LA SOCIETA’ INTERCULTURALE
1.La “famiglia delle nazioni”
2. L’uguaglianza delle culture?
3.L’orizzonte veritativo della
cultura
4.Il modello della società
Introduzione
• -nella società multiculturale il
diritto a seguire la propria
tradizione culturale
• -il modello liberale è
inadeguato a proteggere i
diritti di gruppo
• -cittadinanza come accettazione
di differenze culturali specifiche,
inclusione delle minoranze nella
cittadinanza democratica e
autoesclusione dal contesto
della vita pubblica in spazi
separati come difesa: ne
derivano conflitti e forme di
1. La “famiglia delle nazioni”
• A)-la missione come contesto
originario del concetto di
cultura
• -multiculturalismo come
problema ad intra e ad extra
della chiesa
• -nella chiesa delle origini: la
chiesa non è legata a tradizioni
etniche, ma l’ethos cristiano è
inserito profondamente nelle
diverse tradizioni locali
(giudeocristiana, grecocrist e
romanocrist.),
• tensioni per l’identità
teologica della chiesa (Paolo
e i giudaizzanti), universalità
del Vangelo e identità
particolari di coloro che
l’accolgono
• -nei secoli successivi:
riferimento ad una cultura più
unitaria, greco romana, impegno
di presenza nelle culture diverse
(lingue liturgiche, traduzioni
delle Bibbia, clero autoctono,
popoli “barbari”)
• -Concilio Laterano IV 1215
• -Congregazione per la
propaganda della fede 1622
• -nell’insegnamento sociale della
chiesa: il contesto per i rapporti
tra le culture è il problema della
schiavitù: Leone XIII (dignità di
ogni persona e di tutti i popoli)
Pio X (protezione degli “indiani”
• -b) Giovanni XXIII, contesto della
decolonizzazione, attenzione alle
minoranze, l’etnicità come
valore, subordinato al bene
comune dell’umanità, ruolo
attivo delle minoranze e
autodeterminazione poltica
• -diritti umani non solo come
• -Vaticano II, GS: nozione
empirica e pluralistica di
cultura, la dignità umana
fondata nella cristologia,
Gesù rivela l’umanità
• -intima connessione tra
evangelizz. e diritti umani, la
missione è analoga
all’incarnazione, culture
dinamiche rafforzate
dall’incontro con il Vangelo
• -Paolo VI : evangelizzazione e
promozione umana, la
promozione umana non è
subordinata né indipendente ma
parte dell’evangelizz, sviluppo
integrale che include i diritti
culturali
• -EN: liberazione integrale,
• Giovanni Paolo II: liberazione
delle culture, giustizia integrale
non identica con la missione
della chiesa
• -Episcopato latinoamericano:gli
aspetti sociali della cultura:
opzione per i poveri, giustizia,
comunità di base, religione
2. L’uguaglianza delle
culture?
• -quali le condizioni di una
società interculturale e
conviviale? Quale modello
normativo?
• -ideologia multiculturalista: pari
dignità di ogni cultura, nessun
nucleo minimo di valori
condivisi, gli esseri umani in
comunità chiuse e particolari
• -come le condizioni e i limiti del
riconoscimento delle differenze
culturali devono essere
comprese?
• -la funzione critica della fede nei
confronti delle culture
presuppone la chiarificazione di
questo nodo antropologico
• A)
Taylor: la pretesa
relativistica del
riconoscimento è invalida: a)
un giudizio può essere
raggiunto solo dopo uno
studio storico delle culture,
verificando se la cultura in
questione sia di valore.
• Lo studio storco implica una
fusione di orizzonti
• b) le differenze sono
implicitamente omogeneizzate.
Necessario un dialogo
interculturale e un vocabolario
comune
•
c) genealogia del
riconoscimento: il bisogno di
riconoscimento è oggi
culturalizzato in modo
specifico
• -come sorge questo tipo di
riconoscimento? Tre tappe:
• I)-la modernità e la
democrazia: diritti uguali e
comune pretesa di
riconoscimento o politica del
riconoscimento
• II)-l’ideale dell’autonomia: diritto
alla differenza
nell’autodeterminazione. Si
universalizza e si individualizza il
diritto alla differenza
• -l’ideale dell’autenticità accentua
l’individualizzazione del diritto
alla differenza
• III) -dalla politica dell’uguale
riconoscimento (domanda di
uguali diritti qualunque siano le
differenze) alla politica della
differenza (uguale
riconoscimento delle differenze
stesse).
• Ne deriva l’uguaglianza di
tutte le culture. I
particolarismi derivano la
loro esistenza da un
universalismo presupposto
• B)-all’origine è l’illuminismo
europeo assimilato dalle altre
culture, un particolarismo
culturale universalizzato che
non distrugge le diversità
culturali
• -i valori della modernità
(democrazia, mercato, tecnica)
presuppongono un distacco
dalla comunità particolare. E per
questo possono essere
trasmessi ad altre culture.
• La loro assimilazione
condusse ad un vuoto
esistenziale riempito da
specifiche forme di
esperienze comuni di identità
e valori
l’espansione globale della
modernità crea le condizioni
per una domanda di
riconoscimento del diritto alla
differenza
• -
• -il revival dei particolarismi
culturali è il necessario
compimento della modernità
e non la resistenza
reazionaria alla
globalizzazione
• C) diventa chiaro che la pretesa
al riconoscimento
dell’uguaglianza delle culture
presuppone che le culture siano
monolitiche, ma le differenze
persistono dentro e attraverso i
confini delle culture e all’interno
della singola cultura
-necessario un concetto non
essenzialista di cultura,
appartenenza multipla degli
individui e dei gruppi
• -È possibile domandare il
riconoscimento per
differenze culturali perché
uno specifico particolarismo
è stato universalizzato
• -appare il limite della
concezione liberale e
moderna dell’identità e il
rischio di una visione
comunitarista
• -la risposta ai limiti della
visione liberale e
comunitarista: la visione
simbolica della cultura che
rimanda ad un’istanza
trascendente
• -il problema teorico: il rapporto
tra determinazioni culturali della
coscienza e la sua intenzionalità
assoluta in modo da pensare la
soggettività moderna in termini
non astratti
3.L’orizzonte veritativo della
cultura
• A) la cultura come mezzo di
sopravvivenza e come valori e
modelli
• -la regola d’oro come indizio
dell’eccedenza transculturale
dell’essere umano verso
l’universale, esempi di
progresso morale verso
l’universale umano in tutte le
culture
• -non puro dato di fatto ma
condizione della coscienza e del
suo rapporto alla verità
trascendente, significato
religioso della cultura che da
espressione alla dimensione
trascendente della vita umana
• -la coscienza che crede è
abilitata a tanto da evidenze
propiziate dalla cultura, La
cultura non è solo linguaggio nel
quale si esprime la verità di una
fede indicibile
• L’eccedenza dell’uomo rispetto
alla cultura giustifica e limita il
pluralismo culturale
• -differenza tra relatività e
relativismo culturale
(impossibilità del dialogo
interculturale)
• -l’universalità è la capacità
comunicativa di farsi intendere
dall’altro, storica, obiettivo da
raggiungere (una cultura è più o
meno particolare.)
UNIVERSALE-PARTICOLARE- CONSENSO
e
d
a
c
b
• B) modalità insufficienti:
l’universalismo procedurale
come regola super partes che si
astiene da ogni precetto
concreto, i valori perdono la loro
capacità di integrazione,
reazioni: fondamentalismo e
indifferenza
• - l’universalismo mercantile;
universalizzazione del
particolarismo, interpenetrazione
tra offerta universalistica e
domanda particolaristica
• -crit.: rapporto di nesso, non di
interpenetrazione reciproca,
concezione riduttiva
dell’universalismo
• -sono versioni dell’universalismo
astratto come la globalizzazione,
che non veicola universalità
ideali ma pratiche tecnologiche
che non possono costituire
principio di unificazione di una
cultura, unificazione tecnica e
frammentazione culturale
• C)-il diritto naturale come
modalità di trattamento del
problema della dignità
dell’”altro” nell’area
occidentale: va confrontato con
altre tradizioni culturali
• -a partire dalla propria cultura
cogliere il diritto naturale come
una dimensione universale che
accomuna
• riconnesso all’esperienza
storica: va compreso come
sensibilità per l’umano nel suo
spessore pratico, strutture
minime di comprensione (diritti)
• -crit al diritto naturale come
proiezione di una cultura
• -risposta dei giusnaturalisti:
individuazione astratta di alcuni
principi generali
• -ciò rende inutile la nozione (es
diritto alla vita)
• -il diritto naturale va collegato
alla tradizione storica di un
soggetto culturale dalla cui
esperienza giuridica emerge
come diritto comune
• -i principi e i valori di una cultura
sono un dato ricavabile
dall’esperienza storica ma la sua
persistente validità va verificata
in termini razionali per accertare
la coerenza di quei principi alle
loro traduzioni concrete nel
mondo del diritto
• -la proibizione della poligamia va
giustificata attraverso il
confronto con il modello
monogamico e la dimostrazione
che questo è parte della cultura
occidentale e garantisce la
dignità di tutti i membri della
famiglia.
• Se questa dimostrazione non è
possibile la proibizione ex lege
della poligamia non ha
fondamento
• -che la monogamia sia
un’istituzione culturale non
significa che non sia
universale. L’esigenza della
legge naturale si afferma
attraverso una vicenda
culturale. Così per la
schiavitù
• -la lotta per il riconoscimento
trova un limite nel diritto naturale
o diritti umani, es. concezione
islamica d donna
4. Il modello della società
interculturale
• -modello
liberale e modello
comunitarista, universalismo
aprioristico astratto e
contestualismo particolaristico
• -dibattito sulla conciliazione del
principio liberale dell’uguale
trattamento con il
riconoscimento delle specificità
culturali
• A) Kymlicka e i diritti differenziati
• -revisione del modello liberale
per rispondere al
multiculturalismo
• - i diritti differenziati
(autogoverno, polietnici,
rappresentanza speciale) come
restrizioni interne e come tutela
• -diritti di restrizione interna al
dissenso, al rifiuto..fino alle
limitazioni delle libertà civili e
politiche
• -le condizioni della tutela esterna
per difendere la propria identità,
rischio di favorire un
determinato gruppo
• -si respingono i primi e si pensa
possibile introdurre tutele
esterne o diritti differenziati
nella misura in cui non mettono
a rischio i diritti fondamentali
• -prevalenza dei diritti individuali
• -l’uguaglianza implica
l’accettazione di differenze, il che
implica sacrifici
• L’uguaglianza può giustificare
diritti differenziati in relazione
alle festività rel, abbigliamento,
simboli statali
• -possono sorgere effetti non
prevedibili del sistema, rischio di
avvantaggiare certi gruppi
• -aspetti critici: privilegio della
dimensione politica-istituzionale
su quella culturale economica,
non considera il ruolo ridotto
dello stato nella globalizz e le
istanze individualistiche nelle
rivendicazioni identitarie
b) La cittadinanza plurale e
radicale di Mouffe
• -critica alla democrazia
deliberativa e concezione plurale
della cittadinanza, che
considera le relazioni di potere e
di identità multiple
• -il potere come elemento
costitutivo dell’identità e non un
elemento esterno: mai piena
inclusione, il liberalismo riduce
la cittadinanza a realtà legale
• -ruolo centrale dell’antagonismo,
la soc. non è armonica, nessun
attore sociale può rappresentare
la totalità, ogni oggettività
sociale è politica
• -tra potere e legittimità non c’è
divisione insanabile, la
democrazia deliberativa fonda
invece la legittimità sulla pura
razionalità
• -il problema non è: come arrivare
ad un consenso razionale senza
esclusione, ma alla creazione di
unità nel contesto di conflitto
• -l’altro non come nemico ma
come avversario, che noi
combattiamo ma che ha diritto di
difendere le proprie idee
• -la politica pluralista come gioco
misto collaborativo e
conflittuale: la democrazia
agonistica, che mobilita le
passioni per la promozione di
disegni razionali
• -ogni consenso esiste come un
temporaneo risultato di
un’egemonia, che sempre
implica qualche esclusione.
• -la democrazia sta nel legittimare
il conflitto, il consenso è
necessario su certi principi
etico-politici che esistono solo in
interpretazioni conflittuali,
• la dinamica agonistica impedisce
i confronti tra le identità
essenzialiste e i valori morali
non negoziabili, impedisce di
naturalizzare le frontiere ed
essenzializzare le identità
• -il
legame etico politico è la base
della comunità politica, che
incoraggia la comune
associazione e protegge i
guadagni del liberalismo
(separazione sfera pubblica e
privata, morale e politica)
• -il legame consiste nel comune
riconoscimento delle regole della
comunità pubblica, ma non nella
comune azione e partecipazione,
non un’idea sostanziale di bene
comune ma un pubblico
interesse, una comunità senza
una definita forma, in continua
realizzazione
• -Aspetti critici:
• - è una base adeguata per l’unità
sociale? Non c’è garanzia che
possa sopravvivere alle
pressioni dei gruppi vari
• -rigetto dell’idea di bene
comune, i diritti come un
risultato del sistema politico.
• -è necessario riferirsi alla
nozione di diritto oggettivo per
definire la stessa figura di diritti
soggettivi
• - aspetti positivi: la società
giusta è sempre in relazione alle
forme storiche dei rapporti
sociali, la tolleranza in termini
esistenziali e non
intellettualistici, giustizia e
interesse sono molto intrecciati
nei gruppi privilegiati e nei
gruppi emarginati
• -la politica come un continuo tra
solidarietà perfetta e battaglia
sfrenata di interessi
c) l’uguaglianza differenziata
di Parekh
• -l’uguaglianza inseparabile dalle
differenze, gli esseri umani sono
sia naturali che culturali, umanità
comune mediata culturalmente,
uguaglianza non uniformità o
monismo
• -partecipano gli stessi bisogni
ma in modi strutturati diversi,
uguagl. come opportunità di
essere diversi o uguale libertà,
similarità e differenze (se non
sono rilevanti uguale trattam, se
rilevanti trattamento
differenziato)
• -l’uguaglianza implica il
riconoscim. di legittime
differenze a livello di base
(uguagl. di rispetto e di diritti) a
livello più alto (uguagl. di
opportunità e autostima) ad un III
livello (uguaglianza di potere,
benessere, capacità di base)
• -rispettare una persona implica
collocarla nel suo contesto
culturale (uguale opportunità,
uguaglianza davanti alla legge)
• -nella
società omogenea,
uguaglianza semplice
• -nella società pluralista, il
trattamento differenziato senza
discriminazioni: il velo delle
donne mussulmane (dibattito
inglese: simboli religiosi ma
discreti, dibattito francese: il
velo viola la laicità;
• Parek: i simboli religiosi
acquistano diverso significato in
diversi contesti, se il velo
diventa familiare diventa
invisibile come la croce, il velo
rassicura le donne mussulmane
nella fiducia nella loro cultura,
non rafforza la sottomissione
• -l’uguaglianza religiosa: es. lo
stato inglese finanzia le scuole
cristiane e non quelle islamichela questione non è se gli islamici
hanno diritto alla libertà religiosa
ma che cosa quel diritto implica
in uno specifico contesto
• -l’uguaglianza religiosa come
rispetto delle religioni come un
tutto o per le pratiche e le fedi
religiose degli individui. La prima
non è semplice.
• Mentre la seconda non è in
discussione
• -la cultura inglese è plasmata dal
cristianesimo elemento centrale
della sua storia. Può avere
qualche precedenza senza effetti
avversi alle altre religioni.
• -il riconoscimento di queste non
può essere uguale perché non
hanno una presenza ugualmente
pervasiva nella cultura inglese e
quindi non possono domandare
uguale trattamento
• -i trattamenti differenziati sono
uguali e non discriminatori se
rappresentano diversi modi di
realizzare lo stesso diritto e
nessuna parte implicata è
danneggiata, e se il trattamento è
giustificato dalla legge implicata
• -diritti addizionali per qualche
gruppo o individuo al fine di
eguagliarlo con il resto o per
promuovere l’armonia sociale
Sintesi
• D)-punto comune a tutti gli autori
esaminati: i diritti etnici devono
essere vagliati alla luce di due
principi: il rispetto dei diritti
fondamentali e l’esigenza di
assicurare qualche integrazione
societaria che comporta un
minimo di cultura comune
• -la tolleranza come rispetto della
persona concreta deve fare i
conti con la concezione
individualistica di libertà e dei
diritti soggettivi e deve
concretizzarsi in comunità
culturali che convivano in una
comunità politica
• -il bene comune è il risultato
della dialettica tra le diverse
concezioni di bene e la loro
esigenza universalistica
all’interno della comunità politica
e si rielabora incessantemente
• -il multiculturalismo rischia di
esasperare le differenze, di
privilegiare alcuni gruppi, di
permettere la prevaricazione
all’interno di un gruppo e la
visione stereotipata dell’altro
• -tende all’intolleranza, alla
separazione e al rifiuto del
riconoscimento
• -la prospettiva interculturale
come convivialità delle
differenze
• -riconcettualizzazione del
liberalismo per prendere in
considerazione il pluralismo
culturale:
• le istituzioni liberali valgono per
tutti ma l’estensione dei diritti a
tutti non genera l’accesso alla
cittadinanza se alcuni non hanno
la capacità effettiva di godere
quei diritti
• Riconoscimento culturale come
esigenza di Giustizia concreta.
Ciò non significa che tutte le
richieste identitarie debbano
essere accettate
• Ma rimane legittima la richiesta
del riconoscimento pubblico per
particolari culture sul
presupposto della possibilità di
dialogo interculturale.
• -la prospettiva
assimilazionista nega il
valore delle identità culturali.
Ugualmente dannosa è la
concezione rigida
dell’identità in una cultura
con proprietà inviolabili.
• Le identità diventano un limite
più che una sorgente di crescita.
Ordinamento sociale e
particolarità culturale si
incontrano e negoziano e sono
trascese in uno spazio medio
• E) la società interculturale è un
modello di integrazione di
comunità diverse e concilia
esigenze in conflitto secondo il
principio dell’imparzialità
relazionale (non neutralità ma
politica trasformativa,
• riconsidera l’interesse comune e
l’ordine pubblico nel contesto
pluralistico e della giustizia
concreta (bilanciamento di
pretese in competizione),
capacità limitata di tolleranza,
limiti politici e finanziari
5. La tolleranza come
inclusione
• A) la sfera del politico non si
identifica con lo stato
• -non si realizza con la pratica
discorsiva (una comunità di
discorso)
• -la comunità politica è un fatto
fondamentale e patrimonio
comune che precede ogni
decisione o convenzione
• -il luogo del riconoscimento è la
pratica della prossimità: le
relazioni umane originarie. La
pratica del discorso non basta
• -comunità originaria (uomodonna, genitori-figli, fratelli),
oggettivata nella lingua e nel
costume,
• -il bene comune si determina
secondo i contesti culturali
diversi e storici
• -la comunità politica rimanda ad
un’identità che trascende e
coesiste con le identità etniche
legandole.
• È la identità della comunanza
politica o comune cittadinanza
• -la precedenza della comunità
politica sulla costituzione
• -l’identità è legata alla comunità
politica che rimanda ad
un’esperienza comune, ad una
storia e lascia spazio alla libertà:
ha bisogno del riconoscimento
di altri, mira alla comunità
politica tra i diversi
• B)gli elementi costituzionali
essenziali non esauriscono il
politico, sono garanzie per
giungere a decisioni buone, sullo
sfondo i rapporti primari
• -la comunità politica o ciò che
accomuna come regolativa delle
relazioni sotratte alla precarietà
della spontaneità
• -la comunità politica è garanzia
degli scambi storici delle culture,
garantisce l’equo diritto
all’organizzazione e difesa ma
lascia spazio alla libertà del
gioco delle forze maggioritarie.
• Queste hanno il dovere di
ammettere alla comunicazione
politica quanti lo chiedono ma
hanno il diritto di proteggere il
proprio patrimonio di storia e
costumi
• -i valori costituzionali come work
in progress che richiede il
dibattito pubblico come
processo deliberativo in cui
nessuno può escludere gli altri
• -processo che non è una
semplice arena per interessi
preformati culminante nel voto di
maggioranza, processo che può
contribuire a cogliere i difetti dei
rapporti sociali effettivi, a
modificare le interpretazioni
esistenti, a ripensare la propria
identità
• -il fine del pubblico dibattito è di
raggiungere un accordo, diverse
le possibilità: maggioranza,
compromesso, tentativo di
elaborare una volontà generale
in vista di una decisione
collettiva
• -nel pubblico dibattito nessun
agente può escludere altre
visioni dalla discussione,
escludere qualche visione dal
dibattito significa escludere la
possibilità di giustificare le
proprie concezioni, minacciare la
legittimità della decisione
• -la logica della partecipazione:
ogni visione è indebolita se le
minoranze non sono state
considerate, non si tratta di
promuovere le differenze ma
porre le condizioni politiche
perché possano
autopromuoversi e confrontarsi
• -patrimonio di valori raccolto nel
tempo come base della
convivenza civile
• - territorio-migrazioni: ogni
mutamento della composizione
culturale della società non
implica un azzeramento del
patrimonio comune (Biffi)
• D)-principi di fondo come
formalizzazione del patrimonio
comune (assicurano i diritti fond.
e lo spazio pubblico di identità
diverse) e -aree negoziabili
• Es. flussi migratori obbligano ad
individuare i valori fondamentali
europei entro cui provano posto
i valori degli immigrati
verificando la compatibilità tra i
principi fondamentali e il
pluralismo organizzativo e
normativo
• -principi fond. sono il primato
della persona, la libertà religiosa,
la laicità della sfera pubblica (i
valori proposti dalla società
civile nel pluralismo)
• -il negoziabile riguarda
comportamenti che formano la
personalità del soggetto e
ricevono la tutela del diritto
all’identità nei limiti dei diritti
fondamentali
• -vari livelli di tutela: piena,
limitata, repressione
• -tolleranza condizionata verso
coloro che non accolgono i diritti
fondamentali, devolvere risorse
per aiutarli ad evolvere nelle loro
posizioni
• -il modello interculturale
comporta una revisione non il
rifiuto dell’integrazione, non
accetta le culture come isole
separate, riconoscimento entro
l’esperienza comune della
comunità politica
• -l’unità nel molteplice: la
comunità politica
• -le pure differenze sono una
interpretazione dei rapporti
effettivi in cui si annuncia la
richiesta di senso e prossimità,
le diversità permettono la
comunicazione
• -ogni cultura ha bisogna della
diversità di tutte per essere se
stessa
• -la giustizia della politica
interculturale dipende non solo
dalla virtù dell’apertura di mente
e del mutuo rispetto, ma anche
dalla solidarietà
• -empatia e modello deliberativo,
ascolto con simpatia delle
pretese dell’altro, instaurare
rapporti di fratellanza