Abstract della relazione di Charlie Barnao

Charlie Barnao - Politiche sociali e persone senza dimora a Trento: tra
compassione e repressione
Oggetto di questo lavoro sono le politiche sociali trentine sul
fenomeno dei senza dimora.
Sulla base dei risultati di alcune ricerche sugli homeless condotte a
Trento negli ultimi dieci anni [Barnao 2005; Barnao 2004a; Barnao 2004b;
Barnao e Scaglia 2003] vengono analizzati i principali interventi messi
in atto dai servizi sociali (pubblici e privati) su un fenomeno in
continua e rapida trasformazione che si intreccia con le tematiche
complesse dell’immigrazione, del lavoro, delle politiche abitative.
Il quadro che emerge è quello di un’assistenza pubblica per i senza
dimora che si muove tra carità e compassione da una parte e rigide forme
di controllo e istituzionalizzazione dall’altra. Tra deleghe al
volontariato e semplice erogazione di danaro. Il tutto sullo sfondo di
politiche sociali scarsamente partecipate, in cui la partecipazione –
quando c’è – è promossa da parte dell’ente pubblico solo nei confronti di
quelle organizzazioni del cosiddetto privato sociale che non manifestino
voci critiche nei confronti dell’amministrazione locale. Si sviluppa di
conseguenza un sistema di politiche sociali in cui il privato sociale
vive una drammatica sudditanza nei confronti dell’ente pubblico sulla
base di una combinazione di profonde ragioni economiche, politiche,
sociali.
Il risultato delle politiche sociali si concreta, così, in una serie
di interventi che manifestano una costante incapacità di penetrazione dei
servizi sociali sul fenomeno. Si tratta di interventi, infatti, che
evidenziano notevoli e svariate barriere che si frappongono tra servizi
sociali e persone senza dimora. Barriere che rendono particolarmente
difficile, se non addirittura inesistente, la comunicazione tra la strada
e chi è preposto all’intervento sul disagio. I servizi sociali agiscono
spesso sulla base di regole precise, categorie ben definite, che mal si
adattano all’intervento su una realtà dinamica e complessa caratterizzata
da persone che sono portatrici di subculture, esperienze biografiche,
caratteristiche individuali molto diverse le une dalle altre. La generale
difficoltà incontrata dalle strutture di intervento assistenziale su una
domanda così fluttuante [Gui 1996; Tosi 1996] a Trento risulta per molti
versi enfatizzata. La gestione monopolistica dei posti letto a bassa
soglia, la limitata attività degli operatori di strada, la stessa
ubicazione della sede dei servizi sociali del Comune, sono solo alcune
delle barriere che estremizzano la difficoltà della comunicazione,
relegando, spesso, l’intervento sul fenomeno, esclusivamente ad attività
di controllo e di repressione a protezione della nostra “società
disciplinare” [Foucault 1976].
La risposta trentina all’homelessness trova, in questo senso, molti
punti di contatto con quella statunitense descritta da Hopper e Baumohl
[1994], i quali mettono in evidenza il pericolo di un incremento della
funzione di “integrazione e sorveglianza”, svolta dalla burocrazia del
welfare-state che si auto-alimenta ricevendo fondi per controllare e
contenere, all’interno dei dormitori e delle altre strutture predisposte
per l’intervento sul fenomeno, persone che sono “ridondanti” rispetto al
resto della società.
Emerge lo spettro di un sistema di welfare “liberato” che assomiglia
drammaticamente a quello descritto da Sennet [2003], in cui diventa
sempre
più
manifesta
la
cosiddetta
personalizzazione
della
disuguaglianza: la progressiva e crescente colpevolizzazione di chiunque
si trovi in condizioni di povertà e di dipendenza.
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Riferimenti bibliografici
 Barnao C., Scaglia A., 2003, Hotel Millestelle. Voci e luoghi di
gente che vive
diversamente, Cleup, Padova.
 Barnao C. 2004a, Network di strada. Percorsi e strategie di
sopravvivenza di un
gruppo di senza dimora a Trento, in “Polis”,
XVIII, 3, dicembre 2004, pp. 405- 434.
 Barnao C. 2004b, Sopravvivere in strada. Elementi di sociologia
della persona
senza dimora, FrancoAngeli, Milano.
 Barnao C. 2005, Homeless a Trento. Vita di strada e strategie di
sopravvivenza,
in “Autonomie locali e servizi sociali”, 3,
dicembre 2005, pp. 475-486.
 Foucault M., 1976, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione,
Einaudi,
Torino.
 Gui L., 1996, “Alcune riflessioni sul rapporto tra persone senza
dimora e servizi
sociali”, in Caritas Ambrosiana (a cura di),
Barboni: per amore o per forza?,
Edizioni Gruppo Abele, Torino.
 Hopper K., Baumohl J., 1994, Held in Abeyance. Rethinking
Homelessness and
Advocacy, «American Behavioral Scientist», Vol. 37
No. 4, February.
 Sennett R., 2003, Respect. The Formation of Character in a World of
Inequality, Penguin, London.
 Tosi A., 1996, “Emarginazione grave, povertà estrema, esclusione
sociale: il caso italiano”, in Caritas Ambrosiana (a cura di),
Barboni: per amore o per
forza?, Edizioni Gruppo Abele, Torino.
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