Per me personalmente – dice il Card Joseph Ratzinger - fu un evento meraviglioso la prima volta che venni più strettamente a contatto - agli inizi degli anni settanta - con questi movimenti sperimentando lo slancio e l’entusiasmo con cui essi vivevano la fede e dalla gioia di questa fede si sentivano necessitati a partecipare ad altri ciò che avevano ricevuto in dono. A quei tempi, Karl Rahner ed altri usavano parlare di "inverno" nella Chiesa; in realtà parve che, dopo la grande fioritura del Concilio, fossero subentrati gelo in luogo di primavera, affaticamento in luogo di nuovo dinamismo. Ma ecco, all’improvviso, qualcosa che nessuno aveva progettato. Ecco che lo Spirito Santo, per così dire, aveva chiesto di nuovo la parola. E in giovani uomini e in giovani donne risbocciava la fede, senza "se" né "ma", senza sotterfugi né scappatoie, vissuta nella sua integralità come dono, come un regalo prezioso che fa vivere. “Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti” Art. 8: «Secondo la primitiva tradizione della Chiesa, per ammettere un adulto al Battesimo si richiede un padrino scelto in seno alla comunità cristiana. Egli aiuterà il battezzando almeno nell'ultima fase di preparazione al sacramento e, dopo il Battesimo, lo sosterrà, perché perseveri nella fede e nella vita cristiana...». Art. 43: «il padrino scelto dal catecumeno per il suo esempio, per le sue doti e per la sua amicizia, delegato dalla comunità, accompagna il candidato nel giorno dell'elezione, nella celebrazione dei sacramenti e nel tempo della mistagogia. E' suo compito mostrare al catecumeno la pratica del vangelo nella vita individuale e sociale, soccorrerlo nei dubbi e nell'ansietà, rendergli testimonianza e prendersi cura dello sviluppo della sua vita battesimale. Scelto già prima della "elezione" esercita pubblicamente il suo ufficio nel giorno dell'elezione, quando rende testimonianza sul catecumeno davanti alla comunità; il suo ufficio conserva tutta la sua importanza, anche quando il neofita, ricevuti i sacramenti, ha ancora bisogno di aiuto e di sostegno per rimanere fedele alle promesse del Battesimo». Obiettivi discepolato • aiutare i fratelli a mantenere acceso il fuoco della grazia che il Signore ha messo nel Seminario mantenendoli legati all’esperienza carismatica • aiutare i fratelli a capire che non si è cristiani da soli….. • aiutare i fratelli a radicarsi in Cristo attraverso un autentico cammino di conversione ed una seria vita spirituale per essere dei veri discepoli (preghiera personale, vita sacramentale, Parola di Dio, lettura vita di santi, letture spirituali) Cosa non è l’accompagnamento spirituale Lo scopo dell’accompagnamento spirituale non è quello di • migliorare la vita morale di chi è accompagnato, • risolvere i suoi problemi, • farlo progredire nella conoscenza teologica • fargli fare le scelte giuste • sentirsi bene o a essere più felice… o guarito. Lo scopo è essenzialmente la relazione con Dio. Non ci si deve concentrare sui problemi, sulle scelte da compiere, sul desiderio di felicità per andare solo in seguito a Dio, con la conseguenza che non si va realmente a Dio, non essendo il soggetto centrale della relazione d’accompagnamento. Cosa è l’accompagnamento spirituale Sembrerà strano ma non esiste una A me piace questa….. definizione. "L’accompagnamento spirituale ha come scopo di aiutare l’accompagnato a sviluppare una relazione personale cosciente e affettiva con Dio" Accompagnatori non si nasce ma si diventa! “Un direttore se è colmo dello Spirito di Dio non previene mai la Grazia in nulla, non fa che seguirla, pazientemente, passo passo, dopo averla provata con molte precauzioni. Le cose che Dio fa fare per amore sono di solito preparate da una Provvidenza dolce e impercettibile. Essa porta con tale naturalezza le cose che queste sembrano venire come da se stesse, non ci deve essere nulla di forzato o di irregolare, bisogna chiedere solamente a misura che Dio dà” (…) Si, proprio questo è il segreto di ogni accompagnamento spirituale: mai imporsi all’altro, anche se si farebbe molto bene”, poiché “la grazia può di più”. Il termine accompagnamento spirituale Il termine accompagnamento è nato in ambiente evangelico ed è associato al ministero di coloro che si ponevano vicino ai malati terminali in un atteggiamento di ascolto e compagnia e descrive che colui che accompagna qualcuno non si pone né davanti né dietro bensì al fianco di colui che stà accompagnando e cammina con lui. Scrive Jean Vanier nel suo libro La Comunità luogo del perdono e della festa: “Accompagnare qualcuno significa camminare con lui come con un compagno o con un amico per aiutarlo a crescere nella libertà e nello spirito della comunità. La parola accompagnamento deriva dal latino “cum pane”: mangiare il pane insieme, che traduce un legame di amicizia, un’alleanza”. E nel Catechismo degli adulti al n. 934 si legge: “Il cammino, a parte vocazioni molto particolari, non deve essere solitario. I fratelli sono poveri come noi, ma sono cooperatori di Dio per la nostra santificazione. È importante l’inserimento in un gruppo di formazione, in un’esperienza concreta di Chiesa. È prezioso, e almeno in alcuni momenti necessario, un consigliere o direttore spirituale. Si tratta di un educatore che, servendosi prevalentemente del dialogo, aiuta a discernere la volontà di Dio e a compierla”. Gradualità del cammino "All'inizio della vita umana il bambino riceve tutto dai genitori. Essi gli procurano tutti i beni materiali: cibo, igiene, pulizia, ma soprattutto gli danno sicurezza e con il loro amore e con il dono di sé, nutrono e risvegliano il suo cuore. Poi, man mano che il bambino cresce, gli «danno» il linguaggio e presiedono al risveglio della sua intelligenza. Gli trasmettono una tradizione religiosa e morale; sono loro che rispondono alle prime domande del bambino e a tutti i suoi «perché». Ma poco per volta il bambino scopre che i suoi genitori non bastano più. Il loro ruolo diventa più specifico. È un'altra persona che deve nutrire la sua intelligenza; è un'altra persona che deve aiutarlo a crescere nella preghiera e nella conoscenza di Dio. È così che poco per volta, crescendo, man mano che le diverse parti del suo essere si risvegliano, il bambino scopre molteplici punti di riferimento e forme di autorità. In modo specifico, il padre e la madre gli insegnano a vivere nella comunità familiare con i fratelli e le sorelle, comunicandogli una tradizione, un saper-vivere, e quello che si deve fare o non si deve fare. Una guida spirituale forma la sua coscienza molto profonda ed entra nel segreto della sua persona là dove ci sono i semi dell'Eterno. L’accompagnamento aiuta a vivere la vita "una” «Nello scoprire e nel vivere la propria vocazione e missione, i fedeli laici devono essere formati a quell'unità di cui è segnato il loro stesso essere di membri della chiesa e di cittadini della società umana. Nella loro esistenza non possono esserci due vite parallele: da una parte, la vita cosiddetta "spirituale", con i suoi valori e con le sue esigenze; e dall'altra, la cosiddetta vita "secolare", ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell'impegno politico e della cultura. Il tralcio, radicato nella vite che è Cristo, porta i suoi frutti in ogni settore dell'attività e dell'esistenza. Infatti, tutti i vari campi della vita laicale rientrano nel disegno di Dio, che li vuole come il "luogo storico" del rivelarsi e del realizzarsi della carità di Gesù Cristo a gloria del Padre e a servizio dei fratelli. Ogni attività, ogni situazione, ogni impegno concreto - come, ad esempio, la competenza e la solidarietà nel lavoro, l'amore e la dedizione nella famiglia e nell'educazione dei figli, il servizio sociale e politico, la proposta della verità nell'ambito della cultura - sono occasioni provvidenziali per un "continuo esercizio della fede, della speranza e della carità". A questa unità di vita il Concilio Vaticano II ha invitato tutti i fedeli laici denunciando con forza la gravità della frattura tra fede e vita, tra Vangelo e cultura: "Il Concilio esorta i cristiani, che sono cittadini dell'una e dell'altra città, di sforzarsi di compiere fedelmente i propri doveri terreni facendosi guidare dallo spirito del Vangelo. Sbagliano coloro che, sapendo che qui non abbiamo una cittadinanza stabile ma cerchiamo quella futura, pensano di poter per questo trascurare i propri doveri terreni, e non riflettono che invece proprio la fede li obbliga ancor di più a compierli, secondo la vocazione di ciascuno (...). Il distacco che si costata in molti, tra la fede che professano e la loro vita quotidiana, va annoverato tra i più gravi errori del nostro tempo". Perciò ho affermato che una fede che non diventa cultura è una fede "non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta» (Christifideles Laici, 59). Accompagnatori non si nasce ma si diventa! Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza…… LE TAPPE FONDAMENTALI DELL’ACCOMPAGNAMENTO SPIRITUALE 1. 2. 3. 4. 5. 6. Conformazione a Cristo, che è il Signore e il centro della vita. L’accompagnamento spirituale avvia un lavoro di crescita dell'uomo secondo lo Spirito e stimola la preghiera personale, la partecipazione ai sacramenti, l'ascolto della Parola, la contemplazione di Cristo, Figlio di Dio, Amico, Salvatore, Signore e modello vita …... Conoscenza profonda della persona della sua storia e della sua vita attuale. L’accompagnamento spirituale è fatto di apertura del cuore che rende capaci di accoglienza e di ascolto. Esso aiuta: - a rileggere la vita (e la vita di fede), i suoi ritmi di crescita, gli incontri che l’hanno segnata positivamente, i momenti in cui si è giunti alla certezza di essere amati da Dio; - a capire i momenti bui, le tentazioni lungo il cammino di fede, quando è stato difficile riconoscere la presenza del Signore o si è dubitato del suo amore. Ricerca e sviluppo delle doti personali positive, delle attitudini, dei desideri, degli affetti, delle virtù umane e cristiane. L’accompagnamento spirituale qui tende a far cogliere, alla luce della fede, che la storia personale e il nostro oggi, ricchi di doni, sono voluti da Dio. Purificazione, guarigione e conversione, non si può essere ingenui o falsamente ottimisti: ci sono in ognuno carenze, vizi, ferite, egoismi e punti da cui non ci si riesce a smuoversi Qui l’accompagnamento spirituale diventa invito alla conversione per un graduale cambiamento nella preghiera, nel carattere, nell'uso del tempo, nell'attenzione quotidiana a ciò che è importante... Discernimento sull’orientamento e l’apertura al progetto di Dio sulla propria vita con attenzione al proprio stato di vita, alle attitudini, alle possibilità di servizio e di impegno per il Regno di Dio. L’accompagnamento spirituale forma la persona al proprio stato di vita e a vivere la vita quotidiana: la famiglia, la vocazione, le relazioni con gli amici e gli affetti, il proprio lavoro/studio, le scelte fatte… Distinguere ciò che è bene e male in senso oggettivo, secondo i criteri evangelici, e in senso soggettivo (cioè bene o male “per me”, a questo punto del mio cammino di crescita). L’accompagnamento spirituale aiuta nel discernimento degli spiriti, per capire ciò che viene da Dio e ciò che è frutto di inganno.