felicita` pubblica ed economia civile (1)

FELICITA' PUBBLICA
ED ECONOMIA CIVILE
(1) Cf. L. BRUNI, S. ZAMAGNI, Economia civile.
Efficienza, equità, felicità pubblica, Il Mulino,
Bologna 2004.
(1)
Economia civile: definizione
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Movimento economico-culturale di profonde
tradizioni, teso ad umanizzare l'economia
(non solo profitto e mero scambio di equivalenti),
composto da imprese economiche e sociali
in molti campi: socio-assistenziale, sanitario,
dell'istruzione, culturale e propriamente
economico e del commercio (S. Zamagni).
 Una realtà a misura di persona rivelatrice di
un tentativo di ricostruire il legame sociale
dal basso (mercato: luogo di relazioni civili
e di reciprocità) e di ripensare il lavoro.

L'Economia civile oggi
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Forme di Economia civile:
- Economia di comunione;
- società cooperative;
- commercio equo e solidale;
- banca popolare etica;
- microcredito;
- attività di cooperazione allo sviluppo;
- organizzazioni non governative;
- fondazioni.
(3
L'E.c. come un fiume carsico (4
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Radici antiche:
- nella polis e nella civitas;
- nella cultura cristiana: fraternità, bene comune;
- nel medioevo e nell'umanesimo civile del '400
e del '500;
Declino dopo il '500.
Affermazione nel '700 (illuminismo italiano: sc.
napoletana e milanese) e tradizione inglese.
Scompare dalla scena nell'800.
Riemerge in tempi più recenti.
Le radici dell'Economia civile
(5
Nella polis greca, nella civitas romana.
Aristotele: “Non c'è vita buona senza amicizia e vita
in comune nella polis” (Politeia).
 Nel basso Medioevo: cultura benedettina (“ora et
labora”) vera cultura del lavoro e dell'economia:
- rapporto-scambio tra “città ideale” (monasteri)
e “città degli uomini” (civitas);
- unità tra “caritas” ed economia (dono-contratto);
- legittimazione etica della proprietà privata;
- ricchezza e beni non condannati in sé, ma solo
se male usati (avarizia).

Le radici dell'Economia civile
(6
- Scambi e prestazioni avvengono dentro
rapporti di amicizia, onestà e solidarietà, cioè
dentro la comunità che crea le condizioni
perché lo scambio resti etico e civile.
 Nel medioevo il francescanesimo rappresenta un
paradosso: pone al centro “sorella povertà”, il
distacco dai beni come segno di perfezione di vita.
Diventa la prima “scuola” che considera l'economa
come luogo di reciprocità e gratuità.

Le radici dell'Economia civile

(7
Nel secondo '400: Umanesimo civile
Importanza dei Monti di pietà (fondati dai
francescani, soprattutto minori osservanti):
-- mezzi di cura della povertà;
-- lotta all'usura;
-- cura della civitas;
-- accesso al credito con equo tasso di interesse
da parte delle famiglie meno abbienti;
-scopi solidaristico-economici.
Le radici dell'Economia civile
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
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Già nel 1427 Bernardino da Siena spiegava
“come si deve fare la mercanzia” (= scambio
mercantile): il messaggio cristiano era rivolto
all'uomo concreto, che vive in società e nella storia:
“Non vi debbi mai usare niuna malizia; non
falsar mai niuna mercantia, tu la debbi far
buona e, se non la sai fare, innanzi la debbi
lasciar stare e lasciarla esercitare a un altro
che la facci bene, e allora è lecito guadagno”.
Declino dell'Economia civile
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Dalla fine del '500: signorie e monarchie
assolute.
Cause del declino
- esagerata conflittualità tra le città;
- chiusura corporativa;
- polarizzazione nella redistribuzione del reddito;
- le “arti mecaniche” e le attività civili ed
economiche sono viste come attività inferiori che
non si addicono ai cittadini;
Declino dell'Economia civile

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Cause del declino:
- i mercanti sono esclusi dal governo delle città
riservato ai nobili;
- con l'avvento della modernità emerge l'idea
d'individuo (Machiavelli, Hobbes): malvagio, pauroso,
incivile, scaltro (pessimismo antropologico);
- la vita in comune è considerata un peso: non c'è
più reciprocità, ma “insocievole socievolezza”
basata sul “reciproco timore”.
Felicità pubblica-Economia civile

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La felicità pubblica fu la forma che assunse nel
'700 italiano la tradizione civile dell'economia.
L. A. MURATORI, “Della pubblica felicità”
(1749): “La pubblica felicità è il frutto delle virtù
civili” (amicizia, fiducia, prudenza, giustizia...).
La felicità nell'ambito dell'economia civile è
pubblica, perché riferita al bene comune che
è il fine dell'attività di governo e della “scienza
dell'amministrazione”.
Felicità pubblica-Economia civile

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
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A. GENOVESI nel 1754 istituì la cattedra di
“Economia civile e meccanica” all'Univ. di Napoli.
* “Lezioni di economia civile” (1765-67).
Economia: luogo di civiltà e mezzo per migliorare
il “bene vivere” di persone e popoli (economia
relazionale) .
La vita civile è il luogo in cui la felicità si può
raggiungere grazie a buone e giuste leggi, ai
commerci e ai corpi civili nei quali gli uomini
esercitano la socialità (sussidiarietà).
Felicità pubblica-Economia civile
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
Parole-chiave dell'Economia civile

1. commercio: fattore civilizzante in rapporto al
benessere, “porta le nazioni trafficanti alla pace,
senza molto ammasso di materiali beni”.
2. interessi: diventano pubbliche virtù solo nella
vita civile con leggi giuste tese al bene comune.
3. fiducia: “fede pubblica, etica, economia e
politica, corda che lega e unisce le famiglie in
vita compagnevole” (A. Genovesi).


Felicità pubblica-economia civile
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
Parole-chiave dell'Economia civile

4. incivilimento: scienza, tecnologia, meccanica
“strumenti di incivilimento” per migliorare il
benessere dei popoli.
5. reciprocità: rapporti non strumentali; mercato:
luogo di reciproco aiuto e “assistenza reciproca ”.
6. felicità: “Fatigate pel vostro interesse, ma non
fate l'altrui miseria e studiatevi di far gli altri
felici. Non si può far la nostra felicità senza far
quella degli altri” (A. Genovesi, Autobiografia).


Tradizione inglese dell'E.c.
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Illuminismo scozzese (Smith, Hume, Ferguson).
A. Smith, Teoria dei sentimenti morali (1759):
anche al mercato occorrono altre virtù, quelle
civili: prudenza e giustizia. Qui si sperimentano
rapporti umani liberi, disinteressati. Può fiorire
la vera amicizia (antropologia “simpatica”).
“Per quanto l'uomo possa essere egoista nella sua
natura ci sono chiaramente principi che lo fanno
interessare alla sorte degli altri, e che gli rendono
necessaria l'altrui felicità... Quale maggiore felicità di
essere amati e sapere di meritare di essere amati?”.
Tradizione inglese dell'E.c.
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A. Smith,“La ricchezza delle nazioni” (1776):
- non più “pubblica felicità” o “scienza del ben
vivere sociale”, ma “scienza della ricchezza”:
restano poche tracce di reciprocità.
I seguaci di A. Smith enfatizzano il mercato e
l'interesse individuale. Con J. Bentham (1789) la
“pubblica felicità” diventa somma di piaceri
individuali: felicità=utiltà. Nasce la scienza
economica neoclassica (political economy).
Eclissi dell'Economia civile
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Dalla metà del '800
Cause:
- utilitarismo di Bentham (diffusione in Europa):
l'altro come strumento per scopi utilitaristici;
- civiltà industriale nata dalla rivoluzione
industriale di fine '700;
- l'homo oeconomicus: paradigma emergente;
- stile di vita modellato sull'economico:
efficienza, messimizzazione, ottimizzazione;
- taylorismo: ritmo di lavoro molto controllato.
Attuale ripresa d'interesse per l'E.c. (18

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perché l'economia tradizionale non riesce a
dare risposte adeguate ai seguenti problemi:
- salvaguardia dell'ambiente;
- ineguaglianze sociali;
- senso di insicurezza anche se c'è ricchezza; perdita di senso delle relazioni interpersonali; mercato senza regole, che ha ingenerato la più
grave crisi dopo quella del 1929;
crisi del modello tradizionale di welfare state;
Due concezioni antitetiche (20


Sfera dell'economico - tradizione liberista
(individualismo):
- centralità del mercato e del profitto;
- impresa a-sociale eticamente neutrale;
- rigido scambio di equivalenti;
- deregulation, efficienza e ricchezza (quantità);
- principio del laissez faire (no intervento Stato);
- momento della produzione.
Attuale ripresa d'interesse per l'E.c. (19


perché l'economia tradizionale non riesce a
dare risposte adeguate ai seguenti problemi:
- difficoltà e precarietà occupazionali;
- crisi dell'attuale modello di sviluppo;
- il criterio di efficienza da solo è insufficiente
per decidere “cosa” produrre;
- dimesione sempre più privata e facoltativa dei
valori (economia senza etica);
Due concezioni antitetiche (21
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Sfera del sociale o della solidarietà (tradizione
collettivista)
- mercato: luogo disumanizzante, sopraffazione
del più forte sul debole;
- impresa anti-sociale;
- lo Stato si occupa direttamente del sociale
(centralità dello Stato: statalismo);
- logica antagonista (conflittualità);
- momento della redistribuzione.
Prerogative dell'economia civile (22
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Mercato: palestra di reciprocità e di virtù civili.
Principi “altri” dal profitto e dal solo scambio di
equivalenti (A. Sen: indicatori di qualità, nuovo
modello di sviluppo).
Responsabilità sociale dell'impresa.
Efficienza, equità, reciprocità, pubblica felicità:
oltre il PIL c'è il FIL = Felicità Interna Lorda.
Attenzione dalle sole merci ai beni, legati al
ben-essere della persona (cioè allo star bene).
“L'infelicità del successo”

R. Reich (economista di Harvard),
“L'infelicità del successo” (2001):
(23
“Per quanto l'attuale economia sia meravigliosa
stiamo sacrificando sul suo altare parti belle della
nostra vita: aspetti della vita familiare, delle
amicizie, della comunità, di noi stessi. E' proprio
la relazione a costituire il bene. Gli asset
relazionali nascono e muoiono con la relazione
stessa”.
Prerogative dell'economia civile (24
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Beni relazionali e felicità (Gui, Uhlaner, Bruni):
“I beni relazionali sono beni che non possono
essere né prodotti né consumati, possono
essere goduti solo se condivisi e hanno un forte
riscontro economico” (C.Uhlaner, 1989).
L'economia tradizionale diventa economia civile
quando un'impresa riesce a fare il “salto della
gratuità” e a suscitare rapporti nuovi di
reciprocità.
Economia di Comunione
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E' un modo nuovo di pensare e fare impresa,
centrato sulla cultura di comunione come etica
di comportamento, forma di governance e
asset organizzativo.
La comunione (= condivisione, relazione che unisce
e crea solidarietà e fraternità): entra di diritto nella
sfera economica.
Supera il duopolio Stato-mercato: produzione
di ricchezza e redistribuzione del reddito.
Economia di Comunione
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E' un progetto lanciato da Chiara Lubich, nel
1991, in Brasile, che coinvolge centinaia di
imprese dei cinque continenti.
Come risposta alle profonde disuguaglianze
sociali (S. Paolo: “corona di spine”).
Scopo ultimo dell'Edc: i poveri. Non in una
logica assistenziale: offrendo denaro, ma
imprenditoriale: creando imprese e lavoro.
Economia di Comunione
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Imprenditori, dirigenti, lavoratori liberamente
reinvestono gli utili seguendo 3 obiettivi:
- 1/3 per l'incremento dell'attività: nuove
imprese, occupazione e sviluppo sostenibile;
- 1/3 per l'aiuto agli indigenti, non assistiti ma
inseriti nel ciclo produttivo;
1/3 per la formazione di uomini nuovi, non
solo tecnica, ma ispirata ai valori della cultura
della reciprocità e della fraternità universale.
Economia di Comunione
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Aderiscono aziende non profit e for profit,
cooperative, S.p.A (800 circa nel mondo).
Azionariato diffuso anche da parte di soggetti
non industriali e corpi intermedi (sussidiarietà):
2001: E.diC. Spa = 6.000 azionisti, capitale E. 7 milioni.
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Superamento del duopolio Stato-mercato:
produzione di ricchezza e al contempo
redistribuzione del reddito e quindi
perequazione della ricchezza.
Economia di Comunione
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nasce dalla cultura di comunione vissuta nella
vita economica e civile;
cerca di coniugare efficienza e solidarietà;
dà vita a “poli produttivi” e punta sulla cultura
per trasformare i comportamenti economici;
propone la reciprocità e la prossimità come
via per combattere l'indigenza;
può essere la regola in un mercato globale,
che non può non diventare solidale se vuole
sopravvivere.