I 9 ESPERTI
Nicola Cacace Presidente del Consiglio di Amministrazione di Onesis.
Innocenzo Cipolletta Amministratore Delegato Marzotto.
Piervirgilio Dastoli Segretario Generale del Movimento Federativo Europeo.
Giampaolo Galli Direttore del Centro Studi Confindustria.
Luigi Frey Professore di Economia del Lavoro all'Università "La Sapienza" di Roma.
Raffaele Morese Presidente di Intersos – Organizzazione Umanitaria per l'Emergenza.
Giancarlo Pagliarini Deputato e Assessore al Comune di Milano.
Giuseppe Pennisi Professore di Finanza Pubblica alla Scuola Superiore della Pubblica
Amministrazione.
Stefano Zamagni Professore di Economia Politica all’Università di Bologna.
LO SCENARIO GLOBALE
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Guerra ed economia: rallentamento, aumento costi di transazione
(sicurezza), nuove logiche della delocalizzazione, sfiducia dei
consumatori, persistente turbolenza finanziaria.
Tuttavia: ripresa nel 2003, basso prezzo del petrolio, politiche
monetarie e di bilancio espansive, deboli ricadute della crisi di
borsa sull’economia reale.
Euro: disagi contenuti nel rapporto fra Ume e Eurolandia; con
moneta in tasca, dinamiche più omogenee; lenta specializzazione
(ostacolata dai Governi) delle economie nazionali.
Turismo: crescita a lungo termine ma forte “batosta” dall’11-9;
il turismo nazionale compensa solo in parte quello internazionale.
Ripensamento del liberismo va oltre “no global”: politiche
keynesiane negli Usa (coesione sociale, recupero aree disagio,
redistribuzione).
ALLARGAMENTO DELL’UE E IMMIGRAZIONE
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Crisi 11-9: non ostacola l’ampliamento: ruolo geopolitico Russia e
crescita del suo mercato interno non ricreano sfera di influenza.
Trauma agricolo: le zone rurali del Centro-Est richiederanno
sostegno. Inoltre, Usa e Ue dovranno abbassare barriere agricole
al Terzo Mondo, per alleanze geopolitiche.
Riequilibrio costo del lavoro, cambia convenienza delocalizzazione,
imprese riqualificano investimenti; scoraggiato esodo lavoratori.
Competizione nell’Ue: settori tradizionali ma anche capital intensive
(Rep. Ceca, Polonia, Ungheria); dall’Est lavoratori molto qualificati.
Flussi in crescita; gestione legali, contenimento clandestini; nuovo
clima mondiale e allargamento Ue: più Est Europa che Maghreb. Ma
anche i flussi Est-Ovest dell’Ue allargata saranno gestiti.
Integrazione economica, molto meno sociale: dopo Twin Towers
saremo più diffidenti, soprattutto verso islamici.
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IL LAVORO IN EUROPA E IN ITALIA
Europa segue linee guida: occupabilità, adattabilità, società della
conoscenza. Tema: ridurre presenza Stato (incentivi
all’assunzione, elasticità, competitività, flessibilità); convergenza
Ue, omogeneità contrattualistica (spontanea), per non dare
vantaggi competitivi.
Applicazione Libro Bianco: flessibilità (part-time), partecipazione
azionaria dipendenti, nuove forme di rapporto (contratto di
progetto), riforma ammortizzatori sociali.
Informatica: diffusa spontanemente fra i più giovani, ma decisiva
per le capability di altre fasce. Peso occupazionale limitato.
Comparti che assumono: servizi alle famiglie, assistenza alle
persone (crescita non profit), new economy (ma “tetto” al 7-8%).
Novità positive: meno disoccupati di lunga durata, più part time,
miglior transizione lavoro-pensione, più occasioni nel Mezzogiorno.
L’ARTICOLAZIONE DELLE POLITICHE
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Mancano politiche unitarie. Europa delle Nazioni, non delle Regioni;
poca sussidiarietà. Restano differenze di origine culturale.
Politiche del lavoro: soprattutto confronto, un po’ di coordinamento.
Con gli anni, potenziamento istituzioni comunitarie.
Zoccolo duro: pari opportunità, regole minime per part-time.
Omogeneizzazione (limitata) su tempo determinato, liberalizzazione
collocamento, tutela soggetti deboli (fra cui donne e giovani).
Omogeneità spontanea, imitativa, spinta da sindacati.
Piani d’Azione Nazionali: aumenta la confrontabilità, soprattutto su
gruppi-bersaglio principali (disoccupati lunga durata, donne, giovani,
anziani); performance italiane restano basse.
Politiche locali e accordi aziendali: decentramento politiche attive e
passive. Stato mantiene ruolo di orientamento, controllo e stimolo.
PARTI SOCIALI E RIFORMA DEL WELFARE
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Governo: ridimensionare parti sociali; segmentare fronte sindacale.
Qualche spaccatura, ma la Cgil resta ai tavoli di concertazione.
Dialogo sociale in Europa: coinvolgimento Ong su esclusione,
povertà, handicap. Problemi: rapporto fra politiche del lavoro e
sociali, individuazione interlocutori, legittimità Ong.
Conflitti: diritti, ambiente, globalizzazione. Ma anche problemi del
lavoro (collaborazioni, ultracinquantenni, pensioni).
Sistema pensioni: diminuisce pilastro pubblico, aumentano pensioni
integrative, si punta su “4° pilastro” (lavoro flessibile delle persone
anziane). Tasso di occupazione 65enni cresce in Europa e in Italia.
Italia: Stato sociale resta ancorato a politiche tradizionali: sanità,
pensioni ed assistenza. Tuttavia, riequilibrio fra 1° e 2° pilastro.