GESÙ CRISTO PIENO DI GRAZIA E DI VERITÀ Corso di Cristologia Lezione 4 PERFETTA UMANITÀ DI GESÙ Quanto più uniti si sta con Dio, più si partecipa della sua bontà e più abbondanti beni si ricevono. Non c’è unione più intima con Dio che l’unione in una persona divina. Di qui se ne deduce che Cristo nella sua umanità è pieno dei suoi doni divini: la sua natura umana appartiene propriamente alla persona divina del Figlio di Dio che la ha assunta (cfr. CCC 470). Il Figlio di Dio non ha assunto quei difetti o limitazioni che renderebbero difficile l’opera salvifica (peccato, ignoranza...), mentre fece proprie quelle limitazioni della nostra natura che servono al fine della Incarnazione e che non sono difetto morale (dolore..) SANTITÀ Santità nell’AT: qualcuno o qualcosa è santo in senso ontologico nella misura in cui è unito a Dio, gli appartiene, è destinato o è consacrato al suo servizio esclusivo (il Tempio, il sabato, il popolo di Dio...). Nel NT, tale nozione si arricchisce di quella di una partecipazione alla vita divina per azione dello Spirito Santo che transforma l’uomo interiormente, lo divinizza, lo purifica dal peccato. SANTITÀ DI GESÙ In senso operativo e morale si dice che è santo chi vive stabilmente l’unione soprannaturale con Dio per mezzo della fede e dell’amore. Cristo è santo non solo in quan-to Dio, ma anche in quanto uomo. A causa della unione ipostatica, l’umanità di Cristo possiede la santità infinita del Verbo. Così in quanto uomo, Cristo è santo perché la sua umanità è unita al Verbo e gli appartiene. PIENO DI GRAZIA Il dono alla natura umana di Cristo si chiama “grazia di unione”. Cristo in quanto uomo è santo per la grazia abituale, che gli conviene perché la sua umanità non è santa per se stessa né si è trasformata in divina (distinzione delle due nature). Giunge a essere divina e santa per partecipazione. Cristo possiede pienezza di grazia santificante perché l’unione della sua umanità con Dio è la più stretta possibile. Gesù possedeva la grazia con tutta la perfezione possibile: con tutti gli effetti, le virtù, i doni e le operazioni che essa può avere e raggiungere. Tutte le grazie che gli uomini posseggono provengono da Lui. Questa pienezza si chiama “grazia capitale”. PIENO DI VIRTÙ La grazia divinizza l’anima nella sua essenza. Tale divinizzazione si estende alle potenze dell’anima attraverso le virtù soprannaturali. Cristo in quanto uomo è pienamente divinizzato dalla grazia abituale: per questo non potevano mancargli le virtù infuse in grado massimo e perfetto. Ma non ebbe quelle virtù che suppongono in sé stesse qualche carenza o imperfezione (fede: già possedeva la visione di Dio; speranza: già aveva l’unione con Dio; penitenza: non commise peccato). PIENO DI DONI A causa della sua pienezza di grazia, Cristo possedeva in grado eccellentissimo ed eminente sia i doni dello Spirito Santo che tutti i carismi... ...che hanno avuto gli uomini per qualche missione di edificazione degli altri (apostoli, profeti, predicatori, dottori, pastori, etc.). GESÙ NON COMMISE PECCATO Gesù è santo anche in senso operativo e morale: completa identificazione della sua volontà umana con la sua volontà divina, nelle cose grandi e in quelle piccole. Il Magistero ha insegnato in varie occasioni che Cristo non commise peccato, è “simile in tutto a noi, eccetto il peccato” (Calcedonia, 451); e rimase libero anche dal peccato originale e dal “fomes peccati”, per cui in Lui la sensibilità era sempre perfettamente subordinata alla ragione (Constantinopoli II, 553). GESÙ IMPECCABILE Cristo non solo non commise peccato di fatto, ma era impeccabile, perché le azioni sono della persona. Se Cristo evesse potuto peccare, sarebbe stato Dio a peccare. Inoltre Cristo godeva della visione di Dio, che suppone l’impossibilità di rifiutare il Bene infinito. LA CONOSCENZA DI GESÙ Poiché Cristo ha due nature perfette, ha due modi di conoscere, uno infinito e divino e l’altro umano. Gaudium et spes 22: Il Figlio di Dio “lavorò con mani di uomo, pensò con intelligenza di uomo, operò con voluntà di uomo, amò con cuore di uomo”. LA CONOSCENZA UMANA DI GESÙ Ebbe: scienza acquisita (attraverso i sensi e l’esperienza), scienza di visione (visione beatifica propria dei beati: Gv 8, 38: “Io dico quello che vedo nel Padre”) e scienza infusa o profetica (proveniente direttamente da Dio attraverso la comunicazione di alcune idee alla mente umana). PIENO DI VERITÀ La critica storica, il protestantesimo liberale e il modernismo, hanno sostenuto che Gesù commise errori quanto alla data della fine del mondo e quanto alla natura del suo messianismo. Teorie condannate da San Pio X (Enc. Pascendi, 1907). L’esistenza di un errore in Cristo implicherebbe che non è Dio, e che non è la Verità. Non vi fu in Lui dunque né errore né ignoranza. Padri: Cristo non ignorava la data della fine del mondo, ma non voleva né doveva rivelarla. CCC 474: “Ciò che in questo campo dice di ignorare (cfr. Mc 13, 32), dichiara altrove di non avere la missione di rivelarlo (cfr. Atti 1, 7)”. Monoergetismo e monotelismo Monoergetismo: per accattivarsi i monofisiti, Sergio di Costantinopo-li (inizio s. VII) insegnò che Cristo aveva una unica operazione. Monotelismo: cercando l’unità religiosa, l’Imperatore Eraclio smise di parlare del monoergismo e passò a sostenere che in Cristo c’era una sola volontà. Lo impose a tutta la Chiesa (638). Loro condanna Massimo il Confessore ottenne che il Papa Martino I convocasse un concilio in Laterano (649) che condannò entrambi gli errori. Nell’anno 681, il concilio ecumenico di Constantinopoli III li condannò solennemente: “Vi sono in Lui (Cristo) due volontà e due operazioni naturali, senza divisione, senza cambio, senza separazione, senza confusione”. Due Volontà Il Verbo assunse una natura umana perfetta, e la volontà libera appartiene, in modo essenziale, alla integrità e alla perfezione della natura umana. Così ha un volere divino comune con il Padre e con lo Spirito Santo, proprio della natura divina, e un volere umano proprio della sua natura umana assunta, che non condivide con il Padre e con lo Spirito Santo. Due Volontà (2) Libertà umana di Cristo: “Do la mia vita per prenderla di nuovo. Nessuno me la leva, sono io che la do liberamente” (Gv 10, 17). Che Cristo sia libero non significa che poteva peccare. Sceglie sempre il bene con dominio sui suoi atti perché la sua libertà è perfetta. Volere il male, non è proprio della libertà, anche se è un segno di libertà, come l’errore non è conoscenza. La volontà umana di Cristo segue sempre la sua volontà divina senza farle resistenza né opposizione, anzi, al contrario, è sempre subordinata a questa volontà onnipotente” (Constantinopoli III, 681). Due volontà (3) Nel Getzemani, quando Gesù dice: “Non si compia la mia volontà, ma la tua” (Mt 26, 39), non c’è opposizione di volontà; è la sua inclinazione sensibile che poteva gradire qualche bene diverso dal volere divino, tuttavia erano interamente sottomesse ad esso per l’atto libero della sua volontà razionanale umana. Due operazioni Constantinopoli III, 681 confessò “due operazioni naturali senza divisioni, senza cambio, senza separazione, senza confusione, nello stesso Signore nostro Gesù Cristo, il nostro vero Dio: una operazione divina e l’altra una operazione umana”. San Tommaso d’Aquino (Compendium theologiae, c. 212, n. 419): “La natura è il principio di operazione. Per questo in Cristo non c’è una sola operazione poiché si tratta di un unico soggetto, ma due operazioni perché sono due le nature”. Azioni umane libere naturali e soprannaturali Ogni uomo, può realizzare tutte le azioni umane naturali e ogni uomo in stato di grazia può realizzare opere soprannaturali. Tutte queste azioni compiute da Gesù furono proprie della seconda Persona della Santissima Trinità. Le azioni umane di Cristo erano inoltre libere e nascevano dall’immenso amore al Padre che lo Spirito Santo aveva infuso nella sua anima. Azioni umane meritorie In quanto libere, tutte esse erano meritorie, ossia, erano degne di raggiungere il fine al quale le aveva ordinate il disegno divino. Prima della sua Resurrezione, Cristo meritò per sè stesso quei beni che ancora non possedeva (glorificazione ed esaltazione della sua umanità). Meritò anche per noi la salvezza. Meritò la grazia per tutti gli uomini, infatti a questo fine era ordinata l’Incarnazione del Verbo. Azioni umane strumento della divinità L’umanità di Cristo è l’adeguato strumento unito indissolubilmente al Verbo per l’opera salvifica. È uno strumento vivo e razionale, non inerte o passivo. Nell’ordine fisico, si serve di gesti e parole umane per fare miracoli. Tali azioni umane, in quanto strumenti della divinità per realizzare opere proprie dell’onnipotenza divina, si chiamano in teologia “teandriche”. Nell’ordine spirituale, la divinità si serve del suo volere umano e delle sue parole per perdonare i peccati, e delle sue azioni umane per comunicare la grazia. Causa efficiente e strumentale In tutte queste azioni la causa efficiente principale è la natura e il potere del Verbo, natura e potere che ha in comune con il Padre e lo Spirito Santo; e l’umanità di Cristo è la causa strumentale. Sentimenti e passioni Cristo ebbe quei sentimenti e quelle passioni propri della natura umana, compatibli con la pienezza della grazia, che servivano alla nostra redenzione: allegria per le opere di suo Padre (Lc 10, 21) e per sapersi amato dal Padre (Gv. 15, 10); desideri ardenti della nostra redenzione (Lc 12, 50) e di rimanere nella Eucaristia (Lc 22, 15); tristezza nel contemplare le sofferenze della sua Passione e il peccato dei suoi (Mt 26, 38); dolore dell’anima fino a piangere per la morte di Lazzaro (Gv. 11, 33-35); ira davanti all’ipocrisia di alcuni(Mc 3, 5) e dei mercanti nel Tempio(Mt 21, 12), etc.. Affettività controllata In Cristo la ragione controllava perfettamente sentimienti e passioni, tutta la sua affettività. Amore e carità: cuore In Gesù non mancò la virtù naturale, da cui derivano tutte le altre, che è l’amore, e che viene soprannaturalizzata dalla carità. Questo è stato il motore della sua vita, e la chiave dell’armonia e dell’unità di tutto il suo essere: il suo amore e la sua donazione al Padre e a noi. CCC 478: “Ci ha amati tutti con un cuore umano. Per questa ragione, il Sacro Cuore di Gesù, trafitto dai nostri peccati per la nostra salvezza, “è considerato come il principale indicatore e simbolo (...) dell’amore con cui il divino Redentore ama continuamente l’eterno Padre e tutti gli uomini’ (Pio XII, Enc. Haurietis aquas, 1956)”.