n° 03 Liberta´ di cura e scelte del sanitario

BOLLETTINO U.C.F.I. (UNIONE CATTOLICA FARMACISTI ITALIANI) – SEZIONE DI VERONA
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N. 3/00
Ritrovare i significati e le motivazioni profonde delle professioni
sanitarie
LIBERTA’ DI CURA E SCELTE DEL
SANITARIO: PROFILI ETICI
Si può operare in campo sanitario in modi diversi, ma uno solo è
quello umano: il modo dell’incontro tra due libertà, in cui avviene un
farsi prossimo reciproco del paziente e del sanitario, in nome della
vita da amare in situazione di particolare e spesso drammatico
bisogno. Ma perché questo avvenga occorre una grande sensibilità
etica, umanamente e cristianamente significata e alimentata.
La libertà è concetto chiave e momento strutturale
dell’etica. Non c’è eticità senza libertà: questa è
condizione dell’etica. E nel contempo l’etica è
indirizzo e scopo, valore e giudizio per la libertà:
non c’è libertà eticamente indifferente e
irrispondente. La libertà non è una facoltà vuota,
che chiunque può riempire o plasmare come vuole,
ma eticamente configurata e avvalorata. Se
originariamente la libertà è possibilità di scegliere
e di decidersi (libertà di scelta), essenzialmente
essa è libertà morale. Il che significa che la libertà
di scelta è sotto l’istanza del bene morale: è libertà
per il bene. L’uomo infatti non ha la libertà di
scegliere e di fare il male, perché nella scelta del
male contraddice e smentisce se stesso, come nella
scelta del bene esprime e realizza se stesso. Questo
per dire che la libertà non è libero arbitrio:
possibilità
di
decidersi
arbitrariamente,
indifferentemente. La libertà è normata dall’etica e
nella fedeltà etica è fattore di maturità personale e
di promozione umana. Da questa referenzialità
etica procede la responsabilità: la libertà non
costata semplicemente le sue scelte, ma risponde di
esse davanti alla propria coscienza, davanti a Dio e
davanti agli altri. Libertà è responsabilità.
Libertà di cura
Su questa base noi possiamo e dobbiamo
significare il concetto bioetico di libertà di cura.
Questa configura la condotta di una persona verso
la propria vita e in particolare per la salute che ne
esprime la condizione di benessere psico-fisico.
Tale libertà non erge il soggetto a padrone e arbitro
della vita e della sua salute. Perché la vita e la
salute non sono dei beni meramente fisici e perciò
moralmente indifferenti, affidati all’esclusiva
valutazione e deliberazione del soggetto. Essi sono
anche valori, cioè beni morali e oggettivi che
antecedono e normano le scelte soggettive. Parlare
allora di libertà di cura è richiamare la vocazione
originaria della persona alla vita. Questa è un bene
affidato da Dio alla cura amorevole di ogni
soggetto umano. La vita non è un mero dato o
evento biologico che ciascuno può trattare alla pari
di qualunque fenomeno o congegno fisico. La vita
non ha dignità di oggetto ma di soggetto, non ha
valore di mezzo ma di fine. Come tale, è appello
alla cura singolare dovuta a beni non strumentali,
di cui non posso disporre come di una cosa. Il
valore, ossia il bene morale che la vita rappresenta,
è fonte di responsabilità per la libertà. E questa
responsabilità prende forma nella cura dovuta alla
vita. Così che libertà di cura non è un concetto
vuoto. Essa non ha, non può avere accezione
soggettivistica: non significa un potere del soggetto
sulla vita, un disporre di essa a proprio piacimento
sanandone insufficienze e deficienze. Il che dicasi
o interesse. Libertà di cura è riconoscere il valore
anzitutto in ordine alla malattia. E’ un obbligo
della vita e assumerne intelligentemente e
morale la terapia, come pure la prevenzione, la
fedelmente i compiti di rispetto che significa e
diagnosi e la riabilitazione. Sottrarsi a tale obbligo
comporta. E’ così smentita una certa mentalità
non è affermazione di libertà, ma peccato di
oggi, tendente a fare della
omissione. L’uomo
L’OPERATORE SANITARIO FA infatti non ha un
vita un bene “privato” di
esclusiva pertinenza del
potere
padronale
DELLA VERITA’ IL
soggetto,
senza
né
sulla vita, ma un
REFERENTE PRIMO DELLA
valenza oggettiva (che
potere ministeriale:
possa
normare
e
egli ne è il fedele
SUA PROFESSIONALITA’,
giudicare le scelte del
custode. Come tale
NELLA
CONSAPEVOLEZZA
soggetto), né rilevanza
deve prendersi cura
pubblica (che
possa
della
vita,
CHE SCIENZA E COSCIENZA
indurre il legislatore a
tutelandone
e
NON SI ELIDONO E
limitare il potere su di
promuovendone la
essa). Che anzi, in questa
salute. Questo non è
CONTRADDICONO MAI.
mentalità, si chiede al
solo un diritto: è
legislatore di riconoscere e massimizzare sempre
anche un dovere, percepito come responsabilità.
più il potere soggettivo sulla vita. Il che è
Libertà di cura dunque non dice arbitrio, ma
congeniale alla ideologia liberistica tendente a fare
responsabilità per la vita. A questa responsabilità si
di tutto, anche della vita, un bene di consumo,
può venir meno non solo per disimpegno incurante
valutabile secondo criteri di mera globalità,
della salute, ma anche per ricerca ansiosa e quasi
desiderio o vantaggio. In essa la libertà di cura è la
ossessiva di una “vita di qualità” rispondente a
rivendicazione di un potere sulla vita ad esclusiva
criteri di godibilità, avvenenza ed efficienza, che
discrezione e arbitrio del soggetto, che va dalla
induce da ultimo alla disistima della vita quando
soddisfazione di ogni desiderio al disimpegno e al
questi parametri e obiettivi non sono più validi e
rifiuto della vita. Ne sono espressione emblematica
perseguibili. Nell’uno e nell’altro caso si afferma
la libertà di aborto, di eutanasia, di ostinazione
un “concetto egoistico di libertà”, tutto chiuso nel
diagnostica e terapeutica, di chirurgia transessuale,
cerchio della propria opinabilità e arbitrarietà,
di maternità e paternità ad ogni costo, di ingegneria
incapace di significare la verità e il valore
eugenetica, di rifiuto e forzatura della natura e dei
incondizionato della vita (cfr Giovanni Paolo II,
suoi cicli, di medicalizzazione invasiva e pervasiva
Lettera Enciclica “Evangelium vitae”, nn. 13 e
di problemi e disagi umani. Tutto questo prescinde
19). La responsabilità curativa del soggetto della
da una concezione di valore della vita, che la
vita interseca e interpella la coscienza e la libertà,
riconosce come bene in sé. Dire “bene in sé”
la professionalità e la disponibilità dell’operatore
significa prima di tutto che il valore della vita è
sanitario. E questo non solo a livello tecnico, ma a
intrinseco alla vita: questa vale in se stessa, non
livello primariamente etico. Il che vuol dire che
deriva il suo valore da altro o da altri; così che mai
l’operatore sanitario non è un interlocutore
una vita umana può essere commisurata e posposta
meramente contrattuale dei propri pazienti:
ad interessi ad essa esterni. In secondo luogo dire
chiamato nel rapporto sanitario a misurarsi solo
che la vita è un “bene in sé” significa che il suo
con le possibilità e le capacità scientifico-tecniche.
valore non è determinato dall’uomo e dalla sua
La sua professionalità non è riconducibile a
libertà: è fatto “prima” dal suo Creatore. Così che
competenza o perizia medico-sanitaria. Per essere
verso la vita l’uomo è chiamato al riconoscimento
umana e umanizzante essa è coltivata ed esercitata
contemplativo e alla libertà fedele. L’uomo non
con intelligenza e coscienza etica. Questo significa
considera e tratta la vita come un prodotto, ma
che l’operatore sanitario fa della verità della vita il
come un dono. Questo vuol dire che la vita
referente primo della sua professionalità, nella
antecede la libertà, divenendo per essa fonte di
consapevolezza che scienza e coscienza non si
moralità e responsabilità. La libertà è sotto il
elidono e contraddicono mai. Ma dal loro fecondo
principio della responsabilità nella cura della
connubio procede l’attività sanitaria come operare
salute, che della vita esprime la condizione del
profondamente umano e altamente religioso. Essa
migliore benessere possibile. Responsabilità nella
infatti cura la vita nei suoi soggetti e, curando la
cura significa che ogni uomo prende in carico la
vita, dà lode e gloria al suo Creatore. Questa
propria vita (come quella del suo prossimo),
professionalità integralmente umana, e perciò
promuovendone la qualità, tutelandone l’integrità e
irrinunciabilmente etica, fa dell’operatore sanitario
un interlocutore sapiente, illuminato e responsabile
sanitario a pratiche offensive della vita. Ciò non
del dialogo e della relazione medica. Egli non è un
toglie che si danno casi – oggi più che mai – in cui
appagatore di desideri né un mero operatore
le scelte diventano complesse, così da domandarsi
clinico, ma un soggetto di scelte: soggetto di
cosa significa in concreto determinarsi a beneficio
ascolto del disagio e della sofferenza e soggetto
e tutela della vita. Ci si chiede se si sia tenuti a
della
risposta
ricorrere ad ogni
NON C’E’ DESIDERIO O VOLERE
medica atta a
mezzo disponibile o
curare e, nei
se si possa anche o si
DEL PAZIENTE CHE POSSA
limiti
del
debba
rinunciarvi.
OBBLIGARE L’OPERATORE
possibile,
a
Certamente
non
guarire. Ciò sta a
vanno
fatte
scelte
SANITARIO A PRATICHE
dire che la libertà
soppressive della vita.
OFFENSIVE
DELLA
VITA.
medico-sanitaria
Ma
questo
non
è anch’essa una
significa ricerca della
libertà morale: una libertà di scelte a tutela e
vita ad ogni costo, così da dar luogo a situazioni di
promozione della vita e della salute. Il che ha due
accanimento terapeutico. L’operatore sanitario
indirizzi fondamentali ben precisi, come due
deve avere un sacro rispetto del decorso della vita,
sponde entro cui fluisce la libertà dell’operatore
così da riconoscerne e curarne ogni fase, anche
sanitario. Il primo: non tutto ciò che è
quella terminale. Nel discernimento della
situazione e nella determinazione concreta delle
tecnicamente possibile può dirsi eticamente
ammissibile. In altre parole, l’attività sanitaria non
scelte da compiere, l’operatore sanitario si atterrà
sottosta alla mera razionalità scientifico-tecnica.
al principio etico di proporzionalità nelle cure,
Questa non basta da sola a umanizzare la medicina
secondo cui è moralmente possibile e a volte anche
se non è integrata e diretta dalla razionalità etica.
doveroso, per non cadere nell’accanimento
Nella prima sono in gioco mezzi e risultati, nella
terapeutico, rinunciare a mezzi curativi
seconda sono in gioco valori e fini. La prima è
sproporzionati o straordinari; non si deve invece
sotto il criterio e l’istanza dell’efficacia e
mai rinunciare ai mezzi proporzionati e ordinari. E’
dell’efficienza, la seconda sotto il criterio e
questa una scelta che gli operatori sanitari sono
l’istanza della verità della vita. Ora vi sono
chiamati a fare in scienza e coscienza, mettendo a
possibilità tecniche che conculcano e contrastano
raffronto i mezzi terapeutici disponibili con i
la verità della vita. Come tali non sono moralmente
risultati sperati, tenuto conto delle condizioni del
opzionabili. L’operatore sanitario che appiattisce la
paziente (cfr. Congregazione per la Dottrina della
propria coscienza sulla mera razionalità
Fede, Dichiarazione sull’eutanasia “Iura et Bona”
scientifico-tecnica sminuisce e svigorisce la sua
del 5.5.1980: “Al fine di verificare e stabilire il
professionalità in senso prassistico. Coltivare
darsi o meno del rapporto di proporzione in una
invece una coscienza etica è ispessirla e innervarla
determinata situazione, si devono valutare bene i
di significati profondamente umani e teologali. Il
mezzi mettendo a confronto il tipo di terapia, il
secondo: l’operatore sanitario sta sempre dalla
grado di difficoltà e di rischio che comporta, le
parte della vita. Perché è la vita il bene che dà
spese necessarie e le possibilità di applicazione,
senso e scopo alla professione medico-sanitaria.
con il risultato che ci si può aspettare, tenuto conto
Così che è una contraddizione in termini – una
delle condizioni dell’ammalato e delle sue forze
sconfessione della propria attività e perciò un
fisiche e morali”). Il principio è generale, ma la sua
autorinnegamento, un’autosmentita – ogni
applicazione è sempre singolare. Esso è una guida
determinazione e opzione di morte. La professione
etica che dirige e rassicura le scelte molte volte
sanitaria è una scelta fondamentale e quotidiana a
difficili e complesse degli operatori sanitari. Questi
tutela e promozione della vita, dal concepimento
non avranno motivo di angustiarsi per non aver
alla morte naturale. E’ questa una coscienza che
tentato ogni mezzo, perché non sono chiamati ad
antecede e giudica ogni legislazione in campo
una terapia “ad ogni costo”, ma a terapie realmente
medico. Per questo, nel conflitto tra legge e
umane e umanizzanti, e perciò rispettose del
coscienza c’è un primato della coscienza sulla
disegno di Dio su ogni vita umana.
legge che legittima e chiama all’obiezione di
coscienza. Parimenti nel rapporto medico-paziente
MAURO COZZOLI
l’operatore sanitario è vincolato dalla sua
Professore di Teologia Morale nella Pontificia
coscienza a scelte ad esclusivo beneficio della vita
Università Lateranense, Roma
e mai a suo detrimento. Non c’è desiderio o volere
(intervento tratto da “Medicina e morale” 1999/6)
del paziente che possa obbligare l’operatore