SCIENZA MAGICA
Titolo del progetto
rossa
Classe
Scuola Materna di via Rovetta - Milano
Scuola
Come è nato il mondo?
"Con la testa di un bambino. Tutto intorno ci sono i
paesi. Quando il bambino si gira, muove la testa e c'è
un po' di vento. Quando c'è il sole la testa del bambino
è calda. Quando piove è un bambino di un paese di
sopra che piange. Quando smette c'è il sole."
Chiara, bimba di quattro anni, si guarda attorno,
osserva le variazioni atmosferiche e costruisce una
teoria che spieghi la creazione del mondo e i
cambiamenti a cui è sottoposto. In modo emblematico
fornisce una risposta anche ai nostri interrogativi di
adulti e di educatori: la testa di un bambino è un
mondo. A noi scoprire come funziona, quali le ‘ere'
evolutive, quali le condizioni che favoriscono la
crescita.
Siamo partite dalla domanda: quali risposte si danno i
bambini a fenomeni che non sono da loro direttamente
esperibili e controllabili? Scegliendo di indagare sul
crinale che separa (o unisce) il mondo magico, mitico,
fantastico da quello scientifico.
Il temporale, per Sheila, "esce dalle nuvole e non
ritorna più il sole. Le nuvole giocano con i loro suoni.
Le nuvole suonano con i giocattoli".
La poesia ci emoziona e ci ricorda la leggenda degli
Indiani d'America sul tuono. Nonno Lucertolone diede
due pezzi della pelliccia di Orsa alle due cerbiatte e
insegnò loro a correre qua e là ed a capire quale
genere di rumore era emesso dalla pelle di Orsa.
Gli argomenti proposti ai bambini sono stati: la magia e
la scienza, il temporale, il vulcano, la Creazione del
mondo e il vento.
Si sono poste ai bambini domande semplici rna
sufficienti a suscitare il desiderio di trovare risposte.
Le Educatrici hanno fermato la loro attenzione e
'studiato' il pensiero dei bambini.
La ricerca di miti, leggende e fiabe tradizionali ha
aperto spazi insondabili per la loro vastità.
Il mondo (anche della conoscenza), dice ancora
Sheila, "è soprattutto la bellezza. E' fatto tutto
arrotolato. Ci sono dentro diversi mondi neri, rossi e
verdi e rosa. Ci siamo tutti ma siamo ancora piccoli”.
Laura Pillon [email protected]
Nominativo di riferimento
Exhibit
Sezione
ONDE IN ACQUA, CORDE, MOLLE, ARIA … VUOTO
Titolo del progetto
2°A
Classe
Scuola media dell’I.C. “Paolo Sarpi” - Settimo Milanese
Scuola
Sezione
Che cosa trasporta un'onda?
Materia, sostanza? movimento, energia?
Questa domanda è nata nel corso di un lavoro
sperimentale nel quale i ragazzi hanno prodotto onde
con il loro corpo, con acqua, teli, corde, nastri, elastici e
molle e hanno studiato il moto di oscillatori.
Per cercare una risposta i ragazzi iniziano a osservare
come si muovono i diversi materiali; le onde sulle corde
diventano modelli della sezione di onde che si muovono
su un telo o sulla superficie dell'acqua, gli oscillatori
modelli della sezione di una corda ...
Come si muove ogni singolo pezzetto di corda?
Si può attaccare un fiocchetto alla corda, oppure si può
colorare un pezzo di corda; poi si prova a fare delle onde
e si vede che, mentre queste corrono lungo la corda, il
pezzetto colorato sta al suo posto muovendosi su e giù.
Come si muove ogni ragazzo in fila che fa “ola”?
E’ più difficile produrre onde “belle” perché ogni ragazzo
è libero di decidere quando muoversi, invece nella corda
ogni pezzo è attaccato a quello vicino e lo trascina
dietro. Ciascuno deve coordinare il suo movimento con
quello del compagno che lo precede: allora ogni ragazzo
si muove su e giù e l'onda corre lungo la fila.
Se si oscilla solo intorno alla posizione iniziale perché
l'onda viaggia lungo la corda o la fila?
Ogni pezzettino di corda, sta al suo posto andando su e
giù, ma siccome i pezzetti sono tanti e vicini, si passano
il movimento e così l'onda si muove lungo la corda.
Ogni ragazzo della “ola” si muove su e giù, l'onda corre
lungo la fila perché ogni alunno si muove coordinandosi
con i vicini: parte un attimo dopo quello che lo precede.
Sul mezzo non si
movimento/energia.
trasporta
materia,
ma
solo
A questo punto un oscillatore realizzato con un peso
attaccato a una molla diventa il modello del movimento
di ogni singolo pezzo di corda o di ogni singolo ragazzo.
Tanti oscillatori uguali oscillano uno indipendentemente
dall’altro, come una fila di ragazzi che non riescono a
coordinarsi per fare la “ola”. Se si collegano gli oscillatori
tra loro, diventano il modello di una corda: sollecitando
un’estremità si genera un’onda che si propaga.
Annalisa Salomone
Nominativo di riferimento
Exhibit
[email protected]
TERREMOTI E RISUONATORI
Titolo del progetto
1°B
Classe
S. m. “Zanelli” dell’I.C. “Giovanni XXIII” - Cusano Milanino
Exhibit
Scuola
Sezione
Perché in un terremoto, non tutti gli edifici subiscono
danni?
Gli anelli risonanti e le aste vibranti evidenziano bene
come oggetti di differenti dimensioni e rigidità tendono
a vibrare a frequenze diverse.
Come si costruiscono dei risonatori?
Anelli risonanti
Si ritagliano cinque strisce di cartoncino della
larghezza di 3 cm. La più lunga di esse misura 50 cm e
le altre sono progressivamente più corte di 8 cm
rispetto alla precedente. Con ciascuna striscia si forma
un anello che viene poi incollato al cartone.
Aste vibranti
Si praticano quattro fori lungo la linea centrale di una
tavoletta di legno ad una distanza di 10 cm . Entro i fori
si infilano le asticciole: tre del diametro di circa 5 mm e
lunghe rispettivamente 45cm , 60 cm e 75 cm; una del
diametro di circa 1 cm e lunga 60 cm.Sull’estremità
superiore di ciascuna asticciola si infila una pallina da
tennis.
Che cosa accade?
Anelli risonanti
Muovendo il cartone come indicato nella figura posta a
fianco, gli anelli incominciano a vibrare (si dice che
risuonano a quella frequenza). Il più grande comincia
per primo, seguito da quello immediatamente più corto
e così via fino al più piccolo che vibra solo alle
frequenze più alte. Oggetti più rigidi hanno frequenze
di risonanza più alte, quelli più pesanti le hanno più
basse.
Aste vibranti
La tavoletta con le aste vibranti va fatta oscillare in
senso longitudinale. Se si fa variare il ritmo del
movimento, l’ampiezza di oscillazione di alcune
asticciole aumenta, mentre quella di altre diminuisce.
Si è generato il fenomeno della risonanza. Le asticciole
più rigide hanno frequenze di risonanza più alte. Ogni
asticciola può avere più di una frequenza di risonanza.
Durante un terremoto due edifici possono rispondere
alle vibrazioni della terra in modo diverso:quando la
frequenza del sisma si avvicina alla frequenza di
risonanza di un edificio, questo subisce gravi danni.
Carla Russo
[email protected]
Nominativo di riferimento
VISROBORUM: LA FORZA DELLA RAGIONE, LA MAGIA DELLA SCIENZA
Titolo del progetto
2°F
Classe
Scuola media “Carlo Porta” - Milano
Scuola
Lancio del progetto.
Realizzazione di un film con le seguenti caratteristiche:
* genere: scienza-avventura
* soggetto: la protagonista affronta alcune prove di
scienza-magia relative alle forze, le supera per
raggiungere un obiettivo fondamentale e, dando
consapevolezza alle sue scoperte, trasforma ciò che
era magia in scienza.
* titolo: ricordare il tema delle forze e del loro dominio
* durata film: 30-35 minuti
* attori: tutti gli alunni della classe (19)
Sistematizzazione
Il progetto viene discusso dalla classe: vengono definiti
gli elementi portanti della sceneggiatura. Emergono
proposte contrastanti che vengono sviluppate in bozze
di sceneggiatura poi lette collettivamente. Fra queste la
classe opera una scelta e alcuni alunni sono incaricati
di scrivere la traccia della sceneggiatura.
* Esperimenti scientifici: saranno 5 e riguarderanno
forze meccaniche, magnetiche, idrostatiche
* Titolo: viene scelto un titolo che ricordi Excalibur e
rammenti che la forza della ragione e la conoscenza
hanno il sopravvento sulla forza fisica e la magia.
VIROBORUM: la virtù delle forze!
* Personaggi: vengono definiti e assegnanti i ruoli
* Sceneggiatura: divisa in 12 scene di circa 2-3 minuti.
* Gli attori di ogni scena scrivono il loro copione.
* Laboratorio maschere: la prof.ssa Oldrati, insegnante
di educazione tecnica, le costruirà con gli alunni.
Sperimentazione.
In laboratorio vengono eseguiti gli esperimenti che
costituiranno le 5 prove. Alcuni alunni li mettono a
punto e completano la costruzione degli exhibit.
* La forza-peso
* L’inerzia
* La forza magnetica * La forza idrostatica
* La carrucola mobile
Riprese:
Vengono girate le 12 scene del film.
* Set: cortile della scuola e castelli della Loira (in
occasione del viaggio d’istruzione).
* Montaggio: il film viene girato con videocamera
digitale e montato al computer con software “Ulead”.
* Tempi di realizzazione. Con la classe: 25-30 ore Montaggio: 60-70 ore - Produzione: 10 ore
Paolo Cosulich
[email protected]
Nominativo di riferimento
Multimedia+ Exhibit
Sezione
OCCHIO AGLI ARTROPODI!
Titolo del progetto
1°B
Scuola media “Breda”- Sesto San Giovanni (Milano)
Exhibit
Classe
Scuola
Sezione
Abbiamo studiato gli insetti osservandoli dal vero,
ammirando le collezioni del Museo di Storia Naturale e
costruendo modellini.
1. Ci siamo chiesti perché gli Insetti hanno avuto un
successo (1 milione di specie descritte, 3 milioni
probabilmente esistenti!) così grande nella lotta per la
sopravvivenza.
2. Abbiamo individuato le caratteristiche principali del
corpo degli Insetti (che sono Artropodi, il Phylum al
quale appartengono anche i ragni e gli scorpioni), in
particolare gli occhi e le zampe.
2a. Le zampe sono costituite da tanti pezzi articolati tra
loro. Abbiamo costruito un modellino prendendo pezzi
di cartoncino, forandoli opportuna-mente e unendoli tra
loro con dei fermacampioni.
Abbiamo preparato tanti “pezzi” (coxa, trocantere, etc)
per far provare ai visitatori di assemblare una zampa.
2b. Gli occhi degli insetti sono composti.
All’osservazione appaiono costituiti da minuscoli
esagoni, ciascuno dei quali è un organo visivo con le
sue cellule fotosensibili. Ogni “faccetta” funziona in
modo indipendente e si comporta come la tessera di
un mosaico. Abbiamo costruito un modellino
prendendo dei portauovo di cartone, incollandoli su
una palla di cartapesta e completando le superfici delle
faccette con carta stagnola (o specchietti) che riflettono
l’ambiente circostante. In questo modo si capisce
come si forma l’immagine complessiva.
3. Il nostro exhibit si completa con una serie di
modellini di Artropodi che abbiamo realizzato con la
cartapesta. La costruzione dei modellini ci ha fatto
riflettere sulle differenze tra Insetti e Ragni (i primi
hanno 6 zampe e il corpo diviso in tre parti - capo,
torace e addome - mentre i secondo hanno 8 zampe e
il corpo diviso in due parti).
4. Abbiamo letto un racconto dello scrittore americano
Edgar Allan Poe che parla della farfalla Sfinge Testa
di Morto. Mettiamo a disposizione alcune copie del
racconto perché lo si possa leggere nel corso della
manifestazione.
5. Abbiamo predisposto qualche scheda informativa
sugli artropodi.
Rosy Braga
[email protected]
Nominativo di riferimento
L’ACQUA IN VIAGGIO TRA TERRA E CIELO
Titolo del progetto
2°C
Classe
Scuola media dell’I.C. “G. Paccini” - Sovico
Exhibit
Scuola
Sezione
Affascinati da un misterioso ricordo di viaggio, che poi
si è scoperto essere l’interno della foglia di un fico
d’India essiccato dal sole, ci siamo chiesti: ma come fa
l’acqua a salire negli alberi (quasi fino al cielo)?
Avremmo potuto cercare la risposta sul libro di scienze;
anzi, avremmo già dovuto saperlo, perché lo avevamo
studiato... nessuno lo aveva davvero capito.
Allora abbiamo discusso molto in classe, provando a
fare delle ipotesi sul fenomeno della risalita.
Volevamo provare a costruire dei modelli per capire.
Da subito abbiamo pensato che dentro il fusto delle
piante ci fossero dei “tubi” per far passare l’acqua.
Abbiamo quindi progettato degli esperimenti,
utilizzando tubi, cannucce e oggetti della nostra
esperienza che ci sembravano adatti al nostro scopo.
Ma l’acqua non saliva né nei tubi grandi e trasparenti
di Letizia né nelle cannucce del succo di frutta di Dario,
neppure se paziente aspettavi per 30 minuti! I nostri
esperimenti erano falliti! Ma come era possibile?
Eppure l’acqua sale nelle piante, è certo! Lo avevamo
visto con i nostri occhi l’anno prima, avevamo fatto
prove personalmente! Cosa non aveva funzionato?
Abbiamo allora provato a vedere i vasi conduttori delle
piante: ciocchi di legno, dei gambi di sedano e... ci
siamo accorti che i vasi sono lunghi e stretti: Per vederli
bene abbiamo usato il microscopio stereoscopico e foto
scattate al microscopio ottico.
Ecco che cosa non andava nei nostri esperimenti!
Usavamo dei tubi con un diametro troppo grande. Ma
come trovare ora tubi adatti a verificare le nostre
ipotesi? Nell’aula di scienze l’insegnante ci ha dato tubi
con un diametro piccolo piccolo, i tubi capillari.
Ecco! Ora l’acqua saliva, anche se non fino al cielo;
saliva di più se il tubo era sottilissimo.
Tutto ciò basta a spiegare il viaggio dell’acqua?
No, perché anche nei capillari raggiunto un certo livello
l’acqua si ferma.
Ma certo, dice Dario mentre discutiamo in classe, noi
abbiamo fissato la nostra attenzione sull’interno della
pianta, sui vasi conduttori, ma c’è anche il sole. Lo
avevamo visto anche con la violetta africana, il calore
del sole richiama acqua (come quando bevo il succo) e
aiuta il passaggio dal fusto alle foglie e all’atmosfera.
Malvina Poggiagliolmi
Nominativo di riferimento
[email protected]
TRAS…FORMEFIGURE
Titolo del progetto
2°E
Classe
Istituto Comprensivo di Reggiolo (Reggio Emilia)
Exhibit
Scuola
Sezione
Ogni giorno abbiamo a che fare con figure che si
trasformano sotto i nostri occhi. Basti pensare alle
ombre disegnate dal sole o dalla luce di una lampada
puntiforme. Proviamo a scoprire quali sono le proprietà
delle “trasformazioni geometriche” a partire proprio
dalla considerazione delle ombre.
Esponiamo al Sole un quadrettato e un cerchio e
osserviamo l’ombra che si forma sul piano ove è
appoggiato: i quadretti si trasformano in rettangoli o in
rombi o in parallelogrammi, i cerchi in ellissi; le forme
cambiano in base all’ora in cui facciamo l’esperienza.
Le osservazioni ci suggeriscono approfondimenti.
Prepariamo un quadrettato incollando del nastro
adesivo su un pannello di plexyglass. Mascheriamo
una lampada per mezzo di una scatola; pratichiamo un
forellino in modo che la luce della lampada sia un
fascio sottile. Raccogliamo l’ombra del quadrettato su
di un pannello bianco che funge da schermo. Proviamo
a cambiare le posizioni dello schermo e annotiamo le
nostre osservazioni.
Proviamo infine a osservare gli oggetti che ci
circondano (il bordo di un bicchiere, il piano di un
tavolo, un trapezio ritagliato da un cartoncino), da
angolazioni diverse e cerchiamo di disegnarli: ci
accorgiamo che la percezione visiva di tutto ciò che ci
circonda è diversa dalla realtà.
Quando guardiamo la nostra immagine riflessa nello
specchio vediamo che la mano sinistra diventa destra,
la parte sinistra del viso diventa la parte destra; se poi
ci specchiamo in un cucchiaio da cucina o sulla
superficie di una pentola vediamo che il nostro viso
appare deformato, proprio come succede ad un
disegno su di un palloncino di gomma. Proviamo a
scrivere il nostro nome su una striscia elastica, poi
tiriamo la striscia. Confrontiamo le due scritte e
cerchiamo insieme di scoprire differenze e analogie.
Scopriamo, con queste ultime trasformazioni,
l’esistenza di una nuova geometria che ci sorprende
per le numerose applicazioni fra cui divertenti giochi
topologici: costruiamo un plastico della cittadina di
Königsberg e proviamo a studiare la percorribilità delle
reti topologiche a partire dai ponti di Königsberg.
Paola Mantovani [email protected]
Nominativo di riferimento