1/ FONDI INTEGRATIVI IN ITALIA LEGATI PER LO PIU’ A DIPENDENZA E CONTRATTI DI
CATEGORIA
Variabili nell’offerta, assertivi, interessati a dialogare con il mondo dell’odontoiatria per
mirare meglio l’offerta agli iscritti: operatori e responsabili dei fondi sanitari intervistati
dall’indagine Eurispes-AIO presentano pochi tratti comuni e uno è la voglia di aprirsi a un
tavolo con gli erogatori di prestazioni. Nell’indagine AIO-Eurispes sono stati intervistati
rappresentanti di fondi sanitari integrativi no-profit e assicurazioni private. Hanno
partecipato all’indagine, tra gli altri, Assidai, Emapi, Enpam, Fasdac, Inarcassa,
mètaSalute, Fondo Cna, Sanimpresa, RBM Salute, Reale Mutua ma anche Adiconsum e
Cisl.
Più che divisi tra “fondi sanitari integrativi” ed “enti assistenziali sostitutivi” del Servizio
sanitario nazionale, come indicherebbe la legge, fondi, casse e mutue in Italia sono in
buona parte entità legate ai contratti di categoria o a particolari agevolazioni offerte dalle
imprese ai dipendenti, di rado hanno una base territoriale; in alcuni casi questi stessi
fondi offrono prestazioni sanitarie a cittadini che hanno sottoscritto polizze sanitarie
privatamente ad esempio attraverso banche. La maggioranza dei “terzi paganti” in ogni
caso si avvale di compagnie assicurative private nel costruire i piani sanitari e nel definire
le tariffe delle prestazioni offerte. Più raro è il ricorso a fondi integrativi – come ad
esempio quelli di previdenza complementare.
Il peso dell’odontoiatria nell’assistenza offerta agli assicurati è variabile – si va dall’1% al
30% dei rimborsi offerti - così come è variabile, in certi casi quasi volatile, il ventaglio di
prestazioni offerte. Alcuni fondi coprono l’assistenza di base e rimborsano solo le spese
sostenute dal cittadino per il ticket d’accesso all’odontoiatria già offerta dal Servizio
sanitario, altri – la maggioranza – rimborsano fino agli impianti in genere con tetto
massimo e franchigia, mentre altri ancora alzano le richieste fino a lasciare interamente a
carico del lavoratore (o del pensionato, a seconda dei tipi di copertura) prestazioni come
l’ablazione del tartaro. Solo in alcuni fondi cresce l’attenzione verso le prestazioni di
prevenzione.
Convenzionamento diretto o indiretto? Le “mutue” qui si dividono, alcune preferiscono
pagare direttamente il dentista che ha concordato le tariffe o con esse, o con
l’assicurazione mediatrice, o con enti intermediari ad hoc (la ricerca cita ad esempio
Previmedical e Blue Assistenza); altre preferiscono che paghi il paziente, poi rimborsato
con una quota che varia a seconda del piano sanitario scelto. Alcuni fondi offrono sia
un’assistenza di base sia un’assistenza integrativa per le quali differenziano
appoggiandosi per la prima su strutture convenzionate e per la seconda su odontoiatri
privati.
In sintesi dall’analisi delle interviste realizzate nell’ambito della ricerca AIO-Eurispes
emerge che: i piani tariffari variano ma in genere prevedono la copertura delle famiglie,
gli esborsi per le prestazioni sono stazionari negli ultimi anni o in leggera crescita, vi è un
netto aumento delle richieste di convenzionamento da parte dei dentisti. Tutti affermano
che gioverebbe dialogare di più con la categoria interessata.