LA FELV, UNA INFEZIONE DEL GATTO CHE FA PAURA? La FeLV

LA FELV, UNA INFEZIONE DEL GATTO CHE FA PAURA?
La FeLV, leucemia felina, è una infezione da retrovirus e viene spesso confusa con un'altra
infezione, la FIV, immunodeficienza felina o “AIDS” del gatto,che, per quanto possa avere degli
aspetti in comune, ha caratteristiche e andamento completamente differenti. Il virus, una volta
penetrato nell'ospite, deve, per replicarsi, formare una molecola di DNA a partire dal suo RNA e la
molecola che ne deriva, per metà di origine virale e per metà derivata dalla cellula ospite, viene
denominata provirus. L'infezione riguarda solo il gatto, non viene trasmessa né all'uomo, né ad altri
animali, come ad esempio il cane. Il virus è piuttosto labile, nell'ambiente sopravvive poche decine
di minuti ed è sensibile a tutti i tipi di detergenti e disinfettanti di uso comune. Per questo motivo la
trasmissione indiretta, tramite oggetti venuti a contatto con il virus è considerata improbabile. Il
virus resiste però in ambiente umido e a temperatura ambiente, quindi una possibile trasmissione
indiretta potrebbe avvenire, per i gatti abituati a girare fuori casa, mangiando nella stessa ciotola di
un gatto infetto, soprattutto in presenza di cibo umido. La trasmissione del virus avviene
principalmente per contatto diretto, perché viene emesso da un soggetto infetto (se viremico, come
si vedrà più avanti) in grande quantità con la saliva, le secrezioni nasali, le feci ed anche con il
latte, che è una possibile via di infezione dalle mamme ai gattini. All'interno di un gruppo di gatti la
FeLV si trasmette più frequentemente attraverso la toelettatura reciproca e attraverso il morso,
durante le zuffe. Una madre infetta può trasmettere il virus ai feti durante la gravidanza o ai gattini
mediante il latte. La trasmissione ai feti durante la gravidanza determina frequentemente aborti o
mortalità neonatale. I soggetti più sensibili sono i gattini e gli animali molto giovani, perché mano a
mano che il gatto aumenta di età, diventa più resistente al virus. Per quanto l'infezione possa
portare a malattie anche gravi,come immunodepressione, anemia e linfomi, il gatto può anche non
ammalarsi, perché, a differenza della FIV, può diventare resistente al virus, può in definitiva “autovaccinarsi”, tenendo sotto controllo l'infezione e in alcuni casi debellarla completamente. In pratica,
se diventa resistente, il virus può restare latente a livello di midollo, sotto forma di provirus, oppure,
in una percentuale minore, venire eliminato completamente. Nel primo caso il gatto viene
considerato latentemente infetto, non trasmette più il virus, perché non è più presente nel sangue
(non è più viremico), e ha le stesse aspettative di vita di un gatto sano. Nel secondo caso è
considerato completamente guarito. La diagnosi certa della completa eliminazione del virus non
può essere fatta con i normali test di laboratorio utilizzati nella pratica clinica (che rilevano la
presenza del virus nel sangue), ma solo mediante test diagnostici sofisticati come la PCR per la
ricerca del DNA del provirus. Questi test, anche per il loro costo, vengono generalmente utilizzati
quando i test normalmente utilizzati danno risultati inconcludenti. Se viene adottato un gatto
adulto,soprattutto se ha condotto vita randagia fino a poco prima, dovrebbe essere testato dopo
circa 6 settimane dall'ultimo possibile contatto,il tempo necessario perché il virus sia rilevabile a
livello ematico. Per i gattini il test viene normalmente effettuato dopo circa sei mesi dalla nascita,
assieme al test per la FIV. In entrambi i casi la positività al test potrebbe indicare una infezione
transitoria e quindi andrebbe ripetuto dopo un certo periodo di tempo (dopo qualche mese, o
anche dopo un anno), ma anche nel caso in cui il secondo test dovesse risultare positivo, è
opportuno ripetere periodicamente l'analisi, in quanto si è osservato che anche i gatti considerati
viremici persistenti, possono diventare resistenti alla infezione dopo un periodo di tempo variabile e
difficilmente prevedibile. Un gatto risultato negativo ai test successivi, per quanto non elimini più il
virus e non sia contagioso, deve essere considerato latentemente infetto e quindi dovrebbero
essere prese le stesse precauzioni riservate ai gatti infetti ed eliminatori del virus (viremici). Questo
perché in condizioni particolari, come in caso di stress cronici, l'infezione potrebbe non venire più
essere tenuta sotto controllo, per via dell'abbassamento delle difese immunitarie causato dallo
stress stesso. Per questo motivo un gatto tenuto rinchiuso in gattile ha poche chance di diventare
resistente all'infezione e anche alcuni soggetti presenti in esso, risultati sani, potrebbero diventare
positivi, in quanto in realtà latentemente infetti. E' un evento poco comune, a dire il vero, ma va tenuto
in considerazione,soprattutto in ambienti stressanti e immunodepressivi come quelli dei rifugi per
animali. In ambiente domestico è una evenienza molto rara e questo depone a favore dell'adozione di
gatti infetti, perché il passaggio ad un ambiente meno stressante migliora notevolmente le aspettative di
vita e può procrastinare anche la possibile insorgenza di malattie causate dall'infezione. Un gatto
positivo altest dovrebbe essere tenuto in casa o comunque separato da altrigatti, per evitare di
diffondere la malattia. Può convivere con altri gatti infetti o vaccinati per la stessa malattia (per quanto
sia risaputo che la vaccinazione non fornisca mai una protezione del 100%, la probabilità di contrarre
l'infezione è davvero molto bassa). Se non è possibile tenerlo in casa, dovrebbe essere vaccinato per le
altre malattie virali (Herpesvirosi, calicivirosi e panleucopenia) in quanto potenzialmente
immunodepresso e quindi più recettivo nei confronti delle infezioni. I gatti risultati primariamente
negativi al test e quindi ritenuti sani, possono non venire vaccinati se vivono in casa (in quanto la
trasmissione indiretta è molto poco probabile) ma dovrebbero venire sempre vaccinati se hanno la
possibilità di girare all'esterno.
In definitiva l'infezione da FeLV non è poi così terribile come potrebbe sembrare: i soggetti infetti hanno
la possibilità di superare l'infezione, soprattutto se vivono in ambienti non immunosoppressivi come
quelli dei rifugi per animali.Per questo motivo, all'estero, non è nemmeno contemplata la possibilità che
un gatto FeLV positivo possa vivere relegato all'interno di un gattile, come spesso avviene in Italia.
L'infezione deve essere diagnosticata, mediante appositi test e tenuta eventualmente sotto controllo,
così come può essere prevenuta,tramite apposite profilassi vaccinali. Le eventuali malattie da essa
provocate possono insorgere dopo svariati anni, sempre che il gatto non superi l'infezione, e comunque
tenute sotto controllo, mediante l'aiuto del proprio veterinario!
(Dati ricavati da linee guida ABCD,European Advisory Board on Cat Diseases, 2012)