APPUNTI SULLA
COMUNICAZIONE
A cura di
Mario Gori
Mario Gori
1
Interazione



In che modo la relazione si fa concreta?
In che modo possiamo attuare l’intervento
educativo-formativo?
Prima di tutto con la comunicazione
interpersonale mediante i linguaggi non
verbali , paralinguistici e linguistici.
Mario Gori
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Comunicazione



Comunicare , dal latino communicare = condividere,
rendere comune (Rosengren, 2001).
COMUNICAZIONE (mettere in comune)
Processo fondamentale che consiste nel trasmettere
informazioni e nello stabilire scambi e relazioni con gli
altri per condividere informazioni, parole, gesti,
sentimenti, emozioni.
NON SI PUÒ NON COMUNICARE!!!
Qualunque segnale che emettiamo anche con il nostro
corpo comunica all’altro qualcosa, cioè un messaggio!
Scuola di Palo Alto)



Mario Gori
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


Le teorie classiche sulla comunicazione
contrapponevano il linguaggio verbale a quello
nv, considerandole come due entità distinte.
Attualmente viene considerato l’atto linguistico
come risultato di un processo di interdipendenza
semantica in cui i diversi sistemi comunicativi,
pur mantenendo la loro autonomia, collaborano
in maniera sincronica a formare il messaggio
Comunicare mette in atto le abilità linguistiche,
ma anche la voce, il viso, il corpo…
Mario Gori
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Linguaggio


“Il linguaggio è un alfabeto di simboli il cui uso presuppone un passato
che gli interlocutori condividono”. (Jorges Louis Borges)
È un sistema di segni condivisi, occorre chiarire di
quali segni ci si serve e quale valore si attribuisce
loro, in quanto ogni cultura attribuisce a ciascun
segno un significato del tutto arbitrario che può variare
e anche contraddirsi.
Mario Gori
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







Si è prima visti che ascoltati.
Nella comunicazione circa il 70-80%
dell’informazione che raggiunge la corteccia
cerebrale giunge agli occhi, contro il 10-15% che
proviene dall’udito.
Smith, nel 1968, misurò il tempo che dedichiamo ai
diversi tipi di comunicazione:
ASCOLTO O SENTIRE 45%
LEGGERE 16%
Comunicazione efficace è anche l’arte di ascoltare
La comunicazione è una abilità
Dato che è impossib6ile non comunicare…
impariamo a farlo bene!
Mario Gori
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Funzioni della comunicazione





- strumentale: compiere o ottenere qualcosa
- di controllo: fare in modo che qualcuno si
comporti in una determinata maniera
- informativa: scoprire o spiegare qualcosa
- espressiva: esprimere i propri sentimenti o
imporsi in modo particolare
- di contatto sociale: stare in compagnia
Mario Gori
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INFORMATIVA

produttivo
sui piani





MEDIAZIONE
DIDATTICA
FORMATIVA
fruitivo
EME-REC (Cloutier)
Mario Gori
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

COMUNICAZIONE VERBALE: è la
comunicazione linguistica orale o
scritta (CV)
COMUNICAZIONE NON
VERBALE: è la comunicazione
extra- o para-linguistica (CNV)
Mario Gori
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Comunicazione verbale



La CV costituisce un evento linguistico e si attua
attraverso uno scambio di atti linguistici tra due o
più interlocutori.
L’atto linguistico è un messaggio verbale o scritto
codificato da un mittente e decodificato da un
destinatario attraverso l’uso di un sistema
linguistico condiviso di segni linguistici:
- è parte dell’evento linguistico che consiste nella
concatenazione di più atti linguistici
- l’evento linguistico è a sua volta parte dell’evento
comunicativo
Mario Gori
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Elementi fondamentali






Codice
Mezzo
Messaggio
Ricevente
Referente
mezzo
emittente
Schema di Jakobson R., in Guiraud, P., Semiologia, Armando, Roma,
1971
Mario Gori
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Scienze della comunicazione





linguistica
paralinguistica
paracinesica
gestualità
postura
cinesica
cronemica
prossemica
aptica
SEMIOTICA
disciplina che spiega con metodi
omogenei tutti i possibili sistemi
e processi comunicativi




Mario Gori
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Segno

Segno: ciò che esso dice


Processo segnico

(categorie degli Stoici)





Oggetto a cui si riferisce
semainon: segno vero e
proprio come entità fisica
semainomenon: ciò che
viene detto dal segno e che
non rappresenta una entità
fisica
pragma: oggetto a cui il
segno si riferisce (entità
fisica, evento, azione)
Mario Gori
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Emittente






Colui che emette il messaggio
- è responsabile del contenuto del messaggio
- sceglie i destinatari della comunicazione
- sceglie i segni con cui codificare il
messaggio (verbali, non verbali, figurati)
- si preoccupa che il codice sia condiviso
- sceglie il canale migliore per far arrivare il
messaggio a destinazione
Mario Gori
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Messaggio




- contenuto della comunicazione,
informazione
- ciò che materialmente si comunica =
informazione/concetto/idea/sentimento
- può essere verbale (parole, scritti),
non verbale, figurato
- è trasformato in codice condiviso
Mario Gori
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Codice




Insieme di segni e simboli in cui si
concretizza il messaggio può essere
- verbale e non verbale
- condiviso
I segni/simboli verbali e non verbali
spesso sono compresenti in una
comunicazione
Mario Gori
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Canale

Mezzo fisico di trasmissione del messaggio
Scrittura, immagini
azioni
Vista
Parole, musica,
azioni
Vista, udito
Parole, musica
Vista, udito
Odori
Olfatto
Sapori
Gusto
Mario Gori
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Ricevente






Destinatario del messaggio
- riceve il contenuto del messaggio e lo
decodifica, lo interpreta
L’interpretazione del messaggio può
dipendere:
- da come è stato trasmesso il messaggio
- dallo stato d’animo del ricevente
- dai possibili “rumori” che disturbano il canale
usato
Mario Gori
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Modalità comunicative



comunicazione verbale
comunicazione paraverbale
comunicazione non verbale
Mario Gori
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Conversazione




La conversazione è un fenomeno di comunicazione a più canali che implica segnali verbali
e non verbali.
È l’argomento che richiede di prendere in considerazione sia le relazioni strutturali tra i
segnali verbali e non verbali della comunicazione, sia il loro significato funzionale nel
trasmettere informazioni.
“Gli scambi verbali non consistono normalmente di una successione di frasi sconnesse.
Essi sono tipicamente azioni almeno in parte cooperative, e ciascun partecipante riconosce
in essi, entro certi limiti, uno scopo comune o un insieme di scopi comuni o almeno una
direzione reciprocamente accettata” (Grice, 1975)
Una caratteristica fondamentale che interviene nel processo di organizzazione degli
scambi conversazionali concerne il loro essere guidati da scopi e piani, il seguire regole e
procedure, l’articolarsi in sequenze.
Un altro tratto caratteristico è la sua frammentarietà, nel senso che essa è comprensibile e
analizzabile solo in relazione ad un dato contesto di riferimento. In ogni conversazione vi
sono elementi non esplicitati in modo diretto, ma assunti implicitamente , suggeriti,
presupposti del discorso stesso.
Mario Gori
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Decodificazione


La decodificazione del messaggio è un atto
interpretativo delle significazioni verbali e delle
segnalazioni non verbali cinestesiche, aptiche,
prossemiche, cronemiche, vestemiche e
paralinguistiche.
È resa possibile dalla condivisione cognitiva di tutti i
sistemi comunicativi verbali e non verbali.
Mario Gori
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Conversazione come azione guidata da
scopi e piani


La conversazione può essere analizzata
come attività guidata da scopi che una
persona compie nei riguardi di un’altra
persona.
Produrre una frase per comunicare è
compiere un’azione e può essere concepita
come attività fatta per raggiungere uno scopo.
Mario Gori
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Modello scopistico delle attività



Nell’analisi della conversazione dobbiamo
tenere presenti
- i processi cognitivi tipici del pensiero
- i meccanismi scopistici operanti in modo
coordinato nella mente
Mario Gori
23
Condizioni della comunicazione






Perché si abbia conversazione sono necessarie 3 condizioni
- Che A parli con B e B parli ad A. Questo avviene quando A ha uno
scopo per raggiungere il quale è necessaria la partecipazione di B
- Le due frasi devono avere uno scopo in comune (ad es. domandarisposta)
- Anche B deve avere uno scopo, che è anche lo scopo di A proprio in
quanto B sa che tale scopo è lo scopo di A. La comunanza di scopi non
è fortuita o casuale, ma B adotta lo scopo di A.
In questo quadro la conversazione viene considerata come interazione
sociale cooperativa in quanto si basa sull’adozione degli scopi altrui.
Questa ipotesi rimane plausibile anche nel caso di conversazioni meno
collaborative, quando cioè gli interlocutori hanno scopi opposti. È
sempre possibile trovare una comunanza di scopi (ad es. stabilire la
verità).
Mario Gori
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Regole e procedure
conversazionali







Le relazioni tra le diverse componenti devono essere formulate in
regole.
Nel senso attribuito da Chomsky secondo cui le regole di un
linguaggio generano tutte e solo le possibili frasi grammaticali di quel
linguaggio
Ma
le regole astratte a priori che presiedono alla produzione e
comprensione di frasi ben formate, grammaticalmente accettabili e
adeguate ad una situazione linguistica ideale, si devono completare
con:
Conoscenze a posteriori culturali e situazionali. In questo senso si
parla di competenza psicosociale
intesa come
capacità dei parlanti di trasformare una realtà mentale (significato) in
una realtà sociale ai fini della comprensione che è considerata lo
strumento con cui si crea la struttura sociale.
Mario Gori
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




Tra i diversi approcci
“Studiare la conversazione significa spiegare i
metodi che i soggetti impiegano per costruire
degli scambi ordinati di parola…” (Goffman e gli
etnometodologi)
Vengono raccolti dati da situazioni naturali
(raccontare una storia, trattare affari, insegnare,
fare scuse…) dai quali emerge che noi seguiamo
delle procedure in modo automatico.
Gli scambi si succedono in modo sincronizzato,
secondo mosse coordinate.
Il meccanismo più importante che opera nelle
conversazioni è il dispositivo del turno.
Mario Gori
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Negoziazione


Spesso gli scopi vengono ridefiniti all’interno della
relazione tra gli interlocutori mediante processi di
negoziazione.
Si prenda ad esempio la coppia domanda-risposta:
nel formulare la risposta, il ricevente seleziona certi
scopi fra quelli possibili del parlante, proponendogli a
sua volta una ridefinizione di quanto detto e
rimandando così all’altro la scelta di accettare la
ridefinizione oppure riaprire la negoziazione.
Mario Gori
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Turn taking





Per quanto riguarda l’attribuzione del turno, esistono regole che governano la
transazione tra i locutori:
a) il locutore che ha la parola può selezionare il prossimo locutore
rivolgendogli una domanda: in questo caso il partecipante scelto ha il dirittodovere di prendere il turno, altre persone presenti non hanno questo dirittodovere.
b) se tale tecnica non viene messa in atto, allora gli interlocutori possono
autoselezionarsi: chi parla per primo acquisisce diritto al turno
Esistono poi delle procedure per trattare gli errori e le violazioni dei turni di
parola
ad esempio quando una delle parti cessa di parlare ponendo fine alla
sovrapposizione di locutori e alla violazione della regola “un locutore alla
volta”.
Mario Gori
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




Le sequenze di apertura e di chiusura delle conversazioni
sono dispositivi che innestano e sospendono il funzionamento
dei turni
Ciò avviene tipicamente applicando una coppia adiacente e
cioè una sequenza di due enunciati, collocati l’uno di seguito
all’altro in modo da costituire la prima parte e la seconda
parte della coppia e pronunciati da due diversi locutori.
Non terminalità: chi interpella qualcuno, dopo aver ricevuto
una risposta si trova obbligato a parlare nuovamente, non
può terminare la conversazione. Questa coppia funziona per
ulteriori scambi comunicativi.
Non ripetibilità: se un richiamo ha ricevuto una risposta, non
è possibile ripetere la stessa sequenza
Pertinenza condizionale: il comportamento verbale degli
interlocutori in questa sequenza non è casuale, non si può
scegliere “impunemente di non rispondere. Se lo facciamo,
questo provoca una serie di deduzioni socialmente rilevanti.
Mario Gori
29
Dire e non dire



Il presupposto e l’implicito
Ci sono elementi non comunicati esplicitamente,
ma suggeriti, insinuati, lasciati intendere,
presupposti
Spesso inoltre le frasi delle conversazioni sono
incomplete ed ambigue (indessicabili). Il significato
è profondamente incorporato nella struttura
dell’interazione.
Mario Gori
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Conoscenza di senso comune






Procedure interpretative:
a) reciprocità delle aspettative: un interlocutore assume che fino a prova
contraria gli altri vedano le cose e diano significati agli oggetti nel suo stesso
modo
b) forme normali: l’interlocutore assume esista un sistema standardizzato e
comune di segnali
c) principio degli “et cetera”: l’individuo assume che comunque gli
interlocutori riempiano di significato le eventuali lacune
d) ìvocabolari descrittivi come espressioni indessicali: l’individuo assume
che il linguaggio venga usato nello stesso modo per riferirsi a passate e
presenti esperienze, che comunque non possono mai essere completamente
verbalizzate
Questi principi riflettono una contestualità del significato, inteso come risultato
dell’interazione sociale dei membri.
Mario Gori
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







Abitualmente ci serviamo di impliciti
- presupposizioni semantiche
- presupposizioni pragmatiche
- presupposizioni semantiche
Sono elementi iscritti nelle rappresentazioni semantiche di un
termine sono cioè parte della significazione letterale di
un’espressione, indipendentemente dall’uso che ne viene
fatto
Le presupposizioni pragmatiche
Sono forme di implicito presenti nella conversazione, ma non
codificate nel lessico, dunque non iscritte nelle
rappresentazioni semantiche dei singoli termini, ma
dipendenti dal contesto in cui compaiono.
Grice ha evidenziato il ruolo delle implicature conversazionali:
l’atto di implicare, di dare ad intendere qualcosa.
Mario Gori
32




Se in una conversazione si verifica uno
scarto rispetto alle aspettative, si
cercherà di dare significato a tale
discrepanza, ricostruendo gli impliciti non
espressi.
Ad es. in una violazione si danno due
possibilità:
1- rompiamo il principio di cooperazione
2- presumiamo che il principio continui
ad essere rispettato. Questo significa
che l’interlocutore vuole darmi qualche
informazione in più.
Mario Gori
33
Comunicazione efficace


La Comunicazione Efficace deve rispettare i
tempi altrui (si deve cioè saper ascoltare con
calma).
“Gli dei hanno dato agli uomini due orecchie e una bocca per
poter ascoltare il doppio e parlare la metà” (Talete di Mileto)
Mario Gori
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Comunicazione verbale
Comprende:

- codice linguistico parlato e scritto

- registro

- tipo di linguaggio

- organizzazione logica delle parole con cui
esprimiamo i concetti

Abilità di pertinenza tutta umana, ha contribuito a
formare quel substrato che ci accomuna agli altri e che
chiamiamo cultura.
Mario Gori
35
Comunicazione NV
Comprende:

- codici linguistici corporeo-motorio

- registri neuro-muscolari

- tipo di linguaggio: cinesico, prossemico, aptico,
cronemico, cairemico, vestemico

- organizzazione logica dei movimenti con cui
esprimiamo i gesti-concetti

Abilità di pertinenza tutta umana, ha contribuito a
formare quel substrato che ci accomuna agli altri
e che chiamiamo cultura.
Mario Gori
36
Voce






I fattori che contribuiscono a “fare” la voce sono:
- biologia: sesso, età (ad es. la donna ha una voce
più acuta rispetto ad un uomo)
- sociale: inflessione (regione di provenienza), status
socio-economico e estrazione culturale
- personalità
- fattori psicologici transitori dipendenti dalle
esperienze emotive e cognitive dell’individuo
(Anolli (2006) )
Mario Gori
37
Integrazione tra aspetti verbali e NV



L’atto comunicativo è dato dalla integrazione tra
aspetti verbali e non verbali.
L'interazione tra non verbale e verbale è il
meccanismo centrale in un processo
comunicativo e implica l'idea di mutua relazione,
di azione reciproca.
Negli aspetti verbali sono compresi, oltre ai tratti
soprasegmentali, anche gli elementi linguistici.
Mario Gori
38
Comunicazione paraverbale
Comprende:
 - voce e aspetti non verbali del parlato
 - timbro e tono
 - sonorità e cadenza
Mario Gori
39
Interazione verbale e NV

Watzlawick sostiene che ogni comunicazione avviene
contemporaneamente su due piani, quello del
contenuto e quello della relazione: mediante le parole
trasmettiamo delle informazioni con i segnali del corpo
diamo "informazioni alle informazioni".

Regola fondamentale del linguaggio non verbale è
quella che nessun segnale da solo ha un preciso
potere enunciativo e che il linguaggio verbale e quello
non verbale sono interdipendenti e quindi,
nell'interpretazione, dobbiamo tener conto
necessariamente di entrambi.
Mario Gori
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SISTEMA PARALINGUISTICO







Detto anche Sistema vocale non verbale, indica l'insieme dei suoni
emessi nella comunicazione verbale, indipendentemente dal significato
delle parole.
Concerne la prosodia, cioè l’andamento e la dinamica del flusso
fonatorio
Le componenti paralinguistiche del messaggio (unità prosodiche) sono
quelle che consentono il riconoscimento di
- una voce familiare vs. una voce sconosciuta
- una voce giovane vs. una voce anziana
- un tono arrabbiato vs. un tono benevolo
Unità prosodiche: durata, intensità, altezza, accento, tono, intonazione,
velocità, ritmo… dell’esecuzione (o dell’eloquio), pause piene e pause
vuote (silenzio)
Mario Gori
41





Il sistema paralinguistico è caratterizzato da diversi aspetti:
Tono: viene influenzato da fattori fisiologici (età, costituzione
fisica), e dal contesto: una persona di elevato livello sociale
che si trova a parlare con una di livello sociale più basso
tenderà ad avere un tono di voce più grave.
Frequenza: l'aspetto sociale ha una forte influenza: un
sottoposto che si trova a parlare con un superiore tenderà ad
avere una frequenza di voce più bassa rispetto al normale.
Ritmo: conferisce maggiore o minore autorevolezza alle
parole pronunciate: parlare ad un ritmo lento, inserendo delle
pause tra una frase e l'altra, dà un tono di solennità a ciò che
si dice; al contrario parlare ad un ritmo elevato attribuisce
poca importanza alle parole pronunciate.
Nell'analisi del ritmo nel sistema paralinguistico va
considerata l'importanza delle pause, che vengono distinte in
pause vuote e pause piene. Le pause vuote rappresentano il
silenzio tra una frase e l'altra, quelle piene le tipiche
interiezioni (come "mmm", "beh") prive di significato verbale,
inserite tra una frase e l'altra.
Mario Gori
42
Fattori prosodici


Sono durata, intensità e altezza,
essi condizionano la prosodia della
catena parlata
Nell’emissione del flusso
fopnatorio i tre fattori sono
sinergici, ma la prevalenza dell’uno
sull’altro determina il tipo di
fenomeno prosodico
Mario Gori
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Durata


È il tempo della tenuta di un fono
della catena parlata
Quando l’allungamento è
intenzionale ha una funzione
enfatico-espressiva
Mario Gori
44
Intensità



È il volume dell’emissione fonica
dal pianissimo al fortissimo
Dal punto di vista prosodico è
correlata all’accento di intensità
Dal punto di vista relazionale
esprime diverse intenzioni
(aumento o diminuzione dovuto
a…)
Mario Gori
45
Altezza





È la frequenza dell’emissione fonica.
Determina la sensazione psicoacustica
su una scala chje va dal grave all’acuto
Costituisce il fattore fondamentale di
caratterizzazione delle voci maschili,
femminili e infantili
Dal punto di vista prosodico è correlata
al tono e all’intonazione
Dal punto di vista relazionale è correlata
al significato implicito nel messaggio
(modulazioni volontarie del tono9
Mario Gori
46
Accento di intensità

È la messa in rilievo di una sillaba
rispetto alle altre tramite la variazione
prevalente dell’intensità
Fuzioni:

Contrastiva

Demarcativa

Oppositiva

messa in rilievo della
sillaba tonica
segnalazione del confine
di parola
distintiva di significato
Mario Gori
47
Tono


È la messa in rilievo di una sillaba
rispetto alle altre tramite la
variazione prevalente di altezza
Le modulazioni volontarie del tono
della voce (basso-medio-alto)
concorrono al significato implicito
del messaggio (può denotare…)
Mario Gori
48
Intonazione


Andamento melodico del flusso
fonatorio dato dalle variazioni di altezza
nel corso dell’intero enunciato
Ogni lingua presenta una tipologia di
intonazione della frase con diversi
schemi intonativi (discendente,
ascendente, sospensivo…) legati al tipo
di frase prodotta (affermativa,.
imperativa, interrogativa, incompleta…)
Mario Gori
49
Intonazione e intenzione





I profili intonativi delle frasi sono
fondamentali per la corretta
interpretazione delle intenzioni
comunicative del mittente:
Affermativa
=
asserzione
Imperativa
=
comando
Interrogativa =
domanda
Incompleta
=
sottinteso
Mario Gori
50
Velocità esecutiva


È responsabile dei fenomeni di
iperarticolazione, cioè di un parlato
più accurato e scandito, ovvero più
informale e trascurato
La gradazione delal velocità della
esecuzione, che va dal più lento al
più veloce, è descritta con i termini
del movimento musicale: adagio,
lento, andante, allegro, presto…
Mario Gori
51
Velocità e registri
sociolinguistici




Il parlato più accurato e più lento, è
associato ai registri formali, colti
- caratterizzato dalla conservazione dei
tratti articolatori
Il parlato più trascurato e più rapido, è
associato ai registri informali, coloquiali
- caratterizzato dalla riduzione o caduta
di foni o sillabe (aferesi, sicnope,
apocope) e da fenomeni coarticolatori
Mario Gori
52
Silenzio









È una strategia della comunicazione
Ha natura ambigua e il suo significato varia in relazione al contesto situazionale, al tipo di
rapporto esistente tra i partecipanti all’atto comunicativo, alla cultura di riferimento
Funzioni del silenzio:
- valutazione
- rivelazione
- attivazione
- sfida
………..
Rappresenta una forma di comunicazione nel sistema paralinguistico, e le sue
caratteristiche possono essere fortemente ambivalenti: il silenzio tra due innamorati ha
ovviamente un significato molto diverso rispetto al silenzio tra due persone che si ignorano.
Ma anche in questo caso gli aspetti sociali e gerarchici hanno una parte fondamentale: un
professore che parla alla classe o un ufficiale che si rivolge alle truppe parleranno nel
generale silenzio, considerato una forma di rispetto per il ruolo ricoperto dalla persona che
parla.
Mario Gori
53
LA CNV
Comprende:
 - comunicazione prossemica (comportamento
spaziale, vicinanza/distanza)
 - comunicazione cinesica (volto, postura, movimenti
del corpo, gestualità)
 - comunicazione aptica (contatto corporeo)
 - comunicazione cronemica (tempo)
 - comunicazione vestemica (abbigliamento, ecc.)
Mario Gori
54
Aspetti del LNV



Gli aspetti del LNV slegati dalla pronuncia e
dai tratti soprasegmentali, si riferiscono ai
movimenti che facciamo con il viso e con il
corpo.
Essi costituiscono il nostro sistema
cinesico che, con il sistema prossemico,
aptico, cronemico e vestemico, completa la
comunicazione NV.
Mario Gori
55
Funzioni della CNV





- sostiene la comunicazione verbale
- può modificare, completare o sostituire
la comunicazione verbale
- esprime le emozioni
- si controlla se si conosce bene
- trasmette informazioni sulla persona
Mario Gori
56
A cui si presta maggior
attenzione.
Più facile da controllare.
Comunicazione
verbale 7%
Comunicazione non verbale
55%
A cui si presta minore
attenzione consapevole.
Più difficile da controllare
Comunicazione paraverbale
38%
Mario Gori
57
Sistema cinesico










Il sistema cinesico viene diviso in:
- mimica facciale
- sguardo
- gesti
- postura
- prossemica
- aptica
(Anolli 2006)
Si aggiunge anche la vestemica (aspetto del
costume e del trucco, della moda in generale…)
Mario Gori
58
Sorriso



Il sorriso è un ottimo regolatore dei
rapporti sociali.
Sono stati individuati 19 modi
diversi di sorridere (Ekman 1985)
Mario Gori
59
Occhi



Sono importanti sia come ricettori
che come emittenti di informazioni.
Lo sguardo condiziona il
rapporto che instauriamo con il
nostro interlocutore: simpatia,
antipatia, collaborazione o
sottomissione.
Mario Gori
60
Sguardo




Svolge un ruolo fondamentale
nella comunicazione a livello di:
- sincronizzazione dei turni di
conversazione
- monitoraggio dell’interazione
- segnalazione dell’intenzione
dell’altro.
Mario Gori
61
Abbigliamento




I costumi e i vestiti sono gli estensori
semiotici del corpo.
Parlano anch’essi.
Gli accessori che completano un
abbigliamento sono proiezione di chi li
indossa e, nel contesto in cui vengono
utilizzati, producono significato.
Vestirsi è molto più che il semplice coprirsi.
Mario Gori
62
Gesti





Sono stati studiati 5.000 gesti della mano e
250.000 diverse espressioni del viso.
Nel suo complesso la comunicazione
avviene con:
- 55% movimenti del corpo (soprattutto
espressioni facciali)
- 38% linguaggio “vocale” (o tratti
soprasegmentali: volume, tono, ritmo della
parlata)
- 7% linguaggio verbale
Mario Gori
63
Vedere-guardare-osservare



Saper "ben guardare" può portare ad aprire
la mente a nuove idee e soluzioni .
È un'abilità indispensabile nei processi di
insegnamento-apprendimento.
Guardare in maniera empatica, ci mette
nella condizione di “visione efficace"
cercando di entrare nel punto di vista del
nostro interlocutore e comunque
condividendo, per quanto è possibile, ciò
che manifesta.
Mario Gori
64
Efficacia




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Per comunicare in maniera efficace occorre:
- provare “empatia” (mettersi nei panni dell’altro)
- prestare attenzione al feedback
- determinare sintonia tra i livelli della
comunicazione
- imparare ad ascoltare (ascolto attivo)
- imparare a guardare (percezione visiva attiva)
- concentrarsi sulla preparazione del messaggio
- essere assertivi
Mario Gori
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EMPATIA
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Capacità di immedesimarsi nell’altro fino a coglierne i
pensieri e gli stati d’animo, mantenendo in ogni caso la
propria identità e il controllo delle proprie emozioni.
Rafforza le relazioni e migliora la qualità dei nostri
rapporti con gli altri!
Per entrare in empatia con l’altro dobbiamo:
- essere trasparenti = coerenza tra sentimenti espressi e
sentimenti provati
- imparare a leggere non solo le parole, ma anche i
sentimenti e contenuti espressi con il linguaggio NV
- mettersi nella condizione di ascolto e di visione attivi
Mario Gori
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
Capacità di d’immergersi nel mondo
soggettivo altrui, di partecipare alla sua
esperienza nella misura in cui la CV/CNV non
permette d’identificarsi con l’altro e vedere il
mondo dal suo punto di vista, di mantenere
lucidità e consapevolezza dei confini tra la
propria identità personale e quella dell’altro
Mario Gori
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Ascoltare
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Trattenersi volontariamente e attentamente a udire,
prestare la propria attenzione o partecipazione a qualcuno
o qualcosa in quanto informazione o motivo di riflessione
Comporta un processo mentale più sofisticato, richiede
energia, disciplina ed una serie di abilità che possono
essere apprese e sviluppate con impegno e pratica,
modificando abitudini errate e false credenze.
Ascoltare è molto di più del sentire.
Qualsiasi ascolto è destinato a fallire se non siamo capaci
di assumere il punto di vista dell’altro, se non riusciamo a
“vedere il mondo con i suoi occhi”.
Mario Gori
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Definizione di ascolto
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Trattenersi volontariamente e attentamente a udire,
prestare la propria attenzione o partecipazione a
qualcuno o qualcosa in quanto informazione o motivo
di riflessione
Comporta un processo mentale più sofisticato,
richiede energia, disciplina ed una serie di abilità che
possono essere apprese e sviluppate con impegno e
pratica, modificando abitudini errate e false credenze.
Ascoltare è molto di più del sentire.
Mario Gori
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ASCOLTO EFFICACE O EMPATICO
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Ascolto empatico: saper ascoltare coinvolge i nostri sensi e la nostra mente.
- Riduce le incomprensioni
- Induce l’interlocutore ad esprimersi meglio
- Aumenta l’autostima e la fiducia in se stessi
- Crea rapporti più amichevoli tra le persone
- Facilita l’apprendimento e permette di immagazzinare più informazioni
Per raggiungere l’empatia, è importante saper gestire il silenzio e stabilire le
regole del dialogo.
Solo entrando in sintonia con l’altro, si creano le premesse per un ascolto attivo.
L’ascolto empatico permette di immedesimarsi nei sentimenti dell’interlocutore e
di comprendere cosa pensa e prova.
Mario Gori
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Ascolto attivo
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
L’attività dell’ascoltare è altrettanto importante
di quella del parlare.
L’ascolto consente di avere una pluralità di
informazioni da parte dell’interlocutore e
quindi di mirare le proprie affermazioni sulle
sue esigenze ed aspettative.
Mettersi in atteggiamento di ascolto
predispone favorevolmente l’interlocutore.
Mario Gori
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Caratteristiche:
- ascoltare il contenuto
- capire le finalità
- valutare la comunicazione NV
- ascoltare con partecipazione
- assumere un atteggiamento di epoché
- mettersi in un atteggiamento di disponibilità
- lasciare all’interlocutore il tempo di concludere il proprio
pensiero prima di interrompere con domande
- se necessario chiedere e fare domande di approfondimento
- fare cenni di conferma che fanno comprendere all’altro che
siamo presenti e in ascolto
- fare attenzione e collegare la CV e la CNV
Mario Gori
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Efficacia
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
Un messaggio efficace deve:
- avere chiaro l’obiettivo della comunicazione
- conoscere le caratteristiche del destinatario
- definire il contenuto in maniera chiara ed
essenziale
- usare un linguaggio comprensibile dal
destinatario (codice comune)
- utilizzare un mezzo in grado di raggiungere
facilmente il destinatario
- considerare tempo e luogo di ricezione del
messaggio
- analizzare il ritorno (feedback)
Mario Gori
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Assertività
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
Considerare importanti le proprie esigenze, diritti,
bisogni e desideri e cercare di soddisfarli e allo
stesso tempo considerare ugualmente importanti
esigenze, diritti, bisogni e desideri degli altri.
Si concretizza
- nella comunicazione
- nel rispetto reciproco
- nel non sacrificare la propria personalità, né
prevaricare quella dell’altro
- nel cooperare insieme e ottenere entrambi lo
stesso risultato
Mario Gori
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
Serve a:
- gestire i rapporti con gli interlocutori
- rapportarci con le persone autorevoli (genitori,
insegnanti, capi, ecc.)
- svolgere con efficacia e autorevolezza il ruolo di
leader situazionale (in famiglia, a scuola, con gli
amici ecc.)
- affrontare correttamente le critiche che ci
vengono fatte
- farci rispettare in un gruppo di pari
- imparare ad esprimere i sentimenti più autentici
con le persone alle quali siamo legati
Affettivamente e non solo
Mario Gori
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Stili di comunicazione

Passiva
Evitare rischi/attacchi
cercando di andare
d’accordo ad ogni costo
Aggressiva
Assertiva
Imporre la propria
superiorità annullando
ragioni, bisogni, obiettivi
dell’altro
Risolvere problemi,
ottenere risultati
oggettivi utilizzando in
modo sinergico le risorse
personali e altrui
Mario Gori
76
LA COMUNICAZIONE MEDIATA
DAL COMPUTER


La Comunicazione Mediata dal Computer
(abbreviato: CMC) è solo una delle forme di
comunicazione che utilizzano nuovi media e si
basa sull’elaborazione digitale dell’informazione,
cioè la trasformazione di qualsiasi dato o
variabile analogica in codice binario, unico
linguaggio interpretabile e trasmissibile dai
microprocessori utilizzati dalle nuove tecnologie
Il più potente strumento di comunicazione digitale
è oggi il computer, inizialmente non progettato a
tale scopo ma reso un potente media grazie alla
comparsa di Internet, efficace metodo di
trasmissione dei dati da un computer all’altro.
Grazie ad Internet è divenuta possibile una vera
e propria CMC
Mario Gori
77
LE FORME DELLA CMC

Fin dalle prime ricerche in materia parve
chiaro dover distinguere due modalità di
CMC: quella sincrona e quella asincrona.
La prima si ha quando c’è una presenza
contemporanea degli attori coinvolti nella
comunicazione (come in una normale
conversazione faccia a faccia o per
telefono); la seconda invece non
prevede una connessione in tempo reale
tra i computer degli utenti coinvolti.
Mario Gori
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CMC ASINCRONA

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Siti, mail, newsgroup, forum
Le forme più conosciute ed usate di CMC
asincrona sono i siti web (ipertesti o ipermedia a
seconda dei contenuti) e l’ e-mail, o posta
elettronica che dir si voglia: un messaggio
lasciato dall’emittente nella casella elettronica del
ricevente che questo può leggere alla sua prima
connessione.
Delle varianti dell’e-mail sono i Newsgroup (ed i
Forum) , bacheche elettroniche su specifici
argomenti a cui i soggetti partecipano lasciando
messaggi e commenti personali, e le Mailing lists
, messaggi spediti automaticamente a una lista di
utenti potenzialmente interessati a riceverli.
Mario Gori
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CMC SINCRONA
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CHAT, MUD, MOO, MMOG
La forma più utilizzata di CMC sincrona invece è la Internet
Relay Chat (IRC), abbreviato generalmente in “chat”: una
pagina nella quale gli utenti portano avanti in tempo reale una
discussione mediante l’immissione di frasi digitate sulla
tastiera; ogni utente è differenziato da un nickname, ossia un
nome scelto per essere identificato dagli altri. Le
conversazioni possono avvenire in privato o in pubblico, infatti
le chat sono solitamente suddivise in gruppi di discussione
con argomenti differenti e all’interno di ciascun gruppo può
essere presente un moderatore che può allontanare
temporaneamente o permanentemente utenti indesiderati.
Un’evoluzione della chat è costituita dai Multi User Dungeon
(MUD) e dai Mud Object Oriented (MOO): ambienti virtuali
all’interno dei quali gli utenti parlano, si muovono e
interagiscono tra loro, descrivendo e modificando i mondi e gli
oggetti virtuali esclusivamente tramite frasi di testo che
appaiono sullo schermo del PC. Questi sono stati i precursori
dei Massive Multiplayer Online Games (MMOG), che a
differenza dei MUD hanno interfacce completamente grafiche
con visuale in prima o terza persona.
Mario Gori
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LE NUOVE FORME DI CMC
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
Chat grafiche e Audio/Video, Blog
La capacità del computer di integrare le informazioni
provenienti da diverse fonti e da diversi canali (la
Multimedialità) ha portato alla creazione di
Audio/Video Chat, in cui il testo è integrato o sostituito
da comunicazione vocale (tramite microfono) e/o da
collegamento video (tramite webcam) come in una
telefonata o in una video-conferenza.
Nelle chat grafiche invece i soggetti oltre che dal
nickname sono rappresentati da personaggi grafici
chiamati Avatar che si muovono in ambienti simili a
quelli dei giochi MMOG descritti prima.
I Weblog, termine generalmente abbreviato in “Blog”,
sono pagine web all’interno delle quali ciascun utente
può lasciare contributi testuali, grafici o collegamenti
(links) ad altre pagine web; sono attualmente utilizzati
per lo più come veri e propri diari on-line ma non se ne
esclude la funzione di valido supporto per il lavoro a
distanza.
Mario Gori
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BIBLIOGRAFIA
Anolli Luigi (a cura di), 2002, Psicologia della Comunicazione, il Mulino
Ciofi Rolando, Graziano Dario, Giochi Pericolosi (perché i ragazzi passano ore tra
videogiochi e comunità virtuali), Franco Angeli/Le Comete, 2003
Mantovani Giuseppe (a cura di), Ergonomia (lavoro, sicurezza e nuove tecnologie), il
Mulino, 2000
Mantovani Giuseppe, Comunicazione e identità (dalle situazioni quotidiane agli ambienti
virtuali), il Mulino, 2002
J.J. Gibson, The senses considered as perceptual systems., Boston, Houghton Mifflin,
1966.
M. Gori, Comunicazione cinesica, Facoltà di Scienze della Formazione, Bressanone,
1999/2010
Klatzky RL, Lederman SJ, & Metzger VA (1985). Identifying objects by touch: An
“expert system.” . Perception & Psychophysics (37): 299–302.
Lederman SJ, & Klatzky RL (1987). Hand movements: A window into haptic object
recognition . Cognitive Psychology (19): 342–368.
Robles-De-La-Torre & Hayward. Force Can Overcome Object Geometry In the
perception of Shape Through Active Touch. Nature 412 (6845):445-8 (2001).
Robles-De-La-Torre.The Importance of the Sense of Touch in Virtual and Real
Environments. IEEE Multimedia 13(3), Special issue on Haptic User Interfaces for
Multimedia Systems, pp. 24-30 (2006).
Mario Gori
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