Lez 3 Muscoli - NATUROPATIA gruppo 2013

annuncio pubblicitario
MUCOLI - GENERALITÀ
I muscoli (dal latino mus = topo e ulum = piccolo) sono organi formati da
tessuto muscolare, in grado di muovere sia le ossa unite da articolazioni,
mobili o semimobili, sia la pelle, sia gli organi interni come stomaco ed
intestino.
Vengono suddivisi in 3 tipologie a seconda del tessuto muscolare che li
caratterizza:
• scheletrici: costituiti da t.m. striato, si inseriscono sulle ossa. Sono muscoli
volontari sottoposti al controllo cosciente del SNC; essi sono in
grado di contrarsi repentinamente, sviluppando
notevole potenza per brevi periodi di tempo.
Sebbene sia sotto il controllo della nostra volontà, in talune
circostanze il muscolo scheletrico può essere responsabile di
atti motori involontari riflessi come il movimento patellare o la
deglutizione. Anche i muscoli che regolano la postura, seppur
scheletrici, sono indipendenti dalla volontà e vengono controllati
dal SNA.
• lisci: costituiti da tessuto muscolare liscio, controllano i movimenti
involontari degli organi interni (vasi sanguigni, bronchi, tubo digerente,
utero, ecc.); sono sotto il controllo del SNA e reagiscono agli impulsi
con contrazioni lente e regolari che possono protrarsi a lungo.
• cardiaco: costituito da tessuto muscolare cardiaco, striato ma involontario
le cui cellule si contraggono ritmicamente in modo coordinato,
regolando il battito del cuore e spingendo il sangue all’interno dei
vasi sanguiferi verso tutti i tessuti del corpo. Il muscolo cardiaco è
in grado di contrazioni forti e continuative ma non è soggetto ad
affaticamento.
Muscoli scheletrici
La muscolatura scheletrica è costituita da quasi 650 muscoli, di dimensioni
molto varie, stratificati intorno alle ossa.
Si dice che i muscoli “originano” da un osso e si “inseriscono” in quello cui si
collegano. L’inserzione si riconosce poiché il muscolo si assottiglia finendo nel
tendine, estremità di tessuto connettivo denso, non elastico. Il tendine può
avere forma allungata o appiattita (aponeuròsi) in caso di muscoli piatti e
larghi.
Ai fini dell’efficienza muscolare risulta essere importante la disposizione delle
fibre muscolari all'interno del muscolo poiché ciò determina la forza e
l'ampiezza di contrazione.
Rispetto al suo asse longitudinale, le cellule possono disporsi in modo
parallelo (seguendo il decorso delle fibre tendinee) oppure obliquamente.
Le fibre parallele all'asse longitudinale del muscolo permettono un maggiore
accorciamento del muscolo stesso, generando così, un movimento ampio
(maggiore escursione articolare) e veloce. I muscoli che le contengono
vengono definiti muscoli a "fasci paralleli".
Le fibre con direzione obliqua hanno invece una lunghezza nettamente
inferiore a quella del muscolo e possono sviluppare una contrazione
altrettanto limitata. I muscoli che le contengono sono definiti a fasci
obliqui o pennati (le fibre sono disposte come le barbe di una piuma
rispetto al calamo). Anche se la contrazione è limitata, la pennazione
permette di compattare un gran numero di fibre in un'area trasversale
minore; di conseguenza, il maggior numero di fibre garantisce lo
sviluppo di una forza notevole, superiore rispetto a quella generata dai
muscoli a fasci paralleli.
La disposizione delle fibre è associata alla funzione del muscolo: i
muscoli veloci sono solitamente a fasci paralleli, quelli forti sono pennati.
La muscolatura scheletrica può contrarsi rapidamente ed in modo potente, ma si
affatica facilmente e deve riposare dopo un breve periodo di attività.
Pur contraendosi con estrema forza i
muscoli scheletrici non si lacerano
poiché le fibre sono riunite in fasci
da tessuto connettivo che conferisce
robustezza e dà supporto al
muscolo.
Ciascuna fibra muscolare (cellula) è
avvolta da una guaina di tessuto
connettivo, detto endomisio; una
membrana più robusta detta
perimisio avvolge un certo numero
di fibre formando un fascio di fibre
muscolari detto fascicolo; più
fascicoli sono tenuti insieme da un
tessuto connettivo ancor più
resistente che avvolge l’intero
muscolo: l’epimisio che si continua
coi tendini che inseriscono i muscoli
sulle ossa.
LA CONTRAZIONE MUSCOLARE
Ciascuna cellula muscolare è formata da un fascio di numerose miofibrille a
loro volta formate da una successione di unità contrattili dette sarcomeri,
delimitate da linee Z (che danno l’aspetto striato ai muscoli).
Ciascun sarcomero è formato da 2 tipi di proteine filamentose disposte
parallelamente tra loro: l’actina e la miosina; la prima costituita da filamenti
avvolti a due a due a spirale, la seconda, anch’essa filamentosa, presenta una
protuberanza terminale o “testa”.
Le teste di miosina possono stabilire dei legami detti ponti trasversali con le
molecole di actina dalle quali sono circondate.
La formazione dei ponti trasversali è in funzione della concentrazione di ioni
Ca2+ all’interno della cellula muscolare. Essi vengono rilasciati da cisterne di
deposito, quando la membrana cellulare(sarcolemma) viene stimolata
dall’impulso nervoso.
Al tempo stesso la presenza di ATP prodotto dai mitocondri molto abbondanti
nelle c. muscolari, provoca la rottura dei ponti trasversali.
In questo modo le teste di miosina si attaccano all’actina e se ne distaccano
in rapida successione provocando l’avvicinamento delle linee Z e il progressivo
accorciamento del sarcomero.
Poiché questo accade in tutti i sarcomeri contemporaneamente, l’intera
miofibrilla si accorcia e dato che queste reazioni avvengono
contemporaneamente in tutte le miofibrille di tutte le c. che compongono il
muscolo, l’intera massa muscolare si contrae fino a diminuire del 65% della
sua lunghezza in stato di riposo.
Quando lo stimolo nervoso cessa gli ioni calcio vengono ripompati nelle
cisterne di deposito e diminuendo la loro concentrazione all’interno del
sarcoplasma, il sarcomero si distende e la miofibrilla si rilassa riportando il
muscolo allo stato di riposo.
In base alla forma i muscoli scheletrici si distinguono in:
• piatti-larghi: presenti nel tronco (es. diaframma, gran dorsale)
• circolari: che hanno forma di anello e delimitano delle aperture (es. orbicolare
della bocca o dell’occhio, sfintere anale e uretrale)
• affusolati-lunghi*: con fibre parallele, caratteristici degli arti (es. bicipite,
brachiale)
• brevi: caratterizzati da lunghezza, larghezza e spessore pressoché uguali
(es. muscoli intercostali)
• pennati: con fibre brevi disposte obliquamente (deltoide)
• a ventaglio: con fasci di fibre triangolari disposti obliquamente rispetto
all’asse di trazione (gran pettorale, muscolo temporale)
*La massa carnosa dei muscoli affusolati prende il nome di ventre.
A seconda del numero di ventri che li costituiscono i muscoli vengono detti
bicipiti, tricipiti o quadricipiti (rispettivamente costituiti da 2, 3 o 4 ventri). In
ognuno di questi casi i ventri confluiscono ad un’estremità in un unico tendine.
In base alla funzione i muscoli scheletrici si distinguono in:
• agonisti: se collaborano insieme per effettuare un solo tipo di movimento
• antagonisti: se eseguono il movimento opposto ad es. un muscolo
contraendosi piega la gamba, l’altro contraendosi la distende.
In base al movimento che effettuano si possono classificare in:
• flessori: avvicinano 2 ossa articolate
• estensori: allontanano 2 ossa articolate
• supinatori: fanno ruotare il palmo della mano dalla posizione posteriore a
quella anteriore (ulna e radio sono paralleli)
pronatori: fanno ruotare il palmo della mano dal pian anteriore a quello
posteriore (radio incrocia l’ulna)
• adduttori: avvicinano l’arto alla linea mediana del corpo
• abduttori: allontanano l’arto dalla linea mediana del corpo.
Muscoli involontari
Sono numerosissimi, il loro funzionamento è regolato da impulsi nervosi,
provenienti dal SNA: il simpatico, che si attiva in situazioni che richiedono
un’azione rapida (ad es l’aumento del ritmo cardiaco in caso di pericolo) ed il
parasimpatico, che si attiva quando il corpo è a riposo.
Talvolta il SNC interviene a modulare i messaggi involontari, ad es. quando la
vescica è piena riusciamo a contrastare con la volontà l’azione involontaria
che ne determina lo svuotamento.
La muscolatura involontaria è molto sensibile all’azione degli ormoni; ad es
l’adrenalina prodotta dalle ghiandole surrenali è un mediatore chimico del
simpatico ed influenza direttamente l’attività muscolare.
Sono muscoli involontari quelli che allargano e restringono l’iride, quelli che
drizzano i peli della pelle esposta al freddo, quelli che regolano la contrazione
delle pareti dei vasi sanguigni e dei visceri.
SISTEMATICA DELLA MUSCOLATURA SCHELETRICA
MUSCOLI DEL CRANIO
Comprendono i muscoli pellicciai o mimici e quelli masticatori
I muscoli pellicciai sono presenti nella struttura sottocutanea e hanno una o ambedue le
estremità inserite nella superficie profonda della cute. Qualunque minima modificazione
del loro stato di contrazione, permette di modificare l’espressione del volto, per questo
sono denominati muscoli mimici cioè muscoli finalizzati alla comunicazione non verbale.
Si distinguono in:
• muscoli della testa: frontale, occipitale, galea aponeurotica
• muscoli palpebrali: orbicolare dell’occhio e sopraccigliare
• muscoli della bocca: orbicolare della bocca, elevatore delle labbra, zigomatici,
buccinatori
• muscoli masticatori: temporale, massetere, pterigoidei
MUSCOLI DEL COLLO
I più importanti sono:
• platisma (si inserisce a livello della mandibola)
• sottoioidei ( fonazione)
• sternocleidomastoideo (rotazione, flessione ed estensione della testa)
• scaleni (inclinazione laterale testa ed elevatori delle coste nell’inspirazione)
MUSCOLI DORSALI
Sono muscoli molto estesi a struttura laminare; i principali sono:
• trapezio: forma triangolare con la punta rivolta verso la colonna vertebrale ed i
due lati obliqui convergenti verso il cinto scapolare, interviene
nell’abbassamento ed innalzamento spalle e nell’ inclinazione della
testa.
• gran dorsale: abbraccia gran parte del dorso, origina dalla parte inferiore della
colonna vertebrale e dall’ileo e si dirige superiormente per inserirsi
sull’estremità prossimale dell’omero, che estende ed adduce.
• sacrospinale: muscolo erettore della colonna vertebrale, è situato
profondamente nel dorso e composto da tre fasci muscolari,
lunghissimo, ileocostale e spinale.
MUSCOLI DEL TRONCO
Anch’essi molto estesi, a struttura laminare e sovrapposti a diversi strati.
Si distinguono in muscoli del torace e dell’addome.
Muscoli del torace
• grande pettorale: a forma di ventaglio, origina dal cinto scapolare, si inserisce
sull’estremità prossimale dell’omero, adduce e flette il braccio.
• dentato anteriore: si inserisce anteriormente sulle prime 10 coste e
posteriormente sulla scapola concorre a sollevare le coste
durante l’inspirazione.
• diaframma: largo, impari, separa la cavità toracica da quella addominale.
Si inserisce sulle coste, sullo sterno e sulle vertebre addominali.
Quando si contrae si abbassa permettendo la dilatazione del torace
e l’immissione di aria nei polmoni (inspirazione), viceversa quando
si rilassa si alza permettendo la contrazione del torace per
l’emissione d’aria (espirazione).
Muscoli dell’addome:
I principali sono:
• quadrato dei lombi: ha forma rettangolare, copre la parete addominale
posteriore. Importante per la stazione eretta, permette
l’inclinazione della colonna.
• grande retto dell’addome: pari e piatto, situato anteriormente in zona
mediale, va dallo sterno al pube. Tra i 2 muscoli
contro-laterali si interpone una fascia connettivale
fibrosa detta linea alba.
Permette la flessione della colonna vertebrale in
avanti e comprime i visceri.
Lateralmente all’addome troviamo 3 muscoli principali:
obliquo interno, obliquo esterno e trasverso la cui funzione principale è quella
di comprimere i visceri entrando in funzione nell’emissione delle feci, delle urine
e nel meccanismo del parto.
MUSCOLI DEL CINTO SCAPOLARE E DEGLI ARTI SUPERIORI:
Comprendono i muscoli della spalla, del braccio, dell’avambraccio e della mano.
Muscoli della spalla
• deltoide: superficiale,di forma triangolare, si inserisce anteriormente alla clavicola e
posteriormente alla spina della scapola, permette l’allontanamento del
braccio dal tronco (abduzione dell’omero).
• sovraspinato, infraspinato e piccolo rotondo: vanno dalla scapola all’omero e
permettono la rotazione dell’omero
verso l’esterno.
• sottoscapolare e grande rotondo: consentono la rotazione dell’omero verso l’interno
ed i movimenti di adduzione.
Muscoli del braccio
•
•
bicipite, brachiale e brachioradiale: anteriori, flettono l’avambraccio sul braccio.
tricipite ed anconeo: posteriori estendono l’avambraccio sul braccio.
Muscoli dell’avambraccio
•
•
•
flessori della mano e delle dita e pronatori: in posizione anteriore ventrale
estensori del carpo e supinatori: lateralmente
estensori del carpo e delle dita: in posizione posteriore dorsale
Muscoli della mano
• eminenza tenar:
consentono il movimento del
pollice
• eminenza ipotenar:
consentono il movimento del
mignolo
• lombricali: (più superficiali)
consentono il movimento delle
tre dita centrali
• interossei: (più profondi)
allontanano e avvicinano le
dita dall’asse mediano della
mano
MUSCOLI DEL BACINO E DEGLI ARTI INFERIORI:
Comprendono i muscoli dell’anca, della coscia, della gamba e del piede.
Muscoli dell’anca
Sono muscoli che costituiscono una grossa massa muscolare, la cui tonicità
contribuisce all’armonia morfologica del corpo. Consentono i movimenti
fondamentali per la stazione eretta. Sono disposti a strati: i più grossi verso
l’esterno, i più piccoli verso l’interno.
I principali sono:
• grande gluteo: va dalla parte posteriore del bacino al femore formando
le natiche, è il muscolo più importante nell’estensione della
coscia (salire le scale, saltare)
• tensore fascia lata: partecipa al mantenimento della stazione eretta
• ileopsoas: decorre profondamente nella pelvi fino al femore, consente la
flessione dell’anca e impedisce che la parte superiore del corpo
cada all’indietro nella stazione eretta (posturale)
• medio e piccolo gluteo, piriforme e otturatore: situati più in profondità
importanti per la deambulazione.
Muscoli della coscia
Anteriormente troviamo:
• sartorio: è il muscolo più lungo del corpo umano, sottile e nastriforme,
attraversa obliquamente la coscia dalla parte anteriore della cresta
iliaca alla parte mediale della tibia, debole flessore della coscia,
interviene nell’assumere la posizione a gambe incrociate.
• quadricipite femorale: è molto robusto e consta di 3 muscoli vasti
(mediale, intermedio e laterale) e il retto del
femore. Termina con una massa tendinea che
ingloba la rotula e si fissa alla tibia. Consente
l’estensione della gamba sulla coscia come nell’atto
di calciare un pallone.
Lateralmente troviamo:
• gracile, lungo e grande adduttore e otturatore che fanno ruotare la coscia
lateralmente.
Posteriormente troviamo:
• bicipite femorale, semitendinoso e semimembranoso: originano dalla
tuberosità ischiatica e si inseriscono bilateralmente sulla parte prossimale
della tibia. Sono flessori della gamba sulla coscia.
Muscoli della gamba
• tibiale anteriore: posto anteriormente, origina dall’estremità superiore della
tibia e si inserisce tramite un lungo tendine sulle ossa del
tarso, determina la dorsiflessione e l’inversione del piede.
• muscoli peronieri: gruppo di 3 muscoli laterali che dal perone vanno
medialmente alla pianta del piede, abducono il piede e
lo fanno ruotare all’esterno
• gastrocnemio (o tricipite della sura): formato da 2 ventri che originano dal
femore e da un ventre che si diparte dalla tibia i quali
confluiscono nel tendine di Achille che si inserisce sul
calcagno. Consentono l’estensione del piede.
Sotto a questo muscolo troviamo i muscoli flessori delle dita (flessore
comune delle dita, flessore dell’alluce e tibiale posteriore).
I PUNTI CHIAVE DELLA POSTURA ERETTA
Il mantenimento della stazione eretta è un complesso meccanismo garantito
da un perfetto bilanciamento di forze realizzato da diverse strutture
anatomiche coinvolte.
La colonna vertebrale svolge un ruolo importante di sostegno meccanico
grazie alle curvature fisiologiche, la cui stabilità è garantita dai legamenti tra
le vertebre, ma sono il bacino, il ginocchio ed il piede a sopportare gli stress
meccanici maggiori e sono le strutture anatomiche più modificate
dall’evoluzione.
Il bacino, acquistando una funzione di sostegno è diventato una struttura
singolarmente robusta in cui ileo, ischio e pube si fondono articolandosi
saldamente alla colonna vertebrale con la funzione di mantenere l’equilibrio
statico della colonna.
L’articolazione dell’anca tra testa del femore ed acetabolo (coxofemorale)
risolve grossi problemi statici e dinamici essendo consolidata e mantenuta in
sede da cartilagini, forti legamenti e muscoli. La funzionalità è data dalla
precisa architettura ed inclinazione dei capi articolari.
L’articolazione del ginocchio svolge anch’essa pesanti funzioni statiche e
dinamiche sostenendo e muovendo il corpo. La stabilità è mantenuta dai
legamenti collaterali mediani, dai fasci della capsula, dai legamenti crociati,
inoltre il menisco aumentando la superficie di scarico del femore sulla tibia
contribuisce a dare stabilità.
Infine, per ammortizzare i colpi, nel ginocchio, nel malleolo, nel tallone e nelle
articolazioni maggiori, si trovano le borse, piccole sacche contenenti un
liquido viscoso detto sinoviale, interposte tra muscoli ed articolazioni, che
consentono la massima mobilità a questi elementi, riducendo gli attriti.
L’ articolazione tibiotarsica della caviglia consente di scaricare il peso del
corpo sulle arcate plantari del piede dove la stabilità è mantenuta dal
continuo impiego dei muscoli gastrocnemio e soleo.
Il piede perduta la funzione prensile è divenuto sia un appoggio a tre punte
sia un meccanismo di movimento che funziona come una leva ingigantendo la
forza propulsiva della gamba: muovendosi, la volta degli archi plantari si
appiana e si risolleva, distribuendo il peso su tutto l’arco esterno del piede.
Scarica