Innovazioni in ambito cardiologico Trattamento con ranolazina: Rapidità del raggiungimento del beneficio sintomatologico Approccio Multidisciplinare alle Patologie Cardiovascolari 28 - 29 ottobre 2016 cardiocongress.it Cos’è lo stress ossidativo? Endotelio organo con attività autocrina e paracrina Si tratta di una condizione caratterizzata dallo squilibrio fra elementi ossidanti e meccanismi che l’organismo ha per difendersi da questi: i danni che ne conseguono possono riflettersi su vari elementi della struttura cellulare e sul patrimonio genetico. Tutte le forme di vita mantengono un ambiente riducente entro le proprie cellule; l’ambiente cellulare redox è preservato da enzimi che mantengono lo stato ridotto attraverso un costante input di energia metabolica. Eventuali disturbi di questo normale stato redox possono causare effetti tossici per la produzione di perossidi e radicali liberi (es. specie reattive dell’ossigeno, ROS) che danneggiano tutti i componenti della cellula, incluse proteine, lipidi e DNA. Genetic Factors Age Oxidative Injury Hypertension Smoke Hyperlipidemia Diabetes Obesity Menopause ENDOTHELIAL DYSFUNCTION Vasoconstriction Platelet adhesion Leukocyte adhesion Smooth muscle cells proliferation Inflammatory factors ATHEROSCLEROTIC PLAQUE Ischemic Event Thrombotic Factors Vascular effects of nitric oxide and EDCFs NO EDCFs Vasodilation ↓ platelet aggregation ↓ smooth muscle cell migration and proliferation ↓ monocyte adhesion ↓ adhesion molecule expression ↓ ET1 Endotelium Derived Contracting Factors ET-1; A-II; TXA2; PGH2; ·O2Vasoconstriction ↑ platelet aggregation ↑ smooth muscle cell migration and proliferation ↑ monocyte adhesion ↑ adhesion molecule expression Prodotti dello Stress Ossidativo Biomolecular Targets Oxidation Productions Lipids Malondialdehyde F2-isoprostanes Isolevulglandins Oxidized LDL Proteins & Aminoacids Oxidized thiols, Carbonylated proteins, advanced oxidative protein products, advanced glycated end-products, carboxymethyl lysine, l-isoaspartyl residues, dityrosine, nitrotyrosine, 3-chlorotyrosine Carbohydrates Reactive carbonyl compounds, glycooxidation products Nucleic Acids 8-hydroxyguanine 8-hydroxyguanosine Ranolazina Arruolati 70 pazienti: • maschi tra i 45 ed i 65 anni • non affetti da diabete mellito • colesterolemia < 170 • triglieridemia < 150 • non fumatori • non affetti da BPCO, enfisema, sindrome delle apnee notturne, fibrosi polmonare • non affetti da patologie valvolari emodinamicamente significative • non affetti da insufficienza renale • non affetti da epatopatia cronica • l’aorta non presentava aneurismi lungo il suo decorso • uricemia < 6 • test funzionali per trombofilia negativi tranne che per positività nel 10% dei casi di mutazione MTHFR in eterozigosi • cavo orale bonificato • valori pressori compresi tra i 120-135 mmHg/70-85 mmHg • Trattasi di pazienti che dopo un episodio di angina instabile sono stati trattati con angioplastica coronarica o by-pass • Successivi test ergometri di controllo negativi per almeno un anno, quindi secondo Euro Heart Survey, stabilizzati • Ripresa di angor o equivalenti ischemici • SPET miocardica di controllo mostrante ischemia inducibile reversibile • Nuova coronarografia • Indicazione per terapia medica Aggiunta Ranolazina 375mg b.i.d. • 62 pazienti su 70 mostrarono importante guadagno sintomatologico nel corso della prima settimana di terapia • Dei restanti, 4 non ottennero nel giro di un mese alcun guadagno sintomatologico ed altri 4 sospesero la terapia per effetti collaterali: vertigini e nausea • I pazienti che mostrarono importante guadagno sintomatologico continuarono la terapia con vari aggiustamenti della posologia I soggetti che portarono a termine lo studio, nella totalità dei casi, oltre ad un guadagno sintomatologico, mostrarono: • Un'aumentata tolleranza allo sforzo in corso di test ergometrici. • Alterazioni elettrocardiografiche, se presenti, modificate in senso positivo. • Modificazioni in senso positivo delle tomoscintigrafie miocardiche. Di base, oltre ad essere stati studiati dal punto di vista cardiologico (ECG, esame ecocardiografico, ECG-Holter, test ergometrico, Spet miocardica Rx torace) effettuarono i test ematochimici di routine e furono dosati alcuni indicatori di stress endoteliale: Malondialdehyde F2-Isoprostanes Oxized-LDL PCRhs Advanced glycated end-products Tali prodotti dello stress ossidativo sono risultati presenti ed aumentati in tutti i 62 soggetti. I vari test vennero ripetuti a vari intervalli di tempo secondo canoni standardizzati. Malondialdehyde F2-isoprostanes Oxidized LDL PCRhs Valori markers endoteliali aumentati Normali valori markers endoteliali 1 2 3 4 5 Mesi di trattamento intensivo 6 In seguito a quanto osservato fu ancora misurata con metodica Eco doppler + una traccia ECG, la VOP nel tratto carotide-femorale secondo la formula: PWV = D/T dove D è la distanza percorsa dall’onda sfigmica e T è il tempo di propagazione determinato dal ritardo tra il piede dell’onda del polso prossimale e quello distale. VOP La camera di compressione aortica è costituita per un 70% da fibre elastiche e per il 30% da fibre collagene. Lo stress dell’endotelio di tale distretto produce modificazioni per cui si viene a compromettere la compliance di questo vero e proprio volano che trasforma il flusso da pulsatile in continuo nella direzione del circolo periferico inducendo una riduzione delle fibre elastiche ed un progressivo accumulo di collagene all’interno delle pareti con aumento di spessore della tonaca intima. Principi dell’analisi PW • La velocità della PW dipende dalla rigidità (stiffness) dell’arteria su cui viaggia • Tanto più rigida è l’arteria tanto maggiore risulterà la velocità della PW • La velocità della PW correla con i valori di PA centrale Modificazioni indotte dalla ranolazina sulla VOP Per quanto riguarda il distretto da noi indagato, e cioè il carotido-femorale, le linee-guida della SOCIETÀ EUROPEA CARDIOLOGIA considerano una VOP superiore a 12 m/s come indice di danno d’organo subclinico. Per inciso, la VOP dell’asse carotide-femorale è ritenuto un indicatore indipendente di rischio cardiovascolare. Risultati Tutti i pazienti esaminati mostravano di base una VOP del tratto carotido-femorale superiore a: VOP = 12 m/s —— (danno d’organo sublinico) A distanza di 12 mesi in 58 dei 62 pazienti la VOP dello stesso tratto scendeva al di sotto del limiti dei 12 m/s partendo da valori che andavano dai 14 ai 20 m/s. Stiffness e riflessione della PW Con l’incremento della rigidità arteriosa aumenta la VOP e la velocità con cui si riflette la PW: • Le due onde si incontrano precocemente sommandosi durante la fase mesotelediastolica • L’incisura dicrota si inscrive più in alto • La PA centrale aumenta (figura) • Aumenta il post-carico Vsin con ipertrofia concentrica compensatoria • Prende corpo la disfunzione diastolica del VS • La pressione di perfusione coronarica si riduce. La Disfunzione Diastolica del VS era presente in 57 dei 62 soggetti che continuarono la terapia, e di questi 37 presentavano una disfunzione diastolica di 2° grado e 20 di 1° grado Dei 57 soggetti 48 guadagnarono una classe nella scala della disfunzione diastolica La FE era normale in tutti i soggetti Questi risultati furono supportati dal dosaggio del BNP BNP Esso è prodotto quasi esclusivamente dalle cellule del miocardio ventricolare in risposta al: • aumento del volume ventricolare • aumento della pressione di fine diastole all’interno del ventricolo stesso ma anche in seguito a patologie edematose che comportano aumento della pressione atriale e ventricolare, IRC, epatopatia cronica, cardiopatia ischemica. I valori normali di BNP sono 5-20 picomoli/ml. Questo valore aumenta con l’età. Molto utile nei casi di insufficienza cardiaca, ma c’è da dire che ad un suo alto valore predittivo per bassi valori non corrisponde un così alto valore di predittività per quel che riguarda la positività. Sicuramente però il suo dosaggio sarà utile nel monitoraggio e nel trattamento dello scompenso cardiaco. Valori superiori a 300 sono indice di presunta insufficienza cardiaca. Valori superiori a 600 sono indice di marcata insufficienza cardiaca. Nella nostra ricerca sono stati presi in considerazione valori superiori ai 300 picomoli/ml e ciò è avvenuto in 40 dei 57 pazienti che mostravano disfunzione diastolica con valori di BNP che andavano da 300 a 430 picomoli/ml La riduzione è stata pressoché costante: • in 11 casi è stata drammatica nell’arco di 30 giorni, periodo in cui si è raggiunta una soglia inferiore ai 300 picomoli/ml; • in altri 23 casi la riduzione è stata in continua discesa raggiungendo valori ottimali nel giro di 180 giorni; • nei restanti 6 casi la riduzione non è stata tale da raggiungere valori al di sotto dei 300 picomoli/ml; Nei 40 pazienti che mostrarono alti valori di BNP e disfunzione diastolica e che rientrarono ai valori normali, 29 mostravano all’inizio del trattamento un aumento della PAPs che andava dai 25 ai 32 mmHg. Misurata ad 1 anno di distanza risultò in tutti i casi diminuita, rientrando nella normalità in 25 casi su 29. Grazie per l’attenzione… … ed appuntamento alla prossima edizione!!!