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Natale del Signore
25 dicembre 2004
Messa del giorno
La Parola
Prima lettura
Dal libro del profeta Isaia (Is 52, 7-10)
7
Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la
salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”. 8 Senti? Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, vedono con gli
occhi il ritorno del Signore in Sion. 9 Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha
consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme. 10 Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutti i popoli; tutti i
confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio. Parola di Dio.
Dal Salmo 97
Tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
2
Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato
la sua giustizia.
3
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio.
4
Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate con canti di gioia.
5
Cantate inni al Signore con l’arpa,
con l’arpa e con suono melodioso;
6
con la tromba e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.
Seconda lettura
Dalla lettera agli Ebrei (Eb 1, 1-6)
1
Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, 2 in
questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche
il mondo. 3 Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della
sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell’alto dei cieli, 4 ed è
diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. 5 Infatti a quale degli angeli Dio
ha mai detto: “Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato”? E ancora: “Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio”? 6 E di nuovo,
quando introduce il primogenito nel mondo, dice: “Lo adorino tutti gli angeli di Dio”. Parola di Dio.
Alleluia, alleluia.
Un giorno santo è spuntato per noi: venite tutti ad adorare il Signore;
oggi una splendida luce è discesa sulla terra.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 1-18)
A1
In principioB eraC il VerboD, il Verbo era presso DioE e il Verbo era DioF. 2 Egli era in principio presso Dio: 3 tutto è stato
fatto per mezzo di luiG, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esisteH. 4 In lui era la vitaI e la vita era la luceL degli
uomini; 5 la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accoltaM. 6 VenneN un uomo mandato da Dio e il suo nome
era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli
non era la luceO, ma doveva render testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo luce vera, quella che illumina ogni uomo P. 10
Egli era nel mondoQ, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe R. 11 Venne fra la sua gente, ma i
suoi non l’hanno accoltoS. 12 A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio T: a quelli che credono nel
suo nome, 13 i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14 E il Verbo si
fece carneU e venne ad abitareV in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di
grazia e di veritàZ. 15 Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è
passato avanti, perché era prima di me”. 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su graziaX. 17 Perché la legge
fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18 Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il
Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato Y. Parola del Signore.
Note del testo
“Stamane siamo tutti portatori della beatitudine che Isaia proclama nella prima lettura di oggi, la beatitudine di coloro che
sono annunciatori di liete notizie. Beati dunque i portatori di questo vangelo, di questa grande notizia di pace e di gioia, che
cioè il vostro salvatore, Dio, si è fatto veramente uomo nel seno della vergine Maria, si è incarnato per noi e per la salvezza di
tutti gli uomini. (…)
Il Prologo di Giovanni dice (…): Colui che adesso adoriamo come uomo ‘era in principio’ (Gv 1,1). Prima che il mondo fosse,
prima che principiasse ad essere, egli ‘era’; già preesisteva. Giovanni ci parla della sua preesistenza. Di nessun uomo si può
dire che era preesistente Egli invece ‘era’ ed era ‘presso Dio’ (Gv 1, 2), meglio ancora era rivolto a Dio, in relazione dinamica
a lui. Ed ‘era Dio’ (Gv 1, 1), lui stesso, rivolto a Dio, era Dio. Quindi non solo preesistente, ma Dio” (G. Dossetti, Omelie del
tempo di Natale, pp. 278-281).
(A): Il vangelo di Giovanni si apre con un bellissimo inno al Verbo incarnato. La definizione di Verbo per la persona di Gesù
è specifica degli scritti giovannei che la contengono sia in forma assoluta (Gv 1, 1.14) sia con delle specificazioni (Verbo della
vita in 1Gv, 1, 1 e Verbo di Dio in Ap 19,13). Giovanni riformula l’identità del Verbo alla luce di categorie
veterotestamentarie.
(B): C’è un parallelo tra Prologo e Genesi, che si continua anche nei versi seguenti dove i temi di crezione, di luce e tenebre
sono ripresi dalla Genesi. Questo non è però, come nella Genesi, il principio della creazione, perché la creazione viene nel v.
3. Il principio si riferisce piuttosto al periodo prima della creazione ed è una designazione, più qualitativa che temporale, della
sfera di Dio.
(C): Il verbo greco utilizzato (‘en: essere, esistere) è tradotto in italiano, per rendere l’idea, aggiungendo un già: All’inizio
(della creazione) già c’era il Verbo. L’imperfetto esprime in modo particolare l’esistenza.
(D): ‘La Parola era’ è affine alle affermazioni ‘Io sono’ di Gesù nel vangelo. Non si può indagare in che modo la Parola
giunse all’esistenza, perché la Parola semplicemente era.
(E): La preposizione greca pròs esprime l’idea di innanzi, presso, in relazione a e viene usata per indicare l’esistenza del
Logos in relazione a Dio. Si può intendere: Era in compagnia di Dio (dando a pròs un senso statico); oppure: Era verso Dio,
cioè in relazione con Dio (in questo caso si conserva a pròs il suo senso di moto). La TOB preferisce questa seconda
traduzione. Nella formulazione originale pròs tòn thèon l’articolo (tòn) specifica che si tratta del Padre. Il Verbo partecipa
della sua vita come persona distinta orientata a lui.
(F): Theòs én o’ logos: l’uso di theòs, senza articolo, esprime la partecipazione alla natura divina. Il Logos possiede la natura
divina pur non essendo il solo ad averla.
(G): Già l’AT collegava la creazione del mondo alla parola di Dio o alla sapienza divina. Tutta l’attività creatrice è opera del
Padre e del Figlio.
(H): Il verbo egèneto esprime molto bene la creazione di ogni cosa dal nulla. Viene usato in Gen 1 per descrivere la creazione.
È sostanzialmente diverso da ‘én, ed è tipico di tutto ciò che non è Dio.
(I): Altra traduzione: Ciò che aveva avuto origine in lui (nel Verbo) era vita. La vita di cui Giovanni parla nel suo vangelo non
è semplicemente quella fisica (biòs), ma una vita qualitativamente superiore e piena (zòé). In altri passi del Vangelo viene
anche identificata con Gesù stesso. L’identificazione di questa vita con la luce degli uomini nella riga seguente fa pensare che
si intenda vita eterna.
(L): La luce indica l’opera di rivelazione svolta dal Figlio che anche in altri passi viene direttamente identificata con luce.
(M): Il verbo greco katalambànein è difficile da tradurre; si possono distinguere quattro tendenze tra i traduttori: “afferrare,
comprendere”, “accogliere, ricevere, accettare”, “sorprendere, vincere”, “dominare”. Si può quindi intendere che gli uomini
non hanno compreso la prima manifestazione del Verbo avvenuta nella creazione, ma anche che la luce sfugge ai loro tentativi
di conquistarla e di dominarla.
(N): Lett: ci fu. Questo non è l’én usato per la creazione nei vv. 3-4: Giovanni Battista è una creatura.
(O): In 5, 35 Gesù chiama Giovanni Battista “lampada”; ma Gesù stesso è luce.
(P): Man mano che ci allontaniamo nel tempo, sono passati ormai venti secoli, le profezie che annunziano l’incarnazione del
Cristo, del re Messia, del Figlio di Dio, non solo sembrano più lontane, ma sembrano in qualche modo contraddette, smentite
dal corso della storia. Abbiamo sentito adesso il cap. 22 del profeta Isaia. Ci parla di una grande liberazione, di un grande
riscatto, di una grande pace, del ristabilimento di una grande giustizia. Ma è vero che il Signore in questi tempi ha snudato il
suo braccio? È vero che intorno a noi fiorisce la pace? Allora questa contraddizione che ci pare di cogliere crea in noi una
difficoltà che non possiamo negare. Siamo in una situazione più difficile di quella in cui erano i primi cristiani. L’annuncio
cristiano deve tenere sempre insieme due termini che sembrano contraddittori: il termine dell’affermazione solenne che è
l’eterno Dio che si è fatto uomo, anzi bambino, e il termine di questa impotenza, di questa esiguità, di questo nulla a cui Dio si
è ridotto per amore nostro. La festa del Natale è la festa della fede nel senso più profondo, perché ci fa vedere la via del
Signore, la via di una trasformazione profonda, sostanziale di tutto l’uomo e della comunità degli uomini, ma insieme una via
che non ha apparenze, è tutta umiltà, tutta povertà, tutta impotenza. Dopo di lui non cambia niente perché non è venuto a
cambiare esternamente. Le profezie annunciavano anche questi cambiamenti esterni, ma devono essere reinterpretate nella
pienezza della rivelazione come cambiamenti intrinseci, profondi, invisibili o visibili solo a chi ha la luce della fede.
(Q): Il mondo, che per i greci indicava l’universo, in Giovanni indica quella parte di creazione che è capace di risposta, il
mondo degli uomini. Esso può essere riguardato sia come oggetto dell’amore di Dio, sia in quanto si organizza nel rifiuto di
Dio e della rivelazione.
(R): L’AT già conosceva il fatto del rifiuto della “sapienza divina”, ma si tratta qui del rifiuto del Verbo incarnato.
(S): La TOB traduce: È venuto nella sua proprietà, in casa propria… Verosimilmente Israele rappresenta storicamente
l’umanità che tutta intera appartiene al Creatore.
(T): Diventare figli di Dio implica una capacità che viene da Dio.
(U): Questo Verbo di Dio, eterno come il Padre, Dio come il Padre, tutto proteso in perfetta docilità al Padre, tanto che il suo
essere si definisce come essere sempre rivolto al Padre, che con il Padre ha creato tutte le cose e che con il Padre dona la vita
a tutti, questo Verbo viene nella carne. Tutta questa vita spirituale a un certo momento è entrata in questo mondo fatto di
materia e spirito, ed egli stesso si è fatto carne, cioè materia umana considerata nella sua condizione di precarietà, di fragilità,
di peccato. Sin dalle origini del cristianesimo l’eresia più insidiosa è quella di considerare come una contaminazione questa
discesa nella carne del Verbo di Dio. Noi non abbiamo paura di contaminarlo, di diminuirlo dicendo che questo spirito
altissimo, Dio da Dio, luce da luce, ha assunto la nostra pesantezza umana e la nostra carnalità, e anzi ha fatto di questa
carnalità non una contaminazione, ma un’opera e un mezzo di redenzione e di salvezza per tutti gli uomini.
(V): Lett: Ha posto la sua tenda.
(Z): Amore fedele. Letteralmente due sostantivi: charis e alétheia. Queste due parole sono usate qui in forma unitaria che
rispecchia la famosa coppia veterotestamentaria di hesed e hemet. Lo hesed di Dio è la sua benevolenza e clemenza nello
scegliere Isarele senza nessun merito da parte di Isarele; le traduzioni suggerite sono: “amore di alleanza”, “amore
misericordioso”, “benevolenza”. La hemet di Dio è la sua fedeltà alle promesse dell’alleanza; la traduzione suggerita è
“fedeltà, costanza, lealtà”.
(X): (Charis antì charitos): tradotto anche: “Amore in luogo di amore”; questa idea di sostituzione, come è stata sostenuta dai
Padri greci, significa implicitamente lo hesed di una nuova alleanza in luogo dello hesed del Sinai. Il v. 17 sembra
convalidarlo.
(Y): Soltanto il Figlio unigenito, che condivide senza limiti la vita del Padre, può condurre gli uomini alla conoscenza e alla
vita. Con tutto ciò che è, che fa e che dice, Gesù sarà il rivelatore e l’espressione di Dio.
Padri della chiesa
La festa che noi oggi celebriamo è la venuta di Dio tra gli uomini, perché noi possiamo accedere a Dio o, per meglio dire,
ritornare a Dio, affinché, abbandonato l’uomo vecchio ci rivestiamo del nuovo; e come siamo morti nel vecchio Adamo, così
viviamo in Cristo; infatti con Cristo nasciamo, siamo messi in croce, veniamo sepolti e risorgiamo… (Gregorio di Nazianzo,
Oratio 38, 1 S. 4).
Dio, pertanto, non si prende semplicemente cura degli uomini ma, nel far questo, egli li ama davvero. Quest’amore poi è
talmente grande da avere indotto Dio a stabilire come nostro medico e salvatore il suo Figlio unigenito, a lui consustanziale,
generato prima dell’aurora, con il concorso del quale creò il mondo e a donarci, per mezzo suo il privilegio dell’adozione a
figli di Dio (Teodoreto di Ciro, La Provvidenza Divina, 10).
(…) Ebbene, ciò vale anche per il Verbo di Dio: non si è mai mosso da se stesso, eppure abitò tra di noi (Gv 1, 14); non ha
subito alcun mutamento, eppure il Verbo si è fatto carne (Gv 1,14); il cielo non è rimasto mai privo della presenza di lui,
eppure la terra ha accolto il celeste nel proprio grembo. Non pensare ad una diminuzione di divinità: non si trattò infatti di un
passaggio da un luogo ad un altro così come potrebbe compierlo un qualsiasi corpo. Né è da ritenersi che la divinità, riversata
nella carne, ne sia risultata in qualche modo alterata: ciò che è immortale, infatti, è altresì immutabile. Come può accadere,
chiederai, che il Verbo di Dio non abbia assimilato i limiti caratteristici della dimensione corporale? Allo stesso modo come,
rispondiamo, il fuoco diviene partecipe delle proprietà del ferro. Quest’ultimo, infatti, pur essendo scuro e freddo, una volta
riscaldato dal fuoco divenuto incandescente, si riveste del medesimo aspetto del fuoco: benché esso diventi risplendente, però,
da parte sua non annerisce affatto il fuoco né, venendo infiammato, raffredda la fiamma. Il medesimo discorso può farsi a
riguardo della carne umana del Signore: questa, infatti, divenuta partecipe della divinità, non la corruppe minimamente con la
propria debolezza (Basilio il Grande, Omelia sulla santa nascita di Cristo, 2).
Il Verbo di Dio, dunque, Dio, Figlio di Dio, che era all’inizio presso Dio e per mezzo di cui tutto è stato fatto (Gv 1, 2-3), si è
fatto uomo per liberare l’uomo dalla morte eterna; e si abbassò ad accettare la nostra umiltà, senza diminuire la sua maestà, in
modo che restando quello che era e assumendo quello che non era, unì in sé una vera natura di servo alla natura sua, nella quale
è identico a Dio Padre. Le unì con un legame tanto stretto che la gloria non consumò la natura inferiore, né l’assunzione
diminuì la natura superiore. Restando integra ogni proprietà di ambedue le nature e convenendo in un’unica persona, dalla
maestà viene assunta l’umiltà, dalla forza l’infermità, dall’eternità la mortalità; e per cancellare il debito della nostra
condizione, la natura passibile si è unita alla natura inviolabile: il Dio vero e l’uomo vero sono presenti nell’unico Signore;
così come richiedeva la nostra redenzione, l’unico e identico mediatore tra Dio e l’uomo potè morire per l’uno e risorgere per
l’altro (Leone Magno, Sermoni, 21).
Altri autori cristiani
Allora, seguiamo pure tutto l’itinerario della fede: stiamo attenti ai segni, interpretiamoli con la Parola, fondiamoci sulla
Parola, ascoltiamola, perveniamo ad un atto concreto di adorazione, ad un atto effettivo di donazione di noi stessi e poi
aspettiamoci sempre di dover ricominciare. È scomodo, ma è il disegno di Dio per ciascuno di noi, perché Dio, l’infinita
bellezza, l’infinita verità, l’essere infinito così inconcepibile per noi, non lo si può altro che conquistare così, con uno sforzo
che tutti i giorni si rinnova, che non si placa mai, per quanto si sia esercitati e per quanto si sia pacificati, Non ci si abitua alla
fede! (…) La nostra fede è in Dio, è in Cristo. È in Dio che non si vede, e in un piccolo bambino che si vede ma che non appare
certo come Dio. Lì si esercita la nostra fede, e lì va recuperata ogni mattina, nonostante tutte le smentite e tutti gli apparenti
trionfi dell’assurdo e della negatività (G. Dossetti, Omelie del tempo di Natale p. 224).
Passi biblici paralleli
v. 1 Gv 17, 5: E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.
1 Gv 1, 1-2: Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi
abbiamo contemplato e ciò che le vostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della Vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi
l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a
noi).
Ap 19, 13: È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio.
vv. 2-3 Sap 9, 1: Dio dei padri e Signore di misericordia, che tutto hai creato con la tua misericordia.
Pr 8, 22: Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d’allora.
1 Cor 8, 6: Per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù
del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui.
Eb 1, 2-3: In questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale
ha fatto anche il mondo. Questo figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la
potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, si è assiso alla destra della maestà nell’alto dei cieli.
Ap 3, 14: All’angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della
creazione di Dio.
Col 1, 16-17: Poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili o quelle
invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è
prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui.
vv. 4-5 Gv 11, 25: Gesù disse a Marta: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà”.
Gv 14, 6: Gesù disse a Tommaso: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.
Gv 5, 26: Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso.
Gv 8, 12: Di nuovo Gesù parlò loro: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce
della vita”.
Gv 9, 5: Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo.
Gv 12, 46: Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Gv 3, 11: In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non
accogliete la nostra testimonianza.
Gv 3, 19: E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro
opere erano malvagie.
1 Gv 2, 8: E tuttavia è un comandamento nuovo quello di cui vi scrivo, il che è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno
diradandosi e la vera luce già risplende.
vv. 6-8 Mt 3, 1: In quei giorni comparve Giovanni Battista a predicare nel deserto della Giudea, dicendo: “Convertitevi,
perché il regno dei cieli è vicino”.
Lc 1, 13.76: Ma l’angelo gli disse: Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un
figlio, che chiamerai Giovanni… E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a
preparargli le strade.
Gv 5, 35: Giovanni era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.
vv. 10-11 Gv 14-17: Lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo
conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.
Gv 17, 25: Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato.
vv. 12-13 Gal 3, 26: Tutti voi siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù.
1 Gv 7, 13: Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna voi che credete nel Figlio di Dio.
Gv 3, 5-6: Gli rispose Gesù: in verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di
Dio. Quel che è nato da carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito.
v. 14 Gal 4, 4: Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge.
Fil 2, 7: Ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini.
1 Gv 4, 2: Da questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù è venuto nella carne, è da Dio.
Ap 21, 3: Udii allora una voce potente che usciva dal trono: Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed
essi saranno suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro.
Is 60, 1-2: Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla su di te. Poiché ecco, le tenebre
ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te.
Ez 37, 27: In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo.
v. 16 Col 2, 9-10: È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte della sua pienezza,
di lui cioè che è il capo di ogni Principato e Potestà.
vv. 17-18 Gv 5, 37: E anche il Padre che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce,
né avete visto il suo volto.
Gv 6, 46: Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.
1 Gv 4, 12: Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi.
Mt 11, 27: Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il
Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
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