GRANDI DONNE RAPPRESENTATE DA PICCOLE RAGAZZE Liceo Scientifico Cannizzaro 5 aprile 2016 Premessa Abbiamo voluto delineare il profilo biografico di alcune donne che si sono dedicate all’indagine scientifica e dare qualche indicazione sul rapporto tra donne e scienza attraverso i secoli, mostrando quanto questo rapporto sia stato difficile e contrastato. Il fatto che i premi Nobel assegnati a scienziate dal 1901 sono solo dodici e che il numero di donne cui vengono affidati ruoli di rilievo nella ricerca e nelle istituzioni è ancora molto esiguo oggi, nel XXI secolo, ci ha spinto a esplorare questo settore poco frequentato della storia della scienza. ALESSANDRA BILELLO GIULIA CARLOTTI CLAUDIA LAPI ANNA MESSINA NINA MINEO PAOLA PARDO OTTAVIA PIGNATONE SARA TRAPANI DORIANA VIZZINI Le ragazze della II sez. I del Liceo Scientifico “S. Cannizzaro” di Palermo ANTICHITÀ Nella società greca le donne tessevano molto ed erano prive di diritti civili: non potevano partecipare alle assemblee decisionali, votare, ereditare, ovunque, giuridicamente le donne erano sottoposte agli uomini della famiglia. Alcune donne parteciparono comunque allo sviluppo dell'istruzione delle scienze come ad esempio la poetessa Saffo. Nel pensiero filosofico greco è scienza ogni sapere che includa una garanzia della propria validità e comprende sia la conoscenza dei fenomeni naturali, sia quella delle leggi del pensiero: la logica e la matematica. Le scienze traevano, dunque, origine dalla filosofia. Il primo dei grandi filosofi dell'antichità fu Platone che ebbe come madre Perictione, una donna colta in matematica e in filosofia. Egli riconosce l'autorevolezza del pensiero femminile, come si può dedurre da alcuni brani della sua opera Siposio. Nel campo della medicina la presenza femminile è stata particolarmente significativa presso i popoli antichi. L'assistenza medica era affidata a guaritrice e lavatrici. Nell'antica Roma le donne non avevano diritti civili, in pratica erano tenute in perpetua tutela. Si presuppone che durante i primi secoli il sapere della donna era fortemente temuto dagli uomini. Il centro culturale dell'intero Mediterraneo era all'epoca Alessandria d'Egitto, qui fiorì la cultura ellenistica e vi insegno tra gli altri Euclide, il più grande matematico dell'antichità. Durante gli anni dell'impero l'alchimia visse uno dei suoi momenti di massimo splendore e in Alessandria furono attivi importanti alchimisti. La filosofa più conosciuta invece Ipazia, matematica e astronoma fu uccisa da integralisti cristiani. Il graduale disintegrarsi Dell'impero romano, a causa di problemi interni e dell'invasione di popolazioni germaniche slave, fu accompagnato anche da un decadimento della cultura e della scienza. A Bisanzio, capitale dell'impero romano d’oriente, molte principesse e imperatrici coltivarono gli studi storici, filosofici, matematici scientifici. IPAZIA Ipazia nacque nel 370 a.C. ad Alessandria d'Egitto, capitale delle scienze dell'impero Romano e crebbe nel colto ambiente alessandrino. Insegnante di matematica e di filosofia, fu un punto di riferimento culturale nello scenario dell'epoca. Scrisse trattati di matematica e compilò tavole astronomiche. La sua opera più significativa è un commento all' Aritmetica di Diofanto (II sec.) In cui sviluppò soluzioni alternative a vecchi problemi e ne formulò di nuovi che vennero inglobati in seguito nell'opera di Diofanto. Scrisse anche un commento in otto volumi al Le coniche di Apollonio. In quest'opera Ipazia inserì il Corpus astronomico, una raccolta da lei compilata di tavole astronomiche sui moti dei corpi celesti. Si occupò anche di meccanica e di tecnologia applicata. Le vengono attribuite due invenzioni importanti: un areometro e un astrolabio piano. Nonostante vivesse in un' epoca in cui le donne venivano fortemente considerate esseri inferiori, Ipazia divenne così celebre per il suo acume filosofico che molti affrontavano lunghi viaggi per ascoltare le sue lezioni. La sua vita si concluse con una tragica morte, causata dalle persecuzioni cristiane contro i rappresentanti della scienza ellenistica, che i cristiani definivano come un'epurazione dagli “eretici” neoplatonici. Fu così che Ipazia, donna che rappresentava una provocazione per la sua condotta di vita indipendente, cadde vittima di tale persecuzione. Con lei moriva l'ultima scienziata eminente di quella epoca. MARIA L’EBREA La più importante alchimista dell'antichità. Attraverso le sue ricerche teoriche e pratiche tracciò le linee principali dell'alchimia occidentale, ponendo uno dei fondamenti della chimica moderna, Maria l'Ebrea visse nel I secolo ad Alessandria d'Egitto, città che allora era il centro culturale dell'Impero Romano. Sulla sua vita vi sono pochissime indicazioni biografiche e probabilmente la sua identità si è sovrapposta, nel tempo, a quella di altre donne che praticavano l'alchimia, ma non ci sono dubbi circa la sua esistenza poiché è citata in molti trattati. L'alchimia fu l'unica scienza a fiorire ad Alessandria in quel periodo, in cui era iniziato il declino culturale della città. Si trattava di una scienza segreta il cui scopo principale era quello di trasformare i metalli in oro e argento. Per proteggere i risultati delle ricerche e aumentare il proprio prestigio, gli alchimisti scrivevano i loro testi in modo molto fantasioso e misterioso. Risulta perciò molto difficile trarre delle nozioni concrete dai loro testi. Per gli stessi motivi gli autori scrivevano sotto diversi pseudonimi. Anche Maria l'Ebrea ne fece uso, firmando le sue opere con il nome di "Miriam la profetessa, sorella di Mosè". continua Oltre che della trasmutazione dei metalli, gli alchimisti si occupavano anche della formulazione e la manifattura di farmaci, cosmetici, profumi e bigiotteria. Maria l'Ebrea si occupò di tutte queste attività, ma a le si deve soprattutto l'invenzione di sofisticate apparecchiature sperimentali per la distillazione e la sublimazione e quella di alcune tecniche di laboratorio che vengono utilizzate ancora oggi. Ideò infatti il "balneum mariae" ("bagnomaria "), un recipiente a doppia parete per il riscaldamento graduale e uniforme di sostanze e sua fu la prima apparecchiatura per la distillazione , il "tribikos", un dispositivo molto efficace. Altra sua invenzione significativa fu il "kerotakis", un'apparecchiatura di riflusso per la sublimazione di sostanze. Durante i suoi esperimenti di trasmutazione dei metalli, Maria li esponeva ai vapori continui di arsenico, mercurio e zolfo fino a che liberavano il solfuro nero - il "nero di Maria"- ritenuto il primo stadio della trasmutazione, seguito dalla produzione di una lega simile all'oro se si continuava a riscaldare. Soltanto pochi scienziati dell'antichità cercarono di interpretare i propri esperimenti pratici in un ambito teorico e Maria l'Ebrea fu una tra questi. Grazie alle ricerche di Maria l'Ebrea l'antica alchimia raggiunse il suo punto culminante, ma ben presto anche la sua fine. Durante il regno dell'imperatore romano Diocleziano infatti gli alchimisti alessandrini vennero perseguitati e i loro scritti bruciati. Ma la tradizione non venne interrotta completamente e l'alchimia continuò ad essere praticata durante il medioevo e l'età moderna finché da essa si sviluppò la chimica nel XVII secolo. MEDIOEVO Dopo il definitivo crollo dell'impero romano nel V secolo, in Europa occidentale non esisteva più alcuna potenza politica unificatrice, la popolazione diminuì e i centri urbani persero d’importanza. Le diverse società europee si organizzarono su una struttura agraria e per sei secoli furono in grado di sviluppare un’economia di semplice sussistenza; si formò un sistema feudale, in cui la classe nobile e il clero disponevano a diverso titolo dei territori e dei loro abitanti. Nel primo medioevo le donne detenevano d una posizione importante all’interno dei clan familiari, delle piccole comunità e delle famiglie nobili. L’istruzione era un privilegio dei ceti abbienti e furono soprattutto le donne nobili a essere istruite nei conventi e nelle corti. Anche in ambito religioso ci furono diverse donne eminenti. La vita all’interno dei monasteri rappresentava un’alternativa al matrimonio; le monache avevano la possibilità di partecipare alla vita culturale e spirituale dell’epoca. A partire dell’XI secolo si avviò una fase di espansione demografica ed economica e nacque una nuova classe sociale:la borghesia. Gli artigiani e i commercianti si organizzarono in corporazioni a cui facevano parte anche le donne. In alcune città nacquero mestieri prettamente femminili. Le donne erano particolarmente ricercate perché potevano costare fino a metà della manodopera maschile, così dal XV secolo si cominciò ad emarginarle dalle corporazioni e di impedire loro di lavorare. A partire dal XIII secolo si riunirono in comunità libere di stampo religioso. La più numerosa era quelle delle “beghine” fondata su povertà, umiltà e castità. Possedevano molte terre e disponevano di un discreto patrimonio. I chierici, però, guardavano con sospetto le beghine per il rigore morale e la forte accentuazione spirituale della loro religiosità. Successivamente vennero fondati dei centri laici indipendenti: le università. Il sapere medievale era diviso in discipline letterarie e scientifiche, organizzato in arti liberali. Di norma soltanto gli uomini erano ammessi alle università, tranne che in Italia. Per livelli inferiori d’istruzione vennero allestite scuole private. Si ha notizia di una significativa presenza femminile anche nelle professioni mediche. L’ostetricia e la ginecologia erano di competenza esclusivamente femminile. Farmaciste e cerusiche erano organizzate in corporazioni. Guaritrici e levatrici disponevano di metodi anticoncezionali, procuravano aborti e fornivano assistenza durante il parto. La loro attività era sostenuta dai governi cittadini. In Italia era stata mantenuta la tradizione delle donne di medicina, tramandata sin dall’Impero Romano. Sono soprattutto note le “Mulieres Salernitae”, la più famosa delle quali è TROTULA, che conosceva le teorie di Ippocrate di Cos e Claudio Galeno. Nella tradizione ecclesiastica le opinioni antifemministe erano fortemente presenti. Alcune intellettuali si opposero a queste correnti di pensiero con le loro opere. TROTULA Fu la più famosa delle “Mulieres Salernitae” dove studiò e insegnò. Le sue teorie percorsero i tempi in molti campi tra cui quello della prevenzione e dell’igiene. Fu autrice di trattati di medicina che mostrano eccezionali conoscenze in campo ginecologico ed ostetrico. I dettagli della sua vita sono sconosciuti. Di lei si sa che fu una discendente dell’antico casato nobile dei ‘de Ruggiero’ e ebbe la possibilità di frequentare le scuole superiori e di specializzarsi in medicina. Trotula sposò il medico Giovanni Plateario da cui ebbe due figli che seguirono la stessa professione dei genitori. La Scuola Medica Salernitana fu il primo centro non controllato dalla Chiesa ed era talmente rinomata che viene considerata la prima università d’Europa. Qui si cominciò a tradurre dall’arabo i testi di medicina degli antichi scienziati greci. Le sue lezioni furono incluse nel De agritudinum curatione, una raccolta degli insegnamenti di sette grandi maestri e collaborò con i familiari alla stesura del trattato di medicina Pratica brevis. Trotula ebbe idee innovative: considerava che la prevenzione fosse l’aspetto principale della medicina e propagò nuovi e insoliti metodi sottolineando l’importanza che l’igiene, l’alimentazione equilibrata e l’attività fisica rivestono per la salute. continua In caso di malattia consigliava trattamenti dolci. Le sue conoscenze in campo ginecologico furono eccezionali e molte furono le donne che ricorsero alle sue cure. Fece nuove scoperte nel campo della ginecologia, dell’ostetricia e delle malattie sessuali. Cercò nuovi metodi per rendere il parto meno doloroso e per il controllo delle nascite. Si occupò anche dell’infertilità. Annotò queste scoperte nel Passionibus Mulierum Curandarum, in cui per la prima volta una donna parla esplicitamente di argomenti sessuali, divenuto famoso come Trotula Major in contrapposizione all’Ornatu Mulierum, conosciuto come Trotula Minor. La scienziata conosceva gli insegnamenti di Ippocrate e Galeno e vi faceva rifermento nelle sue diagnosi e nei suoi trattamenti. Nel XIII secolo le idee e i trattamenti di Trotula facevano già parte della tradizione popolare e i suoi scritti vennero utilizzati come testi classici presso le Scuole di medicina più note fino al XVI secolo. Il Trotula Major venne trascritto più volte nel corso del tempo e, come altri testi scritti da una donna,venne impropriamente attribuito da autori di sesso maschile: al marito o ad un fantomatico medico di nome “Trottus”. Nel XIX secolo alcuni storici negarono la possibilità che una donna avesse potuto scrivere un’opera del genere e cancellarono la presenza di Trotula dalla storia della medicina. La sua esistenza fu però recuperata dagli storici italiani per i quali l’autenticità di Trotula e delle donne medico della Scuola di Salerno è sempre stata incontestabile. XVI e XVII secolo Questi due secoli non rappresentano un periodo omogeneo: le strutture medievali continuarono a contrassegnare l'economia e la società, ma contemporaneamente alcuni eventi innescarono un cambiamento radicale: l'incremento del commercio, la conquista del continente americano, la colonizzazione e lo sfruttamento anche di altri territori in Africa e in Asia, la diffusione di nuove invenzioni tecniche, dalla stampa al cannocchiale, dalle armi da fuoco al microscopio. L'idea della modificabilità e fattibilità del mondo, del progresso e dello sviluppo illimitato si fece strada con il nascente capitalismo. In tal senso venne formulata anche la concezione moderna delle scienze naturali. La diffusione di nuove teorie e ricerche in campi prima inesplorati venne facilitata dalle possibilità offerte dalla stampa a caratteri mobili, inventata da Gutemberg. Era anche combattuto il campo dell'assistenza medica, in gran parte affidata alle donne. Da un lato le esperte in medicina rappresentavano una concorrenza per l'ordine medico che si stava formando, dall'altro venivano attaccate perché avevano nozioni sul controllo delle nascite ed effettuavano aborti. Tuttavia molte continuarono i loro studi e pervennero a sintesi significative. Soprattutto nel campo dell'astronomia vennero sviluppate nuove concezioni rivoluzionarie. Copernico ribaltò le teorie geocentriche e tolemaiche, Galilei, iniziatore del moderno metodo sperimentale, sostenne il sistema eliocentrico e migliorò il cannocchiale, il tedesco Kepler calcolò le orbite ellittiche dei pianeti, Newton confermò le teorie di Keplero mediante la formulazione della legge di gravitazione universale. Le scienze naturali suscitavano grande interesse presso le classi benestanti e divennero un vero e proprio hobby. Principesse e regine, come Cristina di Svezia, divennero mecenati di scienziati e scienziate. CRISTINA, REGINA DI SVEZIA Cristina divenne regina a soli cinque anni, alla morte del padre, e secondo i voleri del re ricevette una istruzione eccellente e già da adolescente conosceva diverse lingue, conversava in latino ed era in corrispondenza con studiosi di tutta Europa. Partecipava vivamente alle discussioni filosofiche che si tenevano a corte e collezionava con passione manoscritti matematici e scientifici. Non fu mai disposta a sposarsi a causa del suo comportamento e dei suoi interessi in campo intellettuale e qualcuno pensò addirittura che fosse un essere ermafrodito. All'età di 28 anni abdicò a favore del cugino e lasciò la Svezia, poiché, per i molti interessi che coltivava, considerò troppo limitanti i doveri di sovrana. Visse in Italia dove si interessò all'arte e alle conversazioni intellettuali e fondò a Roma l' “Arcadia”, un’Accademia che fu un punto di riferimento centrale per la cultura italiana fino a tutto il Settecento. Cristina vi invitava noti studiosi a parlare di alchimia e astrologia, allestì una collezione di dipinti e manoscritti e organizzò un laboratorio di chimica. Cristina di Svezia morì a 63 anni e fu una delle tante nobili del tempo che ebbero il potere e i mezzi per seguire i propri interessi e per mantenere degli scienziati alla propria corte. XVIII SECOLO Il XVIII secolo è in Europa un secolo di cambiamenti radicali: la rivoluzione industriale, la rivoluzione francese e americana. Negli anni Trenta la rivoluzione industriale introdusse l'uso di macchine e nuovi strumenti di lavoro. Negli anni Settanta la rivoluzione americana condusse alla costituzione del primo Stato indipendente in una colonia ed infine la rivoluzione francese iniziata nel 1789 produsse le istituzioni politiche dell'età contemporanea. Le conseguenze di tali processi si diffonderanno in Europa nel corso dell'Ottocento; il Settecento rimane soprattutto il secolo dell'Illuminismo. Il risultato di questo periodo fu una forte spinta all'innovazione e alla progettualità in tutti i campi del sapere e dell'agire e un'intensa aspirazione alla scientificità, che si espresse anche in una nuova formulazione del sistema delle scienze. I principi matematici delle scienze naturali formulati da Isaac Newton vennero man mano affermandosi in Europa. I nuovi metodi sperimentali permisero la riformulazione dei principi di analisi della materia e facilitarono il passaggio dall'alchimia alla chimica moderna, merito che va soprattutto al lavoro di Marie Lavoisier. La ricerca scientifica era strettamente intrecciata con la messa a punto di innovazioni tecniche, uno dei fattori concomitanti della rivoluzione industriale. Nel corso del XVIII secolo le condizioni per le donne scienziate peggiorarono. Agli inizi dell'Illuminismo, venne garantita una certa parità alle donne, che ebbero quindi accesso alla cultura e alla scienza. Eppure le porte del università delle prime accademie scientifiche rimasero loro precluse. L'unica eccezione era rappresentata dall'Italia, dove l'anatomista Anna Morandi-Manzolini ebbe accesso all'università e ne divenne docente molto stimata. Nella borghesia si sviluppò anche la suddivisione in un mondo femminile e in uno maschile: al primo vennero assegnate la gestione della famiglia e degli affetti, al secondo tutto il resto. Le donne ebbero sempre meno possibilità di studiare e di realizzarsi autonomamente. L'Illuminismo aveva richiesto un rinnovamento della società. Su questa base molte donne sperarono di potersi liberare dallo stato di inferiorità e di poter migliorare la propria situazione sociale: per esempio la rivoluzione francese le vide spesso in prima linea. Alla fine del secolo l'idoneità scientifica delle donne si trovò ad essere radicalmente messa in discussione. In tal modo vennero ostacolate sia nella loro formazione professionale, sia nella formazione di una consapevolezza di scienziate. ANNA MORANDI-MANZOLINI Anna Morandi Manzolini, fu una scienziata che si concentrò nello studio della medicina e che divenne un'accademica apprezzata, fu un ottima insegnante e un'abile preparatrice di modelli anatomici. Nacque a Bologna da una famiglia agiata, sposò il professore di anatomia Giovanni Manzolini, con cui studiò l'anatomia e si esercitò nella modellatura della cera. I modelli di cera venivano utilizzati nelle università a scopo dimostrativo nelle lezioni di anatomia, poiché non c'era un numero sufficiente di salme disponibili per quell'uso. La preparazione dei modelli femminili e ginecologiche erano destinate alle donne. Ebbe sei figli, nonostante ciò continuo a lavorare, quando il marito si ammalò lo sostituì alle lezioni dell'università, fino al 1760, dopo la morte del marito quando le fu assegnata la cattedra di anatomia e le venne conferito il titolo di "modellatrice". Fece molte scoperte originali come la definizione dell'attaccatura del muscolo oculare obliquo, ma divenne celebre soprattutto per i suoi modelli a cera, in particolare per le rappresentazioni dell'utero e dello sviluppo del feto, che vennero poi esposti al museo di anatomia di Bologna ed usati come esempio per i modelli successivi. Anna viaggiò molto in Italia tenendo lezioni e conferenze di anatomia. Si recò anche all'estero in Inghilterra e in Russia, su invito della zarina Caterina II che la fece eleggere membro dell'Accademia Russa delle Scienze, rifiutò la cattedra di anatomia presso l'università di studi di Milano e si stabilì a Bologna dove visse fino alla morte. MARIE LAVOISIER Marie Anne Pierrette Paulze nacque in Francia e venne educata in un convento fino all'età di quattordici anni, quando sposò il ventottenne Antoine Lavoisier. Egli era un noto chimico appartenente alla Acadèmie des Sciences e membro della "Ferme Générale". Marie divenne sua collaboratrice scientifica: partecipò ai suoi esperimenti, ne trascrisse le annotazioni nei famosi "Registres de laboratoire" e, dopo aver studiato disegno con il pittore Louis David, realizzò le illustrazioni di molte pubblicazioni del marito. Le opere grazie alle quali Antoine Lavoisier divenne famose e che gettarono i fondamenti della chimica moderna nacquero in stretta collaborazione con la moglie, tanto che non è più possibile distinguere i loro rispettivi contributi. Le loro discussioni scientifiche trattavano soprattutto la natura del calore e del fuoco. La teoria allora in auge ipotizzava che, durante la combustione, le sostanze si decomponessero nelle loro componenti semplici: una polvere fine, che ne rappresentava il residuo calcinato e un ipotetico "flogisto", la sostanza che si sarebbe liberata nell'aria. Essi si occuparono della teoria del flogisto e arrivarono a confutarla. Le loro ricerche partirono dalla scoperta che i metalli, nel bruciare, aumentano di peso anziché perderne come i materiali organici. Nel 1783 i loro esperimenti portarono all'enunciazione di una teoria rivoluzionaria, secondo la quale la combustione non avviene attraverso la liberazione del flogisto, ma attraverso la combinazione chimica delle sostanze combustibili con un gas presente dell'atmosfera, che fu chiamato "ossigeno". I loro risultati vennero riassunti nel Traitè èlèmentaire de chimie pubblicato nel 1789, un testo in cui furono enunciati i fondamenti della chimica moderna. In questo trattato vennero anche introdotti il concetto di "elemento", la nomenclatura dei composti chimici in uso ancora oggi e la legge della conservazione degli elementi. I disegni delle apparecchiature chimiche che illustrano il libro furono fatti da Marie. Dopo la morte del marito, si risposò a 47 e divenne una donna d'affari. Morì a 78 anni. XIX secolo La rivoluzione industriale portò in tutta Europa ad un cambiamento radicale nei rapporti sociali. Avviata in Inghilterra, coinvolse poi anche gli Stati Uniti e il Giappone. Nella seconda metà del secolo la nascita di nuovi campi rappresentati dall’industria chimica ed elettrica, contribuì a modificare in modo sostanziale le condizioni di vita della popolazione. Durante la Rivoluzione del 1848 , esplosa quasi in contemporanea in tutte le capitali europee, anche le donne combatterono sulle barricate. Militanti come Flora Tristan in Francia, fondarono un’associazione di lotta per la libertà di stampa e per la soluzione della “questione sociale”. Il secolo fu segnato da ricorrenti proteste organizzate dal movimento dei lavoratori. Episodio culminante fu “la Comune” di Parigi del 1870. All' interno del nascente movimento operaio era diffusa una certa diffidenza nei confronti delle rivendicazioni delle operaie, viste come pericolose concorrenti e facili prede dell’ideologia reazionaria per le loro inesperienze politiche. Le richieste principali del movimento femminista sviluppatosi in modo vertiginoso verso la fine del secolo divennero quindi, oltre al diritto di voto ed a un lavoro equamente retributivo, il diritto all’istruzione e allo studio universitario. La prima Università ad ammettere le donne alle proprie lezioni fu quella di Zurigo all’ inizio del 1840. Zurigo attirò come una calamita tutte quelle studentesse che non potevano studiare nei propri Paesi di origine. In Italia,dove esisteva una tradizione di presenza femminile risalente al Medio Evo l’accesso alle Università venne consentito già nel 1876 e la prima laureata fu Ernestina Paper che nel 1877 ottenne la laurea in medicina all’Università di Firenze. In astronomia le donne assunsero posizioni significative sia con il contributo di singole, come Maria Mitchell sia come progetti collettivi che sfruttavano la nuova tecnica della fotografia. Ricordiamo anche Henrietta Swan Leavitt,esperta in fotometria, la quale fu nominata per il Nobel per avere scoperto la relazione tra il periodo di variazione e la luminosità media delle stelle,un risultato che si è dimostrato fondamentale per determinare la scala delle distanze cosmologiche. Sofja (Sonja) Kovalevskaja Sofja Vasiljerna Korvin-Krukowskaja è nata nei pressi di Pietroburgo il 15 gennaio 1850 in una famiglia nobile russa. Secondogenita di tre figli, apparteneva ad una famiglia di militari ed in particolare, il nonno come anche il bisnonno erano rispettivamente dei noti matematici ed astronomi. Fin dall’età di otto anni mostrò grandi doti matematiche ed incominciò a prendere lezioni private. Nel 1868 a Mosca, dove si era trasferita con la famiglia, mostrò particolare attenzione alle questioni legate alla emancipazione delle donne come ad esempio al diritto dell’istruzione; venne in contatto con il movimento femminista e frequentò dei circoli politici “nichilisti” , frequentati da giovani dell’aristocrazia russa, sul tema della schiavitù e contro le forme di autoritarismo. Sonja poiché in Russia alle donne non era consentito l’ accesso all’università, prese la decisione di andare a studiare all’estero pertanto non potendo espatriare senza il consenso dei genitori decise di contrarre un matrimonio di convenienza con Vladimir Kovalevskj, giovane studioso in legge affascinato dagli studi naturalistici tra cui Charles Darwin. Questi matrimoni di convenienza erano frequenti negli ambienti dei circoli studenteschi radicali perché erano l’unico modo per consentire alle donne di avere una vita autonoma. contuna Fu cosi che nel 1869 i coniugi Kovalesvskj si trasferirono in Germania. Sonja ha avuto la possibilità anche di studiare con il professore Karl Weierstrass, il “padre dell’analisi matematica”che apprezzò le doti matematiche della giovane tanto da darle lezioni private per quattro anni. Nonostante gli impegni di studio Sonja, per un breve periodo nel 1871, partecipò alla lotta rivoluzionaria della “Comune di Parigi” insieme al marito ed alla sorella Anjuta, leader del movimento femminista. Nel 1873 e 1874 Sonja scrisse tre trattati di matematica che presento come tesi di laurea e nel trattato più importante “ La teoria delle equazioni differenziali parziali” contiene il famoso teorema di Cauchy-Kovalevskij sull’esistenza e unicità delle soluzioni. Gli altri due riguardavano la forma degli anelli di Saturno e le funzioni ellittiche. Per questi studi Sonja ottenne, nel 1874, la laurea “in absentia et summa cum laude”. I suoi risultati conosciuti come il teorema di Cauchy-Kovalevskij, furono pubblicati nel 1875. Fu cosi che ottenne,prima donna in Europa, un dottorato in matematica. Il suo ritorno in Russia è stato difficile perché non le venivano riconosciuti i titoli conseguiti in Europa. Nel 1883 va a Stoccolma con la figlia dove iniziò a lavorare al classico problema della “rotazione di un corpo rigido attorno ad un punto fisso” e per questo nel 1888 le fu conferito il Prix Bordin,una sorta di Premio Nobel dell’Ottocento. Nel Luglio del 1889 presso l’Università di Stoccolma Sonja venne nominata professore ordinario e fu la prima donna ad ottenere tale incarico. Mori di polmonite all’età di 41 anni. XX secolo Il XX secolo è stato definito il secolo della libertà femminile, in cui proprio le donne ottennero il diritto di voto, l’accesso a un lavoro retribuito e agli studi, in molti Stati la possibilità di abortire in condizioni di sicurezza. Tutto ciò avvenne attraverso le loro lotte e con la partecipazione attiva alle due guerre mondiali. Tra la fine dell’800 e l’inizio del secolo le donne riuscirono in molti stati ad ottenere il diritto di accedere regolarmente agli studi e di immatricolarsi alla università, ma soltanto più tardi alcune donne poterono ottenere delle cattedre per l’insegnamento universitario. Molte laureate invece, dovevano accontentarsi di un posto da assistente o da insegnante nelle scuole superiori. Quelle che decidevano di percorrere una carriera scientifica presso università dovevano fronteggiare anni e anni di ingiustizie e ostacoli. Aperta l’istruzione superiore, il numero delle studentesse crebbe rapidamente in tutti i campi, ma nella prima metà del secolo rimase minoritario nei corsi a carattere scientifico, ma soprattutto in ambito economico. Tra la figura di rilievo più importante in ambito economico, ci fu Rosa Luxemburg. ROSA LUXEMBURG Fu una tra le poche donne a dare un contributo teorico all’economia. Riteneva che la teoria economica dovesse e potesse avere rilevanza nella pratica politica, visione che successivamente la portò a studiare e ad interessarsi allo sviluppo capitalistico. Per le sue idee venne soprannominata “Rosa Rossa”. Rosa Luxemburg nacque nella Polonia russa, a Zamosc. Era l‘ultima di cinque figli di una famiglia molto povera di origine ebraica. Durante l’infanzia fu colpita da una grave malattia, di cui ne risentì per tutta la vita. A 15 anni aderì al movimento rivoluzionario polacco; dovette presto espatriare clandestinamente per fuggire all’estero. A Zurigo intraprese gli studi di scienze politiche. Si laureò con lode presentando una tesi di storia economica. Dopo la laurea contrasse un matrimonio fittizio allo scopo di acquistare la cittadinanza tedesca e poter poi lavorare nel Partito socialdemocratico. Presto diventò tra gli agitatori più popolari del movimento operaio tedesco. Nel 1904 subì la prima detenzione per lesa maestà; tornò in carcere l’anno successivo, quando si recò a Versavia in occasione della prima rivoluzione russa. Nel 1914 lei, insieme ad altre sue contemporanee contrarie alla guerra, uscirono dal Partito socialdemocratico tedesco . Dalla scissione nacque nel 1916 la Lega Spartaco, cioè quella che attualmente è il Partito comunista tedesco. Rosa Luxemburg, già incarcerata nel 1915, fu di nuovo arrestata e detenuta per più di due anni senza condanna. In carcere studiò molto e scrisse molto. Uscita dal carcere, Rosa Luxemburg portò avanti il pensiero spartachista “Rote Fahne”. Ricercata dalla polizia, dormiva ogni notte in un albergo diverso con un falso nome. Il 15 gennaio del 1919 Luxemburg venne nuovamente arrestata ed infine assassinata. La prima opera di Rosa Luxemburg fu “L’accumulazione del capitale” pubblicata a Berlino nel 1913. Il periodo in cui Rosa scrisse quest’opera, lo ricorda come il periodo più bello e felice della sua vita. Viveva come in uno stato di ebbrezza, giorno e notte non faceva altro che sentire il problema che le si era posto davanti: non sapeva se era più bello il momento in cui pensava ciò che doveva scrivere o la stesura dell’opera. Era talmente presa dall’argomento, che riuscì a finirlo in quattro mesi. Rosa Luxemburg non aveva altra intenzione che quella di diffondere il Capitale di Karl Marx, convinta del fatto che l’economia politica vi trovasse il proprio coronamento. Luxemburg spinse però la propria analisi oltre il punto in cui Marx si era fermato; infatti mentre Max riteneva che la ricchezza sarebbe dovuta rimanere all’interno del territorio, Luxemburg invece pensava che bisognava fare investimenti anche fuori dal territorio, da qui nacque la sua teoria dell’imperialismo. Ecco perché, malgrado la sua importanza, “L’accumulazione del capitale” fu accolta con ostilità dai marxisti contemporanei. E fu proprio per questo motivo che i dirigenti socialdemocratici considerano “L’accumulazione” un libro dannoso e irresponsabile. Rosalyn Sussman Yalow Rosalyn Sussman Yalow (New York, 19 luglio 1921 – New York, 30 maggio 2011) Ha conseguito il dottorato in fisica nell’università dell'Illinois e ha svolto attività di ricerca nel servizio dei radioisotopi dell'Ospedale dei veterani del Bronx; successivamente è divenuta Senior Medical Investigator presso lo stesso ospedale e Research Professor nel dipartimento di medicina della Mount Sinai school of medicine.Successivamente vinse il premio Nobel per la medicina nel 1977 per il dosaggio radioimmunologico degli ormoni proteici. Negli anni ’50 Rosalyn ed il suo collega, il Dott. Berson, misero appunto una tecnica denominata RIA (saggio radioimmunologico) che successivamente è risultato fondamentale in ambito diagnostico, terapeutico e prognostico L’invenzione di tale tecnica fu di fondamentale importanza nel determinare il meccanismo di azione del diabete di tipo 2 la cui causa veniva attribuita ad una mancanza di insulina. Studi condotti utilizzando questa tecnica dimostrarono che la causa di tale patologia fosse un’inefficienza dell’ormone stesso e non una sua assenza. Questa tecnica rivoluzionaria ha consentito screening accurati per i virus delle epatiti nei donatori di sangue, per rilevare molecole estranee nell’organismo e marcatori tumorali ed anche per valutare l’efficienza di farmaci.