AIDS, CONDOM E GRAVIDANZE I preservativi sono sicuri? In Italia dal '91 sono stati pubblicati alcuni opuscoli: "AIDS"; "AIDS, occhio al virus"; "AIDS, che cosa fai per te e per gli altri"; "Come ti frego il virus!" (con lupo Alberto). Nel primo, nel secondo e nel quarto, si dice che il preservativo "riduce" il rischio, non che lo annulla. Il terzo dice che "solo una relazione stabile e reciprocamente fedele con un partner non contagiato esclude ogni rischio": insomma, meglio evitare rapporti sessuali promiscui. Un infettivologo, Guido Leo, scrive che il preservativo abbatte del 90% il rischio di trasmissione sessuale dell'AIDS e quindi non lo elimina1. Secondo altri lavori lo riduce dal 78% all'82%2. Il rapporto tra numero di cattolici in Africa e AIDS è quasi inversamente proporzionale3. In Zimbabwe, Botswana, Sudafrica e Kenya, dove dall'inizio degli anni '90 ad oggi il condom è stato molto diffuso, la situazione è peggiorata. “The Lancet” del 29/1/2000 ha pubblicato uno studio secondo cui l'eccessivo senso di sicurezza indotto dall'uso del condom, come fosse “la” soluzione, induce comportamenti a rischio. Cascioli conferma che c'è almeno un 10% di rischio, forse di più. “Family Planning Perspectives”, 21, May/June 1989, 103, 105: il condom fallisce nel prevenire le gravidanze almeno nel 17,7% del tempo durante un anno di uso; può fallire nel 36,3% del tempo nel caso delle giovani donne non sposate di alcuni gruppi. Pensiamo che l'ovulazione non avviene sempre mentre l'AIDS è sempre trasmissibile. Il “latex contiene difetti inerenti” almeno 50 volte più grandi del virus dell'AIDS4. 1 Il testo si trova in “Il medico d'Italia” n. 93, 1993, p. 9. 2 Questi dati sono in M. L. Di Pietro, “Adolescenza e comportamenti a rischio”, La Scuola, pp. 161-165. L'autrice consiglia, sui limiti del condom, la lettura di K. April – R. Koster – G. Fantacci – W. Schreiner, Qual è il grado effettivo di protezione dall'HIV del profilattico?, in “Medicina e Morale”, n. 5, 1994, pp. 903-925. 3 Cfr. Cascioli, articolo uscito su “il Timone”, n. 83, Ed. Art. 4 Cfr. C. M. Roland, citato da J. Kelly, ostetrico e ginecologo del Birmingham Maternity Hospital (England), in “The Tablet”, 16 dicembre 1995, p. 1620. I condom si rompono, anche se non si dice in giro5. Alla “National Conference on HIV” tenutasi a Washington dal 15 al 18 novembre 1991, nessuno degli 800 sessuologi alzò la mano quando fu chiesto loro se avrebbero affidato la vita al condom per usarlo con una persona nota come malata di AIDS6. In molti film si vedono personaggi che hanno rapporti sessuali mostrandosi sicuri che non ci sarà nessuna conseguenza, anche quando a stento si conoscono o non hanno alcuna intenzione di avere figli: come se esistesse una fiducia totale nei contraccettivi, o si potesse decidere di essere temporaneamente sterili e immuni da malattie. Dai dati sopra riportati, però, sembra che così si spingano i giovani ad esporsi senza necessità ad una specie di lotteria, nella quale si può “vincere” una malattia venerea, o trovarsi a concepire un figlio quando capita. A c. della V. S. 5 Cfr. “Nature” n. 335, 1 settembre 1988. Forse dell'altro materiale sui rischi del condom è in: “American Journal of Nursing”, ottobre 1987; “Social Science of Medicine”, vol. 36, n. 113, giugno 1993; M. De Pio, El preservativo masculino no es seguro para la mujer, in “Bollettino di notizie ONU”, n. 99, 16/99; Bs. As. 22 marzo 1999; H. Lestradet, articolo uscito su “Le Figaro”, 22 giugno 1994 (Lestradet fa parte dell'Accademia di Medicina Francese). 6 Cfr. T. Crenshaw, In defense of a little virginity, in “USA Today”, 14 aprile 1992.