – e finito –,
ma non ha relazioni di sorta né con i merovingi né con presunti discendenti di Gesù Cristo. Da questo si può
comprendere come il Priorato è un’organizzazione esoterica le cui origini non vanno al di là dell’esperienza di Plantard
e dei suoi collaboratori. Non è esistito nessun Priorato di Sion – nel senso in cui oggi se ne parla – prima dell’arrivo di
Plantard, ma solo dal 1956.
4
6. Leonardo da Vinci, membro del Priorato di Sion, avrebbe lasciato traccia nei suoi capolavori più celebri, una
sorta di codice (per questo il titolo del libro) come nell’Ultima Cena, dove ad esempio si sostiene che la figura
accanto a Gesù non sia Giovanni l’Evangelista ma la Maddalena.
L’ipotesi che Leonardo da Vinci sia stato membro del Priorato è smentita da tutti i più grandi studiosi del grande genio
italiano. Il Brown sostiene che l’Ultima Cena raffiguri la Maddalena, come detto, adducendo un’interpretazione che
rasenta il ridicolo. Egli in pratica afferma, per avvalorare la sua tesi, che il triangolo formatosi tra Gesù e la Maddalena
equivalga al simbolo femminile.
Spieghiamo allora il significato del dipinto in quel punto per chiarire le intenzioni di Leonardo. Se voi guardate l’opera,
potete notare come la figura di Gesù sia leggermente più grande rispetto a quella degli altri discepoli e nello stesso
tempo distante dai due gruppi. In realtà, il dipinto, più che un ultima cena dovrebbe intitolarsi l’annuncio del
tradimento, perché si nota al centro la grandezza ma al tempo stesso la solitudine di Gesù, e dall’altra parte lo sgomento
dei discepoli, in particolare quello dell’evangelista Giovanni il quale, per lo sconforto, si allontana da Gesù e reclina
verso gli altri discepoli. Ecco il senso essenziale del dipinto.
C’è però un’altra obiezione. Nello stesso dipinto, Giovanni è l’unico rappresentato senza barba, a differenza di tutti gli
altri. In questa raffigurazione il Brown ha voluto vedere la Maddalena, come abbiamo detto. Va ricordato allora un
particolare, che Leonardo sicuramente conosceva, come tutti gli autori di icone del giovane discepolo. Sappiamo che
Giovanni terminò la propria esistenza subito dopo (o quasi contemporaneamente, come ritengono alcuni) la
composizione dell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse. Tale libro fu scritto alla fine del I sec. d.C., per questo si può
dedurre che Giovanni (come narrano alcuni) avesse i suoi 80 o 90 anni, come ritengono alcuni. Facendo la sottrazione,
nel 30 d.C. Giovanni poteva avere meno di 20 anni, poteva essere un ragazzino, per questo forse era il “discepolo
prediletto”, forse perché il più giovane, e magari il più ingenuo, perciò prediletto da Gesù (e su questo sono state fatte
altre ipotesi che non abbiamo tempo di commentare). Si può dedurre, pertanto, che chi ha raffigurato l’evangelista senza
barba (e non fu solo Leonardo) lo abbia fatto per sottolineare la più giovane età di Giovanni. Una riprova, poi, che fosse
giovane, lo dimostra lo stesso suo Vangelo, nell’episodio della corsa verso la tomba vuota: egli è più veloce di Pietro,
perché più giovane e più energico fisicamente.
7. la lotta contro il genere femminile avrebbe avuto il suo apice nella lotta alle streghe, messe al rogo in 5 milioni
da papa Clemente V; tuttavia, la discendenza di Gesù continua con i cognomi Plantard e Saint Clair.
Del collegamento tra la presunta discendenza di Gesù e i cognomi abbiamo già parlato, chiarendo il perché di tanta
fantasia (fama personale e copiosi guadagni). Sulla questione delle streghe, il numero di 5 milioni è puramente frutto di
fantasie, e questo lo sanno tutti gli storici. Il sig. Brown però dimentica due cose: la prima è che Papa Clemente V non
avrebbe potuto far trucidare le streghe e poi gettare le loro ceneri nel Tevere, perché in quel periodo c’era la cosiddetta
Cattività Avignonese, per cui il Papa non risiedeva a Roma ma ad Avignone; la seconda cosa è che, se da un lato è vero
che i Templari furono bruciati vivi, dall’altro è altrettanto vero che questo fu fatto in piccola parte in Francia e forse a
Cipro, ma nella maggior parte dei casi a Parigi perché essi possedevano molti territori e questo a più di qualcuno non
piaceva.
5
8. Nel XIX secolo, in un piccolo paese della Francia, un prete accumula una fortuna immensa e improvvisa,
perché si ritiene che abbia scoperto la tomba della Maddalena e il segreto della religione cristiana.
Il paesino si trova all’interno di quel «paese cataro», cioè della zona dove l’eresia dei catari ha dominato la regione ed è
sopravvissuta fino al secolo XIII, che una sapiente promozione ha reso in anni recenti una delle più ambite mete
turistiche francesi.
Rennes-le-Château sarebbe un luogo insignificante se non fosse diventato parroco, nel 1885, don Saunière (m. 1917). È
a lui che fanno riferimento tutte le leggende su Rennes-le-Château.
Il parroco Saunière era soprattutto un personaggio bizzarro. Nel 1909 si rifiuta di trasferirsi in un’altra parrocchia e nel
1910, dopo aver perso un processo ecclesiastico, subisce una sospensione a divinis. Pure privato della parrocchia,
rimane fino alla morte nel paese, che aveva arricchito con nuove costruzioni – fra cui una curiosa «torre di Magdala» –
e scandalizzato con una serie di scavi nella cripta e nel cimitero, alla ricerca non si sa bene di che cosa. Diventato più
ricco di quanto fosse consueto per un parroco di campagna, si favoleggia che abbia trovato un tesoro. Tutto poteva
spiegarsi, peraltro – come sospettava il suo vescovo – con un meno romantico traffico di donazioni e di messe. In epoca
recente si è sostenuto che Saunière avesse scoperto nella cripta importantissimi manoscritti antichi, ma quelli che sono
emersi sono falsi evidenti del secolo XIX se non del XX.
È possibile che, nel corso dei lavori per restaurare la chiesa parrocchiale – un’attività che va in ogni caso ascritta a
merito dell’originale parroco – don Saunière avesse scoperto qualche reperto di epoca medioevale, ma in ogni caso non
in quantità sufficiente da arricchirsi.
La figura di Saunière non è priva d’interesse, e le sue costruzioni mostrano che si trattava di un uomo singolarmente
attento alle allegorie e ai simboli, sulla scia di una tradizione locale. Ma nulla di più ha mai potuto essere provato.
La leggenda di Saunière non sarebbe continuata nel tempo se la sua perpetua, Marie Denarnaud (1868 - 1953) – cui il
sacerdote aveva intestato le proprietà e le costruzioni di Rennes-le-Château, per sottrarle al vescovo con cui era in
conflitto – non avesse continuato per anni, anche per incoraggiare eventuali acquirenti, a favoleggiare di tesori nascosti.
E se un altro personaggio, Noel Corbu (1912 - 1968), amico dei nazisti, dopo avere acquistato dalla Denarnaud le
proprietà dell’ex-parroco per trasformarle in ristorante, non avesse cominciato, a partire dal 1956, a pubblicare articoli
sulla stampa locale.
Negli anni 1960 le leggende diffuse da Corbu su scala locale acquistano fama nazionale dopo aver attirato l’attenzione
di esoteristi – fra cui Pierre Plantard (1920 - 2000), che era stato anche condannato per truffe a sfondo esoterico.
Tre autori inglesi di esoterismo popolare – Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln – s’incaricheranno di
elaborare ulteriormente le sue idee, trasformandole in una vera industria editoriale – grazie anche alla BBC, che batte la
grancassa – avviata con la pubblicazione, nel 1979, de Il Santo Graal. Secondo i suoi continuatori inglesi, il parroco
aveva scoperto il segreto di Rennes-le-Château, dove sarebbe depositato non solo un tesoro favoloso – variamente
attribuito al tempio di Gerusalemme, ai visigoti, ai catari, ai templari, alla monarchia francese, e cui il sacerdote avrebbe
attinto solo per una piccola parte –, ma anche – rivelato dalle presunte pergamene ritrovate da don Saunière, dalle
iscrizioni del cimitero, dalle forme stesse degli edifici e di quanto si trova nella chiesa parrocchiale – un tesoro di tipo
non materiale, la verità stessa sulla storia del mondo. Per prudenza, afferma Plantard, la discendenza dei merovingi da
Gesù Cristo sarebbe sempre stata mantenuta come un segreto noto a pochi. Ma i catari, i templari, i grandi iniziati hanno
custodito il segreto.
9. L’ex presidente Mitterand, al termine della sua vita, ha voluto fare una strana donazione al Museo, facendo
costruire due piramidi.
Altra fantasiosa ipotesi del Brown è che la tomba della Maddalena è nascosta sotto la piramide del Louvre, voluta
dall’ex presidente francese Francois Mitterand. In realtà, il presidente defunto era un seguace di culti esoterici, nonché
membro della massoneria, per i quali la simbologia ha un ruolo particolarmente rilevante. Ecco perché le costruzioni
piramidali.
6
10. Gli ultimi discendenti della dinastia divina sono il custode del museo di Parigi, ucciso da un monaco
dell’Opus Dei perché voleva rivelare la verità al mondo, e sua nipote che scoprirà la verità interpretando una
serie di codici.
Qui occorre chiarire alcune cose sull’Opus Dei. Innanzitutto, non si tratta di un ordine religioso, come ad esempio i
francescani, ma di una Prelatura apostolica. La differenza si può così spiegare: l’ordine religioso ha come scopo
principale la testimonianza nella preghiera e nella vita comune; la Prelatura, anch’essa legata al Papa, viene creata
invece per quelle esigenze pastorali e missionarie che si possono creare nelle varie regioni del mondo. Va’ poi precisato
che nell’Opus Dei ci sono preti, non monaci, e che rappresentano solo il 2% dell’intero ordine … il resto sono laici.
Perché allora tanta antipatia nei loro confronti? Per vari motivi: il loro apparire come persone particolarmente agiate; il
fatto di essere particolarmente legati alla figura del Papa; il loro continuo sforzo di difendere la fede cattolica, come lo
fu all’epoca per i gesuiti, perseguitati all’epoca dell’Unità Italia. A questo va aggiunto che il Brown polemizza per la
costruzione, da parte dell’Opus Dei, di un centro da 47 milioni di dollari … posso solo dire che quel centro è utile per
l’opera pastorale e missionaria, ma allo stesso tempo sono briciole rispetto ai guadagni dello stesso Brown per la
vendita del suo libro, che non andrà certo a finanziare opere di bene.
Infine, un accenno al film che tra non molto uscirà nelle sale cinematografiche, come ricordato. Come spettacolo, è
chiaro che non possono mancare elementi spettacolari, come morti ammazzati, enigmi e inseguimenti. A questo
aggiungiamo l’ingrediente base affinché ogni film vada seguito, cioè una bella storia d’amore, che in questo caso
investe il ricercatore di enigmi Robert Langdon e Sophie che, come il più classico delle storie, finiscono per scoprire la
“verità”, che cioè la tomba della Maddalena è nascosta sotto la piramide del Louvre.
A conclusione di quanto detto, è opportuno fare alcune considerazioni.
La prima: so bene che la natura umana è per sé stessa curiosa, pertanto se vi dovessi dire non andate a vedere il film voi
ci andreste perché – ci chiederete – “e perché non andarci?”. Per questo vi dico: se volete, andate pure. Purtroppo farete
guadagnare ancora una volta un sacco di quattrini a Brown e amici, ma almeno andateci con il necessario spirito critico
e non come spugne che assorbono ingenuamente tutto quello che viene propinato. Purtroppo sulla fede ci sono tanti
modi per ricavare guadagni: dai souvenir e santini vari ai romanzi ricolmi di idiozie, purché se ne tragga profitto.
La seconda cosa che voglio dirvi e qui concludo: vi ricordo che alla base del libro e del film sussiste un’idea gnostica
della fede, per cui la “vera verità” debba essere per forza un’altra. Questo perché fa comodo che ci sia un’alternativa,
può auto giustificare la nostra cattiveria il fatto che ci sia un’altra vera dottrina, sembra più umano credere che Gesù sia
stato un uomo sposato, ma fa soprattutto comodo pensare di essere i veri custodi della verità e gli altri siano solo il
popolino ignorante e credulone verso il quale noi siamo superiori.
Una concezione del genere l’aveva già espressa il filosofo Nietzsche due secoli fa: dato che non sopportava il
cristianesimo, diceva che la vera religione era quella pagana, quella che si rifaceva agli elementi della natura. Per questo
non più Gesù Cristo ma Bacco, non più la Madonna ma Venere e, potremo aggiungere noi oggi, non più la preghiera e
la rettitudine morale ma Tabacco, droga, vendetta.
Il cristianesimo è una cosa seria, non è facile da accettare, ma se vogliamo aderire con la nostra mente e il nostro cuore
alla verità rivelata da Dio, è bene anche se conosciamo i possibili pericoli che ci stanno attorno.