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25 APRILE
Il 25 aprile è il 115º giorno del Calendario
Gregoriano (il 116º negli anni bisestili). Mancano
250 giorni alla fine dell’anno. Ma per noi italiani
questo giorno significa qualcosa in più, è “La
festa della Liberazione“, la nascita della
democrazia in Italia e la fine del fascismo.
Nel periodo più buio che la democrazia italiana
abbia mai attraversato dal dopoguerra è un
dovere ricordare tutti i ragazzi che sono morti
per la nostra libertà.
Il 10 luglio 1943 gli Alleati sbarcavano in Sicilia al comando
del generale George Patton.
Era l’inizio della liberazione d’Italia, come disse il generale
Eisenhower, per “ristorare l’Italia come nazione libera”.
Tutto cominciò con la presa di Pantelleria, poi, nei giorni
successivi gli Alleati
trovarono le città già liberate dalle truppe partigiane del
Comitato di Liberazione Nazionale.
Nelle città la popolazione insorse contro le truppe
d’occupazione nazista e contro i fiancheggiatori fascisti.
I tedeschi si ritirarono verso i valichi alpini e a Dongo, sul
lago di Como, Mussolini venne catturato dai partigiani.
Il 25 aprile è la Festa della Liberazione: ricordiamoci che
uomini e donne di tutte le età sono morti allora, per garantirci
i diritti democratici dei quali oggi godiamo.
Grazie a loro.
Festa della Liberazione…
Fascismo
Il fascismo fu un movimento
politico italiano del XX secolo,
rivoluzionario e reazionario, di
carattere nazionalista e totalitario,
che sorse in Italia per iniziativa di
Benito Mussolini alla fine della
prima guerra mondiale.
Di ispirazione sindacal-corporativa,
combattentistica,raggiunse il potere
nel 1922 con la Marcia su Roma e si
costituì in dittatura nel 1925. Il
fascismo descrive se stesso come
una terza via alternativa al
capitalismo liberale e al comunismo
marxista, basata su una visione
interclassista,
corporativista
e
totalitaria dello Stato. Radicalmente
e violentemente contrapposto al
comunismo, pur riconoscendo la
proprietà privata, il fascismo rifiuta i
principi della democrazia liberale.
Si tratta di un movimento politico e regime di carattere totalitario. In
senso stretto, il fascismo – il cui nome deriva dal “fascio littorio”, simbolo
del potere in Roma antica – nacque nel 1919 in Italia, dove conquistò il
potere nel 1922 e lo conservò sino al 1943 (quando però creò, nel Nord
del paese, la Repubblica sociale italiana).
Il termine è comunemente utilizzato per definire analoghi movimenti e
regimi politici nati in molti paesi prima, durante e, anche se in misura
minore, dopo la seconda guerra mondiale.
Il fascismo fu caratterizzato dal monopolio della rappresentanza da
parte di un unico partito; da un’ideologia fondata sul culto del capo (il
“duce”); dal disprezzo per i valori della civiltà liberale, che si concretizzò
nella soppressione delle libertà politiche e civili (di pensiero, di stampa,
di associazione ecc.); dall’ideale della collaborazione tra le classi,
opposto alla teoria socialista e comunista della lotta di classe; dal
dirigismo statale; da un apparato di propaganda che mirò a mobilitare le
masse e a inquadrarle in organizzazioni di socializzazione politica
funzionali al regime; dall’integrazione nel partito o nello stato
dell’insieme dei rapporti economici, sociali e culturali.
Tutti noi quando parliamo di un partito politico accomuniamo subito il nome ad un simbolo come ad esempio
potrebbe essere la falce e il martello per il vecchio PCI o la fiamma tricolore per il Movimento Sociale.
IL FASCIO LITTORIO DEL FASCISMO
La parola “fascismo” deriva dal fascio di verghe che venivano portate nell’antica Roma da appositi addetti
chiamati “littori” (da qui la denominazione "fascio littorio"). I fascis littorii erano le guardie del corpo personali
del magistrato e rappresentavano il potere che avevano di uccidere il re.
Il fascio littorio dell’epoca fascista era costituito da un fascio di verghe legate con nastri tricolori con inserita
all’interno una scure. Esso simboleggiava il volere italiano alla dominazione dei vecchi territori appartenuti un
tempo all’impero romano. Significava anche l’unità del popolo italiano in un periodo in cui tensioni sociali
divideva il paese tra nord e sud. Durante il ventennio di governo fascista molte costruzioni pubbliche ed opere
d’arte (come ad esempio il Vittoriano a Roma) si ispirarono allo stile romano senza far mancare però il fascio
che veniva scolpito sui muri.
L’AQUILA
L’aquila, rappresentata soprattutto con le ali aperte, era un altro emblema del fascismo. Anche questo simbolo
che si rifaceva chiaramente alla civiltà romana era manifestazione di grandezza e di ricordo delle vittorie di
Roma antica. Capitava spesso che l’aquila tenesse il fascio nei suoi artigli, come si poteva vedere nella
bandiera all’epoca della repubblica sociale di Salò.
LA V MAIUSCOLA
Dopo la creazione dell’alleanza tripartita tra Italia Germania e Giappone si cercò un simbolo che potesse far
capire alla gente la potenza dei tre stati. Questo simbolo divenne la V perché era l’iniziale della parola
“vittoria” ed anche perché simboleggiava i tre vertici con l'Italia naturalmente al centro.
LA CROCE CELTICA
Questo simbolo è costituito da una croce circondata da un cerchio.
Questo emblema non ha niente a che fare con l’antica Roma, anzi veniva usato in
antichità proprio da quei popoli che gli antichi romani consideravano barbari
e quindi nemici.
La Celtica è continuamente presente nella Tradizione Europea.
La croce raffigura i Quattro Elementi (Acqua, Aria, Terra, Fuoco); il cerchio
rappresenta il Quinto Elemento (lo Spirito); questo simbolo è anche il punto
d'incontro tra il mondo terreno (asse orizzontale della croce) e quello divino (asse
verticale) nell'infinità dell’universo (il cerchio).
I movimenti neo-fascisti hanno deciso di riprendere in uso la croce celtica
aggiungendo però come nel caso del movimento sociale una
fiamma dai colori italiani che arde sullo sfondo della croce celtica.
La Costituzione è un testamento, un testamento di 100mila morti. Se voi
volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione,
andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono
imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano
per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché
lì è nata la nostra Costituzione”.
Queste parole di Piero Calamandrei, uno dei Padri della Patria sono
tremendamente attuali. La Costituzione è minacciata sempre più da
pericolosi segnali di ostilità ignorando così la storia con assurde proposte di
parificazione tra chi ha combattuto ed è stato ucciso per la libertà e chi ha
collaborato con l’occupante. Da qui la necessità di respingere con fermezza
tutti i tentativi di chi vuole reciderne le radici che la legano alla Resistenza,
alla
lotta
partigiana,
alla
guerra
di
Liberazione
nazionale.
Gli Italiani tutti hanno pagato un prezzo altissimo per la conquista della
libertà che oggi 25 aprile celebriamo. In questo dolore, in questa lotta e in
questo sacrificio affondano le loro radici la nostra Repubblica e la nostra
Costituzione che la storia chiama tutti a riconoscere come matrice della
nostra
comunità
nazionale.
Si tratta della dottrina politica che dava contenuto ideologico al Nationalsozialistische Deutsche
Arbeiterpartei (Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori) improntando la sua azione alla politica
interna ed estera di Adolf Hitler e del suo governo dal 1933 al 1945.
I principi centrali della dottrina nazista, per alcuni aspetti affine al fascismo italiano, erano ispirati alle
teorie che sostenevano una presunta superiorità biologica e culturale della razza ariana formulate da
Houston Stewart Chamberlain e da Alfred Rosenberg; ma il successo della formula politica in Germania
fu dovuto anche alla sua relazione di continuità con la tradizione nazionalista, militarista ed
espansionista prussiana, nonché al suo radicamento nella cultura irrazionalista di inizio secolo.
L’opera che riassume i capisaldi dell’ideologia nazista, tracciando il progetto di conquista dell’Europa, è il
Mein Kampf (“La mia battaglia”), dove Hitler propone un piano di ampliamento del territorio nazionale,
giustificandolo con la necessità di allargare il Lebensraum (lo “spazio vitale”) per il popolo tedesco.
Le fonti intellettuali di Hitler erano alquanto eterogenee e il nazionalsocialismo si presentava così più
come un conglomerato di idee dalle matrici più disparate che come un’ideologia organizzata e
strutturata. In Mein Kampf le istanze nazionaliste e il progetto di una grande Germania che radunasse
tutte le genti di lingua tedesca trovavano una teorizzazione che ben si inseriva nel clima causato dalla
disfatta della prima guerra mondiale. Le altre nazioni dovevano sottomettersi alla razza ariana, in virtù
della sua conclamata superiorità, destinata com’era a regnare sul mondo intero. Nemici degli ariani
erano in primo luogo gli ebrei, responsabili del disastro economico e della diffusione delle ideologie
marxiste e liberali.
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