Treppiedi_Prima_e_seconda_lezione_Gli inizi della filosofia

Corsi OFA
Facoltà di Scienze della Formazione
A. A. 2013/2014
Prof. Fabio Treppiedi
(Filosofia)
Corsi di laurea:
Scienze dell'educazione (M - Z)
Scienze e tecniche psicologiche (M - Z)
Informazioni di servizio


Il recupero degli OFA si riterrà assolto per gli
studenti che avranno frequentato almeno l’80%
delle ore del corso (20 ore su 25 complessive)
Tutti coloro che non frequenteranno il corso di
recupero o che non ottempereranno all’obbligo
di frequenza previsto, dovranno superare un
test appositamente predisposto che si svolgerà
prima del primo appello di esami del primo
anno.
Orario di ricevimento
Venerdì ore 10-13
Facoltà di Lettere e filosofia
3° piano
[email protected]
Parte 1
Che cos'è la filosofia?
“cosa fa” un filosofo? / 1
“Partire da proposizioni prime
significa prendere le mosse da
principî propri”
Aristotele, Analitici II, 72a
“cosa fa” un filosofo? / 2
- Assumere un’ipotesi
- Darne prova, supportarla, dimostrarla
- Tenere conto dell’ipotesi contraria
“cosa fa” un filosofo? / 3
“Principio della dimostrazione è una premessa
immediata, ossia una premessa cui nessun’altra
è anteriore. Dal canto suo, la premessa
costituisce l’una o l’altra parte della
contraddizione, ed esprime il riferimento di una
sola determinazione ad un solo oggetto: essa è
dialettica, quando assume indifferentemente
una qualsiasi delle due parti suddette, ed invece
dimostrativa quando stabilisce in modo
determinato come vera una delle due”
Aristotele, Analitici II, 72a
“cosa fa” un filosofo? / 4
Aristotele ha appena presentato due modi di
procedere a partire dall’ipotesi che si assume:
1)Procedimento Dialettico
1)Procedimento Dimostrativo
“cosa fa” un filosofo / 5
Procedimento dimostrativo
- Assumere un’ipotesi
- Escludere dall’inizio l’ipotesi contraria
- Dimostrare
“cosa fa” un filosofo? / 6
Procedimento dialettico
- Assumere un’ipotesi (rispetto ad una
domanda con almeno 2 risposte possibili)
- Tenere sempre conto delle ipotesi contrarie
- Confrontare ad ogni passo del ragionamento
argomenti a favore dell’ipotesi assunta ed
argomenti a favore delle ipotesi contrarie
“cosa fa” un filosofo / 7
Qual è la differenza tra i due procedimenti?
La prima mossa del procedimento dimostrativo
consiste nell’“abbandonare” immediatamente le
ipotesi contrarie e portare a termine la
dimostrazione nel modo più sicuro.
Nel procedimento dialettico, l’ipotesi assunta,
passo dopo passo, è “accompagnata” dalle
ipotesi contrarie e si confronta con esse. Il
procedimento consiste nel “mettere alla prova”,
di passaggio in passaggio, l’ipotesi assunta
rispetto alle ipotesi contrarie.
Domande…/ 1
La filosofia procede dialetticamente
o dimostrativamente?
Se interroghiamo la storia della filosofia…
Aristotele vs Platone
Cartesio vs Hegel
Analitici vs Continentali
Domande… / 2
Procedimento dialettico e procedimento
dimostrativo si escludono a vicenda?
A voi la risposta…
La domanda “Che cos’è la filosofia”
Due Ipotesi di risposta alla domanda
“che cos’è la filosofia”:
- La filosofia è….
- La filosofia non è…
Elaborare un’ipotesi…
Problema
Alla domanda “che cos’è la filosofia?” è
possibile rispondere soltanto con una
definizione
della
filosofia
(per
esempio, “la filosofia è…”), oppure, in
un altro modo?
Elaboriamo un’ipotesi…
“la filosofia è…” e “la filosofia non è…”
Costituiscono rispettivamente ciò che
Aristotele, come visto, chiama “l’una e
l’altra parte di una contraddizione”
Elaboriamo un’ipotesi…
Problema / 2
Affermazioni del tipo “la filosofia è…” e “la filosofia
non è”, anche quando sono in contraddizione,
rientrano nella schema Domanda/risposta, in
ragione del quale ad ogni interrogazione
corrisponde sempre un’affermazione che funge
da risposta.
Rimanendo fermi allo schema domanda/risposta tutte
le possibili risposte alla domanda “che cos’è la
filosofia” stanno sullo stesso piano.
Possiamo quindi arrestare la nostra riflessione di
fronte al fatto che ci sono molteplici opinioni
sulla filosofia.
Oppure…
Poniamo il “fatto” che ci sono molteplici opinioni
su che cos’è la filosofia di fronte ad un’altra
posizione fondamentale:
Un’opinione non è un’ipotesi
Se non si vuole rimanere fermi al piano
delle molteplici opinioni, dunque, è
necessario:
1)elaborare un’ipotesi su “che cos’è la
filosofia”
2)che questa ipotesi non sia una
affermazione
inquadrabile
nello
schema domanda/risposta.
Assumiamo l’ipotesi che
La risposta è nella
domanda stessa
La risposta è nella domanda stessa/1
Il metodo della filosofia
Se, per un verso, la filosofia è l'arte del porre
domande, per altro verso non tutte le
domande che ci poniamo sono domande
filosofiche.
La risposta è nella domanda stessa/2
La storia della filosofia
Non si può fare filosofia “con la propria testa”
senza prima avere conosciuto la storia della
filosofia
La risposta è nella domanda stessa/2
Filosofia e storia della filosofia sono
complementari
Viceversa, non avremmo modo di distinguere
una domanda filosofica da una non filosofica,
poiché ogni domanda filosofica ha sempre un
certo rapporto con domande poste dai filosofi
del passato
Quale rapporto? / 1
implicazione vincolante
La stessa domanda “che cos'è?”, che noi
poniamo quando vogliamo conoscere
l'essenza di qualcosa (per es. della filosofia
stessa), viene introdotta e prende forma
all'interno della storia della filosofia (i Greci,
Socrate, Platone).
Si può fare filosofia senza
conoscere il pensiero dei Greci?
(VII-IV a. C.)
Lettura / 1
M. Heidegger
Che cos’è la filosofia? (1955)
Il Melangolo, Genova 1997
“Se diamo per scontato di poter trovare un cammino
per determinare con maggiore esattezza la
domanda “che cos’è la filosofia?”, sorge
immediatamente un’obiezione difficilmente evitabile.
Domandandoci infatti: che cos’è la filosofia, noi
parliamo sulla filosofia. Ponendo la domanda in
questi termini, ci collochiamo in una zona che si
trova al di sopra e quindi al di fuori della filosofia. Ma
lo scopo della nostra domanda è piuttosto quello di
penetrare nella filosofia, di prenderci dimora e di
comportarci nel modo che le è proprio, vale a dire di
filosofare.”
Heidegger e la domanda
Come si manifesta l’implicazione tra
filosofia e storia della filosofia?
Heidegger e la domanda
La libertà di parlare di filosofia o di
studiarla non è incondizionata ma
presuppone una scelta tra due ipotesi:
A)Collocarsi al di fuori della filosofia (non “farla”)
B) Collocarsi dentro la filosofia (“farla”, “filosofare”)
Ipotesi B) “filosofare”
“Per prima cosa dobbiamo cercare di porre la questione su
un cammino chiaramente orientato, per non
vagabondare fra rappresentazioni della filosofia
arbitrarie ed occasionali. Ma come trovare un cammino
siffatto, su cui poter determinare la nostra domanda
senza correre rischi?” Il cammino su cui vorrei ora
accennare ci sta immediatamente davanti. E solo
perché è il più vicino lo troviamo con tanta difficoltà e,
una volta trovatolo, ci muoviamo pur sempre in esso in
modo maldestro”
ciò che “è più vicino”
“Ci chiediamo: che cos’è la filosofia? Abbiamo già
pronunciato a sufficienza la parola filosofia. Ma se
non utilizziamo più tale parola come un termine
scontato, se invece ascoltiamo la parola ‘filosofia’
a partire dalla sua origine, allora essa suona
φιλοσοφία. A questo punto la parola ‘filosofia’
parla greco. La parola greca, in quanto greca, è
un cammino. Questo cammino, per un verso, ci
sta di fronte poiché la parola da lungo tempo si è
rivolta a noi precedendoci; ma si trova, per altro
verso, già alle nostre spalle poiché da sempre
abbiamo pronunciato tale parola”
Il “vincolo” filosofia/storia della filosofia
“φιλοσοφία: questa parola greca vincola (bindet) il
nostro colloquio ad una tradizione storica.
Poiché questa tradizione resta unica, è anche
perciò stesso univoca”
“Conseguentemente non possiamo porre la
domanda: che cos’è la filosofia, senza affidarci a
un dialogo col pensiero del mondo greco. Ma
non solo è greco, quanto alla sua origine,
l’oggetto della nostra domanda, la filosofia; è
greco altresì il modo in cui la domanda è
posta, il modo in cui ancor oggi, in generale, si
pongono domande”
La risposta è nella domanda stessa
Concludendo con Heidegger…
“Quando domandiamo ‘che cos’è’ in relazione alla
filosofia, poniamo una domanda originariamente
greca. Noi stesso apparteniamo a questa
origine, anche qualora non pronunciassimo mai,
neppure una volta nella vita, la parola filosofia”
Ogni domanda filosofica si trova
in un “certo rapporto” con la
storia della filosofia
Quale rapporto? / 2
Evoluzione
Tornare a utilizzare un concetto del passato
nell'attualità in cui si vive e si pensa può portare a
scoprire di quel concetto stesso potenzialità e
sviluppi ulteriori che, al momento in cui è stato
introdotto in passato, non erano neanche
prevedibili.
I concetti del passato sono utili
per affrontare i problemi del
presente?
Lettura / 2
G. DELEUZE, F. GUATTARI
Che cos'è la filosofia? (1991)
Einaudi, Torino 1996
pp. 6-19
“Ogni concetto rinvia a un problema, a
problemi senza i quali non avrebbe
senso e che non possono essere
estrapolati o compresi se non nel corso
della loro soluzione. In filosofia non si
creano dei concetti se non in funzione di
problemi che devono essere ben posti.”
“È inutile domandarsi se Descartes abbia
torto o ragione. Non esistono risposte
dirette. I concetti cartesiani non possono
essere valutati se non in funzione dei
problemi a cui rispondono. E se alcuni
concetti possono essere sostituiti da altri,
ciò avviene a condizione di porre nuovi
problemi.”
“Un concetto ha sempre la verità che gli
spetta, in funzione delle condizioni della
sua creazione. I nuovi concetti devono
essere in rapporto con i nostri problemi,
con la nostra storia. Se un concetto è
“migliore” del precedente, è perché esso
fa intendere nuove variazioni e risonanze
sconosciute, opera tagli insoliti.”
“Ma non è quanto già faceva il precedente?
E se oggi si può essere platonici, cartesiani
o kantiani, è perché si è in diritto di
pensare che i loro concetti possano essere
riattivati entro i nostri problemi e ispirare i
concetti da creare. E qual è il modo
migliore di seguire i grandi filosofi?
Ripetere ciò che hanno detto, o invece fare
ciò che hanno fatto, ossia creare concetti
per problemi che necessariamente
cambiano?”
“Quando un filosofo ne critica un altro lo
fa a partire da problemi e su un piano che
non erano quelli dell’altro e che fondono
gli antichi concetti come si può fondere
un cannone per ricavarne nuove armi.
Criticare significa soltanto constatare che
un concetto svanisce, perde alcune sue
componenti o ne acquisisce altre che lo
trasformano nel momento in cui viene
immerso in un nuovo contesto.”
Riprendiamo…
Iniziando a domandarci “che cos'è la filosofia?”
abbiamo riscontrato quanto sia opportuno, se
vogliamo rispondervi “filosoficamente”,
ASSUMERE UN'IPOTESI di risposta, ossia non
una semplice opionione su che cos'è la
filosofia ma una posizione a partire dalla quale
costruire un ragionamento.
Riprendiamo…
Quale ipotesi di risposta
abbiamo assunto?
La nostra ipotesi…
La risposta alla domanda “che
cos'è la filosofia” è nella
domanda stessa.
Su quale argomento abbiamo
incentrato il ragionamento?
Filosofia e storia della filosofia...
La necessità di mettere in relazione
la “filosofia” in quanto “arte di
porre domande” e la storia della
filosofia in quanto confronto con
coloro che prima di noi si sono
posti determinate domande.
La posta in gioco...
Senza passare per questo rapporto
necessario (filosofia e storia della
filosofia), non disporremmo di un
criterio
per
distinguere
una
domanda
filosofica
da
una
qualunque altra domanda.
Abbiamo visto che...
Il


rapporto filosofia/storia della filosofia è
analizzabile da due punti di vista distinti e
complementari (non c'è l'uno senza l'altro):
Implicazione vincolante (lettura di “Che cos'è la
filosofia?” di Heidegger)
Evoluzione dei concetti (lettura di “Che cos'è la
filosofia?” di Deleuze e Guattari)
Abbiamo così precisato...
Cosa significa “assumere un'ipotesi” in filosofia? (a
partire da Aristotele).
Attraverso domande analoghe:

Cosa fa” un filosofo?

Qual è il suo “modo di procedere”?

In cosa si distingue dallo scienziato il quale,
come noto, lavora anche lui servendosi di
ipotesi?
Abbiamo poi distinto…
Due modi di procedere a partire da ipotesi:
Procedimento Dialettico
Procedimento Dimostrativo
È emerso un problema…
Rimanendo
fermi
allo
schema
domanda/risposta tutte le possibili risposte alla
domanda “che cos’è la filosofia” stanno sullo
stesso piano.
Sembrava dovessimo quindi arrestare la nostra
riflessione di fronte al fatto che ci sono
molteplici opinioni sulla filosofia.
L’ipotesi da noi elaborata tentava
di risolverlo…
Se non si vuole rimanere fermi al piano delle
molteplici opinioni, dunque, è necessario:
- elaborare un’ipotesi su “che cos’è la filosofia”
- che questa ipotesi non sia una affermazione
inquadrabile nello schema domanda/risposta.
A partire da queste due condizioni necessarie,
la volta scorsa, Abbiamo assunto l’ipotesi
che...
La risposta è nella domanda
stessa
Lezione 2
Chi sono i “primi filosofi”?
(VII-V sec. a. C.)
Il primo “storico della filosofia”
Molti storici della filosofia, come visto la volta
scorsa, riconoscono in Aristotele (IV sec. a.C.)
il primo storico della filosofia.
Nel primo libro della Metafisica, infatti, prima di
esporre il suo pensiero, egli passa in rassegna
le opinioni dei filosofi che l’avevano preceduto.
Perché Aristotele? / 1
Perché per potere fare storia
della filosofia è necessario
possedere un concetto della
filosofia, anche se non un vero
e proprio sistema filosofico.
Perché Aristotele? / 2
Contro questa tesi si potrebbe citare
l’esistenza di raccolte di opinioni di
filosofi anche in scrittori precedenti ad
Aristotele.
Ad esempio… / 1
È noto che i sofisti (Protagora,
Gorgia) esponevano le opinioni
dei filosofi ad essi precedenti, per
mostrare, attraverso l’illustrazione
dei loro contrasti, come non
esistesse alcuna verità.
Ad esempio… / 2
Ippia, noto retore ateniese, in una suo
opera intitolata Antologia, menziona i
poeti Orfeo e Museo, Omero ed
Esiodo, annunciando di volere
scegliere i discorsi di questi e di altri
autori, da lui considerati tra i più
importanti, per farne un nuovo
discorso.
Ad esempio… / 3
Ippia, nella stessa opera, parla
anche di Talete, attribuendogli la
dottrina secondo cui anche le cose
inanimate avrebbero un’anima,
come risulterebbe dal magnete.
Domande… / 1
Perché questi passaggi di
Ippia non possono costituire
capitoli di una sua ipotetica
storia della filosofia?
Ciò che salta agli occhi nella sua lista
di nomi è la mancanza di un
criterio con cui distinguere i poeti
(Omero ed Esiodo) da quelli che
successivamente
sono
stati
definiti filosofi veri e propri (Talete).
Un passo in avanti: Platone
Nel Sofista, Platone, volendo esaminare diverse ipotesi
intorno al problema dell’essere e del non essere,
considera anzitutto l’essere come quantità:
- Attraverso i “racconti” (mythoi) di coloro che hanno cercato di
“definire quanti e quali siano gli enti”
- Distinguendo, da qui, coloro che pongono “tre enti” in
armonia/contrasto tra loro (Ferecide, Ione) da coloro che
pongono “due enti” in armonia/contrasto tra loro (Alcmeone,
Archelao)
- infine, Platone menziona coloro che riducono tutti gli enti ad
“un solo ente”, parlando di “gente eleatica” (Parmenide,
Zenone e Melisso).
Platone
Platone nel Sofista introduce anche un criterio
qualitativo per la distinzione tra i filosofi
precedenti:
“si tratta di una battaglia tra giganti intorno
all’essere. Alcuni infatti dal cielo e dall’invisibile
trascinano tutto verso terra, sostengono cioè che
l’essere è solo ciò che si lascia toccare, ossia il
corpo; altri dicono che il vero essere è costituito da
forme intelligibili ed incorporee”.
Platone, Sofista, 246 A - D
Platone
L'immagine della “battaglia fra giganti”
indica
già
la
distinzione
tra
materialisti (Leucippo e Democrito),
detti da Platone “figli della terra”, e
idealisti, detti “amici delle idee” (la
cerchia di Platone).
Platone: verso una “storia della filosofia”
Dal Sofista si evince che:
L’ambito
dell’esposizione
di
Platone
è
chiaramente circoscritto. Esso è costituito
dall’essere (to on), considerato sotto l’aspetto
della quantità e della qualità. Il concetto di
filosofia, dunque, di cui Platone si avvale, è
quello di indagine sull’essere, volta a
determinarne il numero e la natura.
Platone: verso una “storia della filosofia”
In tal modo Platone ricostruisce tutta la
filosofia a lui precedente, per poi, come
è noto, criticarla e desumere da tale
critica la sua concezione dell'essere
come uno ed insieme moteplice, in
parte mobile ed in parte immobile.
Pausa
Da Platone ad Aristotele
Se per un verso Platone co fornisce un primo
esempio di “circolo virtuoso” tra filosofia e
storia della filosofia, per altro verso, Aristotele lo
pefezione ulteriormente
e ci fornisce un
modello di storia della filosofia ancora più
complesso e completo.
Tale modello influenzerà direttamente le
“costruzioni” storico filosofiche moderne e
conptemporanee (ad esempio, i manuali)
Aristotele “storico della filosofia”
É sopratutto nel libro I della Metafisica che
Aristotele fornisce la più ampia e completa
rassegna delle dottrine dell'antichità.
La caratteristica principale di questa rassegna è
che essa è fondata su un ben preciso concetto
di filosofia
Aristotele, Metafisica I
Nei primi 2 capitoli di questo primo libro, Aristotele
ha modo di specificare il concetto di filosofia su
cui fonderà la rassegna dei predecessori:
Partendo dal chiedersi cosa sia la sapienza
(Sophìa),risponde che essa non è solo una
scienza (epistème), cioè una “conoscenza di
cause”, ma è più precisamente la scienza prima,
ovvero la “filosofia prima”, perché ha per
oggetto “i princìpi e le cause prime”, cioè
quelle cause che non sono causate da altro e
perciò sono causa di tutto.
Il concetto aristotelico di filosofia
“scienza delle cause e dei
prìncipi primi”
Il passo in più di Aristotele
Sulla base di questo concetto di filosofia,
Aristotele ha modo di aumentare, rispetto a
Platone il numero dei criteri di selezione e
distinzione dei predecessori:
- criterio di distinzione filosofi/poeti, proprio perché, in
diversi casi, le due figure si sono occupati delle stesse
cose (per esempio, Esiodo e Parmenide)
- criterio di distinzione tra tipi e numero di cause, così da
individuare le “4 cause” della sua stessa dottrina
(materiale, formale, efficiente, finale).
I presocratici/1
Naturalisti
“fisiologi” (physis)
Scuola di Mileto
Filosofi del “principio” (Arché)
Naturalisti/1
Talete....l'acqua.....
Anassimene...l'aria....
Anassimandro...l'“ápeiron”...
Naturalisti/2
Cosa intendevano questi primi
pensatori per “principio”?
Lettura / 3
Aristotele (IV sec. a. C.)
La Metafisica
Libro A – 3
Trad. it. di G. Reale, Bompiani, Milano 2000
pp. 15 - 17
“La maggior parte di coloro che per primi
filosofarono pensarono che princìpi di tutte le
cose fossero solo quelli materiali. Infatti essi
affermano che ciò di cui tutti gli esseri sono
costituiti e ciò da cui derivano originariamente e
in cui si risolvono da ultimo, è elemento
(stoicheion) ed è principio (arché) degli
esseri, in quanto è una realtà che permane
identica pur nel trasmutarsi delle sue affezioni.
E, per questa ragione, essi credono che nulla si
generi e che nulla si distrugga, dal momento
che una tale realtà si conserva sempre.”
Elemento (Stoicheion)
“Il componente primo immanente di cui è
costituita una cosa che è indivisibile in altre
specie. Per esempio gli elmenti della voce sono
le parti di cui la voce è composta e in cui da
ultimo si risolve: queste, infatti, non possono più
risolversi in ulteriori suoni, diversi fra loro per
specie. E se anche venissero ulteriormente
divise, le loro parti sarebbero sempre della
stessa specie […] elemento di ciascuna cosa è
il costitutivo primo ad essa immanente.”
Aristotele, Metafisica, libro 5 - 3
Principio (Arché)
“Principio significa in un senso la parte di
qualcosa da cui si può incominciare a muoversi;
ad un capo di una retta o di una strada, per
esempio, c'è questo principio, mentre al capo
opposto c'è n'è un altro.”
“In un altro senso, principio significa il punto
partendo dal qualeciascuna cosa può riuscire
nel
modo
migliore;
per
esempio
nell'apprendimento della scienza, talora, non
bisogna
incominciare
da
ciò
che
è
oggettivamente primo.”
Principio (Arché) / 2
“In un altro senso, principio significa la parte originaria e
interna alla cosa e da cui la cosa stessa deriva: per
esempio, in una nave la chiglia, in una casa le
fondamenta e, negli animali, secondo alcuni il cuore,
secondo altri il cervello, o secondo altri ancora, qualche
altra parte di questo tipo”
“in altro senso, principio significa la parte prima e non
immanente della generazione, per esempio, il figlio
deriva dal padre e dalla madre”
Aristotele, Metafisica, libro 5 - 1
Causa (Aìtion)
“Causa, in un senso, significa la materia di cui sono
fatte le cose: per esempio, il bronzo della statua”
“In un altro senso, causa significa la forma e il
modello, ossia la nozione dell'essenza”
“Inoltre, causa significa il principio primo del
mutamento o del riposo; per esempio, è causa chi
ha preso una decisione, il padre è causa del figlio”.
“Inoltre, causa significa il fine, vale a dire lo scopo
delle cose, per esempio lo scopo del passeggiare è
la salute”
Aristotele, Metafisica, libro 5 - 2
I “fisiologi” secondo Aristotele
“Tuttavia, questi filosofi non sono tutti d'accordo
circa il numero e le specie di un tale principio.
Talete, iniziatore di questo tipo di filosofia, dice
che quel principio è l'acqua, desumendo
indubbiamente questa sua convinzione dalla
costatazione che il nutrimento di tutte le cose è
umido, e che perfino il caldo si genera
dall'umido e vive dall'umido”.
Aristotele, Metafisica, libro I - 3
I presocratici per Aristotele:
3 cause su 4
Aristotele ha così individuato i sostenitori
della
“causa
materiale”
(Talete,
Anassimene, Eraclito) e ha inizato a
scorgere la “causa formale” e la
“causa finale” in una serie di altri
predecessori (I Pitagorici, Parmenide,
Anassagora).
(parte 3)
Influenza storica del modello
aristotelico di storia della
filosofia
I “fisici” o “fisiologi”
Talete, Anassimene, Anassimandro, Eraclito ed altri
furono definiti da Aristotele οἱ φυσικόι, “i fisici”
ovvero “coloro che parlano della natura (φύσις)”.
- Da questa lezione aristotelica discende la
tradizione della filosofia occidentale, così come
oggi noi la conosciamo.
-
Gli stessi manuali di filosofia, tuttora
prevalentemente in uso, seguono questa lezione
I “presocratici”
Denominazione risalente al 1903, quando il
filologo tedesco Hermann Diels pubblicò un
testo di capitale importanza per la storia della
filosofia antica: I frammenti dei presocratici
(Die Fragmente der Vorsokratiker).
Dopo la morte di Diels (1922), l’immensa opera
di ricognizione delle fonti antiche alla ricerca di
tracce scritturali ascrivibili ai cosiddetti
“presocratici” fu portata a termine dal suo allievo
Walther Kranz.
Il criterio di edizione “DK”
Nel testo di Diels e Kranz (indicato con la sigla
DK) ad ogni filosofo è dedicata una sezione
specifica, in cui le testimonianze testuali sono
ripartite some segue:
Con la lettera A : testimonianze indirette (per
esempio riassunti della dottrina del filosofo ad
opera di altri autori)
Con la lettera B: testimonianze dirette (citazioni
dal poema di questo o quel filosofo, a volte, di
poche parole o di alcune righe)
Con la lettera C : frammenti spuri o di imitazione.
Un esempio...
La sigla fr. 11 A 9 D-K significa:
frammento collocato nel capitolo 11 (quello
riservato a Talete di Mileto).
sezione A (testimonianze indirette),
al 9° posto della lista.
Talete in DK
11. TALETE
A. VITA E DOTTRINA
3. [Da Esichio, di scuola platonica] Talete, figlio di
Esammia, di Mileto, ma fenicio di stirpe secondo
Erodoto [vedi A 4]. Questi per primo ebbe nome
di sapiente (sophos). Scoprì infatti che si hanno
eclissi di sole per lo scirrervi sotto la luna, e fu
lui che ebbe conoscenza dell'Orsa minore [...]
[Vedi A 4]
4. [da Erodoto, I 170] Valido anche, prima che la
ionia fosse distrutta, risultò l'avviso di Talete,
cittadino di Mileto, di stirpe originariamente
fenicio, il quale sollecitava gli Ioni ad avere
unico Consiglio, e che questo fosse a Teo (dato
che Teo, disse, era al centro della Ionia), e che
tutte le altre città, continuando non di meno ad
essere abitate, venissero considerate come se
fossero circoscrizioni.
[fr. 11, A 7 DK]
12. [Arist. Metaph. A – 3 983b 6] La maggior
parte di coloro che per primi filosofarono
pensarono che princìpi di tutte le cose fossero
solo quelli materiali. Infatti essi affermano che
ciò di cui tutti gli esseri sono costituiti e ciò da
cui derivano originariamente e in cui si risolvono
da ultimo, è elemento (stoicheion) ed è principio
(arché) degli esseri, in quanto è una realtà che
permane identica pur nel trasmutarsi delle sue
affezioni. E, per questa ragione, essi credono
che nulla si generi e che nulla si distrugga, dal
momento che una tale realtà si conserva
sempre.”
GIORGIO COLLI
Nato nel 1917, noto ai più come il traduttore e
curatore dell'edizione critica di Nietzsche.
L'ultima fatica editoriale del C., sulla via battuta da
Nietzsche, intendeva proporre un ritorno alle radici del
pensiero occidentale. Il progetto era quello di
raccogliere in undici volumi i testi sapienziali greci
prima di Socrate allorché, secondo l'autore. il pensiero
filosofico non era ancora ingannato dalla pretesa di
rendersi autonomo. Della Sapienza greca; questo è il
titolo dell'opera, uscirono solo due volumi (I, Milano
1977; II, ibid. 1978), nei quali, oltre alla traduzione ed
alla interpretazione, anche i criteri di raccolta dei
materiale si discostano totalmente dall'edizione ormai
canonica del pensiero presocratico del Diels-Kranz.