L’artista cristiano
e
Il suo essere
testimone/incarnazione della
bellezza di Dio
Lettera agli artisti GPII
L’artista partecipa dell’atto creativo di Dio, divenendo
ARTEFICE e capace di manifestare, la scintilla creatrice
che Dio gli ha donato.
Sa che il dono ricevuto è un barlume, dell’atto creativo di
Dio.
Per questo ha anche una grande responsabilità rispetto al
talento ricevuto e rispetto a Dio, deve metterlo in DONO,
come Dio è tutto in Dono
«Per questo l’artista, quanto più è
consapevole del suo “dono”, tanto più è
spinto a guardare a se stesso e all’intero
creato con occhi capaci di contemplare e
ringraziare, elevando a Dio il suo inno di
lode. Solo così egli può comprendere a
fondo se stesso, la propria vocazione e la
propria missione»
(Lettera artisti 1)
«La bellezza è l’espressione visibile del bene (…) l’artista
vive una peculiare relazione con la bellezza. In un senso
molto vero si può dire che la bellezza è la vocazione a lui
rivolta dal Creatore col dono del “talento artistico”. E,
certo, anche questo è un talento da far fruttare, nella
logica della parabola evangelica dei talenti
(cfr. Mt 25, 14-30)» (Lettera artisti 3)
• L’artista sa che la sua arte è un medium
di straordinaria grandezza capace di
manifestare e comunicare le profondità
e la bellezza di Dio.
Chiara Lubich: Dio Bellezza e il Movimento dei Focolari
•«Ogni opera d’arte è come una sorta di
INCARNAZIONE. Le opere di un vero artista,
rimangono perché in loro c’è qualcosa di eterno:
segno evidente che esse sono in relazione con la
bellezza suprema ed eterna, con Dio, o con l’anima
umana, creata da lui immortale.
•Così scrive Simon WEIL: “Nell’arte vera c’è quasi
una specie d’incarnazione di Dio nel mondo, di cui la
bellezza è il segno. Il bello è la prova sperimentale
che l’incarnazione è possibile”»
Chi può conoscere la bellezza di
Dio? Chi la può rivelare?
Gesù Crocifisso, è colui che ha saputo perdere la
sua bellezza esteriore, umana, per mostrarne
un’altra più elevata, quella divina, che consiste nel
dono totale di sé, ossia l’AMORE.
E’ Gesù Crocifisso, la rivelazione della bellezza di
Dio, una bellezza non esteriore
(Non ha apparenza né bellezza – dice Isaia – per attirare i
nostri sguardi, né splendore per provare in lui diletto. Eppure
è chiamato: il più bello tra i figli degli uomini).
Chiara Lubich: Dio Bellezza e il Movimento dei Focolari
«Egli, Il Verbo di Dio, Artista
Sommo (…), Crocifisso e gridante
l’abbandono del Padre, è il
modello di tutti gli artisti
(cristiani)»
Sulla croce Dio ha mostrato il suo
volto eterno d’amore infinito,
ricollegando il cielo alla terra: il
divino è entrato nell’umano e
l’umano nel divino.
L’opera dell’artista cristiano deve avere il volto
dell’amore rivelato dal Crocifisso,
deve essere frutto dell’amore a Dio e al
prossimo,
deve poter mostrare “la bellezza” che salva, che
contenga tutto DIO, compresa la verità e la
bontà…
Chiara Lubich: Dio Bellezza e il Movimento dei Focolari
«Il vero artista non può considerare il bello
staccato dal bene e dal vero.
Così afferma Vladimir Soloviev:
“la bellezza senza verità e il bene è solo
un idolo” »
In che modo la missione di evangelizzare si
collega all’essere artista?
Se Gesù Crocifisso e poi Risorto è il modello,
l’artista cristiano che vuole anche essere
evangelizzatore deve guardare a Lui per divenire
altro Gesù.
•Egli è il “testimone fedele”. Così l’artista cristiano.
•È colui che ha donato tutto di sé mostrando
l’amore del Padre nell’obbedienza della croce. Così
l’artista cristiano aderendo alla Volontà di Dio
attimo per attimo.
• Gesù è la Parola del Padre che va
ascoltata. L’artista cristiano deve
confrontarsi con la PAROLA, in ogni
occasione della giornata.
• Secondo la propria tradizione ecclesiale,
saprà fare la volontà di Dio che richiede
l’appartenenza alla propria Chiesa:
preghiere, riti, sacramenti …
• Gesù sapeva accogliere tutti senza
guardare l’apparato ideologico di
provenienza, perché guardava nel
profondo e l’aspetto più propriamente
umano. Così l’artista cristiano non è un
settario, un ideologo, un integralista, ma
sa accogliere chiunque al di là delle idee,
dell’appartenenza, del credo ecc.
• Gesù sulla croce è divenuto ponte,
specchio e finestra per il Cielo. Così un
artista cristiano con la sua vita e le sue
opere fa trasparire il Cielo. Le su opere
saranno ponti verso chi crede o chi non
crede, specchio per chi saprà
rispecchiarvici, finestre attraverso cui
scorgere l’oltre.
L’Eucaristia
Nella tradizione cattolica riconoscendo la
forte presenza della vita stessa di Gesù
nei sacramenti, sappiamo che attraverso
di essi diventiamo per dono e per
partecipazione altri Gesù.
«L’Eucaristia -ci insegna il Concilio
Vaticano II – ci trasforma in quello che
prendiamo».
Sappiamo che l’Eucaristia è il Corpo di
Gesù, che venendo in noi ci trasforma
in Lui.
Così trasformati, la nostra
testimonianza diventa la testimonianza
di Gesù in noi e, se c’è anche tra noi,
le nostre opere ne riceveranno una
elevazione che farà leva sui doni
personali e quelli comunitari.
La croce
Un artista che non vive in, con e per
Dio, dalla mattina alla sera,
sforzandosi di entrare per la “porta
stretta” della croce quotidiana, non
potrà produrre opere cristiane
evangelizzatrici.
“L’albero infatti, si giudica dai frutti”
così l’artista.
Prima Dio poi l’arte
Infine, l’artista cristiano mai metterà la sua arte
prima di Dio. Prima viene Dio e poi tutto il resto.
Quante volte noi artisti amiamo la nostra arte più
di Dio. Gesù chiede un salto di qualità. Se si
ama alla Dio: fino a dare la vita, si sarà capaci di
fare scelte coraggiose.
Per Gesù conviene sacrificare il facile successo
che promette glorie effimere e che poi finisce
per svalutare il nostro amore per lui…
Il mandato missionario
Se l’artista cristiano vuole
evangelizzare essendo missionario,
deve avere anche il mandato di una
comunità.
La missione esige che alle spalle ci sia
un’esperienza concreta, una
testimonianza non solo singola ma
comunitaria.
Il mandato missionario
• Non è di secondaria importanza
• Serve per qualificarsi come
evangelizzatori
• Per chi è già suora o sacerdote o facente
parte di una comunità, la cosa potrebbe
sembrare ovvia e consequenziale, ma
secondo me occorrerebbe un vero
discernimento dei talenti artistici per
l’evangelizzazione e l’istituzione di un
ministero vero e proprio.
Il mandato missionario
E’ ovvio che la testimonianza è un dovere di
ogni cristiano e che le persone che pur
essendo artisti, però non vogliono essere
missionari, sono liberi di esprimere la loro
arte senza per questo ricevere un mandato.
Quest’ultimo sarebbe auspicabile per chi
vuole essere un artista evangelizzatore
ossia un missionario che porta Cristo
attraverso la sua vita prima, e poi con la sua
arte.
Preghiera
Sazia, Signore, questa sete di bellezza
che il mondo sente:
manda grandi artisti,
ma plasma grandi anime,
che col loro splendore
avviino gli uomini verso
il più bello tra i figli degli uomini
(Chiara Lubich)