Secondo gli autori del Memorandum, l`Antropologia Culturale

Università degli Studi di
Roma “ La Sapienza “
Corso di Laurea in Scienze
Infermieristiche
SEDE DI POMEZIA
(provincia di ROMA)
ANTROPOLOGIA
Relatore
Dr.ssa Barbara Calabrese
CULTURA E ANTROPOLOGIA
CULTURALE
 L’Antropologia Culturale è una delle 3 Scienze Sociali
di base cioè è quella che si propone alle conoscenze
teorico dei fenomeni culturali e lo studio del
manifestarsi di questi negli individui e nei gruppi umani;
 Per Cultura si intende quella concezione della realtà e
quella sensibilità ad essa, socialmente acquisita o
indotta, che orienta gli individui nelle diverse situazioni
che si offrono loro nel corso dell’esistenza. Esse si
costituiscono nei gruppi sia per effetto delle
esperienze, sia per effetto della tradizione;
CONTINUA
 La concezione antropologica di cultura differisce da
quella formatasi alla luce degli studi etnologici.
Nell’ambito della disciplina etnologica il termine cultura
sta per indicare ogni prodotto dell’attività umana di un
gruppo sociale, cioè l’insieme dei modi di soluzione dei
problemi esistenziali, ereditato, accettato, sviluppato del
gruppo stesso. Insieme che comprende tanto il sistema
di organizzazione sociale, quanto la tecnologia, i prodotti
materiali dell’attività, la religione e l’arte;
CONTINUA
Tra i sociologi prevale la tendenza ad usare il
termine cultura nella accezione di patrimonio
psichico costituitesi nella interazione
sociale;
Weber assegna alla civiltà gli aspetti
tecnologici, pratico-organizzativi
dell’esistenza e quelli materiali dell’attività
umana e, alla cultura gli aspetti spiritualistici,
emotivi, idealistici;
CONTINUA
 Dal 1871 è trascorso quasi un secolo
durante il quale si sono sviluppati
criteri e tendenze che hanno portato in
modo implicito o esplicito alla
distinzione dell’antropologia culturale
dalla etnologia. Due fra i più esperti
antropologi americani, Kroeber e
Kluckhohn hanno fornito in due famose
opere le principali definizioni;
CONTINUA
LA CULTURA designa quel patrimonio
sociale dei gruppi umani che
comprende conoscenze, credenze,
fantasie, ideologie, simboli, valori e
norme; nonché le disposizioni alla
azione che da questo patrimonio
derivano e si concretizzano in schemi e
tecniche dell’attività specifiche in ogni
società;
GEERTZ CLIFFORD
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•
Geertz, Clifford (San Francisco 1926), antropologo americano. Formatosi alla
Harvard University, ha svolto la maggior parte della sua attività nel Sud-Est
asiatico e nel Nord Africa e dal 1970 è professore di scienze sociali al
Princeton's Institute of Advanced Study.
Fortemente influenzato dai filosofi Wittgenstein, Gadamer e Ricoeur, Geertz è
il fondatore della scuola di antropologia interpretativa, che segna il distacco
dalle correnti post-strutturaliste. I fenomeni culturali vengono considerati
come sistemi di significato che sollevano questioni interpretative: lo studioso
non dovrà più operare una netta distinzione tra scienze della natura e scienze
umanistiche, ma utilizzerà piuttosto una lettura simbolica simile a quella
applicata all'interpretazione di una rappresentazione teatrale o di un testo
scritto.
Geertz analizza la tradizione dei combattimenti di galli nell'isola di Bali, che
sono accompagnati da un particolare sistema di scommesse. Tali eventi
pubblici vengono interpretati come lotta fra diversi gruppi per lo status e il
prestigio sociale: lo status sociale di coloro che partecipano, determinato
dalla nascita e dalla ricchezza, viene esaltato attraverso la sua
drammatizzazione.
Molte opere di Geertz sono dedicate agli studi compiuti in Polinesia (The
Religion of Java, 1960) e in Marocco, ma la sua fama internazionale è legata
soprattutto ai saggi Conoscenza locale (1983), Interpretazione di culture
(1987) e Antropologia interpretativa (1988).
CRDENZE LA NUMEROLOGIA
• Numerologia
• Numerologia Arte di trovare nei numeri proprietà
segrete, magiche e mistiche. Hanno carattere
numerologico certi aspetti della cabala ebraica, e si
possono considerare numerologiche alcune
credenze della cabala napoletana (anche se la cabala
ebraica è un insieme di raffinate speculazioni
mistiche e quella napoletana è un coacervo di
superstizioni infondate). Sono altresì numerologiche
le credenze diffuse (si trovano ad esempio anche in
Dante Alighieri) sulla perfezione di alcuni numeri,
come il 3 e il 9. Una curiosità numerologica è fornita
dalla diffusa diffidenza per il numero 17: se infatti si
scrive 17 in numeri romani, XVII, e si anagrammano
questi numeri-lettere, si ottiene VIXI, che in latino
significa "ho vissuto, ho finito di vivere, sono
morto".
PROVERBI E CREDENZE
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Proverbio Sentenza breve di uso comune, che esprime idee e credenze
comunemente accettate. Per la maggior parte, i proverbi affondano le loro
radici nel folclore e sono stati conservati dalla tradizione orale. Un esempio di
questa saggezza popolare è "Chi dorme non piglia pesci". Spesso le stesse
credenze comunemente accettate si ritrovano in proverbi di lingue e culture
diverse. La Bibbia ha fornito un gran numero di proverbi, ad esempio "Occhio
per occhio, dente per dente", che ha un equivalente africano in "Una pelle di
capra compera una pelle di capra; una zucca, una zucca". Il proverbio "Un
passero in mano ne vale due nella siepe", che proviene dal latino medievale,
conta numerose varianti in italiano ("Meglio un uovo oggi che una gallina
domani"), spagnolo, portoghese, rumeno, tedesco e islandese.
I proverbi hanno talvolta origini letterarie, come l'adattamento in senso
cristiano della frase di Esopo "Aiutati che il ciel ti aiuta" o il detto, tratto dalla
Divina Commedia di Dante Alighieri, "Cosa fatta capo ha". Altri possono aver
preso spunto dalla vita quotidiana, come "Prima o poi tutto viene a taglio,
anche le unghie per pelare l'aglio", o far riferimento a superstizioni, come "Di
venere e di marte non si sposa e non si parte", o alle condizioni del tempo,
come "Rosso di sera bel tempo si spera". Altri proverbi sono nati da abitudini
cadute in disuso, come nell'espressione "Essere al verde", sorta dall'uso di
sospendere le aste quando la candela sul tavolo del banditore si riduceva
all'estremità dipinta di verde.
Particolare fortuna ebbe nel Rinascimento la raccolta di proverbi classici
(Adagi) compilata da Erasmo da Rotterdam. In Italia, l'interesse per la cultura
popolare e il mondo dei proverbi fu promosso nell'Ottocento da Niccolò
Tommaseo e Giuseppe Giusti.
IDEOLOGIA
• Ideologia Termine che, in senso generale, indica un sistema di
idee e di valori che costituiscono la base di un movimento
politico o religioso; nel corso della storia ha tuttavia acquisito
diversi e distinti significati.
• L’ideologia ricopre diverse funzioni. In primo luogo, fornisce
un’interpretazione della realtà sociale; si può comparare il
ruolo assolto dall’ideologia nelle società contemporanee a
quello dei miti nelle società antiche. Ideologia e mito, infatti,
tentano di rendere coerente un insieme di fenomeni
apparentemente privo di senso. In questa prospettiva,
l’ideologia offre anche gli scopi e gli strumenti per modificare la
realtà, diventando un elemento dinamico della storia. Infine,
l’ideologia dà agli individui e ai gruppi sociali una
giustificazione della propria esistenza, la rappresentazione di
sé che li informa del posto che occupano e del ruolo che
rivestono nella società.
I SIMBOLI
• Simbolo Segno arbitrario usato per rappresentare
convenzionalmente un’entità astratta, un oggetto, un’idea: in
algebra, ad esempio, sono simboli quelli che indicano il valore
infinito o la radice quadrata di un numero.
• Il simbolo può anche essere un segno attraverso il quale si
instaura tra due oggetti una relazione non arbitraria, ma definita
dalle convenzioni culturali di un particolare codice
comunicativo. In questo senso il simbolo è un oggetto che
viene scelto per significare una delle sue qualità peculiari:
l’oro, ad esempio, può essere usato per significare qualcosa di
ricco, potente, regale. Preferibilmente il simbolo instaura una
relazione tra una cosa concreta, portatrice di valore, e un’entità
astratta, e non sempre riducibile a un solo significato: ad
esempio, l’acqua può identificare un valore di purezza e
trasparenza, ma anche uno meno positivo di instabilità e
incostanza.
CONTINUA
• L’interpretazione del valore simbolico di una relazione di segni
è strettamente correlata alle convenzionalità comunicative che
vigono all’interno di una cultura. Vi sono tuttavia simboli che,
anche attraverso differenti culture e codici di comunicazione,
rivestono significati antropologicamente riconducibili a comuni
denominatori: il sole è simbolo di divinità; il fuoco di passione,
di potenza creatrice o, al contrario, distruttrice; l’occhio di
vigilanza o di conoscenza. Questo aspetto ha ispirato i principi
della cosiddetta critica simbolica, che trova i suoi fondamenti
negli studi di Northrop Frye.
• Un notevole contributo all’interpretazione dei simboli proviene
infine dall’ambito psicoanalitico, e in particolare dalle
riflessioni teoriche contenute nell’Interpretazione dei sogni
(1899) di Sigmund Freud: qui viene definito il concetto di
“simbolo onirico”, che prende forma di un oggetto, deformato o
mascherato attraverso figure retoriche della sostituzione o
della modificazione anche linguistica, che rimanda a un
desiderio represso.
CONTINUA
L’ANTROPOLOGIA CULTURALE è una
delle scienze antropologiche. Queste
studiano l’uomo sotto il profilo biofisico e bio-ambientale, nel manifestarsi
di sue peculiari attività o modi di essere
come la linguistica, la preistoria,
l’etnografia, l’antropologia culturale;
CHE COSA è L’ETNOLOGIA?
L’ETNOLOGIA è l’insieme dei modi di
affrontare i problemi della esistenza da parte
delle popolazioni primitive. L’etnologia da un
lato descrive le espressioni modali della vita
di quelle popolazioni e comparativamente le
studia per comprenderne la natura e per
scoprirne l’origine;
LO STUDIO DELLA CULTURA è L’OGGETTO
DELLA ANTROPOLOGIA CULTURALE;
LA NASCITA DELLA
ANTROPOLOGIA IN ITALIA
• Nel 1871 in Italia nasce la
Società Italiana di
Antropologia e Psicologia
Comparata
LE TRE SCIENZE SOCIALI
Sono l’Antropologia Culturale, la
Psicologia Sociale e la Sociologia;
Un gruppo di antropologi italiani dal
1957 al 1958 presentarono al Primo
Congresso Italiano di Scienze Sociali
un documento intitolato “Appunti per
un memorandum”, tendente a definire
la posizione della Antropologia
Culturale nel quadro delle Scienze
Sociali, come scienze dell’uomo;
CONTINUA
Il concreto situarsi del livello sociale in un
momento storico determinato, nell’ambito di
precisi rapporti con un proprio ambiente
ecologico, costituisce la società concreta. I
fenomeni umani, trasformati in condizioni di
integrazione sociale si strutturano nel
contesto di ciascuna società, che chiamiamo
piani sociali e che possono essere distinti in:
- un piano economico;
- un piano sociologico;
- un piano della cultura;
LA CULTURA
Il Piano Cultura è l’insieme dialettico
dei patrimoni psichici esperenziali
individuali costituitisi in condizione di
integrazione sociale;
L’Antropologia studia il piano
economico, sociologico e culturale,
mentre la psicologia studia
l’interazione del livello biologico umano
con il livello sociale e con l’ambiente
ecologico nella psiche individuale;
GLI AUTORI DEL
MEMORANDUM
o Secondo gli autori del Memorandum,
l’Antropologia Culturale analizza sotto il
punto di vista del piano della cultura il suo
carattere, il suo dinamismo e la sua
interazione con il resto della società e così si
intende il piano economico ed il piano
sociologico, il rapporto con il livello
biologico umano in particolare con la sua
componente psichica;
CIVILTA’ E CULTURA
SECONDO E. SAPIR
Edward Sapir (1884-1939), in un saggio dal
titolo Culture, Genuine and Spurious, egli
discute il triplice modo di utilizzazione del
termine cultura, uno etnologico, uno del
linguaggio corrente non specializzato, ed
uno, infine, che potremmo chiamare
antropologico;
La Cultura è l’insieme dialettico dei patrimoni
psichici esperenziali individuali costituitisi
nel quadro di una società storicamente
determinata;
SAPIR
• Egli evidenzia il termine come viene
impiegato dagli etnologi e storici della cultura,
a significare ogni elemento socialmente
ereditato nella vita dell’uomo sia materiale
che spirituale, così nessun uomo è privo di
cultura perché anche i più rozzi selvaggi
vivono in un mondo sociale caratterizzato da
una complessa rete di costumi, usi ed
atteggiamenti tradizionalmente conservati;
CONTINUA
• Facciamo riferimento per esempio ai
boscimani sudafricani, alla credenza degli
indiani del nordamerica nella medicina
magica, sono tutti elementi della cultura, e
questo perché, ciascuno è acquisito e
conservato attraverso un processo imitativo
che prende il nome di TRADIZIONE e di
EREDITA’ SOCIALE;
Per gli ETNOLOGI
Tutti i gruppi umani sono dotati di cultura,
che assume modi di manifestarsi differenti
e vari nel grado di complessità. Per gli
Etnologi esistono vari tipi di cultura e una
quasi infinita varietà di elementi di cultura;
 l’Etnologo non formula su di essi alcun
giudizio di valore, e, quando parla di
elementare, evoluto, inferiore, superiore,
si riferisce solo a progressioni storiche e a
schemi di evoluzione;
Egli propone di sostituire il termine
cultura con quello di civilization;
II SECONDO SIGNIFICATO DEL
TERMINE CULTURA PER IL
SAPIR
È la ricchezza individuale basata sulla
sapienza ma non limitata a questa
perché la persona colta sa dare un
valore particolare alle conoscenze che
ha acquisito e sa applicarle in modo
personale;
IL TERZO SIGNIFICATO DEL
TERMINE CULTURA PER IL
SAPIR
 Il termine cultura in correlazione con il termine
civilization mette in evidenza il patrimonio spirituale
o materiale del gruppo in generale piuttosto che
quello individuale;
 Per il Sapir non si pone l’accento su ciò che è fatto e
creduto da un popolo, ma su come ciò è fatto e
creduto, come funziona nell’intera vita di quel
popolo, e sul significato che assume per esso ciò
che è fatto e creduto; cioè lo stesso elemento
culturale può avere un posto essenziale nella cultura
di un popolo e può costituire un insignificante
fattore, privo di importanza nella cultura di un altro;
L’IMPORTANZA DEL TERZO
SIGNIFICATO DEL TERMINE
CULTURA PER IL SAPIR
Questa concezione della cultura può
essere usata con utilità nell’affrontare il
problema della nazionalità, quando
cerchiamo di rintracciare radicato nel
carattere e nella civiltà di un dato popolo
qualche aspetto, qualche forza che lo
distingue e che è sua propria;
Cultura diviene così quasi sinonimo di
spirito di genio di un popolo;
CONTINUA
In base alla consapevolezza che la cultura ha
del proprio genio o carattere il Sapir distingue la
cultura in genuina cioè armonizzata con il
proprio genio o carattere;
Il Sapir distingue la cultura in genuina cioè
armonizzata con il proprio genio e spuria cioè
deviante dal proprio genio;
CHARLES DARWIN
• Charles Darwin
• A partire dagli scritti del geologo Adam Sedgwick
e del naturalista John Henslow, Charles Darwin
elaborò la teoria dell'evoluzionismo, secondo cui
in natura è l'ambiente a determinare il successo
riproduttivo di individui e gruppi di esseri viventi
attraverso il meccanismo della selezione
naturale, che promuove i caratteri adattativi ed
elimina quelli svantaggiosi. Darwin la pubblicò
nel 1859 con il suo celebre trattato L'origine
delle specie.
CHARLES DARWIN
• Darwin (Shrewsbury, Shropshire 1809 Down, Kent 1882), naturalista
britannico, fondatore delle teorie
dell'evoluzionismo e della selezione
naturale, le quali continuano ancora
oggi a esercitare un'enorme influenza
sulle scienze naturali e, più in generale,
sullo sviluppo del pensiero moderno.
DARWIN
• Darwin nacque in una famiglia agiata e culturalmente raffinata:
il nonno materno, Josiah Wedgwood, fu un imprenditore di
successo nel campo della ceramica e della porcellana, mentre il
nonno paterno, Erasmus Darwin, fu un celebre naturalista del
suo tempo. Si iscrisse a medicina all'Università di Edimburgo,
senza tuttavia portare a termine gli studi poiché nel 1827 si
trasferì a Cambridge, dove frequentò l’Università con
l'intenzione di intraprendere la carriera ecclesiastica. Qui
Darwin incontrò due personalità decisive per l'elaborazione
delle sue teorie: il geologo Adam Sedgwick e il naturalista John
Stevens Henslow, i quali contribuirono a rafforzare i suoi
interessi per l'osservazione meticolosa dei fenomeni naturali.
Grazie alla raccomandazione di Henslow, nel 1831 Darwin riuscì
a imbarcarsi sul Beagle, un brigantino britannico in partenza
per una spedizione di ricognizione scientifica intorno al mondo,
in qualità di naturalista non stipendiato. Darwin aveva allora
solo 21 anni e si era appena laureato.
CONTINUA
• 2.IL VIAGGIO SUL BEAGLE. Il viaggio a bordo del
brigantino durò cinque anni e permise al giovane
naturalista di compiere numerose osservazioni, di
natura sia geologica sia biologica, sulle isole e sui
continenti incontrati lungo il percorso. In particolare
Darwin rimase colpito dall'enorme varietà di forme
presenti sulla superficie terrestre, nei fossili e negli
organismi viventi.
• La maggior parte dei geologi dell'epoca aderiva alla
cosiddetta teoria catastrofista (vedi Geologia: Storia
del pensiero geologico: XVIII e XIX secolo), messa
tuttavia in discussione in quegli stessi anni
dall'opera del geologo britannico Charles Lyell, dalla
quale Darwin era rimasto influenzato nella sua
elaborazione dei meccanismi di evoluzione della
crosta terrestre.
Darwin
• Darwin notò, inoltre, analogie tra alcuni fossili di specie estinte
e le specie viventi, appartenenti a una stessa area geografica.
Durante la sua permanenza sulle isole Galápagos, situate al
largo della costa dell'Ecuador, riscontrò differenze di struttura
anatomica e di abitudini alimentari tra le popolazioni di animali
simili, presenti sulle diverse isole, quali le testuggini, i tordi
beffeggiatori e i fringuelli. Entrambe queste osservazioni
condussero Darwin a domandarsi se potessero esistere legami
di qualche genere tra organismi distinti, ma simili.
• 3.TEORIA DELLA SELEZIONE NATURALE.
• Al suo ritorno in Gran Bretagna nel 1836, Darwin si stabilì a
Londra e iniziò a mettere per iscritto le sue idee sulla variazione
delle specie (Notebooks on the Transmutation of Species).
• Per l'elaborazione della teoria della selezione
naturale ebbe un ruolo fondamentale la lettura del
saggio di Thomas Robert Malthus, intitolato An
Essay on the Principle of Population, nel quale si
sosteneva che l'aumento delle disponibilità di cibo
necessarie alla sopravvivenza della specie umana
non potesse in alcun modo uguagliare il tasso di
crescita della popolazione: secondo Malthus
quest'ultima doveva, quindi, essere limitata nel suo
sviluppo da ostacoli naturali, quali carestie e
malattie, o da azioni prodotte dall'uomo, come le
guerre.
• Grazie alla lettura di Malthus, Darwin intuì come tutte
le specie animali e vegetali fossero per necessità in
competizione l'una con l'altra per la loro esistenza e
per la loro perpetuazione nelle generazioni
successive: in base, cioè, alla teoria della selezione
naturale, solo gli individui che riuscivano ad avere la
meglio nella lotta per l'esistenza con gli altri animali
arrivavano a riprodursi, trasmettendo alla
generazione successiva i caratteri ereditari che ne
avevano favorito la sopravvivenza. Darwin ipotizzò,
inoltre, che tutti gli organismi affini discendessero
da antenati comuni e che anche il globo terrestre
fosse una delle strutture naturali sottoposte a
pressione evolutiva. Nel 1838 completò la prima
bozza della sua teoria dell'evoluzione per mezzo
della selezione naturale, che perfezionò nei due
decenni successivi. Nel 1839 sposò una cugina,
Emma Wedgwood, e poco dopo si trasferì in una
piccola proprietà nel Kent (Down House), dove
rimase fino alla morte.
CHARLES DARWIN E LE SUE
OPERE
• L'ipotesi di Darwin fu esposta per la prima
volta nel 1858 in un articolo presentato
contemporaneamente da Alfred Russel
Wallace, un giovane naturalista che era
giunto indipendentemente da Darwin a
elaborare l'ipotesi della selezione naturale
come meccanismo di evoluzione delle
specie. La teoria completa di Darwin fu
pubblicata nel 1859 in un libro intitolato The
origin of species, che ebbe grande successo.
LE REAZIONI ALLE TEORIE DI
DARWIN
• La reazione della comunità scientifica alla pubblicazione
dell'Origine delle specie fu immediata. Alcuni biologi
sostennero che Darwin non era in grado di dimostrare
sperimentalmente le proprie teorie; altri lo criticarono
affermando che egli non poteva spiegare né l'origine delle
variazioni, né il modo in cui esse vengono trasmesse alle
generazioni successive. La risposta a questa seconda
obiezione venne all'inizio del XX secolo, con la riscoperta delle
leggi di Mendel e i primi esperimenti genetici. Ancora oggi le
teorie di Darwin sono soggette a numerose controversie e
vengono osteggiate in modo particolare da alcuni ambienti
religiosi. La concezione che tutti gli esseri viventi si siano
evoluti gli uni dagli altri per mezzo di processi naturali si
contrappone, infatti, alla speciale posizione riservata
all'umanità secondo la teoria della creazione dell'uomo per
volere di un'entità superiore. L'ipotesi di Darwin rappresenta,
cioè, una minaccia per il pensiero teologico tradizionale, poiché
pone gli esseri umani sullo stesso piano degli altri organismi
viventi .
DARWIN E I SUOI ULTIMI ANNI DI
VITA
GLI ULTIMI ANNI. Darwin trascorse gli ultimi anni
della sua vita a cercare soluzioni alle questioni
sollevate da L'origine delle specie. Nelle opere
successive, tra cui The Variation of Animals and
Plants Under Domestication (1868), The Descent of
Man (1871) e The Expression of the Emotions in Man
and Animals (1872), espose in maggiore dettaglio
alcuni argomenti che nell'opera maggiore erano stati
solo accennati. L'importanza dell'opera di Darwin fu
riconosciuta dai suoi contemporanei mentre era
ancora in vita, con l'elezione a membro della Royal
Society (1839) e dell'Accademia delle Scienze
francese (1878). Alla sua morte fu sepolto
nell'abbazia di Westminster.
CESARE LOMBROSO
• Lombroso, Cesare (Verona 1835 - Torino 1909), medico italiano,
professore di medicina legale e successivamente di psichiatria
all'Università di Torino, fondatore di una disciplina scientifica,
l'antropologia criminale, che ebbe un grande influsso sugli
sviluppi della criminologia. La sua formazione professionale lo
portò a studiare, da un lato, le caratteristiche della personalità
criminale e, dall'altro, il rapporto tra genialità e follia. Nella sua
opera principale, L'uomo delinquente, la cui prima edizione fu
pubblicata nel 1875-76, Lombroso diede un'identificazione
clinica dei diversi tipi di criminale. Distinse, in particolare, i
delinquenti alienati, quelli abituali, quelli occasionali, quelli per
motivi passionali e i delinquenti nati. Si interessò soprattutto a
questi ultimi, caratterizzati, a suo vedere, da stimmate
anatomiche, fisiologiche e psicologiche.
LOMBROSO E LE SUE OPERE
• Le sue opere, notevolmente influenzate da Charles
Darwin, lo portarono a conclusioni radicali: il
criminale è un "selvaggio primitivo", rimasto a uno
stadio precedente del processo evolutivo che ha
portato all'uomo, e pertanto non in grado di
comprendere il significato di leggi penali promulgate
per individui a uno stadio di sviluppo più avanzato.
• Lombroso spiegò, inoltre, la personalità del
delinquente come un insieme di caratteristiche
determinate a livello ereditario, considerando, di
conseguenza, tali elementi come vittime di un male
trasmesso dagli antenati e sovente non
manifestatosi per più generazioni. A poco a poco,
rivide in parte le proprie tesi, accordando un posto
importante alla casualità e riconobbe che i fattori
individuali non erano le uniche cause della condotta
criminale.
OPERE DEL CESARE
LOMBROSO
• In Genio e follia (1864), Lombroso orientò le proprie
ricerche verso un altro genere di devianza: la follia.
Si cimentò in una psicoanalisi della creazione
letteraria e fu tra coloro che rinnovarono il mito del
"folle in letteratura".
• Smentite dagli studi successivi, le teorie di
Lombroso (in gran parte superficiali e razziste)
hanno informato per decenni la ricerca scientifica e
gli studi giuridici italiani, e in particolare
l'elaborazione del codice penale e di procedura
penale, comunemente conosciuti come codice
Rocco, dal nome del loro autore Alfredo Rocco.
UNA REAZIONE
ANTROPOLOGICA AL
BIOLOGISMO: IL
SUPERORGANICO SECONDO
A. L. KROEBER
Kroeber antropologo, etnologo, archeologo e
linguista nordamercano, che nel 1916 reagì al
biologismo con un articolo che apparve nel
volume XVI dell’American Anthropologist, egli
asserisce il concetto di evoluzione organica ed
evoluzione sociale;
continua
 Cioè è innegabile che in ogni uomo esistano degli
elementi che ereditariamente porta dalla nascita, ma è
anche vero che alcuni elementi le vengono in possesso
al di fuori dell’aspetto fisico;
 Questa è la differenza tra uomo ed animale; l’uomo non
ha bisogno di modificare nel tempo la propria natura per
adattarla all’ambiente nel quale deve vivere ma bensì
egli ha la possibilità con le proprie risorse che evadono
dal suo aspetto fisico di agire direttamente sulla natura;
continua
 Da lì il concetto che la civiltà è un quid
specificatamente ed esclusivamente umano ed in
essa risiede la distinzione tra uomo e animale.
Secondo Kroeber nell’uomo ci sono elementi
ereditari e congeniti ed elementi che sfuggono alle
leggi della ereditarietà biologica. Sono differenti le
società umane e le società animali, per esempio
alcune azioni puramente istintive come
l’atteggiamento dei castori che danno a volte risultati
più complessi e difficili di quelli raggiunti da alcune
società umane ad esempio i castori sono degli
architetti più abili di alcuni popoli primitivi;
 Il Punto essenziale è da considerare è che la società
umana è in grado non solo di creare, ma anche di
mutare i propri sistemi di soluzione dei problemi di
esistenza;
GUSTAV LE BON
Nella sua interpretazione della Psicologia
della Folla tenta di spiegare la civiltà sulla
base della razza;
Egli usa come strumento scientifico il
concetto dell’anima della razza, dichiara che
l’uomo sta alla razza come la cellula al corpo;
sostiene che gli incroci distruggono le
antiche civiltà e che l’effetto dell’ambiente è
notevole sulle nuove razze e nullo sulle
vecchie, e via dicendo.
IL DETERMINISMO AMBIENTALE
SECONDO GOLDENWEISER
 L’ipotesi che l’ambiente fisico condizioni la vita e la
cultura delle comunità umana è stata discussa da alcuni
autori come Montesquie (1689-1755), il Taine (18281893), il Buckle;
 Il Primo etnologo a ritenere che l’ambiente fisico avesse
una importanza notevole sullo sviluppo delle civiltà e
sulle culturale fu Federico Ratzel (1844-1904), fondatore
dell’Antropogeografia;
IL DETERMINISMO AMBIENTALE
SECONDO GOLDENWEISER
 Alcuni autori hanno manifestato i loro dissensi dalle
imprecise affermazioni degli ambientalisti come il
Goldenweiser, egli scrive che la presenza di alcune
materie prime fornisce uno stimolo alla loro
utilizzazione da parte di coloro che abitano
l’ambiente in cui esse si trovano, ma non sempre lo
stimolo viene tradotto in applicazioni concrete;
 Cioè la natura può fornire all’uomo le materie prime
per l’esplicazione di determinate attività per
agevolarlo come può porgli dei limiti. Nel creare la
propria cultura l’uomo non è succube della natura,
anche se ne subisce l’influenza. Non ci si può
aspettare che gli abitanti del Tibet, lontani dal mare
siano marinai,ma la vicinanza del mare a volte non
crea popoli marinai;
GOLDENWEISER
Egli rivolge la critica anche a quegli
Autori che intendono spiegare la
psicologia di un popolo in relazione
all’ambiente nel quale esso vive, anche
qui vale il principio che non è la natura
che forgia l’uomo ma è l’uomo che usa
la natura per i suoi fini e che da un
senso ed un orientamento personale
alle proprie manifestazioni;
CONTINUA
Sullo stesso piano pure la critica è a
coloro che intendono caratterizzare
secondo l’ambiente, le tendenze
artistiche o religiose di un popolo. Il
Goldenweiser osserva che nell’Italia
medioevale e rinascimentale, nella
Germania prima delle guerre franco
prussiane, vi furono situazioni politiche
analoghe a quelle della Grecia, pur
essendo differenti le condizioni
geografiche;
IL PROBLEMA DEL
DETERMINISMO SECONDO
KROEBER
 Kroeber sostiene che determinati eventi non possono
verificarsi se non esistono nella cultura di coloro che ne
sono i protagonisti o gli attori, le cause o le basi per il
loro attuarsi. Ad esempio se Napoleone fosse nato in
altra epoca ed in altra nazione non avrebbe
probabilmente creato un impero;
 Il Kroeber per esemplificare il suo concetto ricorda
Darwin, che fu un individuo dotato di capacità tali che
solo pochi dei suoi contemporanei possedevano, ed
anche questo fu il caso di Mendel;
 La sua teoria per aver preceduto i tempi rimase a lungo
ignorata, ed egli potè dirsi fortunato di non aver avuto la
prima sorte del primo circumnavigatore dell’Africa, punito
per aver visto il sole a nord. Fu così che la teoria di
Mendel ideata nel 1865, venne conosciuta solo nel 1900;
 Secondo Kroeber la storia è alla base di tutti gli studi
sociali;
KROEBER
È la storia culturale il tipo di storia che
l’antropologia si prefigge. Una storia che non
può essere scientifica o naturalistica, come
vorrebbero gli antropologi evoluzionisti o
strutturalisti, perché la natura stessa dell’uomo
rifugge dalle generalizzazioni e i fatti umani non
possono essere trattati come qualsiasi atto o
fenomeno naturale;
LA CONCEZIONE
FUNZIONALISTICA DELLA
CULTURA E DELLA CIVILTà DI
MALINOWSKI
 La concezione funzionalistica del Malinowski è
precedente anche se è stato lui a coniare il nome
cioè ogni storico che non sia un mero annalista o
un archeologo è un funzionalista cioè fa della
storia funzionale della storia culturale. La storia
culturale è il tipo di storia che l’antropologia si
prefigge cioè è una storia che non può essere
scientifica o naturalistica come vorrebbero gli
antropologi evoluzionisti o strutturalisti, perché la
natura stessa dell’uomo rifugge dalle
generalizzazioni e i fatti umani non possono
essere trattati come qualsiasi atto o fenomeno
naturale;
CONTINUA
Il Funzionalismo come amava definirlo
il Malinowski è un metodo per
affrontare lo studio dei fatti sociali. Egli
sostiene che la cultura è per
l’antropologo funzionalista un vasto
apparato attraverso il quale l’uomo è
messo nelle condizioni migliori per
affrontare i problemi concreti e
specifici che incontra nel suo adattarsi
all’ambiente per la soddisfazione dei
suoi bisogni;
CONTINUA
• La definizione della cultura secondo il
Malinowski, intendendo questa come
l’insieme dei manufatti, dei beni, dei processi
tecnici, delle idee, delle consuetudini, dei
valori propri di questa società.
L’organizzazione sociale è in tale quadro una
parte della cultura perché non potrebbe
essere compresa se non come parte di una
cultura; questa definizione differisce ben
poco da quella formulata nel 1871 da
E.B.Tylor, secondo la quale la cultura è una
complessa entità che comprende scienze,
credenze, arte, leggi e costumi e altre
capacità e abiti acquisiti dall’uomo come
membro della società;
CONTINUA
 Dopo aver dato la definizione di cultura dobbiamo
puntualizzare che per il Malinowski la cultura è un
apparato attraverso il quale l’uomo messo nelle
condizioni migliori per affrontare i problemi
incontra nel suo adattarsi all’ambiente per la
soddisfazione dei suoi bisogni. Gli impulsi, gli
stimoli dagli esseri umani sono dettati da fattori
fisiologici riplasmati da un costume, una
consuetudine – habit- acquisit: l’uso del
linguaggio rende possibile le tradizioni e
l’educazione che permettono la continuità della
cultura;
 Ciascun individuo può contribuire ad arricchire il
patrimonio culturale della società ci appartiene a
volte questo patrimonio limita la possibilità di
affermazione dell’individuo come accade nella
civiltà occidentale contemporanea;
MALINOWSKI
Egli parte dall’assioma che gli esseri umani
necessitano di nutrimento, debbono
riprodursi, debbono essere provvisti di
riparo e di conforti personali, debbono
godere di adatte condizioni igieniche e di
temperatura: cioè basa la propria concezione
culturale su fatti biologici. L’uomo appartiene
a una specie animale, perciò deve
conformarsi a condizioni tali da assicurare la
continuità della razza, la sopravvivenza
dell’individuo e il mantenimento del suo
organismo in regime di lavoro;
CONTINUA
 Il Malinowski parte dall’assioma che gli esseri umani
necessitano di nutrimento, debbono riprodursi, debbono
essere provvisti di riparo e di conforti personali, debbono
godere di adatte condizioni igieniche e di temperatura,
cioè basa la propria concezione culturale su fatti
biologici. Anche se gli esseri umani sono animali, essi
sono animali che non vivono in condizioni tali da
assicurare la continuità della razza, la sopravvivenza
dell’individuo e il mantenimento del suo organismo in
regime di lavoro;
 Gli uomini hanno necessità di procurasi del cibo, e se
pensiamo che il cibo di cui si sostentano l’indigeno
dell’Australia centrale e il boscimano non sarebbe
accettabile per un europeo; per esempio per l’europeo
per vivere di esso dovrebbe sottoporre il suo organismo
ad un severo processo di allenamento secondario;
Malinowski
• La propagazione non ha luogo tra gli esseri umani
per semplice accoppiamento ma mediante quella
complessa istituzione culturale che è il matrimonio.
L’unione familiare, l’attrazione sessuale non sono
solo determinate dal solo impulso fisiologico, bensì
da quello mescolato al desiderio della compagnia, al
bisogno di cooperazione economica, alle esigenze
del rango sociale, al desiderio di affinità spirituale.
Gli impulsi, gli stimoli, le inclinazioni che
determinano l’azione degli esseri umani, sono dettati
da fattori fisiologici riplasmati da un costume, una
consuetudine (habit) acquisiti;
CONTINUA MALINOWSKI
• In tutto questo è fondamentale lo
sviluppo del simbolismo, cioè dei
concetti astratti impiegati
principalmente nel linguaggio. È’
questa la capacità di astrazione che dà
all’uomo un posto speciale fra gli
esseri viventi.Il Linguaggio ed il
pensiero astratto sono veicoli della
conoscenza, delle credenze, dei sistemi
legali;
L’uso del linguaggio
L’uso del linguaggio per il Malinowski
rende possibili la “ tradizione e
l’educazione”, che permettono la
continuità della cultura. Ciascun
individuo può contribuire ad arricchire il
patrimonio culturale della società cui
appartiene; a volte questo patrimonio
limita la possibilità di affermazione
dell’individuo come accade nella civiltà
occidentale contemporanea;
LA SODDISFAZIONE DEI
BISOGNI CULTURALI PRIMARI E
SECONDARI
 Ciascun individuo può contribuire ad arricchire il
patrimonio culturale della società cui appartiene a
volte questo patrimonio limita la possibilità di
affermazione dell’individuo come accade nella civiltà
occidentale contemporanea. Così come ogni società
ha bisogno di una organizzazione economica, ha
anche bisogno di un complesso di norme che
regolino e consentino la vita in comune, che rendano
possibile e operante la cooperazione nei gruppi
quella cooperazione mediante la quale l’uomo
raggiunge il dominio sull’ambiente e può vivere in
società, e a rendere possibile la cooperazione nelle
società umane provvede il controllo sociale. Quindi
secondo il Malinowski esistono dei bisogni ed un
sistema di soddisfazione;
continua
• Pur basandosi sull’assioma che la cultura o civiltà è una realtà
strumentale, un apparato per la soddisfazione di necessità
naturali fondamentali e primarie, che sono quelle della
sopravvivenza organica, dell’adattamento ambientale e della
continuità in senso biologico del gruppo il Malinowski ritiene
che la soddisfazione di tali bisogni deve necessariamente
attuarsi in società. L’uomo non vive e non può vivere che in
società, che impongono all’individuo anche l’obbligo di
soddisfare quelli che si possono designare come bisogni
derivati o secondari. Alla soddisfazione di tali bisogni
provvedono, in ogni società, il sistema economico, il controllo
sociale, l’organizzazione politica, l’istruzione. Per meglio
comprendere tale concezione, riassumiamo quanto Malinowski
stesso disse a spiegazione di essa a Roma, nel 1938, in
occasione dell’VIII Convegno Volta dell’ Accademia d’Italia;
continua
Egli sostiene che ogni cultura ha bisogno
di saper produrre e, ottenere, conservare,
distribuire, usare e valutare un complesso
di beni. Per prima cosa ogni società
umana, per primitiva che sia, deve
disporre di una organizzazione
economica;
continua
• Ciascun individuo può contribuire ad
arricchire il patrimonio culturale della
società cui appartiene a volte questo
patrimonio che limita la possibilità di
affermazione dell’individuo come
accade nella civiltà occidentale
contemporanea;
LA PROPRIETA’ ACCUMULATIVA
DEL MALINOWSKI
o E’ quella proprietà in virtù della quale
tesaurizza le esperienze di generazioni e
generazioni. Il tramandare, l’impedire la
dispersione degli apporti delle differenti
generazioni è compito della istruzione;
continua
☻ Così come ogni società ha bisogno di una organizzazione
economica ha anche bisogno di un complesso di norme che
regolino e consentino la vita in comune, che rendano possibile e
operante la cooperazione nei gruppi; mediante alla cooperazione
l’uomo raggiunge il dominio sull’ambiente e può vivere in società,
e a rendere possibile la cooperazione nelle società umane è il
controllo sociale;
☻ Per il Malinowski esistono dei bisogni ed un sistema di
soddisfazione;
☻ Nei bisogni esiste un apparato culturale di oggetti e di beni di
consumo che devono essere prodotti attraverso una produzione
constantemente nuova ed un sistema di soddisfazione a cui
provvede l’economia; nei bisogni c’è il comportamento
dell’individuo che deve essere consociato,codificato nelle
consuetudini, nelle norme legali e morali ed a ciò provvede il
controllo sociale; il materiale umano a mezzo del quale ogni
istituzione viene conservata, deve essere rinnovato, formato e
fornito dalla sapienza di cui dispone il gruppo ed a ciò provvede
l’educazione e l’istruzione; in ogni società l’autorità deve essere
stabilita, avere potenza e disporre dei mezzi idonei ad assicurare
l’esecuzione dei suoi ordini ed a ciò provvede l’organizzazione
politica;
CONTINUA
• Con la teoria della cultura come apparato per
soddisfare i bisogni primari umani e secondari si
contrappone l’altra teoria del Malinowski in cui si
menziona il fatto che la cultura o la civiltà sia
costituita non da un complesso casuale di parti,
ma da un insieme ben integrato di componenti o
meglio che essa costituisca un sistema di
istituzioni n rapporto di mutua interdipendenza.
Questa teoria apparve rivoluzionaria ma di utilità
per l’impero britannico coloniale dove esisteva il
problema dei funzionari inglesi che dovevano
affrontare quotidianamente a seguito della
trasformazione degli usi e costumi degli indigeni
da essi governati;
I BISOGNI ED I SISTEMI DI
SODDISFAZIONE
1. Bisogni: L’apparato culturale di oggetti e
beni di consumo deve essere prodotto,
usato, conservato e rimpiazzato attraverso
una produzione costantemente nuova;
1. Sistema di soddisfazione: A ciò
provvede l’economia,
PARTE II BISOGNI
2. Bisogni: Il comportamento dell’uomo, come
essere consociato, deve essere codificato,
regolato con azioni e sanzioni nei suoi aspetti
tecnici, nella consuetudine, nelle norme legali e
morali;
2. A ciò provvede il controllo sociale;
BISOGNI III E SISTEMA DI
SODDISFAZIONE
3. Bisogni: il materiale umano – a mezzo del
quale ogni istituzione viene conservata – deve
essere rinnovato, formato, addestrato, fornito
della sapienza di cui dispone il gruppo;
3. Sistema di Soddisfazione: A ciò provvede
l’educazione e l’istruzione;
BISOGNI IV E SISTEMA DI
SODDISFAZIONE
IV. Bisogni: In ogni società l’autorità deve
essere stabilita, avere potenza e disporre
dei mezzi idonei ad assicurare
l’esecuzione dei suoi ordini;
IV: Sistema di soddisfazione: A ciò
provvede l’organizzazione politica;
Le principali razze umane
•
Nel 1870 l'antropologo Blumenbach individuò cinque razze principali
(mongolica, caucasica, malese, americana ed etiopica), utilizzando
parametri quali il colore della pelle, la forma e il colore di occhi e
capelli, la morfologia del cranio, la costituzione e la statura. Più tardi,
nel 1889, De Quadrefages individuò tre razze pure, la gialla, la bianca e
la nera, e due razze miste, l'americana e la oceanica, basandosi sul
cranio e sulla pelle. Un'altra classificazione è quella che si fonda su un
criterio geografico, e identifica gruppi razziali in base alle
caratteristiche climatiche; questa classificazione è qui rappresentata,
in modo semplificato. In realtà, l'indagine su caratteri come la
distribuzione dei gruppi sanguigni o del fattore Rh, la sensibilità a
particolari malattie e così via permette l'identificazione di gruppi che
spesso non corrispondono a quelli basati sui caratteri antropometrici
esterni; gli studi sul genoma, inoltre, hanno dimostrato l'estrema
somiglianza genetica degli individui di "razze" diverse. Pertanto, una
definizione esaustiva del concetto di razza risulta difficile e infondata
ogni classificazione che identifichi i diversi popoli come
biologicamente distinti.
LA FINALITA’
DELL’ANTROPOLOGIA
STRUTTURALISTA
 Brown come antropologo propone due scopi nell’esaminare i





fenomeni umani;
L’Antropologo nell’affrontare i problemi di fisiologia sociale non
può limitarsi alle conoscenze delle strutture sociali;
I due scopi sono: 1. raggiungere una conoscenza morfologica dei
singoli tipi di strutture sociali delle comunità umane, 2. stabilire
una morfologia comparata dei diversi tipi di strutture sociali;
Dal punto di vista strutturalistico Brown non considera questi
fenomeni in astratto isolandoli artificialmente. C’è da sottolineare
un concetto fondamentale che è quello di solidarietà sociale,
intesa tra due persone che sono interessate entrambe a
raggiungere un dato risultato e cooperano a tal fine;
Nell’affrontare i problemi di fisiologia sociale, l’antropologo deve
estendere la propria analisi ad ogni genere di fenomeni sociali;
Se consideriamo ad esempio le cerimonie POTLACH degli indiani
della costa nord-occidentale dell’America settentrionale nel corso
delle quali la famiglia che di volta in volta promuove si riduce in
miseria per i doni che deve offrire agli invitati;
RELATIVISMO E
NEUTRALISMO CULTURALE
Dalle premesse del Malinowski si sviluppò la
teoria del Relativismo Culturale, che trovò il
maggiore sostenitore nell’antropologo americano
Herskovits (1895-1963), antropologo americano.
Cioè egli constatò che ogni cultura sarebbe un
mondo chiuso a sé stante con una propria misura
ed ordine etico. Coloro che condannano o
esaltano i costumi e i valori di altre società
formulano, secondo Herskovits, giudizi irrazionali
perché riferiti a fatti o ad aspetti di culture
estranee, privi, quindi, per i giudicanti, di
significato. I giudizi,infatti, sono basati
sull’esperienza e l’esperienza è interpretata da
ogni individuo in relazione alla propria
inculturazione;
CONTINUA
Herskovits nel 1947 presentò una raccomandazione
alla Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni
Unite, nota come Statement on Human Rights nella
quale si sostiene che:
Che l’individuo realizza la propria personalità
attraverso la propria cultura: di conseguenza il
rispetto per le differenze individuali implica quello
per le differenze culturali;
Che il concetto di rispetto per le differenze culturali
trova la sua conferma nel fatto che non esiste
nessuna tecnica scientifica per valutare
qualitativamente le culture;
Che i costumi ed i valori sono relativi alla cultura cui
appartengono;
Lo Statement fu subito attaccato dai maggiori
antropologi americani come il Kluckhohn, Redfield, il
Kroeber;
LO STRUTTURALISMO E
L’ANTROPOLOGIA SOCIALE
Di dispetto il Malinowski trovò degli avversari cioè Radcliffe
Brown (1881-1955), che si considerava il capo della Scuola
Strutturalista di Antropologia Sociale;
Brown considerava l’Antropologia Sociale una branca elle
Scienze Naturali, cioè la Scienza Naturale teorica che studia i
problemi sociali con metodi simili a quelli usati dalle scienze
biologiche. Ogni organismi complesso è una raccolta di cellule
viventi e di fluidi interstiziali aventi una sistemazione
strutturale. Il termine struttura sociale si può impiegare
secondo Brown per indicare:
1. i gruppi sociali persistenti come le nazioni, tribù, clans che
nonostante i cambiamenti delle persone fisische che vi
appartegono, hanno una continuità e una loro identità;
2. le relazioni sociali tra persona e persona sono quelle di
parentela cioè diadiche (come quelle tra padre e figlio, oppre
tra fratello della madre e figlio della sorella come accade
spesso tra alcune tribù primitive);
3. la differenziazione di individui secondo classi ed in base al
loro ruolo sociale;
IL CONCETTO DI STRUTTURA
NELL’ANTROPOLOGIA
SOCIALE SECONDO R.
BROWN
 Il concetto di struttura per il R.Brown può essere utilizzato per
affrontare tre tipi di problemi e cioè:
 1. quelli relativi alla morfologia sociale: consistenti nella
identificazione delle strutture sociali, nel rilevare le differenze e
somiglianze tra di esse e nel classificarle;
 2. quelli relativi alla fisiologia sociale: consistenti nell’esame delle
modalità in cui le strutture sociali funzionano;
 3. quelli relativi allo sviluppo: consistenti nell’esaminare come si
formano nuovi tipi di strutture sociali
 Quindi la struttura sociale, è una realtà concreta che può essere
facilmente osservata. Le strutture sociali hanno così alcune proprietà,
e la principale tra di esse è quella di assicurare la continuità di
esistenza alla società;
 La composizione di una comunità viene in tal modo qualche modo
modificata, ma sostanzialmente non cambia la struttura sociale
generale;
LE PROSPETTIVE
DELL’ANTROPOLOGIA
STRUTTURALE SECONDO
CLAUDE LéVI-STRAUSS
Lèvi Strauss, nasce in Belgio nel 1908, per lo
stesso nessuna scienza può oggi considerare
le strutture del proprio campo come
riducentisi a una qualsiasi disposizione di
parti qualsiasi;
Il concetto di struttura sociale non si riferisce
alla realtà empirica ma ai modelli costruiti in
base ad essa;
CONCETTI DESCRITTIVI IN
ANTROPOLOGIA CULTURALE
Prima di tutto Lèvis Strauss non respinge come Brown il concetto
di cultura ed è per questo che rappresenta un concetto di
partenza per l’antropologia strutturalistica. Per esempio l’America
del Nord e l’Europa sono culture differenti, mentre Parigi e
Marsiglia sono unità culturali nell’ambito di una stessa cultura. Fa
riferimento ai sistemi di parentela cioè le regole del matrimonio e
di filiazione formano un insieme ordinato, la cui funzione è quella
di assicurare la permanenza, la continuità del gruppo sociale,
intersecando le relazioni sociali;
I sistemi di parentela, le regole del matrimonio formano un
insieme ordinato, la cui funzione è quella di assicurare la
permanenza, la continuità del gruppo sociale, intersecando le
relazioni consanguinee. Le modalità di comportamento tra parenti
esprimono la classificazione terminologica ed in qualche modo è
giustificato il comportamento dei parenti. Nelle società in cui
esiste la poligamia come istituzione le due forme di garanzia
sono, una politica ed una economica;
Lèvi Strauss
• Nel testo “Diritti Umani” l’atropologo disse che non era affatto
riprovevole porre un modo di vivere e di pensare al di sopra
degli altri e provare scarsa attrazione verso i popoli che vivono
in un modo diverso. Ma questa incomunicabilità non autorizza a
respingere o a distruggere i valori respinti. Le diversità nascono
dal fatto e dal desiderio che ogni cultura ha di opporsi alle altre
culture che la circondano. L’emigrato ha diritti? Bartolomeo de
las Casas amava gli indigeni creati da Dio, Kant non avrebbe
tollerato né Turchia e né Sengalesi perché non avrebbero
riconosciuto la superiorità del suo modello etico-giuridico;
• Karl Marx ha detto che i Diritti Umani altro non sono che
l’ideologia con le quali le borghesie occidentali proiettano sul
mondo la maschera dei loro interessi;
• Franz Boas un antropologo americano, disse che il compito
della antropologia strutturale è quella di costruire i modelli di
sviluppo delle forme sociali, umane e cogliere le cause che
consentono o bloccano lo sviluppo, in una direzione o in
un’altra, delle possibilità organizzative umane. Manca però la
possibilità di applicazione del metodo per la imperfezione dei
dati raccolti e la limitatezza della casistica;
CONCETTI DESCRITTIVI IN
ANTROPOLOGIA
CULTURALE
MODELLO CULTURALE;
TEMA CULTURALE;
VALORE CULTURALE;
SCHEMI CULTURALI;
MODELLO CULTURALE
 Il concetto di modello culturale fu elaborato da Ruth Benedict
(1887-1948), docente di antropologia alla Columbia University
di New York;
 La Benedict nel libro “Patterns of Culture”, sostenne la
necessità di un nuovo orientamento mirante alla conoscenza
del temperamento dei popoli;
 Il Pattern è il modello che si pone ai membri della comunità e
ne plasma lo stile di vita. Nell’elaborare la sua teoria la
Benedict partì dal riconoscimento dei meriti che ha avuto la
scuola funzionalista nello sviluppo degli studi antropologici e
soprattutto la Teoria Malinowskiana, cioè ogni elemento, non va
considerato solo in rapporto al problema specifico per il quale
esso è sorto ma va considerato in relazione agli altri elementi
della cultura;
IL MODELLO CULTURALE
DELLA RUTH BENEDICT (18871948) NEL LIBRO PATTERNS
OF CULTURE
Benedict Ruth, docente di
antropologia alla Columbia
University di New York, nel libro
sopra citato, sostiene la necessità di
un nuovo orientamento mirante alla
conoscenza del temperamento dei
popoli;
CONTINUA
Il PATTERN è il modello che si pone ai
membri della comunità e ne plasma lo stile di
vita. Nell’elaborare la sua teoria la Benedict
partì dal riconoscimento dei meriti che ha
avuto la scuola funzionalista nello sviluppo
degli studi antropologici e soprattutto il fatto
che ogni elemento, non va considerato solo
in rapporto al problema specifico per il quale
esso è sorto ma va considerato in relazione
agli altri elementi della cultura. In ogni
cultura vi è un principio che armonizza gli
elementi e che l’antropologo deve cercare di
conoscere perché in relazione ad esso gli
elementi culturali (gli usi, i costumi ecc..) si
organizzano ed assumono forma e valore;
CONTINUA
Scoprire il modello “PATTERN” di una
cultura significa comprendere, perché
quella cultura è quella che è e non può
assumere altra fisionomia. Gli esponenti
tipici della società hanno uno stile di vita e
non un altro cosi sono portati a respingere
ogni costume, ogni ideologia che non si
accordi con quello stile di vita;
IL MODELLO APOLLONICo E
DIONISIACO
 Parliamo del Modello Apollonico ed il Modello
Dionisiaco, ponendo l’esempio di due popolazioni,
gli ZUNI del gruppo Pueblos e gli INDIANI delle
Praterie;
 Gli Zuni sono una gente solenne, equilibrata,
prestante che mostra nel proprio dignitoso
comportamento la saggezza di una millenaria
esperienza. Sanno vivere in armonia, sanno far
germogliare dalla terra arida cereali ed altri prodotti.
Le loro cerimonie religiose sono il frutto di tradizioni
semplici di vita ed è la vita di compartecipazione
pubblica, non autoaffermazione individuale. L’uomo
ideale che non deve primeggiare è generoso,
dignitoso e socievole;
GLI ZUNI
• Per loro la vita è compartecipazione
pubblica, non autoaffermazione,
individuale. L’uomo ideale non deve
lottare per procurasi delle cariche
per primeggiare. L’individualità tende
perciò ad annullarsi nel gruppo,
questo è veramente una unità
funzionale della società;
• Quindi il loro modello è
APOLLINICO;
IL MODELLO DIONISIACO E GLI
INDIANI DELLE PRATERIE
• L’opposto dei Pueblo è il sistema di vita degli
indiani delle praterie. Cacciatori di bufali, in
guerra con altri cacciatori, essi costituivano
un popolo duro, avido di gloria, mai alla
ricerca di pace ma sempre alla ricerca di
esperienze grandiose. In relazione al grado di
rischio che i guerrieri dovevano affrontare
questi venivano autorizzati a fregiarsi con
penne di maggiore o minore grandezza. Per
esempio rubando 10 cavalli in una notte
oscura, un guerriero poteva ottenere una
piccola penna per ornare la propria testa;
CONTINUA
• La cultura degli Zuni e quella degli Indiani delle Praterie sono
diverse ed opposte come orientamento;
• Secondo la teoria della Benedict si fa riferimento al fine
Dionisiaco ed Appolinico ricollegandosi alle teorie di Nietzsche
– la Benedict afferma l’impedimento dei fenomeni culturali da
quelli razziali;
• Il modello culturale è quindi l’impronta di ogni cultura, il suo
spirito ed inoltre la Benedict si preoccupa di eliminare ogni
equivoco su possibili determinazioni biologiche o eredità
razziali: sulla formazione del modello culturale;
• Popoli dello stesso ceppo razziale mostrano differenti modelli
culturali. Ogni popolo, inoltre trasforma nel tempo il proprio
modello culturale;
CONTINUA
• La Benedict affronta il problema del modo da
seguire per individuare il modello culturale. La
visione integrale della cultura per captare il
modello è stata teorizzata dalla Benedict sotto
l’influsso del pensiero degli psicologi della
Scuola Gestalsista o Scuola della Psicologia della
Forma, i quali sostengono che, anche per quanto
concerne le più semplici impressioni sensoriali,
nessuna analisi delle singole percezioni può
avere l’effetto e l’efficacia dell’esperienza totale;
• La Scuola Gestalsista sostiene che nessuna
analisi delle singole percezioni può avere l’effetto
e l’efficacia dell’esperienza totale;
BENEDICT
L’opposto dei Pueblos è il sistema di vita
degli indiani delle praterie. Cacciatori di
bufali, in guerra con altri cacciatori, essi
costituivano un popolo duro, avido di
gloria, mai alla ricerca di pace ma sempre
alla ricerca di esperienze grandiose. In
relazione al grado di rischio che i guerrieri
dovevano affrontare, questi, venivano
autorizzati a fregiarsi;
CONTINUA
La Benedict afferma L’INDIPENDENZA
DEI FENOMENI CULTURALI DA QUELLI
RAZZIALI;
Il modello culturale è quindi l’impronta di
ogni cultura, il suo spirito, si preoccupa di
eliminare ogni equivoco su possibili
determinazioni biologiche o eredità
razziali, sulle formazioni del modello
culturale.
I MODELLI DI KROEBER
• Ci sono vari modelli culturali:
• 1. Modelli sistematici= importane in questi è la
coesione ed unità degli elementi culturali che ne
fanno parte;
• 2. Modelli della cultura totale= quelli che si
riferiscono all’intera cultura. Esiste una forma
italiana, francese, o inglese della cultura
europea;
• 3. Modelli di stile= quei metodi di cui una cultura
si avvale in determinati settori di attività. Per
ogni cultura si può parlare di stile di governo, di
stile militare, stile commerciale ecc…;
TEMA CULTURALE
• Questo concetto è stato esaminato da Opler
nell’esaminare la vita di una tribù: gli Apache.I temi
della cultura degli Apache sono più di venti. Uno di
questi afferma la superiorità fisica, mentale e morale
dell’uomo sulla donna, che tra l’altro non può far
parte dei consigli interfamigliari.
• Un altro tema è il seguente: la industriosità, la
generosità, il coraggio, sono le virtù morali
fondamentali:la grande famiglia domestica
è l’unità sociale ed economica fondamentale, quella
alla quale sono demandati i compiti di protezione
degli individui e le è dovuta fedeltà assoluta;
LE ESPRESSIONI
• Le espressioni sono le manifestazioni concrete dei
temi;
• Le espressioni possono essere formali ed informali;
• Le espressioni formali sono i modi di agire
convenzionalizzati;
• Le espressioni informali sono invece i casi in cui
l’orientamento determinato dallo spirito del tema si
concretizza e manifesta, non in un determinato
senso ma bensì in una forma stabilita;
• Le espressioni possono anche essere obbligatorie e
non obbligatorie; a seconda che la cultura le
imponga categoricamente. Quelle obbligatorie sono
soggette a punizioni;
• Le espressioni possono essere semplici o
simboliche a seconda della loro qualità di
riconoscimento attraverso un atto simbolico;
VALORE CULTURALE
Preso in considerazione da un gruppo
di antropologi americani dell’università
di Harward. In ogni cultura se ne trova
una lunga serie che può andare dal
miglior modo di modellare la creta al
miglior modo di scegliere una spesa;
LA Più IMPORTANTE RICERCA
SUL CAMPO DEI VALORI
CULTURALI
oggetto della ricerca furono 5 comunità
dislocate in una piccola zona del Nuovo
Messico;
Un villaggio degli Indiani Zuni;
Un villaggio degli Indiani Navaho;
Un villaggio di Ispano americani messicani;
Un villaggio di Mormoni;
Un villaggio di coloni emigrati dal Texas;
continua
I risultati della indagine studiarono
come gli agricoltori del Texas
occidentale emigrando si fermarono a
metà strada nella regione
semidesertica a sud del Nuovo Messico
Occidentale, rimanendo tagliati fuori
dal mondo stesso;
Erano però sostenuti dalla fiducia di
aver trovato dove piantare le proprie
radici, e fondare una comunità;
CULTURA E IDENTITA’
• L’Identità come problema interdisciplinare;
• L’identità è un tema particolarmente presente
nelle scienze che studiano l’uomo: dalla filosofia
alle scienze sociali, coma la sociologia, la
psicologia, l’antropologia culturale;
CONTINUA
Il problema dell’identità è antico come l’essere umano. Nell’epoca
che stiamo vivendo è il problema che investe sia il rapporto donnauomo, che il rapporto esteso in un contesto di un villaggio globale;
Già Aristotele pronunciò la sua teoria= Le cose sono identiche nello
stesso senso in cui sono uno, giacchè sono identiche quando è una
sola la loro materia (o in specie o in numero) o quando è una la loro
sostanza;
È evidente che l’Identità è in qualche modo un unità, sia che l’unità
si riferisca a più cose, sia che si riferisca ad una cosa sola, assunta
come due: come avviene quando si dice che la cosa è identica a sé
stessa;
continua
L’IDENTITà è UNA UNITA SIA CHE L’UNITà SI RIFERISCA A
Più COSE SIA CHE SI RIFERISCA AD UNA COSA SOLA
ASSUNTA COME DUE;
PARMENIDE ci dice che: identico è l’essere di tutte le cose;
SPINOSA invece: identica è la sostanza;
LEIBNIZ : il concetto di identità si avvicina a quello di
uguaglianza; e cioè “ Identiche sono le cose che possono
sostituirsi l’una all’altra, salva veritate”, si arriva così ad una
concezione dell’identità, secondo la quale la stessa può
essere stabilita secondo criteri convenzionali;
LUCKANN: l’identità è una dimensione intersoggettiva e
relazionale a cui egli attribuisce carattere religioso;
PARSONS: l’identità è una struttura di codici che funge da
cornice, all’interno della quale si colloca l’agire dell’attore;
CONTINUA
La teoria dell’Interazionismo Simbolico con Blummer,
Turner, Goffman e la teoria della Fenomenologia sociale
con Burger, Luckmann, Keller, Holzner, hanno fornito tutte
e due insieme notevoli contributi alla tematica dell’identità;
SCHUTZ si attende ad un atteggiamento naturale per
l’incontestabile presenza dell’Alter
LUCKMANN intravede l’identità come una relazione di
scambi;
Lo scambio per l’uomo è necessario e secondo il Rivolsi
l’agire di scambio è il mezzo necessario per ottenere
quanto per l’uomo è necessario e desiderabile
considerando il fatto che l’uomo ma una natura limitata, che
vive in un ambiente naturale e sociale, dominato dalla
scarsità delle risorse; l’uomo è un animale sociale e
dipende dagli altri e si realizza con gli altri;
Le strutture e le culture sono elementi fondamentali per la
ricostruzione dei problemi di acculturazione tra popoli
diversi;
Tentori (1987) si rivolge particolarmente al rapporto identità
e diversità con particolare riferimento ai pregiudizi culturali;
I Pregiudizi nascono quando comunità diverse si
confrontano: Culturicentrismo ed Etnocentrismo sono
atteggiamenti culturali di forme razziste;
IL RAPPORTO CULTURA ED
IDENTITA’
 LA CULTURA è L’ELEMENTO DISTINTIVO DEL
GENERE UMANO. ALCUNI ELEMENTI
CARATTERIZZANTI SONO:
 LA CULTURA;
 LA CULTURA IN RAPPORTO AL CONSENSO;
 IL RAPPORTO DI CULTURA-CONSENSO-IDENTITà;
 DUE ELEMENTI CARATTERIZZANTI LA CULTURA
SONO: LA DINAMICITà E LA PROCESSUALITà;
CONTINUA
• Per dinamicità si intende la complessità delle interazioni e
interrelazioni esistenti tra persone che siano prese sia
singolarmente che in gruppi;
• Per processualità si intende il complesso dei processi culturali
secondo i quali si vanno organizzando nel tempo e nello spazio gli
individui che agiscono secondo schemi di vita dando luogo ad
esperienze differenziate nel tempo e nei luoghi che caratterizzano la
vita dei gruppi umani;
• La cultura è, quindi quell’operazione attraverso la quale i soggetti
sia singoli che collettivi attribuiscono senso alla realtà in cui sono
collocati, cominciando con il nominarla, organizzarla, assegnare ad
essa funzioni, stabilire priorità, collegarla nel tempo e nello spazio
con altre realtà:
CONTINUA
• Il passato con la memoria vive e viene rivissuto,
influendo in tal modo nella costruzione del presente
• IL RAPPORTO CONSENSO CULTURA : si può spiegare
attraverso la storia e cioè le prime manifestazioni
dell’uomo in senso assoluto prima che ancora verbali
sono di consenso di dissenso;
• Il consenso è l’aspetto fondamentale della
comunicazione dell’uomo;
• Cicerone asseriva che: in ogni argomento il
consenso di tutte le genti è da ritenersi come legge
di natura;
KARL MARX
• Il consenso diventa la
condizione affinchè si realizzi
una coscienza di classe;
DURKHEIM
• Fa esplodere il concetto di solidarietà meccanica;
• E WEBER invece asserisce che l’esistenza dell’ordine
sociale è la risultanza del consenso culturale che si
verifica tra gli uomini di una determinata società,
creando numerosi stili di vita e di consenso; la cultura
ci interessa perché macrocultura riguardante quindi i
valori rispetto agli aspetti politici, economici e giuridici
di una società; la microcultura riguarda invece i valori,
le credenze che orientano comportamenti dei singoli
individui rispetto alla società ed alla realtà;
CONTINUA
 Consenso e Cultura sono due elementi interdipendenti; il
consenso è condizione stessa di quella determinata
norma o valore o credenza;
 la cultura è un complesso di valori, di schemi, di
attività, di aspirazioni, di atteggiamenti, di
orientamenti, rispetto ai quali si forma un consenso
per cui si producono strumenti di diffusione
percepiti in un determinato gruppo, e considerati
come degni di essere preseguiti;
AUGUSTE COMTE
• Nell’Ottocento Comte affronta il
“consensus universalis” specificando che
è l’elemento basilare dell’ordine sociale
ossia della essenziale correlazione tra gli
elementi della società ed in particolare
della società umana;
CONTINUA
• Esiste un processo di legittimazione del
consenso ad esempio le istituzioni cioè il crearsi
di un consenso ed il consolidarsi dello stesso da
vita ad una istituzione;
• Il concetto di mediazione culturale è quel
complesso di mediazioni piccole e grandi, palesi
o occulte, consce o inconsce che ciascun
gruppo, individuo o comunità fa continuamente
nel rapporto uomo natura, uomo ambiente, e,
quindi nella ricerca continua di soluzioni positive
ai problemi posti da tale rapporto ineliminabile;
• Quindi la Mediazione culturale indica,
l’operazione culturale conseguente all’incontro
storicamente determinato, del soggetto con la
sua cultura di riferimento
STRUTTURA DELL’IDENTITà
CULTURALE
• L’identità culturale è formata da elementi costitutivi ed elementi
distintivi. Gli elementi costitutivi sono quelli che la
caratterizzano in positivo (l’identità). Essi presuppongono varie
categorie:
• Uno o più soggetti titolari dell’identità;
• Una serie di contenuti che impegnano l’azione di un soggetto o
più soggetti
• Le motivazioni che orientano le scelte e i comportamenti dei
soggetti;
• Uno spazio nel quale si esprime una determinata identità,
• Un tempo nel quale l’identità si esprime;
• Una aggregazione cioè una appartenenza che può essere di
carattere territoriale, etnico, sociale, religioso, politico e
sociale;
CONTINUA
• Le caratteristiche dell’identità sono la
percezione cioè una autopercezione secondo
una determinata identità nel quale si
percepisce, il riconoscimento più profondo
della identità, una relazione con gli altri
individui, una reciprocità, una comunicazione,
una coesistenza, una coerenza, una
dinamicità, una processualità. Si acquista
attraverso il processo di inculturazione che si
allarga sempre più man mano che gli individui
vengono a trovarsi in situazioni diverse. Ad
ogni identità corrisponde un potere. Il titolare o
i titolari di una identità sono legittimati ad
esercitare un determinato potere;
IDENTITà ED ALTERITà
o Ogni persona che si riconosce in una identità
interpella altre persone da un doppio punto di vista:
o Quello di chi si identifica nella stessa appartenenza;
o Quello di chi è al di fuori del gruppo di appartenenza;
o La memoria che è l’impronta del passato che disegna
i sentirci del presente. Ogni identità delinea una
relazione triangolare. Il soggetto preso
singolarmente, il soggetto in relazione con gli altri a
lui simili, il soggetto diverso dagli altri;
o Una riflessione specifica merita il problema della
diversità e nonil contrario;
o Identità, diversità sono due facce della realtà
“cultura”;
LE IDENTITà ASCRITTE E LE
IDENTITà ACQUISITE
 Le prime si riferiscono a quelle che appartengono
all’individuo per nascita e non sono modificabili;
 Le identità ascritte sono quelle di genere (femminile o
maschile in primo dato, identità di parentela (ogni persona
nasce da una famiglia), identità generazionale ( a secondo
dell’età bambino, adolescente, giovane, adulto), le identità
territoriali (ogni persona nasce in un territorio), identità
etnica (cioè l’appartenenza etnica ad un gruppo che vive in
un determinato territorio), identità nazionale (deriva
dall’appartenenza ad un determinato stato), identità
transnazionale (l’appartenenza ad una dimensione
europea), identità economica ( è correlata al possesso di
denaro e beni), identità di classe o di ceto, identità di
professione o di lavoro, identità scolastica, identità di
gruppo, identità sociale, identità politica, identità religiosa,
identità sportiva, identità zodiacale, identità quotidiana;
FORMAZIONE E
ORGANIZZAZIONE
DELL’IDENTITA’ CULTURALE
• IN RAPPORTO ALLA LINGUA CULTURA;
• IN RAPPORTO ALLA IDENTIITà E DIRITTO
• IN RAPPORTO ALLA IDENTITà E I MASS
MEDIA
• IDENTITà E CONSUMO: MARY DOUGLAS
• PROCESSI DI ACQUISISZIONE
DELL’IDENTITà ED HABERMAS CON I
QUATTRO TIPI DI AGIRE
STRUTTURA DELL’IDENTITA’
CULTURALE
• I LUOGHI DI FORMAZIONE DELLA IDENTITAà SONO
ESSENZIALMENTE FAMIGLIA, GRUPPO DEI PARI, IL
VICINATO, LA SCUOLA, I MASS MEDIA E I
PROCESSI ACCULTURATIVI;
• Nella scuola il bambino e la bambina apprendono la
cultura dal punto di vista sociale acquisendo una
propria identià personale socialmente attrezzata,
questo avviene perchè è l’agenzia più importante
della formazione dell’individuo come identità,
ricordando che il Durkheim ci ha parlato del
contenuto che intercorre tra la cosa e la
rappresentazione, nella definizione di Cultura ed
Educazione;
CONTINUA
• I LUOGHI DI FORMAZIONE DELL’IDENTITà SONO LA
FAMIGLIA, IL GRUPPO DEI PARI E VICINATO, LA SCUOLA, I
MASS MEDIA, I ROCESSI ACCULTURATIVI;
• Nella famiglia il bambino capisce ciò che è bene e ciò che è
male;
• La scuola è l’agenzia più importante della formazione
dell’identità del soggetto. Nella scuola il bambino apprende
la cultura dal punto di vista sociale, acquisisce un’identità
personale, socialmente apprezzata, e dal punto di vista
sociale acquisisce un’identità personale socialmente
apprezzata grazie anche all’attrezzatura che la società ha
elaborato;
• La prima forma di identificazione è il nome. I nomi
acquistano così la qualità di identificanti. La lingua è il
primo modo di dare e ricevere l’identita;
• ARISTOTELE DEFINISCE I NOMI COME FRAMMENTI DI
UNA ANTICA SAPIENZA;
•
CONSIDERIAMO IL
MUTAMENTO PER ESEMPIO
DELLA RIDEFINIZIONE DEI
RUOLI SESSUALI FEMMINILI E
MASCHILI
Il mutamento in atto nella ridefinizione dei ruoli sessuali
femminili e maschili, ha portato a ritenere che alcune
incombenze domestiche non fossero competenza esclusiva
della donna, ma anche degli uomini. E così che gli uomini
hanno cominciato a fare la spesa, a lavare i piatti ecc. A
documentare, però, la fase di transizione culturale e la non
compiuta trasformazione culturale è rimasta l’espressione
linguistica più usata comunemente da parte di un marito o di
un figlio ad una moglie o madre “ ti faccio i piatti, ti faccio la
spesa”, che testimonia una persistenza culturale, pur nel
mutamento del comportamento concreto,per il quale la donna
continua ad essere indirettamente vista come la titolare
esclusiva di quella attività;
I PROVERBI
• RIVELANO LA VISIONE DEL MONDO
CARATTERISTICA DEL POPOLO CHE LI
ADOPERA (Tentori);
• Nell’ambito germanico per esempio ricordiamo i
detti:
• AL BERE DEI TEDESCHI, ALL’AMOREGGIARE
DEGLI ITALIANI E AL RUBARE DEGLI
SPAGNUOLI, NON SI Può DAR
LEGGE(SECONDO CARLO V);
• IL TEDESCO PENSA A QUEL CHE FU, IL
FRANCESE A QUEL CHE è, LO SPAGNUOLO
A QUEL CHE SARà;
CONTINUA
• UN ALTRO PROVERBIO TEDESCO:
• Chi sapesse guarire un francese dalla
vanagloria, uno spagnolo dall’orgoglio, un
austriaco dall’ubriachezza, un ebreo dalla
frode, un boemo dalla menzogna, un
polacco dal latrocinio, un italiano dalla
lussuria, un sassone dalla ribalderia, un
bavarese dalla sordidezza, quegli farebbe
un gran miracolo;
Un proverbio svedese sul bere dei
tedeschi
• SE è VERO IL DETTO IN VINO VERITAS,
I TEDESCHI SONO MOLTO AMANTI
DELLA VERITà;
MALINOWSKI
• Ha definito il principio della reciprocità, come
sanzione del comportamento sociale. Si
instaura cioè un controllo sociale, per cui la
maggioranza della gente obbedisce ai
principi del sistema vigente non per paura
della sanzione, quanto piuttosto perché in
buona pare convinta che i principi regolatori
della propria società sono giusti e quindi
degni di essere perseguiti;
CONTINUA
• Si crea in tal modo, come mette in evidenza
Malinowski, un processo che, più che porre in
relazione individualmente il soggetto e le regole
della comunità, crea un’interdipendenza tra i vari
membri della società, per cui chi viene meno ai
propri doveri troverà che gli altri trascureranno
gli obblighi che hanno nei propri;
TALCOTT PARSONS
• Si sofferma sul Diritto come uno dei modi
attraverso il quale una società afferma i
valori che ritiene fondamentali, mettendo
in opera al contempo un meccanismo che
ne assicuri il perseguimento per la
maggioranza dei membri;
• Egli afferma che: Le istituzioni di una
società e debbono essere più o meno
legittimate dall’impegno consensuale dei
suoi membri nei confronti dei valori;
LE LEGGI
• Le leggi sono da una parte il frutto degli orientamenti culturali
di una determinata comunità che arriva a tradurre in leggi,
convinzioni, principi che ritiene fondamentali e dall’altro, la
legge una volta promulgata che diventa fonte di nuovo
consenso;
• L’apparato legislativo di uno Stato diventa il patrimonio di
valori che hanno ispirato la normativa a cui fa riferimento una
comunità che la distingue da un’altra;
• L’apparato legislativo di uno Stato diventa, quindi, il patrimonio
di valori che hanno ispirato la relativa normativa a cui fa
riferimento una comunità, che la distingue da un’altra, regola i
relativi rapporti esterni ed interni e, in quanto tale, le appartiene
e costituisce la sua fonte di espressione d’identità culturale;
RAPPORTO DI IDENTITà E
MASS MEDIA
• C’è la I° Teoria Ipodermica che ogni membro del
pubblico di massa è personalmente e
direttamente attaccato dal messaggio.
• La II° Teoria è quella del modello comunicativo
di Lasswell nel quale si sostiene che l’iniziativa è
esclusivamente del pubblico e l’impostazione
empirico-sperimentale.
LA TEORIA FUNZIONALISTICA
La teoria funzionalistica delle comunicazioni di massa, pur
rappresentando un approccio globale ai mezzi di comunicazione
di massa nel loro complesso, nelle sue articolazioni interne
differenzia generi e mezzi specifici; anche il suo obiettivo più
significativo è volto a esplicitare le funzioni esercitate dal sistema
di comunicazioni di massa;
Il percorso degli studi MEDIOLOGICI passa così dal concentrarsi
degli effetti di manipolazione a quelli di persuasione, di influenza
e, infine, di funzioni;
MARY DOUGLAS
• L’aspirazione a determinati oggetti, anche se non
necessariamente assurti a status symbol,
uniforma,omologa stili di vita;
• Douglas sostiene che i beni consumo, rientrano nella
realizzazione degli obiettivi dell’individuo; i livelli di
consumo sono determinati socialmente, da questo punto
di vista l’acquisizione di determinati beni funzione da
fattore identificante, assume una valenza simbolica che
promuove, facilita un processo di identificazione
autopercepito ed eteropercepito;
continua
• La nostra vita è tutta costellata di oggetti
che sono elementi di identificazione,
manifestazione di identità. Questi sono
elementi rivelatori d’identità sia di status
sia di gusto che convivono all’interno di
altre identità ascritte ed acquisite;
FORME DI ACQUISISZIONE
DELL’IDENTITà
• L’identità si acquisisce attraverso il processo di
socializzazione. Alcune identità si acquisiscono
con la nascita dalla propria famiglia di origine,
dalla cultura di appartenenza, quindi
l’acquisizione di identità è il risultato di un
processo complesso, attraverso il quale si
stabiliscono i termini di incontro tra il soggetto e
la cultura di riferimento della sua comunità;
HABERMAS
• Riferisce che nel concetto di comportamento si deve
includere anche il linguaggio. Egli considera quattro
tipi di agire:
• Agire teologico, che presuppone il formarsi delle
opinioni sugli stati di fatto esistenti e dall’altro sulle
intenzioni;
• Agire regolato dalle norme;
• Agire drammaturgico;
• Facendo riferimento allo stile di vita come il poliziotto,
il medico, l’infermiere ecc…
• Agire comunicativo, è questa la teoria fondamentale
per Habermas, dove egli introduce il concetto di
medium linguistico;
CULTURA ED IDENTITà
• Parlare di cultura ed identità significa che ogni
persona è portatrice di cultura. Ogni persona è
sempre in relazione con altre persone, singoli
gruppi attraverso rapporti di interdipendenza;
• Che i contenuti che caratterizzano tali rapporti
sono corrispondenti, complementari e reciproci
ma diversi come sono diversi i soggetti;
• Che i processi conoscitivi non possono essere
egocentrici, ma gruppo centrici;
• Il problema dell’interpretazione della cultura
evidenziata da Geertz, è quella di una antropologia
della reciprocità che deve farsi carico dell’analisi
delle culture di identità attraverso le quali
ricostruire scientificamente le dimensioni
simboliche dell’azione sociale. L’antropologia della
reciprocità è condotta attraverso l’analisi
comparata di culture di identità più o meno
direttamente correlate;
continua
• Parlare di cultura significa riferirsi ad una
realtà globale, parlare di cultura di identità
significa collocarsi all’interno della cultura
riferendosi alla realtà che attiene ad ogni
persona; nel quadro della antropologia della
reciprocità dobbiamo includere i seguenti
elementi:
continua
• - soggetti o soggetto cioè in ogni realtà
culturale che è imperniata da persone,
l’agire delle persone (tematica), è sempre
indirizzato a determinati contenuti che
qualificano il pensiero delle stesse;
• - c’è il valore inteso come concezione del
desiderabile;
• - ogni concezione culturale o azione è
vissuta dal soggetto necessariamente con
la manifestazione di sentimenti;
• I limiti di compatibilità espliciti o impliciti
rivelano l’esistenza di confini, che
rendono compatibili o incompatibili
orientamenti e comportamenti;
INDIVIDUO, CULTURA E
PERSONALITA’
o Lo studio della personalità in rapporto alla cultura
costituisce oggi uno dei settori più importanti
dell’antropologia culturale;
o Uno dei pionieri in questo campo e il Sapir ove
mise in evidenza che la personalità è modellata
attraverso un processo di interazione in cui
entrano in gioco, da una parte i materiali
appropriati dalla cultura e dell’altra i bisogni fisici
e psicologici dell’individuo;
CONTINUA
Nel 1934 la Benedict pubblicò un saggio
Anthropology and the abdnormal, che può
considerarsi uno dei primi contribuiti al
problema del rapporto personalità-cultura. In
questo saggio fissò i concetti,
distinguendoli, in anormalità relativa e in
anormalità assoluta;
L’anormalità relativa = cioè gli individui
normali in una cultura potrebbero essere
anormali in altre;
L’anormalità assoluta= è invece quella
caratterizzata da una sintomatologia fissa,
trattabile dagli psichiatri;
CONTINUA
o Non condivisero questa teoria Linton, Wegrocki,
Aginski;
o A favore della Benedict invece erano Foley,
Kroeber, Beaglehole, Hallowell;
o Secondo Wegrocki= l’anormalità è una
condizione che implica mancanza di senso della
realtà ed è causata da conflitti interni;
CONTINUA
• Deviare dalla normalità del gruppo non
significa essere anormali. Si dovrà cercare
la causa della deviazione per sapere se
l’individuo è anormale o nò. La cultura può
provocare anormalità solo nella misura in
cui produce situazioni di conflitto tra i
popoli membri;
LE BASI CULTURALI DELLA
PERSONALITà SECONDO
R.LINTON
Il Linton parte dalla considerazione che i
problemi della personalità in rapporto alla cultura
sono stati troppo trascurati dagli etnologi,
preoccupati di esaminare i fenomeni collettivi
della società e della civiltà. Secondo Linton, gli
psicologi, interessati allo studio della personalità
in rapporto alla cultura, avrebbero cercato dopo
esperienze iniziali, l’aiuto dagli etnologi e degli
antropologi culturali. Per quanto sia
identificativa l’importanza dell’ambiente culturale
sulla formazione della personalità;
CONTINUA
A seguito della scoperta che la personalità variano secondo le
persone e le culture, costrinse gli psicologi chiesero, secondo il
Linton, collaborazione agli antropologi;
Linton elaborò insieme al Kardiner, psicologo e psicanalista; negli
scritti di Erodoto e di Cesare, o in tutti quelli scritti storico-letterari nei
quali si parla di carattere nazionale o di personalità media. Ma ciò
che in tali scritti non è messo in evidenza è la spiegazione
scientifica del perché il carattere nazionale o meglio la personalità
fondamentale o di base si forma;
La spiegazione è cercata dal Kardiner, dal Linton e da un gruppo di
antropologi che con essi lavoravano, nell’ambito della dottrina
psicanalista;
CONTINUA
Il concetto di personalità di base posa, secondo
gli autori sopra menzionati, sui seguenti
postulati:
1. le prime esperienze dell’individuo esercitano
un duraturo influsso sulla sua personalità,
specie sullo sviluppo dei suoi sistemi proiettivi;
2. esperienze analoghe tendono a produrre
configurazioni della personalità simili in individui
CONTINUA
3. le tecniche che i membri di ogni società
impiegano nella cura e nell’allevamento dei
fanciulli sono culturalmente modellate e tendono
ad essere simili, benchè mai identiche;
4. le tecniche culturalmente modellate per la
cura e l’allevamento dei fanciulli differiscono da
una società all’altra;
SE QUESTI POSTULATI SONO
CORRETTI NE CONSEGUE CHE:
1.I membri di ogni determinata società avranno
in comune molti elementi della prima
esperienza;
2.di conseguenza avranno in comune anche
molti elementi della personalità;
3. e poiché le esperienze degli individui
differiscono da una società all’altra, differiranno
anche i tipi fondamentali di personalità da una
società all’altra;
CONTINUA
La personalità di base si potrebbe definire
come quella parte della configurazione di
personalità che è caratteristica dei membri
normali di una società e che in essi si
forma attraverso le prime analoghe
esperienze infantili;
CONTINUA
• LA TEORIA DELLA PERSONALITà DI BASE SI
POTREBBE DEFINIRE COME QUELLA PARTE
DELLA CONFIGURAZIONE DI PERSONALITà
CHE è CARATTERISTICA DEI MEMBRI
NORMALI DI UNA SOCIETà E CHE IN ESSI SI
FORMA ATTRAVERSO LE PRINE ANALOGHE
ESPERIENZE INFANTILI;
CONTINUA
 Questa teoria la diede il Klucholm nei lavori fatti in
collaborazione con il Leighton e con il Murray entrambi
psicologi;
 La Mead insieme allo psicologo Gorer elaborò i dati sullo
studio dei caratteri nazionali. Il pensiero di Linton si sposta sul
concetto del fatto che la cultura è una forza plasmatrice della
personalità di base ed è questa la parte fondamentale della
personalità che si forma nell’infanzia per influenza delle
tecniche educative;
 Il II problema propone la ricerca del perché in ogni cultura,
partendo da una identità di personalità di base vi sia una vasta
gamma di queste. Secondo Linton queste varietà sono legate a
fattori biologici. Ad ambienti familiari. La personalità di Base
elaborata da Linton insieme a Kardiner;
LA PERSONALITà DI STATUS
DI LINTON
Lo Status è la posizione, il ruolo è l’azione.
L’assegnazione dello status viene fatta in base
al rilevamento di determinati fattori:
Possiamo così sintetizzarli in:
- età, sesso, generazione, posizione economica,
posizione politica, religione, istruzione, ambiente
fisico, solidarietà;
LA SOLIDARIETà
• Fra i membri di determinati gruppi sociali si creano
particolari tipi di reazioni che possono essere
inquadrati in specifiche posizioni “status” e relative
attività “ruoli”. Basta pensare, nell’ambito familiare,
alla solidarietà che lega genitori e figli e che si
estrinseca in complessi di doveri e di diritti. Il
problema dell’educazione si imposta sulla solidarietà
tra bambini e adulti; quello della protezione della
vecchiaia, sulla solidarietà tra adulti e vecchi; così
pure come la solidarietà tra categorie di lavoratori,
nel campo della religione, della politica ecc:
IL CONCETTO DI STATUS
• Il Linton propone il concetto di personalità di status;
• Per intendere ciò che egli dice, facciamo un
esempio. Il medico ha uno status in quanto medico
ed esercita, in accordo con esso, il ruolo di medico.
Ma noi ci aspettiamo che egli non sia soltanto un
esecutore di una serie di azioni in accordo con il suo
status, ci aspettiamo anche che egli abbia un certo
stile di vita, una certa mentalità che gli deriva dalla
pratica del suo lavoro, un complesso speciale di
attitudini e di atteggiamenti in armonia con la sua
professione: egli cioè, è medico ed ha personalità di
medico;
• La personalità che l’individuo acquista in funzione
del suo status è chiamata appunto dal Linton
personalità di status;
PARTECIPAZIONE
DELL’INDIVIDUO ALLA CULTURA
Il Linton ebbe il merito di precisare in quale misura l’individuo
deve conoscere e prendere parte alla cultura del proprio
gruppo. Quindi la cultura di ogni società ha un sostrato
fondamentale, un patrimonio in comune di idee, di costumi e di
principi comuni a tutti gli appartenenti ad essa ; questi sono gli
elementi universali della cultura;
In ogni cultura esistono inoltre altri elementi non già di tutti gli
appartenenti al gruppo che di essa partecipa ma solo di distinta
categoria di individui, questi elementi come gli universali della
cultura;
Poi ci sono elementi che appartengono a distinte categorie di
individui e questi sono gli elementi particolari o specaili. Poi ci
sono gli aspetti alternativi della cultura. Ogni individuo può
affrontare con metodi propri alcuni problemi esistenziali e
questi sono gli elementi individuali che a volte possono entrare
a far parte del patrimonio della cultura;
INCULTURAZIONE E
SOCIALIZZAZIONE
L’acquisizione della cultura da parte dell’individuo è
chiamata inculturazione e socializzazione. La fase più
importante del processo inculturativo è quello che si
attua nei primi anni di esistenza dell’individuo durante il
quale si struttura la personalità di base e si interiorizzano
i valori fondamentali della cultura;
Dalla prima infanzia ognuno di noi sotto lo stimolo del
sistema di premi e punizioni in vigore nella propria
società impara a comportarsi correttamente;
CONTINUA
Clyde Kluckholn insieme al Murray famoso
piscologo, in uno scritto mettono in evidenza
l’importanza del sistema di premi e punizioni. Dai
primi mesi dell’esistenza del bambino, lui stesso
si accorge che ci sono molte cose che non può
fare, toccare e vedere, come pure vi sono inoltre
cose che a lui non piacerebbe fare e che invece
gli sono imposte. Se il bambino vuole evitare le
punizioni e provare il piacere delle ricompense
che gli adulti possono offrirgli, deve imparare a
inibire o sviare temporaneamente o per sempre,
certi impulsi esistenti;
Non è senza proteste e ribellioni che la media dei
fanciulli impera nei ragazzi a comportarsi in modo
tale che gli adulti ritengono più convincente per
la loro età:
ORIENTAMENTI NELLO
STUDIO DEL RAPPORTO
PERSONALITà E CULTURA
Honigmann in Culture and Personality distingue 4
orientamenti:
1° Orientamento descrittivo: sono gli studiosi che
affrontano il problema con il solo scopo di descrivere
l’ethos o la personalità di base è la struttura fondamentale
del carattere dagli appartenenti ad una specifica cultura
umana. Possiamo far riferimento a Kroeber ed a Kant, che
descrivendo le caratteristiche del popolo tedesco, fa
derivare il temperamento nazionale cioè il carattere del
popolo. Prendiamo in considerazione Le Barre che tratta gli
Eschimesi dell’Alasca che puntano per le macchine, per le
navigazioni in interesse profondo mentre ad un bengalese è
possibile guidare un veicolo a motore. Alcuni Indiani Yaqui
del Messico nutrono un forte interesse per i motori; la
differenza c’è anche tra cinesi e giapponesi, quest’ultimi
infatti sono stati capaci di industrializzare la loro vita negli
ultimi 50 anni;
CONTINUA
2° Orientamento Genetico:In base alla quale
sviluppano la propria personalità sulle esperienze
infantili. Ricerche affrontate da Erikson sulla
personalità dei SIOUX. Questi indiani si sono
trasformati da guerrieri e spericolati cacciatori di
Bufali, in agricoltori ed allevatori di bestiame;
Ma l’atteggiamento verso il guadagno è rimasto lo
stesso. Per diversi mesi la madre, le amiche
hanno una accurata cura per esempio , ma dopo
questo atteggiamento materno provoca studi di
intollerabilità degli individui grandi verso gli altri,
nasce così la loro aggressività;
CONTINUA
La Mead invece fa riferimento agli Arapesh della
Montagna ed i Mundugumor del Fiume, viventi
entrambi nella stessa isola della Nuova Guinea;
Gli Arapesh della Montagna formano una società
pacifica fondata sulla cooperazione. Gli uomini e
le donne sono tutti gentili e difronte a casi di
violenze rimangono mortificati di quello che è
accaduto. Il bambino è abituato a non far del male
agli altri, ma a sfogare la sua collera picchiando
sul suolo od in qualche altro modo impersonale. I
Mundugumor invece non hanno affatto spirito di
collaborazione sono incivili ed aggressivi. Il
maschio ha 8-10 mogli e via di seguito anche il
Gore parla di colpevolezza vaga e diffusa come
propria del dominio russo;
3° ORIENTAMENTO
FUNZIONALE
 Gli autori che seguono questo orientamento si basano
su delle correlazioni. Questa teoria viene applicata per
esempio da Jules Henry nei confronti del
comportamento sessuale del bambino con per esempio
in alcuni strati della società nord-americana. Un altro
esempio di applicazione dell’orientamento funzionale è
costituito dalla Ricerca di Dino Tomasia sulla personalità
dei pastori; essite uno spiccato individualismo che
impedisce l’organizzarsi di una autorità politica
centralizzata
4° ORIENTAMENTO
FILOGENETICO
• Gli autori che appartengono a questo
orientamento partono dal fatto che l’uomo
ha ereditato da un lontano passato una
parte della propria cultura. Da questi istinti
si sviluppano dei sistemi istituzionali;
IDENTITà DISTINTIVA ED
ETNIA ESCLUSIVA
Lo straniero e l’estraneità come pericolo in
agguato; diffidenza, pregiudizio, paura, odio,
fanatismo fanno da substrato a ragioni
ideologiche, politiche, economiche, culturali,
è sentita in modi di produzione primitivi,
dispotici, feudali, parafeudali, moderni,
industriali e postindustriali;
CONTINUA
La paura per lo straniero non è
connessa solo a violenze
materiali, rapine, vendette,
aggressioni sessuali, ecc. Spesso
vi sottendono motivazioni
culturali;
CONTINUA
 FRAZER scrive per esempio che: “Gli Indiani
Thompson della Columbia Britannica pensavano
che uno sciamano potesse incantarli facilmente
mentre stavano mangiando, bevendo o
fumando; perciò cercavano di non eseguire
nessuno di questi atti alla presenza di uno
sciamano sconosciuto;
CH. R. ALDRICH
o Vi sono pericoli mistici legati agli atti del
mangiare e del bere, che è difficile spiegare
psicologicamente, se non con il fatto che,
quando si fa una di queste cose, si è portati a
prestarvi tutta l’attenzione, sì da non stare
più in guardia per il resto.Inoltre gli orfici
naturali del corpo hanno una speciale
importanza, analoga a quella delle porte in
una fortificazione: l’anima può sfuggire
attraverso uno di essi, oppure possono
entrarvi potenze malefiche;
RUTH BENEDICT ED IL
COMMUNIO NEI PERIODI DI
CARESTIA
• Nei periodi di carestia nell’accampamento di capo “Aquila
che è nei cieli”, della tribù dei Blackfeet del nord America,
presso il quale l’antropologa soggiornò per ricerche nel
1939, ognuno aveva diritto ad attingere dalle comuni
risorse. Questa usanza era atto di fraterna solidarietà, era
anche simbolo di appartenenza alla stessa comunità,
• Per esempio a Matera in Lucania, il 1° agostos i svolgeva il
rito della crapiata. In tale occasione gli appartenenti a
ciascun vicinato, costituito in genere da un gruppo di 7 od
8 famiglie che la vicinanza residenziale faceva sentire
legate fra di loro da norme di solidarietà più ristrette che
con altre, si riunivano per consumare un pasto comune;
• Tale pasto era preparato in una pentola nella quale ogni
famiglia del vicinato gettava una quantità proporzionata al
consumo e parimenti ripartita, di ogni tipo di prodotto
raccolto durante l’anno, grano, fave, ceci, lenticchie,
cicerchie: il tutto veniva fatto bollire in acqua e sale senza
condimento, e alla fine consumato da parte di tutti con la
solennità di un rito essenziale alla vita comunitaria;
Riportiamo l’esempio della
civiltà Egizia
• LA ELEMENTARITà ORGANIZZATIVA
DELLE SOCIETà PRIMITIVE,PER LO Più
DI LIMITATA CONSISTENZA
DEMOGRAFICA, CONSENTE IN
GENERE DI GARANTIRE IL
CONTROLLO DELLE STESSE
ATTRAVERSO TECNICHE E MEZZI
PRATICI, NORME E RIFERIMENTI
SIMBOLICI ABBASTANZA SEMPLICI;
CONTINUA
 Nel periodo della sua storia detto “tinite”, che comprende la I e la
II dinastia (3000/2780 circa a.C.), il re, identico in un primo tempo
al dio cosmico, diventa sua incarnazione (Horus). In seguito dalla
IV dinastia in poi, il re acquista doppia natura (in quanto persona e
in quanto rappresentante di dio). Da dio il re viene abbassato a
figlio di Re, di cui esprime la volontà a cui obbedisce. Gli Egiziani
erano xenofobi , ma non razzisti.
 Il Culturicentrismo portava gli Egiziani a ritenere la loro terra la
prima creata da dio cioè da Amon e a riferire le loro conoscenze
geografiche alla centralità del loro paese e dei suoi fenomeni
fisici;
 Un esempio visivo di tale Centrismo è dato da una carta
geografica in argilla cotta rinvenuta negli scavi della città
sumerica di Sippar oggi Abu Habba, a circa 50 km. A nord di
Babilonia, che risale al VII sec. A.C. ed è conservata nel British
Museum n. 92687 di inventario, Essa è forse la copia d un modello
più antico, della tradizione sumerica e fa parte di un testo nel
quale si esaltano le gesta di Sargon il Grande di Akkad che regnò
tra il 2350 e il 2294 circa a.C.
 In questo manufatto di argilla la terra è indicata a forma di disco,
circondato dalle acque; al centro è il territorio dei Sumeri;
GRECITà E BARBARIE
• Esisteva una lingua letteraria greca, così come
esisteva una lingua letteraria italiana. I poemi
omerici venivano letti in tutta la Grecia. In Italia
come in Grecia gli abitanti di ogni distretto o di
ogni città tendevano a servirsi della loro specifica
lingua senza avere dimestichezza con quella altrui.
• Ruolo di sostegno alla costruzione dell’identità
panellenica avevano le grandi feste nazionali:
soprattutto olimpiche e il 776 a.C. è la più antica
data di celebrazione di queste ultime. I giuochi
avevano luogo ogni quattro anni, ad Olimpia si
proclamava la tregua d’armi, affinchè la
partecipazione della gente fosse garantita dalla
sicurezza della pace;
CONTINUA
I Barbari sono gli altri quelli che
non parlano il greco per
eccellenza, barbaro è tutto ciò
che non è greco;
L’esistenza della schiavitù viene
perpetrata da Platone nelle Leggi
e da Aristotele, Barbaro era una
categoria di esseri umani diversa
ed inferiore rispetto ai greci;
PREGIUDIZI E STEREOTIPI
I momenti in cui comunità diverse si
confrontano sono spesso occasione di
pregiudizi. Identità di gruppo, etnicità
esclusive,nazionalismi, campanilismi entrano in
campo nella fenomenologia sociologica,
psicologica, culturale che impropriamente e
globalmente chiamiamo razzismo. L’alterità, la
straneità, lo straniero disturba anche oggi,
anche nel nostro mondo aperto dalle relazioni e
dagli scambi internazionali, dai mass media, dai
mezzi di comunicazione.
Nel secolo XIV i rapporti tra i due
popoli risentono ancora della
concezione del mondo romano che
considerava barbari, esterni alla
romanitas e alla civilitas, gli
abitanti della lontana isola
britannica. Essi erano considerati
crudeli, irrazionali, rozzi. I
viaggiatori italiani raffinati che
visitavano l’Inghilterra in quel
periodo si meravigliavano dell’so di
far circolare le coppe dei brindisi
prima di cena.
L’INGLESE IN ITALIA
L’inglese in Italia era considerato eretico,
non poteva praticare il culto protestante e,
se voleva prendere un titolo universitario,
doveva abituare la sua fede. Gli stessi
oracoli pregiudiziali incontravano gli
italiani in Inghilterra;
L’atteggiamento pregiudiziale verso gli
Italiani si riflette anche sulla valutazione
che si ha, nel secolo XVI di Macchiavelli,
considerato scaltro e furfante;
CONTINUA
L’italofobia è, però destinata ad avere
una svolta nel secolo XVIII quando
l’Italia da area culturalmente ed
economicamente avanzata diviene
regione depressa;
GLI STEREOTIPI
 Possiamo dire che gli stereotipi:
 Possono essere il prodotto di un persistente tessuto di
pregiudizi nei confronti degli altri, degli stranieri, dei
diversi;
 Possono costituirsi come reazione a danni reali o
presunti, subiti o minacciati;
 Possono essere indotti da persone o gruppi agenti per
interessi propri o della categoria cui appartengono
 Possono formarsi in ambienti intellettuali o scaturire
dall’immaginario popolare;
LE IDENTITA’ CULTURALI
• LE IDENTITà DI GENERE;
• LA CONCEZIONE CULTURALE DEL LEGISLATORE IN
MATERIA DI DONNA E FAMIGLIA NEI CODICI GRANDI
E ROCCO;
• LE LEGGI Più SIGNIFICATIVE DAL PUNTO DI VISTA
DELLA DONNA;
• L’AREA DI APPLICAZIONE DEL DIRITTO COME
ESPERIENZA DI INGIUSTIZIA PER LE DONNE: LA
DOTTRINA IN MATERIA DI VIOLENZA SESSUALE;
• L’IDENTITà DI GENER FEMMINILE
IDENTITà DI GENERE
• Il nostro secolo registra una mutazione antropologica
epocale, dopo ben più di due millenni, il pregiudizio
antifemminista è stato individuato, superato nelle
concezioni culturali in genere sia formali che informali e
spesso anche nei comportamenti seppure molte sono
proprio nei comportamenti le resistenze culturali
esistenti;
• Dal 1945 in poi si può dire che il superamento del
pregiudizio nei confronti delle donne trova le prime
concrete affermazioni a cominciare dal piano legislativo
art. 3 della Costituzione e ammissione al diritto al voto;
CONTINUA
• In un contesto culturale in cui l’ebreo contemporaneo di
Gesù si alzava la mattina e recitava una preghiera come
questa per esempio “Signore ti ringrazio di non avermi
creato pagano, ignorante e donna”, si può comprendere
come l’insegnamento di Gesù della pari dignità di tutti gli
uomini, della uguaglianza tra uomini e donne, debba
considerarsi una vera e propria rivoluzione culturale.
continua
• Il processo di inserimento della donna
non è stato un processo lineare,
spontaneo, pacifico ma bensì di un
processo caratterizzato da molteplici
aspetti:
• 1. conflittualità: le conquiste ottenute
sono frutto di una azione del
movimento femminista, a seconda ei
diversi periodi storici, creando una
nuova coscienza nella donna e nella
società in genere;
continua
• 2. una sostanziale progressione, di aspetti del nuovo
modello. L’unico esempio di vera o propria
regressione; lo si trova nel periodo di fascista.
Secondo l’ideologia fascista la donna come moglie
di un uomo che in famiglia deve detenere il potere
economico e culturale, fattrice dei figli della Patria.
Nell’epoca fascista così si possono sintetizzare
alcuni esempi di restrizioni economiche, culturali e
legislative: per esempio le diminuzioni delle
retribuzioni sul 40-50% delle donne, l’interdizione per
le donne all’insegnamento nei licei di alcune materie
non ritenute adatte come la storia, la filosofia,
lettere, latino e greco; l’esclusione delle donne dai
bandi ci concorso per impieghi nelle PP.AA. Dello
stato;
LE PRIME ORGANIZZAZIONI
FEMMINILI
• Il secondo dopo guerra è stato il periodo nel
quale le donne hanno create durante la
Resistenza, organizzazioni di massa rivolte
alle donne;
• Nel 1943 nasce su istanza di alcune donne
appartenenti ai partiti del Comitato di
Liberazione Nazionale, un’organizzazione
femminile aperta a tutte le donne che
vogliono partecipare all’opera di liberazione
della patria e lottare per la propria
emancipazione che dopo la Liberazione si
trasforma in Unione Donne Italiane; tra i
principali obiettvi dell’organizzazione ci
sono:
continua
• Il diritto al voto;
• Il diritto a partecipare alla ricostruzione della vita
nazionale a tutta la vita economica, sociale e
politica del paese;
• Il formarsi del CIF (centro Italiano Femminile) le
donne liberali, che fondano la Lega Nazionale
Femminile;
continua
• Nel Congresso della CGIL svoltosi a
Firenze nel 1945 ci si impegna a fare
proprie e sostenere le rivendicazioni delle
donne lavoratrici riunite nella
Commissione consultiva femminile;
• Il diritto a lavoro;
continua
•
•
•
•
•
Il diritto ad una giusta retribuzione;
Il diritto all’assistenza;
Il diritto alla regolamentazione del rapporto di lavoro;
Il diritto ad occupare posti di responsabilità;
Il diritto del lavoro dagli anni 50 si fa strada, e la
consapevolezza del prezzo pagato dalla donna per la
conquista di un posto di lavoro a causa di quello che
viene definito doppio lavoro rispettivamente nella attività
produttiva e nella famiglia;
continua
• Il valore nuovo è quello che è stato
chiamato parità tra uomo e donna;
• Parità principio ispiratore di tutto il nuovo
apparato legislativo italiano;
L’HUMUS CULTURALE SOTTESO
AI PRIMI CODICI CIVILI E PENALI
• È lungo il cammino del diritto a partire dai codici Vacca e
Zanardelli, si è passati ad un corpus di leggi che ha
cancellato le più forti discriminazioni nei confronti delle
donne;
• Analizzare le norme del codice Zanardelli al Codice
Rocco significa delineare la concezione della donna
nell’ottocento fino al 1975 anno in cui è stata approvata
la riforma al diritto di famiglia.
continua
• La norma è l’espressione e manifestazione di un
sistema di valori che attraverso il piano legislativo, si
afferma e si ripropone;
• A riguardo dei primi Codici Civili dobbiamo ricordare il
Codice Vacca 1865 codice civile, Codice Zanardelli
1889 codice penale;
• Siamo nella seconda metà dell’ottocento ed il nuovo
ideale femminile è Anna Maria Mozzoni. La Mozzoni
avrebbe voluto che fossero inserite nel nuovo Codice
Civile le norme riguardanti le istituzioni scolastiche
con larghi programmi, la ricerca della paternità, la
tutela materna da aggiundersi a quella del padre, i
diritti civili delle non maritate;
CONTINUA
Il Codice Albertino escludeva la donna
da qualsiasi diritto civile ed economico.
La madre non esercitava sui figli alcun
tipo di autorità, in quanto essi erano
stati la patria potestà e, in caso di
morte del padre, sotto quella di un
parente paterno. L’articolo 130 stabiliva
che la moglie non poteva, donare,
acquistare ed ipotecare senza il
consenso del marito, il matrimonio
prevedeva o la comunione dei beni o il
regime totale;
continua
• Nel primo caso era il marito che
disponeva a suo piacimento dei beni
comuni senza il consenso della moglie;
• Nel secondo caso i beni erano
amministrati pur sempre dal marito, ed
essa poteva riceverne una quota solo
se la clausola era stata inserita nel
contratto nuziale;
• Il suo adulterio veniva punito
severamente, mentre quello del marito
veniva punito severamente solo se egli
avesse portato l’amante sotto il tetto
coniugale;
continua
• Il Codice Zanardelli per il versante
penale ribadisce una concezione
culturale che nega alla donna qualsiasi
espressione di soggettività, di
autonomia in quanto persona;
IL DIBATTITO TEORICO E
SCIENTIFICO SULLA NATURA
FEMMINILE
• Il dibattito teorico e scientifico sulla natura
femminile portato avanti dalla scienza
positivistica, che si incentra non
casualmente sulla sfera degli affetti e che
tanto ha orientato le riflessioni sulla
criminalità femminile. L’amore è il movente
della maggior parte delle azioni delittuose
della donna. L’amore come passione e quindi
eccesso, amore come merce che porta alla
prostituzione, amore come sentimento
negato che spinge all’infanticidio e
all’aborto;
continua
• La concezione della protagonista
negativa della donna marcata dal
medico legale Ziino, che nella sua
Filosofia del delitto, del 1881, in un
capitolo affronta il problema della
donna delinquente. Egli è avversario
dell’emancipazione muliebre;
Continua
• La concezione positivistica e la donna come
essere inferiore;
• Concetto ribadito dal Paolo Mantegazza e da
Cesare Lombroso. Essi fanno risalire
l’inferiorità della donna ad un enorme
quantità di dati anatomici, fisiologici,
antropometrici da loro raccolti direttamente o
ripresi da scienziati noti a apprezzati in tutta
l’Europa;
MANTEGAZZA
• Egli ribadiva la misurazione del cranio della
donna e la convinzione che la stessa fosse
inferiore; le donne appaiono incapaci del
ragionamento logico, di concentrarsi a lungo su
un problema, di cogliere in una sintesi
intellettuale i molteplici aspetti, trascurando i
dettagli che osservano invece con maggiore
alcune degli uomini;
• Nei loro giudizi si affidano all’intuizione, anziché
alla ragione, cioè il cosiddetto sesto senso;
• Sempre lo stesso Lombroso ci parla
dell’intuizione psicologica che è un vero istinto,
posseduto anche, sebbene in grado inferiore, dai
bambini e dagli animali, per esempio il cane
(1863);
LE LEGGI Più SIGNIFICATIVE
RIGUARDANTI LE DONNE
• La legge del 1919 riguardante la capacità giuridica
della donna ed è la prima che ne riconosce i diritti;
• Tale legge ha abolito le precedenti norme che
richiedevano l’autorizzazione del marito sia per gli
atti giuridici che per l’esercizio del commercio;
• Le donne restavano però escluse dagli impegni
pubblici, comportanti l’esclusione da quegli incarichi
di grado superiore a direttore generale, di direttore
generale presso ministeri, di ragioniere generale
dello stato, di prefetto, di ministro, di console, di
qualsiasi incarico nella magistratura e nell’ordine
giudiziario. Il 1° febbraio 1946 per la prima vola la
donna viene ammessa al voto;
• Nel 1948 entra in vigore la Costituzione della
Repubblica che pone le fondamenta dell’uguaglianza
giuridica tra uomo e donna. Gli articoli di notevole
importanza sono tre;
continua
• L’articolo 3 tutti i cittadini hanno pari
dignità sociale e sono eguali davanti
alla legge senza distinzione di sesso, di
razza, di lingua e di religione ecc…;
• L’articolo 29 il matrimonio è ordinato
sulla eguaglianza morale e giuridica dei
coniugi;
• L’articolo 37 la donna lavoratrice ha gli
stessi diritti e parità dell’uomo, le
stesse retribuzioni che spettano al
lavoratore
LE NORME
• Ci sono state norme annullate dalla Corte
Costituzionali come l’articolo 7 della legge del
1919 che limitava l’accesso delle donne ad alcune
carriere. Nel 1968 la Corte Costituzionale ha
dichiarato illegittima la norma che puniva
l’adulterio e nel 1969 ha stabilito una completa
uguaglianza abolendo sia il reato di relazione
adulterina per la moglie che quello di concubinato
per il marito in base al principio sancito
dall’articolo 3 della Costituzione di parità tra i
sessi davanti alla legge. Nel 1950 la prima legge
importante è quella di tutela della lavoratrice
madre ed essa prevede il divieto di licenziamento
delle donne in gravidanza, La legge 1963 vieta il
licenziamento delle donne per causa del
matrimonio;
• La legge del 1965 prevede l’uguaglianza di
remunerazionetra mano d’opera maschile e
femminile;
• La legge del 1970 introduce sullo scioglimento del
matrimonio delle innovazioni;
LA RICERCA DI S. BENEDETTO
DEL TRONTO
• La ricerca promossa dall’Assessorato alla
Cultura del Comune di S. Benedetto, a
coinvolto tutte le scuole secondarie superiori
della città per un totale di 600 studenti circa,
sia ragazze sia ragazzi. I risultati hanno
portato a quattro tipi di orientamento, due
riguardanti l’identità femminile vista dagli
uomini e dalle donne, e due riguardanti
l’identità maschile vista anche in questo
caso da entrambi i generi(ricerca effettuata
dalla prof.ssa G. Di Cristofaro Longo, 1998);
ORIENTAMENTI CULTURALI
DELLE STUDENTESSE NEI
CONFRONTI DELL’IDENTITA’
FEMMINILE
• Rispetto alla percezione dell’identità
femminile, nelle risposte delle ragazze,
plurime come in tutti i casi, emerge un
largo consenso per quanto riguarda
l’area della parità;
continua
• Ben il 43% delle ragazze, infatti, non si limita
solo ad un discorso sulla parità, ma esprime
una valutazione decisamente positiva di
genere femminile, che si avverte frutto di
un’analisi che media la propria esperienza
con quella di altre donne di riferimento, sia
personale in ambito familiare e amicale, sia
di modello mutuato dai mass media; le
donne di oggi si piacciono di più e si stimano
di più;
• Una donna deve faticare il doppio per
raggiungere gli stessi risultati dell’uomo;
ORIENTAMENTI CULTURALI
DEGLI STUDENTI NEI
CONFRONTI DELL’IDENTITà
FEMMINILE
• C’è un disorientamento da parte
dell’uomo rispetto ad una realtà
avanzata di identità nuova della
donna, e dall’altra parte cerca di
reagire positivamente al nuovo
modello di donna;
continua
• Comincia a farsi strada un
orientamento culturale che
positivamente sottolinea il fatto che
l’uomo dovrebbe essere più sensibile
alle richieste della donna e non
dovrebbe vergognarsi di coltivare virtù
considerate femminili, come, ad
esempio la dolcezza;
La donna
• IL MODELLO DELLE 3M CIOè è
LA DONNA MAMMA, MOGLIE,
MANAGER;
I MODELLI CULTURALI
EMERGENTI PER LE DONNE E
PER GLI UOMINI
• Tale ricerche sono fondate sulla teoria della
percezione culturale acquisita attraverso
un’interpellanza di carattere definitorio dei
soggetti intervenuti nella ricerca. Si intende
per percezione culturale il punto di incontro
tra la percezione culturale del soggetto,
mutuata dal proprio sistema culturale di
riferimento, e la propria concezione in
termini personalizzati o generalizzati o, come
molte volte capita, in termini misti; ci sono i
presupposti del cambiamento culturale,
secondo le quali va assestandosi il nuovo
modello culturale di riferimento
Modello della discriminazione per
le donne
• Modello della discriminazione per le
donne;
• Modello della parità;
• Modello dell’orgoglio di appartenenza di
genere;
Modello di discriminazione per gli
uomini
• Modello della discriminazione;
• Modello della parità;
• Modello della crisi di ruolo;
ANTROPOLOGI AL LAVORO
• L’antropologo non può essere uno scienziato
staccato dalla realtà insensibile alle problematiche
della società in cui vive. La vocazione
dell’antropologo nasce non dallo spirito di curiosità,
ma dal desiderio di contribuire, in quanto membri
della società, sono in grado di individuare e di
chiarire mediante il loro bagaglio professionale tutti i
problemi umani;
• La loro è una sensibilità a non considerare ridicoli,
strani, e condannevoli i costumi degli altri popoli,
oppure membri di altri gruppi di appartenenza,
basandosi sui principi morali del rispetto per colui
che è nato in un altro ambiente;
TECNICHE
DELL’ANTROPOLOGO
o Una delle tecniche di rilievo più usate dagli
antropologi è quella dell’osservazione
partecipante da parte dello stesso in un
determinato gruppo prendendo parte attiva
pur con le limitazioni dello stesso rispetto
al gruppo;
CONTINUA
Ciò che determina la scelta della tecnica è la
natura del fenomeno o del problema da
conoscere; è possibile anche la scelta sia
limitata anche dei fattori di forza maggiore, come
per esempio il non avere mezzi economici
sufficienti per retribuire il personale oppure non
disporre di personale idoneo;
CONTINUA
Si possono distinguere 5 fasi nel procedimento di
attuazione delle indagini;
La I Fase riguarda la definizione e la programmazione
della Ricerca; in questa fase viene decisa la tecnica di
ricerca da adottare ed i questionari per le interviste. La
costruzione del questionario è preceduta da una fase di
osservazione sul terreno. Ci sono vari problemi da
considerare, per esempio i tempi di attuazione
dell’indagine, i costi di questa, l’organizzazione del
personale;
II FASE
Consiste nella raccolta dei dati sia direttamente della
popolazione che si esamina, sia attraverso fonti
bibliografiche, e documentarie. Le interviste si effettuano
su un campione rappresentativo della popolazione che si
vuole esaminare, scelto in base a principi statistici;
Le interviste si effettuano non sul campione, ma si prova
il questionario su individui che presentano delle
particolari caratteristiche;
III FASE
Consiste all’ordinamento dei dati, alla loro trascrizione
su schdoni nei quali si raggruppano le informazioni
relative ai fenomeni dello stesso tipo;
Si mettono in relazione fenomeni di tipo differente
giovandosi di particolari accorgimenti o di schede
appositivamente studiate per la correlazione dei
fenomeni che vengono a loro volta annotati mediante
simboli;
IV E V FASE
Riguardano l’analisi dei dati così ordinati
e la stesura del rapporto scientifico. Nel
corso dell’indagine è opportuna la
collaborazione d altri specialisti come i
psicologi, gli statistici ed in alcuni così può
essere necessario l’uso di una
attrezzatura meccanografica;
QUALI SONO I PERSONAGGI
NECESSARI?
Sono il Direttore di Ricerca, Un gruppo
scientifico di cui fanno parte i collaboratori
fissi e consiglieri occasionali, gli
intervistatori, colui che è addetto allo
spoglio dei dati ed alla loro tabulazione, un
segretario organizzativo;
CONTINUA
• Le ricerche che hanno attratto maggiormente gli antropologi sono le
comunità specialmente quelle di piccole dimensioni quali i villaggi
dove si possono facilmente applicare le tecniche dell’osservazione e
del colloquio a schema libero come principali strumenti. Uno dei
primi studi fu condotto su una città del Medio West degli Stati Uniti. Il
Messico attirò altri studiosi come Parsons nel 1936;
• I contadini irlandesi vennero studiati nel 1936 da Arensberg.
• Nel 1952 Donald Pitkin, dell’Università di Harward studiava con la
collaborazione della moglie Emily, Sermoneta (Latina);
LE CLASSI SOCIALI
 L’elemento unificante è da ricercare nell’ambito
dei fini che le attività che si ispirano a tale
cultura intendono perseguire e che rispondono
ad un bisogno preciso: quello di concretizzare
nella storia personale del soggetto e dei gruppi
più o meno ampi di volta in volta coinvolti,
un’esperienza di sociabilità e socialità;
IL PROBLEMA RAZZIALE
• Il problema dei pregiudizi razziali riguarda soprattutto nei
rapporti tra bianchi e negri;
• L’irriducibile avversario del razzismo nazista fu Franz Boas,
benchè nato in Germania, si formò in America;
• Egli asserisce che se gli uomini bianchi si sono imposti agli
altri è soltanto in virtù di circostanze; cioè l’isolamento non
favorisce il progresso e come gli Etnologi ben sanno, i popoli
più primitivi sono quelli che sono rimasti più isolati. La
scoperta di un gruppo si estendono agli altri gruppi e così si ha
una maggiore forza di apprendere;
• Le tribù in cui la cultura è più semplice è perché sono state
isolate per un lungo periodo di temo, ed invece Laris ribadisce
cha la fortuna dei popoli europei stà nel fatto che attraverso il
mare, le popolazioni si sono trovate in grado di avere numerose
relazioni tra loro e con gli altri popoli. Questo è spiegato dal
fatto come gli Africani malgrado questa condizione sfavorevole
hanno potuto costituire nel XV secolo lo Stato di Benin e nel
secolo XVI la città di Timbuctù era uno dei centri intellettuali del
mondo mussulmano; se pensiamo per esempio alla invenzione
della lavorazione del ferro;
CONTINUA
• Antiscientifica è anche la concezione di una razza
ariana. L’unità dei popoli ariani è di natura linguistica non
di natura biologica poichè essi non derivano da uno
stesso ceppo;
• Cioè parlare di razza ariana è una contraddizione in
termini come per esempio sarebbe parlare di
grammatica brachicefala o di sintassi dolicocefala;
• I° grande teorico del razzismo fu Gabineau, il quale
sosteneva la tesi che gli aristocratici erano i
rappresentanti di una razza superiore che qualificò come
ariana, diventando il portavoce del concetto
nazionalistico della Germania;
ANTROPOLOGIA DELA
SOCIABILITà E DELLA SOCIALITà
• L’elemento unificante è da ricercare nell’ambito
dei fini che le attività che si ispirano a tale
cultura intendono perseguire e che rispondono
ad un bisogno preciso: quello di concretizzare
nella storia personale del soggetto e dei gruppi
più o meno ampi, fino a coincidere con l’intera
comunità di volta in volta coinvolti,
un’esperienza di sociabilità e socialità;
CHE COSA SIGNIFICA
SOCIABILITà?
• La Sociabilità indica l’attitudine a vivere in società, si
riferisce ai principi della relazione tra persone, che si
instaurano quando ci sono iniziative che uniscono,
associano da sociare che significa appunto unire,
associare, sottolineandone la potenzialità e
l’intrinseca capacità di. Un altro significato che è
riferibile a questo concetto è quello di affermazione
positiva rispetto alla compagnia. Sociale è colui che
ama la compagnia, è socievole; per cui sociabilità è
appunto l’essere sociabile, nel duplice significato di
colui che può essere unito e di essere socievole,
amichevole;
CONTINUA
• Sociabile è colui che ama la
compagnia, è socievole; per cui
sociabilità è appunto l’essere sociabile,
nel duplice significato di colui che può
essere unito e di essere socievole,
amichevole;
CONTINUA
• La socialità è l’effetto della sociabilità: indica il grado
di comunanza che si instaura tra i soggetti che si
sono uniti e che hanno messo in onda dei rapporti
rassicuranti, nei confronti propri e della società nel
momento della sua espressività comunitaria, intesa
nel senso più ampio di lingua, dialetto, espressione
verbale, arte, musica, cinetica, gestualità,
prossemica, abbigliamento;
• La cerimonia nel senso più esteso di insieme degli
atti di una celebrazione, sta ad indicare proprio sia
l’esaltazione da cui deriva solennità, sia il
festeggiamento in folla di un avvenimento o di una
persona o di un oggetto, che viene ad assumere una
centralità simbolica, più o meno definita;
LA CULTURA DELLA SOCIABILITà
E SOCIALITà
 Per cultura della sociabilità e socialità debbono
intendersi tutte quelle attività che sono rivolte ad una
collettività parzialmente o totalmente definita e che
costituiscono il patrimonio di idee, sentimenti, percezioni,
modi di stare insieme, tradizionali o nuovi, che una
comunità continuamente definisce e ridefinisce,
operando una selezione tra espressioni culturali, antiche
e nuove.
 Una selezione da realizzare in base al loro tasso di
funzionalità nei nuovi contesti culturali che entrano in
gioco a costituire l’Io sociale;
RIPORTIAMO COME
ESEMPIO GRAMSCI
• Nel 1976 egli auspicava la nascita di una nuova
cultura nelle masse popolari nella quale sarebbe
sparito il distacco tra cultura moderna e cultura
popolare o folklore;
• Nuova cultura significa che nelle società
complesse l’impegno è quello di una
antropologia teorica militante, di un Action
Antropology, che definisca gli strumenti, criteri,
metodi per conoscere se stessa;
IL RISCHIO DELLA CERTEZZA
 Certezza, centrismo, pregiudizi;
 I percorsi della nostra stessa vita quotidiana
sono insidiati da tale sicurezza. La mente guidata
della certezza non ci fornisce sempre mezzi
adeguati a evitare deviazioni, inganni ed illusioni
che talvolta o pacano o stravolgono le
conoscenza da semplice percezione della realtà. I
pregiudizi che vestono falsamente gli araldi della
saggezza presentandosi così camuffati alla
nostra coscienza e stravolgendo la nostra
ragione tanto da convincerla ad operare in modi
che potrebbe rifiutare. Le cause delle ingiustizie,
dei rancori e delle invidie che costituiscono
l’humus da cui i pregiudizi si sviluppano;
IL PENSIERO DI MORGAN
• LA DIFFICILE RICERCA DEI NOSTRI PREGIUDIZI;
• OGNI TENTATIVO DI CONOSCERE I NOSTRI
PREGIUDIZI è UNA SFIDA ALLE NOSTRE
SICUREZZE;
• OCCORRE SPOGLIARSI DELLA CORAZZA
IDEOLOGICA ED ESSERE DISPONIBILI AL
CONFRONTO SIA CON COLORO CHE NELLA
NOSTRA SOCIETà SEGUONO E SOSTENGONO
MODELLI CULTURALI DIFFERENTI DAI NOSTRI , SIA
CON I MEMBRI DI SOCIETà ALTRE;
LEWIS H. MORGAN 1818-1881
o Questo studioso articola lo sviluppo
dell’umanità in 9 periodi:
o - stato selvaggio antico, medio e recente;
o - stato barbaro antico, medio e recente;
o - stato civile antico, medio e recente;
CONTINUA
o Ciascuno di questi è caratterizzato da invenzioni
quali:
o 1. La formazione del linguaggio articolato,
nutrimento con frutta e noci;
o 2.La scoperta del fuoco, della pesca, dell’ascia e
della lancia;
o 3. L’invenzione dell’arco e della freccia;
o 4. La scoperta della ceramica;
o 5. L’addomesticazione degli animali e pastorizia;
o 6. La scoperta e l’utilizzazione del ferro;
o 7. L’invenzione dell’alfabeto e della scrittura;
o 8. L’invenzione della polvere da sparo, della
bussola, della carta, della stampa e della terra
che ruota intorno al sole;
o 9. L’invenzione del vapore, dell’elettricità ed
elaborazione della concezione di evoluzione;
LO STORICO CULTURALE W.
SCHMIDT 1868-1954
o SCHIMDT autorevole esponente del metodo in
opposizione a quello evoluzionista è un
prepulsore della sopravvivenza nel mondo
contemporaneo tra i primitivi cioè da culture
originarie dell’umanità. Soprattutto tra i Pigmei
africani che avrebbero forme di religione, forme
du famiglia, forme di morale sociale che si
richiamano a quelle cristiane;
IL BISOGNO INTELLETTUALE DI
CULTURA
La cultura è l’elemento necessario della
formazione delle unità sociali e del loro
funzionamento. La cultura è tuttavia, oltre che
strumento indispensabile agli essere umani nella
misura in cui la loro esistenza si attua
necessariamente per rapporto ai gruppi, anche
occasione di sviluppo di mali sociali;
CONTINUA
• Per esaminare la natura dei pregiudizi è necessario, anche
se non sufficiente, esaminare la natura della cultura, sia
che li copra sia che li promuova;
• La cultura è bisogno di ogni essere umano così come lo è
l’ossigeno, il cibo, la necessità di adatte condizioni di
temperatura, la difesa da insidie di altri essere della sua
stessa specie o di altre specie, la difesa da calamità
naturale ecc. La cultura è cioè il prodotto del bisogno di
situarsi intellettuali nella realtà che ciascun individuo
umano sente a complemento di bisogni materiali;
• Ogni uso e costume ha la sua legittimazione culturale, sia
pure la più semplice, consistente nell’affermare e pensare
che non può esserci altro modo di agire che quello;
• Per agire occorre avere la certezza che sia corretto,
giusto,normale, tradizionale operare in un dato modo;
• La cultura può essere, dunque, razionalizzazione;
CONTINUA
La cultura può essere dunque
razionalizzazione, inoltre è opportuno
pensare alla correlazione tra stato, nazione e
società;
Al processo di formazione degli stati
plurietnici,unità economico-politiche e
amministrative, lo stato quindi non è una
unità isolata a sé stante;
RALPH LINTON
L’antropologo ha distinto da un lato
conoscenze e pratiche culturali comuni
a tutti gli appartenenti ad un gruppo o
che tutti gli appartenenti ad un gruppo
devono conoscere, dall’altro lato valori,
norme e pratiche che solo alcuni hanno
necessità di conoscere;
LA CULTURA
 Costituisce un elemento di collegamento tra me e gli
altri, tra l’io e la società. Stabilisce che tra me e gli
altri c’è qualcosa in comune cui posso comunicare;
 La cultura mi libera da un buio che sarebbe totale se
non sapessi che intorno a me esistono persone che
intendono i segnali che emettono e di cui a mia volta
intendo i segni;
La cultura indispensabile per l’uomo può anche
essere estremamente dannosa , comunque è il
fondamento della comunicazione e, quindi della
cooperazione;
I PREGIUDIZI
LE CREDENZE VENGON DA NO
CONSIDERATE PREGIDIZI, MA CIOò NON è
SUFFICIENTE DEFINIRLI TALI;
E OPPORTUNO DISTINGUERE I PREGIUDIZI
DA:
1. errori di conoscenza per assenza o
inadeguatezza di mezzi conoscitivi;
2. errori di conoscenza per non corretto
impiego degli strumenti conoscitivi di cui si
dispone;
CONTINUA
3. stravolgimento consapevole della verità
per propri fini;
4. stravolgimento inconsapevole della
verità per assenza di vigilanza critica o per
la soddisfazione di interesse particolari,
individuali o di gruppo;
IL PREGIUDIZIO ED IL
CENTRISMO
 Considerare perverse, malvage, colpose le
conoscenze errate o inesatte di coloro che non
hanno gli strumenti e le basi per raggiungerne di
corrette o che, pur avendoli, compiono nuovi
tentativi di interpretazione, questo è un pregiudizio;
 Ma nessun popolo è privo di civiltà se noi pensiamo
alla definizione dell’etnologo Raffaele Pettazzoni
1883-1959. Egli definiva civiltà come l’insieme dei
mezzi attraverso i quali un gruppo affronta i problemi
dell’esistenza;
LA CIVILTà COME
PREGIUDIZIO
 È IL CENTRISMO CHE CI PORTA A CONSIDERARE
NOI SOLTANTO CIVILI E AL VERTICE DI OGNI
PERFEZIONE E CHE HA PRODOTTO LA
CONCEZIONE ARISTOCRATICA DSI CIVILTà, COME
FORMA RAFFINATA DI CONOSCENZE E DI GUSTO
CHE NOI SOLTANTO SIAMO STATI IN GRADO DI
ELABORARE;
 MA COME POSSIAMO PENSARE ALLA
SUPERIORITà NOSTRA SENZA PENSARE ANCHE
ALLE NOSTRE CONTRADDIZIONI E ASSURDITà?:
 CONSIDERIAMO AD ESEMPIO UNA CIVILTà
PRIMITIVA COME QUELLA DEGLI ESCHIMESI;
GLI ESCHIMESI
Gli Eschimesi, se pur insediatiin uno dei territori meno
accoglienti della terra, hanno saputo sfruttare ogni risorsa. Le
loro abitazioni cupoliformi (igloo) sono confezionate con
blocchi di ghiaccio tagliato con coltelli di osso di renna o altro
animale, dato che non conoscono la lavorazione del ferro e né
importano prodotti di questo materiale;
o Circa lo sviluppo umano si ricorda che i primordi hanno avuto
come protagonisti esseri apparsi sulla terra dopo gli ominidi, di
cui fu capostipite Ramapiteco vissuto in Africa 15.000.000 di
anni fa, costretto dall’erba alta della savana in cui abitava ad
assumere una posizione eretta per sorvegliare l’ambiente, per
difendersi dai predatori e per trovare lui stesso la preda;
o
continua
• 4 5 milioni di anni fa erano presenti in
Africa 3 tipi di ominidi e cioè:
• - il PRE-AUSTRALOPITECO
• - L’AUSTRALOPITECO AFRICANO
• - L’AUSTRALOPITECO ROBUSTO
continua
 Due – tre milioni di anni fa sorse un essere capace di
costruire i propri strumenti era l’HOMO ABILIS;
 Onnivero, sociale e loquace egli abbandonerà la
foresta per insediarsi nella savana, con una capacità
di osservazione, di riflessione e di collegamento;
 1.600.00 anni fa troviamo in Africa i resti di una
specie più progredita è l’Homo Erectus
 Circa 40.000 anni fa comincia ad affermarsi l’HOMO
SAPIENS SAPIENS;
1. Homo Abilis, 2. Homo Erectus, 3. Homo Sapiens, 4.
Homo Sapiens Sapiens
CONTINUA
o Dopo la guerra del 1939-1945 che è costata la vita ad
almeno 35.000.000 di uomini, la violenza non si è arrestata.
o I governi aderenti all’ONU hanno avanzato molte proposte
per la riduzione delle spese per gli armamenti cioè con la
trasformazione delle stesse in industrie ai fini pacifici. I
rischi dei danni nucleari sono molteplici e si cerca di
attingere a delle energie alternative;
o Ricordiamo il disastro di Cernobyl del 1986;
o Tuttavia il benessere di alcuni non cancella il male di altri,
esistono baraccopoli, favelas ghetti urbani.
o La nostra civiltà, salta spesso come superiore a quelle del
passato, non appare, dunque, in grado di governare le sue
capacità ed invenzioni, di finalizzarle ad un effettivo
miglioramento delle qualità della vita, di dirigerle verso
obiettivi che né siano autodistruttivi né comportino il
dominio e l’oppressione dei deboli;
L’IPOTESI SULL’HUMUS DI
SVILUPPO E RIPRODUZIONE
DEL PREGIUDIZIO
LA TRANQUILLITà CHE SORGE IN NOI DALLA
SICUREZZA DI AGIRE IN MODO CORRETTO OGNI
VOLTA CHE CI COMPORTIAMO SECONDO VALORI
E CONCEZIONI IN ACCORDO CON LA NOSTRA
CULTURA, Può NON ESSERE ALTRO CHE UN
PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE DI SCELTE
PER NOI CONVENIENTI;
UN ANCESTRALE TIMORE PER L’IGNOTO O
L’INCONSUETO CI PORTA AD AVVERTIRE NEGLI
ALTRI UNA OSCURA MINACCIA, DI FORNTE ALLA
QUALE ASSUMIAMO POSIZIONI DI DIFESA.
L’ESTRANEO CI è LONTANO, LO STRANIERO è UN
POTENZIALE NEMICO;
O.C.COX E LE CAUSE DEL
RAZZISMO
 Cox, nell’esporre la sua tesi,ci dice che i pregiudizi
razziali ebbero il loro massimo sviluppo nel XX
secolo, nel periodo della massima espansione
imperialistica dell’Europa. I poeti come Kipling e
Chamberlain, sostennero che l’inferiorità dei popoli
colonizzati esigeva che i bianchi si facessero carico
del fardello della loro educazione, del loro sviluppo,
della loro protezione;
 Lo sfruttamento aveva tra le sue giustificazioni, la
tesi dei bisogni differenziati dei popoli dominanti e
dominati, basata su assiomi come quello che agli
orientali basta un pugno di riso al giorno per vivere;
o quello che hai negri non si devono dare salari
elevati altrimenti li sperperano a loro stesso danno;
o, che i messicani indigeni sono così insensati che,
se si dà loro del denaro, non pensano che ad
ubriacarsi e a vagabondare;
•
IL SOCIOLOGO
NORDAMERICANO ARNOLD
ROSE
Egli sostiene che nelle città moderne la gente desidera stabilire
rapporti amichevoli, ma questa aspirazione è ostacolata dal
sistema del lavoro industriale, che toglie quasi completamente
all’uomo il tempo libero e toglie la possibilità di scegliere gli
amici secondo il criterio dell’affinità e della reciproca simpatia.
La mancanza di rapporti amichevoli, le frustrazioni alle
aspirazioni di successo personale, la limitata possibilità di
iniziativa procurano insicurezza negli abitanti delle metropoli;
• Il senso di disagio intimo, cui si accompagna l’avversione per
tutti gli effetti deteriori che la civiltà urbana produce, induce il
cittadino a proiettare tutte le qualità spregevoli su alcune
componenti sociali e gruppi umani, che diventano il simbolo
del male esistente nelle città;
• Esso è incarnato negli ebrei, nei negri in genere nelle
minoranze, che diventano in tal modo oggetto di odio e di
pregiudizio, funzionando da capro espiatorio, tanto da liberare
il benpensante da insoddisfazioni e da sensi di colpa,
scaricando tutte le energie negative sulle minoranze;
IL PREGIUDIZIO SECONDO
ALLPORT
Gordon W.Allport psicologo allo studio
del pregiudizio ha dedicato gran parte
della sua attività, elenca nel suo saggio
THE NATUE OF PREJUDICE (New York
1954) ler situazioni che a suo parere
facilitano lo svilupparsi di pregiudizi;
LE SITUAZIONI CHE
RICORRONO AL FORMARSI
DEL PREGIUDIZIO DI ALLPORT
• A. quando la struttura sociale è
eterogenea e cioè nelle società in cui gli
individui che le compongono si
differenziano per colore della pelle,
linguaggio o dialetto, modo di vivere o di
vestire, credenze religiose ecc.;
continua
• B. QUANDO è IN ATTO NELLE SOCIETà UN PROCESSO DI
MOBILITà CHE CONSENTE L’ASCESA SOCIALE. In tal caso
possono svilupparsi nei membri delle classi dominanti forme di
ansietà per non riuscire a tenere al posto loro le classi
inferiori;. Queste forme di ansietà, non si sviluppano in società
statiche nelle quali le classi assumono la fisionomia di caste o
quasi caste e ciascuno rispetta le tradizioni;
• C. NELLE SOCIETà IN CUI è IN ATTO UN RAPIDO
CAMBIAMENTO SOCIALE E CULTURALE. Tale fenomeno può
dar luogo ad attriti tra coloro che seguono nuove forme
culturali e quelli che restano legati alle antiche;
• D. QUANDO PREVALE L’IGNORANZA E LE COMUNICAZIONI
SONO LIMITATE O INESISTENTI. Più si conosce una persona e
i suoi costumi, meno ostilità si prova nei suoi confronti;
TERRENI DI SVILUPPO DEL
PREGIUDIZIO , SECONDO
GORDON W. ALLPORT - continua
• E. QUANDO LE DIMENSIONI DI UN GRUPPO DI
MINORANZA SONO AMPIE O TENDONO AD
AUMENTARE.La maggioranza, in tale situazione, è
presa da timori o da panico per l’influenza che la
minoranza numerosa o in aumento può assumere
all’interno della società;
• F. Là DOVE è IN ATTO UNA COMPETIZIONE DIRETTA
O UN CONFLITTO TRA DUE GRUPPI. Sono cioè
terreni fertili di pregiudizi situazioni di tensione o di
guerra tra due stati, competizioni elettorali tra partiti,
situaxzioni cioè nelle quali ciascun gruppo deve
mobilitarsi contro l’altro;
continua
• G. NEI CASI IN CUI LO SFRUTTAMENTO DI
UNA MINORANZA TORNA A VANTAGGIO
DELLA COMUNITà. Come l’impiego dei negri
nei lavori servili, sostenuto dall’opinione che i
negri abbaino ridotte caèpacità intellettuali e
modi volgari di vita;
• H. QUANDO LA CULTURA NON SCORAGGI
AL’AGGRESSIVITà, LA VIOLENZA E IL
FANATISMO. Allport sostiene che la società
moderna stimola alla competizione, alla lotta
e che una delle conseguenti manifestazioni
nei confronti degli altri è il pregiudizio;
continua
I. DOVE LA CULTURA APPROVA ED ESALTA
L’ETNOCENTRISMO. Alcune tradizioni culturali
tendono ad attribuire al gruppo cui si
appartiene una presunta superiorità nei
confrotni degli altri;
L. DOVE L’ASSIMILAZIONE CULTURALE NON
VIENE FAVORITA. Come L’apartheid sudafricana, giustificata e consolidata da assurdi
pregiudizi;
CASTE E CLASSI
• L’INDIA : è il paese in cui la divisione in
classi assume la massima vistosità. Il
sistema di casta è il prodotto di millenarie
prevaricazioni dai gruppi più forti all’interno
della società ai danni di quelli più deboli.
C’era un gruppo costituito dalle popolazioni
di lingua araya, la cui presenza in Asia
risalirebbe al 1500 a.C.
• Il termine varna si riferisce al colore dei
diversi gruppi con differenti colorazioni della
pelle. Ci sono quindi 4 caste;
CONTINUA
• 1 CASTA I BRAHMANI= in quanto possessori del
brahman,la formula sacra ed in quanto studiosi dai
veda; circondati da grande rispetto conducevano in
genere una vita semplice, frugale e pia. Avevano
privilegi dei quali non abusavano. Tra questi è il
ricever doni e soprattutto di terre, di edifici, di interi
villaggi. I doni avevano grande importanza per
l’offerente perché lo liberavano da ogni peccato.
Quando commettevano gravi colpe i brahmani non
potevano essere condannati a ,morte, né alla tortura
o qualsiasi altra pena corporale. Potevano però
essere espulsi dalla casta, Ciò avveniva mediante il
taglio della ciocca di capelli che portavano annodata
alla sommità al lato del cranio e che lasciano
crescere per tutta la vita dall’età di tre anni. Il
brahmano così espulso era disprezzato da tutte le
caste e non gli restava altro che spatriare;
CONTINUA
• LA II CASTA DEI BRAHMANI SEGUIVA I
KSATRIYA= nobili guerrieri che
detenevano funzioni di governo;
• LA III CASTA ERA QUELLA DEI VAISYA=
uomini liberi che avevano diritto
all’insegnamento dei veda ed integrati nel
sistema del dharma (cielo della
reincarnazione);
IV CASTA
• LA IV CASTA ERA QUELLA DEI SUDRA= o dei rinati
per servire le altre.Inizialmente erano aborigeni di
pelle scura, vinti dagli Araya stessi;
• L’inferiorità sociale dei sudra rispetto agli
appartenenti delle altre tre classi, si giustifica con la
teoria del Karma, cioè la nascita nell’una o nell’altra
casta è frutto di atti compiuti nelle esistenze
anteriori; ciò significa che i sudra hanno sulla
coscienza un gran numero di azioni cattive;
• La dottrina della reincarnazione offriva la speranza di
rimanere in una classe superiore, se compivano con
scrupolo assoluto i loro doveri;
CONTINUA
• Al di fuori della caste stavano i Paria o gli Intoccabili
perché esercitavano mestieri disprezzati o impuri ed
erano obbligati all’obbedienza nei confronti dei
membri delle caste superiori. Poi vi erano i veri
intoccabili i Chandela che vestivano con indumenti
presi ai cadaveri, si nutrivano in stoviglie rotte.
Vivevano in villaggi delle periferie e quando si
allontanavano erano costretti ad indossare dei
sonagli che vibravano per avvertire la loro presenza
agli altri; inoltre se per caso guardavano qualcuno di
un’altra casta dovevano voltarsi in fretta e compiere
atti purificativi, come bagnarsi gli occhi con acqua
profumata o astenersi dal cibo, dai liquori per tutto il
giorno. Persino il vento che aveva toccato un
chandela o la sua ombra proiettata sulla strada
potevano contaminare un uomo di casta. L’ira dei
contadini poteva abbattersi con severità e crudeltà
su di loro sino a sottoporli a torture e farli morire;
CONTINUA
• La contaminazione degli esseri superiori condannava i
chandela ad una pena ancora peggiore e cioè il
rinascere nel corpo di un animale ad una pena ancora
peggiore e cioè, il rinascere nel corpo di un animale;
• Molti Indù delle Caste Superiori si mettevano in viaggio
con una scorta di acqua del Gange, ritenuta così potente
da annullare ogni contaminazione. In alcune regioni era
prescritta la distanza di 8,12,16 metri da un paria. Nel
Malabor un individuo di casta superiore poteva incidere
n paria che attraversava la sua strada: Nelle scuole over
erano ammessi i figli degli intoccabili, dovevano sedere a
parte. In certe regioni non potevano entrare nella
cappella, nella cucina o nella sala da pranzo di una
casta brahmana;
CONTINUA
• Una persona di casta superiore, inoltre poteva
accettare certi alimenti da persone di caste inferiori
solo se fritti al burro o salati e non se bolliti;
• Nel corso dei secoli ogni casta si è frazionata in
sezioni “gotra”. L’obbligo di sposare all’interno di
ciascuna casta “endogamia di casta”, non vieta in
genere i matrimoni tra gli appartenenti a gotra
diversi eccetto nei casi in cui esiste una gerarchia di
gotra, che deve essere rispetta dalla donna;
• La donna in questo caso può prendere marito solo
tra appartenenti a gotra pari o superiori al suo.
Mentre le ragazze sudra e quelle di caste elevate
vedono ristrette le possibilità matrimoniali, l’altro
sesso gode anche della possibilità di potersi
sposare anche nell’ambito di una sottocasta di poco
inferiore alla propria;
CONTINUA
• Il patto matrimoniale prevede la cessione di denaro o
di merci come forma di prezzo della sposa o dello
sposo;
• Per la sposa viene offerta dalla famiglia dello sposo
una somma di denaro o prodotti. Nelle caste
superiori e presso le famiglie più ricche di tutte le
caste, è comune invece il prezzo dello sposo. La
pena della moglie infedele includeva l’espulsione
dalle caste;
• DOPO L’INDIPENDENZA DEL PAESE, L’ATTUALE
STRUTTURA GIURIDICA SECONDO L’ARTICOLO 15
DELLA COSTITUZIONE INDIANA, PROIBISCE OGNI
TIPO DI DISCRIMINAZIONE SULLA BASE DELLA
RELIGIONE, DI CASTE E DI SESSO;
PREGIUDIZI VISIBILI E INVISIBILI
NELLA STRATIFICAZIONE
SOCIALE
Nello svolgersi della vicenda umana
l’espansione demografica, il perfezionarsi della
tecnologia, l’articolarsi dell’organizzazione, il
crescere dei bisogni e delle aspirazioni a
soddisfarli hanno avuto l’effetto del moltiplicarsi,
dalle deleghe dalle quali è derivato il potere di
alcuni soggetti sociali. Ma il potere non lo si
cede volentieri, lo si conserva il più a lungo
possibile e si tende a trasmetterlo a persone da
cui si possono ottenere vantaggi, laddove è
possibile si eredita in famiglia quindi il potere è
familiarizzato anche nella società primitiva;
CONTINUA
• È essenziale il contributo fornito dalle
credenze religiose sia in fase di
fondazione dell’autorità, sia in quella di
consolidamento della stessa;
CANNIBALISMO
• Cannibalismo Pratica rituale di mangiare carne
umana diffusa all'interno di società tradizionali. Il
termine deriva dalla parola caníbales, nome
spagnolo dei caribi, gruppo di indiani d'America
presunti antropofagi. Il fenomeno è conosciuto
sin dall'antichità: popolazioni cannibali sono
descritte in varie fonti, tra cui Erodoto; nel
Medioevo, Marco Polo attribuì questa pratica ai
lontani popoli del Tibet e di Sumatra.
CONTINUA
• Secondo gli studiosi i motivi all'origine del cannibalismo
sono vari. Presso alcune culture, la pratica rifletteva il
desiderio di introiettare la forza e le qualità del morto,
spesso un nemico ucciso, mentre talvolta divorare il
corpo del nemico era semplicemente una forma di
vendetta, poiché si riteneva di annientarne in tal modo lo
spirito. Presso altre culture si credeva, così facendo, di
onorare e conservare l'anima della persona cara. In altri
casi ancora, il cannibalismo aveva una funzione
religiosa, come nel culto della dea Kali tra i binderwur
dell'India centrale, o presso gli aztechi, in Messico, dove
ogni anno migliaia di vittime umane erano sacrificate alle
divinità. Diversi studiosi hanno interpretato il fenomeno
in chiave utilitarista, per cui il cannibalismo sarebbe stato
praticato per il semplice bisogno di nutrimento.
CONTINUA
• Secondo William E. Arens (Il mito del cannibale.
Antropologia e antropofagia, 1979), il fenomeno
del cannibalismo sarebbe stato molto più
contenuto di quanto gli occidentali, e gli
antropologi, credano e la proliferazione di
testimonianze attestanti la pratica antropofagica
sarebbe dovuta, più che alla diffusione della
pratica stessa, al costume umano di
rappresentare gli "altri" attribuendo loro
caratteristiche "inumane".
IL TRIBALISMO
• Tribalismo
• Tribalismo Termine introdotto in antropologia negli
anni Cinquanta per indicare il fenomeno che
investiva le città dell’Africa centrale, dove, all’interno
dei diversi gruppi inurbati, si sviluppava
un’organizzazione sociale tipica della tribù.
• Studiosi occidentali hanno spesso attribuito al
tribalismo le difficoltà incontrate dai paesi africani
usciti dalla decolonizzazione nei processi di
costruzione di istituzioni nazionali e di sviluppo di
dialettiche o di conflitti di classe. Oggi l’accusa di
tribalismo viene rivolta pretestuosamente dai gruppi
di potere di questi paesi ai protagonisti dei
movimenti di opposizione politica e sociale. Per
indicare l’identificazione culturale all’interno delle
varie etnie e le relazioni tra queste, gli antropologi
preferiscono ricorrere ai concetti di etnicità e di
relazioni interetniche.
FRANZ BOAS
• Franz Boas
• Franz Boas, antropologo americano di origine
germanica, fu un pioniere della moderna
antropologia, disciplina che insegnò per 37 anni
alla Columbia University di New York. In
contrapposizione alle concezioni
evoluzionistiche, sostenne l'importanza della
dimensione storica nello sviluppo culturale e
sociale delle popolazioni e fu uno dei primi
antropologi a interessarsi delle espressioni
artistiche delle società tradizionali.
INFIBULAZIONE,
CLITORIDECTOMIA,
CIRCONCISIONE
• Una pratica collegata al predominio maschile è
l’infibulazione. È una operazione che ha lo scopo di
impedire alle ragazze i rapporti sessuali prima del
matrimonio e consiste nel chiudere l’ostio vaginale
ad eccezione di una piccolissima apertura per il
passaggio dell’urina e del sangue mestruale:
Talvolta è preceduta dall’escissione della clitoride.
Eseguita con i mezzi più vari come coltelli, lame di
rasoio, pezzi di legno, è praticata in paesi islamici,
presso popoli camitici, africani come i Somali, in
Etiopia e in genere in Africa nordoccidentale: in Asia
è segnalata in Birmania area di Pegu.
continua
•L’infibulazione viene eseguita quasi
sempre da donne, una anziana, una
levatrice e più raramente dalla madre.
Qualche volta può essere anche un
infermiere o un medico. In aree urbane del
Mali per l’escissione della clitoride le
bambine di un mese vengono portate
nell’ospedale di Bamako.
LA CIRCONCISIONE
• Sono pratiche utilizzate da alcune tribù
africane ed australiane;
• Alcune tribù australiane eseguivano la
subincisione consistente nell’aprire il
canale uretrale, dal meato urinario allo
scroto, anche in questo caso con coltelli
d’osso o di pietra;
•
CARL VON LIMé
• EGLI ELABORò UNA DIVISIONE
DELL’UMANITà IN QUATTRO VARIETà:
• HOMO SAPIENS AMERICANUS (TENACE,
SODDISFATTO, LIBERO);
• HOMO SAPIENS EUROPAENS (VIVACE,
SPIRITOSO, PIENDO DI INTERESSI);
• HOMO SAPIENS ASIACTUS (AVARO,
AUSTERO, ORGOGLIOSO);
• HOMO SAPIENS AFER (NEGLIGENTE,
ASTUTO);
JOHAN BLUEMBACH
•
•
•
•
•
•
DISTINSE 5 VARIETà DELL’UMANITà:
LA CAUCASICA;
LA MONGOLICA;
LA ETIOPICA;
LA AMERICANA;
LA MALESE;
I PERCORSI DELLA
CONOSCENZA DELLA CULTURA
• Nel concetto della percezione pratica dei
modelli culturali e nell’intuizione della
cultura bisogna fare affidamento al
concetto che la 1° percezione inizia nella
fase infantile della socializzazione primaria
con l’apprendimento dei valori sociali e la
reazione personale a questi e continua
nella successive fasi dell’esistenza;
CONTINUA
• Si parli di diversi livelli di cultura da quelli
espliciti a quelli impliciti di culture dichiarate e di
quelle non praticate oppure all’inverso di
idealizzazioni e di tabù;
• Rousseau utilizzava una documentazione
comporativa per delineare teorie sulla natura
umana e sulla produzione culturale ad esempio
sul discorso sull’origine e i fondamenti
dell’ineguaglianza fra gli uomini. L’avvento del
centrismo risultò incompatibile con i principi
fondamentali di ogni antropologia critica;
L’AVVENTO DEL CENTRISMO
• Secondo questa teoria la logica della
cultura stà nel fatto che gli uomini di
cultura o colti sono stati considerati sino
ad anni recenti solo gli intellettuali e civili
sono stati definiti, solo gli occidentali ed
inoltre questa logica ha generato soltanto
una grossolana ed ambigua distensione
tra cultura dei dotti e cultura del popolo;
DAL SELVAGGIO PRIMORDIALE
AL SELVAGGIO ATTUALE:
PREISTORIA ED ETNOGRAFIA SI
COLLEGANO
• La conoscenza dell’uomo preistorico
termine che connota l’etnocentrismo degli
evoluzionisti che lo adottarono ebbe
rilevanza scientifica da quando, alla metà
dell’800, venne riconosciuta dai geologi
l’antichità dei reperti degli scavi condotti
da Jacques Boucher de Perthes (17881868 ) ad Abbeville in Francia;
continua
• Tali scavi paletnologici consentivano di
documentare l’esistenza in Europa di
esseri umani contemporanei agli animali
considerati antidiluviani e di dimostrare e
datare la presenza dell’uomo sulla terra in
epoche precedenti a testimonianze scritte
(bibliche, vediche, omeriche, egizie, greco,
romane) stabilendo la cronologia della
successione di civiltà anteriori a quelle a
noi fino allora note;
continua
• Si aggiungeva il fascino delle teorie di
Charles Darwin (1809-1882) sulla
evoluzione della specie per selezione
naturale e, all’interno di queste, sull’origine
dell’uomo sollevando lo scandolo della sua
discendenza da primati o, come
volgarmente si disse, dalle scimmie;
IL DARWINISMO INVADE
L’ETNOGRAFIA: LE SCUOLE
EVOLUZIONISTICHE
• Il filosofo inglese Spencer con le sue teorie
evoluzionistiche sviluppò la stessa
analogia, tra lo sviluppò biologico e la
società; usò il termine superorganico per
indicare sia le forme culturali umane, sia le
forme di vita sociale animale, ad esempio
le api, le formiche ecc…;
ANTROPOLOGI INGLESI
• LOCKE, egli ha utilizzato anche relazioni
etnografiche per dare attendibilità alle sue tesi
sul Relativismo culturale e sulla Socializzazione
Infantile (il British Museum nacque nel 1753);
• FRAZER JAMES a cui dobbiamo la distinzione
tra religione come modo di propiziazione del
mondo sopranaturale e magia che tenta di
dominare il sovranaturale;
ANTROPOLOGI ITALIANI
• ROMAGNOSI ANTROPOLOGO ACCADEMICO,
• CARLO CATTANEO RICOLLECANDOSI A LOCKE
PROPONE LO STUDIO DELLA SOCIETà FACENDO
RIFERIMENTO ALLA PSICOLOGIA DELLA FORMA;
• BORETTI;
• MATEGAZZA;
• PETAZZONI0 L’UTILIZZAZIONE DEL TERMINE
CIVILTà PER DELINEARE IL TERMINE ETNOLOGO
SOSTENUTO IN ITALIA DALLO STESSO, IL QUALE
FONDò A ROMA L’ISTITUTO DI CIVILTà PRIMITIVE
PRESSO L’UNIVERSITà DI ROMA;
LA COSTRUZIONE
DELL’ETNOGRAFA
 Schirripa ci parla dello sviluppo del Ghana in epoca
coloniale e post-coloniale. Molto spesso i Ghanesi
adulti parlano correntemente due lingue, quella del
gruppo originale e quella inglese, la lingua dei
colonizzatori inglesi;
 Egli utilizza poi i traduttori ed interpreti, si può
paragonare l’antropologo a un gatto che pare pigro e
sonnolento, ma nel contempo è attento a tutto ciò
che lo circonda, pronto a riconoscere dei precisi
segni nei più lievi fremiti intorno a lui;
PROSPETTIVIE: Sistemi medici
plurali, la Medicina Tradizionale
 Riportiamo una citazione di Jean Benoist: “ Il
capezzale di un malato è il luogo straordinario di
riunione di un insieme di personaggi: si è certi di
vedere il medico e i suoi assistenti, ma allo stesso
modo anche la famiglia, i parenti lontani gli amici e,
in modo meno visibile, altri individui che prestano il
loro aiuto sotto forma di tisane, di preghiere o di
esorcismi. Su questa scena angusta una società fa
affluire degli attori che simbolizzano tutte le sue
forze, dai poteri ufficiali della scienza fino agli echi
torbidi di tradizioni magiche, passando per le
relazioni di affetto, di interesse o di alleanze che
percorrono le vie della parentela;
IL CONCETTO DI
ANTROPOLOGIA MEDICA
 L’Utilizzazione del termine sistema medico come concetto
analitico specifico dell’ambito degli studi in Antropologia
Medica appare connesso, in generale, a una serie di
problematiche emergenti dalle ricerche sul funzionamento del
sistema sanitario e delle medicine “altre” sia in ambito
occidentale, a proposito della compresenza-coesistenza di una
pluralità di risorse di cura, che extraoccidentale, a proposito
dei saperi medici locali, delle medicine tradizionali e del loro
eventuale ruolo integrativo rispetto all’assistenza di base. In
particolare esso è stato utilizzato rispetto a due tematiche di
rilevante importanza: a) l’individuazione dei processi costitutivi
di senso attraverso cui si organizzano l’insieme delle
rappresentazioni e dei saperi relativi alla concettualizzazione
del rapporto individuo/natura e alla concezione degli stati di
malattia;
CONTINUA
b) l’identificazione degli elementi costitutivi delle
differenti tipologie di pratiche mediche. Si è
trattato, in sostanza, di analisi e di studi compiuti
talora sugli aspetti di carattere cognitivo, oppure
sugli aspetti operativi e interrelazionali quali
componenti condizionali e determinanti di tali
pratiche;
CONTINUA
• IL CONCETTO DI SISTEMA MEDICO: ha consentito di
guardare alle tradizioni terapeutiche “altre” non già
come un insieme giustapposto di pratiche
erboristiche e manipolative – empiricamente
rivelatesi più o meno efficaci – e di concezioni della
malattia e interventi magici di più dubbio carattere
operativo, ma invece come sistemi integrati e
coerenti in cui la dimensione empirica discende, ed è
fortemente correlata, ad un più vasto ordine di
carattere simbolico e cognitivo. Di più tali sistemi,
oltre a manifestare un buon grado di coerenza
interna, operano non soltanto dal livello della
eziologia e della cura dello stato di malattia, ma si
pongono su una dimensione più globale in cui anche
la prevenzione della malattia ed il mantenimento
dello stato di salute giocano un ruolo fondamentale
(Janzen J. 1978-1979);
• Le ricerche degli ultimi due decenni hanno
fortemente messo in discussione il carattere di
coerenza interna dei sistemi medici, proponendo
modelli di lettura ad un tempo più sfumato e
complessi. Resta il problema di indagare più a
fondo le situazioni creole, quelle in cui diversi
sistemi coesistono, e nelle quali le pratiche
terapeutiche si presentano sempre più con un
carattere impuro, sincretico.
• Non sono solo gli attori sociali ad attraversare il
crocicchio in diverse direzioni, per usare la
metafora di Benoist, ma sono anche i terapeuti a
porsi all’incrocio tra diversi sistemi.
• Plurità di pratiche, e dunque di logiche e di
simboli, che si incontrano. Se tutto ciò consente
un ampliamento del quadro teorico ed analitico,
va ribadito che le indagini, a questo proposito,
non possono eludere le stringenti questioni del
costituirsi della realtà creole come esiti di
processi storici, indicando le dinamiche, le
pratiche di resistenza e, dunque, i reali rapporti di
potere tra gruppi determinati. (Schirripa P.);
Irwin Press ed il Sistema
medico
Egli propone una definizione precisa e
molto ristretta di sistema medico: Un corpo
integrato e interrelato di valori e pratiche
intenzionali governato da un unico
paradigma di significazione,
identificazione, prevenzione e trattamento
della malattia;
CONTINUA
• Questa concezione del sistema medico contiene sia aspetti
sociali che culturali. Gli aspetti culturali sono quelli concernenti
l’ascrizione di un significato agli episodi di malattia ILLNESS.
Cioè i sistemi medici servono a ordinare, classificare e
spiegare la malattia. Sono comunque parte di una più larga
realtà simbolica che è costruita culturalmente. Nella nostra
società l’importanza degli aspetti culturali della malattia è stata
oscurata dall’assunzione che tutti noi accettiamo il modello
biomedico di malattia DISEASE per come è definito dai medici.
Gli aspetti sociali del sistema medico sono quelli che
riguardano i ruoli e gli status dei partecipanti. I sistemi medici
contengono assunzioni su chi siano le persone o i gruppi
qualificati a fornire informazioni, prendere decisioni o
prescrivere terapie;
KLEINMAN 1978-1980.
• Partendo dalla sua ricerca sul campo a Taiwan,
l’antropologo psichiatra statunitense propone un modello
tripartito che, a suo avviso, può essere utile come base per
la comparazione transculturale dei sistemi medici intesi
come sistemi culturali;
• Tale tripartizione prevede un settore polare, che,
comprende l’insieme delle pratiche e delle credenze della
comunità di cui un dato individuo fa parte; uno
professionale, che, comprende le pratiche di quanti
svolgono un lavoro terapeutico in quanto rappresentanti di
una medicina istituzionalizzata, sia essa la biomedicina o
qualche altra forma terapeutica; uno FOLK, in cui vengono
comprese le pratiche di quanti svolgono una attività
terapeutica a partire da un sapere che non è diffuso, ma
che non godono di riconoscimenti istituzionali. La proposta
di KLEINMAN è ben lontana da quella di Press,individuando
proprio nella pluralità di risorse una caratteristica dei
sistemi medici;
L’ANTROPOLOGIA MEDICA E LE
ANTROPOLOGIE DEL
MUTAMENTO IN AFRICA
• Gli studi antropologici hanno elaborato un
modello di “sistema culturale biomedico”,
fondato su alcuni assunti di base che
caratterizzerebbero l’ideologia scientifica
della biomedicina: i principi epistemologici e
gli stessi fatti scientifici su cui la
biomedicina si fonda considerati naturali,
indiscutibili e non criticabili, ma sono
esaminati come assunzioni ideologiche di
cui è possibile ripercorrere la genesi e lo
sviluppo storico-culturale; (Pizza G. 2005);
CONTINUA
• Pizza continua dicendo: Gli attributi di
scientificità, razionalità e verità della biomedicina
fanno riferimento a una retorica identitaria, cioè a
un discorso che intende fondare e legittimare
un’ideologia occidentalista, connessa alla
costruzione di una identità, di una appartenenza e
di una tradizione strutturata su alcuni assunti
filosofici: in primo luogo, ad esempio l’immagine
del corpo separato dalla mente. La dicotomia
corpo/mente si costituisce come generatrice di
altre separazioni: razionale/irrazionale,
materiale/simbolico, vero/falso, naturale/culturale
e così via. Queste dicotomie hanno la funzione di
definire ideologicamente l’identità della
biomedicina separandola da altri ambiti: la
biomedicina, cioè, tende ad autorappresentarsi
attraverso una identificazione con la razionalità e
la verità;
LA MISSIONE ETNOLOGICA
ITALIANA DEL GHANA,
LAVORO TRATTO DA MARIO
PAVANELLO
 Mario Pavanello (2000) pone il problema di come
tale tradizione si sia costruita nel lavoro
etnografico;
 “ L’etnografia prodotta da Grottanelli e della
Missione etnologica italiana in Ghana aveva lo
scopo di ricostruire la cultura nzema. E nel
perseguire questo scopo, operava in base a norme
classiche di una osservazione oggettivista. Una
cultura nzema era semplicemente un modo di dare
a ciò che si scriveva di quello che veniva
osservato una forma credibile- ed accessibile alla
comunità scientifica occidentale. Una cultura
nzema, come totalità definibile e distinta, è un
oggetto abbastanza improbabile;
CONTINUA
 Cosa osservavano allora i nostri predecessori ad
Apollonia? Fatti, discorsi, comportamenti: In tal
modo la cultura nzema aveva diritto di cittadinanza
nel quadro della conoscenza antropologica. E così la
cultura nzema poteva essere qualcosa di definito nel
tempo e nello spazio, con una specifica fisionomia
ed articolazione. Qualcosa che, pur avendo
certamente una storia, veniva fatto emergere da un
passato sconosciuto, come un’eredità più o meno
immutata, appena in tempo prima del suo inevitabile
sgretolamento, dovuto all’invadenza della
modernizzazione;nel caso specifico, tradizione e
tradizionale erano riferiti al passato precoloniale, e la
presunta tradizione era presentata come un insieme
necessariamente lacunoso, di pratiche in parte
esotiche e in via di sparizione, come la stessa
matrilinearità, o come le3 cerimonie di iniziazione
delle ragazze puberi o i culti asonwu con il loro
corredo di stautette e altari;
IL SENSO DEI TERMINI ILLNESS
E DISEASE
• La triade di termini inglesi
illness/sickness/disease, è stata infatti
usata nell’antropologia medica,
principalmente di stampo anglosassone,
per riferirsi alle differenti prospettive con
cui è possibile guardare il fenomeno di
malattia. Il termine illness si riferisce allo
stato di malattia per come esso è
percepito e vissuto dal paziente e da chi
gli stà intorno;
IL TERMINE MALATTIA
• Seppilli ha proposto una revisione critica e
un affinamento di tale griglia, il termine
malattia si riferisce si almeno 5 condizione,
ognuna che si pone su un differente piano e
che sottolinea diversi processi di
identificazione e risposta: a. una malattia
“oggettiva”, per come essa viene definita
dalla medicina scientifica originale (
disease), che può essere soggettivamente
percepita o meno come “disturbo”, o anche
può essere considerata come un “rischio”
nei confronti nel quale possono essere poste
in essere alcune procedure di prevenzione;
continua
• Il termine sickness invece viene usato
in riferimento alle determinanti
macrosociali degli stai patologici e più
in generale a ciò che si può definire
come l’ambito sociale del
riconoscimento dello stato patologico e
della sua cura, infine disease indica lo
sguardo biomedico, cioè lo stato di
malattia nella sua organica oggettività;
CONTINUA
b. La percezione soggettiva di una malattia in
corso (illness 1); c. l’interpretazione del
paziente, basata sul suo universo culturale e
sulle relative esperienze emozionali;
Illness 2. d. le relazioni sociali determinate
dalla malattia e le sue conseguenze per lo
status e il ruolo sociale del paziente
(sickness); e. la procedura diagnostica
terapeutica culturalmente predisposta in
risposta a specifici casi e l’insieme delle
aspettative, ruoli e procedure
comportamentali in cui essa ha luogo
(percorso terapeutico) (Seppilli 2000);
RAZZA E STORIA
• L’America Latina, ha dovuto il suo sviluppo demografico,
ai matrimoni misti, anche se in certe epoche una parte
della classe spagnola dominante, ha praticato una
criminosa politica razziale;
• Ad esempio con il pagamento di premi a coloro che
assassinavano gli indiani;
• I Romani estero il diritto di cittadinanza, facendo
prevalere ragioni di coesione politica ed organizzativa su
motivi di diffidenza o disprezzo verso lo straniero;
• I Greci consideravano inferiori i barbari ma non
escludevano la possibilità che uno straniero potesse
acquisire la loro civiltà attraverso l’educazione;
• I Troiani non erano disprezzati in quanto inferiori, ma
odiati in quanto nemici;
CONTINUA
• Alessandro Magno, barbara macedone, fu educato da
Aristotele, poiché nato per comandare;
• Nonostante considerasse i barbari come nemici, sposò
una principessa persiana;
Il Cristianesimo insegnava l’uguaglianza dei popoli;
Nel medioevo, a seguito delle invasioni barbariche si
diffusero in Europa, matrimoni tra stranieri ed indigeni
del mondo romanizzato e cristiano. A Venezia per
esempio esisteva l’Otello, il generale che morì al servizio
della città;
I Turchi non escludevano la possibilità di accogliere i
Cristiani, i quali si convertirono all’Islam, diventando
membri dell’Impero Ottomano;
IL MEDIO PERIODO
COLONIALE, 1920-1940
 Sino alla fine della seconda guerra mondiale,
l’antropologia statunitense rimase principalmente
interessata alle popolazioni indigene delle Americhe.
Fu Herskovits, il primo antropologo americano che
trascorse cinque mesi ad Abomey (capitale del
regno del Dahomey negli anni trenta, assieme alla
moglie, interessandosi delle condizioni dell’Africa.
Grazie al suo interessamento nacque
un’organizzazione statuntense l’African Studies
Association che iniziò la sua attività nel 1957.
Assunse l’incarico di primo presidente , dotato di
capacità come scrittore prolifico e come viaggiatore
instancabile;
continua
 Di particolare rilievo è l’antropologia britannica nei decenni
successivi grazie al Radicliffe Brown, a partire dal 1931;
 Marcel Griaule fu per almeno due decenni il principale
antropologo francese. Egli raggiunse la piena certezza
dell’esistenza di un’area culturale ramificata ma coerente
che, più tardi, descrisse come una delle tre principali
divisioni dell’Africa subsahariana: il Sudan occidentale,
l’Africa bantu, e una zona intermedia in Camerun e Ciad.
Ogni regione era contraddistinta da una sophie o scienza
tradizionale: “la mente spiega ed è al tempo stesso alla base
dei concetti sociali e le società africane sono degne di
interesse perché i risultati spirituali sono quasi gli stessi dei
nostri ovviamente della cristianità. A questo idealismo si
aggiunge una visione ideologica del fenomeno coloniale
considerato come un dono e una benedizione;
LO STILE DOMINANTE DEGLI
AFRICANISTI BRITANNICI
Tre furono i fattori: 1. il primo fu l’impegno a
compiere ricerche sul campo lunghe ed
intensive focalizzate sulle relazioni sociali e
politiche, 2. il secondo fu l’esistenza di un
modello teorico privilegiato, l’approccio
funzionalista o struttural funzionalista, 3. il
terzo fattore fu il contesto storico, quello
della situazione coloniale dell’Africa
britannica;
IL CONTESTO SOCIALE E
L’ANTROPOLOGIA SOCIALE
BRITANNICA FRA GLI ANNI
VENTI E GLI ANNI TRENTA
• La politica coloniale britannica in Africa ha
fatto ricorso l concetto d’amministrazione
indiretta. Il governo locale, laddove
possibile, avrebbe dovuto essere
esercitato attraverso le istituzioni politiche
indigene;
CONTINUA
La politica di delegare formalmente il potere alle
autorità native e ai tribunali indigeni rese
importante per l’amministrazione coloniale
conoscere le istituzioni politiche e legali africane,
un campo di studi in cui gli antropologi
ritenevano di essere sia esperti sia utili.
Occasionalmente vennero utilizzati gli
antropologi in ruoli amministrativi
CONTINUA
I complessi intrecci fra le esigenze
dell’amministrazione coloniale e gli
interessi degli antropologi e di altri studiosi
africanisti trovarono un buon esempio
nella gestione dell’International African
Institute fondato nel 1926;
continua
• Il punto chiaro è che le varie fasi del colonialismo
comportarono diverse progettualità amministrative e
alcuni cambiamenti nel ruolo dell’antropologo. Infatti
nelle aree urbane essi si impegnarono
progressivamente nella ricerca sociale e nel lavoro
legato allo sviluppo considerando queste attività
come una forma di antropologia applicata;
• La questione interessante era come queste società
avessero funzionato prima dell’intervento britannico,
quando le tribù erano ancora intatte e non
contaminate dal contatto con l’Occidente;
LA RICERCA SUL CAMPO
ALL’EPOCA DEL MALINOWSKI
• Nel 1927 Malinowski ottenne la prima cattedra di
antropologia all’Università di Londra, presso la
London School of Economics. Egli si imponeva con
la sua personalità e si interessò delle isole
Trobriand. Egli vivendo tra i trobriandesi matrilineari
per due anni, parlando la loro lingua, vivendo dei
loro raccolti ed osservando le loro attività
quotidiane, fece una grande raccolta di materiale, e
mai nessun antropologo in precedenza aveva
vissuto di questa esperienza;
continua
• Era specialmente interssato alle politiche che
avrebbero potuto danneggiare gli africani e
criticava aspramente sia le violenze che
erano state perpetrate dalle amministrazioni
coloniali nei confronti degli africani, sia gli
errori grossolani, meno letali ma pu sempre
dannosi, delle politiche relative al possesso
terriero;
DENTRO L’IMPERO 19351941
UNA LEGISLAZIONE PER L’IMPERO:
L’avvento al potere di Mussolini
nell’ottobre del 1922 non segnò un
immediato mutamento nella politica
coloniale del governo italiano. Né
Mussolini né gli altri maggiori dirigenti del
fascismo, sia nel governo che nel partito,
avevano elaborato, a parte qualche vaga
idea generale, un programma definito di
politica coloniale, da attuare dopo la
conquista del potere;
continua
Secondo Luigi Goglia, storico del
colonialismo fascista, occorre attendere la
metà degli anni trenta e precisamente la
conquista dell’impero, per cogliere
elementi drasticamente nuovi nella
politica coloniale del regime in generale, e
nei principi ispiratori della politica
indigena in particolare.
Fino alla conquista dell’impero etiopico la
politica coloniale fascista si inserì
piuttosto nel filone della tradizione dei
governi precedenti, così che non vi
sarebbero né idee nuove né svolte degne
di essere segnalate;
CONTINUA
•Nel 1935, le norme che regolano le unioni o
matrimoni misti continuano ad essere
virtualmente le stesse di quelle applicate in età
liberale. Allo stesso modo, rispetto ai meticci vale
ancora il principio per il quale una parte di
sangue bianco e una educazione italiana sono
condizioni necessarie ma anche sufficienti per
poter aspirare ad ottenere la cittadinanza. A
partire dal 1937, però, saranno vietate ai cittadini
le relazioni d’indole coniugale con i sudditi, e nel
1939 tale divieto sarà esteso a tutti i nativi anche
libici. Nel 1938 verranno intanto proibiti i
matrimoni misti, mentre nel 1940 la definizione
tecnica del termine nativo ingloberà
definitivamente e senza eccezioni anche la
categoria dei meticci;
LE LEGGI RAZZIALI
 Nel 1933 il governo fascista approva la carta
fondamentale dell’Eritrea e della Somalia. Questo
Ordinamento organico per l’Eritrea e la Somalia
rappresenta il primo tentativo di accorpare
giuridicamente i due territori disegnando un
ordinamento unico per le colonie orientali. I principi
su cui si basa il Capo II della sudditanza e della
cittadinanza dell’articolo 15 si ispirano al criterio
territoriale del suolo di nascita e della residenza;
 Quello del sangue stabilito dall’ascendenza;
 Quello dell’acquisizione tramite matrimonio;
UNA LEGISLAZIONE PER
L’IMPERO, LE LEGGI RAZZIALI E
IL RAZZISMO FASCISTA
o Le leggi razziali si possono spiegare esplicitamente negli
articoli 17 e 18;
o Il figlio dei genitori ignoti o di un genitore ignoto e l’altro
suddito fondatamente ritenuto bianco o meticcio in base
ai caratteri somatici, possa richiedere la cittadinanza
italiana;
o Nel caso in cui il soggetto in questione sia ritenuto di
razza bianca il procedimento può essere avviato sia su
domanda che di ufficio dal giudice della colonia (articolo
17);
CONTINUA
o Nel caso in cui il soggetto sia ritenuto
meticcio il provvedimento è soggetto ad
alcune condizioni. L’individuo in questione
dovrà infatti attendere i diciotto anni per
chiedere la cittadinanza italiana, concessa
dal giudice solo dopo aver accertato che il
richiedente ne sia veramente degno: non sia
poligamo, non sia stato condannato per reati
che comportano la perdita dei diritti politici,
abbia ottenuto la licenza di terza elementare,
e possegga un’educazione perfettamente
italiana (articolo 18)
CONTINUA
 Sono sudditi eritrei o somali: a) tutti gli individui che
abbiano la loro residenza nella Eritrea o nella
Somalia Italiana e che non siano cittadini italiani
oppure cittadini o sudditi di altri Stati; b) i nati da
padre eritreo o somalo, o, in caso che il padre sia
ignoto, da madre eritrea o somala; c) i nati
nell’Eritrea o nella Somalia quando entrambi i
genitori siano ignoti; d) la donna maritata ad un
suddito eritreo o somalo; e) l’individuo appartenente
ad una popolazione africana o asiatica, il quale presti
servizio civile o militare presso la pubblica
amministrazione in coloni oppure abbia già prestato
tale servizio e risieda in colonia (Legge del 6 luglio
1933, n. 999, articolo 15);
L’ORDINAMENTO DELL’A.O.I.
DEL 1936
 L’Ordinamento e amministrazione dell’Africa
Orientale Italiana del 1936 sanciva:
 La sudditanza sui criteri dello ius sanguinis e ius soli
e residenza, e sullo ius communicationins;
 Nel 1939 vengono emanate le Sanzioni penali per la
difesa del prestigio di razza di fronte ai nativi
dell’Africa Italiana.
 Viene ribadito che per cittadino si deve intendere
unicamente il cittadino italiano metropolitano, e per
nativo il suddito o l’assimilato dell’Africa Italiana, si
definisce ora meticcio il nato da unione mista
(bastando a tal fine che uno dei genitori sia nativo o,
se ignoto, che i caratteri fisici lo facciano ritenere
tale). La legge del 1940 stabilisce quindi che il
soggetto riconosciuto meticcio assume “lo statuto
del genitore nativo ed è quindi considerato nativo a
tutti gli effetti (articolo 2);
IL RAZZISMO FASCISTA
 Cipriani in Africa tra il 1927 ed il 1930 fece undici
modelli facciali di Boscimani con il gesso. Era
deciso a procurarseli ad ogni costo. Si doveva
operare su gente di cui si ignorava il linguaggio,
convincendola a lasciarsi mettere sulla faccia del
gesso sciolto nell’acqua e a tenervelo, senza fare
alcun movimento, fino a che sia duro……
 Per il Cipriani le maschere facciali, insieme alle
misure del cranio e, in base alla conformazione del
cervello, risultarono indispensabili per assegnare un
posto alle diverse razze umano, che rispecchiavano
morfologicamente la differenza innata delle
possibilità mentali nelle diverse razze umane;
CONTINUA
La Razza Italiana come razza ariana, distinta
da quella germanica, ma anche ideologica ed
epistemologica: l’essenza di una razza si
costruisce politicamente e va quindi
ricercata da parte delle scienza dell’uomo
non solo nei geni ma anche soprattutto
nell’azione e nei prodotti dello spirito;
SESSO E REPRESSIONE
SESSUALE
Nel 1937 in un articolo per l’azione Coloniale
sulla donna italiana in colonia, Anna Maria
Galli proponeva che i numerosi orfanotrofi
femminili italiani riuniti in consorzio
costituissero nelle nostre colonie delle ase
filiali: una simile immigrazione di donne
potrebbe costituire un vivaio di mogli per
coloni e modesti funzionari;
CONTINUA
 In un trattato sulla psicologia dell’Europeo in Africa il medico
Lincoln De Castro incoraggia i bianchi a formarsi una famiglia
interamente bianca in colonia. Per questo fine identifica nelle
donne europee le guardiane di quella moralità maschile che, in
loro assenza, si adatterebbe piuttosto a quella nativa per quel
riposo istintivo della coscienza sopra un giaciglio già
apparecchiato;
 La donna viene accattivata dal fascino di una vita nuova,
l’ascendente morale del consorte nel nuovo ambiente, il regno
della casa più ampio e più facile per l’uso del proprio imperio di
fronte ad un personale di servizio, inferiore per qualità esteriori
ed intellettuali, ma superiore per numero e ancor più per
obbedienza, disciplina e rispetto;
CONTINUA
Il Ruolo della donna italiana onesta in
colonia viene quindi accuratamente
confezionato in tutti i suoi aspetti anche
materiali della vita quotidiana, grazie anche
alla preparazione fornita da corsi appositi
organizzati su base provinciale dall’Istituto
fascista dell’Africa Italiana in collaborazione
con le federazioni provinciali dei Fasci
femminili;
La donna coloniale doveva essere molte altre
cose, saper coltivare i prodotti dell’orto e
allevare animali da cortile, ciò per ricavarne
farina e lievito per il pane, per preparare il
burro, formaggi e yogurt;
MATRILINEARITà
• Matrilinearità In sociologia e antropologia,
sistema di organizzazione sociale in cui la
discendenza è tracciata lungo la linea
femminile e i figli appartengono al clan della
madre. Talvolta è associato all'eredità in linea
femminile di beni e prerogative sociali. In
diverse forme è presente in molte culture: tra
gli indigeni di Australia, Sumatra, Micronesia,
Melanesia e Formosa; nell'Assam e lungo la
Costa del Malabar in India; in molte regioni
africane e tra molte popolazioni indiane
dell'America settentrionale.
PATRILINEARITà
• Patrilinearità In sociologia e antropologia, sistema di
organizzazione sociale in cui la discendenza è
tracciata lungo la linea maschile e i figli portano il
nome del padre o appartengono al suo clan. Al
sistema è spesso associata la successione in linea
maschile di beni e prerogative sociali, com'è il caso
della primogenitura, in base alla quale il solo erede è
il figlio maggiore. L'organizzazione sociale degli
antichi ebrei, descritta nell'Antico Testamento, era
fortemente patrilineare e tale sistema è tuttora
diffuso tra le popolazioni nomadi, soprattutto nel
deserto arabico e nelle steppe dell'Asia centrale.
Patrilineari erano anche le famiglie e le stirpi
dell'antichità greca e romana e dell'Europa
medievale. Molte forme patrilineari arcaiche, quali
l'adozione del cognome paterno, persistono nelle
società occidentali, ma il diritto di successione in
linea maschile e altri elementi della patrilinearità
stanno gradualmente scomparendo.
Lo sforzo della magistratura di
prescrivere i caratteri leciti ed
illeciti delle relazioni miste
 Nel caso di un nazionale, il quale confessi di
avere preso con sé un’indigena, di averla portata
con sé nei vari trasferimenti, di volerle bene, di
averla fatta sempre mangiare e dormire con sé, di
aver consumato con essa tutti i suoi risparmi, di
avere fatto regali ad essa e alla di lei madre, di
averle fatto cure alle ovaie perché potesse avere
un figlio, di avere preso un’indigena al suo
servizio, di aver preparato una lettera a S.M.il Re
Imperatore;
CONTINUA
• Questo per ottenere l’autorizzazione a sposare
l’indigena o almeno a convivere con lei, si verifica
un fenomeno quanto mai macroscopico di
insabbiamento, perché qui non è il bianco che
ambisce sessualmente la venere nera e la tiene a
parte per tranquillità di contatti agevoli e sani, ma
è l’animo dell’italiano che si è turbato ond’è tutto
dedito alla fanciulla nera sì da elevarla al rango di
compagna di vita e partecipe d’ogni
atteggiamento anche non sessuale della propria
vita. In concreto va inflitto un anno e un mese di
reclusione, bastevoli a snebbiare il cervello
dell’italiano e a disperdere la femmina in cento
altri contatti che la diminuiscano di pregio per il
nazionale e la vincolino a nuovi interessi e forse a
nuovi interessanti affetti;
APPENDICE: DICHIARAZIONE
UNIVERSALE DEI DIRITTTI
DELL’UOMO
• Assemblea Generale delle Nazioni Unite,
New York del 10 dicembre del 1948, si
ribadisce la dignità dell’essere umano e la
reciproca convivenza con gli altri individui
nel rispetto assoluto delle differenze di
genere e di sesso;
CONVENZIONE
INTERNAZIONALE SUI DIRITTI
DEL FANCIULLO
• In base alla Convenzione a seguito della
Assemblea Generale delle Nazioni Unite
riunitasi a New York 1989, si ribadisce la
titolarità del bambino fino al compimento
degli anni 18
LA CARTA AFRICANA DEI DIRITTI
DELL’UOMO E DEI POPOLI
• Gli stati membri riunitasi a Nairobi il 28
giugno del 1981, riconoscono i diritti i
doveri e le libertà enunciati da questa
Carta e si impegnano ad adottare misure
legislative o d’altro tipo per applicarle;