La maturazione delle cellule B
Riepilogando, la monospecificità è data dal meccanismo dell’esclusione allelica.
Abbiamo due fasi nella produzione di anticorpi: una fase è antigene indipendente ed una fase è
antigene dipendente. Inizia a livello embrionale per continuare, poi, per tutta la vita. Inizia nel sacco
vitellino e nel fegato fetale. Successivamente il fegato fetale perde l’attività linfopoietica e questa
viene assunta, invece, dal midollo osseo che per tutta la vita continuerà a produrre anticorpi. La
maturazione della cellula B risente dell’influsso stromale (cioè delle cellule stromali che sono
presenti nel midollo osseo) e avviene in due modi: nelle fasi precoci avviene mediante un diretto
contatto tra la cellula stromale e i progenitori midollari, indotto da molecole di adesione; nelle fasi
tardive, la presenza di fattori di crescita influenzerà l’iter maturativo della cellula B. Quindi il primo
contatto avviene attraverso delle molecole di adesione ed esattamente il CD44 espresso nel
progenitore va ad interagire con l’acido ialuronico presente nella cellula stromale. Un’altra
molecola di adesione è il VLA4 che va ad interagire con un ligando che si trova sulle cellule
stromali. Questo primo contatto induce, nella fase Pro-B, l’espressione di un altro marcatore di
superficie che si chiama C-KIT. Il C-KIT è dotato di attività tirosin-chinasica e va ad interagire con
il fattore delle cellule staminali CSF (espresso sempre sulle cellule stromali). Quando il C-KIT
interagisce con il fattore delle cellule staminali CSF vengono attivate le tirosin-chinasi e così il
progenitore Pro-B può continuare il processo di maturazione e passare dallo stadio Pro-B allo stadio
Pre-B. Inoltre l’interazione tra il C-KIT e il CSF porta all’espressione di un recettore per l’
interleuchina-7. L’interleuchina-7, che è un fattore di crescita, nello stadio Pre-B andrà a legarsi al
proprio recettore. Quando questo legame interleuchina7-recettore avviene, allora nella cellula Pre-B
avremo una diminuzione di queste molecole di adesione e la cellula Pre-B non ha più bisogno
dell’influsso delle cellule stromali. Così la cellula Pre-B si distacca dal microambiente stromale ma,
per potere completare l’iter maturativo della cellula B è ancora indispensabile l’interleuchina-7, che
permette alla cellula di dividersi e quindi di proliferare.
Abbiamo detto che l’iter maturativo della cellula B è caratterizzato dal meccanismo del
riarrangiamento: analizziamo, quindi, come si muove nei diversi stadi tale riarrangiamento.
A livello germinale (quindi nel genoma) c’è il progenitore che non esprime niente: né marcatori di
superficie, né proteine… I geni che codificano per la catena pesante e per la catena leggera si
trovano ancora a livello del genoma (nel progenitore). Man mano che questo progenitore risente
dell’influsso stromale allora comincia il riarrangiamento DJ. Ricordiamo che la catena che per
prima viene ad essere riarrangiata è la catena pesante, codificata dai geni VDJ. Per potere essere
sintetizzata necessita di due riarrangiamenti: il primo riarrangiamento è il DJ ed avviene nello stadio
Pro-B, mentre i geni della catena leggera si trovano ancora in configurazione germinale (non
riarrangiati). Nello stadio tardivo l’unità funzionale DJ si va a legare ad uno dei tanti esoni variabili
V ed abbiamo, così, il gene funzionale VDJ. Ancora una volta, nello stadio Pro-B, i geni della
catena leggera non si sono riarrangiati (nello stadio Pro-B manca una molecola di superficie). In
tutti questi stadi precoci sono attivi i geni RAG1 e RAG2, che codificano per le ricombinasi; sono
attiva la desossiribonucleotidiltransferasi che permette l’aggiunta dei nucleotidi N e P. Ma ancora
abbiamo solo le catene pesanti. Il passaggio allo stadio Pre-B è caratterizzato dal passaggio di
catene μ intracitoplasmatiche. Perché nello stadio Pre-B si formano le catene μ? Perché l’esone più
prossimo all’unità funzionale VDJ è l’esone μ. Queste catene μ si sistemano in dimeri nel reticolo
endoplasmico. La maggior parte di questa catene μ vengono legate al reticolo endoplasmico dalle
chaperonine che legando i dimeri di catene μ al reticolo endoplasmico, lo inattivano. Ma una
piccola parte di queste catene μ si porta in superficie e si assembla ad una catena invariante, che è
un surrogato di catena leggera. La catena invariante è formata da due proteine: dalla proteina VPreB (che è l’analoga della porzione variabile della catena leggera) e dalla proteina λ5 (che sostituisce
la porzione costante della catena leggera). Così dall’assemblaggio del dimero μ alla catena
invariante nasce il recettore Pre-B. Tale recettore Pre-B è importante per due motivi: l’espressione
di questo recettore consente alla cellula B di proliferare; inoltre questo recettore è un meccanismo di
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check-point, di blocco. Cioè a questo stadio Pre-B l’iter maturativo si arresta per consentire alla
cellula Pre-B di verificare che almeno un allele sia stato riarrangiato in modo produttivo.
Questo recettore è espresso temporaneamente ed una volta che si è stabilito che tutto funziona
correttamente, la catena invariante cessa di essere sintetizzata e così questo recettore invia un
segnale al cromosoma che codifica per la catena leggera (cromosoma 2 o cromosoma 22) ed inizia,
quindi, anche il riarrangiamente delle catene leggere. Nello stadio di cellula B matura avremo,
allora, la comparsa di un primo marcatore di superficie che è l’IgM di membrana.
Comunque, prima che la cellula B maturi, è necessario un altro controllo: il Controllo
dell’autoreattività. Tutti i linfociti B che portano recettori ad alta affinità per autoantigeni vengono
ad essere deleti a livello centrale; subiscono un meccanismo di selezione negativa che prende il
nome di delezione clonale. Vediamo cosa vuol dire questo concetto in altre parole. Tutti gli antigeni
del nostro corpo sono presenti mentre la cellula B matura. Quindi questa deve essere tollerante nei
confronti di questi antigeni (noi siamo una bomba di antigeni in quanto presentiamo numerosissimi
tipi diversi di proteine). Come facciamo allora a proteggerci in modo che il nostro sistema
immunitario non si scagli contro le nostre proteine? Bene, a proteggerci da un simile attacco del
sistema immunitario interviene il meccanismo della delezione clonale, cioè a livello dello stadio
della cellula B matura si ha il controllo dell’autoreattività. È da notare che il meccanismo della
ricombinazione è casuale e quindi potrebbe maturare un recettore che riconosce i nostri costituenti;
la cosa sarebbe davvero molto pericolosa se non ci fosse un blocco poiché noi non
sopravviveremmo. Allora a livello dello stadio della cellula B matura il meccanismo della delezione
clonale fa si che tutti i linfociti B portanti recettori ad alta affinità per autoantigeni (self) muoiano
per apoptosi. Per autoantigeni si intende tutte quelle proteine, quelle glicoproteine che si trovano
normalmente esposte sulle membrane delle nostre cellule. Tutti gli antigeni solubili, circolanti nel
sangue rendono la cellula B anergica (non funzionante). Questi antigeni sono piccoli e non sanno
legarsi alle cellule B che quindi non vanno in apoptosi. Nonostante ciò, le cellule B riconoscono tali
antigeni e si inattivano e diventano anergiche (perché???). Nonostante questo meccanismo di
controllo, alcune cellule B sfuggono al meccanismo della delezione clonale ma la cellula B non è in
grado di dare origine ad un meccanismo autoimmune (perché???). APPUNTI CINZIAAAAA…
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