ALUNNA: ESPOSITO LAURA CLASSE: IIA PROF.SSA: STORTI TIZIANA IL BAROCCO: SORPRESA, MERAVIGLIA E STUPORE Durante l’età barocca, che caratterizza il seicento e la prima metà del settecento, la musica risente di creare, come nell’arte, nuove forme ricercate, curate e spettacolari che contraddistinguono l’epoca. In particolare, si sviluppano: la musica sacra, la musica vocale, la musica strumentale, il melodramma, il basso continuo e la monodia. LA MUSICA SACRA • La musica sacra, arricchita da strumenti, diventa una musica da ascoltare e non più una semplice preghiera dei fedeli rivolta a Dio. Nelle chiese barocche, entra definitivamente l’organo, costruito in modo tale da intonarsi, anche esteticamente, con lo stile delle altre decorazioni dell’edificio. LA MUSICA VOCALE Le principali forme vocali del periodo sono: • La CANTATA. Ha una struttura simile al melodramma ed è utilizzata per intrattenere. La cantata può essere sacra (diffusa in Germania e nei Paesi Protestanti), quindi con maggiore ricchezza strumentale, o profana (diffusa soprattutto in Italia), il cui maggiore autore è Alessandro Scarlatti. • L’ORATORIO. È una composizione sacra, drammatica, eseguita da voci, strumenti e cori in stile monodico. Il contenuto della composizione parla principalmente delle vite dei santi. Si diffonde in Europa e nei Paesi Protestanti. Il testo può essere scritto in lingua volgare (con Alessandro Stradella, Giovanni Battista Pergolesi, Antonio Caldara e Benedetto Marcello) o in latino (con Gian Giacomo Carissimi, Antonio Vivaldi e Georg Friedrich Haendel). • IL DUETTO DA CAMERA. È svolto da due voci soliste ed è accompagnato dal basso continuo. È molto simile alla cantata profana. BENEDETTO MARCELLO ALESSANDRO SCARLATTI ANTONIO CALDARA LA MUSICA STRUMENTALE • La musica strumentale si “stacca” dalla musica vocale: diventa una forma autonoma. • I musicisti imparano a differenziare gli stili compositivi secondo il tipo di strumento usato. In questo periodo si afferma lo stile concertante, basato sull’unione armonica di strumenti e di voci. • La forma caratteristica del Barocco è il CONCERTO GROSSO, nel quale suona un piccolo gruppo di strumenti, il concertino, e l’intera orchestra, il grosso, con alternanza di timbri leggeri e pesanti. I LUOGHI DELLA MUSICA SONO: LA CORTE Nelle corti si svolgevano manifestazioni musicali rivolte a un pubblico di aristocratici. Sebbene gli artisti godano di grande considerazione, spesso non sono liberi di seguire la propria ispirazione, ma sono costretti a celebrare la grandezza dei signori che li ospitano e ad assecondare le loro richieste e i loro gusti. Le diverse teorie della musica diventano argomento di discussione fra gli intellettuali. IL TEATRO Il primo teatro venne inaugurato a Venezia, nel 1637. Inizia la stagione degli spettacoli a tutti coloro che potevano pagare il biglietto. Ma in questo periodo il teatro è principalmente un luogo d’incontro: durante lo spettacolo gli spettatori mangiano, bevono, parlano e, molto raramente, prestano silenzio. Ci sono diversi ordini di posti: I nobili siedono nei PALCHI; I borghesi IN PLATEA; Il resto del popolo nel LOGGIONE. LE PRIME SCUOLE DI MUSICA • In tutta Europa si diffondono scuole e accademie musicali. In Italia l’attività dei conservatori, iniziata come opera di assistenza a bambini orfani e poveri, si trasforma in attività di insegnamento musicale. Nascono, inoltre, nuove associazioni di musicisti, che si riuniscono in circoli privati frequentati da borghesi. Il più famoso è quello fondato da GEORG PHILIPP TELEMANN a Lipsia nel 1702. Verso inizio/ metà seicento si sviluppano altre tre scuole: quella romana, quella veneziana e quella napoletana. LA MONODIA Dopo secoli di polifonia si afferma, nel ‘600, la MONODIA, un canto a una sola voce. Si intende sostituire, in un brano polifonico, le voci gravi con uno strumento a tastiera (il clavicembalo) ma anche a pizzico e ad arco. IL BASSO CONTINUO La melodia del basso continuo è accompagnata dalla voce di uno strumento armonico. Il termine continuo vuole indicare che esso non è mai interrotto. In genere, l’accompagnamento è improvvisato. IL RECITAR CANTANDO Un gruppo di studiosi fiorentini, verso la fine del ‘500, che erano soliti riunirsi presso la casa del conte Giovanni Maria Bardi, da cui deriva il nome di Camerata dei Bardi, propongono di ricreare la sonorità della musica greca, a loro parere più espressiva di quella polifonica. Il loro intento era quello di superare il limite della polifonia , la quale rende molto difficile la comprensione del significato delle parole e non trasmette all’ascoltatore il sentimento che il testo vuole esprimere. Ecco che si sviluppa un linguaggio nuovo e più comprensibile, una via intermedia tra il recitare e il cantare: il recitar cantando. IL PRIMO MELODRAMMA Il melodramma nasce a Firenze, nel 1600, quando venne messa in scena la prima opera musicata di Ottavio Rinuccini (l’Euridice). Essa è una rappresentazione teatrale in cui gli attori-cantanti narrano una storia in musica accompagnati dall’orchestra (cembali, liuti, lire e viole). L’Euridice ha un successo strepitoso, e per questo vengono chieste di creare altre opere, in cui la rappresentazione è resa vivace da un susseguirsi di duetti, trii, balli e cori. Il primo capolavoro di questo genere viene prodotto nel 1607 da Claudio Monteverdi, che compone e rappresenta presso l’Accademia degli Invaghiti l’Orfeo, su libretto di Alessandro Striggio. LA SCUOLA ROMANA A Roma il nuovo stile del recitar cantando, venne introdotto da Giovanni Bardi nel 1592. La scuola romana è caratterizzata da -Argomenti religiosi (vite dei santi, argomenti di carattere spirituale e morale); -Personaggi buffi, che distolgono l’ascoltatore dall’azione troppo seria. I maggiori rappresentanti della scuola romana sono Luigi Rossi (1598-1653) e Michelangelo Rossi (1600-1656). MICHELANGELO ROSSI LA SCUOLA LA SCUOLA VENEZIANA NAPOLETANA Il melodramma veneziano nacque con l’inaugurazione del primo teatro pubblico, a pagamento a Venezia, nel 1637. I caratteri distintivi dell’opera veneziana sono: -Grande cura per l’apparato scenico; -Introduzione di soggetti storici; -Importanza data alle arie; -Carattere più drammatico. TEATRO SAN CASCIANO, VENEZIA L’OPERA è introdotta a Napoli nella seconda metà del ‘600, quando a Napoli si rappresentavano opere veneziane adattate al gusto napoletano (presenza di personaggi comici, eliminazione del coro, riduzione degli strumenti). Il melodramma napoletano si distingue in due filoni: L’opera buffa (vicende riferite alla vita quotidiana, personaggi borghesi, lingua ricca di forma dialettali, libretti di autori anonimi) L’opera seria (vicende eroiche, personaggi storici o mitologici, lingua colta, libretto di letterati). CLAUDIO MONTEVERDI Claudio Monteverdi nacque a Cremona e studiò musica sotto la guida del maestro di cappella del duomo della sua città. A soli 15 anni compose un’opera sacra e nel 1590 entrò a far parte della cappella musicale del duca di Mantova Vincenzo Gonzaga, con l’incarico di suonatore di viola. Durante un’impresa militare, Monteverdi si recò nelle Fiandre dove venne a contatto con la musica francese. Dal 1603 divenne maestro di cappella e da camera, dove compose l’ORFEO e l’ARIANNA. Nel 1613 divenne maestro di musica della Repubblica (Venezia), dove scrisse ancora altri melodrammi. Morì nel 1643. A lui dobbiamo: 8 libri di madrigali, le canzonette, gli scherzi musicali, e per i teatri compone IL RITORNO DI ULISSE e L’INCORONAZIONE DI POPPEA, dove fa un uso esclusivo del recitar cantando. JOHANN SEBASTIAN BACH Johann Sebastian Bach nacque a Eisenach, in Turingia, il 21 marzo 1685. L’ambiente familiare è il più adatto a destare l’interesse e la passione per la musica: il padre è violinista, mentre i parenti da parte del padre erano musicisti presso chiese o corti tedesche. Bach, all’età di circa 50 anni, sente il bisogno di dedicarsi alla musica, anche per ricostruire la storia dei suoi antenati. Nel 1735 scrive la sua Genealogia. Negli anni d’infanzia Johann si dedica allo studio del clavicembalo e del violino: il giovane ragazzo, oltre ai suoi studi musicali, ottiene anche buoni risultati nella scuola latina, frequentata anche dagli altri suoi fratelli. A soli 10 anni, nel 1695, Johann rimane orfano: ecco che il suo fratello maggiore, che lavorava a Ohrdruf, lo ospita a casa sua, fino all’età di 15 anni, quando Bach viene mandato a studiare a Lueneburgh perché possa incontrare maestri più bravi. Bach dimostra di nutrire un grande interesse per le opere di altri compositori, sia antiche sia contemporanee. A Lueneburgh, Bach continuerà a frequentare la scuola latina locale, riservata soprattutto ai giovani nobili che possono permettersi rette molto costose. Qui completa gli studi di teologia, retorica, logica, latino e greco, per poi spingersi a viaggiare per ascoltare artisti famosi. Nel 1702 Bach accetta per un breve periodo l’incarico di violinista presso la corte del duca di Sassonia. Nel 1703, Bach inizia a sua attività professionale di musicista fino alla sua morte. A differenza del padre, però, Bach preferisce viaggiare: non è capace di rimanere molti anni nello stesso luogo, anche se non si allontanerà mai dalla Germania. Dal suo lavoro otterrà compensi elevati: Bach nel suo lavoro dimostra un atteggiamento orgoglioso. Bach, nei primi quattro anni di attività, cambia ben tre residenze: ad Arnstadt ha l’incarico di organista e direttore del coro; a Mühlhausen, sempre come organista e a Weimar come organista e direttore della cappella ducale. A Kothen Bach diventa ha l’incarico di maestro di cappella, per la composizione di nuovi brani, dedicandosi quindi alla musica strumentale. Nel 1720 Bach perde sua mogli Maria Barbara, evento che lo costringe a prendersi cura dei figli rimasti orfani. Un anno dopo si risposa con Anna Magdalena Wulken, da cui ha tredici figli. Dal 1723 al 1750 Bach si trasferisce a Lipsia dove diventa famoso come esecutore e teorico e anche come esperto collaudatore di organi. Bach si spegne nel 1750, all’età di 65 anni, ormai cieco. HAENDEL Händel nacque nel 1685 a Halle, in Germania, da una famiglia senza tradizioni musicali. Iniziò da bambino lo studio della musica, dimostrando subito un grande talento come compositore e organista. All'università di Halle intraprese anche studi giuridici. Nel 1703 si stabilì ad Amburgo, dove lavorò come violinista e dove ebbero luogo le prime esecuzioni di sue musiche, tra cui l'opera Almira, regina di Castiglia (1705). Negli anni successivi compì diversi viaggi in Italia, in Germania e a Londra, dove nel 1711 fu rappresentata con grande successo la sua opera Rinaldo. Nonostante sia oggi conosciuto soprattutto per gli oratori e la musica strumentale, ai suoi tempi Händel fu molto apprezzato per le opere teatrali, prevalentemente composte secondo il modello dell'opera seria italiana (forme musicali). Ambientata in epoca classica, di argomento letterario o di ambientazione mitologica, l'opera seria alterna, in lingua italiana, recitativi e arie. I recitativi, con un'intonazione vicina alla lingua parlata, servivano a far procedere l'azione ed erano accompagnati dal cembalo e a volte dall'orchestra. Le arie, con intonazione melodica, avevano la funzione di esprimere gli stati d'animo o 'affetti' dei personaggi e in esse i cantanti mostravano la propria virtuosistica bravura. Al tempo del soggiorno londinese risalgono anche due significative composizioni orchestrali: le tre suite Musica sull'acqua (1715-36), nate per accompagnare le feste sul Tamigi di re Giorgio I, e i Sei concerti grossi op. 3 (1730-34), ispirati al modello del musicista italiano Arcangelo Corelli. Nel 1719 Händel promosse la fondazione di una società musicale privata, la Royal academy of music, e ne diventò direttore. Nel 1727 ottenne la cittadinanza inglese e per molti anni dominò la scena musicale britannica. Oltre alle circa quaranta opere teatrali, tra cui Giulio Cesare in Egitto (1723), Rodelinda regina de' Longobardi (1725), Ariodante (1734), Alcina (1735), Serse (1737-38), in questi anni scrisse più di venti oratori ‒ composizioni di argomento religioso, per soli, coro e orchestra ‒ in forma drammatica e in lingua inglese (con narrazione, personaggi e dialogo ma senza scena teatrale), per lo più con testi tratti dall'Antico Testamento (tra cui Esther, 1718, Saul e Israele in Egitto, del 1738 entrambi). L'adesione di Händel alla cultura inglese non fu occasionale, ma profondamente sentita: lo dimostrano alcuni lavori vocali e strumentali, come Acis e Galatea (1718, con una seconda versione nel 1732) e l'Ode per il giorno di s. Cecilia (1739), composti su testi di poeti inglesi di grande rilievo come John Dryden e Alexander Pope. Tra la musica strumentale, Händel dedicò in particolare all'organo, di cui era valente esecutore, ben venti concerti con orchestra. L'oratorio Messia è uno dei lavori più conosciuti di Händel: eseguito a Dublino nel 1742, fu scritto per una istituzione benefica in soli ventiquattro giorni. Il libretto di Charles Jennens, in inglese, illustra in tre parti i momenti più rilevanti della vita di Cristo con brani delle Sacre Scritture (è l'unico oratorio tratto dal Nuovo Testamento). La prima parte tratta dell'Avvento e del Natale; la seconda della Passione e della Resurrezione, culminante nel celebre Halleluja; la terza riguarda la glorificazione di Dio e il destino dell'uomo. Tra le più interessanti composizioni strumentali degli ultimi anni è degna di nota la Musica per i fuochi d'artificio, inizialmente composta soprattutto per fiati e timpani, perché destinata a un'esecuzione all'aperto alla presenza dei principi di Galles (1749), e in seguito arricchita con gli archi. Gli ultimi oratori Solomon e Susanna (entrambi del 1748), Theodora (1749) e Jephtha (1751) rappresentano l'estrema e più raffinata espressione dell'arte di Händel. Egli trascorse gli ultimi anni della propria vita semiparalitico e quasi completamente cieco, non rinunciando tuttavia a comporre. Morì a Londra nel 1759, celebre e ammirato. ANTONIO VIVALDI Musicista veneziano, Antonio Vivaldi fu tra i più fertili e originali compositori del Settecento soprattutto nel campo della musica strumentale, tanto da godere dell’ammirazione di Johann Sebastian Bach. La sua ricchissima produzione, dimenticata alla sua morte e riscoperta duecento anni dopo, rivela inesauribili doti di fantasia, inventiva, brillantezza e cantabilità Antonio Vivaldi nacque a Venezia nel 1678 e studiò musica con il padre, violinista nella Cappella di S. Marco. Fu ordinato sacerdote nel 1703, guadagnandosi il soprannome di prete rosso per il colore dei suoi capelli. A causa della salute malferma, ottenne presto la dispensa dall’esercizio sacerdotale e poté così dedicarsi interamente alla musica. Dal 1703 al 1740, sia pur non continuativamente e con periodi di assenza, Vivaldi ricoprì diversi incarichi musicali presso l’Ospedale della Pietà, una istituzione di carità destinata all’istruzione musicale di fanciulle orfane. Primo incarico fu quello di insegnante di violino e successivamente, per le putte dell’Ospedale, alcune delle quali note per le loro doti di cantatrici o strumentiste, Vivaldi compose la maggior parte dei suoi concerti, delle cantate e delle musiche sacre. Il compositore veneziano conobbe fama e riconoscimenti in tutta Europa per la sua attività nel campo della musica strumentale e operistica, oltre che come direttore musicale e impresario: scrisse musica per molti nobili e principi italiani e stranieri ed effettuò numerosi viaggi anche all’estero, dove vennero pubblicate alcune sue raccolte. La sua notorietà tuttavia sfumò negli ultimi anni di vita e quando morì, a Vienna nel 1741, era poverissimo. L’influenza di Vivaldi sui suoi contemporanei, italiani e stranieri, riguardò soprattutto la musica strumentale e principalmente gli innumerevoli concerti per strumento solista e orchestra d’archi. Essi costituiscono la parte più innovativa dell’opera vivaldiana, che comprende anche sonate per strumento solista – soprattutto violino – e basso continuo, composizioni per orchestra d’archi, musica sacra di vario genere (tra cui un celebre Gloria e un Magnificat), cantate e circa 50 opere teatrali, la più notevole delle quali è l’Olimpiade (1734). Dopo la morte, la musica di Vivaldi cadde presto nell’oblio, soppiantata da generi più alla moda. Solo nell’Ottocento gli studiosi di Bach si interessarono a Vivaldi: secondo Johann Nikolaus Forkel, autore di un’importante biografia di Bach (1802), questi aveva tratto dallo studio dei concerti di Vivaldi una disciplina e un senso della costruzione che prima ignorava. In effetti Bach trascrisse 10 concerti vivaldiani, adottandone in seguito diverse caratteristiche, come l’uso della forma a ritornello – in cui il periodo iniziale costituisce un ritornello composto di più elementi che possono poi essere riproposti, separatamente o insieme –, o l’impiego in senso espressivo di intervalli superiori all’ottava. La vera riscoperta di Vivaldi, a cui seguì una grande popolarità, si ebbe in Italia solo a partire dal 1939. Degli oltre 450 concerti, circa 250 sono dedicati al violino, di cui Vivaldi sviluppò enormemente le qualità tecniche ed espressive; gli altri impiegano ogni genere di strumento – anche inconsueti, come il mandolino –, a esclusione di quelli a tastiera, e sono divisi solitamente in tre movimenti: allegro-adagio-allegro. Negli allegri, dal ritmo incalzante e vitale, i soli si alternano ai tutti, dando vita a un contrasto espressivo e timbrico e a un virtuosismo brillante. Nei brevi adagi il solista ha invece modo di dispiegare una mirabile cantabilità. Una parte dei concerti è raggruppata in 9 raccolte, stampate ad Amsterdam durante la vita dell’autore. Molti dei concerti hanno inoltre un titolo descrittivo e programmatico, come La tempesta di mare, La notte, La caccia, Il gardellino, La pastorella, L’inquietudine. Le raccolte più significative sono L’estro armonico (1711) e Il cimento dell’armonia e dell’inventione (1725). A quest’ultima appartengono i celeberrimi concerti detti Le quattro stagioni in cui l’intento descrittivo, evidenziato da sonetti che precedono ogni stagione, è realizzato attraverso il sapiente e colorito impasto timbrico, con effetti bizzarri e inconsueti di imitazione della natura e di vigoria espressiva. ARCANGELO CORELLI Arcangelo Corelli nacque presso Ravenna nel 1653. Studiò violino prima a Bologna e poi a Roma; in questa città mantenne dal 1671 la propria residenza e svolse la maggior parte della sua attività di violinista perfezionandosi anche in composizione. Fu in stretti rapporti con la corte papale e la nobiltà ed ebbe in questi ambienti influenti protettori. Si distinse come organizzatore di fastose manifestazioni musicali, promosse dalla nobiltà romana, ma soprattutto egli ottenne grandi riconoscimenti come violinista e compositore. Negli ultimi anni della sua vita, segnati da momenti di profonda depressione, le sue esibizioni si fecero sempre più rare. Morì nel 1713. Corelli compose numerosi concerti grossi, sonate e opere didattiche per il perfezionamento della tecnica del violino. La sua musica è una tappa importantissima per lo sviluppo del genere strumentale. GEORG PHILIPP TELEMANN All'età di dodici anni, scrisse un'opera su modello di una partitura di Lully (in quest'epoca, la musica drammatica era poco conosciuta in Germania) che venne rappresentata nei teatri di Magdeburgo e Hildesheim, ma la famiglia non incoraggiava le sue aspirazioni artistiche spingendolo inutilmente verso la carriera forense. Compiuti gli studi giovanili e ottenuta, nel 1701, la laurea in giurisprudenza, Telemann intraprende la carriera musicale a Lipsia, dove già durante gli studi universitari aveva fondato il collegium Musicum, entrando alle dipendenze dell'Opera di Lipsia dapprima come compositore operistico e subito dopo come direttore musicale. Nel 1705 divenne maestro di cappella presso il conte di Promnitz a Sorau dove studiò e apprese lo stile di Lully e di altri esponenti della scuola francese; una conoscenza che consolidò, nel 1707, con un soggiorno di otto mesi a Parigi. Chiamato ad Eisenach, nel 1708, in qualità di direttore dei concerti, vi successe più tardi ad Ebenstreit nel posto di maestro di cappella. Tre anni dopo ricevette una doppia nomina di maestro di cappella della chiesa di Recollets e di quella di Santa Caterina di Francoforte. Si recò in questa città, conservando tuttavia la carica e gli emolumenti di maestro di cappella della corte di Eisenach a condizione di inviare ciascun anno un certo numero di composizioni nuove. Dopo quattro anni di soggiorno a Francoforte, Telemann cedette alle insistenze del margravio di Bayreuth e prese la direzione di questa cappella, senza perdere il suo titolo ad Eisenach. Infine, nel 1721 gli fu offerto un posto di direttore di musica ad Amburgo. L'accettò e ricoprì l'incarico per circa quarantasei anni, conservando sempre quelli di maestro di cappella di Eisenach e Bayreuth. Sono di questi anni i suoi lavori più importanti e noti, come la celebre Tafelmusik. Sempre ad Amburgo, fondò nel 1728 il primo giornale di musica tedesco, il Getreuer MusikMeister. Nella sua lunga carriera, fece mostra di una prodigiosa attività e compose un numero talmente grande di opere che ci sono pochi compositori tedeschi che gli si possono paragonare per la fecondità. Egli stesso incise, con l'acquaforte e il bulino, su lastre di rame o stagno, una parte delle sue produzioni e fece stampare il resto negli antichi caratteri di Amburgo. Morì in questa città, il 25 giugno del 1767 all'età di 86 anni. GIOVANNI BATTISTA LULLI Giovanni Battista Lulli nacque da Lorenzo Lulli e Caterina del Sera. l padre Lorenzo era probabilmente originario del Mugello, dove era proprietario di un bosco di nocciole insieme al fratello e a un cugino; trasferitosi a Firenze, nel 1620 sposò Caterina, figlia di un mugnaio. Dal matrimonio nacquero tre figli: Verginio (1621–38), Giovanni Battista e Margherita (morta nel 1639). Giovanni Battista fu battezzato il 28 o 29 novembre 1632 e nella città natale trascorse tutta la sua infanzia. Alla fine di febbraio 1646, Ruggero di Lorena, uno dei figli del duca di Guisa in visita in Italia, fu pregato dalla nipote mademoiselle de Montpensier di cercare un piccolo italiano per conversare nella lingua che stava studiando. Il cavaliere scelse il tredicenne Giovanni Battista, forse dopo averlo osservato nel corso di uno spettacolo; Lulli lasciò così la casa paterna alla volta della Francia, dove arrivò intorno a metà marzo. Lully si ammalò seriamente, forse anche a causa della sua condotta di vita, intensa e logorante. L'8 gennaio del 1687 stava provando il Te Deum – da lui scritto dieci anni prima – per farlo eseguire come ringraziamento della recente guarigione del re, quando si ferì, battendo violentemente sul piede con il pesante bastone di metallo usato per segnare il tempo. La ferita si infettò, complicandosi in gangrena e, per tentare di salvarlo, i medici proposero l'amputazione della gamba; Lully rifiutò. Su questa scelta, che si rivelerà fatale, i biografi hanno avanzato diverse supposizioni; il fatto di essere uno degli uomini più in vista della società e per di più con un passato di straordinario ballerino, gli impedì probabilmente di accettare l'intervento che, nel migliore dei casi, lo avrebbe lasciato menomato a vita. Oppure, forse, sperò di poter guarire soltanto curandosi. La malattia fece il suo corso nefasto. Il 22 marzo 1687, dopo oltre due mesi di penosi travagli, Giovanni Battista Lulli morì; fu sepolto nella chiesa di Notre-Dame-des-Victoires a Parigi. L’OPERA COMIQUE Diversi tentativi erano stati messi in atto per adattare i melodrammi musicali italiani alla lingua francese. Più in generale, ogni spettacolo che avesse targa francese era incentivato. Nuovi generi, come la comédie-ballet inventata da Molière con Les fâcheux, su musica di Pierre Beauchamp, erano stati creati a tale scopo. Sui versi di Molière, Lully scrisse Le mariage forcé (1664), prima di una serie di opere composte in questo nuovo genere. Il sodalizio artistico tra i due, grandemente apprezzato dal re, terminò con la rappresentazione di Psyché, avvenuta nel gennaio del 1671. La creazione di un melodramma nazionale aveva avuto i primi passi decisivi con il poeta Pierre Perrin e il compositore Robert Cambert; i due si associarono a dicembre 1669 e a loro si unirono, poco dopo, anche il marchese Alexandre de Rieux e Laurent Bersac. Dal gruppo così composto, il 3 marzo 1671 fu presentata a Parigi la pastorale Pomone, con musica di Cambert e libretto di Perrin. Era il primo sontuoso spettacolo francese da capo a fondo: lingua, musica, costumi. L'apparato scenografico era imponente, con macchine teatrali, balli, cori; inoltre era a pagamento e gli incassi eccezionali non passarono inosservati. Infine, il grande concorso di pubblico aveva favorevolmente richiamato anche l'interesse della corte; la reazione di Lully fu forte e aggressiva. Nel 1672 ottenne da Luigi la revoca del privilegio di Perrin, approfittando dei dissidi che questi aveva con i soci. Il privilegio, concesso nel 1669, autorizzava il poeta alla creazione di accademie in tutta la Francia e a riscuotere dagli spettatori una somma di danaro per vedere gli spettacoli da lui realizzati. Nelle mani del compositore, il monopolio divenne vitalizio (a Perrin era stato invece concesso per dodici anni) e addirittura ereditabile. Lully divenne praticamente padrone del melodramma francese; da allora in poi, con cadenza regolare, scrisse e fece andare in scena un'opera all'anno. Suo librettista fu Philippe Quinault, solo per un breve periodo sostituito da Thomas Corneille. Divenne ricchissimo e il suo potere lo rese inviso. Lully esercitò un'autentica tirannia musicale, soffocando la concorrenza; tra l'altro, limitò drasticamente i mezzi di tutte le altre compagnie, che non potevano dare spettacoli in cui fossero presenti ballerini e potevano disporre al massimo di due sole voci e sei violini. Fu perciò violentemente attaccato in occasione della rappresentazione dell'Alceste del 1674. Nel 1672 Lully aveva aperto la sua accademia, trasformando in teatro una sala in rue de Vaugirard, impiegata per il jeu de paume. Chiamò come socio Carlo Vigarani, architetto teatrale gradito al sovrano e indispensabile sia come scenografo che per la ristrutturazione della sala. L'11 novembre Lully l'inaugurò mandando in scena all'Opera Les fêtes de l'Amour et de Bacchus con il libretto di Philippe Quinault ed Isaac de Benserade, favola pastorale assemblata con musiche realizzate in precedenza dal compositore per le comédies-ballets su testi di Molière. Quinault scrisse nuovi versi per ricomporre insieme il materiale testuale eterogeneo e Lully li musicò. Nonostante l'operazione fosse condotta in tutta fretta, ebbe un successo travolgente. L'anno dopo uscì Cadmus et Hermione e, nel 1674, seguì la tragedia in cinque atti, Alceste. L'aggressiva ostilità con cui fu accolta, convinse però Luigi XIV a trasferire in un ambiente più protetto le 'prime' delle opere successive: Thésée, Atys e Isis, svolte tra il 1675 e 1677, che avvennero nella Salle de ballets del vecchio Castello di SaintGermain-en-Laye. Varie altre questioni, anche legali, procurarono numerose difficoltà a Lully, tuttavia superate. All'età di 50 anni, era all'apice della carriera. Dal 1680 non aveva più alcun socio per l'Opéra; infatti, alla scadenza del suo contratto con Vigarani, non lo rinnovò, preferendo avvalersi di Jean Berain, dessinateur de la chambre et du cabinet du roi, salariato. Ai suoi spettacoli faceva pagare i posti in piedi dei poveri soltanto 30 sol, ma le poltrone dei ricchi melomani erano vendute ai prezzi più alti di qualunque altro teatro parigino; il posto a sedere sulla scena era il più caro di tutti, un luigi d'oro. Grazie a un secondo privilegio concesso dal re il 20 settembre 1672, Lully poté inoltre intascare il ricavato delle vendite dei libretti al pubblico, e dal 1677 anche della sua musica a stampa. GRAZIE DELL’ATTENZIONE