Titolo: SCIENZA E SOCIETA’: DICOTOMIA O SINERGIA? Autore: Andrea Cosentino All’alba del terzo millennio, quale rapporto stigmatizzare tra conoscenza scientifica e società civile, cui noi tutti apparteniamo? La tematica appare come una tipica prova da esame di licenza secondaria superiore. L’attento lettore di questa e delle seguenti pagine proposte su questo sottosito web si sarà certamente posto diverse volte una tale domanda. Donna o uomo di scienza, che si tratti di ricercatore o docente di vario grado, vive questo rapporto da ambo le parti, sia come produttore o divulgatore di cultura scientifica sia come componente stesso del consorzio umano. La scienza, infatti, è un prodotto culturale, teorico o applicato, proprio della società; prende origine da una parte di essa, in funzione del suo stato di evoluzione e progressione, ma giunge a produrre dei contenuti che retroagiscono più o meno profondamente con la società che li ha generati. I positivisti del XVIII secolo vedevano un incontrovertibile feedback positivo del pensiero scientifico sul miglioramento sociale, sull’innovazione delle tecniche, quindi sullo sviluppo e sul progresso collettivi. Qualche altro moderno pensatore, tuttavia, potrebbe oggi ritenere, non a torto, che l’applicazione tecnologica di determinate scoperte ha portato ad effetti negativi, se non addirittura catastrofici, per una parte della società umana. Quante volte vi sarete travati a discutere con i vostri studenti delle differenti applicazioni delle scoperte di fisica atomica, che ha partorito nefaste tecnologie belliche (feedback negativo), ma anche importanti metodologie di produzione energetica o applicazioni di diagnostica e terapia medica. In tal senso, se c’è dicotomia, questa dovrebbe riformularsi come conoscenza scientifica vs. applicazioni tecnologiche. Scienza, dunque, figlia legittima della società che l’ha prodotta. Sia chiaro che per scienza si intende non l’insieme eterogeneo dell’umano sapere, bensì il complesso apparato di nozioni dinamiche derivanti dalla rigorosa applicazione del metodo sperimentale di verifica delle ipotesi. Dalla fisica alla chimica, dalla biologia alla medicina, dall’astronomia alla geologia, fino a giungere alla psicologia ed alle scienze sociali, tutte accomunate da una metodologia e da un linguaggio rigoroso ed universale (matematica e statistica), rappresentano lo spettro multi- e interdisciplinare in continua espansione, tanto in termini di ricerca di base quanto in termini di ricerca applicata. L’approccio scientifico rappresenta un osservatorio privilegiato per indagare la nostra stessa società ed i processi che la caratterizzano, una sorta di collettivo “indaga te stesso” di socratiana memoria. Quindi, il sapere scientifico può essere anche fonte di serena autocoscienza per il singolo e consapevolezza collettiva del proprio stato d’essere. Non esiste ambito sociale nel quale una scienza sperimentale non abbia delle ricadute: la salute dell’individuo così come l’ambiente naturale, la religione così come la spiritualità o la superstizione, l’etica (modalità di comportamenti) e la morale (giudizio sulla modalità del comportamento). Non passa argomento di attualità che non contempli il punto di vista scientifico, dall’eutanasia all’eugenetica, dall’aggressività dei gruppi giovanili all’uso delle sostanze stupefacenti, dalla lotta al riscaldamento globale alla tutela delle minoranze, e ciascun lettore potrà prolungare questo elenco per molte righe ancora. Le scienze sperimentali si possono inquadrare come una delle forme più alte di esperienza umana, cioè di trasmissione alle future generazioni di conoscenze (principi, leggi, teorie) rigorose, riproducibili, ma mai dogmatiche, quindi sempre relative e verificabili. Questo carattere di relativismo della conoscenza scientifica potrebbe inquietare qualcuno o consolare qualcun altro, ma la perfettibilità di questo tipo di conoscenza materialista (che indaga cioè i processi di materia ed energia e all’interno di essi è spiegata) è una naturale conseguenza dell’antidogmantismo sopra citato. Non si ammette l’inconoscibile, bensì il non ancora conosciuto: questo uno degli aspetti più silenziosamente dirompenti per la nostra società occidentale. Previsione di fenomeni o esiti di fenomeni futuri: questo un altro aspetto pacificamente rivoluzionario del pensiero scientifico. La previsione rigorosa del futuro, anche nel caso di complessi processi multivariati e multifattoriali (clima, ecologia, genetica, …) contrasta con le numerose forme di maliziosa superstizione che ingrassano eserciti di maghe ed astrologi. Ma quali i confini o limiti del sapere scientifico? I cinque sensi non sono più un limite, poiché astrazioni del pensiero teorico, congiuntamente a strumentazioni sempre più sofisticate, hanno consentito di prevedere e conoscere fenomeni ben oltre le immediate capacità sensoriali delle nostra specie; matematici teorici, astronomi e fisici quantistici ne hanno dato glorioso esempio, nel corso dei due ultimi secoli. Quindi, nessun limite per la conoscenza; ma è concorde l’opinione che per la scienza applicata dovrebbe esistere una deontologia, proprio perché siamo ben in grado di ipotizzare le ricadute negative che certe applicazioni tecnologiche possono avere nel futuro a breve o a lungo termine. La “morale” e l’”etica” sociale del pensiero scientifico sperimentale consisterebbero, allora, nella capacità di ridurre la “retroazione” negativa che l’applicazione volontaria e, sovente, lucrosa di certe conoscenze comporterebbe, favorendone, di contro, le ricadute positive sulle differenti società del mondo globalizzato, anche le meno avanzate. Concludiamo con un semplice parallelismo: l’evoluzione biologica è quella serie complessa di fenomeni che consentono ad una popolazione, come insieme di individui interfecondi di una specie in un areale, un progressivo miglioramento ed incremento di complessità all’interno di uno spazio, in un lungo periodo di tempo. Similmente, l’evoluzione della cultura scientifica, parte dei saperi umani, consente il miglioramento della società di Homo s. sapiens, intesa come insieme di individui tra i quali intercorre un flusso di informazioni ed esperienze. Se tale “evoluzione” scientifico-culturale era limitata fino a pochi decenni or sono ad una regione o ad un a nazione occidentale, dagli anni ’60 in poi anche questo processo si è globalizzato, ripercuotendosi su molteplici realtà sociali, con effetti di rapida accelerazione di conoscenze e mutamenti non sempre prevedibili e indolori. DIAGRAMMA CONCETTUALE Locale SOCIETA’: gruppo umano più o meno ampio e complesso, costituito per sviluppare la cooperazione tra individui e caratterizzato da strutture gerarchiche di relazione + SCIENZE SPERIMENTALI Verifica, previsione, progressione, universalità RICADUTE ETICA e MORALE ECONOMIA RELIGIONE e SPIRITUALITA’ DIRITTO SALUTE e RAPPORTO COL SE’ AMBIENTE e RELAZIONI con altri VIVENTI GLOBALE