Il malinconico Correggio
Parma svela il suo pittore più sensuale. Il maestro del colore e mago della luce, che fu
uomo ilare e artista triste, torna in tutto il suo splendore a scaldare il cuore nobile
dell’Emilia con un’esposizione colossale
di Vladek Cwalinski
Antonio Allegri detto il Correggio
(Correggio 1489 - Reggio Emilia 1534)
sebbene abbia lavorato pressoché per tutta la
vita tra il suo paese natale, Parma e Mantova, è
annoverato tra i più grandi pittori del
Rinascimento. Giorgio Vasari nelle sue Vite de’
più eccellenti architetti, pittori et scultori italiani
già nel 1550 ne parla approfonditamente
inserendolo, e non casualmente, subito dopo
Leonardo da Vinci e Giorgione da Castelfranco.
Vasari individua in lui l’erede di sensibilità,
suggestioni e pratiche pittoriche che provenivano
sia dall’area lombarda, mantovana e milanese in
particolare, sia veneta, soprattutto veneziana.
Vasari lo considera quindi come un «pittore
singolarissimo», ne ammira la «maniera
moderna» che consiste nella commistione tra una
spiccata sensibilità naturalistica e un’eccellente
qualità cromatica e tonale: «
0i». Una grazia che coincideva con la
straordinaria capacità di rendere «il movimento,
da lui posseduto in modo supremo», scrisse il
grande storico dell’arte Bernard Berenson, e nella
pacatezza dei gesti dei personaggi da lui dipinti,
sia veneta, soprattutto veneziana.
Vasari lo considera quindi come un «pittore singolarissimo», ne ammira la
«maniera moderna» che consiste nella commistione tra una spiccata
sensibilità naturalistica e un’eccellente qualità cromatica e tonale: «Tengasi
pur per certo che nessuno meglio di lui toccò colori, né con maggior
vaghezza o con più rilievo alcun artefice dipinse meglio di lui, tanta era la
morbidezza delle carni ch’egli faceva, e la grazia con che e’ finiva i suoi
lavori». Una grazia che coincideva con la straordinaria capacità di rendere «il
movimento, da lui posseduto in modo supremo», scrisse il grande storico
dell’arte Bernard Berenson, e nella pacatezza dei gesti dei personaggi da lui
dipinti, dai contorni «molli e fluenti», combinata con un naturalismo
mimetico, capace di riprodurre alla perfezione la fievolezza della luce, i vapori
acquei, l’umidità atmosferica, la morbidezza dell’erba e dei licheni.
Quella tenera sacra conversazione
È così per alcuni dei suoi dipinti più celebri come la Madonna di San
Girolamo, tradizionalmente conosciuta come “Il giorno”, per la straordinaria
luce diurna che avvolge le figure dei protagonisti. Attorno alla Vergine col
Bambino ci sono San Girolamo e Maria Maddalena, che gli accarezza con
l’unguento un piedino ed è a sua volta teneramente coccolata, San Giovanni
Battista fanciullo e un curiosissimo angelo dalle orecchie vagamente
appuntite e dalle sembianze efebiche («una sorta di folletto», lo chiamò
Bernard Berenson nel suo Italian Painters of the Renaissance) intento a
sfogliare il librone delle Sacre Scritture.
Una sacra conversazione che, ambientata così com’è, tra il limitare d’un
bosco e un’ampia vallata, dipinta alla maniera degli antichi, fa sì pensare a
un idillio campestre, ma con un’interpretazione, tra esaltazione della
maternità e tripudio della bellezza, acutissima, profonda dei sentimenti dei
protagonisti, che fa ben comprendere dove risieda la genialità di Correggio. È
una sorta di malinconia, il sentimento dominante che pervade le sue
composizioni – Vasari infatti lo ricorda «nell’arte molto malinconico» – come
nel Riposo durante la fuga in Egitto degli Uffizi, l’Adorazione dei magi di
Brera, la Madonna del latte di Budapest o nelle opere di soggetto mitologico,
come la Danae della Galleria Borghese, o Venere e Cupido addormentati del
Louvre, oppure il Ratto di Ganimede o Giove e Io del Kunsthistorisches
Museum di Vienna.
È significativo che a Parma, in occasione del quinto centenario della sua
nascita, si tenga questa importante esposizione, che oltre a proporre
numerosissime sue opere – da quelle giovanili come la Madonna Campori e la
Zingarella di Capodimonte a quelle della maturità come il Compianto su
Cristo morto o l’Educazione d’Amore di Londra – permette di confrontarle con
i suoi affreschi recentemente restaurati. Innanzitutto quelli della Camera di
San Paolo a Parma (1518-19), appartamento privato di Giovanna di Piacenza,
badessa del monastero benedettino femminile, che sono uno dei massimi
esempi di pittura profana del Cinquecento. Ma sarà in seguito a un viaggio a
Roma compiuto proprio in quegli anni, dove vedrà le Stanze vaticane
affrescate da Raffaello e la volta della Cappella Sistina di Michelangelo, che
Correggio spingerà oltre il proprio immaginario visivo.
Le conseguenze si vedranno soprattutto a partire dal 1520 per la cupola della
chiesa benedettina di San Giovanni Evangelista a Parma raffigurante la