Presentazione di PowerPoint - Dipartimento di Economia, Finanza e

annuncio pubblicitario
Capitolo 3 e par. 5.1
La matrice dei dati e le analisi preliminari
I metodi di classificazione

La matrice dei dati

Qualità dei dati e mancate risposte parziali

Analisi sui profili di colonna

Analisi sui profili di riga

Analisi dei gruppi
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La matrice dei dati
Tabella contenente le informazioni disponibili
relativamente ad un insieme di unità statistiche
 Ciascuna riga della matrice contiene le informazioni
relative ad una determinata unità
 Ciascuna colonna contiene le modalità assunte da
un determinato carattere nelle diverse unità
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La matrice dei dati
 x11
x
 21
 ...

xi1

X
 ...

 xr 1
 ...

 xn1
x12 ... x1h ... x1 j
x22 ... x2 h ... x2 j
xi 2
...
xih
...
xij
xr 2 ... xrh
...
xrj
xn 2 ... xnh ...
xnj
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... x1 p 
... x2 p 


... xip 


... xrp 


... xnp 
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La matrice dei dati
I caratteri che figurano nella matrice possono essere:
- qualitativi (in scala nominale o in scala ordinale)
- quantitativi (in scala ad intervalli o in scala di rapporti)
Spesso la matrice contiene variabili miste, alcune
qualitative e altre quantitative
Le unità possono pure essere di varia natura. Esempi:
- le singole imprese di un campione (caso di studio)
- i singoli consumatori di un prodotto
- i singoli prodotti o stabilimenti di una azienda
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La matrice dei dati
La matrice dei dati può derivare da:
- rilevazioni primarie (indagini campionarie)
- fonti secondarie
- interne (dati aziendali)
- esterne (fonti statistiche ufficiali o non ufficiali)
Principali problemi di qualità:
- presenza di valori errati
- valori mancanti
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I valori errati
Possono essere segnalati da:
- valori fuori dominio (non appartenenti all’insieme dei valori
- valori
- valori
ammissibili)
anomali o outliers (valori che si discostano molto da quelli
assunti nella maggior parte delle altre unità)
incompatibili (contraddittori con altre risposte)
Possono essere individuati, rispettivamente, attraverso:
- controlli di validità o di range
- controlli per gli outlier
- controlli di consistenza
Una volta individuati, i valori errati possono essere
- corretti attraverso una nuova rilevazione
- considerati come valori mancanti
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Le mancate risposte parziali
Mancanza di uno o più dati:
- nelle indagini campionarie mancate risposte ad uno
o più quesiti
Le possibili soluzioni:
1. Utilizzare soltanto il sottoinsieme di unità senza dati
mancanti  riduzione numerosità; possibili distorsioni
2.
3.
Utilizzare diversi sottoinsiemi (completi) di unità per le
diverse analisi (univariate, bivariate, multivariate)
 numerosità diverse per le diverse analisi
Assegnare al dato mancante un valore plausibile
(imputazione)
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Tecniche di imputazione
Diverse tecniche di imputazione
 1. Imputazione di un valore medio: media aritmetica o
mediana (per i caratteri quantitativi o qualitativi ordinali),
moda (per i caratteri qualitativi sconnessi) calcolate:
a - sul complesso delle unità
b - o su un sottoinsieme più omogeneo
 Conseguenza indesiderata: riduce la variabilità
(in particolare nel caso a)

2. Imputazione con prelievo da donatore: invece del valore
medio si imputa un valore individuale, “donato” da una
unità il più possibile simile in base alle altre caratteristiche
(indici di similarità o distanza: vedi oltre)
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Tecniche di imputazione
 3. Imputazione da modello
In base alla relazione empirica tra la variabile con dati
mancanti e una o più variabili esplicative (con dati presenti)
Passi:
- scelta variabili esplicative di quella con dati mancanti
- stima dei parametri di un modello di regressione
sui dati presenti nella matrice
Regressione (semplice):
Yi     X i  ui (i  1,..., n)
Modello teorico
Modello stimato
Ŷ  a  bX
- assegnazione del valore predetto dal modello in base
ai valori assunti dalla variabile esplicativa nella
unità i con dato mancante: Yˆi  a  bX i
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Tecniche di imputazione
 4. Imputazione stocastica
assegnazione al dato mancante di un valore estratto
casualmente da una distribuzione ritenuta plausibile
Limite: distribuzioni teoriche diverse per diverse variabili,
da identificare di volta in volta
Semplificazione:
estrazione casuale di una unità per ogni dato mancante
dalla distribuzione empirica della caratteristica
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Le analisi sui profili di colonna
Analisi univariate (es: medie, varianze), bivariate (es:
correlazione), multivariate (es: regressione multipla)
Analisi bivariate: studio dell’associazione esistente tra le
diverse coppie di variabili
Si ottiene una matrice di associazione (p x p):
 a11 a12
a
 21 a22
 ...

ah1 ah 2

A
 ...

 a j1 a j 2
 ...

a p1 a p 2
... a1h
... a2 h
... a1 j
... a2 j
... ahh
... ahj
... a jh
... a jj
... a ph ... a pj
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... a1 p 
... a2 p 


... ahp 


... a jp 


... a pp 
L’indice con cui misurare
l’associazione dipende
dal tipo di variabili
presenti nella matrice dei
dati
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Variabili quantitative
La covarianza:
n
shj 
 (x
i 1
ih
 xh )( xij  x j )
n
Indica se tra le due variabili esiste:
concordanza (segno positivo: se prevalgono prodotti di segno +)
discordanza (segno negativo: se prevalgono prodotti di segno -)
Indipendenza lineare (valore nullo)
Limite: i valori assunti dalle covarianze dipendono dalle scale
di misura dei caratteri  non sono direttamente confrontabili
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Le variabili quantitative
Per ovviare al problema della confrontabilità
Coefficiente di correlazione lineare di Bravais-Pearson:
(covarianza diviso il prodotto delle due deviazioni standard)
rhj 
shj
h  j
;
rhj 
1 n
( xi h  xh )( xij  x j )

n i 1
1 n
1 n
2
2
(
x

x
)

(
x

x
)
 ih h n 
ij
j
n i 1
i 1
Il coefficiente di correlazione lineare:
• assume lo stesso segno della covarianza
• è compreso tra –1 e 1
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Le variabili quantitative
Esempio
scarti2 Xh
scarti2 Xj
0.03
0.09
0.01
0.1
0
0
0.01
0.2
0
0
0.04
0
0.7
-0.2
-0.1
0.02
0.04
0.01
1.9
0.9
0.3
0.1
0.03
0.09
0.01
somme
8
4
0
0
0.08
0.26
0.04
medie
1.6
0.8
0.052
0.008
0.228
0.089
Cor =
0.784
Unità
Xh
Xj
scarti Xh
scarti Xj prodotti
1
1.3
0.7
-0.3
-0.1
2
1.6
0.9
0
3
1.8
0.8
4
1.4
5
Cov =
0.016
dev. st.
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Le variabili quantitative
Matrice (p x p) delle correlazioni
 r11
r
 21
 ...

rh1

R
 ...

 r j1
 ...

rp1
r12
r22
... r1h
... r2 h
... r1 j
... r2 j
rh 2
... rhh
... rhj
rj 2
... rjh
... rjj
rp 2 ... rph ... rpj
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... r1 p 
simmetrica
... r2 p 


... rhp  sulla diagonale valori unitari:

shh

r

1
... rjp 
hh
h h


... rpp 
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Le analisi sui profili di riga
Obiettivo: misurare la distanza (differenza) o la similarità
tra coppie di unità, in relazione alle
caratteristiche osservate
Si ottiene una matrice delle distanze D (n x n)
 d11 d12
d
 21 d 22
 ...

d
di 2
D   i1
 ...

 d r1 d r 2
 ...

d n1 d n 2
... d1i
... d 2i
... d1r
... d 2 r
... d ii
... d ir
... d ri
... d rr
... d ni ... d nr
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... d1n 
... d 2 n 


... d in 


... d rn 


... d nn 
L’indice con cui misurare
la distanza dipende dal
tipo di variabili presenti
nella matrice dei dati
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Le analisi sui profili di riga
Valori non negativi:
dir ≥ 0
Valori sulla diagonale pari a zero: dii = 0
Simmetria:
dir = dri
Diseguaglianza triangolare:
dir ≤ dis + dsr
Misura di distanza definita in uno spazio metrico
In corrispondenza a ogni indice di distanza può essere
definito un indice di similarità:
cir = 1- dir
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Indici di distanza
Indici specifici per ogni tipologia di variabili:
- qualitative (sconnesse politomiche o dicotomiche)
- quantitative (o qualitative ordinali)
Un indice generale per variabili miste
La presenza di variabili miste è la norma, in particolare nelle
matrici di dati derivanti da indagini campionarie
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Indici di distanza
Esempi dall’indagine Efige:
- qualitative dicotomiche:
export (si, no); ide; innovazione
- qualitative sconnesse:
destinazione export (UE, Asia, USA, …)
finanziamento investimenti (autofin, venture cap, cred. banc.…)
- qualitative ordinali:
export prima 2008 (regolarmente, qualche volta, mai)
dipendenza da finanziamenti esterni (1 non dip -> 5 molto dip)
- quantitative:
n. dipendenti; valori e indici di bilancio; % fatturato esportato
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Variabili qualitative
sconnesse politomiche
Misurazione su scala nominale
Confronto ammissibile tra due unità: se sono uguali o diverse
rispetto al carattere considerato
Indice di distanza di Sneath
Distanza misurata sulla base di p caratteri qualitativi sconnessi
Per il generico carattere k si pone:
dir,k = 1 se xik  xrk
dir,k = 0 se xik = xrk
p
dir 
d
k 1
ir , k
p
- E’ dato dalla frequenza relativa dei caratteri per i quali
le unità i ed r presentano modalità diverse
- Di conseguenza: compreso tra 0 e 1
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Variabili qualitative
sconnesse politomiche - Esempio
Distanza o similarità tra coppie di aziende esportatrici in relazione
ai caratteri: forma giuridica; settore di attività; area di esportazione
Aziende
Forma
giuridica
Settore
Area
export
1
SPA
Meccanica
Asia
2
SPA
Tessile
Europa
3
SNC
Tessile
Europa
4
SRL
Meccanica
USA
Indice di distanza tra le aziende 1 e 2:
d12,1=0; d12,2=1; d12,3=1  d12= (0+1+1)/3 =0.66 [c12 = 1-d12=0.33]
Indice di distanza tra le aziende 2 e 3:
d23,1=1; d23,2=0; d23,3=0  d23=(1+0+0)/3 =0.33 [c23 = 1-d23 =0.66]
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Variabili dicotomiche
Misurazione su scala nominale
Confronto ammissibile: come nel caso di caratteri sconnessi
politomici (se le modalità sono uguali o diverse nelle due unità)
 si può utilizzare lo stesso indice (di Sneat)
Esempio:
Distanza tra coppie di aziende per le quali è stato rilevato:
- se hanno delocalizzato oppure no
- se hanno fatto investimenti oppure no
- se hanno apportato innovazioni oppure no
- se hanno fatto assunzioni oppure no
Aziende
Deloc.
Invest.
Innov.
Assunz.
1
No
Sì
No
No
2
Sì
No
Sì
Sì
3
Sì
No
No
Sì
4
No
Sì
No
No
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d12 = (1+1+1+1)/4 = 1
d23 = (0+0+1+0)/4 = 0.25
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Variabili politomiche e dicotomiche
L’indice di Sneat consente di misurare la distanza anche
quando tra le p variabili qualitative considerate ve ne sono
alcune sconnesse politomiche e altre dicotomiche
Esempio:
Politomiche
Az.
Forma
giur.
1
2
Dicotomiche
Sett.
Area
export
Del
Inv
Inn
Ass
SpA
Mec
Asia
NO
SI
NO
NO
SpA
Tes
Europa
SI
NO
SI
SI
Indice di distanza (di Sneat) tra le aziende 1 e 2:
d12= (0+1+1+1+1+1+1)/7 = 0.86 [c12 = 1-d12=0.14]
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Variabili qualitative dicotomiche
Nel caso di sole variabili dicotomiche si possono calcolare
diversi indici di distanza:
Simple matching
Jaccard
(Altri)
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Variabili qualitative dicotomiche
Nella matrice dei dati, per ognuno dei p caratteri dicotomici:
valore 1 (presenza)
valore 0 (assenza) Aziende Deloc. Invest. Innov. Assunz.
1
No (0)
Sì (1)
No (0)
No (0)
2
Sì (1)
No (0)
Sì (1)
Sì (1)
3
Sì (1)
No (0)
No (0)
Sì (1)
4
No (0)
Sì (1)
No (0)
No (0)
I diversi indici derivano dalla classificazione dei p caratteri nella
seguente tabella di contingenza (per la coppia di unità i ed r):
unità i
1
0
unità r 1 a
b
0 c
d
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a = numero di caratteri presenti in entrambe le unità
b = numero di caratteri presenti in r ma assenti in i
c = numero di caratteri assenti in r ma presenti in i
d = numero di caratteri assenti in entrambe le unità
(a + b + c + d = p)
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Variabili qualitative dicotomiche
Esempio
Aziende
Deloc.
Invest.
Innov.
Assunz.
1
No (0)
Sì (1)
No (0)
No (0)
2
Sì (1)
No (0)
Sì (1)
Sì (1)
3
Sì (1)
No (0)
No (0)
Sì (1)
4
No (0)
Sì (1)
No (0)
No (0)
Az. 2
1
0
1
2
0
0
1
1
Az.3
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Variabili qualitative dicotomiche
unità r 1
0
unità i
1
0
a
b
c
d
Esempio:
Az. 2
1
0
1
2
0
0
1
1
Az.3
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Indice Simple matching :
bc
d ir 
p
Frequenza relativa degli
attributi presenti in una
unità e assenti nell’altra
Come indice di Sneath:
frequenza relativa dei
caratteri per i quali le
unità i ed r presentano
modalità diverse
Simple matching:
d23 = 1/4 = 0.25
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Variabili qualitative dicotomiche
unità r 1
0
unità i
1
0
a
b
c
d
Esempio:
Az. 2
Indice di Jaccard:
bc
d ir 
abc
Esclude d dal denominatore:
si assume che l’assenza in
entrambe le unità non indichi
similarità
1
0
1
2
0
Jaccard:
0
1
1
d23 = 1/3 = 0.33
Az.3
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Variabili qualitative ordinali
Misurazione su scala ordinale
Confronto ammissibile tra due unità: se l’una presenta modalità
maggiore o minore dell’altra secondo il carattere considerato
Due possibilità:
a) Trasformare le variabili in quantitative
Si attribuisce un punteggio crescente (1, 2, 3, …) al crescere
della misurazione ordinale e si utilizza un indice di distanza
per dati quantitativi (vedi oltre)
Limite: si introducono elementi di arbitrarietà (si assume
costante la differenza tra due modalità contigue)
b) Considerare la misurazione su scala nominale
Si considerano le variabili come qualitative politomiche
e si utilizza l’indice di Sneath
Limite: notevole perdita di informazione
Meglio soluzione a)
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Variabili quantitative
Misurazione su scala di rapporti o di intervalli
Confronto ammissibile: rapporto o differenza tra i valori
assunti dal carattere in due diverse unità
Misure di distanza fondate sulle differenze tra i valori assunti
dalle modalità di tutti i caratteri nelle due unità
Diversi indici derivanti da un indice generale:
la distanza di Minkoski


d ir   xik  xrk 
 k 1

p
1

dove il parametro λ è una sorta di peso assegnato alle
differenze maggiori
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Variabili quantitative
Distanza di Minkoski:
Per λ = 2
Distanza euclidea:


d ir   xik  xrk 
 k 1

1

2
d ir   xik  xrk  
 k 1

1/ 2
p
p
Per λ = 1
Distanza di Manhattam:
(o della città a blocchi)
dir   xik  xrk
Per λ -> 
Distanza di Lagrange-Tchebychev:
dir  max xik  xrk
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
p
k 1
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Variabili quantitative
Esempio: distanze tra due aziende in relazione ad alcuni
indici di bilancio
Aziende
ROI
ROS
ROE
Indeb
1
7.2
5.7
8.2
25.3
2
5.2
1.2
2.0
11.7
|xik – xrk|
2.0
4.5
6.2
13.6
(xik – xrk)2
4.0
20.2
38.4
185.0
max |xik – xrk|
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13.6
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Variabili quantitative
Problemi degli indici di distanza per variabili quantitative:
1.
Problema della scala – sommate differenze relative a
caratteri misurati in unità di misura diverse
Una soluzione è trasformare le variabili originarie in variabili
standardizzate
Per la generica variabile Xk :
zik 
xik  xk
k
(numeri puri, media
0 e varianza unitaria)
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Variabili quantitative
Un’altra possibilità è rapportare i
valori assunti nelle diverse unità al
valore massimo della distribuzione:
Esempio:
xik
zik 
max( xk )
Variabili standardizzate
(rapportare al max)
Variabili originarie
Az
ROI
Eta’
Prod.
% Exp ROI
Età
Prod.
% Exp
1
7.2
65
48.2
65.3
0.387
0.722
0.230
0.653
2
5.2
20
91.5
42.7
0.280
0.222
0.436
0.427
…
….
…
…
…
n
2.0
42
42.1
28.5
Val. max
18.6
90
210
100
Un’altra soluzione nell’indice di distanza per variabili miste (vedi
oltre)
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Variabili quantitative
2.
Correlazione tra le variabili – uno stesso fenomeno
misurato tramite più variabili viene implicitamente
pesato di più nella misura della distanza
Esempio:
Aziende
ROI
ROE
ROS
Indeb.
1
7.2
8.2
5.7
25.3
2
5.2
2.0
1.2
11.7
(xik – xrk)2
4.0
38.4
20.2
185.0
Distanza Euclidea:
d12 = 15.7
Ma:
- redditività misurata con tre indici, forse correlati tra loro
- situazione finanziaria misurata con un solo indice
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Variabili quantitative
Una soluzione al problema della correlazione tra variabili:
Distanza euclidea ponderata:


2
d ir   ( xik  xrk ) wk 
 k 1

p
1/ 2
dove
wk : coefficiente di ponderazione della k-esima variabile
(tanto minore quanto più la variabile è correlata
con le altre p-1)
Ad esempio 1/R2 da regressioni multiple (Cap 4)
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Variabili miste
Misurazione su scale diverse
Confronti ammissibili a seconda della scala di misurazione
Indice di distanza di Gower
p
d ir 
d
k 1
p

k 1
ir , k
ir , k
Media di indici di distanza relativi alle
diverse variabili qualitative e quantitative
dir,k :
 ir ,k
misura di distanza tra le unità i e r in relazione al
k-esimo attributo (misura diversa a seconda della
tipologia di carattere, ma sempre compresa tra 0 e 1)
 0 confronto non ammissibile (principalmente dati mancanti)
 ir ,k  1 tutti gli altri casi
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Variabili miste
Caratteri quantitativi:
d ir ,k 
xik  xrk
Range (k )
Range(k):
campo di variazione
della variabile k
Dividere per il range è un modo per eliminare l’effetto delle
diverse unità di misura delle variabili:
- il rapporto che definisce dir,k (differenza su massimo della
differenza) sarà sempre compreso tra zero e uno
- corrisponde alla standardizzazione dividendo per il massimo,
se si assume il minimo pari a zero [Range (k) = max xk – min xk]
Caratteri qualitativi ordinali:
si trasformano le variabili in quantitative attribuendo
punteggi crescenti al crescere delle modalità del carattere
e ci si riconduce al caso dei caratteri quantitativi
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Variabili miste
Caratteri qualitativi sconnessi politomici:
Indice di distanza di Sneath
dir,k = 1 se i e r presentano modalità diverse del carattere k
dir,k = 0 se presentano modalità uguale
Caratteri qualitativi sconnessi dicotomici:
Indice di Jaccard
dir,k = 1 se i e r presentano modalità diverse del carattere k
dir,k = 0 se presentano modalità uguale
 ir ,k  0 confronto non ammissibile (dati mancanti, assenza-assenza)
 ir ,k  1 tutti gli altri casi
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Variabili miste - Esempio
Aziende
ROI
Indeb.
Aspettative
produzione
Settore
Export
1
7.1
25.3
Stazionaria (0)
Mecc.
Si (1)
2
5.1
11.7
Aumento (1)
Alim.
No (0)
3
7.6
10.3
Forte aumento (2)
Alim.
Si (1)
4
2.6
18.9
Forte diminuz. (-2)
Tess.
No (0)
 7.1  7.6 25.3  10.3 0  2

d13  


 1  0  / 5  2.6 / 5  0.52
5
15
4


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Variabili miste
Indice di Gower modificato:
Per i casi in cui nei caratteri dicotomici l’assenza del fenomeno
in entrambe le unità è interpretabile come similitudine
Caratteri qualitativi sconnessi dicotomici:
Indice Simple matching (Sneath)
dir,k = 1 se i e r presentano modalità diverse del carattere k
dir,k = 0 se presentano modalità uguale
 ir ,k  0 confronto non ammissibile in caso di dati mancanti
 ir ,k  1 tutti gli altri casi
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Analisi dei gruppi
Obiettivi:
- raggruppare un insieme di unità in un certo numero di gruppi
sulla base delle loro similarità
- ridurre la dimensionalità di una matrice dei dati X nel senso
delle righe attraverso l’individuazione di righe (unità) simili
Possibili applicazioni nelle analisi aziendali:
- segmentazione del mercato, segmentazione per omogeneità dei
consumatori  offerta di prodotti differenziati o strategie di marketing
specifiche per le diverse tipologie di consumatori
- classificazione di un insieme di aziende concorrenti in un
numero ridotto di tipologie ai fini di una analisi di
posizionamento sulla base di una pluralità di indicatori
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Analisi dei gruppi
I dati di partenza:
- la matrice delle distanze D (n x n)
- in alcuni casi la matrice dei dati X (n x p)
I metodi di raggruppamento:
- gerarchici (MG):
raggruppamento ottenuto
per passaggi successivi
- agglomerativi (MGA):
aggregazioni successive
(in un numero sempre minore di gruppi)
Le tipologie di
variabili:
Di norma: qualitative,
quantitative, miste
 Per alcuni metodi:
- divisivi (MGD):
solo quantitative
divisioni successive
(in un numero sempre maggiore di gruppi)
- non gerarchici (MNG):
raggruppamento direttamente
in un numero prefissato di gruppi
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 solo quantitative
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Metodi gerarchici agglomerativi


Procedono per agglomerazioni successive delle unità
Prendono come input la matrice delle distanze D (n x n)
Step:
1.
2.
Punto di partenza: n gruppi, ognuno formato da una unità
Si identificano le due unità più simili (minimo valore nella
matrice delle distanze, esclusa la diagonale)
0 d12

0

D



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d1n 
... d 2 n 
...
... 

0 d n 1,n 
0 
d13 ...
d 23
...
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Metodi gerarchici agglomerativi
3. Si fondono le due unità in un gruppo, eliminandole dalla
matrice delle distanze, che diventa: Dn-2,n-2
4. Si aggiunge una nuova riga e una nuova colonna con le
distanze tra il nuovo gruppo e tutte le altre unità, ottenendo
Dn-1,n-1
5. Si torna ad eseguire lo step 2 e i seguenti in modo iterativo,
riducendo la matrice D di una unità ad ogni iterazione
(fermandosi prima della soluzione - finale e inutile - costituita
da un solo gruppo composto da tutte le unità)
Due questioni aperte:
- Come eseguire lo step 4:
come calcolare le distanze tra il nuovo gruppo e tutte le altre unità
 dalla scelta derivano i diversi metodi -
- Come decidere quando fermarsi:
in quanti gruppi realizzare la classificazione
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Metodi gerarchici agglomerativi
Metodi per eseguire lo step 4
Esempio
A
B
C
D
A
B
0
0.26 0.68 0.45 0.44
0
C
D
E
0.11 0.39 0.68
0
0.52 0.19
0
E
0.11 distanza minore:
si forma il gruppo (B,C)
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0.82
0
A
D
E
(B,C)
A
D
E
(B,C)
0
0.45
0.44
?
0
0.82
?
0
?
0
distanza di A da (B,C)?
di D da (BC)? di E da (B,C)?
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Metodi gerarchici agglomerativi
Metodi per eseguire lo step 4
Notazioni:
CK : K-esimo gruppo (inizialmente, k-esima unità)
CL : L-esimo gruppo (inizialmente, l-esima unità)
DKL : distanza tra i gruppi CK e CL (inizialmente, tra le unità k e l)
CM : gruppo derivante dalla fusione dei gruppi CK e CL
(inizialmente k-esima e l-esima unità)
DjM : distanza di un generico gruppo (o unità) preesistente Cj
dal gruppo CM derivante dalla fusione dei gruppi CK e CL
(inizialmente distanza della generica unità preesistente j
dal gruppo formato dalle unità k e l)
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Metodi gerarchici agglomerativi
Metodo del legame singolo  DJM = min(DJK,DJL)

A
A
B
C
D
E
0
0.26
0.68
0.45
0.44
0
0.11
0.39
0.68
0
0.52
0.19
0
0.82
B
C
D
E
A

A
D
D
BCE
0
0.45
0.26
0
0.39
BCE
0
distanza di A da BCE:
min (dA(BC); dAE)  min (0,26; 0,44)
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D
E
(B,C)
0
0.45
0.44
0.26
0
0.82
0.39
0
0.19
D
E
(B,C)
0
A
A
0
distanza di A da BC:
min (dAB; dAC)  min (0,26; 0,68)

D
BCEA
D
BCEA
0
0.39
0
distanza di D da BCEA:
min (dD(BCE) dDA)  min (0,39; 0,45)
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Metodi gerarchici agglomerativi
Rappresentazione grafica della classificazione
Dendrogramma:
Asse delle ascisse (non quantitativo): le unità
Asse delle ordinate: livelli di distanza a cui sono
avvenute le successive fusioni
d
0.39
0.26
0.19
0.11
B
C
E
A
D
unità
legame singolo
Pro e contro il metodo del legame singolo:
- tende a produrre gruppi allungati e quindi poco omogenei (contro)
- ma isola i valori anomali (pro)
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Metodi gerarchici agglomerativi
Metodo del legame completo  DJM = max(DJK,DJL)

A
A
B
C
D
E
0
0.26
0.68
0.45
0.44
A
0
0.11
0.39
0.68
D
0
0.52
0.19
0
0.82
B
C
D
E
0
D
(BC)
D
(BC)
(AE)
0
0.52
0.82
0
0.68
(AE)
0
distanza di D da AE:
max (dDA; dDE)  max (0,45; 0,82)
distanza di BC da AE:
max (d(BC)A; d(BC)E )  max (0,68; 0,68)
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
A
D
E
(BC)
0
0.45
0.44
0.68
0
0.82
0.52
0
0.68
E
(BC)
0
distanza di A da BC:
max (dAB; dAC)  max (0,26; 0,68)

(AE)
(BCD)
(AE)
(BCD)
0
0.82
0
distanza di AE da BCD:
max (d(AE)(BC); d(AE)D) max (0,68; 0,82)
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Metodi gerarchici agglomerativi
Dendrogramma
0.68
0.52
0.44
0.11
A
E
B
C
D
Pro e contro il metodo del legame completo:
- tende a produrre gruppi di dimensioni simili (pro)
- ma è influenzato dai valori anomali (contro)
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Metodi gerarchici agglomerativi
Metodo di McQuitty (dist. media)  DJM = (DJK + DJL)/ 2

A
A
B
C
D
E
0
0.26
0.68
0.45
0.44
0
0.11
0.39
0.68
0
0.52
0.19
0
0.82
B
C
D
E
A

A
D
D
(BCE)
0
0.45
0.455
0
0.6375
(BCE)
0
distanza di A da BCE:
(dA(BC) + dAE)/2  (0,47 + 0,44)/2
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D
E
(BC)
0
0.45
0.44
0.47
0
0.82
0.455
0
0.435
D
E
(BC)
0
A
A
0
distanza di A da BC:
(dAB + dAC)/2  (0,26 + 0,68)/2

(BCE)
(AD)
(BCE)
(AD)
0
0.54625
0
distanza di BCE da AD:
(d(BCE)A+ d(BCE)D)/2  (0,455+ 0,6375)/2
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Metodi gerarchici agglomerativi
Dendrogramma
d
0.55
0.45
0.11
B
C
E
A
D
unità
McQuitty
Pro e contro il metodo di McQuitty:
produce soluzioni intermedie tra legame singolo e legame
completo: ne contempera vantaggi e svantaggi
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Metodi gerarchici agglomerativi
Metodo del legame medio (media aritmetica ponderata)
 DJM = (DJK Nk+ DJLNL)/ NM [NK , NL , NM : n. unità in CK, CL, CM]

A
A
B
C
D
E
0
0.26
0.68
0.45
0.44
0
0.11
0.39
0.68
0
0.52
0.19
0
0.82
B
C
D
E
A

A
D
D
(BCE)
0
0.45
0.46
0
0.577
(BCE)
0
distanza di A da BCE:
(dA(BC) N(BC)+ dAE NE)/N(BCE)
 (0,47 x 2 + 0,44 x 1)/3
Statistica aziendale
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D
E
(BC)
0
0.45
0.44
0.47
0
0.82
0.455
0
0.435
D
E
(B,C)
0
A
A
0
distanza di A da BC:
(dA B+ dAC)/N(BC)  (0,26 + 0,68)/2

(BCE)
(BCE)
(AD)
0
(AD)
0.518
0
distanza di BCE da AD:
(d(BCE)A NA+ d(BCE)D ND)/N(AD)
 (0,46 + 0,577)/2
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Metodi gerarchici agglomerativi
Distanza di A da BCE:
dA(BCE) = (dA(BC) N(BC)+ dAE NE)/N(BCE) = (dAB + dAC + dAE)/N(BCE)
 (0,47 x 2 + 0,44 x 1)/3 = (0,26 + 0,68 + 0,44)/3 = 0,46
La distanza di una unità da un gruppo è la media delle distanze
da tutte le unità del gruppo
Distanza di BCE1 da AD:
D 
 d
N N N
d(BCE)(AD) = (d(BCE)A
(A)+ d(BCE)D NAD)/N(AD) =
= (dAB + dAC + dAE + dDB + dDC + dDE)/N(BCE) N(AD)
 (0,26 + 0,68 + 0,44 + 0,39 + 0,52 + 0,82)/6 = 0,518
N J NM
JM
J
M i 1 r 1
ir
La distanza tra due gruppi è la media delle distanze di ogni
unità di un gruppo da tutte le unità dell’altro gruppo:
DJM
1

N J NM
Statistica aziendale
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N J NM
 d
i 1 r 1
ir
(i  J ; r  M )
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Metodi gerarchici agglomerativi
Dendrogramma
d
0.52
0.45
0.11
B
C
E
A
D
unità
Legame medio
Pro e contro il metodo del legame medio:
come il metodo di McQuitty, produce soluzioni intermedie
tra legame singolo e legame completo
Statistica aziendale
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Metodi gerarchici agglomerativi

Metodo del centroide
- si applica solo in caso di variabili quantitative
- prende come input la matrice dei dati X (n x p)
- centroide (o baricentro) di un gruppo: valori medi delle
p variabili calcolati sulle unità appartenenti al gruppo
- si aggregano i gruppi per i quali risulta minima la distanza
euclidea tra i centroidi dei gruppi
(inizialmente si aggregano le due unità che presentano
la minima distanza euclidea)
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Metodi gerarchici agglomerativi
- Esempio

2
d ir   xik  xrk  
 k 1

p
Distanza
euclidea:
1/ 2
d AB  [(12  10) 2  (30  26) 2 ]1/2  4.47
Matrice dei dati:
Unità
X1
X2
A
B
C
D
10
12
8
14
26
30
24
36
A

A
B
0
4.47 2.83 10.8
B
C
0
C
D
7.21
6.32
0
13.4
D
Passo 2:
0
dB( A,C )  [(12  9)2  (30  25)2 ]1/2  5.83
Unità
X1
X2
B
D
(A,C)
12
14
9
30
36
25
Statistica aziendale
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
B
D
(A,C)
B
D
(A,C)
0
6.32
5.83
0
12.1
0
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Metodo poco sensibile ai valori anomali:
i dati anomali (molto diversi da tutti gli altri) producono
elevate distanze euclidee con le altre unità (e con i gruppi
che si formano) e quindi tendono a restare isolati (a non
aggregarsi)
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Metodi gerarchici agglomerativi

Metodo di Ward
- si applica solo in caso di variabili quantitative
- prende come input la matrice dei dati X (n x p)
- è fondato sulla scomposizione della devianza totale
in devianza entro i gruppi e devianza tra i gruppi
p
n
G
p
ng
G
p
Dev(T )   (xik  xk ) 2   ( xik , g  xk , g ) 2   ( xk , g  xk ) 2 ng
k 1 i 1
g 1 k 1 i 1
g 1 k 1
Dev (T) = Dev (W) + Dev (B)
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Metodi gerarchici agglomerativi
A ogni passo uniti i gruppi che danno luogo alla minore
devianza entro i gruppi rispetto a tutte le altre possibili unioni
Ovvero, poiché passando da g a g-1 gruppi aumenta Dev (W), a
ogni passo si aggregano i gruppi che danno luogo al minore
incremento di Dev (W)
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Metodi gerarchici agglomerativi
Esempio:
Unità
X1
X2
A
B
C
D
10
12
8
14
26
30
24
36
Dev( A, B)  (10  11)2  (12  11)2  (26  28)2  (30  28)2  10
Coppie di
unità
Dev
A,B
A,C
A,D
B,C
B,D
C,D
10
4
58
26
20
90
Unità

B
D
A,C
X1
X2
12
14
10;8
30
36
26;24
Passo successivo (tre possibilità: (B,D); (B,A,C); (D,A,C)
Dev(W)=Dev( B, D)  Dev( A, C )  20  4  24
Dev(W) = Dev( B, A, C )  (12 10)2  (10 10)2  (8 10)2  (30  26.6)2  ...  18.6
Dev(W) = Dev( D, A, C )  (14 10.6)2  (10 10.6)2  ...  102.3
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Δ Dev (W) = 14.6
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Metodo di Ward:
- Poco sensibile ai valori anomali, che tende a isolare
(come metodo del centroide e per le stesse ragioni)
- Tende a produrre gruppi di dimensioni simili
Molto utilizzato per la classificazione gerarchica in caso di
variabili quantitative
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Metodi gerarchici agglomerativi
Quanti gruppi considerare
 Criterio: il livello di distanza a cui avvengono le aggregazioni
successive
Osservazione del dendrogramma: aggregazioni che avvengono
“molto in alto” (dopo un “salto” nell’indice di distanza)
indicano fusione di gruppi eterogenei  fermarsi prima
d
Incremento relativo della
distanza di fusione da g a g-1
gruppi:
0.52
0.45
 g  (d g 1  d g ) / d g
0.11
B
C
E
A
D
unità
 g  max  n. gruppi = g
Legame medio
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Metodi gerarchici agglomerativi

Analisi dello scree plot (descrive la relazione tra il n. gruppi
e la distanza di fusione):
Fino a 10 gruppi: distanza di
fusione vicina a zero;
Da 8 a 7 gruppi: primo
incremento sensibile della
distanza di fusione;
Da 4 a 3 gruppi: massimo
incremento relativo (da d 4 2
a d3 6 )  fermarsi a 4.
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Metodi gerarchici divisivi
Percorso inverso rispetto agli agglomerativi
- Punto di partenza: un unico gruppo formato da tutte le unità
- Si procede per divisioni successive, prima in due gruppi,
poi il più eterogeneo dei due viene a sua volta diviso in due…
Metodo basato sui punti nodali
Primo passo:
- sulla matrice delle distanze si individuano le due unità
più distanti tra loro: i nodi
- le altre unità vengono assegnate ai due nodi sulla base
della distanza minima
Passi successivi:
l’operazione si ripete su ognuno dei due gruppi, e così via
Statistica aziendale
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Metodi gerarchici divisivi
Metodi basati sui punti nodali - Esempio
A
A
B
C
D
E
0
0.26
0.68
0.45
0.44
0
0.11
0.39
0.68
0
0.52
0.19
0
0.82
B
C
D
E
B
D
0
B
D
0
0.39
E
0
A
E
A
C
0
0.44
0.19
0
0.68
C
B con D:
dBD < dBE
(0.39 < 0.68)
0
C
C
E
0
0.19
E
B
Passo 1
Punti nodali: D, E
D
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A
0
C
E
A con E:
dAE < dAD (0.44 < 0.45)
Idem per C
(0.19 < 0.52)
Passo 2
Punti nodali: A, C
E con C:
dEC < dEA (0.19 < 0.44)
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Metodi non gerarchici

Effettuano il raggruppamento direttamente nel numero
di gruppi prefissato

Si applicano a sole variabili quantitative

Prendono come input la matrice di dati X (n x p)

Preventiva standardizzazione delle variabili (per neutralizzare
gli effetti di diverse unità di misura e/o diverse variabilità)

Procedura iterativa che a ogni passo modifica la
classificazione nei k gruppi in modo da ottenere il
raggruppamento finale caratterizzato dalla massima
omogeneità interna
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Metodi non gerarchici
Algoritmo K-means
1.
Raggruppamento iniziale: si specificano k punti iniziali (seeds)
nello spazio delle p variabili quantitative: uno per ciascun
gruppo da costruire (centroidi provvisori)
Caso semplificato di due sole
variabili rappresentato nel
grafico:
per costruire due gruppi, nel
diagramma vanno individuati
due punti iniziali (casualmente
o con altro criterio) da cui far
partire il processo iterativo di
classificazione
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Dati di partenza
■
7
■
0
0
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Metodi non gerarchici
2.
Ciascuna unità viene assegnata a un punto iniziale sulla base
della distanza (euclidea) minima, formando gruppi provvisori
Si inseriscono i due seed e si assegnano le unità
7
0
0
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Metodi non gerarchici
3. Vengono calcolati i baricentri
(o centroidi) dei gruppi provvisori
(valori medi delle p variabili nei
gruppi)
4. Si riallocano tutte le unità
sulla base del baricentro più
vicino (distanza euclidea),
formando nuovi gruppi provvisori
Si inseriscono i due seed e si assegnano le unità
Si calcolano i centroidi dei gruppi provvisori e si riassegnano le unità
7
7
■
■
0
0
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0
0
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Metodi non gerarchici
5. Si rieseguono in modo
iterativo gli step 3
(calcolo centroidi) …
… e 4 (riallocazione unità)
fino ad ottenere una
soluzione stabile:
raggruppamento finale
Si calcolano i centroidi dei gruppi provvisori e si riassegnano le unità
7
Si ricalcolano i centroidi e si riassegnano le unità; non essendoci
modifiche nel raggruppamento il processo termina
■
7
■
0
0
10
0
0
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Metodi non gerarchici
Pro e contro il metodo K-means
Pro: tende a produrre gruppi internamente più omogenei
rispetto ai metodi non gerarchici
Contro:
- problema della prefissazione del numero di gruppi
(consigliabile provarne diversi)
- problema della scelta dei punti iniziali: se nell’insieme di
unità i gruppi non sono ben distinti, i punti iniziali possono
condizionare la classificazione
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Metodi non gerarchici
Punti iniziali diversi
…
Dati di partenza
7
Dati di partenza
… diversa soluzione
finale
■
7
■
■
0
0
■
10
0
0
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Metodi non gerarchici
Soluzioni al problema della scelta dei punti iniziali:
- se possibile utilizzare informazioni a priori sui baricentri
dei gruppi (vedi strategie complesse di classificazione)
- in particolare in caso di scelta casuale, ripetere più volte
l’analisi (e valutare la stabilità della classificazione ottenuta)
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Scelta metodo di raggruppamento
In base al tipo di variabili a disposizione e alle caratteristiche dei
diversi metodi
Variabili qualitative o miste  solo metodi gerarchici
(non tutti)
- vantaggio di poter scegliere il n. di gruppi
a posteriori
- ma sono più rigidi:
non consentono di modificare aggregazioni
fatte a livello inferiore;
tendono quindi a produrre gruppi meno
omogenei rispetto ai metodi non gerarchici
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Scelta metodo di raggruppamento
Variabili solo quantitative 
metodi gerarchici
(anche Ward e Centroide)
e non gerarchici:
più flessibili
e quindi gruppi più omogenei
(classificazione modificata a
ogni iterazione con l’obiettivo
di massimizzare l’omogeneità
interna ai gruppi)
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Strategie complesse di classificazione
Utilizzazione di più metodi in sequenza
in modo da sfruttare i vantaggi di ognuno
1. Nell’ambito dei metodi gerarchici
(per tutte le tipologie di variabili)
a) In caso di variabili qualitative o miste:
- prima metodo del legame singolo per identificare
(ed eliminare) i casi anomali
- poi metodo del legame completo, che produce migliori
raggruppamenti in assenza di valori anomali
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Strategie complesse di classificazione
1. Nell’ambito dei metodi gerarchici
(per tutte le tipologie di variabili)
a) In caso di variabili qualitative o miste:
- prima metodo del legame singolo per identificare
(ed eliminare) i casi anomali
- poi metodo del legame completo, che produce migliori
raggruppamenti in assenza di valori anomali
b) In caso di variabili quantitative:
- prima metodo di Ward (o del centroide) per identificare
(ed eliminare) i casi anomali
- poi stesso metodo per ottenere la classificazione al netto
dei casi anomali
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Strategie complesse di classificazione
2. Tra metodi gerarchici e non gerarchici
(per variabili quantitative)
- prima metodo gerarchico
al fine di individuare:
- il numero ottimo di gruppi
- gli eventuali casi anomali
- i punti iniziali per classificazione
non gerarchica (centroidi dei gruppi)
Preferibili quelli
di Ward e del
Centroide:
robusti rispetto
ai casi anomali,
che vengono
isolati)
- poi metodo non gerarchico (dopo eliminazione delle unità
anomale) per ottenere la classificazione finale
(più omogenea di quella ottenuta dal metodo gerarchico:
effetto della riclassificazione delle unità tra i gruppi)
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