XXVI domenica del tempo ordinario B
1 ottobre 2006
La Parola
Prima lettura
Dal libro dei Numeri
(Nm 11,25-29)
In quei giorni, 25il Signore scese nella nube e parlò a Mosè; prese lo spirito che era su di lui e lo infuse
sui settanta anziani: quando lo spirito si fu posato su di essi, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più
in seguito. 26Intanto, due uomini, uno chiamato Eldad e l’altro Medad, erano rimasti
nell’accampamento e lo spirito si posò su di essi; erano fra gli iscritti ma non erano usciti per andare
alla tenda; si misero a profetizzare nell’accampamento. 27Un giovane corse a riferire la cosa a Mosè e
disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». 28Allora Giosuè, figlio di Nun, che dalla sua
giovinezza era al servizio di Mosè, disse: «Mosè, signor mio, impediscili!». 29Ma Mosè gli rispose:
«Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo
spirito!». Parola di Dio.
Dal Salmo 18
I precetti del Signore danno gioia.
La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è verace,
rende saggio il semplice.
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Il timore del Signore è puro, dura sempre;
i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,
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più preziosi dell’oro, di molto oro fino,
più dolci del miele e di un favo stillante.
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Anche il tuo servo in essi è istruito,
per chi li osserva è grande il profitto.
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Le inavvertenze chi le discerne?
Assolvimi dalle colpe che non vedo.
12
Anche dall’orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro dal grande peccato.
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Seconda lettura
Dalla lettera di Giacomo apostolo
(Gc 5,1-6)
Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! 2Le vostre ricchezze sono
imputridite, 3le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono
consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre
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carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! 4Ecco, il salario da voi defraudato
ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie
del Signore degli eserciti. 5Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete
ingrassati per il giorno della strage. 6Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può opporre
resistenza. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia. (cf. Gv 17,17)
La tua Parola, Signore, è verità:
consacraci nel tuo amore.
Dal Vangelo secondo Marco
(Mc 9, 38-43.45.47-48)
In quel tempo, 38Giovanni rispose a Gesù dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i
demòniA nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri». 39Ma Gesù disse: «Non
glielo proibiteB, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa
parlare male di meC. 40Chi non è contro di noi è per noi. 41Chiunque vi darà da bere un bicchiere
d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. 42Chi
scandalizza uno di questi piccoliD che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al
collo e venga gettato nel mare. 43Se la tua mano ti scandalizzaE, tagliala: è meglio per te entrare nella
vita monco, che con due mani andare nella GeennaF, nel fuoco inestinguibile. 45Se il tuo piedeG ti
scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella
Geenna. 47Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio
solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, 48dove il loro vermeH non muore e il fuoco non si
estingue». Parola del Signore.
Note del testo
Il Vangelo di oggi mette insieme due atteggiamenti spirituali che potrebbero sembrare contrapposti e
che invece debbono essere vissuti come complementari: la tolleranza e la radicalità. In realtà si tratta di
operare una ricerca sincera della verità che non concede a se stessa nessuno sconto ma, nello stesso
tempo, sa accettare e valorizzare ogni germe di bene che si trovi negli altri. Se c’è qualcosa che si
oppone all’essenza della verità è l’identificarla pregiudizialmente con una fazione. Ecco, allora Gesù
che insegna ai suoi discepoli la tolleranza. È Giovanni che riferisce: «Maestro, abbiamo visto uno che
scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri» (Mc 9, 38). Si
noti la motivazione: “non era dei nostri”! Compiva un’opera buona, certo (cacciava demoni); lo faceva
riconoscendo il potere del nome di Gesù (nel tuo nome); ma non apparteneva al nostro gruppo. Questo
basta, per Giovanni, a giustificare un atteggiamento di rifiuto: la verità appartiene a noi.
Nella prima lettura Mosè comunica lo Spirito di Dio a settanta anziani, che erano usciti dal campo e si
erano radunati presso il tabernacolo. Ma un giovane nota con sorpresa che lo Spirito si è posato anche
su Eldad e Medad, che non erano usciti dal campo e anch’essi si mettono a profetare. Giosuè cerca di
impedirlo, ma Mosè interviene mostrando una profonda libertà da preoccupazioni per il monopolio del
sacro o da gelosia per il proprio potere. Mosè esprime il desiderio che lo Spirito trasformi tutto il
popolo, perché ciascuno possa lasciarsi guidare da Dio e comunicare ad altri la sua volontà.
(A): La prassi degli esorcismi, come preghiere per scacciare il demonio da una persona posseduta, era
abbastanza diffusa nell’ambiente giudaico: diversi personaggi, infatti, si presentavano come capaci di
guarire chi era ritenuto indemoniato. Per compiere tali guarigioni venivano adoperate formule e
preghiere, in cui si invocava il nome di Dio. Così sembra che qualche esorcista giudaico, senza essere
un diretto seguace di Gesù, si faccia forte del suo nome come autorità per scacciare il diavolo.
(B): La risposta di Gesù esprime una libertà profonda: non ha bisogno, Gesù, di monopolizzare il suo
potere; gli basta che la verità sia riconosciuta; gli basta che l’uomo cerchi un legame, anche piccolo,
anche implicito col Vangelo: un bicchiere d’acqua è ben poca cosa, ma basta questo perché l’uomo si
trovi entro la sfera della salvezza. Libertà interiore, abbiamo detto; e proprio di questo si tratta. L’uomo
diventa intollerante quando teme che qualcuno possa rubargli il monopolio della verità o dell’autorità;
quando, perciò, non è del tutto sicuro di se stesso e del proprio valore. Nella prima lettura vediamo la
differenza tra il comportamento di Mosè e quello di Giosuè. Mosè appare libero, pensa solo al bene del
suo popolo; Giosuè invece è preoccupato dell’autorità di Mosè.
(C): D’altra parte questa libertà interiore è la capacità di apprezzare il bene ovunque si trovi e non va
confusa con un relativismo deteriore. Che il Vangelo non sopporti sconti è detto nelle parole che
seguono. Quanto vale il Vangelo che dobbiamo annunciare? Gesù prende come termine di paragone ciò
che vale, nella considerazione dell’uomo, lui stesso, la sua mano, il suo piede, il suo occhio. Possono
presentarsi nella vita del credente situazioni che mettono in pericolo la sua fede; scandalizzare
significa, nel linguaggio evangelico, proprio questo: essere d’ostacolo alla vita della fede. Ebbene, di
fronte allo scandalo l’uomo deve essere disposto a qualsiasi rinuncia pur di salvare la fede. Non si può
valutare la fede come una delle tante realtà che rendono più gradevole la vita dell’uomo; per chi ha
fede, la fede è tutto. Tutto il resto senza la fede diventerebbe insignificante, mentre la fede da sola,
senza il resto, sarebbe sufficiente a custodire il valore della vita.
(D): Al tempo di Gesù c’erano i maestri della legge che con il peso della loro autorità e con il fascino
del loro prestigio, ma anche con la minaccia della scomunica, dissuadevano i semplici dal seguire
Gesù: turbavano la loro fede, erano pietra di scandalo. Più in generale, il piccolo è il discepolo
perennemente smentito nella sua fede, smentito non solo dal mondo, ma dalla sua stessa comunità,
persino da coloro che pretendono essere i suoi maestri.
(E): Si capisce allora la gravità del dare scandalo; come si deve essere disposti a sacrificare tutto per la
fede, bisogna evitare a qualsiasi costo di turbare la fede degli altri; sarebbe come rubare la speranza,
rubare la vita stessa. “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono...» (Mc 9, 42). Meglio morire,
dunque, che avere la responsabilità di aver fatto morire un altro; meglio subire la morte piuttosto che
istillare la morte della disperazione nei piccoli.
(F): La Geenna (Ge-Innon) era una valle a sud-ovest di Gerusalemme, subito fuori le mura, dove
veniva ammassata e poi bruciata la spazzatura. Per questo tale luogo finì per diventare un modo di
indicare la rovina eterna e la dannazione infernale.
(G): Si fa riferimento a una antropologia giudaica secondo la quale gli istinti risiedono negli organi
umani (la mano e il piede significano i mezzi attraverso cui l’uomo tenta di possedere il mondo e gli
altri; l’occhio indica l’oggetto dei suoi desideri). Di conseguenza, per sradicare gli istinti che possono
scandalizzare, viene adoperata la metafora dello sradicamento dell’organo: naso, occhio, piede.
Piuttosto della ‘morte eterna’ è meglio sottrarre alla persona quell’organo che verrebbe condannato nel
giudizio e che trascinerebbe nella sentenza di morte eterna tutta la persona.
(H): Sono elementi simbolici per indicare la morte totale (vermi) e la distruzione totale (fuoco). Come
in altri testi veterotestamentari queste immagini evocano la sorte crudele riservata a coloro che saranno
rimasti sordi agli appelli di Dio.
Prefazio suggerito: “Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra è un dono sempre nuovo del tuo
amore per noi, è un pegno della vita immortale, poichè possediamo fin da ora le primizie del tuo
Spirito, nel quale hai risuscitato Gesù Cristo dai morti, e viviamo nell’attesa che si compia la beata
speranza nella pasqua eterna del tuo regno” (prefazio del tempo ordinario, VI).
Padri della chiesa
Giovanni, che amava con straordinario fervore il Signore, e perciò era degno di essere riamato, riteneva
dovesse essere privato del beneficio chi non ricopriva un ufficio. Ma viene ammaestrato che nessuno
deve essere allontanato dal bene che in parte possiede, ma piuttosto deve essere invitato a ciò che
ancora non possiede. [Così anche] per quanto riguarda gli eretici e i cattivi cattolici, dobbiamo
solennemente respingere non quelle credenze e quei sacramenti che essi hanno in comune con noi e
non contro di noi, ma la scissione che si oppone alla pace e alla verità, per la quale essi sono contrari a
noi e non seguono in unità con noi il Signore (Beda il Venerabile, Commento al vangelo di Marco).
Le membra ubbidiscono alla tua anima come docili discepoli, e configurano le loro azioni secondo il
modello ad esse proposto. Tappa le tue orecchie e odi il tumulto dei tuoi pensieri: combatti contro la
tua anima! Ciò che è esterno non è in te causa di peccato: con l’interno devi sostenere battaglia (Isacco
di Antiochia, Carmen de poenit.).
Altri autori cristiani
I discepoli e le comunità sono chiamate a guarire il mondo e l’uomo là dove la malattia emerge. Non
basta annunciare il Kerygma! Se il Kerygma non è realmente accompagnato da un servizio all’uomo,
per dargli speranza e dignità, rischia di decadere e di svuotarsi. Dobbiamo avere fiducia perché anche a
noi sarà data la possibilità di fare miracoli in certe situazioni.(…) Non crediamo di essere gli unici a
guarire il mondo. È tale e tanto il male che il Signore ha creduto bene chiamare anche altri a “scacciare
i demoni”. C’è posto per tutti. Insomma, a causa di Cristo e del Vangelo, la chiesa intera è chiamata a
porsi in servizio, ad attualizzare il Servo. Gesù non ci ha specificato cosa dobbiamo fare, cosa
dobbiamo guarire… È indispensabile prendere coscienza di questa missione e poi lo Spirito ci darà
discernimento, coraggio e fantasia. Una cosa è certa: se non siamo in un atteggiamento autentico di
servizio, ci ripiegheremo su noi stessi ed il primato non sarà più dato alla missione ma all’istituzione
(G. Florio, Shalom, pp. 392-3).
In più, benché tra gli uomini vi siano giuste diversità, l’uguale dignità delle persone richiede che si
giunga ad una condizione più umana e giusta della vita. Infatti le troppe disuguaglianze economiche e
sociali, tra membri e tra popoli dell’unica famiglia umana, suscitano scandalo e sono contrarie alla
giustizia sociale, all’equità, alla dignità della persona umana, nonché alla pace sociale e internazionale.
Le istituzioni umane, sia private sia pubbliche, si sforzino di mettersi al servizio della dignità e del fine
dell’uomo, nello stesso tempo combattendo strenuamente contro ogni forma di servitù sociale e
politica, e difendendo i fondamentali diritti degli uomini sotto qualsiasi regime politico (Conc. Vat. II,
Cost. Pastorale Gaudium et spes, 29, cpv. 3-4).
Il Cristianesimo è la più vera e grande inquietudine. Esso vuole inquietare l’esistenza umana dal suo
fondamento per far saltare tutti i limiti. Dove c’è un cristiano, ci dev’essere inquietudine. Il mio
travaglio di uomo di fede, se non è tragico come il travaglio di chi non crede, non è però meno
lacerante e meno profondo.
Se non mi inquietassi, non sarebbe più la fede, ma l’evidenza, perché non si prova una piena
soddisfazione che davanti all’evidenza. Ora, l’evidenza non è nella fede. Il mio pensiero si getta, per
mezzo di essa, non nel vuoto, ma nel mistero. L’avventura umana quindi continua anche in chi ha la
grazia di credere. Continua in tutto il mio essere, nell’intelligenza, nel cuore, nella volontà. “Cerchiamo
come coloro che devono trovare, e troviamo come coloro che devono cercare ancora” (sant’Agostino).
(P. Mazzolari, Se tu resti con noi, pp. 110-111).
Io ti dico come posso, per ciò che riguarda la tua anima, che quelle cose che ti impediscono di amare il
Signore Iddio, e ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri, anche se ti picchiassero, tutto
questo tu devi ritenere per grazia ricevuta. E così tu devi volere e non diversamente. E questo ti sia per
vera obbedienza del Signore Iddio e mia, perché io fermamente so che quella è vera obbedienza. E ama
quelli che ti causano questi dolori e non pretendere da loro altro se non ciò che il Signore ti darà, e in
questo amali sì da renderli cristiani migliori.
E questo ti varrà più che stare solo in un romitorio. Ed io stesso riconoscerò se tu ami il Signore e se
ami me suo servo e tuo, se farai questo, e cioè: che non ci sia alcun frate al mondo, peccatore quanto si
vuole, che dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne ritorni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se
non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuol essere perdonato. E se comparisse davanti ai tuoi occhi
mille volte, amalo più di me per questo, affinché tu lo possa conquistare al Signore e sempre tu possa
avere misericordia di tali frati (Scritti di San Francesco d’Assisi, p. 133).
Passi biblici paralleli
Confronta:
Mt 10,32; Lc 9,49-50; Mt 18,6-9.
vv 38-40 At 3,16: Proprio per la fede riposta in lui il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che
voi vedete e conoscete; la fede in lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti
voi.
1Cor 12,3: Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire
“Gesù è anàtema”, così nessuno può dire “Gesù è Signore” se non sotto l’azione dello Spirito Santo.
Fil 1,15-18: Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni
sentimenti. Questi lo fanno per amore, sapendo che sono stato posto per la difesa del vangelo; quelli
invece predicano Cristo con spirito di rivalità, con intenzioni non pure, pensando di aggiungere dolore
alle mie catene. Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per ipocrisia o per sincerità, Cristo
venga annunziato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene.
At 19,13-16: Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch’essi il nome del Signore
Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: “Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica”.
Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo. Ma lo spirito cattivo rispose
loro: “Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete?”. E l’uomo che aveva lo spirito cattivo,
slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e
coperti di ferite.
Mt 7,21-23: Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la
volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo
noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io
però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
1Cor 13,1-2: Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono
come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi
tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma
non avessi la carità, non sono nulla.
v 41 Mt 25,40: Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a
uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.
Lc 16,24-25; Gal 5,24; 1Cor 3,21-23.
v 42 Lc 17,1: Disse ancora ai suoi discepoli: “È inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui
per cui avvengono”.
Rm 14,12-13: Quindi ciascuno di noi renderà conto a Dio di se stesso. Cessiamo dunque di giudicarci
gli uni gli altri; pensate invece a non esser causa di inciampo o di scandalo al fratello.
Rm 16,17: Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli
contro la dottrina che avete appreso: tenetevi lontani da loro.
1Cor 8,10-13; 1Cor 10,32-33.
vv 43-48 Dt 13,6-12: Quanto a quel profeta o a quel sognatore, egli dovrà essere messo a morte,
perché ha proposto l’apostasia dal Signore, dal vostro Dio, che vi ha fatti uscire dal paese di Egitto e vi
ha riscattati dalla condizione servile, per trascinarti fuori della via per la quale il Signore tuo Dio ti ha
ordinato di camminare. Così estirperai il male da te. Qualora il tuo fratello, figlio di tuo padre o figlio
di tua madre, o il figlio o la figlia o la moglie che riposa sul tuo petto o l’amico che è come te stesso,
t’istighi in segreto, dicendo: Andiamo, serviamo altri dei, dei che né tu né i tuoi padri avete conosciuti,
divinità dei popoli che vi circondano, vicini a te o da te lontani da una estremità all’altra della terra, tu
non dargli retta, non ascoltarlo; il tuo occhio non lo compianga; non risparmiarlo, non coprire la sua
colpa. Anzi devi ucciderlo: la tua mano sia la prima contro di lui per metterlo a morte; poi la mano di
tutto il popolo; lapidalo e muoia, perché ha cercato di trascinarti lontano dal Signore tuo Dio che ti ha
fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. Tutto Israele lo verrà a sapere, ne avrà timore e
non commetterà in mezzo a te una tale azione malvagia.
Rm 8,9-13: Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo
Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. E se Cristo è in
voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se
lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti
darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. Così dunque fratelli,
noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; poiché se vivete secondo la
carne, voi morirete; se invece con l’aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete.
Col 3,5-6: Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità,
passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, cose tutte che attirano l’ira di Dio
su coloro che disobbediscono.
Eb 12,1-2: Anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di
peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso
lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede.
Gen 4,8: Caino disse al fratello Abele: “Andiamo in campagna!”. Mentre erano in campagna, Caino
alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise.
1Sam 24,7: Poi disse ai suoi uomini: “Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al
consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore”.
Sal 55,21-22: Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici, ha violato la sua alleanza. Più untuosa del
burro è la sua bocca, ma nel cuore ha la guerra; più fluide dell’olio le sue parole, ma sono spade
sguainate.
Tb 4,7: Dei tuoi beni fà elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te
lo sguardo di Dio.
Dt 15,7-8: Se vi sarà in mezzo a te qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue città del paese
che il Signore tuo Dio ti dá, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello
bisognoso; anzi gli aprirai la mano e gli presterai quanto occorre alla necessità in cui si trova.
Sal 1,1.6: Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non
siede in compagnia degli stolti; (…) Il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi
andrà in rovina.
Prv 4,18-19: La strada dei giusti è come la luce dell’alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio.
La via degli empi è come l’oscurità: non sanno dove saranno spinti a cadere.
Dt 30,15-16: Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti
comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue
leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai
per entrare a prendere in possesso.
Mt 7,13-14: Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via …
Gen 3,6: Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per
acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e
anch’egli ne mangiò.
Gb 31,1-12: Avevo stretto con gli occhi un patto di non fissare neppure una vergine. Che parte mi
assegna Dio di lassù e che porzione mi assegna l’Onnipotente dall’alto? Non è forse la rovina riservata
all’iniquo e la sventura per chi compie il male? Non vede egli la mia condotta e non conta tutti i miei
passi? Se ho agito con falsità e il mio piede si è affrettato verso la frode, mi pesi pure sulla bilancia
della giustizia e Dio riconoscerà la mia integrità. Se il mio passo è andato fuori strada e il mio cuore ha
seguito i miei occhi, se alla mia mano si è attaccata sozzura, io semini e un altro ne mangi il frutto e
siano sradicati i miei germogli. Se il mio cuore fu sedotto da una donna e ho spiato alla porta del mio
prossimo, mia moglie macini per un altro e altri ne abusino; difatti quello è uno scandalo, un delitto da
deferire ai giudici, quello è un fuoco che divora fino alla distruzione e avrebbe consumato tutto il mio
raccolto.
Sal 119,37; Mt 5,28; Mt 6,22-23.