Per eruzione vulcanica s'intende la fuoriuscita sulla superficie terrestre, in maniera più o meno esplosiva, di magma ed altri materiali gassosi provenienti dal mantello o dalla crosta. In genere un'eruzione vulcanica avviene o dal cratere principale di un vulcano o dai crateri secondari presenti nell'edificio vulcanico. Un'eruzione può essere definita in base al suo grado di violenza che ricade all'interno di una scala chiamata "Indice di esplosività vulcanica“. I vari tipi di eruzione sono: •Hawaiiana •Islandese •Stromboliana •Vulcanica •Pliniano •Peléeano •Idromagmatico Home =) Sono caratterizzate da abbondanti effusioni di lave molto fluide, che danno origine ai tipici vulcani a scudo. Dalle lave fluide i gas si liberano in genere tranquillamente, ma nella loro fuga possono trascinare per un tratto getti di lava fusa: si innalzano allora spettacolari fontane di lava, alte più di 100 m. I volumi di materiale fuso emesso sono enormi: fino a 2 milioni di metri³ all’ora di lava. Tipi di eruzione Queste eruzioni presentano caratteristiche simili a quelle di tipo hawaiiano. In questo caso, però, la lava (sempre molto fluida) fuoriesce da lunghe fessure invece che da un edificio centrale. Il ripetersi di tali eruzioni dalla stessa fessura porta alla formazione di vasti espandimenti lavici basaltici o quasi orizzontali (plateaux basaltici), di spessore relativamente modesto, ma estesi per centinaia di migliaia di km². Tipi di eruzione La lava, abbastanza fluida, ma meno che nei casi precedenti (a Stromboli è ancora basalto), ristagna periodicamente nel cratere, dove inizia a solidificare. Si forma così una crosta solida, al disotto della quale si vanno accumulando i gas che continuamente fuoriescono dal magma. Nel giro di un’ora o anche di pochi minuti, la pressione dei gas cresce fino a far saltare la crosta, con modeste esplosione che lanciano in aria brandelli di aria fusa. Questi, durante la traiettoria, solidificano estremamente e assumono una forma affusolata (bombe). Esaurita la spinta dei gas, la lava torna a ristagnare sul fondo del cratere; si forma così una nuova crosta fino al ripetersi del fenomeno. Tipi di eruzione Sono caratterizzate da un meccanismo simile a quello stromboliano, solo ch che in tal caso la lava è molto più viscosa (lave acide). Perciò i gas si liberano con molta più difficoltà, e la lava solidifica nella parte alta del condotto, dove forma un “tappo” di notevole spessore. I gas impiegano quindi tempi più lunghi per raggiungere delle pressioni sufficienti a vincere l’ostruzione; quando ciò avviane, l’esplosione è violentissima. Le eruzioni di tutti i grandi vulcani, se il loro cratere è ostruito (anche solo per l’accumulo di detriti caduto in essi dalle pareti), avvengono di regola con una fase iniziale di violentissima attività vulcanica. Tipi di eruzione Quando le esplosioni raggiungono il loro aspetto più violento prendono questo nome, da Plinio il Giovane, che per primo ne descrisse una nell’eruzione del Vesuvio dl 79 d.C., in cui vennero sepolte Pompei ed Ercolano. La colonna di vapori e gas fuoriesce dal condotto con tale forza e velocità da salire diritta verso l’alto per alcuni kilometri, prima di perdere energia e d espandersi in una grande nuvola, che assume così una caratteristica forma che ricorda un pino marittimo. Dalla nuvola ricadono su un ampia area frammenti di lava vetrificata, sotto forma di pomici. Tipi di eruzione La lava ad altissima viscosità e temperatura (600-800°C) viene spinta fuori dal condotto già quasi solida e forma cupole o torri alte qualche centinaio di metri. Dalla base sfuggono grandi nuvole di gas e vapori, roventi e molto dense (Nubi ardenti discendenti), che scendono come valanghe lungo le pendici del vulcano e si espandono su vaste aree con grande velocità. Tipi di eruzione Questo tipo di vulcanismo è dovuto all’interazione tra un magma-o delle rocce fortemente riscaldate da un magma- che si trovi a modesta profondità (fino a qualche kilometro)e l’acqua che permea le rocce nella falda. Il brusco passaggio dell’acqua allo stato di vapore genera enormi pressioni, che possono far “saltare” l’intera colonna di rocce sovrastanti, aprendo un condotto verso l’esterno. Dal cratere esce con grande violenza una colonna di vapore, che trascina con sé frammenti di rocce e- se c’è stato contatto con il magma- lava finemente polverizzata. Dalla base di tale colonna parte una specie d’onda d’urto concentrica, tipica di esplosioni violente, che dà origine a una densa nuvola di vapore e materiali solidi, a forma di anello, chiamata Base-Surge; la nube si espande a gran velocità (oltre 150 km/h), lasciando accumuli piroclastici. Crateri di origine idromagmatica e relativi prodotti si riconoscono nei vulcani laziali e campani, tra i quali il Vesuvio. Tipi di eruzione Oltre alle eruzioni esistono altri fenomeni legati all’attività vulcanica. I fenomeni più importanti sono 4 e sono: 1. I lahar 2. Tsunami, provocati da vulcani 3. Emissioni di gas 4. Geyser, soffioni e sorgenti termali Home =) Il lahar è una colata di fango composta di materiale piroclastico e acqua che scorre lungo le pendici di un vulcano, specialmente lungo il solco di una valle fluviale. I Lahar hanno la consistenza del cemento: umido quando sono in movimento e solidi quando si fermano. I lahar possono essere estremamente pericolosi, a causa della loro energia e velocità che assumono durante il loro percorso: un lahar grande può scorrere a decine di m/s e può scorrere per molti chilometri, causando distruzioni catastrofiche lungo il percorso. Diverse località nel mondo sono considerate particolarmente pericolose a causa del rischio di lahar. Fenomeni legati all’attività vulcanica Esplosioni generate da vulcani o collassi di parti di isole vulcaniche possono provocare gli Tsunami, le gigantesche onde d’acqua più comunemente associate ai terremoti, che si propagano fino a grandi distanze. Tra 2000 e 5000 anni fa, per esempio, il crollo di 1 Km³ di rocce del versante Nord-Ovest di Stromboli provocò un fronte circolare di onde che raggiunse le coste della Calabria dopo circa un quarto d’ora, con altezza di più di 4 metri. Fenomeni legati all’attività vulcanica Le emissioni di gas sono contemporanee a quelle della lava, a volte, però, i gas fuoriescono anche dopo l’esplosione della lava. Questi gas, come l’anidride carbonica, sono più pesanti dell’aria e tendono a ristagnare; quando hanno colmato il cratere, traboccano oltre l’orlo e scendono lungo i pendii. A causa del suo peso il gas non si libera nell’aria, ma scende lungo i pendii dell’edificio vulcanico, i gas possono uccidere, per soffocamento, gli essere viventi che incontrano lungo il loro percorso se il loro flusso è molto grande. Fenomeni legati all’attività vulcanica Un geyser² è un getto di acqua caldissima, emesso a intervalli di tempo regolari, che può raggiungere decine di metri di altezza. L’acqua, che si trova nel sottosuolo, incontrando delle rocce ad elevata temperatura, causate da rimanenza di magma di un vulcano senza più attività, si surriscalda e crea i così detti geyser. ² Questo processo è, anche, alla base dei soffioni³, i quali seguono lo stesso percorso dei geyser, ma a differenza di quest’ultimo sono meno violenti. ³ Se l’acqua, però, non si spinge a profondità elevate, o la massa di roccia che incontra non è più di tanto calda, l’acqua non si riscalda intensamente e crea delle sorgenti termaliᵋ. ᵋ Fenomeni legati all’attività vulcanica Sulla Terra i vulcani attivi si trovano sia sulle terre emerse (dove sono più di 500), sia sui fondi oceanici e sono concentrati in lunghe fasce o catene di edifici vulcanici: Lungo le dorsali oceaniche (allineamenti di vulcani lineari sul fondo degli oceani); Lungo alcuni margini continentali (quelli fiancheggiati da fosse abissali); Lungo alcuni archi di isole. Troviamo poi vulcani in punti isolati all’interno dei continenti o delle piane abissali oceaniche (chiamati “Punti Caldi”). L’Italia è costellate di vulcani, la maggior parte dei quali allineati lungo le coste, dalla Toscana alla Sicilia.; su quest’isola si trova anche l’Etna, il più grande dei vulcani europei. Home =) La maggior parte dei fenomeni vulcanici si verifica in corrispondenza delle dorsali oceaniche, da cui fluiscono grandi quantità di lave basaltiche fluide; queste lave, solidificate, si accumulano sulla crosta terrestre. La maggior parte dei vulcani, però, sono in corrispondenza di alcuni margini continentali o di intere catene di isole vulcaniche. In entrambi i casi gli allineamenti vulcanici sono fiancheggiati da strette lunghissime depressioni del fondo oceanico, chiamate fosse abissali. I vulcani lungo le fosse abissali sono caratterizzati da un vulcanismo di tipo esplosivo, con produzione di materiali piroclastici. I punti caldi, invece, si trovano all’interno di continenti o nelle piane abissali. Distribuzione dei vulcani I vulcani italiani si dividono essenzialmente in tre gruppi: 1. Vulcani spenti (che hanno poi dato origine a imponenti complessi); 2. Vulcani in riposo e pienamente attivi; 3. Vulcani sottomarini (come quello Marsili, 70 km a largo di Salerno). I vulcani più attivi sono 10: tra cui le piane mediterranee. I centri più importanti sono 6: • Etna; • Vesuvio e Campi Flagrei; • Stromboli e vicini; • Ferdinandea e Colli Euganei. Distribuzione dei vulcani Il maggiore dei vulcani attivi è l’Etna, 3350 m, un vulcano-strato formato da diversi edifici vulcanici che si sono succeduti nel corso di del tempo, ognuno dei quali ha parzialmente coperti i precedenti. La sua attività è iniziata 600 000 anni fa come vulcano sottomarino. Successivamente, il vulcano è emerso dall’acqua e le colate di lava basaltica si sono alternate a manifestazioni esplosive, con accumulo di materiali piroclastici. Oggi le eruzioni avvengono sia da bocca poste alla sommità dell’edificio, sia da numerose bocche letterali, lungo le pendici, in corrispondenza di fratture che lo mettono in comunicazione con il condotto centrale. Distribuzione dei vulcani I vulcani italiani Presso Napoli, il Vesuvio² è un vulcano-strato che dà luogo a eruzioni esplosive. Le sue fasi di attività sono intercalate da lunghi peridi di stasi. Come il Vesuvio, anche i vicini Campi Flegrei³ e l’isola di Ischiaᵋ si trovano in fase temporanea di riposo. ³ ² Distribuzione dei vulcani ᵋ I vulcani italiani Nell’arcipelago delle Eolie, il vulcano dello Stromboli (che forma l’omonima isola) è alto circa 2000 m, ma solo 900 emergono dal mare. E’ attivo a intervalli di pochi minuti: le piccole esplosioni, prodotte dai gas che si liberano dal magma e si raccolgono sotto la crosta appena solidificata, lanciano in aria blocchi di lava incandescente. Vulcano è un isola formato da un vulcano-strato con attività in prevalenza esplosiva. L’ultima eruzione risale al 1892, anno dal quale si trova in una temporanea fase di riposo, caratterizzata da sbuffi di vapore ricchi zolfo (detti fumarole). Anche Lipari non è attivo da più di un secolo, mentre Panarea ha avuto manifestazioni recenti. Salina, Alicudi e Filicudi sono considerati quiescenti. Distribuzione dei vulcani Isola di Vulcano Stromboli I vulcani italiani Nel canale di Sicilia si sono avute le eruzioni nell’isola di Ferdinandea (oggi sommersa), nel 1831, e al largo dell’isola di Pantelleria, nel 1891. Vanno, infine, menzionati i Colli Euganei, vecchi di 30 milioni di anni, che si alzano come coni dalla pianura veneta. Sono stati un grande centro vulcanico, con numerose effusioni di lava viscosa; ma in alcuni casi il magma ha formato delle intrusioni a piccole profondità, che sono state in seguito messe a nudo dell’erusione. Distribuzione dei vulcani Colli Euganei Quadro su tela di Ferdinandea. I vulcani italiani 1. Testi da “Osservare e capire la Terra”, Zanichelli. 2. Immagini da “Google Immagini” 3. Testo nella diapositiva 2 da “Wikipedia” •Bartoccini Ilaria •Bido Eriona •Petricheti Adela •Valentini Riccardo •Volpi Rebecca