I temi di questo Rapporto
 il clima internazionale è diventato più incerto,
più protezionista, meno tenero nei confronti delle
grandi imprese e delle grandi banche
internazionali
 verso un nuovo volto del capitalismo
 Stati Uniti, Cina, Giappone, Europa: le economie
sono sempre più complicate e mostrano
tendenze contrastanti
 e l’Italia? Prova a ripartire
Alla base della crisi vi è stato un utilizzo eccessivo
della leva finanziaria. Qui il rapporto tra debito
complessivo e Pil negli Usa. In 20 anni il leverage è
passato da 1,5 a 4.
La crescita basata sulla domanda finanziata con il
debito non ha riguardato solo gli Usa. E’ un
problema per i paesi a bassa crescita della
produttività.
I paesi campioni del debito pubblico
Le politiche monetarie non convenzionali hanno
comportato la triplicazione della base monetaria
Pur con diverse fortune, le politiche non convenzionali hanno
generato o almeno assecondato la ripresa.
L’eurozona è stata in difficoltà anche nel 2013
Un panorama più incerto/1: ma in generale sono
state insufficienti a ripristinare il tenore di vita
medio pre-crisi in tutti i paesi sviluppati.
Siamo entrati in un nuovo capitalismo?
Un panorama più incerto/2: verso un nuovo
protezionismo?
Provvedimenti restrittivi della libertà del commercio internazionale –
maggio 2012-giugno 2013
Un panorama più incerto/3: un’avversione
crescente verso le multinazionali
e le banche internazionali
 Responsabilità delle grandi imprese per i problemi ambientali (la
«marea nera del Golfo del Messico)
 Inchieste giudiziarie sulla manipolazione di parametri finanziari
internazionali (tassi LIBOR)
 Condanne per manipolazione prezzi dell’energia negli Stati Uniti
 Azioni giudiziarie americane contro banche e istituti finanziari
per comportamento scorretto durante la crisi dei mutui subprime
 Azioni giudiziarie per violazione delle norme antiriciclaggio
 Indagini europee su possibili evasioni/elusioni fiscali di grandi
imprese operanti su Internet
Verso un nuovo volto del capitalismo/1:
il «potere di mercato» per singoli Paesi
=
Verso un nuovo volto del capitalismo/2:
il «potere di mercato» per gruppi di Paesi
Verso un nuovo volto del capitalismo/3:
lo «shale oil» può cambiare economia e politica (a)
Verso un nuovo volto del capitalismo/3
lo «shale gas» può cambiare economia e politica
(b)
I problemi degli Stati Uniti: Mr Smith ha troppi debiti
(e lo Zio Sam ancora di più)

il prodotto lordo per abitante degli Stati Uniti è tornato
(quasi) al livello pre-crisi, ma oggi l’americano medio ha 50
mila dollari di debiti personali e 53 mila dollari di debito
pubblico (a potere d’acquisto costante); prima della crisi, i
valori erano rispettivamente 42 mila e 29 mila dollari

il debito pubblico americano era pari al 68 per cento
del pil nel 2008; ora è pari al 106 per cento del pil;

i prestiti agli studenti universitari hanno superato i
mille miliardi di dollari; gli americani esposti sono 37
milioni per un debito medio di 28 mila dollari; il tasso di
insolvenza è di quasi il 30 per cento

dal gennaio 2012 al settembre 2013 si sono creati negli
Stati Uniti 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro ma le ritenute
(a parità di aliquota) sono diminuite
Il drago cinese cambia pelle:
sarà ancora un vero drago?

tre cicli trentennali nella storia cinese moderna
o 1949-78 – Mao e il maoismo
o 1978-2008 – Deng e la rifondazione economica
o dal 2008 in poi – la crisi mondiale e i compromessi
creativi

la politica estera difficilmente sarà una priorità cinese

salvare il sistema finanziario senza necessariamente
salvare i banchieri

il sogno cinese: una società «moderatamente prospera» (e
una moneta «moderatamente globale»?)
Debito pubblico e demografia
dietro al «furore giapponese»
Europa: pessimismo e difficoltà/1
La crisi ha raggiunto il suo culmine
Il peggio deve ancora arrivare
Non so
Europa: pessimismo e difficoltà/2
Italia
Media UE
Orizzonti lunghi
Prospet
tive di
qualche
mese
Vita alla
giornata
Francia
Grecia, Portogallo, Spagna, Ungheria
Regno Unito
Austria, Svezia, Germania, Danimarca
Italia: da così…
…a così
L’Italia in crisi
0.0%
-1.0%
-2.0%
1981/1
1982/2
1983/3
1984/4
1986/1
1987/2
1988/3
1989/4
1991/1
1992/2
1993/3
1994/4
1996/1
1997/2
1998/3
1999/4
2001/1
2002/2
2003/3
2004/4
2006/1
2007/2
2008/3
2009/4
2011/1
2012/2
La più grave crisi
economica dal
dopoguerra. Ha già
lasciato sul tappeto il 9%
del Pil e il 7%
dell’occupazione. Quasi
un decimo della
produzione di reddito
reale manca all’appello.
Italy economy drawdown
-3.0%
-4.0%
-5.0%
-6.0%
-7.0%
-8.0%
-9.0%
-10.0%
dd_PIL_Italia
dd_ULA_Italia
La decrescita
dei consumi
4.0%
3.0%
2.0%
1.0%
0.0%
-1.0%
Consumi Fam
-2.0%
Pil
-3.0%
-4.0%
-5.0%
-6.0%
T1-1992
T1-1993
T1-1994
T1-1995
T1-1996
T1-1997
T1-1998
T1-1999
T1-2000
T1-2001
T1-2002
T1-2003
T1-2004
T1-2005
T1-2006
T1-2007
T1-2008
T1-2009
T1-2010
T1-2011
T1-2012
T1-2013
Come si vede i consumi non
sono più un motore di
crescita. Non lo possono
essere perché si basano sui
redditi, ma non lo possono
essere perché la loro
relazione con la produzione
di reddito è meno evidente
che in passato. Quando si
consuma, si attraggono
molte più importazioni.
Pil e contributo al Pil dei consumi
Quattro
componenti
«positive»
della
congiuntura
nazionale
Il Pil italiano tornerà a crescere nel 2014,
anche se sarà una crescita bassa
Crescita del Pil YoY% e
proiezione della stessa
attraverso NILO
5.0%
0.0%
-5.0%
-10.0%
Dec-87
Apr-90
Aug-92
Dec-94
Apr-97
Aug-99
Dec-01
Apr-04
Aug-06
Dec-08
Apr-11
Il calcolo è basato su una
RNA che filtra i valori di
NILO II per prevedere il PIL.
Non bisogna sprecare
l’occasione
Pil% YoY (+4)
NILO II
La seconda recessione è stata dei servizi e ha
salvaguardato l’industria.
Alcuni settori si stanno riprendendo (MET, FAR, ALT, TEX, TRA).
Indici della produzione manifatturiera per settori.
I fili d’erba dell’export. La sorpresa della Liguria. Il
nord ovest in media. Il Nord est in crescita, con il
Trentino in testa
I fili d’erba dell’export. Lazio e Toscana sopra la
media nazionale. Campania e Abruzzo molto vicino.
Basilicata e Molise sotto.
I fili d’erba
dell’export, anche
nelle Isole
Che tuttavia pagano cara la
recessione del 2012. L’Italia
ha un potenziale ancora da
esprimere.
Il mondo economico non è guarito, è convalescente.
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Dalla crisi mondiale non si è ancora usciti. L’Italia è legata al resto del
mondo, quindi deve cambiare con il mondo che cambia
La congiuntura europea sembra già aver toccato il fondo.
L’austerità non crea posti di lavoro, ma evita la crisi finanziaria, che per
l’Italia è sempre possibile.
L’Italia ha perso la spinta demografica è non è un leader tecnologico,
quindi deve puntare su competitività, reindustrializzazione ed export.
I fattori che frenano la produttività sono la composizione settoriale, la
pressione del settore pubblico sia sul perimetro del mercato che
sull’organizzazione dei fattori, nonché i sovra-costi dei fattori. I costi di
transazione non produttivi.
Alcuni dei fili d’erba che crescono
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L’industria e i territori stanno dimostrando che l’economia sta uscendo
dalla recessione. C’è un grande potenziale inespresso.
I profitti sono figli della crescita dei fatturati e alla base della crescita
ci saranno sempre più innovazione ed esportazione. Se il modello di
business non li prevede, non avrà successo.
Centrare l’attenzione sulle 2500 medie imprese che durante la crisi
hanno aumentato i fatturati con un ebit di almeno il 15%.
Il mantenimento della stabilità finanziaria, senza la quale non c’è futuro
Servono delle riforme istituzionali in favore della governabilità e della
riduzione del perimetro del settore pubblico (sanità privata, secondo e
terzo welfare).
In un nuovo statuto dell’Eurozona il mercato unico dei tassi di
interesse