Diapositiva 1

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Due definizioni di economia
La prima come l’insieme di attività intraprese dai membri di una
società per produrre, distribuire e scambiare i beni. E’ un processo
istituzionalizzato per il soddisfacimento dei bisogni di una società.
Bisogni non solo materiali. In questo caso, soddisfacimento dei
bisogni e il comportamento economico sono condizionati
dall’organizzazione della società
La seconda rinvia all’economizzare, ad attività che hanno a che
fare con la scelta individuale di impiego di risorse scarse, che
potrebbero avere usi alternativi, al fine di ottenere il massimo dai
propri mezzi. In questo caso le attività economiche sono
ricondotte allo scopo di interessi individuali, mentre le regole che
condizionano i rapporti tra soggetti sono quelle del mercato,
attraverso l’offerta e la domanda dei beni si determinano i prezzi
e l’allocazione delle risorse
Le istituzioni orientano e regolano le attività economiche.
Differenza con le organizzazioni.
Mentre l’economia si concentra soprattutto sulla formazione
del mercato
e dei prezzi nella moderna economia di scambio, la
sociologia si occupa di
Fenomeni sociali economicamente rilevanti e di quelli
economicamente
condizionati Esempi.
Idealtipo
Leggi generali e modelli e olismo metodologico (seguire le
scienze naturali
Individualismo metodologico, fenomeni sociali a partire dalle
motivazioni individuali: concezione atomistica- economicista e
concezione sociologica
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Polanyi
Reciprocità
Redistribuzione
scambio
• I termini economia(A Marshall), economia
politica (Smith) , politica economica
(Schumpeter)
• Mercantilismo: individuo massimizza il
guadagno, mercato come formatore di prezzi
• Come la politica economica può accrescere la
ricchezza nazionale? (Petty)
• Fisiocratici: in economia esistono legge naturali
• A. Smith l’interesse individuale e il funzionamento del mercato
possono favorire il benessere collettivo solo se controllati da precise
regole istituzionali
• 1759 Teoria dei sentimenti morali
• 1976 Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni
• L’azione sociale né Hobbes né Locke, è un’azione istituzionalizzata,
influenzata da norme e valori prevalenti (Adam Ferguson 1767)
• Non c’è nulla di male nell’individualismo, basta che sia condiviso
• Benefici pubblici non vengono dai vizi privati, ma da virtu private8 da
una disciplina sociale (simpatia): identificazione con i valori
condivisi dalla società
• Ciò favorisce la solidarietà, l’integrazione sociale
• Ma se ne può fare anche a meno, ma il mercato richiede il rispetto
delle regole
• Guadagno come approvazione sociale, riconoscimento sociale
• Azione economica come socialmente
determinata
• Quattro stadi dello sviluppo economico.
• Caccia, pastorizia, agricoltura e commercio
• Statica economica (analisi economica in senso
stretto (produzione e distribuzione)
• Istituzioni capitalistiche come un dato
• Dinamica economica (creazione di nuova
ricchezza, sviluppo)
• Istituzioni capitaliste come variabile
• In una società commerciale prevale lo
scambio di mercato
• Non dalla benevolenza del macellaio…
• Determinazione della quantità dei beni da
produrre dipende da domanda e offerta
come prezzo di mercato e prezzo naturale
(di lungo periodo, della produzione). La
quantità dei beni prodotti è legata ai
meccanismi di distribuzione del reddito
• Quantità di risorse da allocare
• Salario, se il salario diminuisce troppo e
perché gli imprenditori hanno la meglio
• Profitto basso nei paesi ricchi, alto in quelli
poveri (mercato degli impieghi di capitale,
sempre più difficili)
• Rendita è l’effetto dei prezzi e non l’origine
come per salari e profitti
• Teoria del valore (lavoro comandato)
• Se passiamo alla visione dinamica: formazione dei
prezzi, capacità allocativa efficiente, ma non solo di
ricchezza data ma anche di futura, nuove risorse
• Istituzioni capitalistiche sono efficienti nel produrre e
allocare, ma quando diventano concorrenziali sono
efficienti anche sul piano dinamico
• La divisione del lavoro aumenta la produttività(tanto più
crescono investimenti e concorrenza
• Due temi: i vantaggi del capitalismo concorrenziale e il
ruolo dello stato nello sviluppo.
• Difesa nazionale, giustizia, opere pubbliche (efficienza)
• responsabilità
• K. Marx (1818-1883)
• Due elementi:
• A.vincoli alla crescita posti dalle due istituzioni principali
del capitalismo (proprietà privata e lavoro salariato
• B. polarizzazione di classe
• M. si contrappone alla visione storicistica che derivava
l’organizzazione economica dalla cultura e all’economia
classica che vedeva in tal modo la divisione di classe
come naturale, come dato e quindi sottovalutazione del
conflitto tra capitalisti e lavoratorui, tra borghesia e
proletariato
• M. storicizza l’analisi economica, ma mette in evidenza il
conflitto di classe
• Contraddizione nei rapporti sociali di produzione, tra
possesso di mezzi di produzione e chi non li possiede
ed è costretto a vendere forza lavoro contro salario
• Contraddizione tra rapporti sociali di produzione e forze
produttive, dove per forze produttive intendiamo capitale
umano e capitale fisso (mezzi e tecnologie)
• Se abbiamo un forte sviluppo delle forze produttive
difficilmente esso potrà essere contenuto nei precedenti
rapporti di produzione e si dà origine a una nuova
formazione sociale
• Il capitalismo sta mostrando capacità di sviluppare le
forze produttive, ma nel lungo periodo queste
determinano contraddizione con le istituzioni costitutive
del cappitalismo
• La storia è perciò storia di lotte di classe che prendono le
mosse dalle due contraddizioni principali
• 4 tipi di società: antica (schiavitù), feudale (servi della
gleba), borghese (lavoro salariato) asiatica
(subordinazione della popolazione rurale allo stato)
• Lavoro (concetto di Hannah Arendt)
• Pluslavoro, plusvalore, profitto
• Con il crescere della composizione organica del
capitale (prevalenza del capitale fisso) si verifica
una caduta tendenziale del saggio di profitto in
quanto è il lavoro che crea plusvalore e profitto
• Disoccupazione come conseguenza
• Esercito industriale di riserva
• Concetto di alienazione da prodotto e da
macchina
• Forza lavoro e lavoro; come funziona il mercato
del lavoro
• Punti critici dell’analisi di Marx:
• Teoria del valore e caduta tendenziale del
saggio di profitto
• Sopravvalutazione della lotta di classe
• Sottovalutazione dello stato
• Marx spinge a mettere in discussione la
vison dell’economia classica
• Il marginalismo pose in riparo l’economia
dallo storicismo e dal marxismo e
l’economia diventava sempre più una
teoria della scelta razionale di allocazione
delle risorse scarse.
• Simmel Georg (1858-1918), produzione non
sistematica e antiaccademica
• Genesi e caratteri della società moderna,
valutarne il senso e il significato ultimo (forme
pure)
• Interazioni tra uomini , valori, norme istituzioni
• Denaro , istituzione con importanza cruciale
nelle relazioni
• Indagare sui concetti non economici del denaro
• Denaro come prima istituzione pubblica
• Economia monetaria è un potente fattore di dissoluzione
dell’economia naturale, di autoconsumo
• Vecchio ordinamento feudale (controllo della moneta e
nuova economia degli scambi
• Il denaro favorisce la libertà individuale (trade off rapporti
sociali con quelli dello scambio
• Più libertà nei riguardi degli oggetti
• Spazio di indipendenza che presuppone l’ampliamento
delle possibilità di scelta
• Conflitto riguarda il potere
• Ma il denaro piega l’organizzazione sociale, l’individuo
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Egli ricerca consapevolmente la creazione di una disciplina quale la sociologia
economica che contribuisca a spiegare scientificamente fenomeni economici in un
quadro storico.
Interrogativo di ricerca: Quali sono i fenomeni economici che conducono alla
nascita del capitalismo moderno e sono comuni a tutti i popoli?
Necessità di distinguere il funzionamento dell’economia capitalista da altre
economie. Bisogna trovare i mezzi (analitici) adeguati per la comprensione di tali
nessi.
Per Sombart l’economia si può definire come l’attività umana volta alla ricerca dei
mezzi di sussistenza per soddisfare i propri bisogni. Tali bisogni variano in
funzione del tempo e dello spazio. Le forme in cui il soddisfacimento dei bisogni
avviene varia moltissimo tra i diversi contesti sociali e le diverse epoche storiche.
La definizione di Sombart è più sociologica di quella degli economisti neoclassici
che guardano solo al modo di allocazione delle risorse e utilità e non tengono in
considerazione spazio-tempo.
SOMBART (1863-1941)
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Per definire l’economia necessario guardare a tre aspetti:
1) Mentalità economica: insieme dei valori e delle norme che orientano il
comportamento degli individui che partecipano all’attività economica
2) Organizzazione economica che si riferisce al complesso di norme formali
e informali che regolano l’esercizio delle attività economiche in una data
società.
3) Tecnica per produrre beni e servizi.
Nel loro insieme questi tre elementi consentono di identificare un sistema
economico o una particolare forma di economia. Il concetto di sistema
economico getta un ponte tra economia e società, permette di valutare in
che modo la società influenza storicamente l’organizzazione economica
attraverso le motivazioni dei soggetti, le istituzioni regolative, quelle che
riguardano la produzione e l’uso delle tecnologie.
Lo spirito economico
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Precapitalismo
Spirito tradizionalistico: obbedienza
passiva a regole, tradizioni tramandate
Spirito solidaristico
orientamento volto alla copertura del
bisogno. Produzione orientata al
guadagno al profitto.
Capitalismo
Spirito razionalistico: ricerca
sistematica dei mezzi più adatti allo
scopo ed è quindi più disposto
all’innovazione.
Spirito individualistico
orientamento volto all’acquisività
(mercato).
Produzione orientata al
consumo.
2. Organizzazione economica
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Capitalismo
Orientamento della produzione
allo scambio
Proprietà privata dei mezzi di
produzione
Grandi imprese Economia vincolata a norme e
leggi che ne regolano il
funzionamento, per esempio
l’ordinamento corporativo delle
società medioevali
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Altro da capitalismo moderno
Orientamento della produzione al
Consumo
Proprietà pubblica mezzi di
Produzione
Piccole imprese di carattere
familiare
Libertà economica giuridicamente
riconosciuta
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3. Tecnica
Basata su orientamenti empirici e procedure scientifiche
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Definizione di sistema capitalistico = caratterizzato da mentalità acquisitiva, razionalistica e individualistica che
si esercita nell’ambito di un’organizzazione economicalibera basata sulla proprietà dei mezzi di produzione e su
aziende che producono beni per il mercato utilizzando il lavoro salariato.
Per ogni sistema si possono individuare tre fasi: albori, maturità tramonto.
Primo capitalismo si conclude alla fine del 700,
Capitalismo maturo tutto XIX secolo fino alla I GuerraMondiale
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Come si passa da un sistema economico a un altro, in particolare al primo capitalismo?
Sombart vuole spiegare il processo di mutamento a partire dalle motivazioni specifiche dei
soggetti e dalle conseguenze delle loro azioni (individualismo metodologico).
Egli non si riferisce al mutamento economico in generale, ma alla nascita del primo capitalismo
e alla sua evoluzione verso il capitalismo maturo.
Le forze motrici dello sviluppo vanno cercate in quei soggetti che si fanno portatori di una nuova
mentalità economica e introducono cambiamenti nel modo in cui vengono combinati i fattori
produttivi.
Forze motrici del cambiamento: imprenditori portatori di una nuova mentalità economica, il loro
agire è influenzato dalle istituzioni, per esempio dalla religione, dagli ordinamenti giuridici…
Ma come si forma questa nuova mentalità imprenditoriale?
Per Sombart la mentalità capitalistica risulta da due fattori: 1) spirito imprenditoriale e 2) spirito
borghese.
Spirito imprenditoriale = aspirazione al potere, volontà di affermazione e riconoscimento sociale.
Le sue origini sono legate alla storia religiosa dell’Occidente e alla progressiva laicizzazione, al
carattere terreno e mondano in cui si esprime sempre di più l’agire individuale.
Questo deve combinarsi con il razionalismo, cioè con un orientamento volto all’ordinata
amministrazione del capitale.
Questi tratti di razionalizzazione-laicizzazione sono prima visibile in campo politico con la
costruzione dello stato moderno, poi nella scienza e solo dopo in economia e si identificano con
la ricerca del guadagno che si esercita in modo sistematico nell’organizzazione dell’attività
produttiva.
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Imprenditorialità borghese.
Individuare quali gruppi hanno contribuito maggiormente all’imprenditorialità.
Tre gruppi sociali: eretici; stranieri, ebrei. Ad essi è concesso lo status di semicittadini, non
è concesso cioè l’accesso a cariche pubbliche o altri riconoscimenti professionali. Gli eretici
spesso emigrano e diventano stranieri (categoria sociale autonoma)
Perché le condizioni di vita di questi gruppi favoriscono il loro comportamento
imprenditoriale?
Isolamento, rottura con la tradizione. Esclusione dalla cittadinanza e per essere esclusi
occorre che lo stato esista. Gli imprenditori sono quelli che fanno scattare la scintilla. Ma non
solo elementi culturali. Elementi istituzionali:
•Stato moderno= efficienza militare, orientamento mercantilista (acquisizione di metalli
preziosi, politiche economiche), politiche coloniali e di conquista che aumentano le
disponibilità di materie prime.
•Nuova tecnica razionale sostenuta dallo stato nazione.
Una volta che l’imprenditorialità borghese ha fatto scoccare la scintilla si determina un vasto
processo di dissolvimento degli antichi ordinamenti politici, dissoluzione delle forma
tradizionali di economia agricola, del lavoro a domicilio nella campagne. Si determina un
processo di proletarizzazione che libera la forza lavoro necessaria per l’economia di mercato.
Il capitalismo maturo
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La fase del capitalismo maturo è caratterizzata soprattutto da estensione della razionalità.
Per quel che riguarda lo spirito del capitalismo:
Crescita di intensità e la sua estensione a gruppi sociali più ampi. Mentalità imprenditoriale
caratterizzata da secolarizzazione dello spirito capitalistico, le motivazioni religiose lasciano il
posto al credo laico.
Specializzazione della funzione imprenditoriale che consente di delegare ad altri dipendenti
altre funzioni e tenere quelle di direzione strategica. Queste ultime variano in relazione al
settore di attività. Nell’industria meccanica prevale l’imprenditore tecnico, in quella della
produzione di merci al consumo l’imprenditore commerciale, culmine del processo di
deconcretizzazione il finanziere.
Si deconcretizza l’attività imprenditoriale.
Mentre per la nascita dello spirito imprenditoriale e borghese sono state importanti soprattutto
le componenti normative (religione, marginalità sociale), nella nuova situazione sono le
componenti cognitive (la conoscenza) ad avere maggior peso.
Democratizzazione dell’imprenditorialità, è più facile accedere al ruolo di imprenditori per tutti i
gruppi sociali, ciò che importa è disporre delle conoscenze tecniche adeguate. Le istituzioni
creditizie hanno un ruolo importante nel diffondere imprenditorialità perché finanziano chi ha
buone idee.
Altri fattori che aumentano e trasformano l’attività imprenditoriale = maggiore concorrenza (che
spinge sempre al miglioramento); rafforzamento operaio e aumento del salario operaio (spinge
a innovare tecniche di produzione e quindi a migliorare); evoluzione della tecnica.
Organizzazione del lavoro nella
fase matura del capitalismo
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1) Libertà di movimento dell’impresa, separazione tra diritto pubblico e
privato, sistema monetario razionale.
2) Lavoro: organizzazione del lavoro parcellizzato in modo che tutti
sappiano fare le mansioni indicate (si attenua cosi la discrezionalità e
autonomia degli operai specializzati).
3) Razionalizzazione estesa all’azienda: spersonalizzazione dell’impresa
sempre meno legata alla figura dell’imprenditore. Tendenza ad
organizzarsi sempre più come una burocrazia.
4) Condensazione aziendale, integrazione verticale.
5) Uniformazione dei bisogni e quindi produzione di beni standardizzati
(moda)
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Il rafforzamento dell’imprenditorialità capitalistica spinge verso una maggiore
razionalizzazione dei meccanismi regolativi. Gli ambiti in cui è
maggiormente visibile e rilevante il processo di razionalizzazione sono:
1) Ordinamento giuridico e intervento dello Stato: libertà di movimento
dell’impresa viene riconosciuta con la distinzione tra diritto pubblico e
privato, giurisdizione sui contratti (diritto commerciale), sistema monetario
razionale.
2) lavoro: andare in città è anche sentire il richiamo dell’attrazione per la
libertà individuale e per lo stile di vita urbano. Urbanizzazione assicura
forza lavoro disponibile per nuove attività imprenditoriali. Introduzione del
cottimo. Decomposizione del lavoro. razionalizzazione
dell’organizzazione del lavoro.
3) azienda: spersonalizzazione dell’azienda, tende ad organizzarsi come una
burocrazia (viene meno lo spirito imprenditoriali). Aumentare la
prevedibilità e pianificazione dei comportamenti. Aumentare la
condensazione aziendale : la grande azienda integrata verticalmente
4) consumo: i consumi devono essere influenzati dalle imprese : tendenza
all’uniformazione dei bisogni. Azione consapevole delle imprese che si
esercita anche attraverso la moda
Il Futuro del capitalismo
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Parte dal lavoro di Marx, ma lo corregge in alcuni punti importanti:
Non vi è una caduta tendenziale del saggio di profitto: infatti la produttività
aumenta (tecnologia). La disoccupazione quindi non è destinata a crescere
strutturalmente fino al collasso.
Economie di piano- maggiore intervento dello stato, maggior peso del
settore
cooperativo e forme più estesa di regolazione politica dell’economia;
capitalismo stabilizzato e regolato. Processo prevalente è quello della
razionalizzazione e della burocratizzazione (come per Weber).
Nell’impresa moderna dove tutto è regolato e basato sul calcolo razionale vi
è
sempre meno spazio per il rischio, la volontà di potere dell’imprenditore.
Tendenza graduale alla decadenza della mentalità imprenditoriale.
Max Weber (I)
Contestualizzare Weber
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Il dibattito tedesco di metà 800: storicismo e filosofia idealistica
La Germania dell’epoca: sviluppo economico limitato, ruolo forte dello
Stato
Lo storicismo come risposta all’economia neoclassica: spiegare le
differenze territoriali, metodo storico vs. analitico-deduttivo
Il peso dei fattori non economici per lo sviluppo: culturali sociali politici,
giustificazione interventismo Stato nell’economia
Gli stadi di sviluppo per List: sviluppo forze produttive di una nazione e
non semplice accumulazione ricchezza. 5 stadi basati su caratteristiche
della produzione (primitivo, pastorale, agricolo, industriale,
commerciale). Necessità ruolo istituzioni nell’economia (es.
protezionismo)
Scuola storica di economia: stadi di sviluppo per descrivere evoluzione
economica.
- Hildebrand (modalità transazione economica): economia del
baratto/monetaria/del credito
- Bucher: economia domestica/cittadine/nazionale (da autoconsumo a
mercato, assegna importanza al contesto politico-istituzionale es.
Comuni-nascita Stati)
• I limiti dello storicismo:
- tra interpretazione th e descriz empirica
- stadi: costruzioni comparative o fasi
successive?
- come si passa da uno stadio all’altro
• La critica weberiana: indeterminatezza
teorica, concetti non controllabili
scientificamente (lo spirito del popolo),
visione olistica non generalizzabile né
verificabile
• Lo storicismo quindi influenza la nascita della
sociologia economica per l’importanza
contesto istituzionale in cui attore inserito ma
va superata la critica weberiana
• Weber lavora (insieme a Sombart) nel Verein fur
Sozialpolitik (Schmoller) un gruppo che
sosteneva lo storicismo e intervento Stato per
fronteggiare questione sociale
• Saggi metodologici di Weber come base della
sociologia economica: posizione critica verso
storicismo, necessità distinguere conoscenza
scientifica dei fenomeni economico-sociali e
scelte politiche, giudizi di fatto e giudizi di valore
• Giudizi di fatto: basato su dati oggettivi
• Giudizi di valore: desiderabilità di determinati fini, non
giustificabili su base scientifica
• Relazione ai valori: nello scegliere un tema di ricerca
e formulare le ipotesi il ricercatore non può non
essere guidato dai propri valori
• Le scienze sociali sono necessariamente relazionate
ai valori, ma la scienza non può fondarsi su giudizi di
valore
• La spiegazione delle scienze sociali è condizionale:
non mira a comprendere l’insieme delle cause che
hanno determinato il fenomeno, ma mettere in
evidenza alcune condizioni. Relazioni ai valori
diverse possono fare emergere condizioni diverse, la
verifica empirica serve a riorientare le relazioni ai
valori dello scienziato
Dallo storicismo alla sociologia
economica weberiana
• Critica allo storicismo: descrizione differenze tra economie
nazionali non può ricorrere a concetti metafisici (spirito del
popolo)
• La filosofia idealistica difendeva queste posizioni contro la
sociologia positivista sostenendo che l’uomo plasma la storia e
le istituzioni e quindi non possibile generalizzare né prevedere
azione umana; no spiegazioni causali ma comprensione di un
fenomeno storico particolare
• Risposta Weber: studio fenomeni sociali =fenomeni naturali,
metodo scientifico che opera con concetti e generalizzazioni e
utilizza schemi teorici (anche se discutibili)
• Specificità scienze sociali: non formulare leggi generali (scienze
di tipo nomotetico), bensì “spiegare fenomeni storici visti nella
loro individualità” (scienze di tipo idiografico)
Come studiare fenomeni sociali nella loro
individualità storica
• Fare riferimento alle motivazioni dei soggetti agenti: le
motivazioni che spingono all’azione sono mutevoli, ma vanno
ricostruite e vanno individuate le regolarità
• Studiare uniformità di comportamento derivanti da motivazioni
simili: necessità della conoscenza nomologica (studiare le
regolarità delle connessioni causali) es. rapporto tra capitalismo
e etica protestante- occorre teoria generale su rapporti tra
religione e sviluppo economico
• La sociologia per Weber studia tali uniformità di comportamento,
origini e conseguenze, i tipi di agire sociale
• Sociologia comprendente ha obiettivo di ricostruire scopo
dell’azione su base aspettative degli agenti anche rispetto a
interazione sociale
• Tali aspettative (sulle relazioni sociali) derivano da: usi
(uniformità comportamenti di fatto), costumi (consuetudini), usi
condizionati da situazione di interessi
• Azione orientata al valore: motivazione è data
da credenza a principi
• Azione orientata allo scopo: motivazione è
raggiungimento di un fine
• Convenzioni (rapporti familiari), sanzioni
sociali
• Ordinamenti giuridici , sanzioni formali
• Relazioni sociali di tipo consensuale (comune
appartenenza)
• Relazioni sociali di tipo associativo (identità di
interessi)
• Relazione sociale può portare a lotta,
prevalere di interessi su altri (dalla
I tipi ideali
• Per Weber le uniformità di comportamento
hanno una natura, quella di “tipi ideali”
vale a dire costruzioni analitiche derivanti
dalla realtà empirica che mettono in
evidenza alcune uniformità di
comportamento
• Un puro concetto, un limite ideale a cui la
realtà va comparata (il feudalesimo, la
setta)
• La sociologia per Weber si occupa dello studio delle
uniformità di comportamento e analizza le
connessioni causali, la storia spiega i singoli
fenomeni
• Ma la sociologia non è astratta formulazione di leggi,
le regolarità sono mezzo e non fine di conoscenza,
serve a rendere intellegibile la storia evitando
indeterminazione teorica
• Ma la sociologia si deve occupare di problemi
specifici non deve essere scienza “generale”, Weber
guarda (come Sombart) a problemi economici per
studiare interazione tra fenomeni economici e
socioculturali
• Rifiuto anche di una sociologia generale organicistica
come quella dei positivisti: per W. la società come
tessuto di relazioni sociali e molteplici motivazioni
Max Weber (II)
Gianluca Busilacchi
Sintesi prima lezione (I)
• L’influenza dello storicismo su Weber
• La critica weberiana come base
metodologica della sociologia
economica come scienza (giudizi di
fatto, di valore e relazione ai valori)
• come studiare i fenomeni sociali nella
loro individualità storica: individuare le
“regolarità” che spingono gli individui
all’azione e studiare le connessioni
causali
• Azione orientata allo scopo e al valore e
sanzioni sociali e formali
Sintesi prima lezione (II)
• I “tipi ideali” sono quelle costruzioni
analitiche che permettono di mettere in
luce le uniformità di comportamento che
vogliamo studiare (es. la setta,
l’imprenditore capitalistico)
• La sociologia di occupa dello studio di
tali uniformità di comportamento e
analizza connessioni causali per
“spiegare” fenomeni sociali
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L’essenza della sociologia economica
weberiana
Weber vs. Sombart: religione, Stato,
Comuni. Origini del capitalismo per
analizzare società occidentale
3 esempi:
- i contadini fissi/salariati
- operatori di borsa UK/Germania
- sviluppo agricolo Germania sud/nord
Importanza delle condizioni non
economiche che influenzano
comportamento economico
Attività imprenditoriale è variabile vs
contesto
Elementi non economici che
influenzano formazione
imprenditorialità
• Etica protestante e lo spirito del capitalismo
(1904) e Le sette protestanti e lo spirito del
capitalismo (1906)
• Due caratteristiche dello spirito del
capitalismo:
- ricerca del profitto giustificata sul piano
etico
-acquisività collegata a organizz. razionale
del processo produttivo
• I “nuovi imprenditori” combinano fattori
produttivi; hanno qualità etiche
Spirito del capitalismo e religione
protestante (calvinista)
• La “predestinazione”: scelta divina non
modificabile
• Il successo professionale come “segno” di
elezione
• No ricchezza come fine in sé, ma impiego
produttivo del capitale (effetto: riproduzione
K)
• Conseguenze non intenzionali (esternalità)
della religione sulle origini del capitalismo
moderno
Le sette protestanti
• Nella Chiesa si nasce, nelle sette si è
ammessi
• Il riconoscimento sociale dei Battisti veicola
informazioni che hanno effetti economici
• Conseguenza: interesse economico
dell’individuo a seguire l’etica della setta
• I reticoli sociali permettono riconoscimento
qualità morali utili a imprenditorialità, ma
anche chiusura identitaria ed esclusione
• Forma organizzativa di controllo sociale: è una
“molla” al comportamento rigoroso vs.
sanzioni (differenza con Chiesa cattolica,
pentimento, confessione)
Prime conclusioni
• Razionalizzazione dell’etica del
comportamento (predestinazione e
impegno professionale)
• Forma organizzativa della setta
• Questi due aspetti portano nascita di una
etica “borghese” che spiega origini dello
spirito del capitalismo
Il capitalismo moderno
• Soddisfacimento bisogni tramite
mercato (vs. economia domestica e
altre forme)
• Razionalizzazione del calcolo del
capitale (bilanci e patrimonio
dell’impresa; diverso da capitalismo
tradizionale)
• Organizzazione lavoro salariato: nel
capitalismo moderno la ricerca del
profitto avviene nella sfera produzione
per il mercato con forza lavoro salariata
Capitalismo politico e
economico
Sfera
circolazione
Sfera
produzione
Risorse
politiche
Capitalismo di
guerra e
avventura
(pirateria)
Capitalismo
coloniale e di
appalto fiscale
(usura)
Capitalismo
industriale con
lavoro servile
Risorse
economiche
Capitalismo
commerciale,
creditizio, di
Capitalismo
industriale con
lavoro libero
conclusioni
• È capitale industriale il tratto del
capitalismo moderno orientato a sfera
produzione e non solo circolazione e con
lavoro libero (classe operaia
fondamentale)
• Questo è il capitalismo moderno
dell’occidente secondo Weber
VEBLEN
• Le trasformazioni di fine 800 e inizio 900 negli
states: formazione di grandi trusts industriali,
triplica la popolazione con grandi ondate di
immigrazione; crisi agricoltura
• V. Di formazione economica, critica però
l’economia classica e neoclassica incapace di
spiegare questi grandi cambiamenti
• Cerca perciò di rifondare l’economia su basi
istituzionali
• Teoria non individualistica dell’azione
economica; analizza gli effetti sociali del
capitalismo liberale basato sul mercato
• Il posto della scienza nella civiltà moderna
(1919): la concezione individualistica della
natura umana (teoria dell’azione
economica); il carattere statico
dell’economia tradizionale (interesse
all’equilibrio più che al cambiamento); il
rapporto tra perseguimento dell’interesse
individuale e benessere collettivo
1 concez. individualistica
• Economia tradizionale vede la natura umana immutabile come un
fascio di desideri; ma l’uomo non non può essere compreso fuori da
un contesto istituzionale, fuori dalle tradizioni, costumi e abitudini
sociali
• L’uomo non si capisce attraverso il suo calcolo ma attraverso il suo
fare, il suo istinto di operosità, è homo faber e non calcolatore
massimizzante
• L’uomo perciò si capisce attraverso modelli di comportamento
condivisi e approvati, attraverso le abitudini mentali che sono le
istituzioni
• L’azione dell’uomo è perciò socialmente condizionta da norme e
valori sociali
• Con il cambiamento si modificano perciò le istituzioni, il
comportamento individuale e anche quello economico
• Ma l’economia tradizionale da per dati preferenze e tecnologie,
mentre tutto è in evoluzione come dimostra la biologia
• Al centro dell’analisi di Veblen ci sono le istituzioni e non l’individuo.
Le evoluzioni si evolvono in forma adattiva rispetto all’ambiente e
perciò non in modo unilineare
• L’esistenza è perciò un processo di adattamento selettivo: le
istituzioni evolvono per regolare i rapporti tra uomini nella società e
ambiente naturale
• Scienza e tecnica sono il motore del cambiamento, ne definiscono il
potenziale sul processo produttivo, sui prodotti e sulle istituzioni
• Ma si tratta di superare quelle vecchie, la forza inerziale delle
abitudini mentali, la forza dei gruppi sociali che ne ricavano i privilegi
• Ciò che si oppone è dunque un ritardo strutturale delle istituzioni
• Braccio di ferro tra chi rappresenta il vecchio e chi il nuovo e quindi
adotta nuove tecniche e spinge per innovare
• Il ritardo istituzionale determina i costi che la società paga in termini
di spreco di risorse e benessere collettivo
• Si può formare quindi un conflitto di gruppi sociali (che però non è il
motore del mutamento)
• Non c’è una convergenza strutturale, ma bensì
percorsi di sviluppo differenti, dipendenti dalla
capacità di una società di valorizzare le
tecnologie più moderne (germania e Inghilterra)
• Lo sciupio vistoso inglese che sottrae risorse al
benessere collettivo
• Via dal basso e via dall’alto nei percorsi di
sviluppo
• Equilibri multipli
I costi del capitalismo
• Nella fase iniziale vi era un nesso tra perseguimento dell’interesse
individuale e benessere collettivo, ma poi c’è una caduta di questo
nesso che si può osservare nella produzione e nel consumo
• I miglioramenti organizzativi dell’economia voluti da imprenditori
portano a maggiore produzione e a costi più bassi per la collettività
• Ma poi interviene la separazione tra proprietà e gestione dove la
proprietà ha maggior interesse al profitto finanziario, mentre la
gestione passa agli ingegneri dell’efficienza
• Ma l’interesse per la speculazione finanziaria fa divorziare
l’imprenditore dall’interesse e dal benessere collettivo
• In sostanza i forti incrementi di produttività resi possibili dalle
tecnologie potrebbero portare a un maggior n. di beni a basso costo
e prezzo, ma la ricerca di speculazione finanziaria tende a tenere
alti i prezzi modificando la concorrenza con monopoli e oligopoli
• Ne soffre perciò l’efficienza del mercato e libera concorrenza
• Ma anche il consumo (teoria della classe agiata (1899), una critica
al costume della società americana, ma anche alle motivazioni
individualistiche e utilitaristiche dell’azione nella società del
benessere le possibilità di maggior consumo non portano ad un
maggior impegno nelle attività economiche, ma sono ricercate come
fonte di prestigio, di onore sociale, di distinzione
• Man mano che le persone fuoriescono dallo stato di sussistenza , le
persone sono attratte dal consumo come mezzo di reputazione,
soprattutto nelle città come osservava Simmel dove gli standard di
consumo diventano i principali simboli di status sociale
• Integrazione consumistica seda il conflitto di classe (ma indebolisce
anche l’operosità)
• Si crea così uno spreco vistoso che concorre alla perdita di
benessere collettivo e di beni comuni
• Non c’è più un sistema di preferenze razionali, ma l’emulazione per
raggiungere un livello superiore di consumo (arrampicatori, carattere
superfluo e futile dell’azione umana)
• Veblen fondatore della sociologia del consumo: al
calcolo razionale delle preferenze egli sostituisce la
teoria dell’emulazione sociale
• Ciò che ne risente è proprio il potenziale tecnologico
• Da un lato la separazione tra proprietà e gestione e la
ricerca del profitto finanziario portano ad una proprietà
assenteista e al restringimento produttivo; dall’altro la
diffusione del consumo come strumento di competizione
di status sociale porta allo spreco e alla perdita di
benessere
• Ingegneri come protagonisti di un possibile mutamento
Durkheim e la sua sociologia
A cura di
Francesco Orazi
UNIVPM
La base della sociologia
• Utilizzo di metodi empirici per lo studio dei fenomeni
sociali
• Sensibilità verso l’infinita complessità dei fatti sociali
• Indipendenza della epistemologia sociologica rispetto
alle scienze biologiche
• Realtà specifica della società intesa come un qualche
cosa che è più della somma delle sue parti (sistema
come interazione organizzata di elementi e relazioni),
una entità reale simile ad un organismo biologico
La base della sociologia
• Durkheim, rispetto alla sociologia ad
esempio di Spencer e dei suoi seguaci
americani, non credeva che la coesione
sociale e il consenso si fondassero sulla
ragione individuale.
• D. era un realista sociale, per lui qualsiasi
enfasi sulla ragione individuale era nei fatti
anti-sociologica
La base della sociologia
• Al contrario per Durkheim, la sociologia doveva occuparsi del
processo di strutturazione sociale e del suo determinismo
strutturale.
• E’ in tale processo di strutturazione, come ad esempio nel
linguaggio, che D. individuò quei fatti sociali che costituivano
l’oggetto reale della sociologia. “Quante idee o sentimenti ricaviamo
completamente da noi stessi? Veramente pochi. Ognuno di noi parla
un linguaggio che non ha creato da se stesso, ma che ha già trovato
pronto ”
• Per D. la persona è l’individuo socializzato, la soggettività è un
prodotto sociale.
• Sostiene Oscar Wilde: “La maggior parte delle persone è costituita
da altre persone. I loro pensieri sono le opinioni di un altro, la loro
stessa vita una continua imitazione, le loro passioni una citazione”
Alla ricerca dei fatti sociali
• Scambio esogamico
• Emersione dei rapporti di parentela
• Ritualità e cultura (densità sociale e complessificazione dei gruppi
sociali: la religione come fattore funzionale di regolazione e
mantenimento della coesione sociale interna ai gruppi)
• Differenziazione (gerarchia e potere; specializzazione delle funzioni
e divisione sociale del lavoro)
• Istituzionalizzazione: ogni credenza e forma di condotta istituita
dalla collettività
Alla ricerca dei fatti sociali
• Per D. Sociologia è la scienza che studia le
istituzioni, la loro genesi, e il loro funzionamento.
• Nelle Regole del metodo sociologico, D. sostiene
un’altra definizione. La sociologia è la scienza che
studia i fatti sociali. Questi ultimi sono :
“ogni modo di fare più o meno fissato, capace di
esercitare sull’individuo una costrizione esterna –
oppure un modo di fare che è generale
nell’estensione di una data società, pur avendo
esistenza
propria,
indipendente
dalle
sue
manifestazioni individuali ”
Alla ricerca dei fatti sociali
• Secondo D. la prima regola per un’analisi
sociologica è: considerare i fatti sociali
come cose (distacco metodologico e di
analisi). Esistono fattori condizionanti e
determinanti che hanno natura sociale , e
devono pertanto essere tenuti in
considerazione per dare una spiegazione
del comportamento umano
Modello stratificato dei fenomeni
sociali
Morfologia (essenza)
• Volume, densità e distribuzione della popolazione. Organizzazione
territoriale: patrimonio edilizio, infrastrutture, patrimonio artisticoarchitettonico, tecnologie
Istituzioni (sfera normativa)
• Regole giuridiche formali, precetti morali, dogmi religiosi, forme
politiche ed economiche, definizione dei ruoli professioanali
• Regole e norme informali, usi e credenze collettive
Rappresentazioni collettive (sfera simbolica)
• Valori societari, ideali collettivi, opinioni, rappresentazioni sociali,
leggende e miti, rappresentazioni e riti religiosi (simboli)
• Liberi sistemi di vita sociale, non legati a schemi definiti, forme di
creatività collettiva, valori e rappresentazioni ancora in formazione.
Rappresentazioni collettive
• Sono generate socialmente
• Rappresentano problemi sociali
• Sono corrispondenti con
dell’organizzazione sociale
la
strutturazione
• Una volta formate diventano relativamente
autonome, si combinano e separano secondo
uno specifico funzionamento interno
Le istituzioni
• Per D. il concetto di istituzione sottintende l’idea di un
insieme di credenze e pratiche divenute normative
(obbligatorie) incentrate su un ricorrente e continuo
interesse sociale.
• In polemica con gli utilitaristi, D. notava che le istituzioni
non possono essere semplicemente spiegate come una
rispota razionale data dagli individui a fatti contingenti.
Le istituzioni fungono da supporto alla vita sociale ma
non è dimostrabile che siano state create dagli individui
con questo specifico scopo (l’allevamento in Girard).
• La struttura delle istituzioni non è generata dalle
intenzioni presenti al momento nelle menti degli individui
o in base alla loro utilità attualizzata.
Le istituzioni
• Le istituzioni sono insiemi di norme talmente complesse la cui
spiegazione è possibile solo in relazione con altri insiemi di fatti
sociali (valori e simboli ai quali gli individui sono molto legati) o
associandole a specifici elementi morfologici come la tecnologia e le
risorse materiali, l’insediamento territoriale e la densità demografica
di una popolazione.
• In realtà, anche se le istituzioni non dipendono dalla intenzione e
dalla utilità, D. con il concetto di funzione recupera l’idea di utilità,
essa sta a significare che ogni funzione sociale è utile per la
regolazione del sistema sociale nel quale opera.
• Tuttavia D. pone delle eccezioni: un fatto, una istituzione può
esistere senza servire a nulla. , può esistere cioè come semplice
forza delle abitudini sociali. Una istituzione morta può cambiare
funzione, senza che abbia mutato la sua natura di fondo
Solidarietà meccanica
• Avviene per somiglianza e imitazione dei
comportamenti di prossimità. Si esercita in
società semplici a bassa differenziazione e
dunque con una limitata divisione sociale del
lavoro. Regole istituzionali rigide finalizzate al
mantenimento della coesione interna dei gruppi
(es. clan) e dunque al fatto che la solidarietà
interna non venga infranta. La punizione per i
defezionatori è molto pesante ed è assimilabile
al meccanismo della vendetta
Solidarietà organica
• Società complesse con alta divisione sociale del
lavoro e differenziazione sia dei ruoli sociali che
dei tessuti istituzionali. Allentamento dei fattori
religiosi come elementi regolativi per la coesione
sociale interna.
• Divisione del lavoro spontanea – attinente diffusi
interessi sociali (socialmente pro-attiva)
• Divisione del lavoro forzata – attinente specifici
interessi sociali di classe (dominio). Sviluppa
anomia.
• La solidarietà organica si realizza come
adesione ai valori di un sistema da parte di
individui e gruppi
Conformismo logico
•
Se ad ogni istante gli uomini non si accordassero su determinate idee essenziali, se non
possedessero una concezione omogenea del tempo, dello spazio, della causa, del numero ecc, ogni
accordo — e quindi ogni vita comune — diverrebbe impossibile tra le intelligenze.
•
Perciò la società non può abbandonare le categorie al libero arbitrio dei singoli, senza abbandonarvisi
essa stessa. Per poter vivere essa non ha soltanto bisogno di un certo grado di conformismo morale;
essa non può fare a meno anche di un minimo di conformismo logico. Per questo motivo essa fa
sentire tutta la sua autorità sui suoi membri per prevenire i dissidi.
•
Se uno spirito si allontana palesemente da quéste norme di pensiero, essa non lo considera più come
uno spirito umano nel senso pieno della parola, e lo tratta di conseguenza. Per questo motivo,
quando anche nel nostro intimo cerchiamo di liberarci da queste nozioni fondamentali, noi sentiamo
che non siamo completamente liberi, che qualcosa in noi e fuori di noi ci oppone resistenza. Fuori di
noi c'è l'opinione che ci giudica; inoltre, siccome la società è anche presente in noi, essa si oppone
dal di dentro a queste velleità rivoluzionarie; noi abbiamo l'impressione che non possiamo
abbandonarci a queste senza che il nostro pensiero cessi di essere veramente umano. Tale sembra
essere l'origine dell'autorità specialissima che è inerente alla ragione, e che fa sì che noi accettiamo
con fiducia i suoi suggerimenti.
•
È l'autorità stessa della società che si comunica a certi modi di pensare, i quali costituiscono le
condizioni indispensabili di ogni azione comune. La necessità con cui le categorie si impongono a noi
non è quindi l'effetto di semplici abitudini, di cui potremmo scuotere il peso con un po' di sforzo. E non
è neppure una necessità fisica o metafisica, poiché le categorie mutano secondo i tempi e i luoghi; è
una specie particolare di necessità morale che sta alla vita intellettuale come l'obbligazione morale
sta alla volontà.
Critici di Durkheim
• Alcuni critici di Durkheim sostengono che il suo realismo
e il suo strutturalismo sociale implichino la presenza nel
suo impianto di analisi di una forma di “spirito” di gruppo.
• In realtà per D. le coscienze individuali diventano sociali
interrelandosi mediante lo scambio di simboli.
• “lo spirito collettivo non è altro che un insieme composito
di spiriti individuali….Essi sono in perpetua interazione
mediante scambio di simboli; si interpretano così l’uno
con l’altro.. ”
Il simbolo
• La parola "simbolo" deriva dal latino symbolum ed a sua volta dal
greco σύμβολον súmbolon dalle radici σύμ- (sym-, "insieme") e βολή
(bolḗ, "un lancio"), avente il significato approssimativo di "mettere
insieme" due parti distinte. In greco antico, il termine simbolo
(Σύμβολον) aveva il significato di "tessera di riconoscimento" o
"tessera ospitale", secondo l'usanza per cui due individui, due
famiglie o anche due città, spezzavano una tessera, di solito di
terracotta, e ne conservavano ognuno una delle due parti a
conclusione di un accordo o di un'alleanza, da cui anche il
significato di "patto" o di "accordo" che il termine greco assume per
traslato. Il perfetto combaciare delle due parti della tessera provava
l'esistenza dell'accordo
La costruzione sociale
•
“Socialmente e politicamente parlando noi siamo quello che facciamo, non
quello che pensiamo”. Agiamo cioè in una realtà socialmente costruita nella
prospettiva che di questo concetto fornisce tra gli altri Searle. Secondo lo
stesso, gli esseri umani agiscono all’interno di due tipologie fattuali distinte.
Da un lato i "fatti bruti", che esistono indipendentemente dal linguaggio che
li descrive; dall’altro i "fatti istituzionali", la cui esistenza è legata agli uomini.
In tale prospettiva, le strutture e i fenomeni che caratterizzano la società
non hanno alcuna realtà intrinseca: sono "fatti" soltanto in virtù di un
accordo
tra
gli
uomini.
La realtà dei fatti naturali, delle montagne o delle molecole, è indipendente
dalle nostre rappresentazioni, mentre il denaro, la proprietà privata, la
famiglia, acquistano "realtà" in seguito a convenzioni che gli uomini
stabiliscono tra loro. Il potere dei governi è un potere concreto ed effettivo,
ma, a differenza del potere dei venti o delle eruzioni vulcaniche, esiste
soltanto perché qualcuno ne riconosce l'esistenza e adegua ad esso le
proprie scelte e le proprie azioni.
Il rito
• Secondo Durkheim, il rito è un mezzo attraverso il quale
noi esprimiamo la nostra dipendenza sociale, in esso
quello che in realtà conta sono la partecipazione e il
coinvolgimento emotivo, non l’insieme razionalizzato
degli assunti attraverso i quali cerchiamo di spiegare (ci)
il rito stesso. Sul piano politico e dunque della continuità
delle regole del comportamento collettivo di un sistema,
la funzione del rito è fondamentale poiché riproduce
legami di solidarietà a prescindere dall’uniformità delle
credenze. Il rito ha la capacità di coinvolgere le persone
in un sentimento comune malgrado il conflitto che può
sussistere tra l’azione rituale e le convinzioni intime delle
persone che vi partecipano.
Il rito e la solidarietà senza
consenso
• Ad esempio, se entro a fare compere in un centro commerciale
posso privatamente contestare, anche in modo radicale la spirale
del consumismo, ma nell’atto di acquistare una merce mi riconosco
in un comportamento sociale trasversale con tutti coloro che con me
condividono il momento dell’acquisto. Riconosco e legittimo insieme
a loro la nostra dimensione di consumatori; in altre parole, riproduco
nell’azione una struttura istituzionale su cui si basano alcune
fondamentali relazioni collettive: il mercato.
• E’ questa la dinamica sulla quale si costruisce il meccanismo della
solidarietà senza consenso, la molla legittimante che tiene uniti
sistemi sociali apparentemente caotici.
• Senza un tale meccanismo convenzionale viene a mancare la base
consensuale minima della società. Sono i rituali che assolvono
questa funzione, tracciando definizioni collettive visibili.
L’anomia
• Il concetto di anomia significa letteralmente "assenza o
mancanza di norme". Il termine deriva dal greco anomos.
• Come è noto, le norme sono necessarie e funzionali alla
regolazione del comportamento sociale di individui o
collettività.
• Secondo Émile Durkheim, l'anomia è uno stato di
dissonanza cognitiva tra le aspettative normative e la
realtà vissuta. Può essere di due tipi:
• acuta: segue di solito ad un improvviso cambiamento,
come la morte di un parente
• cronica: dovuta ad un continuo mutamento sociale,
proprio di una moderna società industriale.
L’anomia
• Il concetto di anomia è centrale nelle analisi di Durkheim,
soprattutto per quanto riguarda i suoi studi sul suicidio.
Durkheim, ne La divisione del lavoro sociale, 1893, e nel
più noto Il Suicidio, 1897, tende a definire uno stato
oggettivo di carenza normativa, piuttosto che uno stato
soggettivo. Ne deriva un concetto di anomia come
mancanza di norme sociali, di regole atte a mantenere,
entro certi limiti appropriati, il comportamento
dell'individuo. Inoltre poiché per Durkheim le regole
morali vengono sempre codificate in leggi, l'anomia non
si configura solo come mancanza di norme sociali, ma
soprattutto come mancanza di regolazione morale.
Polanyi
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Ottocento fu secolo d’oro per il capitalismo liberale
Secolo senza guerre significative in Europa
Forte crescita dell’economia e degli scambi
Difficoltà a tenere assieme crescita economica e equilibri
tra gli stati
Europa duramente provata negli anni Venti
Il protezionismo doganale favorisce la sovraproduzione
Grande crisi segnata dalla speculazione, dalle gravi
disuguaglianze, dalla disoccupazione
I paesi si allontanarono dall’ortodossia liberale:
l’economia deve porsi al servizio dello stato e non
viceversa
Un capitalismo regolato, gestito
• In questo scenario Polanyi 1886-1964
• Socialismo riformista della Vienna dopoguerra
• Poi Inghilterra dove studia le trasformazioni del
capitalismo liberale
• Istituzionalista: azione economica non
comprensibile in termini individualistici, ma
influenzata dalle istituzioni sociali
• Uomo, essere sociale, non economico
• Il guadagno è diventato rilevante con il mercato
• Le istituzioni si modificano storicamente
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Tre forme di integrazione, tre principi fondamentali di regolazione delle
attività di produzione di distribuzione e di scambio dei beni: reciprocità,
redistribuzione e scambio di mercato
Reciprocità, famiglia, parentela, al di fuori della logica utilitaristica e del
guadagno (famiglie allargate)
L’integrazione prevalente però successivamente diventa la redistribuzione: i
beni vengono prodotti e allocati sulla base delle norme che stabiliscono le
modalità di prestazioni lavorative
Ma poi anche soprattutto tassazione e spesa pubblica
La terza forma è lo scambio di mercato che raggiunge il suo culmine con
l’Ottocento. Naturalmente è un’istituzione molto antica, ma a lungo
minoritaria
L’idea di mercato regolatore di prezzo
Tre forme di integrazione che non rappresentano stadi diversi dello sviluppo
Esistono economie in cui non vige la massimizzazione dell’interesse
individuale in un contesto di mercato
• Crolla la civiltà del XIX secolo, ne uscirà ridimensionato il mercato
come forma di integrazione dell’economia e lo stato tornerà ad
assumere un ruolo più rilevante per la regolazione dell’economia.
• Quali sono le origini storiche del mercato autoregolato, come si è
affermata questa forma di autoregolazione quali sono le
conseguenze
• Molti fattori hanno contribuito ai mercati autoregolati; il primo è
l’invenzione di nuovi macchinari di produzione che hanno posto
problemi di calcolo economico e di vendibilità del prodotto: il
capitalista nasce dal mercante
• Come si formano i mercati per la terra e il lavoro?
• Per la terra furono risolutori gli interventi politici
• Per il mercato una serie di restrizioni politico-sindacali
• Lavoro, terra, denaro. La teoria delle merci fittizie
• Il mercato del lavoro si evolve attraverso la distruzione
delle forme di protezione tradizionale e si trasforma in
miseria moderna
• La distruzione della società rurale
• Autodifesa della società
• Nuovo protezionismo
• Politiche coloniali
• Credito a livello internazionale
• Grande crisi e tramonto dell’economia basata sui mercati
autoregolati
• Il conflitto di fondo tra funzionamento di mercato ed
esigenze della vita sociale
• La programmazione economica
• Negli anni 70 viene rimesso in discussione il rapporto tra stato ed
economia
• A livello macro focus su: il sistema di rappresentanza degli interessi,
sulla composizione dei governi, sulla struttura e l’efficienza degli
apparati pubblici
• Ma il focus istituzionale si sposta dalla regolazione della domanda ai
fattori dell’offerta: l’innovazione nei prodotti e nei processi, la
crescita dell’imprenditorialità, la formazione professionale, le
relazioni sindacali aziendali e territoriali, la disponibilità di
infrastrutture per le imprese, le reti di imprese e le economie
esterne(sociologia economica a livello micro)
• Sociologia economica micro mette in evidenza come il
funzionamento delle diverse forme istituzionali dipenda da fattori
culturali, rapporti fiduciari, reti di relazione sociale.
• Sociologia economica anche sui consumi rigettando sia terie
atomistiche e utilitaristiche che l’approccio società dei consumi
(dipendenza delle scelte dalle pressioni e condizionamenti)
Crisi e trasformazione del modello
fordista
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Modello fordista (età dell’ora nel ventennio del dopoguerra): IMPRESE
VERTICALMENTE INTEGRATE; produzione di massa (beni standardizzati);
organizzazione del lavoro tayloristica (parcellizzazione)
Rimane una produzione non standardizzata in alcuni settori e i beni di qualità non
standardizzabili
Decentramento produttivo per garantire una fascia di domanda più instabile
In Europa fordismo più debole che negli Usa, diversità legate alla proprietà e alla
gestione dell’impresa
Il tema dello squilibrio tra produzione e consumi, l’intervento regolatore dello stato per
stabilizzare il mercato, anche quello del lavoro
Fordismo e stato keynesiano
Saturazione del mercato dei beni di massa
Concorrenza dei paesi in via di industrializzazione
Prezzi del petrolio
Conflittualità industriale
Fine del regime dei cambi fissi
Crisi del fordismo fronteggiata con un approccio neocorporativo
Nuovi stili di vita e di consumo (crescita dei redditi)
Diversificazione e offerta di beni più personalizzati
Modelli produttivi flessibili e
contesto istituzionale
• Introduzione delle nuove tecnologie elettroniche
• Produzione flessibile
• Due tendenze: uso delle ICT per riadattare il modello fordista (Sabel
e Boyer): risparmio lavoro, diversificazine prodotto, organizzazione
meno rigida
• Multinazionalizzazione
• Diversificazione dei modelli produttivi
• Modelli produttivi flessibili: Oire e Sabel The second industrial
Divide, specializzazione flessibile che implica beni non
standardizzati prodotti con macchine polivalenti e manodopera più
qualificata. Un modello neoartigianale che si caratterizza per
dinamismo e possibilità innovative.
• Un modello anche utilizzato per l’adattamento di grandi imprese,
ma soprattutto per le piccole
Piccole imprese e distretti
industriali
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Due caratteristiche più approfondite dei distretti: monosettoriali, con
processo produttivo divisibile in fasi e componenti; produzioni soggette a
variabilità quantitativa e qualitativa.
Il caso dei distretti italiani, ma anche nel Baden Wuttemberg, nello Jutland
(DK), ma anche Spagna , Giappone, Silycon Valley, los Angeles, Boston
(route 128)
Becattini: pmi concentrate in sistemi locali, divisione specialistica del lavoro
Alcuni esistevano già da tempo in settori tradizionali
Rapporti di cooperazione, ruolo dell’innovazione (atmosfera undustriale
(Marshall)
Sapere contestuale e suo adattamento ad un sapere codificato tecnico
scientifico
Tre fattori istituzionali cruciali per lo sviluppo dei distretti: una rete di piccoli
e medi centri (tradizioni artigianali e commerciali – imprenditorialità);
rapporti di produzione agricoli con famiglia appoderata; subculture politiche
territoriali (fiducia e influenza sui governi locali
Concorrenzialità e cooperazione
Attività dei distretti dipendente dalla capacità di produrre beni collettivi
• Fattori importanti: tradizioni artigianali o
istituzioni di ricerca
• Tessuto fiduciario su cui è innervato il distretto
come comunità di persone (identità locale e
relazioni comunitarie
• Istituzioni e sevizi, economie esterne
• Mettersi in proprio
• Capacità degli attori locali di interagire
efficacemente per trovare nuove soluzioni, per
produrre beni collettivi dai quali dipende il
benessere della società locale.
La trasformazione delle grandi
imprese
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Anche le grandi imprese sperimentano produzione flessibile (Germania e
Giappone) a causa dell’instabilità e frammentazione dei mercati
1.decentramento dell’autorità (concezione ed esecuzione dei prodotti
2 just in time, collaborazione della manodopera, qualificazione del lavoro
3 collaborazione con i subfornitori (vita del prodotto si accorcia parti in
outsourcing)
4 ambiente (radicamento nel)
5 capacità di apprendimento, impresa come comunità
6. collaborazioni esterne pmi
Convergenza con pmi flessibilità
Streek parla di produzione diversificata di qualità
Reti di pmi e impresa a rete e le reti funzionano come sistemi di
apprendimento rispetto agli aggiustamenti richiesti dai mercati: è il
riovesciamento del rapporto
Decisiva diventa la capacità di cooperare.produzione mercato
Economia informale
Difficoltà del fordismo destano attenzione anche a forme di flessibilità legate
all’economia informale, soprattutto in aree di debolezza economica e del
mercato
Ec. Informale sfugge alla contabilità nazionale ed invisibile o poco visibile con
modalità di produzione e tipi di beni e servizi, legali o meno, orientati al
mercato o meno
Economia criminale
Economia nascosta
Economia domestico comunitaria
Sfumata la distizione tra settore formale ed informale (es. Terzo mondo)
Difficoltà fordiste e di welfare rilanciano l’economia informale
Deregolazione dei rapporti di lavoro, ma anche flessibilità produttiva richiede
l’ausilio di economia informale
Minor copertura pubblica di attività riproduttive
Reti familiari e terzo settore
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Costo dei servizi finali spinge forme di autoproduzione sotto il fai da te
Risorse cognitive (saper fare)
Risorse normative (vincoli)
Relazioni fiduciarie (conoscenza reciproca)
Territorio spiega l’ec. Informale in base alla presenza delle risorse
sopradette
• Risorse motivazionali (immigrati)
• Via alta alla flessibilità: dinamismo, innovazione, produzioni diversificate e di
qualità, qualità del lavoro, reti di imprese ed imprese a rete; ma solo paesi
sviluppati con una sofisticata rete istituzionale
infrastrutturale
Via bassa: costo del lavoro e condizioni di impiego
Ricostruire delle istituzioni regolative che contribuiscano a creare le condizioni
per una ripresa della fiducia e della cooperazione
Chances di un territorio legate ad un’azione politica consapevole che valorizzi
la cooperazione come risorsa economica.
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