magnetismo e fisica moderna v sez. d

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IL CAMPO MAGNETICO;
LE ESPERIENZE DI ØERSTED E FARADAY;
FORZA DI LORENTZ;
LEGGE DI BIOT-SAVAR;
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LEGGE DI AMPERE;
LEGGE DI LENZ E IL VERSO DELLA CORRENTE INDOTTA;
CIRCUITO RC;
MAXWELL;
TRASFORMAZIONI DI LORENTZ;
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RELATIVITA’ RISTRETTA;
SPAZIO DI MINKOWSKI;
RELATIVITA’ GENERALE;
ERNST MACH;
ESPERIMENTI;
 PRINCIPIO DI EQUIVALENZA;
 PRINCIPIO DI RELATIVITA’ GENERALE;
 MECCANICA QUANTISTICA;
 DUALISMO ONDA-PARTICELLA;
 L’EFFETTO FOTOELETTRICO;
 EINSTEIN E L’EFFETTO FOTOELETTRICO;
 DE BROGLIE;
 L’ATOMO DI BOHR;
 HEISENBERG E IL PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE;
 CHIMICA QUANTISTICA;
 MAX PLANK;
 EFFETTO COMPTON;
 ENGLISH PHYSIC;
 LA FISICA NEL WEB.
LA MAGNETITE: è un minerale ferroso con le più intense proprietà magnetiche
esistenti in natura.
Un corpo a contatto con la magnetite acquisisce la capacità di attrarre
i metalli che tenderà a diminuire col trascorrere del tempo.
Si chiamano sostanze FERROMAGNETICHE i materiali che possono essere
magnetizzati . I poli magnetici si differenziano in polo Sud e polo Nord, essi generano
un campo magnetico nello spazio circostante. Spostando il magnete si ottiene una
traiettoria che prenderà il nome di linea di forza , in cui il vettore campo magnetico è
tangente in ogni punto.
Si chiamano sostanze PARAMAGNETICHE quelle attratte da un campo magnetico di
una calamita (alluminio).
Si chiamano sostanze DIAMAGNETICHE quelle che sono debolmente respinte da un
campo magnetico di una calamita (rame).
CRITERIO DI FARADAY: afferma che si designano linee più intense laddove il campo
magnetico è più forte.
Se le cariche elettriche sono ferme non si hanno fenomeni magnetici. Se le cariche sono
in moto esse hanno anche una forza magnetica.
 Nel primo caso il campo magnetico creato dell'ago è estremamente piccolo tanto da
pensarsi nullo .L'esperienza dimostra che ogni volta che siamo in presenza di un
flusso di carca elettrica questo è causa del generarsi di un campo magnetico
 La seconda esperienza dimostra che così come due calamite poste ad una certa
distanza interagiscono, se una carica fluisce in un conduttore il campo da essa
generato interagisce col campo di un magnete generando una forza(in pratica la
carica in movimento oltre a costituire la corrente elettrica si comporta come un
magnete) . Per definire il verso della forza si utilizza la regola della mano destra .
 Due fili a contatto generano due campi magnetici che si influenzano l’un l’altro. Due
fili paralleli si attraggono se sono attraversati da cariche dello stesso verso e si
respingono se attraversati da cariche di verso diverso.
Se un campo magnetico esercita una forza su un conduttore percorso da corrente, è
lecito pensare che ogni particella carica che si muove in un campo magnetico subisce
una forza, poiché la corrente è costituita da cariche in movimento. Questa forza è la
Forza di Lorentz, così detta dal nome del fisico olandese Hendrik Antoon Lorentz (18531928), premio Nobel per la fisica nel 1902.
Per calcolare l'intensità della forza di Lorentz partiamo dalla forza esercitata su un tratto
di filo di lunghezza l percorso da una corrente I:
Una particella con carica q che si muove in quel tratto di filo produce una corrente data
dalla sua intensità di carica nell'unità di tempo, quindi:
Se la particella si muove con velocità uniforme v, percorre un tratto l in un tempo t e la
corrente si può scrivere:
così l'intensità della forza di Lorentz diventa:
Nel 1820, i fisici francesi Jean-Baptiste Biot e Félix Savart svolsero numerosi studi e
riuscirono a formulare una legge, la legge di Biot-Savart appunto, che serve a
determinare il campo magnetico B⃗ B→ prodotto in un punto dello spazio da un filo
rettilineo percorso da corrente elettrica. Essa afferma che se si considera un filo
rettilineo, percorso da corrente di intensità II, e ci si ponga in un punto PP nello spazio,
posto ad una distanza rr dal filo. Allora in PP è presente un campo magnetico B⃗ =B⃗
(P)B→=B→(P) dotato di:
• Modulo dato dalla seguente formula:
𝜇0 𝐼
B=
2𝜋 𝑟
Il simbolo μ0, che si legge “mi zero” è una costante detta permeabilità magnetica del
vuoto.
• Verso indicato dalla regola della mano destra: se indichiamo con il pollice della
mano destra il verso di percorrenza della corrente all’interno del filo e chiudiamo le
altre dita sul palmo, avremo il verso in cui punta B⃗.
Regola della
mano destra.
Nel 1820, subito dopo la scoperta sperimentale di Oersted, il fisico francese Andrè Marie
Ampère iniziò una serie di esperimenti per approfondire le connessioni tra elettricità e
magnetismo. Le conclusioni sperimentali di Ampère furono le seguenti:
• Le correnti elettriche esercitano forze sui magneti;
• I magneti esercitano forze sulle correnti elettriche;
• Le correnti interagiscono tra loro.
Ampère formulò un principio di equivalenza tra correnti e magneti:
Un circuito percorso da corrente si comporta come un magnete.
𝜇0𝐼
B=
2𝑅
TEOREMA DI AMPERE: La circuitazione del vettore campo magnetico B effettuata
lungo un qualsiasi cammino chiuso è uguale al prodotto del coefficiente di
permeabilità magnetico per la sommatoria delle intensità concatenate.
Se la corrente circolasse in senso orario in un circuito, il campo magnetico
indotto sarebbe rivolto nello stesso verso del campo magnetico generato da
una calamita.
Questo fa sì che il campo magnetico totale e la corrente indotta aumentino e
generino un nuovo campo magnetico. Ciò non è possibile poiché
aumenterebbe all’infinito la corrente. Tale situazione va in contrasto con il
principio della conservazione dell’energia. La corrente deve scorrere in
senso antiorario per contrastare l’aumento del campo magnetico generato
dall’avvicinamento della calamita. Per questo motivo si utilizza il segno –
nella legge di Faraday-Neumann.
Corrente
indotta
Il verso della corrente indotta è sempre tale da opporsi alla variazione del flusso
magnetico che la genera.
Formula:
La variazione della corrente in un circuito elettrico genera una forza elettromotrice
indotta nel circolo stesso.
Questo fenomeno si chiama autoinduzione.
• La corrente, che prima era nulla, cresce rapidamente creando un campo magnetico
sempre più intenso attraverso la superficie del circuito stesso;
• Così il flusso del campo magnetico attraversando il circuito aumenta e si genera
una corrente indotta che, per la legge di Lenz, tende ad opporsi alla variazione di
flusso che l’ha generata;
• L’effetto complessivo di queste due correnti che circolano contemporaneamente in
versi opposti, è quello di rallentare la crescita della corrente nel circuito.
In questo circuito la corrente fluisce in senso orario.
Quando il circuito si chiude fluiscono le cariche, esse si
accumulano sulle armature. La velocità del processo rallenta per
l’azione repulsiva delle cariche.
𝑞
Per la legge delle maglie
ƒ- − Ri =
𝑐
𝑑𝑞
Essendo la corrente
i=
𝑑𝑡
𝑞
𝑑𝑞
ƒ= + R
[equazione differenziale]
𝑐
𝑑𝑡
𝑐ƒ−𝑞
dq=
dt
𝑅𝐶
Esempio di
circuito RC
0
Prima ipotesi di Maxwell: seguendo le idee di Faraday
secondo le quali esiste una profonda unità tra campo
elettrico e magnetico, Maxwell propose che, cosi come una
variazione di flusso magnetico produce un campo elettrico,
uno variazione di flusso elettrico possa produrre un campo
magnetico.
Seconda ipotesi di Maxwell: secondo questa ipotesi del
processo di scarica di un condensatore, tra le armature che
si stanno scaricando è come se circolasse una corrente detta
corrente di spostamento. Essa produce tra le armature del
condensatore un campo magnetico analogo a quello che
produce la corrente elettrica nel filo che unisce le armature,
secondo il teorema di Ampere.
Maxwell propose per la corrente di spostamento una formula
analoga a quella di Faraday
𝑖𝑠 = ε𝑜
Δϕ𝑠
( )
𝐸
Δ𝑡
(esprime la legge di Faraday)
Considerando un tempo infinitamente piccolo:
𝑖𝑠 = ε𝑜
𝑑
𝑑𝑡
ϕ𝑠 ( )
𝐸
Una delle conseguenze più importanti dell’equazione di Maxwell è
che anche in assenza di cariche elettriche e di correnti elettriche può
svilupparsi un campo elettromagnetico che si propaga sotto forma di
onde. (esempio: la luce)
La velocità di propagazione dell’onda è prevista dall’equazione di
Maxwell nel vuoto e vale:
V=
1
𝜀𝑜 𝜇𝑜
Il valore di tale velocità risultò essere molto simile a quello della luce
nel vuoto, ciò fece supporre che la luce fosse una manifestazione
delle onde elettromagnetiche ipotizzato da Maxwell.
Le trasformazioni di Lorentz partono dalle trasformazioni
galileiane, differendo però da queste ultime di un fattore
gamma, noto come fattore di Lorentz. In pratica, attraverso
queste equazioni, Lorentz, in collaborazione con Fitzegerald, ha
cercato di giustificare il risultato negativo dell'esperimento di
Michelson e Morley ipotizzando che i corpi che si muovono con
velocità v rispetto all'etere subiscono una contrazione
longitudinale dovuta a modificazioni temporanee strutturali
della materia.
Ricorda: l’etere è il sistema di riferimento inerziale assoluto,
privilegiato, rispetto al quale le onde elettromagnetiche che si
propagano con velocità costante.
Trasformazioni
di Lorentz
x’=
𝑥−𝑣 𝑡
𝑣2
1− 2
𝑐
Trasformazioni
galileane
x’= x - vt
y’= y
y’= y
z’= z
z’= z
𝑣′ 𝑥
t’=
𝑡− 𝑐
𝑣2
1− 2
𝑐
t’=t
Non sono invarianti:
• La distanza spaziale;
• La distanza temporale;
• la lunghezza di un segmento;
• ∆𝑠 è 𝑙𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑡𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑠𝑝𝑎𝑧𝑖𝑜 − 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜𝑟𝑎𝑙𝑒 𝑡𝑟𝑎 𝑑𝑢𝑒 𝑒𝑣𝑒𝑛𝑡𝑖;
Assoluto:
-intervallo spazio-temporale;
-velocità della luce;
Relativo:
-la coordinata spaziale;
-la coordinata temporale;
-la lunghezza;
-la distanza spaziale;
-la distanza temporale;
-la velocità;
Il paradosso
dei gemelli
Per il fatto che il tempo non è un invariante,
Minkowski ideò una quadrupla di valori che
nelle trasformazioni di coordinate tra due
riferimenti inerziali rispetta le trasformazioni di
Lorentz. Per queste considerazioni le coordinate
di un punto-evento non si scrivono x, y, z, e t ma
in realtà sono x, y, z, ct. Moltiplicando l’asse dei
tempi per la velocità della luce come se fosse
sottinteso che c=1, in questo modo si possono
misurare posizioni e tempi con le stesse unità di
misura.
Massa relativistica in funzione della velocità:
m=
𝑚𝑜
𝑣2
1− 2
𝑐
Fattore di Lorentz
= 𝛾 𝑚𝑜
Massa in
movimento: è
una grandezza
variabile a
seconda della
velocità.
Massa a riposo: è una
caratteristica del corpo detta
massa invariabile.
Deve essere
equiparabile
a quella
della luce.
La quantità di moto non è direttamente proporzionale alla velocità, ma si conserva se
il sistema è isolato.
𝑝
=m
𝑣
=
𝑚𝑜
𝑣
𝑣2
1− 2
𝑐
= 𝛾 𝑚𝑜
QUANTITA’ DI MOTO
𝑣
K= m𝑐 2 - 𝑚𝑜 𝑐 2
ENERGIA CINETICA
Se un corpo di massa m è soggetto ad una forza costante F nella direzione della sua
velocità v, l’ accelerazione che il corpo subisce è data da:
e ∆𝑉 = (
𝐹
𝑚
a=
𝐹
𝑚
)∆𝑡
Relazione tra massa ed energia:
Dopo alcune considerazioni sull’energia cinetica e sull’energia totale di un corpo,
Einstein pervenne alla famosissima relazione :
E=𝑚 𝑐 2 = 𝛾 𝑚𝑜 𝑐 2
Essendo le due grandezze ( E ed m) direttamente proporzionali, possono essere
equivalenti.
Relatività generale secondo Einstein:
• i sistemi di riferimento inerziali non possono avere un ruolo privilegiato;
• le leggi della fisica devono essere uguali per tutti gli osservatori qualunque sia il loro
moto relativo;
RICORDA: si dice massa inerziale la resistenza che oppone un corpo alla variazione
del suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme.
Si dice massa gravitazionale la misura della forza di interazione di un corpo con la forza
gravitazionale. Essa è proporzionale al peso di un corpo.
Il fisico Mach suppose che l’inerzia di un corpo nasce
dall’interazione con la materia dell’universo. Di
conseguenza la massa è legata ad una forza come la massa
gravitazionale è associata alla forza di gravità.
CONSIDERZIONI DI EINSTEN:
Partendo da Mach , Einstein capì che l’assumere uguali le due
masse equivale ad assimilare un sistema uniformemente
accelerato a un campo gravitazionale.
«SE UNA PERSONA CADE LIBERAMENTE , NON HA PIU’
LASENSAZIONE DEL PROPRIO PESO.»
( Einstein 1907)
Ascensore a sinistra: se l’ascensore è fermo rispetto alla Terra , i
corpi sono soggetti all’ accelerazione di gravità g.
Ascensore a destra: se l’ascensore è in caduta libera nel campo
gravitazionale , i corpi galleggiano nell’aria come se fossero privi
di peso.
Astronave a sinistra: se l’astronave si trova in una zona dello
spazio a gravità trascurabile, i corpi al suo interno sono
sospesi.
Astronave a destra: se l’astronave ha un’accelerazione a= -g
orientata verso l’alto , i corpi cadono sul pavimento.
UN SISTEMA DI RIFERIMENTO NON INERZIALE E’
UGUALE AD UN CAMPO GRAVITAZIONALE.
Principio di equivalenza: tutti i sistemi di riferimento inerziali in
un campo gravitazionale uniforme sono equivalenti ai sistemi di
riferimento uniformemente accelerato in un campo gravitazionale
nullo.
Principio di relatività generale: le leggi della fisica assumono
la stessa forma in relazione ad ogni sistema di riferimento.
Un effetto della curvatura dello spazio-tempo è la formazione
delle GEODETICHE che rappresentano le linee più brevi che
uniscono due punti di uno spazio. La relatività ristretta
prevede uno spazio-tempo ’’piatto’’, mentre quella generale lo
considera come incurvato dalle masse.
Nel 1900 Plank
introdusse l’idea che
l’emissione e
l’assorbimento d’energia
elettromagnetica fossero
quantizzate.
Nel 1913 Bohr interpretò
le linee spettrali dell’atomo
di idrogeno attraverso una
matrice stocastica,
ricorrendo alla
quantizzazione del moto
orbitale dell’elettrone.
Nel 1922
Heisenberg
formulò il
principio di
indeterminazione.
Nel 1905 Einstein
spiegò l’effetto
fotoelettrico partendo
dall’ipotesi che l’energia
del campo
elettromagnetico fosse
trasportata da quanti di
luce.
Nel 1925
Heisenberg
formulò la
meccanica delle
matrici.
Nel 1924 Look de Broglie
elaborò la teoria delle onde
materiali secondo cui ai
crepuscoli materiali possono
essere associate proprietà
ondulatorie.
Nel 1915
Sommerfield
generalizzò i
risultati ottenuti
da Bohr.
Nel 1926
Schrodinger
elaborò la
meccanica
ondulatoria.
Nel 1927 Dirac
applicò alla
meccanica
quantistica la
relatività ristretta.
Il nome ’’Meccanica Quantistica’’ venne dato da Max Plank e si basa sul fatto che
alcune quantità di certi sistemi possono variare soltanto di alcuni valori descritti,
chiamati quanti.
Nella meccanica classica la luce è descritta solo come un’onda e l’elettrone solo come
una particella mentre nella meccanica quantistica vengono descritte la radiazione e la
materia sia come un fenomeno ondulatorio che come entità particellari.
DUALISMO ONDA –PARTICELLA
Questo fenomeno si riferisce al principio di complementarietà, secondo il quale, le
particelle elementari come l’elettrone o fotone mostrano una duplice natura, sia
corpuscolare che ondulatoria.
EFFETTO FOTOELETTRICO
Inizialmente la luce era considerata un’onda per cui la forza di espulsione degli
elettroni sarebbe dovuta dipendere solo dall’intensità della luce e non dalla sua
frequenza. Al variare dell’intensità cambiava soltanto il numero di elettroni espulsi,
ma la velocità di espulsione degli elettroni restava invariata. Si trattava quindi di un
fenomeno qualitativo e non quantitativo.
EINSTEIN E L’EFFETTO FOTOELETTRICO
Einstein ipotizzò che la luce era una particella. Ogni
’’pacchetto di luce’’ possedeva energia che risultava essere
proporzionale alla sua frequenza secondo la formula di Plank.
Egli giustificò l’effetto fotoelettrico postulando l’esistenza di
quanti di luce. In tale lavoro compariva un equazione che
legava l’energia di un fotone E con la frequenza della luce v:
E= hv
DE BROGLIE
Egli ipotizzò che dato che la luce possedeva proprietà ondulatorie, tutta la
materia avesse anch’essa proprietà ondulatorie. A un corpo con quantità di
moto p veniva associata un’onda di lunghezza d’onda 𝜆
𝜆=
Atomo di Bohr
ℎ
𝑝
Bohr spiegò perché soltanto certe radiazioni possono interagire con gli atomi e
quale relazione intercorre tra radiazione luminosa e struttura atomica. Bohr
perfezionò il modello di Rutherford e riuscì a spiegare la stabilità degli atomi.
Se un fotone viene assorbito da un atomo cede tutta la sua energia a uno dei
suoi elettroni.
Caratteristiche
dell’atomo di
Bohr e di quello
di De Broglie
HEISENBERG
PRINCIPIO DI
INDETEMINAZIONE
Il principio di indeterminazione di
Heisenberg fornisce la relazione tra la
natura ondulatoria e corpuscolare delle
particelle. Esso afferma che è
impossibile ottenere con precisione
esatta la completa determinazione dello
spazio e del tempo.
COME PALLE DA BILIARDO…
Questo esperimento evidenziò che la
radiazione uscente veniva deviata in
tutte le direzioni e che la frequenza
dell’energia in uscita era molto più
piccola di quella del fascio in entrata. La
spiegazione era che i fotoni urtassero
contro gli elettroni della materia e,
colpendoli, fossero deviati e perdessero
energia. Si comportavano quindi come
palline da biliardo.
LA CHIMICA QUANTISTICA
Un orbitale atomico è una funzione d’onda che descrive il comportamento
di un elettrone in un atomo. Secondo il principio di indeterminazione non è
possibile conoscere simultaneamente posizione e quantità di moto di una
particella come l’elettrone.
MAX PLANK
Il fisico Max Plank elaborò un’equazione che è pari a:
h= 6,62606957 * 𝟏𝟎−𝟑𝟒 Js= 4,135667516 * 𝟏𝟎−𝟏𝟓
L’EFFETTO COMPTON
Nel 1923 il fisico americano A. H.
Compton confermò sperimentalmente
l'interpretazione quantistica e corpuscolare della
radiazione elettromagnetica, dimostrando che l'urto
tra un fotone ed un elettrone libero segue le
note leggi di conservazione dell'energia e della
quantità di moto.
Compton bombardò un blocco di grafite con un
fascio monocromatico ben collimato di raggi X di
lunghezza d'onda λ e misurò la lunghezza d'onda λ'
del fascio diffuso in funzione dell'angolo di diffusione
θ.
I risultati sperimentali dimostrarono che il raggio
diffuso aveva sempre una lunghezza d'onda
maggiore del raggio incidente.
Lo spostamento Compton Δλ = λ' - λ è legato
all'angolo di diffusione θ dalla seguente relazione:
Δλ = h / m0 c (1 - cos θ)
dove h è la costante di Plank, m0 la massa a riposo
dell'elettrone e c la velocità della luce
La lunghezza d'onda della radiazione diffusa può quindi variare da 0 fino ad
un massimo di 2 h / m0 c. Secondo la teoria classica il fascio diffuso avrebbe
dovuto avere la stessa frequenza di quello incidente: gli elettroni della grafite
avrebbero dovuto oscillare con la stessa frequenza dell'onda incidente ed
emettere quindi una radiazione della identica frequenza.
Compton spiegò che il fenomeno poteva essere interpretato pensando alla
radiazione come un flusso di fotoni, ciascuno di energia E = h f , che urtano
elasticamente, come palle da biliardo, contro gli elettroni liberi della grafite.
Un fotone che urta contro un elettrone immobile, gli trasferisce energia e
quantità di moto, cambiando direzione dopo l'urto. Poiché nella collisione
parte dell'energia iniziale del fotone viene ceduta come energia cinetica
all'elettrone, per la conservazione dell'energia, il fotone diffuso deve avere
un'energia E' = h f' minore di quella iniziale e quindi una lunghezza d'onda λ'
maggiore di quella iniziale.
FOTONE-ELETTRONE
ELETTRONE
ESPULSO
ENGLISH PHYSICS:
RELATIVITY
The observers in different inertial frames may measure different time intervals
between a pair of events by considering a vehicle moving to the right with a speed v.
We could dimostrate it with the theory of Relativity.
In this experiment the mirror is fixed to the ceiling of the vehicle and an observer O’ at
rest in this system holds a laser a distance d below the mirror. At some instant, the
laser emits a pulse of light directed toward the mirror, and at some later time after
reflecting from the mirror, the pulse arrives back at the laser. Observer O’carries a
clock and uses it to measure the time interval ∆𝑡𝑝 between these two events which she
views as occuring at the same place.
The time that the pulse takes it to travel from point A to the mirror and back to point A
is:
∆𝑡𝑝 =
𝐷𝑖𝑠𝑡𝑎𝑛𝑐𝑒 𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒𝑙𝑒𝑑
𝑆𝑝𝑒𝑒𝑑
=
2𝑑
𝑐
The time interval ∆𝑡𝑝 measured by O’ requires only a single clock located at the same
place as the laser in this frame.
Now consider the same set of events as viewed by O in a second frame. According to
this observer, the mirror and laser are moving to the right with a speed v, and as a
result, the sequence of events appears different.
By the time the light from the laser reaches the mirror, that has moved to the right a
∆𝑡
distance v , where ∆𝑡 is the time it takes the light pulse to travel from point A to the
2
mirror and back to point A as measured by O.
In other words, O concludes that, because of the motion of the vehicle, if the light is to
hit the mirror, it must leave the laser at an angle with respect to the vertical direction.
According to the second postulate of the theory of relativity, both observers must
measure c for the speed of light. Because the light travels farther in the frame of O, it
follows that the time interval ∆𝑡 measured by O is longer than the time interval ∆𝑡𝑝
measured by O’.
In this sense we have:
𝑐∆𝑡 2
=
2
𝑣∆𝑡 2
2
+ 𝑑2
Solving for ∆𝑡 yields
2𝑑
∆𝑡 =
𝑐 2 − 𝑣2
=
2𝑑
𝑣2
𝑐 1− 2
𝑐
𝑑
Because ∆𝑡𝑝 = 2 𝑐 , we can express this result as:
∆𝑡 =
∆𝑡𝑝
𝑣2
1− 2
𝑐
= ᵞ∆𝑡𝑝
Where :
ᵞ=
1
𝑣2
1− 2
𝑐
N.B. The time interval Δt between two events measured by an observer moving
with respect to a clock is longer than the time interval Δ𝑡𝑝 between the same two
events measured by an observer at rest with respect to the clock.
LA FISICA NEL WEB:
Per la nostra presentazione di fisica abbiamo pensato di creare un sito web con
Altervista per inserire diversi articoli riguardanti, ad esempio, la relatività. Siamo
riuscite ad ottenere dei buoni risultati fin da subito, tanto che abbiamo ricevuto
commenti positivi da vari visitatori. Vi alleghiamo il link di tale sito e speriamo
che vi possa piacere e che apprezzerete questo collegamento tra fisica ed
informatica!
http://iltaudellafisica.altervista.org/
PRESENTAZIONE SVOLTA DA:
VALERIA CRISPO, BENEDETTA DE LISO,
DOMENICA BALSAMO & MARIA DE ROSA.