On.le Consiglio nazionale dell`Ordine dei

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ORDINE DEI GIORNALISTI
portale: www.odg.mi.it
email: [email protected]
Consiglio regionale della Lombardia
Via A. da Recanate 1 – 20124 Milano
Tel. 026771371 – Fax 0266716194
Prot. n.
/06/FA/ac
Milano, 20 novembre 2006
notifica urgente a mezzo ufficiale giudiziario (art. 57 legge 69/1963)
Dott. Carlo Verdelli
Viale Espinasse 84 – 20156 Milano
[email protected]
On.le Procura generale della Repubblica
Via Freguglia 1 – 20122 Milano
[email protected]
p.c.:
On.le Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti/Roma
[email protected]
Avv. Caterina Malavenda
Via Podgora 13 –20122 Milano
[email protected]
On.le Comitato di Redazione
della “Gazzetta dello Sport”
via Solferino 28 – 20121 Milano
Delibera disciplinare
Il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia
nella sua seduta del 13 novembre 2006;
sentito il consigliere istruttore, Sergio D’Asnasch (articolo 6 della legge 7 agosto 1990 n. 241);
visti gli articoli 2 e 48 della legge 3.2.1963 n. 69 sull’ordinamento della professione di giornalista;
gli articoli 6 e 44 del Cnlg Fnsi7Fieg; il paragrafo “informazione e pubblicità” della Carta dei
doveri dell’8 luglio 1993;
lette la sentenza n. 11/1968 della Corte costituzionale secondo la quale l’Ordine <....con i suoi
poteri di ente pubblico vigila, nei confronti di tutti e nell'interesse della collettività, sulla rigorosa
osservanza di quella dignità professionale che si traduce, anzitutto e soprattutto, nel non abdicare
mai alla libertà di informazione e di critica e nel non cedere a sollecitazioni che possano
comprometterla> e la sentenza n. 7543 del 9 luglio 1991 (Mass. 1991) della Cassazione civile
secondo la quale <la fissazione di norme interne, individuatrici di comportamenti contrari al
decoro professionale, ancorché non integranti abusi o mancanze, configura legittimo esercizio dei
poteri affidati agli Ordini professionali, con la consequenziale irrogabilità, in caso di inosservanza,
di sanzione disciplinare>;
espletati gli accertamenti e le sommarie informazioni di cui agli articoli 6/b della legge 241/1990 e
56 della legge 69/1963;
tenuto conto della sentenza 14 dicembre 1995 n. 505 della Corte costituzionale;
visti altresì gli atti del procedimento;
Considerato quanto segue:
1. Fatti. L’avviso disciplinare del 26 maggio 2006. L’apertura del procedimento
disciplinare (9 ottobre 2006).
La segreteria di questo Consiglio ha acquisito la copia della Gazzetta dello Sport del 24 maggio
2006 nonché una nota apparsa su Tgcom dello stesso giorno (dal titolo ”La Gazzetta e lo “strano”
inserto. I mondiali, Sky e la coerenza”). Da questa documentazione emergerebbe, in linea di ipotesi,
un caso di commistione tra pubblicità e informazione (il riferimento è all’inserto delle pagine I-IV
della “Gazzetta dello Sport” ). Questo il testo integrale della nota di Tgcom:
“L'Italia è proprio un bel paese. Un paese dove la coerenza è una parola sulla bocca di tutti e nel
vocabolario di nessuno. Prendete per esempio la Gazzetta dello Sport di mercoledì 24 maggio.
Bello l'editoriale del direttore Carlo Verdelli, che spende dure parole per castigare Moggiopoli. Ci
spiega come funzionasse la ragnatela di contatti e di come i poteri forti permettessero al popolare
Luciano di mantenere il suo dominio. E sapete perché? Perché anche Milan e Inter alla fin fine
facevano finta di niente: l'importante era spartirsi la torta dei diritti televisivi.
Belle parole, concetti tutto sommato condivisibili e condivisi dal frastornato pubblico che cerca di
trovare una luce nel buio che ha avvolto il calcio. Peccato che poi, sfogliando la rosa, si arrivi
esattamente a metà. Pagina 18: si comincia a parlare di mondiali giocati. Nesta dice la sua, la
nazionale fa il pieno di sponsor. Nella pagina accanto comincia uno speciale intitolato "Tv
mondiale". Anche il lettore più distratto noterà che qualcosa non quadra: le quattro pagine che
compongono questo speciale, che si scoprirà essere un inserto solo dopo averlo percorso tutto,
avrebbero dovuto intitolarsi "speciale Sky". Perché se la firma Vincenzo Cito ci parla di Nicolò
Carosio, il resto è un florilegio che spazia dai numeri del mondiale (64 le partite trasmesse da Sky 39 le partite in diretta esclusiva di Sky - 150 i giornalisti di Sky etc etc) all'intervista a Fabio
Caressa, fino al titolo favoloso di pagina due: Sky ha tutto, perché perderselo?.
Niente di male se il lettore fosse avvisato che quello che sta leggendo è pubblicità, niente di più,
niente di meno. Peccato che da nessuna parte appaia l'avvertenza: "Ehi lettore, occhio che queste
sono pagine pubbli-redazionali: cioè, noi scriviamo degli articoli ma questo inserto se lo paga Sky
e quindi è ovvio che le facciamo pubblicità". Come non bastasse, dopo aver ampiamente ricordato i
benefici della parabola, si passano velocemente in rassegna i palinsesti delle care, vecchie tv nopay. Con una pioggia di errori. Il palinsesto di Mediaset è decisamente sbagliato, con affermazioni
sugli highlights del tutto inventate. Ma ancora peggio la Gazzetta fa con la Rai che trasmetterà
"solo" 25 partite. Peccato che siano le più importanti, compresi tutti gli incontri della nazionale. E,
diciamocelo, anche se la televisione di Stato non trasmette Costa Rica-Polonia, Australia-Giappone
o Paraguay-Trinidad Tobago direi che possiamo perdonarla.
Lo speciale pubblicitario si conclude poi con un grande sondaggio di Marco Pasotto su chi vincerà
i mondiali: indovinate un po' chi sono gli intervistati? Senza scomodarvi ve lo diciamo noi: gli
opinionisti di Sky. Ma è sotto il sondaggio che casca l'asino, la coerenza e le parole di Verdelli sui
poteri forti, sulle pay tv, sui soldi dei diritti e a chi fanno gola assumono una luce tutta nuova. Una
bella pubblicità nella pubblicità ci informa che è possibile vivere il mondiale in 3 mosse con la
straordinaria offerta Sky-Gazzetta. Guardi Sky, leggi gratis la Gazzetta. Oplà, il gioco di prestigio
è riuscito. Il lettore si è pappato quattro pagine di promozione a pagamento credendole parte del
giornale. E non ci vengano a dire che il numeretto romano sulle pagine, invisibile, fa
"chiaramente" capire di essere di fronte ad un inserto. L'inserto non si fascicola in mezzo al
giornale, lo si rende distinguibile dal resto. Le pubblicità non si spacciano per notizie, soprattutto
su di un giornale autorevole come la Gazzetta. Questione di coerenza, caro direttore”.
La grafica dell’inserto è identica a quella utilizzata nelle altre pagine del quotidiano: il che accentua
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la commistione, rendendo ingannevole l’intero inserto.
Carlo Verdelli non ha fornito gli opportuni chiarimenti richiesti con l’avviso disciplinare del 26
maggio 2006 (parte integrante di questo atto amministrativo). Nell’avviso si ipotizzava la violazione
degli articoli 2 e 48 della legge 69/1963 sull’ordinamento della professione di giornalista; degli
articoli 6 e 44 del Cnlg Fnsi7Fieg; del paragrafo “informazione e pubblicità” della Carta dei doveri
dell’8 luglio 1993
Su queste basi, il Consiglio, nella seduta del 9 ottobre 2006, ha deliberato l’apertura del
procedimento disciplinare. In quella occasione il Consiglio sottolineò che l’iniziativa “non
comporta, neppure implicitamente, alcuna pronuncia di colpevolezza, ma costituisce mero atto
preliminare alla valutazione dei fatti da parte del Consiglio, tenuto ad esercitare il potere
disciplinare ex art. 2229 del Codice civile ed art. 1 (V comma) della legge n. 69/1963 (Cass. sez.
un. civili 25 ottobre 1979 n. 5573)”.
2. La memoria della difesa.
Il 10 novembre 2006 l’avvocato Caterina Malavenda ha trasmesso per via telematica,
nell’interesse di Carlo Verdelli, una memoria al Consiglio, che qui viene riportata
integralmente:
“Carlo Verdelli ha assunto la qualifica di direttore responsabile de "La Gazzetta dello Sport" nei
primi giorni del febbraio 2006, provenendo da esperienze tutt'affatto diverse.
In particolare, dopo esser stato vice direttore del "Corriere della Sera", ha diretto per anni e con
successo il settimanale "Vanity Fair".
Ciò ha comportato un necessario periodo di "adattamento" alla nuova realtà rappresentata dal
quotidiano "rosa", leader del settore dell'informazione sportiva e destinato ad un pubblico di
affezionati e competenti lettori.
Nei primi mesi della sua direzione, dunque, Carlo Verdelli si è dedicato, con la ostinazione e la
capacità professionale che lo contraddistinguono da anni, ad "imparare" tutto quanto necessario per
svolgere al meglio il compito assegnatogli.
Peraltro, la sua direzione è iniziata nel pieno della vicenda, calcistica e non solo, denominata
"Moggiopoli": questo lo ha portato, ovviamente, a dedicare la massima attenzione possibile a tutto
quanto è stato pubblicato su "La Gazzetta dello Sport" su tale argomento.
Peraltro - ultima circostanza da tenere nella massima considerazione - l'inizio dei mondiali e il
business giornalistico che essi avrebbero rappresentato era noto agli uffici marketing delle aziende
editoriali e, in particolare, a quelli della RCS Editori Spa e di Sky, assai prima che Verdelli
diventasse direttore de "La Gazzetta dello Sport".
Gli accordi che hanno preceduto la concreta realizzazione dell'inserto "contestato", dunque, sono
stati concordati prima che Carlo Verdelli assumesse tale direzione.
Tutto quanto fin qui evidenziato, serve a provare come la effettiva realizzazione dell'inserto in
parola abbia, in qualche modo, scavalcato il direttore, il quale tuttavia non intende affatto sottrarsi
alle proprie responsabilità, ma ritiene di poter chiedere a Codesto Consiglio una valutazione che
tenga conto di tutti gli aspetti rilevanti, appena esposti.
Alle precisazioni che precedono, attinenti per così dire alla reale percezione della condotta così
come contestata, altre se ne aggiungono, a sostegno della irrilevanza di tale condotta sotto il profilo
disciplinare.
Innanzitutto, non si può non sottolineare come il procedimento de quo sia stato avviato a seguito di
un comunicato proveniente da TGcom, dal titolo "La Gazzetta e lo <strano inserto> - i mondiali Sky
e la coerenza" con il quale l'organo di informazione di Mediaset ha ritenuto non solo di sottoporre
all'organo disciplinare la "natura" della pubblicazione "contestata", ma anche di svolgere ironiche
valutazioni sulla coerenza del direttore, coerenza che quest'ultimo rivendica e che lo ha portato a
criticare, fra gli altri, anche il Milan e Adriano Galliani.
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Inoltre, come l'inserto in parola ricorda, Mediaset, come è noto, è rimasta "tagliata fuori" dagli
accordi per la messa in onda delle partite dei mondiali di calcio, poichè la Rai si è aggiudicata i
diritti per 25 partite, comprese quelle dell'Italia e Sky quelli per tutte le partite disputate.
Sono questi ultimi due aspetti da non sottovalutare.
Tgcom e dunque Mediaset sono riconducibili nella struttura complessiva che comprende anche il
Milan A.C. ed il suo vice presidente Galliani, i cui rapporti con Verdelli, nel corso della vicenda
"Moggiopoli" sono stati tutt'altro che idilliaci, come ci si riserva di documentare durante l'audizione
di Carlo Verdelli.
Ovviamente la provenienza del comunicato è del tutto irrilevante, sotto il profilo disciplinare, ma ha
una sua suggestione.
Venendo più propriamente al contenuto dell'inserto e seguendo la logica del comunicato TGcom, si
contesta con forza che il lettore de "La Gazzetta dello Sport" possa essersi accorto della natura
dell'inserto solo leggendo l'ultima pagina.
Se è vero, come sostenuto, che tale percezione sarebbe derivata dalla pubblicità riguardante la
promozione "Vivi il mondiale in 3 mosse", apparsa appunto nell'ultima pagine, allora ciò era
possibile fin dalla prima pagina, dove la stessa pubblicità appare altrettanto evidente: è nella prima
pagina che la promozione "abbonati a Sky e leggi gratis la Gazzetta dello Sport" appare per la prima
volta.
Altri segni distintivi ed evidenti per chiunque legga "La Gazzetta dello Sport" consentono di
comprendere la natura promozionale - ma non solo - dell'inserto.
Le pagine del quotidiano sono sempre contraddistinte, nell'angolo in alto a sinistra, da una
manchette colorata che evidenzia l'argomento della pagina.
Nel numero contenente l'inserto in parola, ad esempio, le pagine 2, 3, 5, 6, 8 e 9 sono sormontato
dallo stelloncino "Giro d'Italia", su fondo arancione e nero; le pagine 10, 11, 13, 14, 15, 16 e 17
sono sormontate dallo stelloncino "Moggiopoli, su fondo nero o arancione"; la pag. 18 è sormontata
dallo stelloncino "Mondiale" e così via.
Nella sequenza degli stelloncini, si inserisce l'inserto che, come tale, è privo di tale caratteristica
grafica, a distinguerlo dalla foliazione ordinaria.
Anche le pagine sono numerate in maniera diversa, cioè con i numeri romani da I a IV, in luogo di
quelli arabi posti sulle pagine ordinarie.
Non si tratta di elementi di poco conto, soprattutto per l'occhio dell'abituale lettore de "La Gazzetta
dello Sport", in grado di percepire la differenza non sostanziale ma formale fra inserto e quotidiano.
Carlo Verdelli, tuttavia, intende difendere anche il prodotto giornalistico, rappresentato dall'inserto,
nel quale compaiono articoli di cronaca e di sport, redatti da giornalisti del quotidiano.
L'inserto è manifestamente dedicato, oltre che ad un ricordo di Nicolò Carosio, anche al caso
giornalistico, collegato ai mondiali: per la prima volta, non solo la Rai, ma anche una tv a
pagamento avrebbero trasmesso le partite di calcio dei mondiali, mentre nessun diritto sportivo era
stato acquistato da Mediaset, la prima emittente privata italiana.
L'inserto offriva anche un servizio ai lettori, poiché conteneva il programma dei mondiali, inserito
in modo facilmente consultabile.
La scelta editoriale, fatta da chi di quell'inserto si era occupato, era stata, appunto, quella di non
sottrarre spazio alle notizie di quei giorni, assai rilevanti per i lettori sportivi e non solo,
riservandolo al programma. Ciò è stato reso possibile dall'aumento della foliazione, attraverso un
contributo promozionale di Sky.
Se è vero, dunque, che nell'inserto manca l'indicazione esplicita "informazione pubblicitaria", è
altrettanto vero che l'informazione contenuta nell'inserto, per la gran parte, non è affatto
pubblicitaria e che, anche in assenza di tale indicazione, il lettore medio è stato posto in grado di
distinguere l'informazione dalla pubblicità.
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Carlo Verdelli, che sarebbe stato disposto ad ammettere le proprie responsabilità rispetto ai lettori,
se la segnalazione e le lamentele fossero provenute da uno di loro. Poiché ha individuato nella
totale assenza di segnalazioni di tale natura la migliore prova della sua buona fede e della
sostanziale correttezza della sua condotta, chiede, per il tramite del difensore, che il Consiglio
voglia proscioglierlo dalle accuse contestate”.
3. L’audizione di Carlo Verdelli (ex art. 56 della legge 69/1963).
Nella seduta del 13 novembre 2006, il Consiglio ha ascoltato il giornalista professionista
Carlo Verdelli assistito dall'avvocato Caterina Malavenda. Questa la trascrizione
dell’audizione:
Abruzzo: questa vicenda nasce da un articolo apparso su Tg Com, che è una testata telematica del
gruppo Mediaste. L’articolo è polemico contro la Gazzetta dello Sport, che aveva ospitato quattro
pagine dedicate a Sky e ai programmi "Sky-Calcio". Accusa di pubblicità, eccetera, eccetera.…
Prendo il testo .. così tutto appare chiaro…. Questo è l'inserto Sky. Come voi vedete, queste sono le
due pagine centrali e questa qui è la pagina quarta. Questo inserto ha una numerazione autonoma in
lettere romane (…ESPRESSIONE ININTELLIGIBILE…) rispetto al resto del giornale. Sky
(…ESPRESSIONE ININTELLIGIBILE…) si aggiudicò 25 partite del mondiale, giusto?
Verdelli: Tutte.
Abruzzo: Sky, quindi, ha acquistato tutte le partite, la Rai ne ha prese 25…. e Mediaset zero.
L'articolo/denuncia sottolinea il fatto che l'impaginazione o la grafica è uguale al resto del giornale e
quindi io, lettore, non so se leggo un messaggio pubblicitario o una notizia. In sostanza l'accusa è
quella di un "marchettone" diciamo pubblicitario occulto, eccetera, eccetera. La Sky ha la pubblicità
in fondo alla quarta pagina, sulla prima pagina ci sono queste due marchi Sky e così via. Noi
abbiamo deciso di sentire il direttore Verdelli, arrivato credo in Gazzetta nel febbraio 2006,
giusto?
Verdelli: Sì.
Abruzzo: Esatto. L'avvocato Malavenda dice che la pubblicazione delle 4 pagine Sky è del 24
maggio, quindi dice che questo è un programma stabilito già da prima che arrivasse Verdelli. Questa
è la linea difensiva, però io lascerei la parola al collega Verdelli o all'avvocato Malavenda.
Verdelli: Sì, può dare luogo ad equivoci. In realtà le cose che ricordava adesso Abruzzo sono vere
nel senso che manca la dicitura "Inserzione pubblicitaria".
Abruzzo: Quello che il contratto dice all'articolo 44…
Verdelli: Esatto. Però, nel frattempo noi abbiamo come codice di aggiornare (…VOCE FUORI
CAMPO – ININTELLIGIBILE…) le inserzioni di questo gioco dei mondiali, eccetera, mentre qua
vedete che è esattamente la stessa grafica perché non c'è nessuna apertura del giornale che sia fatta
così, non c'è nessuna apertura che abbia le cose pubblicitaria lì. È vero che questo, cioè io l'ho
scoperto ex post, cioè quando è arrivata e quindi omesso controllo, assolutamente, perché io ero
direttore già da tre mesi, però quando si entra in un meccanismo complicato e grosso come quello
dello sport bisogna ritrovare un po' di tempo (…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…)
tra l'altro vorrei ricordare ai colleghi che io ho fatto un esordio quando è scoppiato lo scandalo del
calcio e quindi (…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…) tant'è vero che…
Abruzzo: Era da maggio in poi…
Verdelli: Sì, infatti la denuncia del Tg Com è figlia, cioè parte dall'editoriale che io ho fatto quel
giorno (…ESPRESSIONE ININTELLIGIBILE…) che era un editoriale critico nei confronti anche di
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quella parte della compagine (…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…). Diciamo, un
bell'articolo, peccato che sia stato inserito nell'inserto (…VOCE FUORI CAMPO –
ININTELLIGIBILE…) "La grande marchetta a Sky" e sottovaluta completamente il peso nel senso
che… Ora, per quanto sia paradossale, ho detto che è sbagliato (…VOCE FUORI CAMPO –
ININTELLIGIBILE…) già in prima pagina (…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…)
invece solo a pagina quattro il lettore potrebbe accorgersene, in realtà vedete qua c'è anche nelle
prime pagine, (…ESPRESSIONE ININTELLIGIBILE…) quanto lui ha dichiarato dall'inizio che è
un'informazione in qualche modo non esclusivamente redazionale. In realtà questo qui è un inserto a
metà perché molta parte dei suoi contenuti sono contenuti giornalistici ed il vero problema è che
(…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…) un pezzo di costume che dice che c'è una
grande novità. Per la prima volta (…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…) evento Sky e
Mediaset in questa realtà ha una parte assolutamente uguale poco più grande a quella di La7 perché
loro si lamentavano del fatto che noi davamo poco spazio e Mediaset anche su questo inserto, vi
dico la verità, (…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…) aggiungo che tutto il resto
dell'informazione è fatto sulla base di quello che realmente è accaduto perché Mediaset ha avuto
rilevanza (…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…) constato che il mio giornale ha avuto
qualche problema in quel periodo per molte delle persone che gestiscono le leve di potere del calcio
non ultimo Galliani presidente della Lega calcio.(…VOCE FUORI CAMPO E A BASSISSIMO
VOLUME – ININTELLIGIBILE…) che rappresenta la Lega calcio che aveva cariche importanti
.(…VOCE FUORI CAMPO E A BASSISSIMO VOLUME – ININTELLIGIBILE…)
Abruzzo: Una battuta. (…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…)
Verdelli: Però quello che mi ha colpito (…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…) io non
ho ricevuto una sola lettera di un lettore, le posso garantire, un lettore che abbia protestato per
quell'inserto anche se ho dato mandato dopo averlo visto prendendo coscienza sul giornale che d'ora
in avanti non avrei mai più prodotto una pagina pubblicitaria, questa è la prima volta che ci vediamo
che assolutamente non volevo confusioni tra le cose che sono strettamente giornalistiche e non, però
questo vuol dir poco. Però proteste di lettori non ci sono perché le informazioni che tra l'altro ho
presso i lettori, molto pignoli giustamente, se avessimo scritto un errore, avessimo fatto un errore
nell'attribuzione dei programmi o nel tabellone eccetera, eccetera, mi scorticano su qualunque cosa
ma lì di proteste di lettori francamente non ce n'erano. Giornalisticamente tutto era accurato. È vero
che Sky ha messo a disposizione delle pagine, comprato alcune pagine, chiedendo in cambio il fatto
che si mettesse in risalto il fatto che Sky era quello che (…ESPRESSIONE ININTELLIGIBILE…) e
vedi non c'è scritto "informazione pubblicitaria".
Abruzzo: Le pagine sono state pagate…
Verdelli: Da Sky, certo, sono extra fogliazione e infatti sono con numeri romani. Però, tranne dei
dettagli, insomma, che io non ho visto perché non era la pagina che ho visto, però la qualità di
quella informazione non era un'informazione deviata. Cioè, se uno piglia quel tabellone lì e
guardava le partite era perfetto.
Abruzzo: Domande? Non ce ne sono. Se l'avvocato Malavenda vuole spiegare…
Malavenda: Sì, io intanto vorrei dare la pagina del 4 marzo 2006 con la dichiarazione di Galliani
che dice che non legge più la Gazzetta dello Sport perché è fatta male…
Abruzzo: .. è noto……
Malavenda: Ci ho riflettuto un po', come vedi, poi la risposta di Carlo Verdelli il giorno dopo…
Abruzzo: Questo per dire che c'era un certo attrito tra il Milan con la Gazzetta dello Sport?
Malavenda: No, il discorso è questo. Io trovo singolare che nel fare un esposto all'Ordine, cosa
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che…
Abruzzo: Non hanno fatto un esposto…
Malavenda: No, beh, ho capito, però tutto sommato hanno acceso un faro su una cosa della quale
probabilmente nessuno si sarebbe accorto possiamo dire così tant'è vero che i lettori non hanno
(…ESPRESSIONE ININTELLIGIBILE…). Ora trovo singolare che Tg Com dedichi un servizio
abbastanza lungo e articolato per fare le pulci a questo inserto. Non per dire "Guardate che i lettori
sono stati tratti in inganno perché non hanno capito" ma per dire, primo, che l'incoerenza di Carlo
Verdelli si risolverebbe di aver fatto un editoriale non condiviso evidentemente e, dall'altra parte,
come dire "predica bene e razzola male" che non mi pare sia proprio rientrante nell'informazione
tout court. Si lamenta di come è stata trattata Mediaset in questo inserto, quindi ne fa quasi una
questione personale, se vogliamo, e soprattutto evidenziano loro per primi le differenze che non
possono non esistere. Dicono che il numero romano non è sufficiente, dicono che la pubblicità è
messa nei titoli di testa. Quindi insomma lo trovano un prodotto giornalistico non propriamente tale,
ecco, diciamo così, non essendo una informazione data perché si voleva informare né un lamento
per una violazione dell'articolo 44) (…ESPRESSIONE ININTELLIGIBILE…) che mi sembra una
cosa diversa. Però, per carità, questo solamente per dare un po' di senso che la protesta arriva se
vogliamo da un soggetto non espressamente legittimato (…VOCE FUORI CAMPO –
ININTELLIGIBILE…) ha fatto riferimento ho portato… Quello che però volevo, appunto,
sottolineare, come viene fatto anche nella memoria che abbiamo depositato, è che il prodotto
giornalistico (…ESPRESSIONE ININTELLIGIBILE…) c'è, non foss'altro per il fatto che all'interno
metà di questa fogliazione è dedicata alle partite messe in onda su tutte, cioè offre un servizio al
lettore e difatti spiega dove vedere le partite in (…ESPRESSIONE ININTELLIGIBILE…) quindi
metà delle due pagine è data come servizio ai lettori. Se vogliamo tenere per buono quello che dice
questo Tg Com, dice che (diciamo) la "gabola" sarebbe da ritenersi nel fatto che solamente
arrivando alla quarta pagina che c'è qua si capisce che è una cosa promozionale perché in questa
parte c'è scritto…
Abruzzo: Anche in alto in seconda pagina c'è un piccolo…
Malavenda: Ma il fatto che sia una promozione, come diceva il direttore, si capisce subito. La
gabola, se gabola ci dovesse essere mai stata, è in prima pagina perché qui c'è scritto "Compri,
abbonati a Sky e ricevi la Gazzetta dello Sport per un certo numero di giorni immediatamente".
Quindi non c'è l'informazione e ci dev'essere, c'è la mancanza di questa manchette (io l'ho chiamata
manchette, non so se c'è un termine più corretto); cioè l'occhio del lettore è abituato. Io quando
leggo il Corriere della Sera, che è il giornale che leggo sempre, so già cosa cercare e dove e quindi
allora il lettore che passa per capire di cosa si sta parlando vede "Giro d'Italia" e quindi sa che queste
pagine sono della Gazzetta e dopodiché se gli interessa poi cambiare argomento va avanti e trova.
Cioè, se non ne può più, deve passare praticamente nove pagine e trova (…ESPRESSIONE
ININTELLIGIBILE…) e dice «Va beh, vediamo che cosa si dice in questa pagina», dopodiché trova
di qua la pubblicità, dopodiché ancora un (…ESPRESSIONE ININTELLIGIBILE…) di cinque
pagine, poi i mondiali che partono qua e poi qui non trova più niente, quindi trova Sky… il
mondiale (…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…) dopodiché stavolta anche queste
quattro pagine e riprende anche l'Under 21 e quindi, voglio dire, ha l'occhio allenato e questo non a
caso Tg Com non lo evidenzia che questo è il dato saliente dell'operazione per la verità.
Abruzzo: (…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…) le quattro pagine dove c'è in alto a
sinistra Sky…
Malavenda: Sì, sì, per questo dico. Ma voglio dire, se dobbiamo chiedere, se il lettore della
Gazzetta si rende conto che questo (…VOCE FUORI CAMPO – ININTELLIGIBILE…) perché è
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numerato diversamente, manca lo stellone dove c'è scritto Sky dappertutto, voglio dire è
impossibile… Se vado a valutare la qualità del prodotto trova il prodotto servizio con le partite di
calcio e l'orario, non credo che abbiano avuto un urto alla loro sensibilità (…VOCE FUORI
CAMPO – ININTELLIGIBILE…) Quindi io prego, visto che il direttore molto correttamente si è
assunto la responsabilità di questa operazione però è un'operazione che nasce prima di Carlo
Verdelli, cioè il marketing e questa cosa qui erano già decisi mesi prima quindi lui l'ha vista forse
neanche il giorno in cui è uscito il giornale. Cioè, quando è arrivato l'avviso disciplinare ha preso il
numero e ha scoperto che c'era questo inserto, il che non vuol dire assolutamente, per carità,
sottrarsi alla responsabilità ma chiedere al Consiglio di valutare in maniera compiuta la situazione
globale in cui questo inserto sia andato a collocarsi.
4. Conclusioni e decisione.
Le quattro pagine dedicate il 24 maggio 2006 dalla “Gazzetta dello Sport” all’inserzionista Sky
appaiono, come sono, un “contenitore pubblicitario”. Queste scelte normalmente vengono gestite
dagli uffici Marketing delle aziende editrici di concerto con il vertice della testata. Carlo Verdelli
era direttore del giornale da tre mesi, quando il “contenitore” è stato pubblicato. L’Ufficio
marketing Rcs non è nuovo nel seguire tali impostazioni (si veda la delibera 19 gennaio 2004
riguardante il “Corriere della Sera”“, testata gemella della “Gazzetta dello Sport”, in
www.odg.mi.it/docview.asp?DID=682 e in Tabloid n. 2/2004). La tesi difensiva (“Verdelli era in
una fase di apprendistato”) non ha convinto il Consiglio. Il direttore deve vigilare su quel che
appare nel giornale affidato alla sua responsabilità. Non convince neppure il discorso relativo alla
mancanza di proteste da parte dei lettori; semmai questa affermazione è una accusa: la commistione
era talmente sofisticata da ingannare i lettori. Ai lettori è stato nascosto un particolare importante:
l’inserto era stato pagato dal committente Sky. Il Consiglio, comunque, è giudice dei comportamenti
dei giornalisti, non dei lettori. I dissidi Galliani-Gazzetta dello sport sono fuori dal contesto
valutato dal Consiglio.
Carlo Verdelli e la sua difesa non contestano la responsabilità di quanto è accaduto: “Se è vero,
come sostenuto, che tale percezione sarebbe derivata dalla pubblicità riguardante la promozione
"Vivi il mondiale in 3 mosse", apparsa appunto nell'ultima pagine, allora ciò era possibile fin dalla
prima pagina, dove la stessa pubblicità appare altrettanto evidente: è nella prima pagina che la
promozione "abbonati a Sky e leggi gratis la Gazzetta dello Sport" appare per la prima volta. Altri
segni distintivi ed evidenti per chiunque legga "La Gazzetta dello Sport" consentono di
comprendere la natura promozionale - ma non solo - dell'inserto”. Lo stesso Verdelli lealmente
ammette davanti al Consiglio: “Sì, può dare luogo ad equivoci. In realtà le cose che ricordava
adesso Abruzzo sono vere nel senso che manca la dicitura ‘Inserzione pubblicitaria’ ”. Il legale ha
aggiunto: “Il direttore molto correttamente si è assunto la responsabilità di questa operazione, però
è un'operazione che nasce prima di Carlo Verdelli, cioè il marketing e questa cosa qui erano già
decisi mesi prima quindi lui l'ha vista forse neanche il giorno in cui è uscito il giornale. Cioè,
quando è arrivato l'avviso disciplinare ha preso il numero e ha scoperto che c'era questo inserto, il
che non vuol dire assolutamente, per carità, sottrarsi alla responsabilità ma chiedere al Consiglio
di valutare in maniera compiuta la situazione globale in cui questo inserto sia andato a collocarsi”.
Alcuni testi e titoli sono in perfetta sintonia con l’intento promozionale dell’inserto come si deduce
dall’articolo di Tgcom: “Perché se la firma Vincenzo Cito ci parla di Nicolò Carosio, il resto è un
florilegio che spazia dai numeri del mondiale (64 le partite trasmesse da Sky - 39 le partite in
diretta esclusiva di Sky - 150 i giornalisti di Sky etc etc) all'intervista a Fabio Caressa, fino al titolo
favoloso di pagina due: Sky ha tutto, perché perderselo?”. La nota critica di Tgcom (non contestata
da Verdelli) prosegue così: “Come non bastasse, dopo aver ampiamente ricordato i benefici della
parabola, si passano velocemente in rassegna i palinsesti delle care, vecchie tv no-pay. Con una
pioggia di errori. Il palinsesto di Mediaset è decisamente sbagliato, con affermazioni sugli
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highlights del tutto inventate. Ma ancora peggio la Gazzetta fa con la Rai che trasmetterà "solo" 25
partite. Peccato che siano le più importanti, compresi tutti gli incontri della nazionale. E,
diciamocelo, anche se la televisione di Stato non trasmette Costa Rica-Polonia, AustraliaGiappone o Paraguay-Trinidad Tobago direi che possiamo perdonarla. Lo speciale pubblicitario si
conclude poi con un grande sondaggio di Marco Pasotto su chi vincerà i mondiali: indovinate un
po' chi sono gli intervistati? Senza scomodarvi ve lo diciamo noi: gli opinionisti di Sky. Ma è sotto il
sondaggio che casca l'asino, la coerenza e le parole di Verdelli sui poteri forti, sulle pay tv, sui
soldi dei diritti e a chi fanno gola assumono una luce tutta nuova. Una bella pubblicità nella
pubblicità ci informa che è possibile vivere il mondiale in 3 mosse con la straordinaria offerta SkyGazzetta. Guardi Sky, leggi gratis la Gazzetta. Oplà, il gioco di prestigio è riuscito. Il lettore si è
pappato quattro pagine di promozione a pagamento credendole parte del giornale. E non ci
vengano a dire che il numeretto romano sulle pagine, invisibile, fa "chiaramente" capire di essere
di fronte ad un inserto. L'inserto non si fascicola in mezzo al giornale, lo si rende distinguibile dal
resto. Le pubblicità non si spacciano per notizie, soprattutto su di un giornale autorevole come la
Gazzetta”.
Il Consiglio è convinto, come ha già scritto, che “La commistione pubblicità/informazione appare
una risposta miope e sbagliata da parte degli editori, che non si pongono il problema di difendere
anche l’immagine della testata, della professione giornalistica e dei loro redattori. Nessuno
avversa la pubblicità, ma la si vuole soltanto corretta”.
Il Consiglio afferma pertanto che il comportamento tenuto dal giornalista professionista Carlo
Verdelli presenta indubbi profili di illiceità, in quanto contrario agli articoli 2 e 48 della legge 3
febbraio 1963 n. 69, alla Carta dei doveri dei giornalisti e all’articolo 44 del Contratto collettivo
nazionale dei giornalisti. Recita la Carta dei doveri: “I cittadini hanno il diritto di ricevere
un’informazione corretta, sempre distinta dal messaggio pubblicitario e non lesiva degli interessi
dei singoli”. Proclama l’articolo 44: “Allo scopo di tutelare il diritto del pubblico a ricevere una
corretta informazione, distinta e distinguibile dal messaggio pubblicitario e non lesiva degli
interessi dei singoli, i messaggi pubblicitari devono essere chiaramente individuabili come tali e
quindi distinti, anche attraverso apposita indicazione, dai testi giornalistici”. D’altro lato è ormai
pacifico che “commette illecito disciplinare il direttore che avalli copertine o articoli pubblicitari”
(Trib. Milano, 11 febbraio 1999 Parti in causa Monti c. Consiglio reg. ord. giornalisti Lombardia;
Riviste: Foro It., 1999, I, 3083 Rif. legislativi: L 3 febbraio 1963 n. 69, art. 2; L 3 febbraio 1963 n.
69, art. 48).
Il Consiglio ha affermato in diverse delibere che esiste una strategia precisa degli editori secondo
la quale la pubblicità deve presentarsi come informazione e/o frammista all’informazione. Si punta
a collocare il messaggio pubblicitario in maniera sempre più diretta all'interno dell'informazione.
Questa strategia finisce per inquinare la figura del giornalista professionista. La nuova frontiera
della pubblicità, che sta invadendo l'informazione, mette in discussione l'autonomia professionale
del giornalista con ricadute lesive sull’immagine del giornalista, dell’Ordine e della professione.
In particolare Carlo Verdelli :
a) ha violato l’obbligo di esercitare con dignità e decoro la professione (articolo 48 della legge
69/1963 sull’ordinamento della professione di giornalista), assoggettando la sua libertà di cronaca e
di critica a interessi esterni (con violazione del comma 2 dell’articolo 21 della Costituzione);
b) ha violato il principio dell’autonomia professionale (affermato dall’articolo 1, comma 3, del
Cnlg 2001/2005) e non ha garantito l'autonomia della testata (art. 6 del Cnlg), venendo così meno
al dovere di promuovere la fiducia tra la stampa e i lettori (articolo 2 della legge 69/1963);
c) non ha rispettato la sua reputazione e la dignità dell'Ordine professionale (articolo 48 della
legge professionale 69/1963).
d) ha violato, come detto, l’articolo 44 del Cnlg e la “Carta dei doveri” (paragrafo dedicato a
“Informazione e pubblicità”), che pongono vincoli insuperabili al dovere e all’obbligo giuridico di
tenere distinti informazione e pubblicità;
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PQM
il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, valutati i fatti
addebitati alla luce delle analisi deontologiche di cui al punto 4 di questo atto
amministrativo nonché agli atti preliminari al giudizio,
delibera
di sanzionare con la censura (articolo 53 legge n. 69/1963) il giornalista
professionista Carlo Verdelli, direttore responsabile della “Gazzetta dello
Sport”: “La censura, da infliggersi nei casi di abusi o mancanze di grave entità,
consiste nel biasimo formale per la trasgressione accertata”.
La presente deliberazione è «di immediata efficacia in quanto atto di natura amministrativa»
(Cass., sez. un. civ., sentenza n. 9288/1994). (Si veda anche parere dell’Ufficio VII della Direzione
generale Affari civili e libere professioni del Ministero di Giustizia 27 febbraio 1998; prot.
7/36004002/F007/744/U).
Secondo il Tribunale civile di Milano è lecito pubblicare le decisioni disciplinari dell’Ordine
dei Giornalisti: “Il Consiglio dell'Ordine è organo preposto alla sorveglianza ed alla disciplina
dei suoi iscritti ed i suoi provvedimenti sono, e devono essere, per la loro natura accessibili a
tutti. Pertanto la pubblicazione integrale sulla stampa del provvedimento disciplinare non
costituisce comportamento illecito lesivo dei diritti dell'incolpato” (Trib. Milano, 27 luglio
1998; Parti in causa A.M. c. F.A. e altro; Riviste Rass. Forense, 1999, 200). Questa sentenza è
condivisa dall’Ufficio del Garante della privacy (i relativi provvedimenti sono in Newsletter del
Garante 9 - 15 aprile 2001 e Newsletter del Garante 17 - 23 febbraio 2003).
Avverso la presente deliberazione (notificata ai controinteressati ex legge n. 241/1990) può essere
presentato (dall’interessato e dal Procuratore generale della Repubblica) ricorso al Consiglio
nazionale dell'Ordine dei Giornalisti (Lungotevere dei Cenci 8, 00186 Roma) ai sensi dell'articolo
60 della legge n. 69/1963 nel termine di 30 giorni dalla notifica del provvedimento stesso e secondo
le modalità fissate dagli artt. 59, 60, e 61 del Dpr n. 115/1965 (Regolamento di esecuzione della
legge 69/1963).. Il ricorrente può proporre, unitamente al ricorso o successivamente ad esso, istanza
di sospensione cautelare (ex art. 40 Regolamento Cnog) del provvedimento. Se presentata al
Consiglio regionale l'istanza di sospensione, unitamente a copia del ricorso e della delibera
impugnata, verrà immediatamente trasmessa al Consiglio nazionale senza attendere lo scadere dei
30 giorni di deposito previsto dall'art. 61 del Dpr 115/1965. Il ricorrente può anche presentare
l'istanza, unitamente a copia del ricorso e della deliberazione impugnata, direttamente al Consiglio
nazionale.
Si incarica la segreteria dell’OgL di provvedere alla notificazione di questa delibera in modo
diverso da quello stabilito dalla legge, ossia a mezzo telefax o a mezzo posta elettronica (artt.
136 e 151 Cpc; art 12 legge 205/2000; art. 3/bis legge 241/1990; art. 12 Dlgs 82/2005).
Il presidente dell’OgL-estensore
Prof. Francesco Abruzzo
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