Pedagogia sperimentale Cristiano Corsini PEDAGOGIA SPERIMENTALE TECNICHE DI VALUTAZIONE 20 febbraio venerdì 14-20 28 marzo sabato 8-14 21 febbraio sabato 8-14 1 aprile mercoledì 14-20 2 aprile giovedì 14-20 Prova: 2 aprile (lavori di gruppo + esame individuale) Criteri di valutazione 1. Lavoro laboratoriale 2. Test Lavori di gruppo su almeno uno dei seguenti aspetti: Domande a risposta multipla sugli argomenti in programma •Analisi critica di uno strumento di misurazione (es. test Invalsi, Pisa ecc…); •Validazione di uno strumento di misurazione impiegato nella propria classe; •Progettazione di uno strumento di misurazione; •Progettazione di un percorso valutativo. MD A La docimologia UD 1 Misurare e valutare Presentazione 1 La valutazione Letture su questa UD (da Benvenuto / Giacomantonio, testo scaricabile sul sito) 1) A. Visalberghi, Misurazione e valutazione, pp. 24-28 2) M. Gattullo, Le funzioni del controllo scolastico, pp. 60-68 3) B. Vertecchi, Funzioni della valutazione, pp. 69-77 Qualche considerazione introduttiva Nel corso degli ultimi anni l’inveterata tendenza ad avere idee confuse su misurazione e valutazione in campo educativo ha abbracciato più ambiti del sistema d’istruzione. Questo perché, da un ventennio circa, a essere sottoposti a valutazioni (o misurazioni?) non sono più soltanto studenti e studentesse, ma anche docenti, dirigenti e istituti dalla scuola dell’Infanzia all’Università. Credo ci siano due tendenze opposte ma egualmente deleterie a tal proposito. La prima è quella che confonde i due termini, considerandoli sinonimi o annullando la misurazione nella valutazione. La seconda è quella che tende a separarli nettamente, nell’illusione che sia possibile misurare senza valutare o che sia auspicabile valutare senza misurare. Cercheremo dunque di fare chiarezza sui due processi, sulle loro differenze e sui loro rapporti. Per procedere, è bene iniziare dalla loro funzione nel processo educativo. Un esempio della confusione a proposito di valutazione e misurazione in educazione G. Tremonti, Il passato e il buon senso, “Corriere della Sera”, 22 agosto 2008 I numeri sono una cosa. I giudizi sono una cosa diversa. I numeri sono una cosa precisa, i giudizi sono spesso confusi. Ci sarà del resto una ragione perché tutti i fenomeni significativi sono misurati con i numeri. Un terremoto è misurato con i numeri della scala Mercalli o Richter. Il moto marino è misurato in base alla scala numerica della «forza», la pendenza di una parete di montagna in base ai «gradi», la temperatura del corpo umano ancora in base ai «gradi». La mente umana è semplice e risponde a stimoli semplici. I numeri sono insieme precisi e semplici. Il messaggio che trasmettono è un messaggio diretto. Se gli stessi fenomeni – terremoto, moto marino, pendenza, temperatura corporea – fossero espressi non con i numeri ma attraverso frasi complesse con finalità descrittive, il messaggio resterebbe impreciso. NB. Tremonti allora era Ministro dell’Economia e delle Finanze e, in quanto tale, difese sulle pagine del Corriere il passaggio dai giudizi ai voti nella scuola primaria. Cominciamo dalla valutazione Iniziamo dalla valutazione perché, come vedremo, essa precede dapprima la misurazione per poi succederle (cfr. Visalberghi). Alla valutazione è riconosciuta una funzione fondamentale: essa è finalizzata al miglioramento del processo educativo. In pratica, si valuta per migliorare. La cosa è vera persino nel caso di valutazioni sommative e terminali (cfr. Vertecchi), dato che esse dovrebbero svolgere un ruolo fondamentale nella successiva programmazione dell’attività didattica. Nel processo di valutazione c’è una… «osservazione del risultato ottenuto in paragone e in contrasto con quello atteso, in modo che il paragone getti luce sulla effettiva adeguatezza delle cose adoperate come mezzi» J. Dewey, Teoria della valutazione, 1939 Nel processo di valutazione c’è una… «osservazione del risultato ottenuto in paragone e in contrasto con quello atteso, in modo che il paragone getti luce sulla effettiva adeguatezza delle cose adoperate come mezzi» J. Dewey, Teoria della valutazione, 1939 diagnostica rendicontativa Prerogative della valutazione educativa 1. È un giudizio di valore. 2. Esprime la distanza tra una situazione osservata e una auspicata. 3. È uno strumento utile per colmare tale distanza. Ha un dimensione soggettiva (ineliminabile ma controllabile) Ha una dimensione comparativa e intersoggettiva che prevede la raccolta di informazioni valide e affidabili È finalizzata al miglioramento di apprendimento e insegnamento Due definizioni di valutazione educativa… Le due seguenti definizioni di valutazione in educazione rispecchiano le prerogative precedentemente evidenziate e possono riferirsi tanto ai prodotti quanto ai processi. Tuttavia la seconda (Becchi, Scalera) pone maggiormente l’accento sulla natura collegiale e negoziale del processo valutativo. Da notare che in entrambe le definizioni viene riservato uno spazio intermedio al processo di misurazione (implicitamente nel primo caso, esplicitamente nel secondo) e c’è un richiamo alla necessità di un’incidenza della valutazione sul miglioramento educativo. 1. Jaap Scheerens Giudizio del valore di oggetti educativi emesso sulla base di una raccolta sistematica di informazioni, al fine di sostenere i processi decisionali e l’apprendimento Autovalutazione e uso delle informazioni nella scuola orientata ai risultati, 2000 2. Egle Becchi, Vega Scalera Accertamento intersoggettivo di più dimensioni formative e organizzative di un contesto educativo e indicazione della loro misurabile distanza da espliciti livelli considerati ottimali da un gruppo di riferimento, in vista di un’incidenza concreta sull’esperienza educativa Cit. in Bondioli, Verso un modello di valutazione formativa, 2004 La valutazione educativa in parole povere è 1. un giudizio di valore 2. espresso sulla distanza tra come le cose sono e come dovrebbero essere (per esempio: quel che uno studente sa e quel che dovrebbe sapere a questo punto dell’anno) 3. finalizzato alla riduzione di tale distanza. La valutazione ha una natura soggettiva perché è chi valuta che sceglie su cosa incentrare il proprio giudizio. Inoltre è chi valuta che definisce la situazione auspicata (le cose come dovrebbero essere). Tuttavia la soggettività (che, come vedremo, introduce notevoli distorsioni e iniquità) può e deve essere controllata attraverso il confronto intersoggettivo con gli altri attori del processo valutativo e l’esplicitazione di finalità e criteri della valutazione. La valutazione educativa in parole povere è 1. un giudizio di valore 2. espresso sulla distanza tra come le cose sono e come dovrebbero essere (per esempio: quel che uno studente sa e quel che dovrebbe sapere a questo punto dell’anno) 3. finalizzato alla riduzione di tale distanza. La misurazione, attraverso la raccolta di informazioni valide e affidabili, svolge una funzione fondamentale nell’esplicitazione della distanza tra le cose come sono e le cose come dovrebbero essere. Per cui… 1. si valuta per migliorare. 2. si misura per valutare meglio. Fasi della valutazione Concludiamo questa prima presentazione presentando l’argomento della prossima: la misurazione. Essa è preceduta dalla valutazione, dato che la scelta dei criteri, delle forme, del momento e in ultima analisi la scelta stessa di valutare è un giudizio di valore (cfr. Visalberghi) Essa è seguita dalla valutazione, dato che la valutazione è un giudizio su una misura / accertamento (cfr. Gattullo). VISALBERGHI La misurazione nasce dalla valutazione e in essa confluisce. GATTULLO 1) Definizione dell’oggetto della valutazione. 2) Misurazione / accertamento. 3) Valutazione (interpretazione della misurazione / accertamento)