Diapositiva 1 - Emanuela Coppola - Psicologa, Psicoterapeuta a

TERRITORI IN CONTROLUCE:
RICERCHE PSICOLOGICHE SUL
FENOMENO MAFIOSO
A cura della dott.ssa Emanuela Coppola, dottoranda
di Ricerca in Scienze Psicologiche, membro del
gruppo di ricerca sulla Psicologia del Fenomeno
Mafioso.
Studi psicologico-clinici sul fenomeno mafioso
• La psicologia clinica si propone la comprensione
della persona nella sua naturale (culturale)
complessità, nelle sue continue trasformazioni,
nella sua inevitabile inclinazione relazionale.
• Essa prescrive la presa in carico del disagio
(nell’incontro con l’individuo, con i gruppi, con le
istituzioni) all’interno di una situazione complessa
che non è necessariamente confinata nei setting
classici.
• Da anni, la ricerca psicologico clinica condotta
dall’ateneo palermitano si propone di studiare la
mafia da diverse angolature: il mondo interno
dell’uomo d’onore, gli assetti relazionali e
psicopatologici delle sue matrici familiari, la mafia
del mondo interno.
• Con quest’ultima s’intende quegli aspetti dello
psichismo territoriale siciliano che, per ragioni
storiche e antropologiche, sostengono
inconsciamente la presenza e la prepotenza
mafiosa.
• La psiche mafiosa organizza in modo “patologico”
le relazioni tra individuo-famiglia-società,
all'interno di campi mentali che concepiscono una
visione forte della famiglia e debole del sociale (Lo
Verso G., Lo Coco G., 1999).
• La cultura mafiosa non facilita il riconoscimento
dell’identità e dei bisogni dell’altro, ostacolando la
valorizzazione della differenza come fonte di
ricchezza.
• Fino a qualche anno fa, la prospettiva impiegata
per la lettura del fenomeno mafioso è stata di tipo
macroscopico, studiando lo psichismo mafioso e la
cultura mafiosa in modo indifferenziato per tutta
la Sicilia.
• In psicologia clinica spesso, la comprensione
sopraggiunge spinta da elementi contingenti
(serendipità) emergenti sul campo. È così che, nel
corso delle nostre ricerche-intervento, abbiamo
messo a punto ed impiegato un taglio ossorvativo
di tipo micro-contestuale.
• Ne è derivata l’attenzione agli specifici territoriali
del modo in cui Cosa Nostra influenza e controlla le
realtà locali.
Il territorio è quello spazio etnico-abitativo solcato da
percorsi abitudinari, codici impliciti, consuetudini
sedimentate; qui un sottofondo di metriche dialettali e
gestualità accennate scandisce silenziosamente la storia
ambientale e affettiva di un luogo.
• In questo spazio un complesso di relazioni inter e intra-umane, cioè
internazionali e psichiche, è in costante rapporto con particolari
strutture ambientali attraversate da una circolarità evolutivamente
interattiva tra la mente e il contesto (Napolitani, 2006).
• La mente, infatti, nel descrivere l’ambiente, non solo dà una definizione
al mondo ma contemporaneamente si descrive e si definisce, perché il
sistema-ambiente agisce e retroagisce su essa. Le manipolazioni
cognitive, percettive, emotive eseguite dalla psiche sul mondo sono
informate e modulate dagli elementi contingenti e sempre emergenti
dal contesto.
• L’uomo e il suo territorio dunque si appartengono e si
co-costruiscono.
• Per tale ragione, l’esplorazione conoscitiva di fatti umani non
può prescindere dalla scrupolosa osservazione del contesto e
quindi sorretta dalla consapevolezza epistemologica e
metodologica che qualsiasi fenomeno è antropologicamente
connotato, nonché geograficamente e storicamente regolato.
• Da queste premesse, è possibile avviare una riflessione sulla
necessarietà di senso del contesto che spinge ad analizzare i fatti
umani nello specifico contenitore ecologico, in quello spazio che
ne detiene il senso più profondo perché ogni cosa è, in realtà,
definita nel e dal proprio dominio di appartenenza (Ceruti, 1981).
• Nello studio delle manifestazione più propriamente
antropologiche del comportamento umano, quale è la
fenomenologia mafiosa, è indispensabile rivolgersi ad una
“geografia umana”, il cui nodo centrale è l’incontro fecondo tra
l’individuo e il suo territorio. Osservare da vicino questo
connubio può rappresentare un espediente strategico al fine di
definire lo stato dell’arte sull’umano e sulle produzioni umane, in
particolare su quelle che favoriscono patologia sociale come
Cosa Nostra.
• Il paradigma epistemologico, cui qui si fa riferimento, è quello
che prende le mosse dalla teoria della complessità (Morin,
1984), in cui il classico rapporto di neutralità disgiuntiva tra
osservatore, campo di osservazione e oggetto osservato è
scalzato dalla esplicitazione dei processi di reciproco
influenzamento che intercorrono tra queste tre unità del
conoscere.
• Il principio scientifico della complessità coincide con
l’esplicitazione del campo di legami necessari che definiscono
il senso unico del rapporto tra il fenomeno indagato e il
proprio irriducibile dominio di appartenenza.
• Ciò significa che è indispensabile chiarire il senso unico che
un fenomeno acquisisce proprio in virtù del fatto che è
collocato e strettamente interconnesso a quel contesto.
• Al fine di offrire una definizione più precisa e puntuale a tali
speculazioni epistemologiche, si è scelto un termine che
sintetizza la molteplicità di fattori che ricadono in un
territorio, connotandolo: il topos, una sorta di unità di misura
simbolica.
I topoi sono al contempo i territori reali, assunti nelle specifiche
denotazioni morfologiche, e luoghi mentali, convergenze di
dinamismi psichici, storici e antropologici che assemblano
arcipelaghi di significati e unici accadimenti transpersonali.
Nei topoi si incontrano e si saldano estensioni fantasmatiche e
connotazioni fattuali del territorio che configurano un insieme di
intersezioni, basilare per cogliere la complessità del fenomeno
mafioso. Le dimensioni emozionali e immaginifiche del territorio
rappresentano un dato imprescindibile, nella misura in cui la
fantasia interpreta la realtà come, di converso, la realtà
interpreta la fantasia.
• La mafia sta tutta dentro il territorio, nella sua materica
opacità, dentro i suoi miraggi e misteri alla cui costruzione e
alla cui legittimazione partecipa costantemente
• Più in generale possiamo ritenere il topos, come unità di
misura del contesto, non un costrutto che origina da una
prospettiva di pensiero positivista, esso si pone, in realtà, al
di là dalle derive evoluzioniste e deterministiche che seguono
il principio del progressivo miglioramento adattivo.
• Il topos è un fenomeno emergente che fotografa un
movimento di creazione occasionale, quello scaturito
dall’incontro tra i vincoli e le possibilità di un contesto. La
rappresentazione mentale e topologica di un territorio è
frutto di congiunzioni storiche, di intersezioni mai
predeterminate tra sistemi evolutivi che instaurano
reciproche compatibilità (Ceruti M., Lo Verso G., 1998).
• I Tutto questo è vero specialmente se intendiamo studiare
oggetti propriamente radicati nel territorio e che esattamente
da questo derivano la loro struttura e il loro contenuto, come è
per la mafia e il pensiero mafioso.
•L’ambizioso progetto,promosso da queste ricerche, è quello
di studiare, attraverso una preliminare analisi clinica degli
psichismi territoriali, le specificità antropo-psichiche di un
contesto e articolare un pensiero critico-trasformativo che
presti parola al desiderio di cambiamento presente nelle aree
territoriali pregne di antroposichismo mafioso.
Il modello gruppoanalitico soggettuale
• la gruppoanalisi soggettuale descrive un’articolata elaborazione
dell’architettura del Sé che concepisce l’uomo divaricato, nel suo farsi
storia, tra universi individuali e collettivi. L’individuo è teoricamente
descritto come il nodo di una rete transpersonale di connessioni simboliche
tra mondo interno e mondo esterno, tra passato e presente
• l’assoluta pertinenza di questo modello per lo studio del pensiero mafioso
è legittimata dall’integrazione tra dimensione antropologica e intrapsichica
che permette di penetrare la matrice di pensiero inconscia che sostiene
psichicamente una realtà criminale come Cosa Nostra, storicizzata,
radicata nel territorio e compenetratasi, in modo invasivo e parassitario,
con l’humus culturale della Sicilia.
La psiche mafiosa: bussole e lenti di
ingrandimento per orientarsi nel
mondo di Cosa Nostra
• Identità
• Famiglia
• Cultura
Identità
• Nell’immaginario collettivo i mafiosi vengono rappresentati come
uomini forti, sprezzanti del pericolo, crudeli, immuni da ogni forma di
sentimentalismo.
• In realtà, il mafioso sembrerebbe costituito, a livello psichico profondo,
da un’identità debole bisognosa di protezione e tutela da parte di
un’organizzazione potente, Cosa Nostra appunto, che, offrendo risposte
psicologiche alle esigenze di identificazione, risulta vincente proprio in
virtù della sua configurazione sovraindividuale che illusoriamente
irrobustisce le identità dei suoi adepti.
• Si tratta di un’illusione perché la forza di questa identità organizzativa si
fonda sulla negazione della soggettività dei componenti che assumo
dogmaticamente i modelli comportamentali, gli obiettivi, i riferimenti
valoriali di Cosa Nostra: qui non c’è spazio alcuno per la diversità su cui,
invece, dovrebbe fondarsi e costruirsi l’identità personale.
 Essere blindato in un fondamentalismo psichico è l’elemento centrale del
pensiero mafioso e la condanna psichicamente più severa che pesa sull’uomo
d’onore.
 La mente fondamentalista, in questa accezione, è quel particolare sistema
psico-antropologico che non può essere messo in discussione, “ri-pensato”,
non sottoponibile a dis-organizzazione alcuna, pena la perdita dei suoi aspetti
definitori e la conseguente disfatta. Essere dentro una psiche
fondamentalista equivale a non essere una persona con la sua soggettività,
ma una sorta di replicante del mondo che lo ha “con-cepito”.
 L’uomo d’onore rinnega la capacità di critica e quasi automaticamente pensa
solo ciò che Cosa Nostra autorizza a pensare; prova persino emozione ed
affetti come gli è stato “in-segnato” dalla famiglia d’origine prima e dalla
cultura e dall’organizzazione mafiosa poi. (Lo Verso G., 2002). In questo modo
l’organizzazione si conserva nel tempo.
• Ovviamente i mutamenti imposti dalla globalizzazione del mercato, dalla
tensione omologante dei nuovi stili culturali hanno avuto un impatto sul
mondo mafioso, certamente è cambiato il contesto operativo in cui la mafia
esercita il suo potere criminoso che per buona parte fa leva sulla costruzione
di network imprenditoriali sia in ambito locale che internazionale.
• Da un punto di vista psico-relazionale ciò che oggi sembra marcare il mondo
occidentale è la smagliatura dei nessi psichici connessa alla dissolvenza dei
legami sociali (Ferraro, Lo Verso, 2007). Non solo si è sempre più spesso soli,
ma la solitudine diventa interna, diventa vuoto psichico perché a perdere
forza e vigore sono i nuclei identificatori.
• C’è da chiedersi come tutto questo sia stato fronteggiato dalla
organizzazione mafiosa.
• La cellula fondamentale e fondante di Cosa Nostra torna ad essere la
famiglia in una dimensione significante ancora più accentuata che in passato.
Quando non è più possibile fidarsi di nessuno, nemmeno degli affiliati, la
famiglia in senso stretto è l’unico posto sicuro.
Famiglia
La famiglia in questa prospettiva non è intesa semplicemente
come un insieme di relazioni tra persone e tra regole e ruoli, ma
soprattutto come ambiente psicologico, come una matrice di
pensiero: l’identità personale viene a definirsi affettivamente
attraverso un processo complesso ed inconscio di
mentalizzazione ed introiezione degli strumenti di pensiero
dell’organizzazione antropologica di cui si fa parte.
La ricerca ha individuato, nella costruzione dello psichismo
mafioso siciliano, proprio la presenza di una sottostante
matrice familiare qualitativamente satura che impedisce lo
sviluppo soggettivo attraverso l’inibizione del processo di
simbolopoiesi e la replicazione dogmatica del “già pensato
familiare” (Menarini R., Pontati C., 1986).
La presenza di una matrice familiare satura non permette
all’individuo di pensarsi diverso dalla medesima causando una
predominanza fantasmatica del passato che rende molto
instabili i confini fra mondo interno e pensiero familiare
(Nucara G., Pontalti C., Menarini R., 1995).
L’uomo d’onore, ponendo la famiglia al centro dei suoi obiettivi
materiali e dei suoi interessi esistenziali, la rassicura
dell’attaccamento ad essa e così s’assicura la protezione di cui
ha bisogno per vivere. In questo modo egli si garantisce
l’esistenza attraverso l’esistenza della famiglia
È nel comportamento quotidiano, nel vivere comunitario, che
l’individuo massimizza sempre i possibili vantaggi della propria
famiglia perché risponde inconsciamente all’intenzionamento
familiare.
Cultura
• La comprensione di un possibile intreccio tra cultura mafiosa e cultura
siciliana, seguendo un vertice di indagine psicodinamico (Jervis, 1993),
attraverso numerose ricerche e studi di taglio teorico ed empirico, ha
trovato inquadramento nella definizione del fenomeno mafioso non solo
come sistema criminale, ma soprattutto come organizzazione “psicoantropo-culturale”.
• Cosa Nostra ponendosi in contiguità con la sicilianità ha operato una
sistematica strumentalizzazione dei valori cardine di questa cultura per
conseguire i suoi fini di potere e di denaro.
• ottenendo così un duplice risultato: mimetizzarsi per confondersi con
l’humus culturale che le fa da sfondo e riscuotere consenso sociale.
• Temi culturali: protezione, dono-obbligo, rispetto, diffidenza, sacralità
della famiglia
• Cosa Nostra si serve strumentalmente delle varie indigenze economiche
e infrastrutturali in cui la Sicilia versa, nonché delle debolezze
psicologiche di una antropologia paranoica e pessimistica per imporsi
come realistica alternativa economica e sociale.
• Cosa Nostra è un’organizzazione criminale che, in maggior misura
rispetto ad altri organismi devianti, ha fondato la sua specificità su una
relazione forte con il contesto siciliano; un legame saldato su un oscuro
sodalizio tra esercizio criminoso del potere e vulnerabilità territoriali.
• Cosa Nostra ha attecchito in un terreno scavato dall’antica cultura
siciliana di stampo parassitario, nel tempo essa ha contribuito ad
esasperarla, diffondendola in molti comparti del sistema sociale e nella
psicologia delle comunità in cui opera.
• Il ruolo sopravvivenziale ricoperto dalla famiglia in Sicilia sembra aver
lentamente impregnato la politica di una tipologia di cultura familiare
che per eccellenza svolge funzioni d’accudimento primario: una modalità
primitiva di organizzare le relazioni che ricalca precisamente la
sollecitudine materna.
• Uno degli effetti maggiori di questa ibridazione culturale tra la famiglia e
il sociale è quello di avere lentamente espropriato la dimensione politica
della vita comunitaria per sacrificarla sull’altare affettivo e pseudorelazionale del familiare: non esistono altri modi di essere nella polis,
ideologie, reti sociali, associazioni, identità politiche, in Sicilia, specie
nella zona occidentale, tutto sembra pervaso dal simbolismo materno.
• La stessa amministrazione delle attività pubbliche è scandita da un
intreccio clientelare di crediti e di debiti che simula la processualità delle
trasmissioni trasgenerazionali delle reti familiari e che per tale ragione
ha un potere vincolante e necessitante per l’esistenza del singolo in un
sistema (Schutzenberger, 1993).
L’obiettivo generale della ricerca è quello di favorire la comprensione degli
aspetti psicodinamici legati al fenomeno mafioso ed, in particolare,
approfondire l’analisi del funzionamento mentale dei soggetti che vivono
in un territorio attraversato da specifiche sedimentazioni psicoantropologiche connesse alla presenza dell’organizzazione criminale. In
questo senso, si intendono studiare le caratteristiche del pensiero
mafioso, considerato come frutto dell’interiorizzazione di modelli
comportamentali e psichici in una tipicità contestuale. In generale, ci si
propone da un lato di accrescere la conoscenza del fenomeno mafioso
attraverso un vertice psicologico-clinico e dall’altro di definire strumenti
adeguati per la comprensione dello stesso. Obiettivo operativo è quello di
implementare modelli per il cambiamento e interventi di sviluppo
territoriale.
Gruppi di elaborazione clinico-sociale
Si tratta di un gruppo a conduzione psicodinamica che consente l’emersione
di memorie, vissuti, emozioni, associazioni su un tema particolare;
quest’ultimo non è semplicemente un argomento di discussione consapevole
come avviene nei focus group ma è un arcipelago di significati infinitamente
estensibile perché i nessi e il senso sono ricercati più su un registro
emozionale che su quello informazionale.
La costruzione dei gruppi ha seguito una modalità non strutturata, centrata
sulla volontaria adesione dei cittadini, che hanno preso parte a quattro
gruppi, realizzati nell’anno 2006, ciascuno condotto da un esperto
gruppoanalista e da due osservatori che hanno audio-registrato le narrazioni
emerse dai gruppi, successivamente sbobinate.
Analisi dei dati
Si è proceduto alla trascrizione delle audio registrazioni,
attraverso il codice di Mergenthaler E. (1992). Per l’analisi e
l’elaborazione di questi testi è stato adottato il metodo
induttivo, con riferimento alla Grounded Theory. L’analisi
informale del processo gruppale è stata finalizzata alla
definizione delle unità più adatte ad inquadrarlo ed
interpretarlo, ovvero delle categorie tematiche. Vista la
complessità delle narrazioni e dei temi estrapolati dalla
siglatura dei trascritti si è fatto ricorso alla visualizzazione
dalle aree tematiche affrontate in gruppo attraverso delle
mappe tematico-concettuali.
LE FORME DELLA SOMMERSIONE MAFIOSA:
INVISIBILITA’ E MISCONOSCIMENTO
DISLOCAZIONE NELLO SPAZIO
COSIFICAZIONE E
PERMANENZA
DELL’OGGETTO
DERIVE STORICHE
E LOGISTICHE
MITO DELLE ORIGINI
RINNEGAMENTO
NEGAZIONISMO CIRCA
L’ATTUALE PRESENZA
DELLA MAFIA
INVASIONE DELLO
SPAZIO DOMESTICO E
COMUNITARIO
CONFUSIONE
TRA MAFIA E
CULTURA
MAFIOSA
ESTRANEO
CIRCOSPEZIONE
PER LA
DIFFERENZA
DIFFIDENZA PER IL
POTERE CENTRALE
Mappa 1: Marsala
• Cosa Nostra strumentalizza il mistero, la reticenza, la
modestia e il non protagonismo siculo quindi l’invisibilità
sociale per i suoi fini. Tra questi, obiettivo tenacemente
perseguito dall’organizzazione è stato quello di diffondere la
paura attraverso un lavorio di sottile intimidazione.
• Dalle sessioni di gruppo si rintraccia, infatti, un ricorsivo
distanziamento emotivo e un depotenziamento affettivo del
fenomeno che viene razionalizzato e incapsulato nella
dimensione spaziale per mezzo di collocazioni storiche e
geografiche di Cosa Nostra
MOLTIPLICAZIONE DEGLI SPETTRI
MAFIOSI
PRESENZA
INAFFERRABILE
E DILAGANTE
MISTERO
PAURA
CONSENSO
REALISTICA ALTERNATIVA
ALLO STATO
LAVORO
PROTEZIONE
SOCIALE
RICADUTE
FATTUALI
RISVOLTI
PSICHICI
RISPETT
RISPET
O
TO
Mappa 2: Marsala
• La traslazione inflessibile e inflazionata del Noi famiglia in tutte le altre
dimensioni esistenziali è il sintomo di una patologia culturale connessa al
sentire mafioso.
• Nella dimensione mafiosa i doni diventano obbligazioni nei confronti di
chi ha erogato il favore. Colui che ha ricevuto il dono sa che prima o poi
qualcuno pretenderà un riconoscimento e tornerà a riscuotere la sua
quota: nell’ortodossia mafiosa il favore si ricambia sempre.
• La richiesta, rivolta all’organizzazione mafiosa, di trovare soddisfazione
ad un bisogno è mossa dal riconoscimento di autorità e potere delle fonti
donative, che per certi versi è ciò che avviene nella grammatica dello
scambio tra le generazioni.
SOVRANITA’ FAMILIARE
E ASSERVIMENTO SOCIALE
PSEUDO-AFFETTIVITA’
INTRECCIO CREDITI - DEBITI
POLITICA ANCILLARE
RAGGIUNGIBILITA’
RICONOSCIMENTO
DI POTERE
GARANZIE
LEALTA’
RICATTO
CULTURALE
SODDISFAZ.
DI BISOGNI
DEGENERATIVA
MODALITA’
NEGOZIALI
E
STRUMENTA
LI
ASSENZA DI
TENSIONE
GENERATIVA
PER IL
SOCIALE
Mappa 3: Marsala
• Si riscontra una sorta di vassallaggio del sociale che viene immolato per il
benessere e per il trionfo assoluto del familiare.
• Sembra che nel pensiero marsalese tutto vada declinato sul piano
affettivo relazionale, non esistono altri modi di essere nella polis,
ideologie, reti sociali, associazioni, appartenenze politiche tutto è
pervaso dal simbolismo familiare
• Nessun accenno a ideologie politiche o a eventuali futuri programmi
partitici, la focalizzazione è sulla pseudorelazione, sul contatto, sulla
prossimità, sulla familiarità e complicità, un legame che ha quasi il sapore
di rapporto filiale, familiare, pseudoaffetivo. Si tratta di una utilizzazione
reciproca, un mercanteggiare potere in cambio di accudimento e
riconoscimento personale, tutto mascherato da una finta convergenza
politica.
MAFIA IN FILIGRANA
INACCESSIBILITA’
COUNUNICATIVA
SILENZIO
CONVERSAZION
I CHIUSE
FUGA EMOTIVA
RICERCA
DELLA
VERITA’
NARRAZIONI
SPURIE
PAURA
STRANIE
R
COMPARSA
DEL
MITO
IMMAGINARI
OSCURI
Mobilitazioni
emotive
SCENARI
IMMAGINIFIC
APPARTENENZE CULTURALI
INCONTRO CON LA REALTA’
MAFIOSA
MINACCIA
VERGOGNA
RADICI CULTURALI
DEL DONO
SCAMBIO
INGABBIANTE
VOTO POLITICO E
VOTO
RELIGIOSO
PAURA
IDENTIFICAZIONE CON
L’AGGRESSORE
CONFLITTUALITA’
STORICIZZAZIONE
E SCONTRO
GENERAZIONALE
Mappa 4: Campobello di Mazara
• Si respira un clima di inquitudine e allarme che sembra tradire la
preoccupazione dei componenti del gruppo.
• Fughe emotive: silenzio, chiusura, uso del dialetto
• Questo potrebbe significare che esiste un tentativo di “proteggere” il
proprio territorio, i segreti riposti in quei luoghi, la storia di quella
comunità dallo sguardo curioso e indagatore dello straniero.
• Emersione incontrollata di narrazioni, storie personali e familiare,
racconti quotidiani che provocano uno sbilanciamento comunicativo
rispetto alla prima fase di silenzio. Tali episodi comunicazionali vengono
definiti nella mappa come narrazioni spurie, illegittime, in qualche modo
non giustificate da un punto di vista psicologico perché
contenutisticamente eccedenti ma a cui non corrisponde un’uguale
significatività nel corollario emotivo che le accompagna. In altre parole è
comunque una fuga emotiva (vedi mappa).
Mappa 5: Campobello di Mazara
• Affiorano racconti di contatto diretto con la mafia, durante i quali anche il
clima emotivo si riscalda segnato da vissuti di rabbia, vergogna e dalla
sensazione di essere costantemente sotto lo scacco di una minaccia
incombente.
• La ricerca di una specificità culturale si estende nel rintracciare criteri
discriminativi finanche tra Palermo e Campobello di Mazara come se il
tema del dono (Cole, 1996; Mantovani,1997) fosse diventato il compasso
che segna il perimetro, anche microscopico, di ogni provincialismo
territoriale.
• Compare l’associazione con “il voto” inteso nelle due accezioni, quella
politica e quella religiosa. È interessante notare quanto tutto questo sia
strettamente intrecciato all’antropologia siciliana: tanto al santo cui viene
offerto il voto quanto al politico viene attribuito il potere di direzionare le
vicissitudini esistenziali.
RIAPPROPRIARSI PSICHICAMENTE
DEL TERRITORIO
CONFRONTO CON IL
MONDO ESTRENO
ATTIVAZIONE
EMOTIVA
ANGOSCIA
OSTILITA’
AGGRESSIVA
PARANOIA
CONNESSIONI
TRANSGENERAZIONAL
I
VITA-MORTE
PASSATOFUTURO
ABITABILITA’
DELLO
SPAZIO
TERRITORIAL
E
Mappa 6: Campobello di Mazara
• le difficoltà comunicative in cui si sono imbattuti i partecipanti riguardano
una specifica simbolizzazione emotiva, antropologicamente connotata,
circa la libera espressione di contenuti connessi alla mafia. In questo
senso, ascoltando i racconti degli intervenuti, è come se si attivasse una
sorta di equazione simbolica tra la parola “mafia”, o affini, e un qualche
oggetto persecutorio interno, impersonato da un possibile uditore in
agguato. Di qui la necessità di chiudere le finestre, di abbassare la voce o
di spostarsi in un angolo: tutte evidenze comportamentali raccontate dai
membri del gruppo.
• la necessità di riconnette le generazioni, fornendo quel raccordo tra
passato e presente che permette lo slancio nel futuro e la fondazione di
una nuova progettualità di mondo all’interno di un dato contesto
territoriale.
• I gruppi hanno riportato esperienze di minacce vissute, soprattutto
indirettamente, con conseguenti sentimenti abbandonici da parte dello
Stato e della Giustizia. Emerge in modo prepotente questo sentirsi
“abbandonati a se stessi” dallo Stato mentre si intravede una realistica
alternativa istituzionale in Cosa Nostra, vissuta come ricettacolo di
rispetto, garanzia e protezione (mappa 2).
• Tanto a Marsala quanto a Campobello, l’impossibilità di parlare, di dire, di
raccontare, come coartazione della parola e dunque del pensiero è stata
superata quasi per mezzo di un graduale procedimento metonimico: il
concreto per l’astratto (mappa 1, mappa 4).
• Nei gruppi svolti a Campobello di Mazara sembra particolarmente
emblematica l’immagine della trincea, dei tanti muri di cinta che
contrappuntano gli aspri orli costieri (mappa 4). Lo straniero, l’Altro-dame è una minaccia da cui è necessario difendersi o che bisogna espungere
non riconoscendolo, rimandandogli psichiacamente tutta la sua
estraneità che si trasforma in alienazione (si pensi ad esempio all’uso del
dialetto); la sua pericolosità deriva dal fatto che lo straniero rappresenta
simbolicamente i più potente propulsore di cambiamento, che riapre le
porte della patria e guarda cose note in modo totalmente nuovo (mappa
4).
• La specificità culturale e atropo-psichica del pensiero marsalese è la
commistione a volte confusa tra antico e moderno, tribale e futuristico,
tradizionale e globalistico. Questa camaleonticità è prossimale alla
competenza trasmutativa di Cosa Nostra che muta nel tempo
adattandosi ai nuovi equilibri ma conservando un nucleo arcaico e
primordiale. Dopotutto se il topos della cultura marsalese è il porto,
quanto detto sulla contraddittorietà del pensiero e degli stili di vita è
coerente con il simbolo del porto; quell’insenatura costiera in cui vecchio
e nuovo, conosciuto ed estraneo si mischiano, confliggono e si
combinamo, come spesso accade nel Mediterraneo.