Punti di forza, fattori vincenti Ognuno di noi ha punti di forza e di debolezza: fanno parte della nostra personalità e giorno per giorno impariamo ad usare e migliorare i nostri meriti ed a superare i nostri limiti. Gli adolescenti, secondo me, sono coloro che più di altri si interrogano sulla propria personalità, in particolare per rafforzare i propri punti di forza in modo da ottenere risultati migliori, diventare più popolari a scuola o con gli amici, risultare più forti e potersi imporre sugli altri. Spesso si pensa che un difetto o un limite della propria personalità siano motivo di insuccesso, ma molti personaggi celebri hanno dimostrato che la propria fama ed il proprio successo sono derivati da un difetto o da un fattore che inizialmente sembrava svantaggiarli. Alcuni di essi per esempio andavano male a scuola, ma nella vita hanno raggiunto traguardi ambiziosi proprio lavorando sui loro punti deboli: ecco che un limite si è trasformato in fattore vincente, ovviamente grazie all’impegno ed alla passione. Thomas Edison: Non riusciva mai a cavarsela, a scuola. Era l’ultimo della classe. Il futuro inventore della lampadina ma anche del primo fonografo, delle centrali elettriche, della pellicola cinematografica da 35 millimetri e di molte altre innovazioni decisive per il Ventesimo secolo ebbe infatti un’infanzia piuttosto complessa. Il suo insegnante elementare, il reverendo Engle, lo sorprendeva spesso a fantasticare e a non seguire le lezioni e di conseguenza lo definiva spesso “bacato”; per questo il piccolo Edison non resistette più di tre mesi a scuola, finendo per venire educato a casa dalla madre e per apprendere molto anche da libri di carattere divulgativo che spesso studiava da autodidatta. Alber Einstein Quando si parla di geni con difficoltà scolastiche, il primo nome che solitamente viene in mente è quello di Albert Einstein, premio Nobel per la fisica nel 1921 e probabilmente il più celebre e paradigmatico scienziato del Ventesimo secolo. Dislessico, ebbe una carriera scolastica molto discontinua, anche a causa dei continui spostamenti a cui fu sottoposto dalla famiglia: soprattutto, il piccolo Albert non sopportava i metodi d’insegnamento allora vigenti in Germania, molto mnemonici e ben poco stimolanti per una mente veloce e agile come la sua.Oltretutto, come abbiamo già raccontato altrove, in famiglia aveva il positivo esempio dello zio Jakob, che fin da piccolo l’aveva stuzzicato continuamente con problemi e rompicapi di natura matematica ai quali era così abituato che il semplice studio delle regolette scolastiche gli sembrava sostanzialmente una perdita di tempo. Forse anche per questo motivo tentò di iscriversi all’università, con un anno d’anticipo, venendo ovviamente respinto; e il motivo della bocciatura non fu solo la mancanza di un diploma di scuola superiore, ma anche l’insufficienza conseguita nelle prove legate alle materie letterarie. Peter Higgs Inglese, classe 1929, Higgs è noto soprattutto per aver ipotizzato a metà anni Sessanta l’esistenza del bosone che porta il suo nome – il celebre “bosone di Higgs”, noto anche col nome improprio di “particella di Dio” –, esistenza che è stata poi confermata nel luglio 2012 indirettamente da un esperimento condotto al CERN di Ginevra. In una recente conferenza stampa organizzata all’Università di Edimburgo per commentare la sua vittoria nel prestigioso premio svedese, Higgs ha ammesso che non era molto attratto dalla fisica quando frequentava la Cotham School di Bristol: «Non andavo bene e trovavo la materia ben poco ispirante – ha spiegato –. Ero invece più attratto dalla chimica e dalle lingue». L’interesse per la fisica è nato solo dopo, in particolare seguendo prima una serie di conferenze pubbliche seguite al lancio della bomba atomica sul Giappone, poi altri seminari sulla fisica delle particelle. Laureato e specializzato al King’s College di Londra, era professore emerito a Edimburgo, dove ha insegnato per molti anni nella cattedra di fisica teorica. Margherita Hack Nel 2011, alla veneranda età di 89 anni e un paio di anni prima di morire, la celebre astrofisica Margherita Hack ha pubblicato con Ediciclo un libro intitolato La mia vita in bicicletta, una sorta di rievocazione della sua esistenza e soprattutto della sua passione per le due ruote. Tra i tanti ricordi che vi si trovano all’interno, particolarmente gustosi sono quelli che riguardano la vita scolastica che la Hack condusse al Liceo Classico “Galileo” di Firenze poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale: «Quell’anno – vi si legge – finì anche con la bocciatura in matematica. Dopo la terza ginnasio, per essere ammessa in quarta, avrei dovuto fare l’esame di riparazione di matematica a ottobre. Ero stata rimandata, forse, non tanto perché non la capissi quanto per l’antipatia che il professore di matematica, un vecchietto bizzoso, aveva verso di me, perché si era sentito preso in giro». Era molto sospettoso, e lei si divertiva a stare con gli occhi bassi, come se avesse qualcosa di nascosto da leggere sotto il banco. Passava fra i banchi ispezionando, ma non trovava mai nulla, fino a che un giorno, esasperato capitò davanti a lei: come al solito non aveva nulla, ma lui non si contentò, prese la cartella e l’aprì. Dentro c’era il giornale, aperto alla pagina con la cronaca della partita della Fiorentina. Era evidente che non lo stava leggendo, ma la accusò ugualmente, la fece sospendere per un giorno e a giugno le dette un bel cinque in matematica. La Hack si sarebbe poi laureata in fisica sempre a Firenze e sarebbe diventata professore ordinario di Astronomia a Trieste nel 1964. Questi personaggi illustri sono la prova reale di cosa significhi superare i propri punti deboli e soprattutto non adagiarsi su un difetto o avere un atteggiamento negativo nei confronti di qualcosa che non si riesce a fare bene. Se questi scienziati si fossero arresi al primo insuccesso non avrebbero mai raggiunto grandi risultati! Io penso che conoscere i propri limiti sia il primo passo per migliorarli; nessuno è perfetto, ma anche da nostri difetti possono nascere delle opportunità, l’importante è avere sempre un atteggiamento positivo e credere nel proprio talento e nelle proprie risorse. Inoltre non bisogna mai rinunciare a provare nuove esperienze soltanto perché pensiamo di non essere all’altezza: i nostri punti deboli possono essere superati soltanto se li mettiamo alla prova.