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Monitoraggio e tutela
della Tartaruga marina Caretta caretta
nella più importante area di nidificazione italiana
Riconoscimento, aspetti fisici e biologici della
Tartaruga marina comune Caretta caretta
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INQUADRAMENTO TASSONOMICO
I Cheloni viventi (tartarughe e testuggini) comprendono 8 specie di tartarughe
marine, suddivise in due famiglie, Chelonidae (7 spp.) e Dermochelydae (1 sp.).
Tartaruga verde
Chelonia mydas
Tartaruga embricata
Eretmochelys imbricata
Tartaruga comune
Caretta caretta
Tartaruga piatta
Natator depressus
Tartaruga liuto
Dermochelys coriacea
Tartaruga bastarda
Lepidochelys kempii
Tartaruga olivacea
Lepidochelys olivacea
Tartaruga verde del Pacifico
Chelonia agassizii
Sono animali diffusi in tutti i mari del Mondo, dalle regioni equatoriali a quelle
temperate.
A. T. Mingozzi
SPECIE ITALIANE
Nei mari italiani risultano segnalate
con certezza tre sole specie:
foto tratta da: http:/www.pandatribe.it/.../isola_nim/tartarughe2.aspx
A. T. Mingozzi
La TARTARUGA COMUNE Caretta caretta
(lunghezza: 110 cm, peso: 180 kg)
E’ la specie più frequente e diffusa in
Mediterraneo. La sua presenza è regolare in
tutti i mari italiani ed è l’unica specie
nidificante nel nostro Paese.
SPECIE ITALIANE
La TARTARUGA VERDE Chelonia mydas
Nidifica nel settore più orientale del
Mediterraneo ed è segnalata molto raramente
lungo le coste italiane (14 segnalazioni
complessive, tra il 1986 ed il 2001, di cui una
in Calabria)
A. T. Mingozzi
foto tratta da: www.richard-seaman.com/.../Misc/index.html
(lunghezza: 125 cm, peso: 250 kg)
SPECIE ITALIANE
foto tratta da: http://www.amigosdomarnaescola.com.br/bancodeimagens.php
A. T. Mingozzi
La TARTARUGA LIUTO Dermochelys coriacea
(lunghezza: 200 cm, peso: 500 kg)
Non si riproduce in Mediterraneo, ma la sua
comparsa è relativamente regolare. Nei mari italiani
risulta segnalata 48 volte (periodo 1950-2001), più
frequentemente
in
Adriatico
(45%
delle
segnalazioni) e lungo le coste liguri e siciliane. Le
segnalazioni calabresi sono otto.
CARATTERI FISICI
I Cheloni marini possiedono un guscio rigido, leggero ed
idrodinamico, formato da due parti: una dorsale, il carapace,
ed una ventrale, il piastrone, che proteggono il corpo, ad
esclusione degli arti e della testa.
Il numero e la disposizione delle placche cornee sono
importantissimo carattere tassonomico.
C. mydas
C. caretta
5 placche
costali
4 placche
costali
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A. T. Mingozzi
ADATTAMENTI VITA ACQUATICA
Nelle tartarughe gli arti,
denominati natatoie, sono
piuttosto larghi e sviluppati
con le ossa fuse tra loro.
Le natatoie anteriori presentano un maggiore sviluppo muscolare che permette loro di
imprimere al corpo una spinta propulsiva, così da essere paragonati a remi, mentre
quelle posteriori agiscono da timoni, garantendo stabilità e direzionalità durante il
nuoto.
A. T. Mingozzi
ADATTAMENTI VITA ACQUATICA
foto tratta da: flickr.com/photos/tobago_pictures/829555230
La trasformazione degli arti in pinne rende questi animali lenti e goffi fuori
dall’acqua. Le tartarughe abbandonano comunque l’ambiente marino solo per la
riproduzione; le natatoie sono allora utilizzate dalle femmine per scavare il nido.
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A. T. Mingozzi
ADATTAMENTI VITA ACQUATICA
Il nuoto è agile e veloce. In C. mydas, la
velocità di crociera è di circa 1.5 - 2.3
km/h; in D. coriacea è stata rilevata una
velocità di 1.5 - 9.3 km/h.
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A. T. Mingozzi
ADATTAMENTI VITA ACQUATICA
Altrettanto sviluppate sono le
capacità di immersione. D.
coriacea raggiunge regolarmente
i 300 m di profondità (record
rilevato: 1190 m).
A. T. Mingozzi
foto tratta da: www.flickr.com/.../joachim_s_mueller/2726697099/
La durata delle immersioni, che
varia da alcune decine di minuti
alle 3-9 ore (a seconda delle
specie
ed
al
dispendio
energetico), è favorita dal
basso metabolismo e da altri
meccanismi fisiologici.
ADATTAMENTI VITA ACQUATICA
L’adattamento all’ambiente marino
è però incompleto ed il legame
con l’ambiente terrestre resta
forte.
Nonostante le ottime capacità
natatorie e lunghe apnee, le
tartarughe respirano infatti con i
polmoni e depongono le uova
sulla terraferma.
foto tratta da: www.schildpad.nl/en_extreme.html /
La rigidità del guscio implica uno speciale
meccanismo
respiratorio.
Durante
la
respirazione, i polmoni vengono compressi e
dilatati da speciali fasce muscolari, inserite in
prossimità del capo e degli arti, il cui
movimento facilita quindi la respirazione
stessa.
A. T. Mingozzi
ALIMENTAZIONE
Sono prive di denti, ma
possiedono un becco
corneo dai margini
affilati (ranfoteca). Il
trattenimento del cibo
ed il suo percorso dalla
bocca
verso
lo
stomaco è facilitato
dalla
presenza
di
“spine cornee” che
rivestono l’intero tratto.
foto tratta da: seapics.com/.../loggerhead-sea-turtle.html
Lo stomaco è poco differenziato e l’intestino è breve. Il transito del cibo attraverso
l’apparato digerente è molto lento: ben 122 ore in C. caretta e 176 ore in C. mydas.
A. T. Mingozzi
ALIMENTAZIONE
La dieta può essere carnivora, erbivora o onnivora a seconda delle specie ed anche
dell’età.
C. caretta (a sinistra nell’immagine), è
onnivora,
basando
la
propria
alimentazione
su
invertebrati
bentonici (inclusi gasteropodi, bivalvi,
gamberetti, granchi, spugne, oloturie
e ricci), animali planctonici (meduse
come Physalia physalis), pesci del
genere Hippocampus e Syngnathus e
alghe (generi Zostera, Thalassia e
Sargassum).
La struttura della ranfoteca di D. coriacea (a destra nell’immagine) è adatta ad
un’alimentazione basata prevalentemente su celenterati (meduse), molluschi
(cefalopodi), tunicati ed altri animali dal corpo molle, se pur sia occasionalmente
integrata con pesci e vegetali.
A. T. Mingozzi
MOVIMENTI
Le caratteristiche dispersive differiscono non solo tra specie e specie, ma anche tra
popolazioni della stessa specie. Alcune popolazioni sono tendenzialmente legate,
sia per la riproduzione che per l’alimentazione, alle stesse aree; altre migrano su
distanze più o meno lunghe.
Le popolazioni di C. caretta della Florida, ad esempio, trascorrono un periodo
dell’anno navigando nella Corrente del Golfo. Non tutti gli individui seguono però le
stesse vie (alcune sono indicate in rosso nello schema). Alcuni individui percorrono
l’anello una sola volta nella vita, altre più volte, alcune sostano a lungo nel Mar dei
Sargassi, altre si spingono sino nel Mediterraneo.
A. T. Mingozzi
CICLO VITALE
Le tartarughe conducono
prevalentemente solitaria.
vita
Giovani, subadulti ed adulti
passano gran parte dell’anno in
specifiche aree di alimentazione.
All’inizio dell’estate, gli adulti in
età riproduttiva migrano verso le
aree di nidificazione. Dopo
l’accoppiamento si separano. Le
femmine salgono a terra per
deporre le uova. Appena nati, I
piccoli si dirigono verso il mare,
dove trascorreranno un periodo
più o meno lungo.
L’età della maturità sessuale varia
da specie a specie (ma anche tra
popolazioni della stessa specie).
Esempi: Eretmochelys imbricata: 3
anni; Caretta caretta: 12-30 anni;
Chelonia mydas: 27-33 anni.
A. T. Mingozzi
DEPOSIZIONE
Alcune
settimane
dopo
l’accoppiamento, la femmina
sceglie la spiaggia per deporre
le uova (ogni femmina tende
negli anni a ritornare sugli
stessi siti).
Foto A. Dominici
A. T. Mingozzi
Emersione,
scavo
del
nido
e
deposizione delle uova avvengono di
norma nelle ore notturne (l’intero
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processo richiede 2 o più ore).
DEPOSIZIONE
Copyright 2001 Dennis Desmond
La femmina inizia dapprima a
scavare attorno a sé una
depressione con l’aiuto di tutti
e quattro gli arti. Quindi, con le
sole natatoie posteriori, scava
una buca di 40-50 cm di
profondità in cui deporre le
uova. La cavità è quindi
ricoperta.
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A. T. Mingozzi
INCUBAZIONE E SCHIUSA
La
durata
dell’
incubazione
varia
a
seconda delle specie,
della latitudine e delle
condizioni
climatiche
stagionali (in genere da
45 a 70 giorni).
foto tratta da: scienceblogs.com
La determinazione del
sesso
è
fenotipica,
ossia avviene durante lo
sviluppo dell’embrione
ed è dipendente dalla
temperatura.
A. T. Mingozzi
INCUBAZIONE E SCHIUSA
La schiusa avviene di norma
nelle ore notturne ed in modo
più o meno sincrono. I piccoli
impiegano da 3 a 7 giorni per
emergere in superficie.
foto di Antonio T. Mingozzi
All’uscita dal nido, i piccoli tendono
a dirigersi subito verso il mare,
guidati da stimoli visivi. Per
raggiungere
il
mare,
infatti,
discriminano tra un
orizzonte
luminoso verso cui dirigersi ed uno
scuro, da cui allontanarsi.
A. T. Mingozzi
INCUBAZIONE E SCHIUSA
foto di Giacomo Gervasio
Si è accertato che i piccoli subiscono
alla nascita un imprinting ambientale
(caratteristiche di campo magnetico,
natura
chimica
della
spiaggia,
direzione onde) che determina la
capacità degli adulti di ritornare sui
luoghi di nascita per riprodursi.
A. T. Mingozzi
ACCRESCIMENTO
I dati sulla velocità d’accrescimento
dei piccoli sono piuttosto scarsi.
In C. caretta, (foto) i piccoli misurano alla
schiusa circa 4.5 cm per 20 g di peso.
La crescita è inizialmente piuttosto rapida,
tanto che nei primi 3 anni di vita
raggiungono i 50 cm di lunghezza ed un
peso di circa 18 kg.
Lo sviluppo prosegue più lentamente negli
anni successivi; alla maturità sessuale,
verso i 10-12 anni, lo sviluppo raggiunge di
norma i 70 cm (per un peso di circa 80 kg).
A. T. Mingozzi
MORTALITA’
Numerose cause potenziale di
mortalità, sia di origine naturale
che antropica, intervengono in
ogni fase del ciclo biologico ed,
in particolare in quella neonatale
(in media, solo il 60% delle
nidiate ha successo e dei piccoli
nati il 90% viene predato).
A. T. Mingozzi
BIBLIOGRAFIA
• Bolten A.B. & Witherington B.E., 2003. Loggerhead Sea Turtles.
Smithsonian Institution Press, Washington D.C., 11: 319.
• Fritz, U., & Havaš P., 2007. Check list of chelonians of the world.
Vertebrate Zool. 57(2):149-368.
• Lutz P.L. & Musick J.A. (eds), 1997. The biology of Sea Turtles Vol. I. CRC
Press. 432 pp.
• Lutz P.L., Musick J.A., Wyneken J. (eds), 2002. The biology of Sea Turtles
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