Fate questo in memoria di me
Spazio per immagine di pane e vino.
“ Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio
per voi. ”
“ Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova
ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati.
Fate questo in memoria di me. ”
Fate questo in memoria di me
I primi cristiani erano riconosciuti tali dal fatto di riunirsi nelle case per pregare e spezzare
assieme il pane, come ordinò loro Gesù nell’ultima Cena: “…fate questo in memoria di
me”. Allo stesso modo noi cristiani, oggi, a duemila anni di distanza, ci ritroviamo la
domenica per partecipare, in assemblea fraterna, alla S. Messa e fare come Lui ci ha
insegnato e i nostri primi fratelli nella fede ci hanno trasmesso. L’Assemblea dei cristiani
non è un gruppo qualunque ma è il popolo qualificato, di convocati, è il popolo santo. Ma
noi, uomini del 2000, siamo ancora in grado di comprendere tutti i gesti, i segni, i
significati che assieme alle parole rendono vivo il nostro fare memoria? I silenzi sono tali,
oppure assumono il significato di una impaziente attesa? I gesti ci danno forse
l’impressione che sotto sotto si nasconda un qualcosa di magico? Le righe che seguono,
tentano di offrire una risposta a queste domande e dare una spiegazione al nostro “fare
memoria”.
Un discepolo di Cristo non deve pensare di fare la ginnastica quando in chiesa si mette
seduto o in piedi o in ginocchio, non deve reputare inutile lo scambio della pace, o la
partecipazione attiva al canto; tutto ha un suo preciso significato nel dialogo con Dio, e
sicuramente ce lo “accrediterà come giustizia” (Gn 15,6). Nella liturgia, infatti, nulla è
lasciato al caso o all'improvvisazione e tutto assume il tono di una stupenda sinfonia nella
quale presidente, diacono, accoliti, lettori, ministri straordinari, coro e popolo, secondo i
rispettivi compiti, collaborano al suo completo e perfetto svolgimento. Un testo della
Chiesa antica afferma: “Quando tu, Vescovo, insegni, ammonisci il popolo e persuadilo ad
essere fedele al raduno in assemblea; non vi manchi, sia fedele alla riunione, affinché
nessuno diminuisca la Chiesa non partecipandovi e non si smembri il Corpo di Cristo…!
Poiché siete le membra di Cristo non perdetevi fuori dalla Chiesa assentandovi. Come Capo
avete, infatti, Cristo, il quale, secondo la sua promessa, è presente in comunione con voi…
Non private il Salvatore nostro delle sue membra. Non lacerate e non disperdete il Corpo
suo”. Alcune pagine iniziali del Messale, il grosso libro sul quale il celebrante legge i riti e
le preghiere della S. Messa, riportano le “Norme” per un corretto svolgimento della liturgia,
così come deve essere. Questo testo è chiamato “Principi e Norme per l’uso del Messale
Romano” abbreviato più avanti su queste righe con PNMR, ed è stato voluto già dal
Concilio Ecumenico Vaticano II.
Tutt’altro che improvvisazione!
La S. Messa è “memoriale”, cioè “fare memoria” dell'ultima Cena ricordando quanto
avvenuto per dire "io credo, io accetto" e partecipare con fede a questo rivivere odierno
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Fate questo in memoria di me
dello 'spezzare il pane', così come allora. Non è quindi solamente un segno, non è un
rifare quel gesto come fosse solo un ricordo, ma è partecipazione attiva, presenza viva del
Figlio di Dio, lì in quel momento assieme a noi e in quel Pane e in quel Vino.
I primi cristiani si riunivano per celebrare il giorno signoriale (del Signore), la domenica
appunto, il “primo giorno della settimana”, il primo dopo il sabato (giorno del riposo per i
nostri fratelli Ebrei), giorno nel quale Cristo Risorto è apparso ai suoi discepoli, venendo in
mezzo a loro a porte chiuse. “La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato,
mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei
Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: ‘Pace a voi!’” (Gv 20,19). E’
“l’ottavo giorno”, il giorno nuovo nel quale il nuovo Adamo ci ha rinnovati con la sua
Risurrezione e ci ha resi degni di chiamare Dio
Padre. Infatti come dice S. Paolo:
“…per uno solo siamo morti nel peccato, per uno solo siamo salvati” (Rm 5,12-21).
Anche nel primo capitolo della Genesi il settimo giorno non si conclude come i precedenti,
ma rimane “aperto”, in attesa di nuovi eventi, della Risurrezione, nell’attesa dell’ottavo
giorno. Oggi, purtroppo, è in uso il modo di augurare “buon fine settimana”, mentre un
consapevole augurio che tenga conto della nostra realtà cristiana dovrebbe essere “buon
inizio settimana”.
Non ci sono domeniche più importanti di altre, perché in tutte celebriamo il memoriale
della Morte e Risurrezione di Cristo, Figlio Unigenito di Dio, morto una sola volta ma per
sempre vittorioso su di essa. Possiamo affermare che alcune liturgie hanno un tono più
solenne di altre perché celebrano un Evento particolare della vita di Gesù. Pensiamo a un
compleanno: si nasce su questa terra una sola volta, poi per tutta la vita si fa festa in
questa ricorrenza; il primo compleanno sembra più importante del decimo e il diciottesimo
più del diciannovesimo, per il fatto che sono legati ad avvenimenti particolari della nostra
esistenza.
Sei sono i momenti fondamentali costituenti la liturgia eucaristica, che, volendo, possiamo
leggere in tutti i messali e precisamente:

Riti d’ingresso

Liturgia della Parola

Presentazione delle offerte o dei doni

Preghiera o Prece eucaristica
3
Fate questo in memoria di me

Riti di comunione

Riti di congedo
Identifichiamo ancora quattro fasi, non scritte, che ci permettono di comprendere meglio la
celebrazione domenicale:
I°
Dio chiama il suo popolo
II°
Dio parla attraverso la sua Parola nelle Letture Bibliche
III°
Il popolo risponde di conseguenza con la Professione di Fede, la preghiera e
l’acclamazione
IV°
Assieme, Dio e popolo radunato, celebrano il rinnovo dell’Alleanza nel sacrificio di
Cristo.
Tenendo presenti queste fasi e i sei momenti, facciamo un confronto con ciò che accade
quando una persona ci invita a cena :

suona il telefono (campane) e il nostro amico ci rivolge l’invito;

noi, percorrendo la strada, ci rechiamo a casa sua;

entriamo, salutiamo e ci accomodiamo (riti di ingresso);

inizia un discorso, noi parliamo ma sappiamo anche ascoltare
(liturgia della Parola);

consegniamo un piccolo dono che ci siamo portati (presentazione delle offerte);

ci accomodiamo a tavola e ceniamo (liturgia eucaristica e riti di comunione);

dopo aver cenato (non subito!), ringraziamo e usciamo (riti di congedo).
Con queste premesse ‘ Andiamo a Messa ’; ricordiamo che con (C) verrà indicato quanto
detto dal celebrante, mentre con (A) quanto detto dall’Assemblea.
Potremo dire che la liturgia inizia quando siamo ancora nella nostra casa e udendo il
suono delle campane percepiamo la Volontà di Dio che chiama il suo popolo al raduno.
Incamminandoci sulla strada che porta alla chiesa rispondiamo affermativamente all’invito.
Oltrepassare la soglia della chiesa non è solo funzionale all’entrare, ma ha in sé un
profondo significato teologico; Gesù ha infatti detto : “Io sono la porta: se uno entra
attraverso di me, sarà salvo, entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9).
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Fate questo in memoria di me
Entrati, tracciamo su di noi il segno di Croce con l’acqua benedetta, gesto col quale
riconosciamo di appartenere a Cristo, manifestiamo la nostra fede in Lui, Morto per noi
sulla Croce ed esprimiamo la volontà di unire la nostra vita alla Sua. L’acqua richiama il
nostro Battesimo e le promesse fatte in quel giorno. Diventa segno di purificazione.
“Laudato sii, mi Signore, per sora acqua, la quale è molto utile, et humile et pretiosa et
casta” (S. Francesco nel Cantico delle Creature).
Segue la genuflessione a manifestare il riconoscimento della nostra adorazione e amore
di fronte a Dio.
E’ importante osservare le varie posizioni del corpo durante la celebrazione. Il significato
dello stare in piedi lo troviamo chiaramente spiegato nel libro dell’Apocalisse: “Poi vidi
ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come
immolato” (Ap 4,6); immolato vale a dire vittima di un sacrificio, morto, ma ritto in piedi;
questi termini assumono il significato di Risorto. Gesù Cristo immolato sulla Croce poi
resuscitato sta in piedi, è nella vita nuova. Quindi la nostra posizione eretta indica questa
nuova realtà: morti al peccato e risuscitati a vita nuova nel Battesimo. Si può aggiungere,
inoltre, che stare in piedi è un segno di salute e di vita, un segno di dignità e di vittoria (sul
peccato). I vinti e i morti sono per terra. I vivi e i vincitori sono in piedi. Con la sua vittoria
sulla morte e sul peccato, Gesù ha fatto di noi degli esseri in piedi.
Lo stare seduti indica la posizione rilassata, comoda, nella quale si può meglio ascoltare
un insegnamento. É la posizione del dialogo, quella di chi mangia e parla con i
commensali. Seduti si può meglio colloquiare con Dio nel nostro cuore. Sedersi ai piedi di
Gesù secondo l’usanza del tempo significava riconoscere in Lui il Maestro.
Stare in ginocchio davanti a Dio indica, come già per la genuflessione, la consapevole
debolezza dell’uomo di fronte al suo Creatore . “Hai guardato l’umiltà della tua serva” (Lc
1,48). Così canta Maria nell’inno del Magnificat. Così parla l’uomo umile nella libertà del
suo amore per il suo Dio. Dio è bontà soave e al tempo stesso gloria sconvolgente davanti
a cui l’uomo si sente invitato ad inginocchiarsi.
 RITI D’INGRESSO
( In piedi)
Processione d’ingresso del celebrante, dalla porta della chiesa verso l’altare, assieme ai
ministri. Seguendo la Croce astile (sorretta da un’asta) nella gioia delle luci e nel profumo
dell’incenso, il ministro porta l’Evangeliario per deporlo sulla Mensa dove saranno deposti
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Fate questo in memoria di me
il pane e il vino. Qui il celebrante, dopo la genuflessione se c’è il Tabernacolo, si china a
baciare l’altare. E’ venerazione del luogo, segno della rupe che perennemente dà l’acqua
della vita, è segno della tomba vuota del Risorto, assieme all’ambone e al battistero, da
cui viene la Parola e la vita battesimale. Ecco perché questi tre “luoghi” dovrebbero
solitamente essere costruiti in pietra. Questo bacio all’altare, è anche omaggio di fede e di
amore per le reliquie dei martiri divinizzati e dei santi, in esso contenute. Nel Nuovo
Testamento si afferma che Gesù è la “Pietra angolare” sulla quale tutto poggia.
Una caratteristica dell’ambone è di essere posizionato davanti alla bancata in cui un
tempo prendevano posto le donne, vale a dire alla sinistra dell’Assemblea celebrante
(anche se in alcune chiese fra le quali anche la nostra non è così). Il motivo era di natura
prettamente teologica, il Risorto, infatti, apparve per primo alle donne (Gv 20,17, Mt
28,5).
Sull’Ambone si legge il Vangelo, Parola del Signore Risorto. Nella Chiesa orientale
addirittura il diacono mentre legge solleva il lembo della stola con il braccio disteso, a
simboleggiare l’ala dell’angelo, a richiamare quello apparso alle donne il mattino della
Risurrezione: ”Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una
veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: ‘Non abbiate paura! Voi cercate Gesù
Nazareno, il Crocifisso. E` risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto’”
(Mc 16,5-6).
Canto d’ingresso
Il canto da parte del popolo e non solamente del coro, ha lo scopo di fondere i cuori e
manifestare il desiderio dell’incontro con Dio. S. Agostino diceva che “chi canta prega due
volte”. Un’Assemblea che si nega la gioia di cantare finisce per assomigliare tristemente
al fratello maggiore del prodigo, il quale sentendo le musiche e le danze per il ritorno di
colui che era perduto rifiuta sdegnoso di entrare nella festa. E di viverla! (Lc 15,25-32)
Con la nube dell’incenso, profumo gradito, segno della preghiera che sale al Signore, il
celebrante onora l’Altare, la Croce e le Icone. “Come incenso salga a Te la mia preghiera
le mie mani alzate come sacrificio della sera”.
Segno di Croce
Il segno di Croce nel Nome della Trinità Santa e Indivisa è memoria e professione di fede
battesimale di tutta l’assemblea dei battezzati e confermati.
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Fate questo in memoria di me
Quando fai il segno della Croce, fallo bene. Non così affrettato, rattrappito, tale che
nessuno capisce cosa debba significare. Deve essere un segno della Croce giusto, lento,
ampio, consapevole, perché è il segno della totalità ed è il segno della redenzione. Allora
esso abbraccia tutto l’essere tuo, corpo e anima, pensieri e volontà, senso e sentimento,
agire e patire, e tutto diviene irrobustito, segnato, consacrato nella forza di Cristo.
L’Amen dell’Assemblea che lo sigilla è la conferma e l’accettazione da parte di tutto il
popolo credente. Questo Amen vuol dire:” Sì! Credo che Cristo sta tra noi. Sono certo”.
Non vuol solamente dire “avvenga così”, ma che facciamo nostra questa preghiera e vi
aderiamo con tutto il nostro cuore. Non si deve solo pensare, ma professare ad alta voce.
Saluto del celebrante
( C ) La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello
Spirito Santo sia con tutti voi. E’ affermazione della presenza di Cristo Risorto e non un
augurio. La parola di saluto del celebrante è accompagnata dal gesto delle mani e delle
braccia che si allargano e si richiudono, segno di accoglienza, di saluto di pace e insieme
offerta del Signore che la parola di saluto annuncia presente. Anche il colonnato di piazza
S. Pietro in Vaticano è stato costruito per simboleggiare un enorme abbraccio segno di
accoglienza a tutti i figli che entrano in esso.
L’Assemblea risponde: e con il tuo spirito; cioè con quello Spirito che tu, celebrante, hai
ricevuto nel momento della tua consacrazione sacerdotale.
Atto penitenziale
( C ) Fratelli, per celebrare degnamente i santi Misteri riconosciamo i nostri peccati.
Facciamo silenzio e ci mettiamo davanti a Dio. Prendiamo coscienza di chi è Lui e di chi
siamo noi, di ciò che Egli aspetta da noi e di ciò che noi facciamo.
Momento di silenzio
Non si tratta di un riposino, ma dell’importante necessità di fare ‘deserto’ nel nostro cuore,
liberarlo da tutti i pensieri e problemi che ci assillano quotidianamente, per fare spazio a
Dio , a suo Figlio, alla sua Parola, che per mezzo dello Spirito Santo si fa sentire e opera
dentro di noi. Nell’Antico Testamento la presenza dello Spirito è descritta come un soffio.
Nel primo libro dei Re si dice: “Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come
l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed
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Fate questo in memoria di me
ecco, sentì una voce che gli diceva: ‘Che fai qui, Elia?’” (1 Re 19,12-13). Solo nel silenzio,
dunque, si riesce a percepire il rumore di un alito di vento.
Anche il libro di Samuele parla di questo importante argomento: “‘Samuele, Samuele!’.
Samuele rispose subito: ‘Parla, perché il tuo servo ti ascolta’” (1 Sam 3,10).
Per ascoltare occorre tacere.
Confessione generale
( A ) Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole,
opere e omissioni, per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata
sempre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi fratelli, di pregare per me il Signore Dio
nostro.
Ci riconosciamo peccatori, sottolineiamo la nostra debolezza e chiediamo perdono per
presentarci il più possibile ben disposti alla mensa della Parola e del Pane.
( C ) Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla
vita eterna.
Preghiera di assoluzione del sacerdote.
Preghiamo, perché ci venga accordato il perdono divino.
( A ) Amen
Invocazioni
( C ) Signore, pietà oppure Kyrie, eléison
( A ) Signore, pietà oppure Kyrie, eléison
( C ) Cristo, pietà oppure Christe, eléison
( A ) Cristo, pietà oppure Christe, eléison
( C ) Signore, pietà oppure Kyrie, eléison
( A ) Signore, pietà oppure Kyrie, eléison
Questo era anche l’antico grido dei piccoli ai potenti della terra, il popolo acclamava così
l’imperatore. Questa preghiera forse non faceva parte, in origine, dell’atto penitenziale, ma
era una preghiera di intercessione, una piccola litania nella quale, mentre variavano le
intercessioni, l’invocazione rimaneva la medesima.
Gloria Chiamato anche Dossologia grande (significa glorificazione) è un inno della
Chiesa d’Oriente, ed è di veneranda antichità. Lo ritroviamo nella forma attuale, già agli
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Fate questo in memoria di me
inizi del V secolo. Il ‘Gloria’ è lode trinitaria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Ben 5
verbi esprimono la lode: lodiamo, benediciamo, glorifichiamo, adoriamo, rendiamo grazie.
Si loda Dio solo perché è Dio, in modo disinteressato e senza voler alcunché in cambio.
Abbiamo facilità nel dire: ”Padre ti prego fa che…”, pregare Dio ci risulta forse più facile in
quei momenti nei quali dobbiamo chiedere qualcosa. È molto bello pregare Dio con una
preghiera di ringraziamento pura, senza secondi fini. Pur ricordando anche quanto Gesù
ha detto: “In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per
domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà” (Mt 18,19).
Colletta Orazione rivolta a Dio Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo, al
termine dei riti iniziali della S. Messa; il Presidente raccoglie tutte le preghiere silenziose
dei fedeli e ad alta voce le esprime a nome di tutti.
( C ) Preghiamo.
Momento di silenzio
( C ) Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il
memoriale della tua Pasqua, fa che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e
del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu sei Dio, e vivi e
regni con Dio Padre…
( A ) Amen.
Con la Colletta, che ne è culmine, si concludono i riti di ingresso. Unito nel canto,
orientato dai gesti del sacerdote e dei ministri, consapevole della presenza del Risorto,
solidale nel pentimento e nella conversione, esultante nella lode, raccolto nella preghiera il
popolo santo è ora pronto e disponibile all'ascolto della divina Parola.
 LITURGIA DELLA PAROLA
“Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.” (Mt 4,4)
“Tutti i fedeli, che in forza del Battesimo e della Cresima, sono divenuti nello Spirito
annunciatori della Parola di Dio, una volta ricevuta la grazia di ascoltare questa Parola,
devono farsene annunciatori nella Chiesa e nel mondo, almeno con la testimonianza della
loro vita” (da: Introduzione al Lezionario). Nelle letture bibliche, Dio tramite la voce del
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Fate questo in memoria di me
lettore istruisce il suo popolo attraverso la proclamazione della sua Parola. Le tre
esortazioni finali ‘Parola di Dio’ stanno ad indicare che Dio ha parlato in quel momento ai
suoi figli e ciò che si è udito non è solo un remoto ricordo di quanto hanno vissuto i nostri
padri.
Ascoltare la Parola significa deporre ogni occupazione, per fare spazio e creare il silenzio
interiore, pio, consapevole, orante, fruttuoso. Occorre diventare il solco aperto, recettivo e
sapiente, che accoglie il Seme buono e sa, per la forza che il Seme porta in sé, produrre
ove il 30, ove il 60, ove il 100 per uno (Lc 8,4-15). Vediamo che anche il Risorto infiamma
i cuori dei discepoli di Emmaus che lo accompagnano lungo la strada, partendo da Lui
stesso lì, Presente, Risorto dalla morte, rinviandoli all’Antico Testamento che parla di Lui.
“E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si
riferiva a Lui” (Lc 24,27).
Se qualcuno ascolta la Parola di Dio con un orecchio disattento, non accadrà niente. Se
l’ascolta attentamente, ma senza credere a ciò che dice, non accadrà niente. Se i suoi
orecchi sono aperti, ma il cuore è chiuso, anche allora non accadrà niente. Se trova che la
Parola di Dio si applica meravigliosamente agli altri, ma non a se stesso, non gli servirà a
niente.
Prima lettura
(Seduti)
Tratta dal libro dell’Antico Testamento annuncia la salvezza che sarà realizzata da Gesù.
Prepara alla proclamazione dell’Evangelo. Ciò che l’A.T. prepara, l’Evangelo compie e il
N.T. consegna alla Chiesa affinché sia vissuto.
Durante le Domeniche di Avvento , di Quaresima e di Pasqua, e anche nelle grandi feste
ci sono legami stretti fra le tre letture. Il medesimo messaggio viene annunciato in tre
diverse prospettive. Nelle altre Domeniche si scopre sempre un legame fra la prima lettura
ed il Vangelo. Solo qualche volta c’è un legame diretto anche con la seconda lettura.
Senza l’A.T. la nostra fede e le nostre celebrazioni sarebbero private della storia del
popolo eletto, al quale Dio ha voluto rivelarsi. Solo nel tempo pasquale, nelle Domeniche,
la lettura dell’A.T è sostituita dal libro degli Atti degli Apostoli.
Alla fine della Prima Lettura il Lettore proclama: “Parola di Dio”. L’Assemblea risponde:
“Rendiamo grazie a Dio”.
Salmo responsoriale
(Seduti)
Quando qualcuno ci parla è normale rispondergli. Se non lo si fa è una mancanza di
cortesia. Dopo aver ascoltato la lettura tratta dall’Antico Testamento, l’Assemblea
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Fate questo in memoria di me
risponde con gioia pregando e lodando con il Salmo. I Salmi sono le preghiere che Dio ci
ha consegnato attraverso gli scrittori da Lui ispirati, affinché noi le utilizzassimo per
pregarlo nella maniera più piena. E’ risposta con la Parola stessa di Dio, eterna,
incorruttibile, posta sulle nostre labbra; sarebbe una nostra grande presunzione volerla
sostituire con parole nostre che si disgregano col tempo.
Si può paragonare la prima Lettura e il Salmo ad un dialogo amoroso. Il ritornello del
Salmo è un testo molto breve, che, lungi dall’essere inutile, aiuta ad accogliere dentro i
nostri cuori il messaggio proclamato.
Seconda lettura (o Apostolo)
(Seduti)
Tratta normalmente degli scritti degli Apostoli. Ciò che consegue all’Evangelo. E’ quanto
hanno vissuto i primi Apostoli che hanno condiviso il loro tempo terreno con quello di
Gesù. Nella loro stessa esistenza storica hanno, mangiato, visto, parlato con Gesù prima
e dopo la Risurrezione. Tale loro esperienza è unica, mai più ripetibile. Essa deve dunque
restare fissa per sempre. Deve diventare la nostra stessa esperienza.
Alla fine della Seconda Lettura il Lettore proclama: “Parola di Dio”. L’Assemblea
risponde: “Rendiamo grazie a Dio”.
Canto al Vangelo
(In piedi)
Si canta di solito ALLELUIA (che vuol dire: LODE A DIO) o, in quaresima , “lode e gloria a
Te, o Cristo”. È acclamazione piena al Signore. Lode a te per la gioiosa notizia del
Vangelo! Lode a te per le parole di vita e di luce che stiamo per ascoltare.
Vangelo
(In piedi)
Ogni spiegazione delle divine scritture parte dall’Evangelo. Poiché esso è: l’Evangelo di
Dio, l’Evangelo di grazia, l’Evangelo di Risurrezione. Esso è “Presenza del Risorto nella
sua Parola”.
Il modello tipico per noi è la Notte Santa della Risurrezione. Acceso il Cero, segno del
Risorto, dal fuoco nuovo, alla sua luce si narra la storia della salvezza con i testi delle
Scritture Sante, per giungere alla proclamazione evangelica della Risurrezione,
compimento definitivo dell’alleanza e delle promesse divine.
L’Evangelo portato dal diacono in breve processione dalla Mensa dell’altare all’Ambone, è
il segno di Gesù che va verso i suoi. Può essere incensato in segno dell’onore e della
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Fate questo in memoria di me
preghiera. Il Celebrante benedice il Diacono o dice sottovoce una preghiera di richiesta di
purificazione.
E’ il punto culminante della Liturgia della Parola. Il Diacono o il sacerdote saluta il popolo:
( C ) Il Signore sia con voi
( A ) E con il tuo spirito
( C ) Dal Vangelo secondo...
( A ) Gloria a Te, o Signore
Il Signore sia con voi, deve essere inteso così: il Signore sta con voi, ben più confortante.
Il Signore sta presente, secondo la sua promessa , quando due o tre sono riuniti nel nome
suo (Mt 18,19). Alla risposta dell’Assemblea, ogni fedele traccia un segno di Croce sulla
fronte, sulle labbra e sul cuore. Questo uso, che risale al secolo XI, è ricco di significato.
Con questi segni chiediamo che le Parole del Vangelo, che tra poco ascolteremo, ci
invadano completamente, piantino solide radici nella nostra intelligenza, nel nostro cuore
e le nostre labbra parlino di conseguenza. Un altro significato manifesta la nostra volontà
di fare il possibile per trasmettere agli altri quello che abbiamo ricevuto.
Alla fine del Vangelo si dice:
( C ) Parola del Signore
( A ) Lode a te, o Cristo.
(Seduti)
Omelia
Omelia vuol dire discorso famigliare. Serve a far riscaldare i cuori e a risvegliare il
coraggio dei credenti. Stimola a mettere in pratica il Vangelo. Fa vedere com’è bello e
giusto camminare dietro a Gesù Cristo. Non può essere solo catechesi, né solo esegesi,
né tantomeno occasione degli annunci settimanali.
“L’omelia fa parte della liturgia ed è molto raccomandata: è infatti necessaria per
alimentare la vita cristiana. Deve essere la spiegazione o di qualche aspetto delle letture
della Sacra Scrittura, o di un altro testo della Messa del giorno, tenuto conto sia del
Mistero che viene celebrato, sia delle particolari necessità di chi ascolta”, così si
esprimono le Norme per l’uso del Messale Romano.
Momento di silenzio.
Professione di fede
(In piedi)
( A )( C ) Credo in un solo Dio ... e la vita del mondo che verrà. Amen
Non basta proclamare la Parola di Dio. Occorre l’adesione a questa Parola da parte di chi
ascolta. Il Credo professato dall’Assemblea riassume l’essenziale della Parola di Dio
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Fate questo in memoria di me
contenuta nella Scrittura. Quando i fedeli proclamano il Credo esprimono la loro adesione
a quanto è contenuto nella Sacra Scrittura. Si dice “SÍ” all’intero contenuto della Bibbia.
Preghiera universale o dei fedeli
(In piedi)
“Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e
ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché
possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità” (1 Tm 2,1-7).
Chiamata anche Preghiera universale è una preghiera di intercessione, voce del popolo di
Dio radunato che intercede per le necessità di tutto il mondo. Popolo di sacerdoti che
intercede per l’umanità intera, per implorare su di essa la benevolenza divina.
Dopo l’omelia e la professione di fede, la Liturgia della Parola si conclude con la preghiera
dei fedeli. In tali preghiere mai devono mancare le seguenti intenzioni: per la necessità
della Chiesa, per i governanti e per la salvezza del mondo, per quelli che si trovano in
difficoltà, per la comunità locale. Possiamo ricordare come l’Evangelo insegni che: la più
grande carità è pregare per i nemici.
Spetta al sacerdote invitare con una breve monizione i fedeli a pregare e concludere con
un’orazione. Ad ogni intenzione il popolo risponde con una invocazione comune e dopo
l’orazione finale risponde: Amen.
Nella preghiera, così impostata, si esprime il compito-dovere sacerdotale del popolo
cristiano che intercede per tutti gli uomini; è quanto dicono le Norme per l’uso del
Messale. Infatti nel libro dell’Esodo si legge: ”Voi sarete per me un regno di sacerdoti e
una nazione santa” (Es 19,3-6). L’antica promessa trova il suo compimento nella Chiesa:
”Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è
acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui…” (1 Pt 4,7-10).
LITURGIA EUCARISTICA

Preparazione dei doni o offertorio
(Seduti)
Che cosa possiamo offrire a Dio se tutto viene da Lui? È Lui il Creatore di tutte le cose.
Noi uomini crediamo di costruire grandi opere e diventiamo presuntuosi per quanto fatto al
punto di avere la certezza di poter fare a meno di Dio. Ma cosa sarebbero le nostre case,
le nostre macchine, le nostre tecnologie avanzatissime se Dio nel suo provvido amore,
non avesse creato ogni realtà? e non ci avesse dato l’intelligenza per essere suoi
collaboratori? La scienza tenta di spiegare l’origine dell’universo, della terra, della vita, ma
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Fate questo in memoria di me
per l’intelligenza dell’uomo vi sono ancora punti oscuri. Il cristiano sa trovare la risposta in
Colui che si è a noi rivelato: DIO Creatore e Padre. “Più guardo l’infinitamente piccolo
notandone la notevole bellezza e perfezione e più mi rendo conto che tutto questo non
può essere nato per caso”. Così si esprime Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica, alla
domanda se crede in Dio. L’unica vera offerta che possiamo presentare a Dio è
l’accoglienza riconoscente dei suoi doni.
Una preghiera sulle offerte che troviamo appena alcune volte durante l’anno liturgico, dice
sapientemente: ”Accogli, Signore, i nostri doni, in questo misterioso incontro tra la nostra
povertà e la tua grandezza; noi ti offriamo le cose che ci hai dato, e tu donaci in cambio te
stesso”.
Non si tratta di doni dell’uomo per ottenere la presenza e favori divini, sarebbe un
impoverimento pagano, ma della presentazione di doni di Dio per i quali l’uomo benedice
il Padre nel segno della Morte e della Risurrezione del Cristo. Il portare all'altare pane e
vino è consapevolezza e accettazione, da parte dei fedeli, del loro inserimento nel
sacrificio di Cristo.
Il pane e il vino dovrebbero sempre essere portati all’altare dai fedeli.
Il canto che accompagna la processione offertoriale, è segno della nostra partecipazione
comunitaria. Non c'è nulla di meglio del cantare per esprimerci tutti insieme davanti al
Signore (PNMR 50).
L’eventuale incensazione dei doni vuole significare che l’offerta della Chiesa e la sua
preghiera si innalzano come incenso al cospetto di Dio (PNMR 51). É segno di
venerazione e anche segno di purificazione. Nell'A.T. l'incenso serviva a rendere culto a
Dio "Farai un altare sul quale bruciare l'incenso" (Es 30,1). Indica anche la preghiera che
sale:" Come incenso salga a Te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della
sera". (Sal 140,2).
E’ questo il momento per le offerte in denaro o altri doni per i poveri e per la Chiesa
(PNMR 49). La raccolta dell’elemosina è un fatto molto antico e ne parla l’apostolo Paolo
e poi San Giustino verso l’anno 150 :”…Si raccolgono questi doni e si consegnano a colui
che presiede…È lui che in una parola soccorre tutti quelli che si trovano nel bisogno”.
Possiamo qui notare il senso profondo dell’elemosina: soccorrere tutte le persone che
necessitano di un aiuto materiale. E questo perché andando alla S. Messa non si può dire
a Dio seriamente che lo si ama, senza mostrare nel medesimo tempo che si ama anche il
prossimo. Nella Chiesa antica i fedeli portavano all’altare generi di prima necessità, viveri,
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Fate questo in memoria di me
che il celebrante riceveva e deponeva vicino all’altare. Terminata la celebrazione, quanto
raccolto era distribuito tra i poveri e bisognosi della parrocchia.
Dunque non doni dell’uomo per ottenere la presenza e favori divini, ma presentazione di
doni di Dio per i quali l’uomo benedice il Padre.
( C ) "Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo: dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo
pane frutto della terra e del lavoro dell’uomo; lo presentiamo a Te, perché diventi per noi
cibo di vita eterna": l'Autore della vita, è anche l'Autore di tutto ciò che fa vivere. Il pane è
uno dei suoi doni è segno del suo amore per noi: “Guardate gli uccelli del cielo: non
seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre.
Non contate voi forse più di loro?” (Mt 6,26);
"... frutto della terra e del lavoro dell'uomo ..." : per fare il pane è necessaria la fecondità
della terra, la semina, la pioggia, il sole e il lavoro dell'uomo e della donna, segno della
nostra piccola collaborazione all'azione del Padre. Riceviamo i doni che egli ci ha fatto per
poi presentarli in questo momento: di nostro c'è la volontà di lodare e rendere grazie a
Dio. Con il pane che presentiamo, in cambio della nostra vita fragile e ferita, riceviamo la
vita del Risorto, in uno scambio meraviglioso. Pane cibo per il corpo e segno efficace di
cibo per lo Spirito, "cibo di vita": il pane degli uomini diventerà pane di Dio.
( A ) L’Assemblea acclama: “Benedetto nei secoli il Signore”.
( C ) "Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo: dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo
vino, frutto della vite e del lavoro dell’uomo; lo presentiamo a Te, perché diventi per noi
bevanda di salvezza.", il sacerdote versa acqua nel calice assieme al vino, segno
dell’unione tra Cristo, e noi sua Chiesa e dice: “L’acqua unita al vino sia segno della
nostra unione con la vita divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”.
In questo gesto la Chiesa contempla anche il mistero del sangue e dell'acqua scaturiti dal
Costato di Gesù sulla Croce.
Il vino è anche simbolo di festa e di gioia. Esso rallegra il cuore dell'uomo, fa dimenticare
le pene e la pesantezza della vita, scioglie la lingua e aiuta a fraternizzare. Il vino
dell'Eucaristia rinvia al Paradiso, luogo di festa, ci ricorda che anche noi facciamo parte
dei commensali. È invito a vivere nella gioia.
Presentare il calice nella S. Messa e bere da esso è segno della volontà di prendere parte
alla passione di Cristo: “E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava
dicendo: ‘Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma
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Fate questo in memoria di me
come vuoi tu!’” (Mt 26,39). E’ segno di vittoria, di fraternità e di gioia. Si alzano i calici per
brindare ad un battesimo, un matrimonio, un anniversario. Se pur richiama anche la
sofferenza e la morte, sta particolarmente ad indicare la vittoria sulla stessa : ”Io vi dico
che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con
voi nel regno del Padre mio” (Mt 26,29).
Bere al calice di Cristo è partecipare alla sua Morte e alla sua Risurrezione.
( A ) L’Assemblea acclama: “Benedetto nei secoli il Signore”.
Il sacerdote, inchinandosi, dice sottovoce:
( C ) Umili e pentiti accoglici, o Signore: ti sia gradito il nostro sacrificio che oggi si
compie dinanzi a te.
Il sacerdote si lava le mani
A lato dell’altare, il sacerdote si lava le mani dicendo sottovoce:
( C ) Lavami Signore, da ogni colpa, purificami da ogni peccato. (Sal 50,4)
Nella Chiesa antica la lavanda delle mani era necessaria dopo aver raccolto quei doni che
i fedeli portavano all'altare per i bisognosi. Oggi tale gesto assume più il significato di
purificazione interiore.
Il sacerdote invita il popolo alla preghiera:
( C ) Pregate, fratelli, perché il mio e il vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre
onnipotente.
( A ) Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il
bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.
Orazione sulle offerte
(Seduti)
( C ) Accogli, o Dio, i doni che presentiamo all’altare, e consacrali con il tuo Spirito, che ha
riempito con la sua potenza il grembo della Vergine Maria. Per Cristo nostro Signore.
( A ) Amen.

Preghiera eucaristica
(In piedi)
La preghiera eucaristica rivolta sempre al Padre, segna uno dei vertici dell’intera
celebrazione, la preghiera di lode, di azione di grazie e di benedizione. Il sacerdote invita il
popolo ad innalzare il cuore verso il Signore nella preghiera e nell’azione di grazie, e lo
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Fate questo in memoria di me
associa a sé nella solenne preghiera, che egli, a nome di tutta la Comunità, rivolge al
Padre per mezzo di Gesù Cristo. Il significato di questa preghiera è che l’Assemblea si
unisca insieme con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio
(PNMR 54).
Per questo il sacerdote recita la maggior parte della preghiera eucaristica con le braccia
allargate, segno che egli aggrega tutta la comunità dei fedeli alla lode delle meraviglie di
Dio e all’offerta del sacrificio con Cristo. È la preghiera della Comunità riunita.
Prefazio
(In piedi)
Preghiera di lode e di rendimento di grazie. Inizia con un dialogo tra sacerdote e popolo di
Dio radunato, unica Assemblea celebrante. Il Prefazio, come tutta la preghiera
Eucaristica, è rivolto sempre al Padre, vuole celebrarlo con due movimenti:
-
la lode, preghiera disinteressata;
-
l’azione di grazie: nel linguaggio biblico non è un semplice “dire grazie”, ma celebrare
il Signore per le sue opere di bontà, farle conoscere, e così entrare in comunione
piena con Lui. È allo stesso tempo, richiesta che questi doni non si arrestino mai. E
per doni si intende tutto quanto ci circonda.
( C ) Il Signore sia con voi
( A ) E con il tuo spirito
( C ) In alto i nostri cuori
( A ) Sono rivolti al Signore
Il celebrante esorta ad avere i cuori, i desideri, in Alto verso Dio.
( C ) Rendiamo grazie a Dio
( A ) E’ cosa buona e giusta
Un Padre della Chiesa antica insegna: ”Sempre bisogna ricordarsi di Dio; se ciò è
impossibile per la debolezza umana, almeno in quel momento occorre desiderarlo”.
Qui il celebrante dichiara che la preghiera eucaristica può essere iniziata
( C ) E’ veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare
sempre la tua gloria o Signore, e soprattutto esaltarti in questa notte nella quale Cristo,
nostra Pasqua, si è immolato. E’ lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui
che morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita. Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale, l’umanità esulta su tutta la terra, e con l’assemblea
degli angeli e dei santi canta l’inno della tua gloria:
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Fate questo in memoria di me
“È cosa giusta…”, cioè è legittimo, è molto conveniente, ci sono buone ragioni per
rendere grazie e Dio Padre. Rendere grazie è anche qualcosa di buono, di piacevole,
necessario, che dà gioia e apre il cuore.
Acclamazione
( A ) ( C ) Santo, Santo, Santo il Signore...! Santo, il totalmente altro da noi, si è fatto
totalmente vicino a noi. Canto di lode che con amore riconosce il Padre. É il popolo di Dio
qui radunato che dà a Lui gloria unendosi al coro degli angeli e dei santi. Nel cantarlo con
gioia infinita vogliamo unirci a questo coro affinché la lode possa essere di tutto il creato.
Si deve riconoscere che la liturgia terrena è come un pregusto, un assaggio, una
anticipazione di quella celeste. Quando durante la S. Messa cantiamo questo inno di lode
e di gioia, ricordiamo che assieme a noi cantano gli angeli e tutti i santi e le sante di Dio.
Si prosegue con la Cristologia.
Ossia il momento in cui si celebra Cristo stesso nella sua Persona. È una sintesi della
storia della salvezza.
Epiclesi
O richiesta al Padre affinché invii lo Spirito Santo. Il celebrante imponendo le mani sul
pane e sul vino invoca dal Padre l’invio dello Spirito Santo sulle offerte affinché diventino
per noi il Corpo e il Sangue di Cristo.
( C ) Padre veramente santo, fonte di ogni santità... Qui il sacerdote ricongiunge le mani erano allargate e le stende sopra i doni “... santifica questi doni con l’effusione del tuo
Spirito, perché diventino per noi il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo nostro Signore”
mentre invoca lo Spirito Santo: movimento che indica i doni e gli uomini da trasformare e
implora la potenza di Dio. Questo gesto dura solo pochi secondi ma è molto espressivo; e
si conclude nel segno della Croce. Ogni santificazione parte dalla Croce. La Messa è
espressione del Mistero (progetto di Dio) meraviglioso della presenza reale del Signore
sotto le specie eucaristiche.
Racconto dell’istituzione e consacrazione (In ginocchio)
Grazie a queste parole, per la forza dello Spirito Santo, il pane è ora Corpo di Cristo, e il
vino il suo Sangue.
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Fate questo in memoria di me
Egli, offrendosi liberamente alla sua passione, prese il pane e rese grazie, lo spezzò, lo
diede ai suoi discepoli, e disse:
“ Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi. ”
Elevazione
Dopo la cena, allo stesso modo, prese il calice e rese grazie, lo diede ai suoi discepoli, e
disse:
“ Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna
alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati.
Fate questo in memoria di me. ”
…in memoria di Me. Ricordarsi dell’evento per accettarlo presente per noi.
Elevazione
Elevazione: ha origine a partire dal secolo XI - XII. Allora i fedeli non comunicavano con
frequenza, quindi si voleva almeno venerare il Corpo di Cristo con lo sguardo e la mente.
Consacrazione. Memoriale dell’ultima Cena, i suoi discepoli obbediscono al suo
comandamento.
Gesù prese il pane, poi lo benedisse: primo significato della benedizione, quello a cui
siamo più abituati, che va da Dio al popolo come pure sui cibi che si stanno per
consumare; secondo significato quello che va dal popolo a Dio. Anche Gesù benedisse il
Padre al termine di una sua giornata di fruttuosa predicazione (Mt 11,25). Così le persone
che nella Messa benedicono Dio , sono consapevoli che Dio, a sua volta, le benedica.
Anamnesi
(In piedi)
Cristologia.
( C ) Mistero della fede
( A ) Annunziamo la tua Morte, Signore, proclamiamo la tua Risurrezione nell’attesa della
tua venuta; il nostro pensare a passato, presente e futuro. “… nell’attesa della Tua
venuta” l’Eucaristia è segno del ritorno di Cristo alla fine dei tempi. L’intera storia
dell’umanità, una grande e lunga storia, condensata in poche parole. Protagonista
fondamentale Cristo, Morto e Risorto.
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Fate questo in memoria di me
Offerta
( C ) Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente
risorto e asceso al cielo, nell’attesa della sua venuta ti offriamo, Padre, in rendimento di
grazie questo sacrificio vivo e santo.
Alla Destra del Padre , Gesù, il Risorto, è costantemente in stato di intercessione per
l’umanità intera. L’offerta di Cristo diventa la nostra offerta, e la nostra offerta si unisce
alla sua: diventa sua. Siamo nel cuore della S. Messa.
Nel corso di questa stessa memoria la Chiesa, in modo particolare quella radunata in quel
momento e in quel luogo, offre al Padre nello Spirito Santo la Vittima immolata. La Chiesa
desidera che i fedeli non solo offrano la Vittima immolata, ma che imparino ad offrire se
stessi e così portino ogni giorno più a compimento, per mezzo di Cristo Mediatore, la loro
unione con Dio e con i fratelli, perché finalmente Dio sia tutto in tutti (PNMR 55).
Epiclesi postconsacratoria
( C )Guarda con amore e riconosci nell’offerta della tua Chiesa, la Vittima immolata per la
nostra redenzione; e a noi, che ci nutriamo del Corpo e Sangue del tuo Figlio, dona la
pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo Spirito.
Ora, la Chiesa, invoca dal Padre il dono dello Spirito Santo sui fedeli radunati, affinché
nella partecipazione all’Eucaristia siano perfettamente uniti in Cristo e tra di loro.
Intercessioni
( C ) Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito, perché possiamo ottenere il regno
promesso insieme con i tuoi eletti: con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con i tuoi
santi apostoli, i gloriosi martiri e tutti i santi nostri intercessori presso di te.
Per questo sacrificio di riconciliazione dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero.
Conferma nella fede e nell’amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra: il tuo servo e nostro
Papa Giovanni Paolo, il nostro Vescovo Luigi, il collegio episcopale, tutto il clero e il
popolo che tu hai redento. Ascolta la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla
tua presenza. Ricongiungi a te, Padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi.
Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno
lasciato questo mondo; concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della
tua gloria, in Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni
bene.
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Fate questo in memoria di me
Con queste intercessioni è reso esplicito che l’Eucaristia è celebrata in comunione con
tutta la Chiesa, sia celeste che terrestre, e che l’offerta è fatta per essa e per tutti i suoi
membri, vivi e defunti, i quali sono stati chiamati a partecipare alla redenzione e alla
salvezza acquistata per mezzo del Corpo e del Sangue di Cristo (PNMR 55).
Dossologia finale o preghiera di lode:
alla gloria e alla santità di Dio la comunità, mediante Cristo e con Cristo, proclama “tutto
l’onore e la gloria” in modo continuo e ininterrotto.
( C ) Per Cristo con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito
Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli
(Pane e Vino elevati).
Verso la fine della preghiera eucaristica il Pane e il Vino sono innalzati e mostrati ai fedeli.
“Per Cristo, con Cristo e in Cristo ...” parole e gesti sono un tutt’uno, sono segno
dell’evento sacrificale e della nostra redenzione. Tutto viene dal Padre attraverso Cristo e
tutto è destinato a ritornare a Lui per la medesima via.
( A ) Amen. E’ il sigillo che rende vera, reale tutta la preghiera. Dire o cantare Amen,
significa aderire a quello che è stato proclamato, è esprimere il proprio accordo con quello
che si compie. Un famoso scrittore affermava che quando, nelle nostre assemblee,
l’Amen sarà espresso allo stesso modo di goal negli stadi, la Parola di Dio avrà vinto
sull’indifferenza.
La preghiera eucaristica esige che tutti l’ascoltino con rispetto e in silenzio, e vi partecipino
con le acclamazioni previste nel rito (PNMR 55).
 RITI DI COMUNIONE
Padre Nostro
(In piedi)
( C ) Obbedienti alla parola del Salvatore e formati al suo divino insegnamento, osiamo
dire:
( C ) ( A ) Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, ... ma liberaci dal male.
La preghiera che Gesù ci ha insegnato, recitando la quale tutti ci riconosciamo figli di un
solo Padre e chiediamo il pane quotidiano e quello eucaristico, è la preghiera che ci aiuta
a rivestire a festa il nostro cuore.
Embolismo
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Fate questo in memoria di me
Significa far risuonare. È una amplificazione della richiesta di liberazione da ogni male
espressa nel Padre Nostro.
( C ) Liberaci, o Signore , da tutti i mali concedi la pace ai nostri giorni e con l’aiuto della
tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell’attesa
che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo.
Dossologia
(glorificazione)
( A ) Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli.
Rito della pace
(In piedi)
( C ) Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi Apostoli, vi lascio la pace, vi do la mia pace,
non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa e donale unità e pace secondo
la tua volontà, tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
( A ) Amen.
( C ) La pace del Signore sia sempre con voi
( A ) E con il tuo spirito
( C ) Scambiatevi un segno di pace.
Rito della pace, con il quale i fedeli implorano la pace e l’unità per la Chiesa e per l’intera
famiglia umana, ed esprimono fra di loro l’amore vicendevole, prima di partecipare
all’unico pane (PNMR 56).
È un gesto esigente. Come potremo entrare in chiesa, celebrare l’Eucaristia assieme a
tutti i nostri fratelli, figli del medesimo Padre, celebrare il Signore Morto e Risorto per noi, e
allo stesso tempo provare odio contro qualcuno, magari presente nell’assemblea stessa?
Questo gesto è segno del nostro proposito di dimenticare qualsiasi rancore e
abbandonarci nell’unione della Chiesa riunita per celebrare il Memoriale della Morte e
Risurrezione del suo Signore.
Il gesto può essere considerato conclusione dell’atto penitenziale e risposta alla preghiera
del Padre Nostro.
Frazione del pane
(In piedi)
Il gesto della frazione del pane, compiuto da Cristo nell’ultima Cena, sin dal tempo
apostolico ha dato il nome a tutta l’azione eucaristica. Tale gesto, al di là dell’utilità
pratica, è il segno della comunione con il corpo di Cristo nella Chiesa. Significa che noi,
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Fate questo in memoria di me
pur essendo molti, diventiamo un solo corpo nella comunione a un solo pane di vita. (1
Cor 10,17).
Come Gesù nell’ultima Cena, spezzò il pane per distribuirlo agli Apostoli, così il sacerdote
spezza il pane (vedi Gesù nella moltiplicazione dei pani e dei pesci, all’istituzione
dell’Eucaristia, a Emmaus).
Immixtio
(In piedi)
Il celebrante prende un frammento dal pane spezzato che depone nel calice, dicendo
sottovoce:
( C ) Il Corpo e il Sangue di Cristo, uniti in questo calice, siano per noi cibo di vita eterna.
Ovvero immissione di una particella del Pane eucaristico nel calice. Nella Chiesa degli
inizi la liturgia era presieduta sempre dal Vescovo. Però con la diffusione del Vangelo la
S. Messa domenicale celebrata in un solo luogo, non fu più sufficiente. Si delegarono, per
queste nuove necessità, dei sacerdoti a presiedere l’Eucaristia nelle Chiese della periferia.
Per significare l’unione di queste con la Chiesa ove il Vescovo presiedeva, da questa,
partivano dei ministri con dei frammenti dell’Eucaristia per le “celebrazioni nelle comunità
lontane”. Quel fermentum che era posto nel calice del Sangue di Cristo, simboleggiava il
“lievito” che fa fermentare. E’ segno di intima comunione.
( A ) Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo abbi pietà di noi, Agnello di Dio ...
dona a noi la pace.
Si può ripetere questa invocazione quante volte è necessario per accompagnare la
frazione del pane.
Questo canto riprende le parole del Battista per indicare il Cristo ai discepoli : ”Il giorno
dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: ‘Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui
che toglie il peccato del mondo!’” (Gv 1,29).
L’implorazione è ancora una volta richiesta di perdono e di pace.
Comunione
(In piedi)
Il sacerdote con le mani giunte si prepara con una preghiera silenziosa a ricevere
fruttuosamente il Corpo di Cristo dicendo:
( C ) La comunione con il tuo Corpo e il tuo Sangue, Signore Gesù Cristo, non diventi per
me giudizio di condanna, ma per tua misericordia sia rimedio e difesa dell’anima e del
corpo.
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Fate questo in memoria di me
Allo stesso modo pregano i fedeli con parole proprie.
Il sacerdote presenta il Pane eucaristico ai fedeli, dicendo:
( C ) Beati gli invitati alla Cena del Signore. Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del
mondo.
( A ) ( C ) O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma dì soltanto una
parola e io sarò salvato. Esprimiamo un sentimento di umiltà di fronte al Signore nostro,
Agnello immolato.
Il sacerdote si comunica con il Corpo e il Sangue del Signore e dice sottovoce:
Il Corpo di Cristo mi custodisca per la vita eterna.
Il Sangue di Cristo mi custodisca per la vita eterna.
( A ) Il popolo canta o recita:
Antifona alla comunione e Salmo
Il canto durante la comunione, è segno dell’unione spirituale di coloro che si comunicano,
dimostra la gioia del cuore e rende più fraterna la processione alla mensa.
( C ) Il Corpo di Cristo
( A ) Amen
E’ segno di un dono e i doni si ricevono, non si prendono.
Non si può ricevere la comunione in un modo qualsiasi! Contegno, dignità, rispetto, umiltà
si impongono. È il Figlio di Dio che viene verso di noi! È il Corpo del Risorto che sarà
deposto nelle nostre mani. È il gesto del cristiano che, sapendosi fragile, domanda di
essere nutrito di questo Pane, grazie al quale potrà vivere secondo il Vangelo.
“Quando ti avvicini, fa della tua mano sinistra un trono per la destra, poiché questa riceve
il Re dei re e, nel cavo delle mani ricevi il Corpo di Cristo, dicendo “Amen”.
Santifica dunque accuratamente i tuoi occhi mediante il contatto con il corpo santo, poi
prendilo e fa attenzione a non perderne nulla. Ciò che tu dovessi perdere, infatti, è come se
perdessi una delle tue membra. Se ti dessero delle pagliuzze d’oro, non le prenderesti con la
massima cura, facendo attenzione a non perderne nulla e a non danneggiarle? Non farai
dunque assai più attenzione per qualcosa che è ben più prezioso dell’oro e delle pietre
preziose, in modo da non perderne nemmeno una briciola? Dopo esserti comunicato al
Corpo di Cristo, aspettando l’orazione, rendi grazie a Dio che ti stimò degno di così grandi
misteri”. (s. Cirillo di Gerusalemme).
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Fate questo in memoria di me
Il gesto a cui invita Cirillo di Gerusalemme è il gesto del povero che tende tutto il suo
essere verso Colui che gli porterà ogni ricchezza.
Non senza ragione tu dici ‘Amen’ riconoscendo nel tuo intimo che ricevi il Corpo di Cristo.
Quando ti presenti per riceverlo, il Vescovo ti dice: ‘Il Corpo di Cristo’ e tu rispondi
‘Amen’, cioè ‘è vero’; il tuo animo custodisca ciò che la tua lingua riconosce” (S.
Ambrogio).
Il sacerdote purifica la patena e il calice, dicendo sottovoce:
( C ) Il sacramento ricevuto con la bocca sia accolto con purezza nel nostro spirito, o
Signore, e il dono a noi fatto nel tempo ci sia rimedio per la vita eterna.
(Seduti)
Ringraziamento
Momento di silenzio
Nessuno si è addormentato, ma si sta in ascolto del soffio illuminante dello Spirito Santo
che agisce nel nostro cuore.
Orazione dopo la comunione
(In piedi)
In questa orazione si invocano i frutti del mistero celebrato. Pellegrina nel tempo, nutrita
alla mensa della Parola e dei santi misteri, la Sposa del Signore, assemblea santa, nel
momento in cui sta per sciogliere la convocazione ancora insiste affinché il mistero
celebrato diventi, per ogni battezzato nella Morte e Risurrezione del Signore, vita nuova
nel tempo nel cammino verso il compimento.
( C ) Donaci, Signore, di godere pienamente della tua vita divina nel convito eterno, che ci
hai fatto pregustare in questo sacramento del tuo Corpo e del tuo Sangue. Tu che vivi e
regni nei secoli dei secoli
( A ) Amen
 RITI DI CONCLUSIONE
Rito di congedo o rito di ingresso nel mondo?
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Fate questo in memoria di me
I Riti di conclusione che portano a compimento la celebrazione dei divini misteri
comprendono: il saluto; la benedizione del sacerdote e il congedo. In questo modo, il
saluto e l’invocazione trinitaria con il segno della Croce, aprono e chiudono la
celebrazione, che si presenta come una straordinaria ‘azione centrale’ carica di significato.
La benedizione non è cosa da nulla. Biblicamente, la benedizione torna sempre sul
benedicente e unisce a lui il benedetto. Dunque il celebrante ancora una volta riporta i
fedeli all’unione con il Padre ed il Figlio e lo Spirito Santo.
Giustamente i Riti di conclusione possono essere considerati una ‘liturgia di ingresso’ nel
mondo da parte dei battezzati che, santificati dall’Eucaristia e nutriti in sovrabbondanza
nella celebrazione, sciogliendo l’Assemblea santa, vanno ad adempire la loro missione di
diffusione del messaggio evangelico nel mondo agli uomini amati da Dio e a portare loro
le primizie del Regno.
Il Mistero del Signore è memoriale permanente che i fedeli devono di continuo attuare fra i
fratelli su tutta la terra
Questo è il momento per eventuali comunicazioni all’assemblea radunata
(In piedi)
Saluto
( C ) Il Signore sia con voi
( A ) E con il tuo spirito
Benedizione
( C ) Vi benedica Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.
( A ) Amen
Il segno di Croce apre e chiude la celebrazione.
La Messa inizia e finisce con il segno della Croce, come già indicato, tutto deve essere
ricondotto alla Croce e a quello che essa rappresenta.
In giorno e circostanze particolari, a questa formula di benedizione si premette, secondo le
rubriche, un’altra formula, più solenne. (PNMR 124)
Questa prevede che il sacerdote imponga le mani sul popolo e pronunci la benedizione.
La Chiesa quando benedice, agisce su mandato del Signore Risorto e in virtù del suo
Spirito, da Lui concessole come ausilio permanente. Essa loda Dio per i suoi doni. Invoca
la sua benedizione sugli uomini, su ciò che essi realizzano e che serve loro. La parola e il
26
Fate questo in memoria di me
segno benedicente testimoniano perciò la sollecitudine e l’amore di Dio per l’uomo e per il
suo mondo.
Un esempio:
(C) Il Signore vi benedica e vi protegga sempre.
(A) Amen.
(C) Faccia risplendere il suo volto su di voi e vi doni la sua misericordia.
(A) Amen.
(C) Rivolga su di voi il suo sguardo e vi doni la sua pace.
(A) Amen
(C) E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e
con voi rimanga sempre.
(A) Amen
Congedo
( C ) La Messa è finita: andate in pace.
( A ) Rendiamo grazie a Dio
L’assenso finale e grato dell’assemblea, “Rendiamo grazie a Dio” , esprime ancora il
sentimento perenne di riconoscenza della Chiesa per i doni ricevuti nella celebrazione e
insieme l’affermazione di volerli vivere di continuo nel tempo.
Il sacerdote bacia l’altare come all’inizio. L’assemblea del popolo si scioglie lodando e
benedicendo Dio, per ritornare alle proprie case, operanti nella fede, nella speranza e nella
carità, vigilanti nell’attesa del suo Ritorno.
Andate in pace : Il discepolo, chiamato ad essere per sua costituzione anche missionario,
infatti: “Gesù disse loro di nuovo: ‘Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io
mando voi’” (Gv 20,21), deve rispondere in cuor suo :”ora comincia la mia missione”, e
ritornare con gioia al mondo e ai fratelli a manifestare con il proprio comportamento
l’opera di Dio e del suo Figlio Gesù Cristo , ed annunciare come un giorno Maria di
Magdala (Gv 18,18):
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Fate questo in memoria di me
Ho visto il Signore
Bibliografia:
Egon Kapellari, “I santi Segni della liturgia”, Edizioni Paoline Milano
Jean-Yves Garneau, “SCOPRIRE L’EUCARISTIA. Il senso dei riti” Edizioni Messaggero Padova
Ludovico Maule, “Per grazia tua ti lodo”, Edizioni Dehoniane Bologna;
Romano Guardini, “Lo spirito della liturgia. I santi segni”, Edizioni Morcelliana
“Messale festivo”, Nuova Coletti Editore Roma
“PRINCIPI E NORME PER L’USO DEL MESSALE ROMANO”, Edizioni O.R. Milano
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