6. Dalla storia alla fede Origini della cristologia Secondo le Scritture Gesù di Nazaret tra storia e fede Il senso di un itinerario • Tornando sui nostri passi 1. Rileggere il percorso della lunga indagine storica su Gesù di Nazaret… 2. …consente di raggiungere alcune certezze condivise, valutabili secondo criteri di plausibilità storica. 3. Ma per capire meglio la vita di Gesù occorre conoscere meglio suo ambiente (ebraico, greco, latino): 4. si comprenderanno meglio così le cause della sua [inattesa] morte violenta… 5. …e la plausibilità delle attestazioni della sua risurrezione (tomba vuota e apparizioni del Risorto). Il senso di un itinerario Tuttavia resta ancora da rispondere alla domanda di fondo: se Gesù era un ebreo tutto sommato ben inserito nel giudaismo del I secolo, come si spiega la nascita del cristianesimo? A che livello va collocata la discontinuità che ha generato la nuova religione? Che rapporto si può ritenere legittimo tra la fede dogmatica dei primi concili e la figura storica di Gesù di Nazareth? Il senso di un itinerario • È storicamente vero che c’è stato un «tradimento del cristianesimo rispetto a Gesù»? • «È possibile sapere chi era Gesù? In certa misura è possibile. Possiamo avvicinarci alla sua immensa figura e tentare di conoscerlo com’era, prima che scomparisse sotto la coltre fitta della teologia… Il tentativo di questo libro è delineare un ritratto «terreno», spogliando cioè la sua immagine dalle stratificazioni della successiva teologia». (C. AUGIAS – M. PESCE, Inchiesta su Gesù, Mondadori 2006, pp. 3; 39; 68) • «…setacciare i testi per distinguere il grano dell’effettivo piano storico dalla pula delle presunte aggiunte di impiastri cristologici…» (R. PENNA, RivBib (2012) p. 383) La cristologia dei padri della Chiesa Cristo Pantokrator del Sinai Icona a encausto, VI sec. Quale rapporto tra il Figlio di Dio della chiesa postcostantiniana e le umili origini del movimento ispirato a Gesù? Risalendo dal dogma alla storia • Che rapporto si può istituire tra la professione di fede in Gesù Figlio di Dio incarnato, e la predicazione di Gesù di Nazaret? 1. Il Gesù reale (“storico” in senso pieno) • Quale rapporto tra l’annuncio del Regno di Dio da parte di Gesù e la nascita del cristianesimo come nuova religione? 2. Il Cristo kerygmatico (annuncio pasquale) • La professione di fede post-pasquale ha attribuito a Gesù un’autocoscienza divina che egli non ha mai espresso? 3. Il Figlio di Dio dogmatico (elaborazione teologica) • Le definizioni dogmatiche dei concili ecumenici hanno tradito con una filosofia ellenistica il messaggio della fede? La pretesa di Gesù • La posizione “minimalista”: Gesù non ha mai assolutamente presteso di essere Figlio di Dio. – «…Gesù ha continuato in qualche modo a far sentire ai suoi seguaci la necessità della sua presenza… La religiosità che egli ha suscitato, anche se non creata direttamente da lui, esige la sua mediazione. Io credo che in realtà ciò sia avvenuto contro la sua volontà. Infatti, nella preghiera che ci ha insegnato, il Padre nostro, non attribuisce a sé alcun ruolo, non vi è neppure nominato. Solo conta il rapporto degli uomini con Dio e viceversa. Null’altro. Nessun mediatore. Ciò che ha lasciato a chiunque gli creda è il desiderio del regno di Dio, che Dio, lui solo, regni. Gesù era un ebreo, non un cristiano» (AUGIAS – PESCE, p. 221) La pretesa di Gesù secondo i vangeli • Ma invece tutte le fonti attestano una chiara PRETESA o rivendicazione (Anspruch: H. U. von Balthasar) di Gesù • I titoli cristologici sono frutto della predicazione cristiana su Gesù, ma lo sono in due modi: – COME ESPRESSIONE DI UNA PRETESA ESPRESSA DA GESÙ GIÀ PRIMA DELLA PASQUA • cristologia implicita (gesti che pretendono autorità) • cristologia esplicita (titoli che esprimono una pretesa messianica) – COME RISULTATO DI INTERPRETAZIONI POST-PASQUALI DA PARTE DELLA COMUNITÀ • sviluppo dei titoli (ampliamento in senso trascendente di appellativi come “signore”, “figlio dell’uomo”) • utilizzazione esclusiva dei titoli (uso di “figlio di Dio” in senso proprio ed esclusivo) Alle origini della cristologia • Alcune certezze condivise 1. I cristiani dopo la pasqua hanno formulato su Gesù affermazioni più grandi ed elevate di quanto abbia detto di sé lo stesso Gesù storico (è il passaggio dal Gesù reale al Cristo del kèrygma) 2. I titoli che Gesù ha utilizzato per definire se stesso e il suo operato provengono dalla tradizione giudaica (e non dalle religioni misteriche o dai culti pagani) 3. Gesù compie gesti e pronuncia parole che esprimono senza dubbio la consapevolezza di avere un’autorità piena, che porta a compimento un’attesa escatologica. Alle origini della cristologia La cristologia implicita nel Gesù storico 1. La formula «AMEN» • Formula di solito usata in come risposta affermativa; ma Gesù la usa all’inizio di una frase e in forma non responsoriale è simile alla formula “oracolo del Signore” ossia: «qui parla un profeta, anzi più che un profeta». 2. Il pronome «IO» • I detti «[ma] io vi dico…» oppure «io sono venuto per…» esprimono un’autocoscienza di sé molto elevata. 3. La metafora «ABBÀ» per Dio • Lo specifico di Gesù non è tanto l’uso della parola abbà per rivolgersi a Dio, quanto nel rapporto unico che li caratterizza (padre mio ≠padre vostro) Alle origini della cristologia La cristologia implicita nel Gesù storico 4. Il perdono dei peccati • Il perdono dei peccati in sé non è inaudito; lo è il fatto che Gesù lo dichiara già concesso e lo rende presente svincolandolo dal culto del tempio 5. Il giudizio di superiorità rispetto al Battista • Gesù esprime una chiara superiorità sul Battista, dichiarato però «il più grande tra i nati di donna» (Mt 11,11) 6. Uso dei titoli cristologici • «Figlio dell’uomo» sembra l’unico titolo che Gesù si è attribuito, dandogli però un senso nuovo. «Gesù ha sostenuto una cristologia dell’umano» (G. Theissen) Superare la tesi della creatività infinita della comunità postpasquale «Intorno al titolo «Figlio dell’uomo» nell’esegesi moderna si è scatenato un enorme dibattito; chi cerca di addentrarvisi si ritrova in un cimitero di ipotesi contrastanti… Il criterio fondamentale per questo tipo di esegesi poggia sulla domanda: che cosa ci si poteva aspettare davvero da Gesù date le sue condizioni di vita e il suo orizzonte culturale? Evidentemente molto poco! […] Così tuttavia non si rende giustizia alla potenza dell’evento Gesù. […] L’elemento importante e sconvolgente si colloca proprio all’inizio… La comunità anonima viene ritenuta capace di una sorprendente genialità teologica: chi furono veramente le grandi figure che escogitarono tali cose? No, l’elemento grande, nuovo ed eccitante proviene proprio da Gesù; nella fede e nella vita della comunità esso viene dispiegato, ma non creato. Anzi, la «comunità» non si sarebbe neppure formata e non sarebbe sopravvissuta, se non fosse stata preceduta da una realtà straordinaria». J. Ratzinger, Gesù di Nazaret, vol. I, pp. 370-372 Superare la tesi della creatività infinita della comunità postpasquale • «La percezione che Gesù suscitò di sé è parte di colui che Gesù era» (L. E. Keck, Who is Jesus, 2000, p. 20) • Non ha senso dunque pretendere di raggiungere la verità su Gesù cancellando le attestazioni che esprimono un punto di vista credente. • Di fatto, solo i credenti in lui si sono seriamente interessati alla sua persona e alla sua storia! • E questo interesse alla sua persona non nasce con la pasqua, bensì molto prima!!! Superare la tesi della creatività infinita della comunità postpasquale • Occorre riagganciare la fede pasquale alla persona reale di Gesù, come hanno fatto ad es.: • H. SCHÜRMANN, Gli inizi prepasquali della fonte dei Loghia (1960) • J. DUNN, Jesus remembered (2003) tr. it. Gli albori del cristianesimo. I: La memoria di Gesù – «La fede tra i discepoli di Gesù non nacque con la pasqua. È la fede pasquale, ovviamente, che fornisce il contesto di tutte le tradizioni su Gesù nella loro attuale collocazione nei vangeli. I discepoli di Gesù però non divennero tali ai piedi della croce o il giorno di pasqua. Essi erano già credenti in Gesù prima di allora; la fede era senza dubbio inadeguata alla luce della sua successiva versione più piena, ma era nondimeno fede. Questa fede iniziale plasmò fin da principio la tradizione su Gesù» (J. Dunn, Cambiare prospettiva su Gesù, [2005] p. 26) Superare la tesi della creatività infinita della comunità postpasquale – Se la fede in Gesù fosse nata dopo la pasqua, come spiegare l’esistenza nella fonte Q di molti discorsi di Gesù (ad es. il “discorso della montagna” di Mt 5-7 e il parallelo di Lc 6) pronunciati in Galilea? Dovrebbero essere “inventati” dalla comunità cristiana di Gerusalemme e attribuiti a posteriori a Gesù! – È più logico pensare che il materiale di Q nacque inizialmente in Galilea, come tradizione orale dei discepoli di Gesù, e che esprima gli effetti della predicazione di Gesù sui suoi discepoli ( = la fede iniziale in Gesù) prima della sua morte. – Quindi è soltanto la “fede” in Gesù che ci presenta le più antiche e affidabili notizie su di lui! Superare la tesi della creatività infinita della comunità postpasquale – «L’errore che sin dall’inizio ha pervertito la ricerca del Gesù storico [fu] il presupposto che il Gesù storico doveva essere differente dal Gesù che suscitava la fede. Peculiarità della ricerca è l’aver cercato un Gesù storico non semplicemente dietro il Cristo della fede, ma differente da esso, e non solo differente dal Cristo della fede, ma differente anche dal Gesù dei vangeli. [Ma invece] la fede colora tutte le tradizioni su Gesù, e ciò fin dal primo momento» (J. Dunn, Cambiare prospettiva…, p. 33s) Perciò per capire il “vero” Gesù occorre necessariamente partire dalla fede suscitata da lui anche prima della pasqua, come documentata prevalentemente nei vangeli sinottici. Superare la tesi della creatività infinita della comunità postpasquale – «Già prima della croce e della pasqua, Gesù fu visto alla luce delle attese “messianiche”. Inoltre la croce e la pasqua furono vissute sia come contraddizione che come compimento di queste attese. […] Esse sono realizzate in maniera del tutto diversa: le apparizioni pasquali diedero ai discepoli la certezza che Gesù era vivo. Questa certezza da sola però non avrebbe condotto alla nascita della cristologia postpasquale. Nessuno diventa messia, o Figlio di Dio, o Kyrios, perché risorge dai morti. La nascita della cristologia è comprensibile soltanto partendo dal presupposto che già prima di Pasqua fosse oggetto di discussione una rivendicazione (implica, evocata o esplicita) da parte di Gesù, la quale fu poi confermata nella sua legittimità da Dio stesso con risuscitamento» (G. Theissen – A. Mertz, Il Gesù storico, p. 671) Superare la tesi della creatività infinita della comunità postpasquale – «Non c’è stata nessuna cesura tra il Gesú predicante e il Gesú predicato e quindi tra il Gesú della storia e quello della fede. Questa non è nata dopo la Pasqua, ma con i primi incontri dei discepoli, i quali sono divenuti discepoli proprio perché hanno creduto nel Rabbi di Nazareth» R. Cantalamessa, Avvenire del 13/5/2007 Superare la tesi della creatività infinita della comunità postpasquale «Ogni illuminista dovrebbe convenire sull’ovvia constatazione che, se non l’oggetto della fede cristiana, certamente il dato stesso della fede in Gesù, dichiarata dalle prime comunità postpasquali, è altrettanto storico quanto lo fu la vita di lui! Questa fede potrà anche essere giudicata indebita e sproporzionata, magari una sovrastruttura, ma non solo essa appartiene comunque allo zoccolo duro della storia, bensì essa va soprattutto spiegata, tanto più perché segue appena a mezza ruota, e non di più, alla fine tragica del Nazareno» (R. Penna, RivBibl [2012] p. 374) Un solo Gesù – molti ritratti • Come ricostruire una fede (teologia) su Gesù, se già il Nuovo Testamento ci presenta una varietà di ritratti diversi di lui? • Valore teologico dell’«unico vangelo quadriforme» – È impossibile offrire un ritratto unico di Gesù: solo dalla sinfonia delle prospettive del NT emerge la sua identità realistico e parzialmente “completo” • Non si deve “scegliere” tra gli autori del NT, ma piuttosto leggerli insieme integrando le prospettive • «Luca è, a mio parere, colui che ha meglio compreso l’essenza del suo messaggio; le lettere di Paolo, con le loro elucubrazioni sulla Legge e sulla Grazia, sono molto lontane da lui. Giovanni lo avvicina troppo alle religioni misteriche, Tommaso si allontana verso un misticismo razionalistico, in cui svanisce la sua dimensione sociale» (Augias – Pesce, p. 221) La fede dei concili • Le formule dei concili di Nicea (325 d.C.) e Calcedonia (451 d.C.) – – Se il problema maggiore delle prime generazioni cristiane era credere che l’uomo Gesù – quello che avevano conosciuto di persona – fosse pienamente Dio (cioè “credere che Gesù è Dio”); successivamente il problema maggiore è stato credere che il Signore Gesù – quello che avevano imparato ad adorare fosse pienamente uomo (“credere che Dio è Gesù”). I quattro primi concili dell’antichità hanno impedito alla fede cristiana di allontanarsi dalla verità. La fede dei concili – «Calcedonia (451 d.C.) rappresenta il traguardo sicuro della cristologia dei tre Concili ecumenici precedenti: quello di Nicea del 325, quello di Costantinopoli del 381 e quello di Efeso del 431. Già nel VI secolo questi quattro Concili, che riassumono la fede della Chiesa antica, vennero infatti paragonati ai quattro Vangeli: è quanto afferma Gregorio Magno in una famosa lettera (I,24), in cui dichiara “di accogliere e venerare, come i quattro libri del santo Vangelo, i quattro Concili”, perché su di essi spiega ancora Gregorio - “come su una pietra quadrata si leva la struttura della santa fede”» (Benedetto XVI, Udienza generale, 5 marzo 2008). Ci si può fidare di Gesù? • Un enigma irrisolto? • La fede pone fine alla ricerca su Gesù? Ci si può fidare di Gesù? • La PASQUA rimane la chiave più realistica per comprendere chi era Gesù e cosa ha fatto per noi – «14 Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, 15 e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. 17 Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede». Eb 2,14-15.17 Volto sindonico tridimensionale Solo la fede della Chiesa può farci incontrare il “vero” Gesù, nella testimonianza di chi cerca di vivere con Lui, per Lui e in Lui. Per approfondire • Gerd THEISSEN, L’ombra del galileo. Un romanzo storico, Claudiana 1990 • Gerd THEISSEN – Annette MERTZ, Il Gesù storico. Un manuale, Queriniana 20115 • Giuseppe SEGALLA, La ricerca del Gesù storico, Queriniana 2010 Per approfondire • Mario CUCCA – Giacomo PEREGO, Nuovo atlante biblico interdisciplinare, San Paolo 2012 • Gianfranco RAVASI, Nuova guida alla Bibbia, San Paolo 2008 • Miriam FEINBERGVAMOSH, La vita quotidiana tempi di Gesù, Elledici 2001 Per approfondire • James DUNN, Cambiare prospettiva su Gesù. Dove sbaglia la ricerca su Gesù storico, Paideia 2011 • Giuseppe RICCIOTTI, Vita di Gesù Cristo, Mondadori, Milano 1994 • Romano PENNA, Il DNA del cristianesimo. L’identità cristiana allo stato nascente, San Paolo 2010 • …oltre ai tre volumi di Benedetto XVI, Gesù di Nazaret… …ma soprattutto: Imparare a leggere con amore la Scrittura per [ac]cogliere in essa la Parola di Dio – «Fino a quando le cose che sono state scritte sono oscure e chiuse per noi, non ci siamo ancora convertiti al Signore. Poiché, se ci fossimo convertiti a lui, senza dubbio il velo sarebbe stato tolto» (ORIGENE, In Exodum XII,1). – Cos’è la Scrittura se non un lettera di Dio onnipotente alla sua creatura? Se tu ricevessi una lettera dal monarca terreno, non ti daresti pace, non riposeresti, non chiuderesti occhio finché non avessi preso conoscenza del contenuto di quella lettera. Il re del cielo ti ha scritto una lettera perché tu viva, e tuttavia, illustre figlio, trascuri di leggerla con ardente amore… Cerca dunque, ti prego, di meditare ogni giorno le parole del tuo Creatore. Impara a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dio… (GREGORIO MAGNO, Lettera a Teodoro, IV,31)