Diocesi Piacenza-Bobbio Ufficio Stampa: documenti ”Il Nuovo Giornale” Conversazione con padre Coyne sulle nostre origini 15 febbraio 2002 Articolo apparso sul settimanale “Il Nuovo Giornale” Abbiamo chiesto a Padre Coyne, scienziato oltre che religioso, di illuminarci sulle nostre origini. Padre Coyne, in veste di scienziato, in quale rapporto ritiene stia la vita umana con l’Universo? Noi ci siamo e la nostra esistenza è intimamente legata alla materia e all’energia dell’universo di cui siamo parte. I nostri atomi si scambiano continuamente con quelli dell’universo, al punto che ogni anno il 98% del nostro corpo si rinnova. La mia pelle si rinnova ogni mese e il mio fegato ogni sei settimane. Per ottenere l’abbondanza di elementi chimici necessaria alla costituzione dell’organismo umano ci sono volute tre generazioni di stelle. Siamo tutti nati dalle stelle. È veramente suggestivo sapere che veniamo dalle stelle. Può spiegare più in dettaglio? È oggi solidamente accertato il carattere evolutivo dell’universo; grazie alla convergenza dei risultati della cosmologia con quelli della fisica delle particelle e delle alte energie. Quindici miliardi di anni fa l’universo ha preso l’avvio col Big Bang. Ai primi stadi della sua evoluzione esistevano solo nubi di idrogeno e elio. Nel tempo, la debole forza gravitazionale, addensò questi atomi intorno a centri di aggregazione. Man mano che si condensavano, la temperatura aumentava, fino a innescare nel nucleo ribollente a milioni di gradi, una bomba atomica naturale. Così si accende una stella. È un forno termonucleare che brucia idrogeno e produce elio. Quando l’idrogeno termina, l’elio diventa il combustibile della stella e viene convertito in carbonio, il carbonio in silicio, questo in ferro e così via. Quando un astro ha terminato tutto il suo combustibile espelle parte della sua materia con un’esplosione – è una supernova - e il suo nucleo si spegne. Dai prodotti dell’esplosione di una stella morta nasce una nuova generazione di stelle, grazie alla quale, si producono elementi chimici più pesanti. Di tutti questi elementi sintetizzati nel nucleo delle stelle è fatto l’universo e anche noi. Ecco perché possiamo scientificamente dire che siamo fatti di stelle. Nell’universo è rimasta traccia di tre generazioni di stelle. Quando e come è comparsa la vita sulla terra, secondo la scienza? La vita è un fatto relativamente recente. Oggi si ritiene che sia comparsa, nelle sue prime forme microscopiche, intorno a tre miliardi d’anni fa, cioè circa dodici miliardi d’anni dopo il Big Bang. C’è voluto tutto questo tempo per realizzare le condizioni fisiche necessarie affinché potesse iniziare a esistere. La comparsa della vita nell’universo pone una serie di problemi scientifici ai quali, a mio parere, non è stata ancora data una soluzione adeguata. Quello che dovrebbe veramente sorprenderci non è tanto scoprire che la vita si trovi anche fuori della Terra, ma piuttosto che nell’universo esista la vita. Per il suo manifestarsi infatti era necessaria una particolarissima “fine sintonia” o “fine tuning” delle costanti e delle leggi fisiche. La vita sarebbe stata impossibile se anche una sola di queste costanti avesse un valore differente. A quanto mi risulta non esiste una teoria che spieghi perché il valore delle costanti in natura sia proprio quello che è. Dunque è plausibile che non siamo soli nell’universo? Solo 15 anni fa non c’erano prove dell’esistenza di pianeti intorno a altre stelle. Oggi conosciamo almeno 76 pianeti fuori dal nostro sistema solare e abbiamo fotografie di dischi protoplanetari e di pianeti in formazione attorno a alcune stelle. Le condizioni per il sorgere della vita altrove ci sono. Noi esistiamo. E siamo parti piuttosto ordinarie dell’universo. Siamo comparsi sulla terra, un pianeta un po’ freddino, che orbita attorno al sole, il quale a sua volta è una delle tante stelle della nostra galassia a spirale, posto in posizione periferica, su uno dei suoi tanti bracci. Può esistere un altro pianeta come la terra che gira intorno a una stella come il Sole, alla giusta distanza, con la giusta combinazione di elementi, con l’atmosfera giusta. Considerazioni statistiche portano a milioni e milioni e milioni di casi favorevoli alla vita, da un punto di vista strettamente fisico. Quello che non conosciamo sono le condizioni biologiche necessarie. Non abbiamo allora niente di particolare noi esseri umani? Sulla Terra qualcosa di molto particolare è accaduto. A partire dai tempi di Galileo e Newton. Grazie allo sviluppo della matematica e della fisica, abbiamo potuto, scientificamente parlando, mettere l’universo nella nostra testa. A pensarci bene, per la prima e unica volta, per quanto sappiamo, l’universo è divenuto in noi autoriflessivo. L’evoluzione dell’universo non è più cieca, ma sa riflettere su se stessa per mezzo degli esseri umani. Noi possiamo studiare e conoscere l’universo, non solo ammirarlo o cercare in esso i nostri dei, come facevano gli antichi, i quali, ispirati dalla disposizione delle stelle, avevano individuato nel cielo tante figure mitologiche come il grande cacciatore Orione e, accanto ad esso, l’Orsa di cui va a caccia. La coscienza che l’uomo ha dell’universo e l’autocoscienza che ha di sé hanno da sempre suscitato molte domande. La vita doveva necessariamente apparire? O apparve per caso? Può essere spiegata? A livello dell’intelligenza e dell’autocoscienza rappresenta un fattore importante per l’evoluzione futura dell’universo? Sono domande che ci portano fuori della scienza. Potrei ricapitolarle tutte in una sola un po’ tendenziosa. Esistiamo solo per riciclare l’energia nella forma in cui ci viene fornita dall’universo, oppure siamo esseri speciali, nei quali l’universo trova la possibilità di passare dalla materia allo spirito? Oltre al caso e alla necessità, per me esiste un’altra possibilità: l’opportunità. Un universo con oltre cento miliardi di galassie, con miliardi di pianeti e 12 miliardi di anni a disposizione, ha offerto moltissime opportunità. L'universo ha giocato miliardi di volte per far nascere la vita, ha sbagliato la maggior parte delle volte, perché i processi necessari e casuali non si sono congiunti bene. Ma, almeno una volta, l'esito è stato positivo. La vita è nata non per caso né per necessità, ma grazie a tutte le opportunità avute. Immaginiamo un albero che contenga tutti i processi che hanno costituito l'evoluzione dell'universo: i rami rappresentano tutti i processi dell'universo dal Big Bang fino a oggi e noi siamo in cima all'albero, a causa del nostro cervello. Questo albero evidenzia una progressione verso l'essere umano, dal momento che noi siamo alla sua sommità. Ma sotto il nostro ramo ci sono tutti i processi falliti. Dunque siamo esseri contingenti rispetto ai processi dell'universo. Potevamo essere diversi da ciò che siamo. L'evoluzione avrebbe potuto dar luogo a esseri intelligenti diversi dall'uomo. Come si concilia questa certezza scientifica con la verità di ordine religioso che l’uomo è una creatura posta da Dio al centro dell’universo? Io, come scienziato, non sono in grado di dare una risposta soddisfacente a questa domanda. Scientificamente parlando, non c'è dubbio che l'essere umano sia una parte di un universo in evoluzione, una parte molto contingente. In che direzione va la moderna cosmologia? Due nuovi campi di studio, la teoria del caos e della complessità, sono utilizzati per creare modelli matematici che riescono a spiegare l’universo in evoluzione. Ma l’immensa varietà di forme e strutture esistenti, sia nel mondo inorganico che in quello organico, mette in crisi l’analisi matematica più sofisticata. I cosmologi stanno poi cercando una teoria unitaria. La chiamano “la mente di Dio”. Dovrebbe includere tutte le forze fondamentali conosciute e consentire di comprendere tutte le leggi fisiche e le condizioni iniziali dell’universo. Secondo questa cultura Dio è Spiegazione. Ma la persona religiosa sa bene che Dio è molto più di questo e che la rivelazione nella quale Dio ha rivelato se stesso nel tempo è più che una comunicazione d’informazione. Anche se scopriremo la “mente di Dio”, non per questo avremo necessariamente trovato Dio. Per il religioso, in che modo Dio entra nella moderna cosmologia? L'immagine di Dio studiata dai teologi, nella misura in cui si sforza di giungere a una comprensione razionale della verità rivelata, va soggetta a tutte le evoluzioni del pensiero umano. E, pur riconoscendo che la verità rivelata ci è stata data in tempi determinati e attraverso persone particolari, la manifestazione, l'approfondimento e l'inculturazione di essa sono tuttavia in continuo progresso. Perciò, l'immagine attuale di Dio creatore deve rispondere ai concetti della cosmologia moderna. Così facendo si tenta di comprendere Dio come creatore di un universo dove il fine e il progetto non sono i soli, e neanche i più importanti, fattori, ma dove la spontaneità e l'indeterminismo hanno contribuito in modo significativo all'evoluzione di un universo in cui è apparsa la vita. Cerchiamo di analizzare la base scientifica di una tale nuova immagine dell'universo e del suo creatore. Luisa Follini