il cinema è filosofia

annuncio pubblicitario
Cinema
e
didattica della filosofia
di Enzo Ruffaldi
Due domande:
 Perché il rapporto della filosofia con il
cinema è importante da un punto di vista
filosofico?
 Perché il rapporto della filosofia con il
cinema è importante da un punto di vista
didattico?
Perché il rapporto con il cinema è
importante da un punto di vista
filosofico?
«… il lavoro documentato in questo testo
dimostra in maniera incontrovertibile fino a che
punto, ormai, l'esigenza di valorizzare una
lettura filosofica del cinema si sia diffusa e stia
conquistando una vera e propria preminenza.
Dopo decenni di assenza, o di marginalità, una
pluralità di segnali diversi - fra i quali, non
ultimo, questo stesso libro - concorrono nel
sottolineare che lo sforzo per far emergere
dalle opere cinematografiche il "pensiero" che
esse custodiscono si è ormai affrancato da
ogni necessità di giustificazione, e si sta invece
imponendo come modalità autonoma dì
interrogazione dei testi filmici. In altre parole, la
migliore, la più brillante e più convincente
`legittimazione" dell'approccio praticato dai
saggi qui contenuti è offerta dai saggi stessi,
dalla suggestione, dalla pertinenza e dalla
capacità di penetrazione che essi dimostrano,
confermando che sono ormai maturi i tempi per
sostituire la congiunzione con una copula,
riconoscendo che il cinema è filosofia»
Umberto Curi, Prefazione
«È possibile “imparare” e “ragionare” guardando
le immagini, meglio e più facilmente di quanto
non possa accadere con l'esercizio filosofico
tradizionale. Anzi. La poiesis (e, al suo interno,
anche quella forma di mimesis che è il cinema) è
cosa “più filosofica” della storia, proprio perché ci
mette in contatto con l'universale. Inoltre, ciò che
viene abitualmente considerato il vero “principio”
del filosofare, e cioè la meraviglia, può più
naturalmente scaturire da quella connessione
verosimile-imprevisto che si è ritrovata quale
connotato fondamentale di un racconto “ben
costituito”. Insomma, non soltanto il cinema non è
altra cosa rispetto a quell’“imparare” e “ragionare”
in cui consiste la filosofia. Ma il guardare le
immagini è in se stesso philosophoteron, la “cosa
più filosofica”, in quanto consente di apprendere
le prime conoscenze, sollecita la meraviglia e
permette di manthanein (imparare) e
sylloghizestai (ragionare)». (p. 30)
Walter Benjamin, L'opera d'arte nell'epoca
della sua riproducibilità tecnica, 1936:
affronta forse per la prima volta il rapporto
tra filosofia e cinema
 Aspetto negativo: perdita dell’aura, come nella fotografia.
 Aspetto positivo: fruizione collettiva simultanea.
 Aspetto bivalente: capacità di insinuarsi nella mente dello spettatore,
modificandone la percezione di tratti della realtà o il pensiero stesso, senza
che intervenga una riflessione critica.
- Duplicità del cinema che, trasmettendo il pensiero mediante il sentimento e
l’immedesimazione, può essere strumento di propaganda e di
indottrinamento, ma può anche al contrario suggerire una coscienza critica e
uno sguardo pluriprospettico sui problemi trattati.
Questo diverso esito dipende dal tipo di film, ma anche da come è usato in
quanto mezzo di comunicazione.
Gilles Deleuze, L'immagine-movimento (1983) e L'immagine-tempo (1985).
 I grandi autori del cinema, quelli che raggiungono
l’espressione artistica, in più rispetto agli altri artisti riescono a
trasmettere concetti, mediante le immagini-movimento e le
immagini-tempo.
 Richiamo alla concezione del tempo e del movimento di
Bergson: gli istanti come perle dei fotogrammi (il tempo
spazializzato) diventano tempo come durata, tempo della
coscienza nell’azione filmica e per lo spettatore.
 Mediante il montaggio e gli strumenti del linguaggio filmico che mettono in
relazione le immagini (inquadratura, piano, campo, ecc.), il tempo viene dilatato
o contratto, va in avanti o indietro, segue insomma i ritmi della durata e non
quelli della spazializzazione lineare.
 A differenza delle arti “statiche” (pittura, scultura, architettura) il cinema è
movimento, divenire, dialettica. Non definisce, ma mette in discussione.
 L’inquadratura come punto di vista, necessariamente parziale e “orientato”.
Deleuze distingue varie tipologie del cinema, legate ai diversi ambiti culturali,
quasi diverse filosofie o visioni del mondo: tendenza organica americana,
dialettica sovietica, spiritualistica francese e espressionistica tedesca.
Classificazione delle immagini: immagini affezione e immagini pulsione (il
primo piano che esprime sentimenti), immagini azione (privilegiate nel
realismo), immagini relazione. Nelle immagini relazione le immagini
rimandano a un significato simbolico convenzionalmente associato ad esse.
Classificazione delle immagini-tempo: immagini otticosonore, immagini ricordo, immagini sogno, fino ad arrivare
alle immagini cristallo. Queste si producono quando
"l'immagine ottica attuale si cristallizza con la propria
immagine virtuale". L’immagine presenta una doppia faccia,
quella reale e quella virtuale (ad esempio un personaggio di
fronte allo specchio, ma anche l’intersecarsi di passato e
presente, o di diverse possibilità, come in Sliding doors).
 In filosofia, tradizionale predominio
della ragione contro passione e
sentimenti (filosofia apatica)
 Il pathos è invece importante nell’arte
in generale e in particolare nel cinema
 Recupero anche in filosofia di un
equilibrio tra ragione e sensibilità:
logopatia (logos + pathos)
 Filosofi “patici” o “cinematografici”:
Schopenhauer, Kierkegaard, Nietzsche,
Heidegger.
 Esprimere concetti senza eliminare il
coinvolgimento emotivo:
concettimmagine (vs concettidea)
Cabrera distingue tra:
concettidea
concettimmagini
I tradizionali concetti della filosofia
scritta, costruiti astraendo alcuni
elementi universali dalle cose
particolari e basati sulla ragione.
Concetti rappresentati tramite immagini, non
necessariamente in movimento e neppure
necessariamente visive (possono essere
suggerite dalle parole, come in letteratura o
in filosofia). Anche i miti di Platone o i
personaggi dell’Iliade e dell’Odissea sono
concettimmagine, poiché rappresentano un
contenuto concettuale mediante immagini.
… essendo le favole, come sopra si è dimostrato, generi
fantastici, le mitologie devon essere state le loro propie
allegorie. …(come d’Achille, un’idea di valore comune a
tutti i forti; come d’Ulisse, un’idea di prudenza comune a
tutti i saggi) …
G. B. Vico
I concettimmagine
- hanno la caratteristica di includere anche affettività ed
emotività;
- inseriscono i concetti in un’esperienza, in una
situazione
- pur ancorandosi ad esperienze e a situazioni,
esprimono l’universale (altrimenti non sarebbero
concetti)
- Sono propri anche della filosofia e della letteratura
“Ciò che offre in più il cinema è una specie di superpotenziamento delle
possibilità concettuali della letteratura, riuscendo infatti ad amplificare
notevolmente l’impressione di realtà e quindi la creazione di
quell’esperienza indispensabile allo sviluppo del concettimmagine, con
conseguente aumento dell’impatto emotivo che lo caratterizza”. (p. 15)
La tecnica cinematografica possiede alcune caratteristiche
specifiche:
- Il multiprospettivismo (vedere le cose con gli occhi del
protagonista, o della macchina da presa, o di altri
personaggi, alternando queste visioni)
- La capacità di manipolazione del tempo e dello spazio (possibilità
di avanzare e retrocedere nel racconto, di visualizzare tipi di spazialità
e di temporalità diversi da quelli dell’esperienza e possibili soltanto nel
sogno).
- Il montaggio, l’assemblaggio delle immagini e le molteplici
potenzialità espressive che apre (molteplici possibilità di connessione
delle immagini).
“Ovvio che il presupposto basilare affinché il cinema abbia effettivamente
quelle caratteristiche menzionate nella formulazione del concettimmagine
è che ci disponiamo a leggere il film filosoficamente, ossia a trattarlo in
quanto oggetto concettuale, che in questo caso è un concetto visuale in
movimento. […]
Non si vuol dire che il film sia filosofico "in sé"; è evidente che si tratta
solo di una possibile lettura fra molte altre. Il cinema può venir
considerato "filosofico" nella misura in cui ci sia possibile analizzare film
dal punto di vista concettuale, considerandoli cioè successioni di concetti
mostrati o concetti visti.
Il che non implica che si proietti a tutti i costi nei film una coerenza
intellettuale che non stia in piedi. L'immagine filmica, infatti, produce un
tipo di concetto comprensivo del reale assai diverso, dal quale non ci si
deve aspettare lo stesso tipo di coerenza proprio del concetto
tradizionale. Il film non intende ostentare una concatenazione
argomentativa o deduttiva di concetti tipici della tradizionale esposizione
filosofica, ma certo concettualizza immaginativamente ciò a cui si
riferisce, articolandolo e conferendogli intelligibilità”. (p. 27)
La valenza filosofica di un film:
a. non è legata a un contenuto esplicitamente filosofico
b. non è maggiore nei film “impegnati” o “d’avanguardia”, ma può
essere presente anche in film di largo successo o appartenenti a
generi apparentemente lontani dalla filosofia (fantascienza, western,
ecc.)
c. a volte i concettimmagine sono presenti soltanto in alcune sequenze
di un film, altre volte un intero film può essere considerato un solo
concettimmagine
d. secondo Cabrera, in genere un intero film può essere considerato
come “un macro-concettimmagine, composto a sua volta da
concettimmagini minori” (p. 11)
e. anche quando c’è, il significato filosofico non è quasi mai
autoevidente: occorre imparare a leggere filosoficamente i film
Importanza delle immagini, delle metafore, degli
esempi all’interno delle argomentazioni filosofiche:
- Platone
- Pascal
- Cartesio
- Locke
- Hume
- Schopenhauer
- Nietzsche
- Bergson
- ma anche Kant, Hegel, ecc.
Come in un film …
L’uomo contempli, dunque, la natura tutt’intera nella sua alta e piena maestà,
allontanando lo sguardo dagli oggetti meschini che lo circondano. Miri quella luce
sfolgorante, collocata come una lampada eterna a illuminare l’universo; la terra gli
apparisca come un punto in confronto dell’immenso giro che quell’astro descrive, e lo
riempia di stupore il fatto che questo stesso vasto giro è soltanto un tratto minutissimo
in confronto di quello descritto dagli astri roteanti nel firmamento. […] L’uomo, ritornato
a sé, consideri quel che è in confronto a quel che esiste. Si veda come sperduto in
questo remoto angolo della natura; e da quest’angusta prigione dove si trova, intendo
dire l’universo, impari a stimare al giusto valore la terra, i reami, le città e se stesso.
Che cos’è un uomo nell’infinito?
Ma per presentargli un altro prodigio altrettanto meraviglioso, cerchi, tra quel che
conosce, le cose più minute. Un àcaro gli offra, nella piccolezza del suo corpo, parti
incomparabilmente più piccole: zampe con giunture, vene in queste zampe, sangue in
queste vene, umori in questo sangue, gocce in questi umori, vapori in queste gocce.
[…] Egli crederà forse che sia questa l’estrema minuzia della natura. Voglio mostrargli
là dentro un nuovo abisso. Voglio raffigurargli non solo l’universo visibile, ma
l’immensità naturale che si può concepire nell’àmbito di quello scorcio di atomo. Ci
scorga un’infinità di universi, ciascuno dei quali avente il suo firmamento, i suoi
pianeti, la sua terra, nelle stesse proporzioni del mondo visibile; e, in quella terra,
animali e, infine, altri àcari, nei quali ritroverà quel che ha scoperto nei primi.
Pascal, Pensieri
Perché il rapporto con il cinema è importante dal
punto di vista didattico?
 Motivazione
 Vicinanza al tipo di linguaggio (in senso lato) cui i giovani sono più
abituati, il linguaggio per immagini e il linguaggio multimediale
 Possibilità, inserendo il linguaggio filmico in un contesto filosofico, di
“imparare a leggerlo” in modo critico e consapevole, invece che subirlo
(estensione dell’abilità appresa anche alla lettura dei media con i quali si
ha a che fare nella vita quotidiana).
 Possibilità, partendo dall’esperienza quotidiana, di acquisire gli strumenti
per comprenderla concettualmente.
 Comprensione più efficace di concetti filosofici.
Mettiamo insieme le motivazioni didattiche e quelle
filosofiche del rapporto con il cinema e consideriamo
come può essere usato nel contesto
dell’insegnamento della filosofia.
 Le
intelligenze multiple
 Esperienza e concetti
 Problematizzare e dibattere
Le intelligenze multiple
logopatia
Teoria delle
“intelligenze multiple”
(H. Gardner, Formae mentis)
multiprospettivismo
linguistica
musicale
logico-matematica
spaziale
corporeo-cinestetica
intrapersonale
interpersonale
(naturalistica)
(esistenziale)
“un insegnante capace è
una persona capace di
aprire un gran numero di
finestre su uno stesso
concetto”
“Mi sembra sempre più difficile contestare la convinzione che
esistano diverse intelligenze, che queste siano relativamente
indipendenti l'una dall'altra e che possano essere plasmate e
combinate da individui e culture in una varietà di modi adattivi.”
Esperienza e concetti
La questione filosofica del rapporto tra cinema e filosofia è da vedere nel
contesto più generale del rapporto tra il pensiero logico e le altre forme del
pensiero umano. Il cinema davvero è un caso del tutto particolare, perché
consente il ricorso non solo alle immagini, ma alla parola e al mondo dei
suoni, ed ha quindi una completezza che “riproduce” in modo del tutto
particolare la realtà.
Mario Trombino, Voce “Cinema e filosofia” del
Dizionario di didattica della filosofia, in www.filosofiamo.com
Sarebbe interessante allargare l’analisi
ad altri linguaggi e più in generale alle
possibilità offerte dalla multimedialità
(Internet, ipertesti, ecc.)
Esperienza e concetti
Concettualizzare l’esperienza
Rappresentare i concetti
Il cinema permette di legare meglio il pensiero astratto e l’esperienza, sia
consentendo di concettualizzare la realtà empirica, raffigurata nel film, sia
mostrando la rappresentazione esperenziale di concetti ad elevato livello di
astrazione.
Imparare a leggere filosoficamente i film
ma anche
realizzare film
valenza didattica
Problematizzare e dibattere
multiprospettivismo
coinvolgimento
emotivo
rappresentazione “aperta”
della realtà
problematizzazione dell’esperienza
dibattiti
Il concettimmagine si sviluppa in diretto contrasto con i concettidea; mette
esplicitamente in scena ciò di cui il concettidea si limita a parlare o al quale si
riferisce esteriormente. Il concettimmagine penetra invece nella cosa stessa […]
Nei confronti della filosofia scritta il cinema mette in scena “l’universalità del
possibile di fronte alla pretesa universalità del necessario”.
J. Cabrera, Da Aristotele a Spielberg, p. 26
Esempio (tratto da Cabrera, Da Aristotele …):
- condanna della prostituzione, soprattutto minorile, come lesiva della
dignità della persona, alla luce della morale kantiana;
- presentazione problematica degli stessi motivi mediante film che
rappresentano “l’esperienza di vita” della prostituzione con i suoi
diversi aspetti, dai quali possiamo derivare una posizione morale
universalizzabile.
Approcci non alternativi ma complementari
- il primo fornisce i concetti interpretativi
- il secondo li problematizza
e li mette a confronto con
l’esperienza, con la realtà
empirica
L’uso didattico del cinema è particolarmente importante quando si
desidera presentare casi problematici su cui riflettere, anche mediante il
dialogo, applicando a situazioni della vita concetti filosofici già studiati.
Infatti, poiché il film ha un particolare legame con la realtà, tra tutte le
arti, e la sua fruizione può essere una esperienza collettiva, appare utile
il ricorso al film per favorire dibattiti approfonditi tra studenti.
Mario Trombino, Voce “Cinema e filosofia” del
Dizionario di didattica della filosofia, in www.filosofiamo.com
Scarica