VI domenica di pasqua B
17 maggio 2009
La Parola
Prima lettura
Dagli Atti degli apostoli
(At 10, 25-27.34-35.44-48)
Avvenne che, 25 mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi gli andò incontro e si
gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. 26 Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un
uomo!». 27 Poi prese la parola e disse: 34 «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di
persone, 35 ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga».
44
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che
ascoltavano la Parola. 45 E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui
pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; 46 li sentivano infatti parlare in altre lingue e
glorificare Dio. 47 Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che
hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». 48 E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù
Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni. Parola di Dio.
Dal Salmo 97 (98)
Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
Seconda lettura
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
(1Gv 4, 7-10)
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e
conosce Dio. 8 Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. 9 In questo si è manifestato
l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita
per mezzo di lui. 10 In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e
ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Parola di Dio.
7
Alleluia, alleluia. (Gv 14,23)
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Dal Vangelo secondo Giovanni
(Gv 15, 9-17)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 9 A «Come il Padre ha amato me, B anche io ho amato voi. C
Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho
osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Vi ho detto queste cose perché la
mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. 12 Questo è il mio comandamento: Dche vi amiate gli uni
gli altri come io ho amato voi. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: E dare la sua vita per i
propri amici. 14 Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il
servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal
Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti
perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel
mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri». Parola del Signore.
Note del testo
Di Dio sono state date tante definizioni e lo stesso Giovanni ha cercato di avvicinarsi al mistero
definendo Dio come Spirito, luce... Ma la definizione più vera è senz’altro “Dio è amore”. Giovanni
dice anzitutto che l’amore di Dio si manifesta nella storia e in un evento, che i testimoni hanno visto
con i loro occhi, toccato con le loro mani, udito con i loro orecchi: il Verbo della vita, incarnato, morto
e risorto per la salvezza dell’uomo.
La prima lettura ci dice che la Chiesa cristiana è nata ebraica. I primi cristiani sono Ebrei, come Gesù.
Però è diventata cattolica, universale; cioè ha preso tutte le culture, i modi di pensare e di vivere. Pietro
riceve in una visione il comando di andare a trovare un centurione romano; un pagano, quindi non un
Ebreo. Allora Pietro da Giaffa, dove si trovava, va a Cesarea Marittima a incontrare la casa di questo
centurione e gli racconta la vita di Gesù. Dice il racconto degli Atti che, mentre Pietro sta ancora
parlando, lo Spirito Santo scende su quel centurione che si chiamava Cornelio e su tutta la sua famiglia,
in modo che queste persone incominciano a lodare, pregare e ringraziare Dio. Allora Pietro dice: “Se il
Signore ha dato a loro la fede, non possiamo certamente noi negare il Battesimo; bisogna che
obbediamo allo Spirito Santo”. Allora accoglie anche questi pagani dentro la comunità cristiana. Tra
l’altro questo significa che non è Pietro a scegliere di aprire la Chiesa ai pagani, è stato il Signore, lo
Spirito Santo, perché dove il Signore suscita la fede, lì la Chiesa deve dare il Battesimo.
(A): Il Padre ha amato Gesù e lo ha mandato nel mondo. Gesù ha amato noi e ci ha mandato nel
mondo. Noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Se riusciamo a fare questo, abbiamo realizzato la nostra
missione. Ma che cosa significa: «amarci gli uni gli altri»? Che ciascuno di noi deve imparare ad
accettare la presenza degli altri così come sono. E deve imparare a favorire la vita, la gioia, il bene e la
realizzazione della vita degli altri. Se impariamo a fare questo, abbiamo imparato il Vangelo. «Questo è
il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi» (Gv 15, 12). E qui invece
dice una cosa che fa pensare e che ci lascia sbalorditi. Perché continua: «Nessuno ha un amore più
grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13). Ci dobbiamo amare come Gesù ci ha
amato. E come Gesù ci ha amato? Dando la vita per noi. Quindi la legge diventa che noi dobbiamo
imparare a dare la vita gli uni per gli altri. Questo è sbalorditivo, perché è comprensibile che bisogna
accettare la vita degli altri, dobbiamo favorirla, aiutarci gli uni gli altri. Ma il Vangelo chiederebbe
qualche cosa di più grande, quasi impossibile: dare la vita per gli altri.
(B): In questo vangelo sono presenti tre affermazioni in scala: il Padre ha amato il Figlio; il Figlio ha
amato noi; noi siamo chiamati ad amarci gli uni gli altri. Partiamo dall’affermazione di mezzo – il
Figlio ha amato noi – perché è l’esperienza che Giovanni ha fatto. La prima affermazione è misteriosa.
L’ultima è un impegno più che un’esperienza. Ma la seconda è stata un’esperienza. Giovanni ha visto e
conosciuto Gesù e in Lui ha visto e conosciuto l’amore, perché la vita di Gesù si può riassumere dentro
a questa categoria grande: «dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv
13,1b). Questa è tutta la vita di Gesù ed è il massimo che si possa esprimere dell’amore, perché non c’è
un amore più grande che dare la vita, e quando uno ha dato la vita ha dato tutto se stesso; e in Gesù noi
abbiamo conosciuto questo. Dopo aver ascoltato questo brano di Giovanni, ci si domanda da dove
viene l’amore che abbiamo visto in Gesù? L’amore che abbiamo visto in Gesù ha le sue origini in Dio,
nella trasparenza di Gesù, nel fatto che è così luminoso nel suo rapporto con Dio che l’amore che viene
da Dio passa attraverso di Lui. Allora, il Padre ha amato Gesù e Gesù ha amato noi, ha lasciato passare
attraverso di sé l’amore del Padre e lo ha diffuso amando i discepoli; e il risultato di quello che ha fatto
è la nostra vocazione.
(C): Dice Gesù: «Rimanete nel mio amore» (Gv 15, 9b). Ma che cosa vuole dire? Questa espressione
può essere parafrasata in due modi diversi. Rimanete nel mio amore vuole dire: rimanete nell’amore
che Io ho per voi; ma anche: rimanete nell’amore che voi avete per me. Probabilmente tutte e due le
interpretazioni sono corrette. Ma non c’è dubbio che quella fondamentale è la prima: rimanete
nell’amore che Io ho per voi, in questo amore che io vi ho donato, lasciate che il mio amore vi
raggiunga e non staccatevi da questo amore che vi dono, come il tralcio deve rimanere unito alla vite.
Così come nell’ultima cena Gesù lava i piedi ai discepoli, ma trova l’opposizione di Pietro, che gli
dice: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli risponde Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me», cioè
non potrai vivere la comunione con me. Per potere vivere questa comunione Pietro deve lasciarsi
servire, deve lasciarsi amare dal Signore. È proprio questo che dice il nostro brano: «Rimanete nel mio
amore», cioè accogliete l’amore che vi ho donato, il servizio che ho compiuto a vostro favore, come
fondamento della vostra vita, la vostra vita deve dipendere dall’amore che vi ho donato, dal servizio
che ho compiuto per voi.
(D): Se Gesù ci ha amati così, anche noi dobbiamo “amarci gli uni gli altri”. È importante che anche il
credente diventi trasparente all’amore di Dio, che lo riceve attraverso Gesù e lo deve comunicare
nell’amore fraterno; quando lo comunica, la corrente dell’amore che viene da Dio ha raggiunto il suo
obiettivo, perché il progetto di Dio è di innestare il suo amore in tutte le realtà dell’umanità.
Trasfigurare l’umanità attraverso la forza del suo amore avviene in quella scala, in quella cascata di
amore, che si ricordava all’inizio: il Padre – il Figlio – noi – l’amore fraterno.
(E): «Dare la vita per i propri amici» è chiaramente quello che ha fatto il Signore per noi. Dare la vita
per i propri amici è per definizione il massimo dell’amore. Questo lo sanno tutti, lo sa il cristiano, ma lo
sapeva anche il pagano, il greco e il filosofo: era evidente che dare la vita per l’amico fosse il massimo
dell’amicizia. Ma la novità sta nel fondamento: dare la vita per gli amici ha il suo fondamento nel fatto
che il «Signore ha dato la vita per noi»; questo è l’amore, questo è tipicamente cristiano, è unicamente
cristiano; che “Dio si sia fatto carne” (Gv 1, 14), e che il Dio fatto carne abbia amato fino a dare la vita
per noi, questo è tipicamente cristiano ed è il fondamento della nostra vita.
Prefazio suggerito: “In ogni tempo tu doni energie nuove alla tua chiesa e lungo il suo cammino
mirabilmente la guidi e la proteggi. Con la potenza del suo Spirito Santo le assicuri il tuo sostegno, ed
essa, nel suo amore fiducioso, non si stanca mai d’invocarti nella prova, e nella gioia sempre ti rende
grazie per Cristo nostro Signore” (prefazio II dello Spirito Santo).
Padri della chiesa
(Gv 15, 9-17) Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Se
avessimo amore, insieme a compassione e pietà, non guarderemmo ai difetti del prossimo, come è
scritto: la carità copre una moltitudine di peccati (1Pt 4, 8). Così fanno i santi che vedono il peccato e
tuttavia non odiano il peccatore, non lo condannano, ma ne hanno compassione, lo consolano, lo
curano come un membro malato: fanno di tutto per salvarlo. Con la pazienza e con l’amore i santi
attirano il fratello e non lo cacciano via, non ne hanno disgusto, ma come una madre se ha un figlio
deforme, non se ne disgusta, ma volentieri lo cura e cerca di renderlo gradevole, così i santi proteggono
il peccatore, se ne prendono cura e lo ammoniscono al momento opportuno.
Cosa fece sant’Ammona, quando vennero quei fratelli, turbati, a dirgli: “Ecco, guarda abba, c’è una
donna nella cella del tal fratello”? Quanta misericordia dimostrò? Sapendo che il fratello aveva
nascosto la donna in una botte, si sedette sopra e disse agli altri di cercare in tutta la cella. E siccome
non la trovarono, disse loro: “Dio vi perdoni!”. Li svergognò e li ammonì a non dare credito alle parole
contro il fratello; poi corresse anche il peccatore, aspettando il momento opportuno: fatti uscire tutti gli
accusatori, prendendogli la mano, disse: “Pensa a te stesso, fratello”. E il fratello subito si vergognò e
restò compunto e subito operò sulla sua anima la bontà e la compassione dell’Anziano. Anche noi
dunque cerchiamo di acquistare l’amore e la misericordia per il prossimo, per guardarci dal condannare
o disprezzare chiunque. Aiutiamoci gli uni gli altri come membra dello stesso corpo. Siamo infatti
membra gli uni degli altri, come dice l’Apostolo (Rom 12, 5). Se dunque siamo tutti un solo corpo e
siamo membra gli uni degli altri, se un membro soffre, soffrono insieme a lui anche tutte le altre
membra (cf. Cor 12,26). Ciascuno serva il corpo per quanto può; studiatevi sempre di aiutarvi a
vicenda, sia ammaestrando, sia consolando il fratello nel tempo dell’afflizione, sia dandogli una mano
nel lavoro. Cercate di essere uniti gli uni agli altri, perché quanto uno è unito al prossimo, altrettanto è
unito a Dio (Doroteo di Gaza, Institut., 6, 76-78).
Altri autori cristiani
Notiamo anzitutto l’esemplarità di Gesù: la vicenda concreta di Gesù, soprattutto il gesto imminente di
dare la vita, offre ai discepoli l’immagine viva dell’amore del Padre, il modello insuperabile da imitare,
la sorgente inesauribile a cui attingere. Notiamo anche l’esemplarità dei discepoli: tutti gli uomini
vanno amati e sono invitati a entrare nella comunità di coloro che credono all’amore del Padre e di
Gesù; ma, affinché sia annunciata e attuata questa universalità dell’amore, occorre che coloro che già
credono, i discepoli, si vogliano bene tra di loro, offrendo un esempio e una profezia della carità. (...)
Con un linguaggio sintetico e un po’ tecnico, possiamo dire che Giovanni, sullo sfondo teologico della
carità (l’amore del prossimo si fonda nell’amore di Dio), e sullo sfondo antropologico (il prossimo è
ogni uomo), già ricordati dai vangeli sinottici, precisa ulteriormente la dimensione cristologica (i
discepoli devono amarsi “come” Gesù ha amato), ecclesiologica (l’amore dei discepoli dentro la
comunità diventa profezia per il mondo) e trinitaria (l’unità del Padre e del Figlio è fondamento e
modello dell’unità dei discepoli) (C. M. Martini Farsi prossimo, 54-55).
Io non posso avere Cristo solo per me; posso appartenergli soltanto in unione con tutti quelli che sono
diventati o diventeranno suoi. La comunione mi tira fuori di me stesso verso di Lui, e così anche verso
l’unità con tutti i cristiani. Diventiamo un solo corpo, fusi insieme in un’unica esistenza. Amore per
Dio e amore per il prossimo sono ora veramente uniti: il Dio incarnato ci attrae tutti a sé. Da ciò si
comprende come agape sia ora diventata anche un nome dell’Eucaristia: in essa l’agape di Dio viene a
noi corporalmente per continuare il suo operare in noi e attraverso di noi. (...) Nel “culto” stesso, nella
comunione eucaristica è contenuto l’essere amati e l’amare a propria volta gli altri. Un’Eucaristia che
non si traduca in amore concretamente praticato è in se stessa frammentata. Reciprocamente (...) il
“comandamento” dell’amore diventa possibile solo perché non è soltanto esigenza: l’amore può essere
“comandato” perché prima è donato (Benedetto XVI, Deus caritas est, 33-34).
Lo Spirito Santo non segue l’azione degli uomini, ma la precede, le indica in che direzione deve
muoversi, le suggerisce in che modo deve convertirsi. Proprio per questo Spirito intraprendente e
anticipatore che Pietro si “rende conto” che si può essere in Cristo e di Cristo senza preferenze di
persone. E il battesimo con l’acqua è solo una dovuta conseguenza di uno Spirito che ha già scelto e di
persone che si sono incamminate verso Gesù. Ci sembra che a volte nelle parrocchie la Cresima sia
vissuta con la preoccupazione dell’abbandono che prevale su tutte le “strategie”; sarebbe bello, invece,
guidare i ragazzi alla scoperta di ciò che lo Spirito può compiere in un uomo. Di come il dono dello
Spirito può essere un segno di colui a cui apparteniamo, un sigillo che parla per noi prima ancora che
possiamo farci conoscere, il sacramento della scelta di Dio e della nostra costituzione come inviati da
lui (Gv 15-16) (Diaconia dell’OPG).
Paralleli e riferimenti biblici
v 9 Gv 10,14-15: Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come
il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.
Gv 17,21: Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo
creda che tu mi hai mandato.
v 10 Gv 6,38: Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha
mandato.
Gv 8,29: Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose
che gli sono gradite.
Eb 10,5-7: Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un
corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto:
Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà.
1Gv 2,3-6: Da questo sappiamo d’averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice:
«Lo conosco» e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; ma chi osserva la
sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice
di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato.
Gv 14,15: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti.
Mt 7,21: Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà
del Padre mio che è nei cieli.
v 11 Gv 17,11.13: Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre
santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. (…) Ma
ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la
pienezza della mia gioia.
Gv 16,33: Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma
abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!.
1Gv 1,3-4: Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate
in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi
scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta.
Dt 6,1.3: Questi sono i comandi, le leggi e le norme che il Signore vostro Dio ha ordinato di
insegnarvi, perché li mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso. (…)
Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica; perché tu sia felice e cresciate molto di numero nel
paese dove scorre il latte e il miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto.
vv 12-14 Gv 13,34: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho
amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
1Gv 3,11.16.23: Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni
gli altri. (…) Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi
dobbiamo dare la vita per i fratelli. (…) Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del
Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato.
Lc 10,25-28: Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per
ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». Costui
rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e
con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». E Gesù: «Hai risposto bene; fa’ questo e
vivrai».
Gv 10,11: Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.
Gv 13,1: Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo
mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Rm 5,6-8: Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito.
Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di
morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo
ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
v 15 Es 33,21-23: Soggiunse [il Signore a Mosè]: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché
nessun uomo può vedermi e restare vivo». Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai
sopra la rupe: quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano
finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere».
Gv 1,18: Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha
rivelato.
Gv 17,6-8: Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai
dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato
vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno
veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Cfr. Eb 1,1-3: Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per
mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito
erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, è irradiazione della
sua gloria e impronta della sua sostanza.
Gal 4,4-7: Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la
legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi
siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida:
Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio.
1Cor 2,9-12: Sta scritto infatti: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in
cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per
mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi conosce i segreti
dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti
conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di
Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato.
Lc 11,1-2a: Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli
disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli
disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, …»
v 16 Dt 7,6-8: Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto
per essere il suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra. Il Signore si è legato a voi e
vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i
popoli -, ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il
Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla
mano del faraone, re di Egitto.
Mc 3,13: Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui.
Gv 6,44a: Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato.
Gv 15,5: Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me
non potete far nulla.
Gv 14,13-14: Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel
Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.