II domenica del tempo ordinario 18 gennaio 2004 La Parola Prima lettura Dal libro del profeta Isaia (Is 62,1-5) Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. 2Allora i popoli vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore indicherà. 3 Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. 4 Nessuno ti chiamerà più “Abbandonata”, né la tua terra sarà più detta “Devastata”, ma tu sarai chiamata “Mio compiacimento” e la tua terra, “Sposata”, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. 5Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. Parola di Dio. 1 Dal Salmo 95 Rit. Hai fatto nuove, Signore, tutte le cose. Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome. Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza, date al Signore la gloria del suo nome. Tremi davanti a lui tutta la terra. Dite tra i popoli: «Il Signore regna!». Sorregge il mondo, perché non vacilli; giudica le nazioni con rettitudine. Seconda lettura Dalla prima lettera di Paolo apostolo ai corinzi (1Cor 12,4-11) Fratelli, 4vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l‘utilità comune: 8a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; 9a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; 10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue. 11 Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. Parola di Dio. Alleluia, alleluia. (Gv 2,9.11) Alle nozze di Cana Gesù trasformò l'acqua in vino; egli manifestò la sua gloria e i discepoli credettero in lui. Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,1-12) In quel tempo, 1ci fu uno sposalizioA a CanaB di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Nel frattempo, venuto a mancare il vinoC, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vinoD». 4E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia oraE». 5La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà».6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le giare»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono. 9E come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposoF 10 e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono G e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». 11Così Gesù diede inizioH ai suoi miracoliI in CanaL di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. 12Dopo questo fatto, discese a Cafarnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono là solo pochi giorni. Parola del Signore. Note del testo La prima lettura, dal libro di Isaia, può fare da chiave per l’interpretazione dell’odierna liturgia della Parola. Il Profeta proclama la gioia della città di Gerusalemme e del territorio di Giuda a motivo del loro rapporto sponsale con il Signore: Dio sposa Gerusalemme e gioisce per lei, per la sua bellezza e la sua grazia. Il Signore donerà così alla città un nome nuovo e cioè una identità nuova; il significato di Gerusalemme appare dall’amore che il Signore riversa su di lei. Si chiamerà “mio compiacimento” e “sposata”, nomi pieni di significato perché riflettono lo sguardo compiaciuto di Dio verso di lei ed esprimono il legame d’amore che ne nasce. Nel Vangelo di Cana si parla ancora di una festa di nozze, dove si ragiona del vino, della gioia, e si manifesta la gloria di Gesù. È il primo segno di Gesù, secondo il testo di Giovanni, è l’inizio, l’origine (archè) dei segni; vuol dire che il segno di Cana contiene in germe tutta la successiva rivelazione della gloria di Gesù. (A): Il tema delle nozze richiama subito alla mente un’immagine biblica, divenuta tradizionale a partire dall’esperienza coniugale di Osea fino al Cantico dei Cantici e a Gesù stesso, che ha presentato il regno dei cieli come un banchetto di nozze. La festa umana per eccellenza, quella che dice l’amore dell’uomo e della donna, destinati a divenire uno in conformità con l’immagine divina, è servita da metafora per esprimere l’alleanza di Dio con il suo popolo, e più particolarmente la sua realizzazione escatologica, allorché Dio la stringerà non solo con Israele ma col mondo intero. Cana è il segno delle nozze di Dio con Israele, con il suo popolo. (B): Il brano odierno non è così facile come sembra; inoltre, nel vangelo di Giovanni, ha un’importanza notevole: non per niente Giovanni lo ha messo come primo dei segni di Gesù. E “primo” non si riferisce solo all’ordine cronologico, ma vuol dire l’inizio, il modello; tutti gli altri segni che Gesù farà saranno simili a questo e se uno capisce questo potrà capire il mistero stesso di Gesù. (C): Il vino accompagnava normalmente un banchetto di nozze ed era offerto con abbondanza. Con il grano e l’olio, il vino è uno dei tre raccolti essenziali per la vita dell’uomo; è un dono di Dio, creato per la gioia degli uomini come segno di prosperità. Ecco perché scorrerà abbondante alle nozze escatologiche, come annuncia il profeta Amos. Gesù si richiama alla simbologia del banchetto celeste quando annuncia che non berrà più del frutto della vite fino a quando lo berrà nuovo nel regno del Padre. A Cana, in attesa che si realizzi il regno del Padre, Gesù dona un vino superiore che, nel linguaggio simbolico, dà compimento al primo vino già servito. Vi è continuità tra i due vini, poiché l’uno e l’altro sono vino di nozze. L’Alleanza Antica raggiunge il suo compimento grazie all’azione di Gesù. (D): Dietro le parole di Maria bisogna intravedere il popolo di Israele, che confessa la sua situazione di miseria in attesa del compimento delle nozze escatologiche promesse da Dio mediante gli annunci dei profeti, e che esprime la sua disponibilità a fare ciò che Egli richiede. (E): Nel vangelo di Giovanni si parla spesso dell’ora di Gesù e la si identifica con la Pasqua in cui Gesù sarà glorificato. Questa è l’ora di Gesù, l’ora in cui Gesù realizza la sua missione, passando da questo mondo al Padre, uscendo dai limiti della sua condizione umana che aveva assunto con l’incarnazione, per partecipare anche come uomo alla pienezza della vita del Padre. E questo passaggio avviene amando. Gesù non ha fatto altro che amare i suoi durante tutta la vita; ora Egli porta a compimento questo amore donando la vita. Le nozze di Cana, perciò, vanno interpretate alla luce della Pasqua, come inizio del cammino che porterà Gesù al Padre attraverso la morte, attraverso una esistenza consacrata all’amore. Anche Cana è una rivelazione di amore: l’inizio della rivelazione dell’amore di Dio. Il compimento pieno sarà la croce, quando Gesù darà la sua vita. Di questo amore, Cana comincia a donarci i primi segni, la prima manifestazione. E allora, se uno vuole capire Cana, non lo deve isolare come un gesto a sé, ma piuttosto collocarlo insieme a tutti gli altri gesti di Gesù che conducono al cammino di morte e risurrezione. (F): Lo sposo fa ovviamente parte dello sposalizio, anzi, non c’è sposalizio senza di lui; e tuttavia, il racconto giovanneo ignora la sua presenza finché non se ne parla indirettamente allorché il direttore di mensa lo chiama per fargli la sua osservazione sul vino appena servito. Chi può essere, dunque, lo sposo, se non Dio? Allora l’esclamazione del direttore della mensa sgorga spontanea: “Tu invece hai conservato il vino buono fino a questo momento”; egli proclama che Dio, dopo aver atteso a lungo, ha esaudito il desiderio profondo di Israele. (G): Il miracolo raccontato è un segno-dono. L’episodio della condivisione dei pani è, in Giovanni, l’altro segno-dono. A differenza di altri tipi di racconti di miracoli (guarigioni, esorcismi..), che mirano ad esprimere un aspetto della salvezza, il segno-dono simboleggia la gratuità e la sovrabbondanza della vita che Dio comunica all’uomo, anche senza che sia richiesta una fede previa, e dice l’iniziativa di Dio nell’incontro con il suo popolo. (H): È l’inizio dei segni. La parola è inattesa, ma proprio per questo preziosa e ci aiuta ad entrare dentro al mistero. Il segno è una realtà sensibile che si vede con gli occhi, ma nello stesso tempo possiede un significato che può essere percepito solo con l’occhio interiore, con l’intelligenza che legge dentro ai segni. L’episodio di Cana è così. Spalanchiamo i nostri occhi di carne per vedere attentamente i fatti; ma spalanchiamo anche gli occhi del nostro cuore per comprendere in profondità. Solo così potremo vedere a Cana la gloria di Gesù. (I): Nel quarto vangelo il miracolo non viene chiamato “atto di potenza” (dynamis), come usano i sinottici, ma segno (semeion). Questo termine giovanneo include sempre due aspetti: uno dimostrativo, il segno suscita la fede dei discepoli in Gesù; l’altro espressivo, esso manifesta la gloria di colui che lo compie. Per definizione, il segno rimanda a qualcosa d’altro oltre se stesso; esso viene considerato meno in se stesso che nella sua relazione con i testimoni. Il miracolo ha la funzione di orientare verso la persona e la dignità del suo autore. La fede è l’obiettivo primario di tutti i segni che riferisce il quarto vangelo, come precisa Giovanni nella conclusione: i segni operati da Gesù sono stati scritti perché crediate. Il gesto compiuto, tuttavia, non è mai solo dimostrativo, ma è anche espressivo del mistero personale di Gesù e quindi della salvezza che sarà comunicata agli uomini. Il segno manifesta, sotto una forma sensibile, una realtà proveniente dall’alto che l’evangelista designa qui col nome di “gloria”. (L): Nelle nozze di Cana si rivela la novità della storia della salvezza che Gesù inaugura. Con questo segno Gesù introduce qualcosa di radicalmente nuovo e migliore rispetto a quello che c’era prima; si inaugurano tempi nuovi, si inaugura una storia nuova della salvezza rispetto al giudaismo. L’acqua non ha niente a che fare con il vino. Le nozze di Cana sono qualcosa di completamente nuovo, sono il vino, sono il calice di Gesù, sono il suo sangue. È certamente la rivelazione di una economia nuova che sostituisce quella giudaica e le è superiore. Prefazio suggerito: “Tu hai stabilito con il tuo popolo un patto nuovo, perché in Cristo, morto per la nostra redenzione, gloriosamente risorto, l’umanità diventi partecipe della vita immortale e coerede della gloria dei cieli. Nell’alleanza tra l’uomo e la donna ci hai dato l’immagine viva dell’amore di Cristo per la sua chiesa, e nel sacramento nuziale riveli il mistero ineffabile del tuo amore” (prefazio I del matrimonio). Padri della chiesa «Ma perché mai -mi chiederete- dopo detto: L’ora mia non è ancora venuta e dopo aver opposto un rifiuto, compì ciò che la madre gli aveva richiesto?». Per dimostrare ai suoi oppositori e a quanti lo ritenevano soggetto all’ora e al tempo che non lo era affatto. Se, infatti, fosse Stato soggetto ad essi, come avrebbe potuto compiere quest’opera, quando non era ancora venuta l’ora? Inoltre, egli volle rendere onore a sua madre... Anche quando disse alla Cananea: Non è bene prendere il pane dei figlioli per gettarlo ai cagnolini (Mt 15.26), le concesse poi ciò che ella gli aveva chiesto, commosso dalla sua insistenza; e benché le avesse detto precedentemente: Io non sono Stato mandato se non alle pecorelle smarrite della casa di Israele (Mt 15.24), egli le liberò sua figlia. Impariamo da questi esempi che la perseveranza spesso ci rende degni di ricevere le grazie, anche se ne siamo indegni. Per questo anche la madre aspettò, e poi saggiamente gli mandò i servitori affinché egli venisse pregato da più persone. Aggiunse infatti: Fate quello che vi dirà (Gv 2.5). Ella sapeva che non era per incapacità che le aveva opposto un rifiuto, ma perché rifuggiva dalla vanità, e per evitare ogni apparenza di precipitazione nel fare questo miracolo, gli fece avvicinare i servitori (G. Crisostomo, Comm. Vang: Giovanni, 22.1-2). Altri autori cristiani Non c’è proprio bisogno di essere un fanatico antialcolista né di scambiare per dura scesi la spregiudicata libertà di Gesù nei confronti di tutto ciò che è naturale, per trovare straordinario il dono eccezionale di vino in questa situazione. Tutti i tentativi di mitigare la portata dell’atto sono fuori luogo; come quello che Gesù abbia voluto regalare una provvista per molti anni alla coppia di sposi; oppure che solo la parte superiore dell’acqua nei vasi sia stata tramutata in vino; o che si sia trattato di un illusione dei sensi; o ancora che il narratore abbia esagerato la quantità, ecc. Ma a parte tutto ciò, i miracoli della tradizione sinottica hanno tutt’altro carattere. Essi quasi sempre sono espressione della pietà per le miserie umane. Si può parlare di ciò qui, se si tengono presenti le parole del maestro di tavola? La comprensione della pericope sembra possibile soltanto se ci si sofferma sulle parole enigmatiche dell’ora di Gesù che non è ancora giunta e sull’allusione trasparente al rapporto tra il miracolo di Cana e la morte di Gesù. In che cosa consiste questo rapporto? Con queste parole Gesù non poteva avere in mente altro che quel vino che è il vino della comunione, che naturalmente potrà essere gustato soltanto quando sarà stata superata l’ “ora” (H. Strathmann, Il Vang. secondo Giovanni, pp. 104-5). Ci disorienta questo primo intervento miracoloso di Gesù: non è deciso da lui, non ha fini particolarmente filantropici, non risulta appariscente. Insomma, sembra un miracolo “da poco”. Tuttavia ci sono dettagli che inducono a pensare che in questa manifestazione ci siano già tutte le caratteristiche che “conteranno” nei segni di Gesù. Per prima cosa Gesù non decide da sé il gesto, ma glielo ordina la madre, che, come fanno i genitori ogni tanto, decide per il figlio senza la sua approvazione, mandandogli i servi dopo che aveva obiettato sulla sua richiesta. Una condizione per il miracolo sembra essere che chi lo invoca non deve dubitare che ciò possa avvenire, anzi deve avere la certezza che avverrà. I prodigi successivi di Gesù sono quasi sempre non deliberati, ma richiesti, e non ottenuti da Gesù, ma dalla fede dei richiedenti, come da lui sempre sottolineato. Per seconda cosa, il miracolo non ha scopi “nobili”, non è una guarigione. Questo ci rimanda al fatto che il gesto non ha il compito di risolvere temporaneamente una contingenza, quasi fosse un’ancora di salvataggio per situazioni di particolare bisogno. Piuttosto è strumento per far conoscere Dio, per indurre a riflettere sulla consistenza delle sensazioni e dei desideri umani, per aiutare ad inquadrare con più nitidezza il ruolo che ciascun uomo attribuisce a Dio. Infine, del miracolo non si accorge quasi nessuno – l’acqua la toccano solo i servi – e sembra servire perlopiù a confortare i discepoli nella loro decisione di camminare con Gesù. Così si sottolinea la valenza intima del segno prodigioso e nessun gusto dello stupire fine ad una spettacolarità vuota e fuorviante, confermando che l’unico miracolo che ha senso è quello della nostra conversione (Gruppo OPG). Passi biblici paralleli v.1-2 Ct 2,10: Ora parla il mio diletto e mi dice: “Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! Is 54,5a: Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome; Os 2,21a: Ti farò mia sposa per sempre,ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore Ez 16,8b: giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e divenisti mia. Mt 25,1: Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Gv 3,29: Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. v.3 Gn 41,55: Poi tutto il paese d’Egitto cominciò a sentire la fame e il popolo gridò al faraone per avere il pane. Allora il faraone disse a tutti gli Egiziani: “Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà”. Mc 7,3-4: i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame Lc 11,5b-6: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; Gv 11,3: Le sorelle mandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco, il tuo amico è malato”. v.4 Gn 22,18: Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce”. Prv 31,30: Fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. Mt 1,20: Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Lc 1,38: Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei. v.5 1 Sam 7,9b: lo stesso Samuele alzò grida al Signore per Israele e il Signore lo esaudì. Mt 15,28: Allora Gesù le replicò: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri”. E da quell’istante sua figlia fu guarita. Gv 15,7: Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. Gc 5,16a: Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. v.6 Mc 1,44: Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. Lc 2,22: Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore. Lc 5,14: Gli ingiunse di non dirlo a nessuno: “Và, mostrati al sacerdote e fà l’offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi”. Gv 3,25: Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo la purificazione. At 21,24: Allora Paolo prese con sé quegli uomini e il giorno seguente, fatta insieme con loro la purificazione, entrò nel tempio per comunicare il compimento dei giorni della purificazione, quando sarebbe stata presentata l’offerta per ciascuno di loro. Eb 1,3: Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell’alto dei cieli, v.7-8 2Cr: Ascolta le suppliche del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Tu ascoltali dai cieli, dal luogo della tua dimora; ascolta e perdona! Gdt 13,19: Davvero il coraggio che hai avuto non cadrà dal cuore degli uomini, che ricorderanno sempre la potenza di Dio. Gv 1,12: A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio:a quelli che credono nel suo nome, Eb 11,1: La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono. v.9-10 Sal 36,9 : si saziano dell’abbondanza della tua casa e li disseti al torrente delle tue delizie. Mt 9,17b: Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano”. Mt 15,10-11: Poi riunita la folla disse: “Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo! ”. Gv 1,17: Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Gv 3,5: Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Rm 6,4: Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Gal 5,22-23: Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è legge. v.11 Is 44,3-4 : poiché io sono il Signore tuo Dio, il Santo di Israele, il tuo salvatore. Io do l’Egitto come prezzo per il tuo riscatto, l’Etiopia e Seba al tuo posto. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo, do uomini al tuo posto e nazioni in cambio della tua vita. Gv 1,34: E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”. Gv 4,14: ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”. Gv 4,42b: ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”. Gv 6,69: noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Gv 7,38: chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Gv 11,27: Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”. Gv 16,16: Ancora un poco e non mi vedrete; un pò ancora e mi vedrete”. Gv 17,20b: Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. 1Gv 4,2 : Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio.