Il problema critico

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Il problema critico
Corso di Filosofia della conoscenza
Lezione 1
Il valore della critica
Contro immaturità, conformismo e dogmatismo
Non assoggettarsi a luoghi comuni
Riflessione più attenta su motivi e condizioni
della conoscenza
Purifica la conoscenza per adeguarsi meglio alla
realtà dell’essere
Limiti della critica
Atteggiamento critico ad oltranza
Dubbio universale
Rifiuto di qualsiasi certezza
Atteggiamento di sospetto verso tutto
Pretesa di fondare l’essere a partire dal pensiero
soggettivo
Fallimento del criticismo
Sbocco nel nichilismo
“ Ogni comprensione teoretica ha
necessariamente dei presupposti che
bisogna riconoscere e prendere in esame”
È ragionevole fidarsi della ragione, ma anche
questo è un pregiudizio.
Origini occamiste del criticismo
Guglielmo d’Ockham (1280 c.-1349):
Contingentismo assoluto (conoscenza
dipendente dall’arbitrarietà di Dio)
Impossibile distinguere verità da illusione
Conoscenza valida è solo quella intuitiva di
cose individuali
L’astrazione è fonte di inganni
Il criticismo cartesiano
Cartesio (1596 – 1650):
Dal dubbio radicale sorge l’esistenza del
soggetto pensante (cogito, ergo sum)
Tutte le successive certezze rimangono
nell’ambito delle rappresentazioni mentali
La mente umana non attinge altro se non le
proprie idee (principio di immanenza)
La filosofia critica di Kant
Kant (1724 – 1804):
Con la critica della ragion pura pretende
stabilire ciò che la ragione può conoscere
Riflette sulle condizioni soggettive della
conoscenza degli oggetti che sono anche i
principi che strutturano gli oggetti stessi
Radicalizzazione della critica
Ogni critica è suscettibile di una critica ulteriore
più radicale
Marxismo, Vitalismo, esistenzialismo,
neopositivismo, filosofia del liguaggio, ecc…
“un uomo vuoto in un mondo vuoto”…
conseguenze etiche e sociologiche: relativismo,
permissivismo, totalitarismo…
Riaffermazione della metafisica
dell’essere
Partire dall’ente reale previo al conoscere
La realtà è fonte della conoscenza e la misura
della sua verità
Questo non è un atteggiamento “acritico”, anzi la
critica della conoscenza deve essere riflessiva
e critica secondo il senso autentico di questi
termini
Il ruolo della filosofia della
conoscenza
Corso di Filosofia della conoscenza
Lezione 2
Primato e discredito della
gnoseologia
È considerata la disciplina prima e radicale
Ma la critica radicale delle nostre facoltà di
conoscere è soggetta ad una petizione di
principio: se si dubita che la ragione possa
conoscere la verità, come può essa stessa
risolvere il problema?
Necessità di superamento dell’immanentismo
Funzione della gnoseologia
La critica della conoscenza è discernimento,
cioè: riflessione, rielaborazione, correzione dei
propri errori, revisione dei giudizi, ecc…
Se la verità non fosse accessibile, non
avrebbe senso la critica, con tutti i suoi apparati
“La facoltà intellettiva conosce ed è capace di
riflettere sui suoi atti e sulle proprie deficienze
fattuali”
Il posto della gnoseologia
La gnoseologia è metafisica della verità
Si parte accettando di poter conoscere la
verità impegnandosi nella ricerca della verità
delle cose
Prima conosciamo la realtà e poi riflettiamo
sulla verità dell’atto di conoscenza e sui suoi
possibili errori
Difesa della verità
nella gnoseologia classica
Anche se l’intelligenza umana è naturalmente
orientata verso la verità, nel corso della storia
sono stati negati o deformati i principi primi e le
verità più evidenti
La metafisica ha il compito di confutare tali
deviazioni: Aristotele contro i sofisti, S. Agostino
contro gli scettici, S. Tommaso contro logicismo,
nominalismo, ecc…
Ambito della gnoseologia
La gnoseologia studia la conoscenza sotto la
prospettiva della verità
Si distingue dalla psicologia che studia la
conoscenza come operazione vitale dell’uomo
Si distingue dalla logica che analizza le relazioni
tra le conoscenze e ci offre i canoni per
procedere correttamente nei ragionamenti
Gnoseologia come
metafisica della conoscenza
Essa studia l’ente in quanto si manifesta alla mente
umana tramite la conoscenza, cioè in quanto vero
È un’indagine rigorosamente metafisica
Essa, giustificando i primi principi metafisici, che sono
anche i principi su cui si poggia la conoscenza, ne
mostra l’evidenza e confuta i ragionamenti contrari
Riscoprire il valore della verità equivale a rivendicare
all’essere il suo valore metafisico primario e originale
La nozione di verità
Corso di Filosofia della conoscenza
Lezione 3
Che cos’è la verità?
La verità è l’adeguazione della cosa e
l’intelletto
Questa risposta:
1. Esprime la ragione formale (o essenza) della
verità
2. Ne comprende tutti i significati
Concetto di verità e di ente
Ens et verum convertuntur
“vero” ed “ente” significano la stessa cosa
reale, (res significata) ma la significano in modo
diverso (modus significandi)
L’ente è vero in quanto conosciuto da un
intelletto
Ciò che il vero “aggiunge” all’ente è
l’adeguazione della cosa con l’intelletto
Anche l’intelligenza è trascendentale
Il concetto di verità presuppone quello di ente,
si fonda su di esso ed esplicita una proprietà
contenuta implicitamente in esso
L’ente, che è trascendentale, si rapporta ad un
intelletto determinato, ma anch’esso, a suo
modo, trascendentale
Aristotele (De Anima, III):
“l’anima è in un certo modo tutte le cose”
Che significa adeguazione veritativa
La conformità non va intesa in senso materiale o fisico,
bensì immateriale o intenzionale
La verità non consiste nell’adeguazione tra due cose,
una interna ed una esterna; se così fosse ci sarebbe
bisogno di un terzo termine di paragone, e così
all’infinito…
L’intelletto si identifica intenzionalmente con la forma
della cosa che conosce e non si esaurisce in essa,
ma ha la possibilità di identificarsi con tutte le cose
intelligibili
L’apertura dell’intelletto
L’intelletto “esce da sé” per farsi incontro ad
ogni altro ente che diventa presente
intenzionalmente all’intelletto che lo conosce
È l’intelletto che si conforma alla realtà delle
cose e non viceversa; le cose sono come sono
non perché le pensiamo tali, ma noi siamo nel
vero se le pensiamo come sono
Diversi significati della verità
In primo luogo, come già detto, la verità è la
conformità dell’intelletto con la cosa
In secondo luogo, essa è la manifestazione
dell’essere delle cose come effetto nell’intelletto
ed in tale senso è detta conoscenza vera
In terzo luogo parliamo di verità delle cose nel
senso di causa (o fondamento) di tali effetti
nell’intelletto
La verità si trova
principalmente nell’intelletto
L’essere costituisce il fondamento o causa della
verità, ma le cose si dicono vere solo in
relazione all’intelletto
Il concetto di verità è analogo per analogia di
attribuzione e la priorità del termine vero è
attribuita a quel soggetto nel quale, più che la
causa, si trova la ragione formale di esso
Quindi prioritariamente la verità sta nell’intelletto
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