BOLLETTINO U.C.F.I. (UNIONE CATTOLICA FARMACISTI ITALIANI) – SEZIONE DI VERONA LUNGADIGE SAMMICHELI, 3 C.A.P. 37129 VERONA TEL. 045/8034396 E-MAIL: ethical@brembenet .it N. 3/00 Ritrovare i significati e le motivazioni profonde delle professioni sanitarie LIBERTA’ DI CURA E SCELTE DEL SANITARIO: PROFILI ETICI Si può operare in campo sanitario in modi diversi, ma uno solo è quello umano: il modo dell’incontro tra due libertà, in cui avviene un farsi prossimo reciproco del paziente e del sanitario, in nome della vita da amare in situazione di particolare e spesso drammatico bisogno. Ma perché questo avvenga occorre una grande sensibilità etica, umanamente e cristianamente significata e alimentata. La libertà è concetto chiave e momento strutturale dell’etica. Non c’è eticità senza libertà: questa è condizione dell’etica. E nel contempo l’etica è indirizzo e scopo, valore e giudizio per la libertà: non c’è libertà eticamente indifferente e irrispondente. La libertà non è una facoltà vuota, che chiunque può riempire o plasmare come vuole, ma eticamente configurata e avvalorata. Se originariamente la libertà è possibilità di scegliere e di decidersi (libertà di scelta), essenzialmente essa è libertà morale. Il che significa che la libertà di scelta è sotto l’istanza del bene morale: è libertà per il bene. L’uomo infatti non ha la libertà di scegliere e di fare il male, perché nella scelta del male contraddice e smentisce se stesso, come nella scelta del bene esprime e realizza se stesso. Questo per dire che la libertà non è libero arbitrio: possibilità di decidersi arbitrariamente, indifferentemente. La libertà è normata dall’etica e nella fedeltà etica è fattore di maturità personale e di promozione umana. Da questa referenzialità etica procede la responsabilità: la libertà non costata semplicemente le sue scelte, ma risponde di esse davanti alla propria coscienza, davanti a Dio e davanti agli altri. Libertà è responsabilità. Libertà di cura Su questa base noi possiamo e dobbiamo significare il concetto bioetico di libertà di cura. Questa configura la condotta di una persona verso la propria vita e in particolare per la salute che ne esprime la condizione di benessere psico-fisico. Tale libertà non erge il soggetto a padrone e arbitro della vita e della sua salute. Perché la vita e la salute non sono dei beni meramente fisici e perciò moralmente indifferenti, affidati all’esclusiva valutazione e deliberazione del soggetto. Essi sono anche valori, cioè beni morali e oggettivi che antecedono e normano le scelte soggettive. Parlare allora di libertà di cura è richiamare la vocazione originaria della persona alla vita. Questa è un bene affidato da Dio alla cura amorevole di ogni soggetto umano. La vita non è un mero dato o evento biologico che ciascuno può trattare alla pari di qualunque fenomeno o congegno fisico. La vita non ha dignità di oggetto ma di soggetto, non ha valore di mezzo ma di fine. Come tale, è appello alla cura singolare dovuta a beni non strumentali, di cui non posso disporre come di una cosa. Il valore, ossia il bene morale che la vita rappresenta, è fonte di responsabilità per la libertà. E questa responsabilità prende forma nella cura dovuta alla vita. Così che libertà di cura non è un concetto vuoto. Essa non ha, non può avere accezione soggettivistica: non significa un potere del soggetto sulla vita, un disporre di essa a proprio piacimento sanandone insufficienze e deficienze. Il che dicasi o interesse. Libertà di cura è riconoscere il valore anzitutto in ordine alla malattia. E’ un obbligo della vita e assumerne intelligentemente e morale la terapia, come pure la prevenzione, la fedelmente i compiti di rispetto che significa e diagnosi e la riabilitazione. Sottrarsi a tale obbligo comporta. E’ così smentita una certa mentalità non è affermazione di libertà, ma peccato di oggi, tendente a fare della omissione. L’uomo L’OPERATORE SANITARIO FA infatti non ha un vita un bene “privato” di esclusiva pertinenza del potere padronale DELLA VERITA’ IL soggetto, senza né sulla vita, ma un REFERENTE PRIMO DELLA valenza oggettiva (che potere ministeriale: possa normare e egli ne è il fedele SUA PROFESSIONALITA’, giudicare le scelte del custode. Come tale NELLA CONSAPEVOLEZZA soggetto), né rilevanza deve prendersi cura pubblica (che possa della vita, CHE SCIENZA E COSCIENZA indurre il legislatore a tutelandone e NON SI ELIDONO E limitare il potere su di promuovendone la essa). Che anzi, in questa salute. Questo non è CONTRADDICONO MAI. mentalità, si chiede al solo un diritto: è legislatore di riconoscere e massimizzare sempre anche un dovere, percepito come responsabilità. più il potere soggettivo sulla vita. Il che è Libertà di cura dunque non dice arbitrio, ma congeniale alla ideologia liberistica tendente a fare responsabilità per la vita. A questa responsabilità si di tutto, anche della vita, un bene di consumo, può venir meno non solo per disimpegno incurante valutabile secondo criteri di mera globalità, della salute, ma anche per ricerca ansiosa e quasi desiderio o vantaggio. In essa la libertà di cura è la ossessiva di una “vita di qualità” rispondente a rivendicazione di un potere sulla vita ad esclusiva criteri di godibilità, avvenenza ed efficienza, che discrezione e arbitrio del soggetto, che va dalla induce da ultimo alla disistima della vita quando soddisfazione di ogni desiderio al disimpegno e al questi parametri e obiettivi non sono più validi e rifiuto della vita. Ne sono espressione emblematica perseguibili. Nell’uno e nell’altro caso si afferma la libertà di aborto, di eutanasia, di ostinazione un “concetto egoistico di libertà”, tutto chiuso nel diagnostica e terapeutica, di chirurgia transessuale, cerchio della propria opinabilità e arbitrarietà, di maternità e paternità ad ogni costo, di ingegneria incapace di significare la verità e il valore eugenetica, di rifiuto e forzatura della natura e dei incondizionato della vita (cfr Giovanni Paolo II, suoi cicli, di medicalizzazione invasiva e pervasiva Lettera Enciclica “Evangelium vitae”, nn. 13 e di problemi e disagi umani. Tutto questo prescinde 19). La responsabilità curativa del soggetto della da una concezione di valore della vita, che la vita interseca e interpella la coscienza e la libertà, riconosce come bene in sé. Dire “bene in sé” la professionalità e la disponibilità dell’operatore significa prima di tutto che il valore della vita è sanitario. E questo non solo a livello tecnico, ma a intrinseco alla vita: questa vale in se stessa, non livello primariamente etico. Il che vuol dire che deriva il suo valore da altro o da altri; così che mai l’operatore sanitario non è un interlocutore una vita umana può essere commisurata e posposta meramente contrattuale dei propri pazienti: ad interessi ad essa esterni. In secondo luogo dire chiamato nel rapporto sanitario a misurarsi solo che la vita è un “bene in sé” significa che il suo con le possibilità e le capacità scientifico-tecniche. valore non è determinato dall’uomo e dalla sua La sua professionalità non è riconducibile a libertà: è fatto “prima” dal suo Creatore. Così che competenza o perizia medico-sanitaria. Per essere verso la vita l’uomo è chiamato al riconoscimento umana e umanizzante essa è coltivata ed esercitata contemplativo e alla libertà fedele. L’uomo non con intelligenza e coscienza etica. Questo significa considera e tratta la vita come un prodotto, ma che l’operatore sanitario fa della verità della vita il come un dono. Questo vuol dire che la vita referente primo della sua professionalità, nella antecede la libertà, divenendo per essa fonte di consapevolezza che scienza e coscienza non si moralità e responsabilità. La libertà è sotto il elidono e contraddicono mai. Ma dal loro fecondo principio della responsabilità nella cura della connubio procede l’attività sanitaria come operare salute, che della vita esprime la condizione del profondamente umano e altamente religioso. Essa migliore benessere possibile. Responsabilità nella infatti cura la vita nei suoi soggetti e, curando la cura significa che ogni uomo prende in carico la vita, dà lode e gloria al suo Creatore. Questa propria vita (come quella del suo prossimo), professionalità integralmente umana, e perciò promuovendone la qualità, tutelandone l’integrità e irrinunciabilmente etica, fa dell’operatore sanitario un interlocutore sapiente, illuminato e responsabile sanitario a pratiche offensive della vita. Ciò non del dialogo e della relazione medica. Egli non è un toglie che si danno casi – oggi più che mai – in cui appagatore di desideri né un mero operatore le scelte diventano complesse, così da domandarsi clinico, ma un soggetto di scelte: soggetto di cosa significa in concreto determinarsi a beneficio ascolto del disagio e della sofferenza e soggetto e tutela della vita. Ci si chiede se si sia tenuti a della risposta ricorrere ad ogni NON C’E’ DESIDERIO O VOLERE medica atta a mezzo disponibile o curare e, nei se si possa anche o si DEL PAZIENTE CHE POSSA limiti del debba rinunciarvi. OBBLIGARE L’OPERATORE possibile, a Certamente non guarire. Ciò sta a vanno fatte scelte SANITARIO A PRATICHE dire che la libertà soppressive della vita. OFFENSIVE DELLA VITA. medico-sanitaria Ma questo non è anch’essa una significa ricerca della libertà morale: una libertà di scelte a tutela e vita ad ogni costo, così da dar luogo a situazioni di promozione della vita e della salute. Il che ha due accanimento terapeutico. L’operatore sanitario indirizzi fondamentali ben precisi, come due deve avere un sacro rispetto del decorso della vita, sponde entro cui fluisce la libertà dell’operatore così da riconoscerne e curarne ogni fase, anche sanitario. Il primo: non tutto ciò che è quella terminale. Nel discernimento della situazione e nella determinazione concreta delle tecnicamente possibile può dirsi eticamente ammissibile. In altre parole, l’attività sanitaria non scelte da compiere, l’operatore sanitario si atterrà sottosta alla mera razionalità scientifico-tecnica. al principio etico di proporzionalità nelle cure, Questa non basta da sola a umanizzare la medicina secondo cui è moralmente possibile e a volte anche se non è integrata e diretta dalla razionalità etica. doveroso, per non cadere nell’accanimento Nella prima sono in gioco mezzi e risultati, nella terapeutico, rinunciare a mezzi curativi seconda sono in gioco valori e fini. La prima è sproporzionati o straordinari; non si deve invece sotto il criterio e l’istanza dell’efficacia e mai rinunciare ai mezzi proporzionati e ordinari. E’ dell’efficienza, la seconda sotto il criterio e questa una scelta che gli operatori sanitari sono l’istanza della verità della vita. Ora vi sono chiamati a fare in scienza e coscienza, mettendo a possibilità tecniche che conculcano e contrastano raffronto i mezzi terapeutici disponibili con i la verità della vita. Come tali non sono moralmente risultati sperati, tenuto conto delle condizioni del opzionabili. L’operatore sanitario che appiattisce la paziente (cfr. Congregazione per la Dottrina della propria coscienza sulla mera razionalità Fede, Dichiarazione sull’eutanasia “Iura et Bona” scientifico-tecnica sminuisce e svigorisce la sua del 5.5.1980: “Al fine di verificare e stabilire il professionalità in senso prassistico. Coltivare darsi o meno del rapporto di proporzione in una invece una coscienza etica è ispessirla e innervarla determinata situazione, si devono valutare bene i di significati profondamente umani e teologali. Il mezzi mettendo a confronto il tipo di terapia, il secondo: l’operatore sanitario sta sempre dalla grado di difficoltà e di rischio che comporta, le parte della vita. Perché è la vita il bene che dà spese necessarie e le possibilità di applicazione, senso e scopo alla professione medico-sanitaria. con il risultato che ci si può aspettare, tenuto conto Così che è una contraddizione in termini – una delle condizioni dell’ammalato e delle sue forze sconfessione della propria attività e perciò un fisiche e morali”). Il principio è generale, ma la sua autorinnegamento, un’autosmentita – ogni applicazione è sempre singolare. Esso è una guida determinazione e opzione di morte. La professione etica che dirige e rassicura le scelte molte volte sanitaria è una scelta fondamentale e quotidiana a difficili e complesse degli operatori sanitari. Questi tutela e promozione della vita, dal concepimento non avranno motivo di angustiarsi per non aver alla morte naturale. E’ questa una coscienza che tentato ogni mezzo, perché non sono chiamati ad antecede e giudica ogni legislazione in campo una terapia “ad ogni costo”, ma a terapie realmente medico. Per questo, nel conflitto tra legge e umane e umanizzanti, e perciò rispettose del coscienza c’è un primato della coscienza sulla disegno di Dio su ogni vita umana. legge che legittima e chiama all’obiezione di coscienza. Parimenti nel rapporto medico-paziente MAURO COZZOLI l’operatore sanitario è vincolato dalla sua Professore di Teologia Morale nella Pontificia coscienza a scelte ad esclusivo beneficio della vita Università Lateranense, Roma e mai a suo detrimento. Non c’è desiderio o volere (intervento tratto da “Medicina e morale” 1999/6) del paziente che possa obbligare l’operatore