I testi della prima celebrazione sono tratti da RANIERO CANTALAMESSA, Gesù Cristo il Santo di Dio, p. 109-126, Edizioni Paoline 1990. La riflessione sul decalogo della seconda celebrazione sono tratte da: ENZO FRANCHINI, Le 10 grandi libertà, centro Editoriale Dehoniano 1990. Le preghiere sono tratte o adattate da vari testi di JEAN GALOT (Tipolitografia delle Monache Benedettine - S. Agata sui due Golfi). _____________________________________________________________________________________ ____ Parrocchia Santa Maria del Porto - Marina di San Vito Servizio parrocchiale per la pastorale giovanile Giornata di ritiro spirituale a Manoppello - 30 giugno 2001 "Chi ha visto me, ha visto il Padre" Giovanni 14, 9 CANTO INIZIALE: VIENI IN ME T Vorrei cantarti un inno di lode, vorrei danzare e gioire d'amore, vorrei gridarti che t'amo Signore, ma queste labbra non parlano ancor. S Deh, vieni in me o Signore Gesù. T Deh, vieni in me o Signore Gesù. Vorrei guardarti, fissare il tuo volto vorrei sentirmi guardato da te, vorrei sentirmi raggiante, Signore, ma questi occhi non vedono ancor. Vieni a cantare tu l'inno di lode, vieni a danzare ed esultare d'amore, e grida al Padre che l'amo, Signore, tu sei la voce del mio cuor. Manda il tuo Spirito dentro il mio petto, supplica il Padre e loda il suo nome, prendi le mani, le labbra, il mio cuore, prendi il mio canto e questa mia lode. PREGHIERA COMUNE T Che la mia preghiera sia un lungo, lunghissimo sguardo posato su di te: uno sguardo che aderisce a quello che vede dell'invisibile. Che mai il mio sguardo si stanchi di te, né dell'immensa oscurità in cui ogni giorno deve scoprire la tua luce: che il mio sguardo ti sia fedele. Che il mio sguardo ti dica il mio affetto; che possa esprimere nel suo silenzio quello che le parole non possono dire, ed esprimere l'inesprimibile fondo del cuore. Che il mio sguardo possa perdersi nell'infinito del tuo sguardo, nel mistero; che l'infinito del tuo amore mi attiri a te, prendendo i miei occhi e tutto il mio essere. INTRODUZIONE (Adatt. da RANIERO CANTALAMESSA, Gesù Cristo il Santo di Dio, p. 109) L1 L'amore per Gesù San Tommaso d'Aquino distingue l'amore in due grandi specie: l'amore di concupiscenza e l'amore di amicizia, ciò che corrisponde, in parte, all'altra distinzione, più comune, tra eros e agape, tra amore di ricerca e amore di donazione. L'amore di concupiscenza - egli dice - è quando qualcuno ama qualcosa, cioè quando una persona ama una cosa, intendendo per «cosa» non solo un bene materiale o spirituale, ma anche una persona, se questa non è amata come tale, ma strumentalizzata e ridotta appunto a cosa. L'amore di amicizia è quando qualcuno ama qualcuno, cioè quando una persona ama un'altra persona. Il rapporto fondamentale che ci lega a Gesù in quanto persona è dunque l'amore. La domanda che ci poniamo circa la divinità di Cristo è: «Credi tu?»; la domanda che ci dobbiamo porre circa la persona di Cristo è: «Mi ami tu?». Esiste un esame di cristologia che tutti i credenti, non solo i teologi, devono passare e questo esame comporta due domande obbligatorie per tutti. L'esaminatore qui è Cristo stesso. Dal risultato di questo esame dipende non l'accedere o meno al sacerdozio e neppure l'accedere o meno a una laurea in teologia, ma l'accedere o meno alla vita eterna. E tali due domande sono appunto: «Credi tu?» e «Mi ami tu?»: Credi tu nella divinità di Cristo? Ami tu la persona di Cristo? RESPONSORIO (dal Salmo 17) L1 Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, T mia fortezza, mio liberatore; mio Dio, mia rupe in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza. LETTURA BIBLICA (Giovanni 21, 15-19) L2 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi». CANTO DI CONTEMPLAZIONE: GESÙ GESÙ T Gesù, Gesù, sono qui davanti a te, per cantare il tuo amore e donarti il cuor. Gesù, Gesù, quando al buio ti cercavo, dove eri, o mio Signore, dentro al mio cuor! Gesù, Gesù, lode e gloria a te, Signor, * che mi cerchi e mi consoli quando ho triste il cuor. Gesù, Gesù, mio Dio e Salvator, io ti credo e ti adoro con tutto il mio cuor. Gesù, Gesù, mite ed umile di cuor, sei l'amore, sei la mia pace, ch'io rimanga in te. Gesù, Gesù, io voglio solo te: * la pienezza di ogni gioia solo tu sai dar. Gesù, Gesù, tu il paziente, tu l'umile, solo tu il misericordioso, l'infinito amor. Gesù, Gesù, mia vita, mia speranza, mia delizia e consolazione, mia libertà. Gesù, Gesù, senza fine lode a te, * io invoco il tuo Regno, il tuo immenso amor. RIFLESSIONE (Adatt. da RANIERO CANTALAMESSA, Gesù Cristo il Santo di Dio, p. 110-113) L3 Perché amare Gesù Cristo? Il primo motivo per amare Gesù Cristo, il più semplice, è che lui stesso ce lo chiede. Nell'ultima apparizione del Risorto ricordata nel vangelo di Giovanni, a un certo punto, Gesù si rivolge a Simon Pietro e gli chiede per tre volte di seguito: « Simone di Giovanni, mi ami tu? ». Due volte, nelle parole di Gesù, ricorre il verbo agapao che indica, di solito, la forma più alta dell'amore, quella dell'agape, o della carità, e una volta il verbo phileo, che indica l'amore di amicizia, il voler bene o essere affezionati a qualcuno. Ha affermato san Giovanni della Croce: «Alla fine della vita saremo interrogati sull'amore » e così vediamo che avvenne anche per gli apostoli: alla fine della loro vita con Gesù, alla fine del vangelo, furono interrogati sull'amore. Non su altro. Come tutte le grandi parole di Cristo nel vangelo, anche questa « Mi ami tu? » non è rivolta solo a chi l'ascoltò per la prima volta, in questo caso a Pietro, ma a tutti coloro che leggono il vangelo. Altrimenti, il vangelo non sarebbe il libro che è, il libro che contiene parole che «non passano». Come può, del resto, uno che conosce chi è Gesù Cristo, ascoltare quella domanda dalle sue labbra e non sentirsene personalmente interpellato, non percepire che quel «tu» di «Mi ami tu?» si rivolge proprio a lui? Questa domanda ci colloca di colpo in una posizione unica, ci isola da tutti, ci individua, ci fa persone. Alla domanda « Mi ami tu? » non si può rispondere per interposta persona o per interposta istituzione. Non basta far parte di un corpo, la Chiesa, che ama Gesù. Notiamo ciò nello stesso racconto evangelico, senza con questo voler forzare il testo. Fino a quel momento, la scena si presenta molto affollata e movimentata: insieme con Simon Pietro, c'erano Tommaso, Natanaele, i due figli di Zebedeo e altri due discepoli. Insieme avevano pescato, mangiato, riconosciuto il Signore. Ma ora, improvvisamente, a quella domanda di Gesù, tutto e tutti sprofondano come nel nulla, scompaiono dalla scena evangelica. Si crea uno spazio intimo in cui si trovano soli, uno di fronte all'altro, Gesù e Pietro. L'apostolo è individuato e isolato fra tutti da quella domanda inattesa: «Mi ami tu?». Una domanda alla quale nessun altro può rispondere per lui e alla quale egli non può rispondere - come ha fatto tante altre volte - a nome di tutti gli altri, ma deve rispondere solo per se stesso. E infatti si vede che Pietro è costretto, dall'incalzare delle tre domande, a rientrare in se stesso, passando dalle prime due risposte, immediate ma superficiali, all'ultima, nella quale si vede affiorare in lui tutta la consapevolezza del suo passato e anche una grande umiltà: « Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene ». L4 Si deve dunque amare Gesù perché lui stesso ce lo chiede. Ma anche per un secondo motivo: perché egli ci ha amato per primo. Era quello che infiammava più di ogni altra cosa l'apostolo Paolo: « Mi L1 ha amato - diceva - e ha dato se stesso per me! » (Gal 2,20). «L'amore di Cristo ci spinge - diceva ancora - al pensiero che uno è morto per tutti » (2 Cor 5,14). Il fatto che Gesù ci abbia amato per primo e fino al punto da dare la vita per noi «ci spinge», o come si può tradurre anche «ci costringe da tutte le parti», «ci urge dentro». Si tratta di quella ben nota legge per cui l'amore non permette a chi è amato di non riamare a sua volta. «Come non riamare uno che ci ha amato tanto? », canta l'inno Adeste fideles. L'amore non si ripaga che con l'amore. Nessun altro prezzo è adeguato. Si deve poi amare Gesù soprattutto perché egli è degno d'amore, è amabile in se stesso. Egli riunisce in sé ogni bellezza, ogni perfezione e santità. Il nostro cuore ha bisogno di «qualche cosa di maestoso» da amare; niente perciò può soddisfarlo appieno all'infuori di lui. Se il Padre celeste trova in lui, come è scritto, «ogni compiacenza», se il Figlio è l'oggetto di tutto il suo amore, come non lo sarà del nostro? Se egli riempie e soddisfa appieno tutta la capacità infinita d'amare di Dio Padre, non riempirà la nostra? Si deve inoltre amare Gesù perché chi lo ama è amato dal Padre: «Chi mi ama - ha detto - sarà amato dal Padre mio », e: « Il Padre stesso vi ama perché voi mi avete amato » (Gv 14, 21.23; 16, 27). Si deve amare Gesù perché solo chi lo ama lo conosce: «A chi mi ama - ha detto - mi manifesterò» (cfr. Gv 14,21). Se è vera la massima che «non si può amare ciò che non si conosce», è altrettanto vero, specialmente quando si tratta delle cose divine, anche il suo contrario e cioè che non si conosce se non ciò che si ama. Senza un vero amore, ispirato dallo Spirito Santo, il Gesù che si viene a conoscere con le più brillanti e acute analisi cristologiche, non è il vero Gesù, ma un'altra cosa. Il vero Gesù non lo rivelano «la carne e il sangue», cioè l'intelligenza e la ricerca umana, ma lo rivela «il Padre che è nei cieli» (cfr. Mt 16,17) e il Padre non lo rivela ai curiosi, ma agli amanti; non ai sapienti e agli intelligenti, ma ai piccoli (cfr. Mt 25,11). Si deve infine amare Gesù perché solo amandolo è possibile osservare la sua parola e mettere in pratica i suoi comandamenti. «Se mi amate - ha detto egli stesso - osserverete i miei comandamenti», e: «Chi non mi ama, non osserva le mie parole» (Gv 14,15.24). Questo vuol dire che non è possibile essere cristiani sul serio, cioè seguire concretamente i dettami e le esigenze radicali del vangelo, senza un vero amore per Gesù Cristo. Se anche, per ipotesi, uno riuscisse a farlo, sarebbe ugualmente inutile; senza l'amore, non gli gioverebbe a nulla. Se uno desse perfino il corpo per essere bruciato, ma non avesse la carità, a nulla gli gioverebbe (cfr. 1 Cor 13,3). Senza l'amore, manca la forza di agire e di obbedire. Al contrario, chi ama vola, nulla gli sembra impossibile o troppo difficile. PREGHIERA COMUNE T Signore Gesù, cosa significa amarti? Quando amo una creatura, lo sposo, i figli, i genitori, l'amico... io desidero e cerco il suo bene, voglio colmarlo di ogni cosa buona. Ma tu sei Dio, Risorto, Re del mondo: cosa mai potrò darti io che tu non abbia? Signore Gesù, cosa significa amarti? Leggo e ricordo le tue parole: «Chi compie la volontà di Dio costui è mio fratello, sorella e madre» (Mc 3, 35). Comprendo, Signore Gesù: tu vuoi che ti amiamo non con belle parole, ma con i fatti e con le scelte della vita. Signore Gesù, aiutami ad amarti, aiutami a seguirti, ogni giorno, anche quando al termine della via si profila l'ombra di quella croce che tu hai abbracciato prima di me. SILENZIO DI RIFLESSIONE In questo momento di silenzio ciascuno rifletta sul proprio amore per Gesù: è fatto solo di belle parole, di propositi che durano solo pochi istanti, o è pronto, generoso, costante, capace di scelte generose e di sacrificio, quando necessario? CANTO: GESÙ DOLCE MUSICA T Gesù dolce musica al mio cuor, Gesù ascolti sempre il mio pregar. Gesù quando cado tu sei lì, dolcemente mi rialzi su! S Gesù è così bello amare te, Gesù solo tu non cambi mai, Gesù col tuo sangue hai lavato il peccato che era dentro me! T Gesù tu ben presto tornerai, Gesù la tua chiesa rapirai, Gesù che gran festa allor sarà, sempre insieme per l'eternità! RIFLESSIONE CONCLUSIVA (Adatt. da R.ANIERO CANTALAMESSA, Gesù Cristo il Santo di Dio, p. 122-125) L2 L3 Come coltivare l'amore per Gesù? È possibile amare Gesù, ora che il Verbo della vita non si può più vedere, toccare e contemplare con i nostri occhi di carne? San Leone Magno diceva che «tutto quello che c'era di visibile nel nostro Signore Gesù Cristo, con la sua ascensione, è passato nei sacramenti della Chiesa». È attraverso i sacramenti, perciò, e specialmente attraverso l'Eucaristia, che si alimenta l'amore di Cristo perché in essi si realizza l'ineffabile unione con lui. Unione più forte di quella del tralcio e della vite, di quella dello sposo e della sposa e di ogni altro tipo di unione. È possibile «amare» Gesù Cristo perché egli è una persona vivente ed esistente». Non è, cioè, solo un personaggio della storia o una nozione della filosofia, ma un «tu», un «amico», che si può perciò amare di amore di amicizia. Ci sono infiniti modi per coltivare questa amicizia con Gesù e ognuno ha il suo modo preferito, il suo dono, la sua via. Può essere la sua parola, nella quale lo si sperimenta vivente e in dialogo con noi, può essere la preghiera. È necessaria però, in ogni caso, l'unzione dello Spirito, perché solo lo Spirito Santo sa chi è Gesù e sa ispirare l'amore per Gesù. Vorrei sottolineare un mezzo che è stato sempre caro alla tradizione, specie a quella della chiesa ortodossa: la memoria di Gesù. La memoria è la porta del cuore. «Poiché - scrive Cabasilas - l'amore nasce dai pensieri che hanno per oggetto il Cristo e il suo amore per gli uomini, giova molto conservare tali pensieri nella memoria, rivolgerli nell'anima e non darsi mai vacanza da questa occupazione... Pensare al Cristo è l'occupazione propria delle anime battezzate ». Già san Paolo metteva in rapporto l'amore di Cristo con il ricordo di lui: «L'amore di Cristo ci spinge - diceva - al pensiero che uno è morto per tutti » (2 Cor 5,14). Quando noi riflettiamo o soppesiamo nella mente questo fatto, e cioè che egli è morto per noi, per tutti, noi siamo come spinti a riamare Gesù. Il pensiero o il ricordo di lui «accende» l'amore. In questo senso, possiamo dire che per amare Gesù Cristo è necessario riscoprire e coltivare un certo gusto per l'interiorità e per la contemplazione. Bisogna dunque rafforzare l'uomo interiore, ciò che per un credente significa credere di più, sperare di più, pregare di più, lasciarsi guidare di più dallo Spirito. La più grande fortuna, o grazia, che può capitare a un giovane è di fare di lui il grande ideale della L4 vita, l'«eroe» di cui si è innamorati e che si vuole far conoscere a tutti. Innamorarsi di Cristo per poi far innamorare di lui altri, in mezzo al popolo di Dio. Non c'è vocazione più bella di questa. Mettere Gesù come sigillo sul proprio cuore. Un sigillo che non è li per impedire che si amino altre persone e altre cose - la moglie, il marito, i figli, gli amici, le anime e tutte le cose belle - ma per impedire che si amino senza di lui, fuori di lui, o al posto di lui. Se la Chiesa è, nella sua realtà più profonda, la « sposa » di Cristo, che cosa si attende anzitutto da una sposa se non che ami lo sposo? C'è qualcosa che essa può fare più importante di questa? C'è qualcosa che ha valore, se manca questa? L'amore per Cristo è davvero «l'attività propria delle anime battezzate», la vocazione propria della Chiesa. Se un giovane, o una ragazza, che si sente chiamato alla sequela radicale di Cristo mi chiedesse un consiglio: Cosa debbo fare per perseverare nella vocazione ed essere un giorno un annunciatore entusiasta e valido del Cristo, credo che risponderei senza esitare: Innamòrati di Gesù, cerca di stabilire con lui un rapporto di intima e umile amicizia; poi va' pure sereno incontro al tuo futuro. Il mondo cercherà di sedurti in tutti i modi, ma non ci riuscirà perché quello che è in te è più forte di quello che è nel mondo. Dopo che Pietro ebbe risposto: «Signore, tu sai che ti amo», Gesù gli disse: «Pasci le mie pecorelle». Non si può infatti pascere le pecore di Cristo e non si può annunciare loro Gesù Cristo, se non si ama Gesù Cristo. Volesse il cielo che alla fine della vita potessimo ripetere anche noi, a modo di testamento, le parole del poeta Tagore: «Questo piccolo flauto di canna hai portato per valli e colline, attraverso esso hai soffiato melodie eternamente nuove». La melodia eternamente nuova che dobbiamo portare per valli e colline, fino ai confini della terra, è, per noi, il nome dolcissimo di Gesù. PREGHIERA CONCLUSIVA T Ti amo più di tutto, sì, più di tutto al mondo. Ti amo più di tutto, Cristo che mi hai chiamato a lasciare tutto per te, e a seguire i tuoi passi. Ti amo più di tutto; a te ho donato tutto quanto la mia debolezza ha potuto presentarti, quello che la mia volontà è capace di offrirti. Ti amo più di tutto, più degli esseri cari ai quali mi hai unito con legami affettuosi e che amo più profondamente quando amo te. Ti amo più di tutto, più di tutti i volti in cui la nobiltà umana appare e splende, perché il tuo volto è più degno e più nobile! Ti amo più di tutto, più di ogni bellezza che si possa incontrare nell'immenso universo, bellezza della natura, del corpo e dello spirito: perché la tua bellezza vince incomparabilmente, essendo bellezza di Dio, seduzione infinita in un volto d'uomo, in un sorriso umano. Ti amo più di tutto, amandoti sempre più; vorrei amarti oggi più di ieri, domani più di oggi, e progredire sempre, perché mai il mio amore dovrebbe fermarsi. Ti amo più di tutto, ed è questa la mia felicità. CANTO: CHI CI SEPARERÀ S T S Anche se perdessi tutto ciò che ho e se io fossi il più povero del mondo; anche se perdessi la mia libertà, mai nessuno può separarmi dal mio Dio. Chi ci separerà dall'amore di Gesù? Chi ci separerà dall'amore del Padre? Chi ci separerà dalla gioia che è dentro noi? Chi ci separerà da questo Dio, vivo dentro noi? Anche se la pioggia non cadesse più e la terra fosse un grido di dolore; anche se c'è sofferenza dentro me, mai nessuno può separarmi dal mio Dio. (Per finire:) T Chi ci separerà? Chi ci separerà? Chi ci separerà? _______________________________________________________________ "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti" Giovanni 14, 15 CANTO INIZIALE: COME LA CERVA S Lacrime e tristezza intorno a me, tutti a chiedermi: Il tuo Dio chi è? È di ghiaccio ormai il mio cuore, dove sei Signore adesso? Io che ero sempre in testa a gridare la tua festa potrò mai lodarti ancora? Ora aiuta chi in te spera. T Come la cerva anela all'acqua così l'anima mia ti cerca, mi riempirò di te, Signore. Ritornerò ancora a bere alla sorgente della vita e la mia anima si sazierà. S Perché mi hai dimenticato? Ora solo me ne vado tra gli insulti della gente non mi resta niente adesso. Ma mi chiedo perché piango: anche se povero e stanco spero ancora nel Signore tu, salvezza del mio cuore. PREGHIERA COMUNE T Quando tutto sembra perduto, non lasciarci cedere a nessuna disperazione; fa scaturire dai nostri cuori lo slancio della preghiera. Quando tutto sembra perduto, volgi il nostro sguardo verso il tuo amore che domina, sereno, tutta l'agitazione delle onde minacciose. Dal profondo dell'angoscia insegnaci a pregare perché la delusione si muti in speranza, lo scoraggiamento in infaticabile ardore. Insegnaci l'invincibile certezza che per colui che prega nulla è perduto, che il peggiore fallimento può diventare vittoria. MONIZIONE ALLA LETTURA L I dieci comandamenti vanno letti in Cristo. Ogni altra lettura è fuorviante e porta alla disperazione. All'uomo giustificato dalla fede, che accetta il Cristo, i comandamenti non possono apparire come delle imposizioni, ma come promesse liberanti: la promessa di venire liberato dalla schiavitù dei peccato e reso attento ai valori della fraternità e della vita; la promessa di un amore che vinca ogni egoismo; la promessa di tutto ciò che la grazia sa compiere nei credenti. Gesù perciò ti chiede di non accontentarti di una osservanza solo esterna, materiale. Gesù fa appello alla tua coscienza, perché tu stesso sia responsabile di te stesso e degli altri. Questo è più difficile, è molto più esigente. Ma a questo porta l'amore. La proposta di Cristo va oltre l'umano: occorre un cuore nuovo, la grazia, per essere libero di quella libertà che Cristo ti ha donato. LETTURA BIBLICA (Marco 10, 17-22) L Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perchè mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poichè aveva molti beni. CANTO: POTENZA CHE GUARISCE T Noi siamo tuo popolo. Noi siamo tua lode. Guarisci questi cuori, consola queste vite, tu che dicesti: «Prendi il lettuccio e va'». ---------------------------------------------------------------------------------REVISIONE DI VITA E TEMPO PER LE CONFESSIONI INDIVIDUALI 1. Dio in cielo, la libertà sulla terra Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù; non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai (Es 20,2_5). Sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto" (Mt 4,10). Non lasciarti indottrinare né dai falsi profeti, né dagli apostoli di ideologie né da ciarlatani che promettono la chiave per risolvere tutto. Sappi relativizzare ogni promessa. Sappi ridimensionare ogni leader: non sono più grandi di te. Non aver paura né dell'influsso delle stelle, né degli oroscopi né delle leggi economiche o tecniche. Sei tu che devi dominare il mondo non il mondo che deve dominare te. Non lasciarti sedurre né dalla pubblicità, né dalle opinioni, né dai pregiudizi, né dai divi e dai loro clienti. Resta uno spirito libero, intelligentemente critico. IO, L'ONNIPOTENTE, SONO IL TUO UNICO FINE Non abbassarti a cose inferiori di te. Cerca solo me. Affidati alla mia parola che è verità e raggiungerai la vita. 2. Non sono un Dio tappabuchi Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio (Es 20,7; Dt 5,11). Fu detto agli antichi: "Non spergiurare"... Ma io vi dico: non giurate affatto (Mt 5,33_34). Non credere di dovermi costringere ad aiutarti né con elemosine interessate, né proponendomi baratti meschini (tu mi dai un cero, io ti do la grazia) né con false devozioni che mascherano i tuoi interessi egoistici. Non moltiplicare le tue richieste né immaginare le tue preghiere ai santi come delle «raccomandazioni» e le tue offerte come «bustarelle». Io so già quello di cui hai bisogno. Io ti tratto con rispetto Non risolvo al posto tuo i problemi che puoi risolvere tu. Non ti faccio io il compito perché tu possa poltrire. Non ti dispenso dallo sforzo. IO, L'ONNIPOTENTE, SONO LA TUA PROVVIDENZA Non ti lascio solo nella tua fatica, nemmeno mi sostituisco a te nelle tue responsabilità: Io ti aiuto ad aiutar te stesso. Senza di me non faresti niente. Senza di te non voglio far niente. Tu puoi far tutto con l'aiuto della mia grazia. 3. Quando l'ozio diventa virtù Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro (Es 20,8_10). Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato (Mc 2,27_28). Non ho simpatie per questa civiltà che crede nel lavoro come nella più grande virtù che esalta la produzione come il merito più eccellente. Lo stakanovismo, i ritmi, la borsa, il bilancio, lo stipendio sono i tabù di una morale disumana. Abbi il coraggio di «perder tempo» per elevarti nel culto e nella preghiera per gustare l'arte, la poesia, la musica la bellezza dell'universo, il gorgogliante riso del bambino, del tuo bambino il festoso incontro con gli amici e i parenti. Apprezza la gratuità, l'abbandono la gioia di fare una cosa bella anche se inutile il coraggio di «staccare» il ritmo quotidiano. IO, L'ONNIPOTENTE, SONO IL TUO MODELLO prenditi il tempo per ascoltare la mia parola nella Bibbia per incontrarmi nella festa del Convito domenicale e gusterai la gioia di vivere e di amare gratuitamente gli uomini e le cose. 4. L'obbedienza non è servilismo Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio (Es 20,12). Stava loro sottomesso (Lc 2,51). L'obbedienza non è una virtù quando si risolve in un'esecuzione meccanica quando riduce l'uomo a strumento in mano a un altro uomo. Impara a collaborare Supera l'individualismo egoista. Coordina, con entusiasmo, il tuo sforzo a quello degli altri. Accetta di camminare insieme. Onora il servizio di chi guida la marcia. L'autorità è strumento dell'unità e della cooperazione. C'è contestazione e contestazione il qualunquista, che borbotta e non partecipa; il cinico, sfiduciato in partenza, spregiatore di ogni decisione; il frustrato, l'immaturo, il disadattato, chi scarica sugli altri il suo insuccesso, sono contestatori che corrodono e dissipano. IO SONO IL GARANTE DELLA TUA LIBERTÀ È meglio obbedire a me, piuttosto che agli uomini. I valori supremi vengono prima di qualsiasi utilitarismo sociale. Tutto ciò che fai contro coscienza è peccato, anche se ti è ordinato dai potenti ufficiali. Prima brinda alla tua coscienza, e poi all'autorità, anche se, proprio per agire in coscienza, devi riconoscere l'autorità. 5. Dov'è tuo fratello? Non uccidere (Es 20,13). Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio (Mt 5,21_22). Non considerare gli altri come concorrenti da giocare sull'anticipo. La tua non vita si nutra della loro morte. Il tuo pane non cresca a causa del digiuno degli altri. Non lasciarti prendere dal mito del più forte che genera assassini, stragi, aborto, droga, emarginazione. Non farti complice della violenza Contesta là dove si rifiuta il povero dove si sfrutta il debole e il vinto. Non rassegnarti a questa società basata sulla violenza e lo sfruttamento, che lascia morire i fratelli di fame. La pace non consiste nella tregua d'armi ma nella liberazione e nello sviluppo dei popoli. IO, L'ONNIPOTENTE, SONO IL PADRE DI TUTTI Mentre amo te, amo anche il tuo nemico; non costringermi a scegliere tra te e lui, non costringermi a scegliere lui. Ma soprattutto venera l'escluso, il minorato, l'ignorante, il diverso da te. Quello che fai a questi piccoli lo fai a me. 6. L'amore è libertà Non commettere adulterio (Es 20,14; Dt 5,18). Avete inteso che fu detto: "Non commettere adulterio"; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore (Mt 5,27_28). Non renderti schiavo della tua sessualità Non credere a quelli che si basano sull'istinto bruto e cercano soltanto uno sfogo fisico. La sessualità è soltanto la materia prima, che va modellata pazientemente per farne nascere quel capolavoro che è l'amore. Se ti lasci andare all'istinto, soffocherai con le caricature dell'amore, le gioie del vero amore. Domina, modella l'istinto e creerai l'amore. Non strumentalizzare l'altro Il tuo compagno o la tua compagna non sono frutti da spremere e poi buttare. Il peccato più grave: quella specie di «colonialismo» con cui si adopera l'altro solo per egoismo edonista. L'amore è dono, è perdita di sé nell'altro La virtù è una forza di contestazione Ribèllati al pansessualismo ai nuovi miti dei consumismo sessuale della stampa, dei film, della televisione, alle evasioni della pornografia e delle varie «scappatelle». Contro un mondo basato sul piacere, avanza la tua alternativa, che è quella dell'amore. IO, L'ONNIPOTENTE DIO, SONO L'AMORE Ho voluto il rapporto coniugale come riflesso terreno della assoluta comunione di persone che esiste nella Trinità. 7. A ciascuno il tuo Non rubare (Es 20,15; Dt 5,19). Non rubare (Mt 19,18). Gli affari sono affari dicono quelli che hanno bisogno di giustificare lo sfruttamento. Ma io ti dico: non preoccuparti eccessivamente del dato economico. Quando hai di che mangiare e di che vestirti,sii contento. Ciò che ti avanza, dallo ai poveri! Non crederti giusto perché osservi le leggi e paghi le decime. Ma se il tuo senso di giustizia non va oltre, non puoi considerarti giusto. Non chiedermi quali leggi devi osservare per sentirti a posto. Non ci sono norme esatte di giusta distribuzione ai poveri. L'essenziale è avere una volontà di dono. Non renderti complice dei peccati altrui Come tu non fai abbastanza per i poveri, così l'attuale società è pigra ed egoista. Come tu non sei giusto, neanche l'attuale società è giusta. Aiutala a convertirsi. IO TUO DIO, SONO LA MISURA DELLA CARITÀ Faccio piovere e splendere il sole sui giusti e gli ingiusti, sui buoni e sui cattivi. Quando hai fatto tutto quello che è possibile riconosci che sei un cristiano ordinario. I ladri potrebbero precederti nel mio regno, perché tra i cosiddetti onesti c'è gente più disonesta di loro. 8. Sì sì, no no Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo (Es 20,16). Fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti (Mt 5,33). Fa' che gli uomini possano fidarsi di te La lealtà è molto di più del non dire bugie. È leale colui che permette agli altri di prenderlo sul serio, di poterci contare. Le relazioni sociali si basano solo sulla fiducia reciproca con l'esclusione di ogni raggiro. Il tuo linguaggio sia sì per il sì e no per il no. Non temere di dire la verità quando occorre una critica onesta. Non cedere all'accettazione delle persone, all'adulazione, all'arte della lusinga. Detesta le calunnie, le dicerie crudeli, i raggiri. Cerca la verità Non credere sia facile orientarsi verso la luce. Ognuno è tentato di prendere per buone solo le sue idee. Se ti accorgi che non cambi mai idea, che hai per tutto una risposta bell'e pronta, è segno che non sei disponibile al vero. Non fidarti troppo della solita stupida scusa: io la vedo così sono in buona fede. Solo chi è umile è capace di cercare la verità con cuore puro. IO, L'ONNIPOTENTE, SONO LA TUA LUCE Nessuno conosce la Verità se non è la verità stessa a venirgli incontro. La Verità è un dono dall'alto, che cresce e si compie nella fede. 9. Liberi non si nasce, si diventa Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo (Es 20,17). Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore (Mt 5,28). L'onestà è un panno sporco La differenza tra le persone oneste e quelle disoneste è soltanto questa: le une si accontentano di sognare certe cose, le altre le fanno. L'uomo anche più normale è vittima di una doppia personalità: vede dentro di sé il bene e lo approva, ma al tempo stesso è conteso da un'altra legge che lo porta al male. Se il tuo occhio è puro... Le opere esterne non contano molto: è il cuore che giustifica. Se la tua intenzione è offuscata, anche la correttezza esterna si corrompe. Non accontentarti dell'onestà esterna. Diventare liberi Col voler fare dell'uomo un angelo, si finisce col farlo bestia. Bisogna costruirsi poco a poco. L'innocenza non si conserva. Occorre conquistarla. Impara a conquistare gradatamente la libertà interiore. IO L'ONNIPOTENTE, SONO LA TUA SALVEZZA Ho amato il mondo proprio quand'era peccatore, e l'ho tanto amato da sacrificargli mio Figlio. Da solo non ce la faresti a liberarti: ma tutto puoi in me che sono il tuo aiuto. 10. Riscattati a caro prezzo Non desiderare. . . alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo (Es 20,17). Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo (Dt 5,21). Là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore (Mt 6,21). Ancora sull'onestà L'orgoglio, l'avarizia , la lussuria: tre fiumi di fuoco che incendiano la terra. L'orgoglio: libidine dei voler sempre aver ragione. La lussuria: libidine di voler possedere e soggiogare l'altro. L'avarizia: libidine dei successo ad ogni costo. Dalla sua lussuria l'uomo qualche volta si riposa ma dall'avarizia non si riposa mai. Siete stati riscattati a caro prezzo Non basta la buona volontà per liberarsi dalla nequizia interiore. L'uomo è posseduto dal male: in questo senso è "indemoniato". Cristo è il suo riscatto; egli si offre quale prezzo per redimerlo dalla sua schiavitù nativa. In Cristo nasce una nuova persona capace di libertà interiore. Abbiamo la caparra della salvezza anche se non appare questo rivolgimento interiore. Cristo è presente nel cuore umano come una semente, un po' di lievito in fermento, caparra di una salvezza che abbiamo solo nella speranza. IO, L'ONNIPOTENTE, SONO LA TUA META non aspettarti niente di meno. Se ti ho dato mio figlio, come posso non averti dato tutto in lui? ---------------------------------------------------------------------------------CANTO CONTEMPLATIVO: PACE È IN TE SIGNORE S T T Pace è in te, Signor, pace è in te, Signor. Il mio riposo è in te, gloria a te, Signor. Custodiscimi o Dio, non privarmi del tuo amor. Mia potente salvezza, nessun mal temerò. Gioia è in te, Signor, gioia è in te, Signor. Il mio riposo è in te, gloria a te, Signor. PREGHIERA CONCLUSIVA T Tu non mi lasci solo, Signore, non mi lasci a me stesso; la mia solitudine è solo apparente, perché mi doni la tua ineffabile presenza. Tu non mi lasci solo, perché hai deciso di unire la tua vita alla mia; tu desideri essere presente in tutti i miei pensieri e in tutte le mie azioni. Tu non mi lasci solo, perché hai preso il mio essere come tua dimora; tu abiti in me, sei il confidente della mia esistenza e l'anima della mia anima. Tu non mi lasci solo, perché mi hai impegnato nella tua alleanza; tu hai voluto aver bisogno di me per una missione da compiere e tu sai che ho bisogno di te per condurla a buon fine. Tu non mi lasci solo, perché il tuo amore si è definitivamente unito a me; tu non mi lascerai mai solo, perché vuoi che il mio essere sia una cosa sola col tuo. CANTO FINALE: SCRIVERÒ UN CANTO D'AMORE T Acque limpide ed onde di smeraldo sabbia fine tra le dita mie, ed ancora il ripetersi nel cuore... la dolce melodia. Melodia di un amore che dona il sorriso ad un fratello che spera. E chiedersi il perché di tanto amore nel mio cuore. Tu unica risposta ad ogni "perché". Tu unica fonte d'Amore. Tu che ridoni al mondo la forza e la speranza, Tu! Sii per me la gioia e la certezza di esistere, ed io sarò come nota accesa per l'armonia dell'essere scriverò con la vita un canto d'amore a te intonato nel meraviglioso pentagramma di un cielo colorato!