"LIMITI E CONTRADDIZIONI DEI MOVIMENTI MITCHELL E DANESE APPLICATI AL BURRACO" ( dr.Piero Praticò - presidente Asd Burraco Team Trapper –Tropea - affiliata FITAB) L'originaria affermazione e la crescente popolarità del burraco sono dovute,in larga parte,alle felice intuizione di alcuni appassionati giocatori che,anni addietro,hanno inventato per il gioco, la formula dei tornei. Per poterli organizzare al meglio e consentirne una corretta ed efficace disputa,i nostri amici hanno mutuato dal bridge il lessico e la terminologia,copiato i sistemi di punteggio e soprattutto hanno utilizzato la stessa metodologia di incontro/scontro tra le coppie ovvero i sistemi di movimento Mitchell e Danese. In buona sostanza hanno adattato un vecchio vestito,di buona foggia,talvolta in disuso in ambiente bridgistico,ad un gioco nuovo del tutto diverso. Bridge e burraco,infatti,richiedono doti ed attitudini particolari ai propri giocatori; hanno finalità ,criteri,modalità di esecuzione completamente difformi; così come sono dissimili i tempi di apprendimento e di conoscenza effettiva del gioco e delle relative tattiche e tecniche. Si tratta,insomma,di due giochi distinti, ognuno con originali connotati propri che, conseguentemente e concettualmente,non potevano né possono essere disciplinati dal medesimo sistema di procedimento. Un breve excursus storico ci porta ad affermare che,dopo le esperienze dei primi tempi, l'artefatta impalcatura di movimentazione ha cominciato a mostrare logicamente le prime crepe,richiedendo interventi per trovare gli opportuni rimedi che non sempre si sono rivelati appropriati ed idonei. Ricordiamo che negli incontri di circolo è stato introdotto il cosiddetto " premio tecnico " nell'ultimo turno di gioco ( il quarto nei tornei solo Mitchell ) atteso che questa fase di gara presentava poca competitività e sportività che,spesse volte,si riflettevano pesantemente sui risultati finali della competizione. Ma l'introduzione della gratifica economica,lungi dal risolvere il problema evidenziato,ha determinato,invece,un incremento delle possibilità di combine e di aggiustamenti tra le coppie. Possiamo ben dire,a ragione,che la medicina aveva aggravato la malattia. Sul "premio tecnico" individuato tra due turni,stendiamo un velo. Più disastrosa la situazione che si verificava ,invece,nei tornei nazionali dove le coppie più sfortunate o meno preparate,dopo pochi turni di gara,non trovavano più vivo interesse a continuare la competizione,avendo perso le chances per raggiungere il podio della vittoria. In quei frangenti,invece di impegnarsi nella strada di una riflessione e di un'attenta analisi dei limiti dei movimenti Mitchell e Danese applicati al burraco,si è preferito imboccare la strada dei " gironi", credendo di trovare in essi la panacea di tutti i mali. Senza voler peccare di presunzione possiamo affermare che è stato commesso un errore di prospettiva. Gli addetti ai lavori hanno rivolto la loro attenzione sui frutti mentre era del tutto evidente che era la pianta ( ovvero il sistema di movimento) ad esser malata e generante prodotti indigesti. Su di essa bisognava e bisogna intervenire con apposite analisi ed idonei ragionamenti ed appropriati interventi. Purtroppo l'ambiente del burraco è caratterizzato da un conservatorismo sostenuto infelicemente da una filosofia spicciola racchiusa nella frase " tanto la gente gioca e i tavoli si fanno "; in virtù di tale constatazione tutto si giustifica e tutto si accetta,tutto si spiega e tutto si risolve e nulla cambia. Questo vezzo " culturale" è patrimonio comune di tutte le Federazioni nazionali che sono state costituite in questi ultimi anni; tante e forse troppe Associazioni,diverse fra loro solo negli acronimi, ma tutte accomunate dall'uso dello stesso sistema di gioco e in buona parte dal medesimo codice di gara. La diversità e la pluralità dei soggetti coinvolti ,nel nostro ambiente,non ha influito sul cambiamento,non ha alimentato il dibattito,non ha favorito la crescita del gusto di usare l'intelligenza. A memoria il solo Giovanni Franzese ha cercato di apportare modifiche significative e soluzioni nuove; per il resto un silenzio assordante ed un conformismo imperante. Alla luce del nostro vissuto storico e della esperienza ventennale maturata nell'ambiente del burraco, riteniamo che sia ,quello attuale,il momento idoneo per aprire una stagione di analisi e di riflessione; reputiamo che il burraco per ciò che attualmente rappresenta nella società italiana e non solo nel contesto dell'universo dei giochi delle carte,abbia necessità e richieda con forza e legittimità ,un sistema di svolgimento dei tornei che sia frutto delle dinamiche intrinseche e proprie del gioco e non copiate dal bridge. Rivendichiamo con fierezza ed orgoglio,una dignità del burraco che ne rispecchi la sua particolarità e ne faccia risaltare la sua originalità e le sue divertenti ed uniche caratteristiche. Crediamo e ne siamo certi che tutti i soggetti,a vario titolo operanti nell'ambiente,abbiano le potenzialità e le capacità per inventare un sistema di gioco nuovo e che sia il frutto di una elaborazione e di una sintesi operata da giocatori di burraco per altri giocatori di burraco;insomma un burraco autonomo ed indipendente,per sintetizzare e nello stesso tempo enfatizzare con uno slogan. Per quanto tempo ancora dobbiamo convivere con i " gironi " che sono la negazione della logica ,della sportività e della meritocrazia applicata alla classifica ? Diventa sempre più arduo comprendere quale criterio e quale ragionamento possa regolamentare l'assegnazione di un premio alla coppia terza classificata dell'ultimo " girone" che sicuramente riporta un punteggio più esiguo,rispetto a quello conseguito da altre coppie,non premiate,inserite nei raggruppamenti di testa. Alla fine si premia la coppia che raggiunge il 200° posto della classifica e nulla si assegna a quella che ,invece,si colloca alla 30° posizione della graduatoria. Continuando la nostra analisi evidenziamo che la finalità di tutte le competizioni sportive risiede nella vittoria; basta superare di un centimetro,nell'atletica,un altro concorrente per aggiudicarsi la gara. Così come nel calcio la squadra che segna un goal in più dell'altra formazione conquista il trofeo e nel ciclismo l'atleta che precede al traguardo,anche di un solo millimetro,l'avversario vince la corsa. Nel burraco che conosciamo non è così; la vittoria conta poco ! L'esempio che segue rende più chiaro il concetto espresso. La mia coppia vince quattro incontri di stretta misura ( 11 a 9 per esser chiari) e quindi consegue quattro brillanti successi consecutivi ma si piazzerà matematicamente dietro un'altra coppia che avrà ,invece,riportato due sonore sconfitte ( 6 a 14 per intenderci) seguite da due clamorosi successi ( 20 a zero ) magari con avversari demotivati o peggio ancora compiacenti. Quest'ultima coppia ,si noti bene soccombente in due incontri su quattro,può essere in lizza con i suoi 52 punti e concorrere ad un premio finale. Alla mia ,sempre vincitrice,ma con soli 44 punti resta solo la gloria. Noi reputiamo non corretto,sicuramente non sportivo siffatto accadimento; basarsi solo sulla differenza di punteggio non è criterio che brilli per logicità o sportività. Prima contano e si contano le vittorie ed in seguito a parità di queste entra in scena la differenza di punteggio. Un altro grosso limite,a nostro avviso,è dato dalla circostanza che,attualmente,non è prevista alcuna attività o modalità di recupero; quasi sempre è sufficiente un cattivo risultato in un incontro per compromettere irrimediabilmente l'andamento e l'esito di un torneo. Una sola negativa prestazione sbarra la strada a qualsiasi aspirazione di vittoria ,per una coppia. Ricordiamo,ad onor del vero,che nel bridge che usa lo stesso sistema ,per ovviare alle incogruità che esso manifesta ,ogni coppia ha diritto di scartare il peggior risultato conseguito,ai fini della determinazione della classifica finale. Continuando la disamina affermiamo che ci pare,formalmente errata ,la pretesa di voler gestire con lo stesso sistema di movimento,ogni e qualsivoglia tipo di torneo, ad incominciare da quelli di circolo per finire a quelli nazionali. A nostro avviso ogni manifestazione ha una sua specificità e delle caratteristiche proprie ,di cui bisogna tener conto, e sulle quali modulare ed organizzare un idoneo e confacente sistema di gara che ,tenga nella giusta considerazione e sia rapportato al numero dei partecipanti. Queste sono le riflessioni che abbiamo maturato e che offriamo all'attenzione dei nostri amici giocatori e dirigenti,per aprire un dibattito ed un confronto che sia foriero di risultati positivi per il nostro gioco. Da parte nostra,giusto per completezza di informazione,al termine della disamina tecnica ,testè riportata,anzi come effetto pratico e conseguenza di ciò , abbiamo approntato un nuovo sistema di gioco denominato " ALORUN" acronimo di Always On Run ( sempre in corsa) che rappresenta, a nostro parere,un primo passo verso l'edificazione di un sistema di gioco valido a rappresentare le esigenze tecnico/organizzative del burraco; del burraco 2.0 come noi lo definiamo. La Redazione del Burraco risponde: Come afferma il Signor Praticó il gioco del Burraco é approdato in Italia senza regole né definizione. La larga e veloce diffusione ha richiesto, per necessità di standardizzazione, di nomarlo per poterlo giocare in grosse competizioni perché il Burraco ha un forte potere aggregante e la socializzazione ne é il suo carburante. Il bridge ci ha regalato una struttura vincente che fa del Burraco, oggi, il primo sport di carte in Italia. Il voler premiare molti e non solo coloro che si classificano ai primi posti é ciò che lo rende "un gioco per tutti, dove tutti possono vincere". Il burrachista non ambisce solo alla busta o alla posizione in classifica ma é in continua sfida con se stesso, appoggiato da un compagno con il quale cerca il binomio perfetto. A nostro avviso, la struttura del burraco di oggi piace e anche molto. Riteniamo sia importante poter proporre sempre qualcosa di nuovo, che avrà un altro nome e si giocherà in modo diverso ma che non dovrà né potrà andarsi a sostituire al Burraco Italiano.