YOLE` TAM TAM - Biblioteca Italiana per i Ciechi

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YOLE' TAM TAM
Introduzione
Sabato 9 Ottobre alle ore 19.00 al Teatro Salesiani Sacro Cuore di Catania ho avuto il
piacere immenso di assistere ad uno spettacolo fantastico "Yolé tam tam" di Letizia Catarraso.
Protagonisti della rappresentazione sette meravigliosi ragazzi dell'Unione Italiana dei
Ciechi: la sapiente Lucia, la deliziosa Valentina, la dolcissima Ellenia, la bravissima cantante
Stefania e i ragazzi Andrea, Salvo e Nico interpreti eccezionali e con Filippo Aricò, Letizia
Catarraso, Daniela Cunsolo, Papi Pitruzzello.
Un grazie di cuore a tutto il Laboratorio di drammatizzazione "II Corpo, l'ambiente e i
suoi colori", all'Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Catania per aver finanziato
l'iniziativa, all'assistente sociale della Sezione che ha saputo coinvolgere le famiglie e
contribuito fattivamente alla realizzazione del progetto, alle famiglie e ai ragazzi che si sono
impegnati per cinque mesi.
Da una gradevolissima conversazione avuta in Sezione con l'autrice Letizia Catarraso,
di seguito si riportano i temi trattati e le considerazioni finali di alcuni genitori.
Antonino Gemmellaro
presidente della sezione provinciale di Catania
dell’Unione Italiana dei Ciechi
A Parigi, presso il museo dell'Arte Medioevale, sono esposti gli arazzi della "Dama e
l'unicorno", che hanno come oggetto la rappresentazione dei cinque sensi. La vista è indicata
dalla presenza di uno specchio posto tra le mani della dama che riflette l'unicorno, l'animale
mitologico simbolo del principio della vita.
Il pannello centrale conclude la "pentagonia" con l'immagine della Dama assorta nella
contemplazione de "il mio solo desiderio".
Quasi a voler sottolineare che la spiritualità e la creatività sono inclini a operare un
processo unificativo individuale nel comporre in un "senso" l'ambiente esterno che ci avvolge.
È stato questo l'intento e l'idea portante del laboratorio "II corpo, l'ambiente ed i suoi
colori" realizzato dall'Associazione "Percorsi Divertenti" Teatro Zig Zag di Catania, in
collaborazione con Unione Italiana dei Ciechi di Catania, nel progettare e mettere in scena lo
spettacolo "Yolé tam tam" con un gruppo di bambini e ragazzi non vedenti ed ipovedenti.
Attraverso un gioco di animazione e di improvvisazione il gruppo ha immaginato una
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storia di ragazzi che si trovano a dover ricostruire un mondo devastato da un "evento" che si
rivelerà essere un drago più malaccorto che cattivo.
Nel loro agire, quasi un viaggio di iniziazione, i ragazzi faranno appello a tutte le loro
risorse, le loro capacità, i loro oggetti simbolici. Emergendo da un grande telo che rappresenta
la Terra, con l'aiuto di un albero che cammina e dello strano personaggio di un
idrometeorologo che va girando con una nuvola sull'ombrello, attraverseranno una foresta di
fili intrecciati e riusciranno al risveglio del drago a farselo amico con lo scandire il ritmo
"magico" di Yolé tam tam!
1. Perché avete voluto coinvolgere i bambini dell'Unione Italiana dei Ciechi?
La cecità è spesso esplorata come una mancanza, un handicap: si tende infatti a
trascurare che questa condizione possa avere addirittura una maggiore valenza creativa. Nel
cortometraggio "La lanterna magica", diario di bordo dell'esperienza didattica del gruppo, non
a caso abbiamo citato Mirò che da piccolo non era neanche tanto bravo a disegnare, ma
sentiva il mondo in un modo, in modo che lo sentiva solo lui...!, per sottolineare che "i pittori
esistono e non impegnano solo lo sguardo di chi li ammira, perché ai colori mischiano a
beneficio di tutti gli altri nostri sensi, la loro vita ed il loro cuore."
2. Com'è nata l'idea di realizzare questo progetto?
La nostra idea di teatro è ludicità e necessità insieme. Questa convinzione ci ha portato a
cercare all'esterno dei luoghi naturalmente deputati all'Arte, quegli spazi che facciano rivivere
la comunicazione drammaturgica come elemento rafforzante l'idea di comunità. Ogni essere
umano sperimenta anche solo transitoriamente una condizione di "debolezza". È questo uno
degli ambiti privilegiati per la creazione di rapporti interpersonali di maggior ricchezza
emotiva.
3. Questo laboratorio teatrale è stato fruito unicamente da ragazzi non vedenti e
ipovedenti come si concilia con l'integrazione?
Si prefigura come un trampolino di lancio per altre iniziative, anche professionali, in cui
i ragazzi saranno inseriti in spettacoli accanto ad attori giovani e adulti, per sviluppare un
percorso creativo che affronti le più varie tematiche relative al mondo attuale, alla favola e
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all'umorismo.
4. C'è qualcosa di concreto?
Già da questa stagione di programmazione del Teatro Zig Zag, Andrea, uno dei ragazzi
che hanno partecipato a Yolé tam tam sarà in scena ne "Le storie di un drago" un allestimento
ispirato all'opera fantastica di Tolkien.
5. Per quanto riguarda i colori, qual è il messaggio?
Possiamo fare un esempio utilizzando come metro di paragone la poesia.
Un componimento poetico è fatto di parole di cui la maggior parte delle persone
conosce perfettamente il significato; l'apporto del poeta consiste nel creare delle immagini in
cui quelle parole prendano nuova vita.
La parola come metafora. Se estrapoliamo dal
concetto di colore, l'idea immediatamente ed esclusivamente visiva, rimane comunque il
senso poetico ed emotivo di quell'idea. Questo è il materiale indispensabile per la creazione di
un'opera "originale" e che sia tuttavia comprensibile ai suoi fruitori.
Così la gioia e l'allegria che sono sentimenti che emanano calore sono stati abbinati dai
ragazzi all'idea del giallo e dell'arancione del sole, la tenerezza al verde dell'erba, la libertà e
lo sgomento all'azzurro ed al blu del cielo e dell'acqua...
La mente ha i suoi colori, e questi sono diversi da quelli che vedono gli occhi; sono i
cromatismi delle emozioni che il cervello percepisce, dei sentimenti che prova, sono i desideri
nascosti in quello spazio quasi inaccessibile che è l'inconscio; i colori immaginati diventano
per i non vedenti il linguaggio del cuore e dell'anima, sul quale costruire valori come
l'amicizia e la solidarietà.
Queste in sintesi, alcune delle considerazioni finali da parte delle famiglie
"Ho un figlio attore" dice sorridendo la mamma di Nico. "Scherzi a parte, è stata una
bellissima esperienza". Pensiero condiviso da tutti i genitori.
La mamma di Ellenia: quando si e' parlato di "teatro per non vedenti", credevo si
trattasse di un gioco, o comunque di qualcosa sottoposto sottoforma di gioco, a maggiore
ragione riferendoci alla tenera età di mia figlia.
Anche Ellenia aveva affrontato la cosa come se andassimo a fare qualcosa di carino, ma
anche a volte di noioso, ma non certo impegnativo.
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Era palese dal suo comportamento, ai primi incontri, come non avesse preso la cosa sul
serio, sembrava quasi disturbata e tediata, ma fu solo dopo pochi incontri che ci accorgemmo
quanto tutto ciò era vero, importante e utile.
Da mamma che ha assistito a quasi tutti gli incontri, posso testimoniare quanto ho visto
"crescere" tutti quanti i protagonisti, lezione per lezione: Andrea si calava nella parte in
maniera sempre più grandiosa e responsabile. Valentina, le prime lezioni sembrava quasi si
vergognasse a ripetere le sue parti, mentre da lì a pochi incontri anche lei ne afferrò
l'importanza, tutto diventava più serio per i ragazzi che cominciarono a vivere con impegno
il loro ruolo.
Ellenia prima ripetendo bisbigliava, perché poco motivata, ma è stata la continuità,
l'assiduità e a volte anche l'accanimento di coloro che istruivano, a trasmetterne
l'importanza, ebbene si, anche ad una bimba di otto anni. Il risultato? Chiaro: ne sono usciti
tutti più responsabili e meno superficiali.
Anche il papa di Ellenia ha potuto vivere con grande emozione tutto ciò, soprattutto il
grande momento finale: il risultato di questo arduo e grande lavoro di "piccoli " protagonisti!
Silvia Scordo
assistente sociale, Unione Italiana dei Ciechi
Letizia Catarraso
direttore artistico
Associazione Culturale “Percorsi Divertenti”
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