Diapositiva 1 - Liceo "Jacopone da Todi"

Per eruzione vulcanica s'intende la fuoriuscita sulla
superficie terrestre, in maniera più o meno esplosiva,
di magma ed altri materiali gassosi provenienti
dal mantello o dalla crosta. In genere un'eruzione vulcanica
avviene o dal cratere principale di un vulcano o
dai crateri secondari presenti nell'edificio vulcanico.
Un'eruzione può essere definita in base al suo grado di
violenza che ricade all'interno di una scala chiamata "Indice
di esplosività vulcanica“.
I vari tipi di eruzione sono:
•Hawaiiana
•Islandese
•Stromboliana
•Vulcanica
•Pliniano
•Peléeano
•Idromagmatico
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Sono caratterizzate da
abbondanti effusioni di lave
molto fluide, che danno origine ai
tipici vulcani a scudo.
Dalle lave fluide i gas si liberano
in genere tranquillamente, ma
nella loro fuga possono
trascinare per un tratto getti di
lava fusa: si innalzano allora
spettacolari fontane di lava, alte
più di 100 m. I volumi di
materiale fuso emesso sono
enormi: fino a 2 milioni di metri³
all’ora di lava.
Tipi di
eruzione
Queste eruzioni presentano
caratteristiche simili a quelle di
tipo hawaiiano. In questo caso,
però, la lava (sempre molto fluida)
fuoriesce da lunghe fessure invece
che da un edificio centrale. Il
ripetersi di tali eruzioni dalla
stessa fessura porta alla
formazione di vasti espandimenti
lavici basaltici o quasi orizzontali
(plateaux basaltici), di spessore
relativamente modesto, ma estesi
per centinaia di migliaia di km².
Tipi di
eruzione
La lava, abbastanza fluida, ma meno che
nei casi precedenti (a Stromboli è ancora
basalto), ristagna periodicamente nel
cratere, dove inizia a solidificare. Si forma
così una crosta solida, al disotto della
quale si vanno accumulando i gas che
continuamente fuoriescono dal magma.
Nel giro di un’ora o anche di pochi minuti,
la pressione dei gas cresce fino a far
saltare la crosta, con modeste esplosione
che lanciano in aria brandelli di aria fusa.
Questi, durante la traiettoria, solidificano
estremamente e assumono una forma
affusolata (bombe). Esaurita la spinta dei
gas, la lava torna a ristagnare sul fondo
del cratere; si forma così una nuova
crosta fino al ripetersi del fenomeno.
Tipi di
eruzione
Sono caratterizzate da un meccanismo
simile a quello stromboliano, solo ch che
in tal caso la lava è molto più viscosa (lave
acide). Perciò i gas si liberano con molta
più difficoltà, e la lava solidifica nella
parte alta del condotto, dove forma un
“tappo” di notevole spessore. I gas
impiegano quindi tempi più lunghi per
raggiungere delle pressioni sufficienti a
vincere l’ostruzione; quando ciò avviane,
l’esplosione è violentissima.
Le eruzioni di tutti i grandi vulcani, se il
loro cratere è ostruito (anche solo per
l’accumulo di detriti caduto in essi dalle
pareti), avvengono di regola con una fase
iniziale di violentissima attività vulcanica.
Tipi di
eruzione
Quando le esplosioni raggiungono il loro
aspetto più violento prendono questo
nome, da Plinio il Giovane, che per primo
ne descrisse una nell’eruzione del Vesuvio
dl 79 d.C., in cui vennero sepolte Pompei
ed Ercolano.
La colonna di vapori e gas fuoriesce dal
condotto con tale forza e velocità da salire
diritta verso l’alto per alcuni kilometri,
prima di perdere energia e d espandersi in
una grande nuvola, che assume così una
caratteristica forma che ricorda un pino
marittimo. Dalla nuvola ricadono su un
ampia area frammenti di lava vetrificata,
sotto forma di pomici.
Tipi di
eruzione
La lava ad altissima viscosità e
temperatura (600-800°C) viene
spinta fuori dal condotto già quasi
solida e forma cupole o torri alte
qualche centinaio di metri. Dalla
base sfuggono grandi nuvole di gas e
vapori, roventi e molto dense (Nubi
ardenti discendenti), che scendono
come valanghe lungo le pendici del
vulcano e si espandono su vaste aree
con grande velocità.
Tipi di
eruzione
Questo tipo di vulcanismo è dovuto all’interazione tra
un magma-o delle rocce fortemente riscaldate da un
magma- che si trovi a modesta profondità (fino a
qualche kilometro)e l’acqua che permea le rocce nella
falda. Il brusco passaggio dell’acqua allo stato di
vapore genera enormi pressioni, che possono far
“saltare” l’intera colonna di rocce sovrastanti, aprendo
un condotto verso l’esterno. Dal cratere esce con
grande violenza una colonna di vapore, che trascina
con sé frammenti di rocce e- se c’è stato contatto con il
magma- lava finemente polverizzata. Dalla base di tale
colonna parte una specie d’onda d’urto concentrica,
tipica di esplosioni violente, che dà origine a una densa
nuvola di vapore e materiali solidi, a forma di anello,
chiamata Base-Surge; la nube si espande a gran
velocità (oltre 150 km/h), lasciando accumuli
piroclastici. Crateri di origine idromagmatica e relativi
prodotti si riconoscono nei vulcani laziali e campani,
tra i quali il Vesuvio.
Tipi di
eruzione
Oltre alle eruzioni esistono altri fenomeni legati all’attività vulcanica. I fenomeni più
importanti sono 4 e sono:
1. I lahar
2. Tsunami, provocati da vulcani
3. Emissioni di gas
4. Geyser, soffioni e sorgenti termali
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Il lahar è una colata di fango composta di materiale piroclastico e acqua che
scorre lungo le pendici di un vulcano, specialmente lungo il solco di
una valle fluviale. I Lahar hanno la consistenza del cemento: umido quando
sono in movimento e solidi quando si fermano. I lahar possono essere
estremamente pericolosi, a causa della loro energia e velocità che assumono
durante il loro percorso: un lahar grande può scorrere a decine di m/s e può
scorrere per molti chilometri, causando distruzioni catastrofiche lungo il
percorso. Diverse località nel mondo sono considerate particolarmente
pericolose a causa del rischio di lahar.
Fenomeni legati
all’attività
vulcanica
Esplosioni generate da vulcani o collassi di parti di isole vulcaniche possono
provocare gli Tsunami, le gigantesche onde d’acqua più comunemente
associate ai terremoti, che si propagano fino a grandi distanze.
Tra 2000 e 5000 anni fa, per esempio, il crollo di 1 Km³ di rocce del versante
Nord-Ovest di Stromboli provocò un fronte circolare di onde che raggiunse le
coste della Calabria dopo circa un quarto d’ora, con altezza di più di 4 metri.
Fenomeni legati
all’attività
vulcanica
Le emissioni di gas sono contemporanee a quelle della lava, a volte, però, i gas
fuoriescono anche dopo l’esplosione della lava. Questi gas, come l’anidride carbonica,
sono più pesanti dell’aria e tendono a ristagnare; quando hanno colmato il cratere,
traboccano oltre l’orlo e scendono lungo i pendii. A causa del suo peso il gas non si
libera nell’aria, ma scende lungo i pendii dell’edificio vulcanico, i gas possono uccidere,
per soffocamento, gli essere viventi che incontrano lungo il loro percorso se il loro
flusso è molto grande.
Fenomeni legati
all’attività
vulcanica
Un geyser² è un getto di acqua
caldissima, emesso a intervalli di
tempo regolari, che può
raggiungere decine di metri di
altezza. L’acqua, che si trova nel
sottosuolo, incontrando delle
rocce ad elevata temperatura,
causate da rimanenza di magma
di un vulcano senza più attività,
si surriscalda e crea i così detti
geyser.
²
Questo processo è,
anche, alla base dei
soffioni³, i quali
seguono lo stesso
percorso dei geyser,
ma a differenza di
quest’ultimo sono
meno violenti.
³
Se l’acqua, però, non
si spinge a profondità
elevate, o la massa di
roccia che incontra
non è più di tanto
calda, l’acqua non si
riscalda intensamente
e crea delle sorgenti
termaliᵋ.
ᵋ
Fenomeni legati
all’attività
vulcanica
Sulla Terra i vulcani attivi si trovano sia sulle terre emerse (dove sono più di 500), sia sui
fondi oceanici e sono concentrati in lunghe fasce o catene di edifici vulcanici:
Lungo le dorsali oceaniche (allineamenti di vulcani lineari sul fondo degli oceani);
Lungo alcuni margini continentali (quelli fiancheggiati da fosse abissali);
Lungo alcuni archi di isole.
Troviamo poi vulcani in punti isolati all’interno dei continenti o delle piane abissali
oceaniche (chiamati “Punti Caldi”).
L’Italia è costellate di vulcani, la maggior parte dei quali allineati lungo le coste, dalla
Toscana alla Sicilia.; su quest’isola si trova anche l’Etna, il più grande dei vulcani europei.
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La maggior parte dei fenomeni vulcanici si verifica in corrispondenza delle dorsali
oceaniche, da cui fluiscono grandi quantità di lave basaltiche fluide; queste lave,
solidificate, si accumulano sulla crosta terrestre.
La maggior parte dei vulcani, però, sono in corrispondenza di alcuni margini continentali o
di intere catene di isole vulcaniche. In entrambi i casi gli allineamenti vulcanici sono
fiancheggiati da strette lunghissime depressioni del fondo oceanico, chiamate fosse
abissali. I vulcani lungo le fosse abissali sono caratterizzati da un vulcanismo di tipo
esplosivo, con produzione di materiali piroclastici.
I punti caldi, invece, si trovano all’interno di continenti o nelle piane abissali.
Distribuzione
dei vulcani
I vulcani italiani si dividono essenzialmente in tre gruppi:
1. Vulcani spenti (che hanno poi dato origine a imponenti complessi);
2. Vulcani in riposo e pienamente attivi;
3. Vulcani sottomarini (come quello Marsili, 70 km a largo di Salerno).
I vulcani più attivi sono 10: tra cui le piane mediterranee.
I centri più importanti sono 6:
• Etna;
• Vesuvio e Campi Flagrei;
• Stromboli e vicini;
• Ferdinandea e Colli Euganei.
Distribuzione
dei vulcani
Il maggiore dei vulcani attivi è l’Etna, 3350 m, un vulcano-strato formato da diversi edifici
vulcanici che si sono succeduti nel corso di del tempo, ognuno dei quali ha parzialmente
coperti i precedenti. La sua attività è iniziata 600 000 anni fa come vulcano sottomarino.
Successivamente, il vulcano è emerso dall’acqua e le colate di lava basaltica si sono alternate
a manifestazioni esplosive, con accumulo di materiali piroclastici. Oggi le eruzioni avvengono
sia da bocca poste alla sommità dell’edificio, sia da numerose bocche letterali, lungo le
pendici, in corrispondenza di fratture che lo mettono in comunicazione con il condotto
centrale.
Distribuzione
dei vulcani
I vulcani
italiani
Presso Napoli, il Vesuvio² è un vulcano-strato che dà luogo a eruzioni esplosive. Le
sue fasi di attività sono intercalate da lunghi peridi di stasi. Come il Vesuvio, anche i
vicini Campi Flegrei³ e l’isola di Ischiaᵋ si trovano in fase temporanea di riposo.
³
²
Distribuzione
dei vulcani
ᵋ
I vulcani
italiani
Nell’arcipelago delle Eolie, il vulcano dello Stromboli (che forma l’omonima isola) è alto
circa 2000 m, ma solo 900 emergono dal mare. E’ attivo a intervalli di pochi minuti: le
piccole esplosioni, prodotte dai gas che si liberano dal magma e si raccolgono sotto la
crosta appena solidificata, lanciano in aria blocchi di lava incandescente.
Vulcano è un isola formato da un vulcano-strato con attività in prevalenza esplosiva.
L’ultima eruzione risale al 1892, anno dal quale si trova in una temporanea fase di
riposo, caratterizzata da sbuffi di vapore ricchi zolfo (detti fumarole).
Anche Lipari non è attivo da più di un secolo, mentre Panarea ha avuto manifestazioni
recenti. Salina, Alicudi e Filicudi sono considerati quiescenti.
Distribuzione
dei vulcani
Isola di Vulcano
Stromboli
I vulcani
italiani
Nel canale di Sicilia si sono avute le eruzioni nell’isola di Ferdinandea (oggi sommersa),
nel 1831, e al largo dell’isola di Pantelleria, nel 1891.
Vanno, infine, menzionati i Colli Euganei, vecchi di 30 milioni di anni, che si alzano come
coni dalla pianura veneta. Sono stati un grande centro vulcanico, con numerose
effusioni di lava viscosa; ma in alcuni casi il magma ha formato delle intrusioni a piccole
profondità, che sono state in seguito messe a nudo dell’erusione.
Distribuzione
dei vulcani
Colli Euganei
Quadro su tela di
Ferdinandea.
I vulcani
italiani
1. Testi da “Osservare e capire la
Terra”, Zanichelli.
2. Immagini da “Google
Immagini”
3. Testo nella diapositiva 2 da
“Wikipedia”
•Bartoccini Ilaria
•Bido Eriona
•Petricheti Adela
•Valentini Riccardo
•Volpi Rebecca