Aspetto geografico
Clima
Lingua
Moneta
ASPETTO GEOGRAFICO
Creta è per superficie la quinta isola del Mar Mediterraneo. Il territorio è
prevalentemente montuoso, con rare pianure. Le principali catene montuose sono:
Lefka Ori, che raggiunge i 2452 metri; il massiccio del monte Ida, che culmina a
2456 metri; Dikti Oros, la cui cima più elevata tocca i 2146 metri. La pianura più
importante è quella di Messarà. Le coste sono generalmente frastagliate; le
settentrionali sono più popolate a causa delle catene costiere che scendono verso
il mare, mentre le meridionali sono più ripide e scoscese, hanno un clima molto più
secco e sono meno popolate.
A breve distanza dalle coste cretesi sono situate varie isole minori, quali Dia,
Mikronissi, Chrysi, Ghàvdos.
CLIMA
Il clima è mediterraneo, con inverni freddi all’interno ed estati calde
LINGUA
La lingua ufficiale è il greco moderno, ma è ancora in uso il dialetto cretese
MONETA
Euro
Periodo prepalaziale
Periodo protopalaziale
Periodo neopalaziale
NASCITA DELLA CIVILTA’ CRETESE
La civiltà cretese si sviluppò grazie alla sua posizione
equidistante dai tre continenti circostanti (Asia, Europa,
Africa). A differenza delle popolazioni mesopotamiche, la civiltà
cretese basò la sua economia sul commercio, favorito dalla
presenza di numerose isole sparse nel Mar Egeo che
permettevano una navigazione sempre in vista della terraferma.
L’agricoltura e l’allevamento si diffusero nel VII millennio a.C.
Tra il IV e il III millennio a.C. si conobbero nuove tecniche della
metallurgica, e nel II Creta divenne, appunto, l’area greco-egea
più sviluppata.
PERIODO PREPALAZIALE
Il periodo prepalaziale si sviluppò tra il 2600-1900 a.C.. In
questo periodo si vide la maturazione della civiltà cretese con la
nascita di piccoli villaggi, lo sviluppo dell’agricoltura,
dell’artigianato, della lavorazione dei metalli e i primi traffici
marittimi.
PERIODO PROTOPALAZIALE
Il periodo protopalaziale si sviluppò tra il 1900-1700 a.C.. E’
caratterizzato da un crescente sviluppo della civiltà urbana e furono
costruiti numerosi palazzi. Questo sviluppo fu interrotto nel 1700 da un
fenomeno naturale, probabilmente un terremoto.
PERIODO NEOPALAZIALE
Si sviluppò tra il 1700-1400 a.C., periodo in cui, nelle zone fertili dell’isola,
furono costruiti palazzi ancora più maestosi e Cnosso divenne la città più
importante. Questo periodo rappresentò il fulcro dello sviluppo della
civiltà cretese e del totale dominio sul mare, che venne definito
talassocrazia cretese. Nonostante il fiorente sviluppo, i commerci
marittimi vennero bruscamente interrotti a causa di un cataclisma più
grave del terremoto del periodo protopalaziale. Gli studiosi si dividono in
due gruppi: il primo ipotizza che ci sia stata un’eruzione vulcanica che
avrebbe scatenato un maremoto andato a infrangersi nelle coste cretesi; il
secondo sostiene che le cause della caduta della civiltà cretese siano da
attribuirsi all’invasione micenea.
Piramide sociale
Economia
Politica
Religione
La società era composta da:
Re:
risiedeva
nel palazzo e
amministrava
la città
Sacerdoti:
non avevano una rilevante
importanza
Commercianti:
erano esperti navigatori e commerciavano con i
popoli vicini
Artigiani:
abili nel lavorare i materiali preziosi, creavano gioielli famosi in
tutto il mondo antico
Contadini:
lavoravano i campi, portavano gli animali a pascolare e dovevano
versare dei tributi al palazzo reale
L’economia si basava soprattutto sul commercio: i
cretesi vendevano argento e legname da
costruzione agli egiziani e comperavano nelle città
dell’Asia Minore oro, lapislazzuli, pietre preziose e
profumi. Successivamente Creta rivendeva questi
materiali all’Egitto e alla Grecia. Era molto
importante anche il commercio dei gioielli cretesi.
Per quanto riguarda le risorse naturali, il territorio
favoriva la coltivazione degli alberi da frutto, della
vite e dell’ulivo. In seguito si sviluppò anche
l’allevamento di ovini, che fornivano un’abbondante
produzione di lana.
I cretesi esportavano in Egitto l’argento e il legname da costruzione
comprando nelle città costiere dell’Asia Minore oro, lapislazzuli, pietre
preziose e profumi. In seguito rivendevano queste merci agli Egiziani e ai
Greci.
La vita politica era gestita nel palazzo, dal re e dai suoi
funzionari. Costoro guidavano la distribuzione delle
risorse ed organizzavano la produzione agricola e i
commerci. Il popolo era obbligato a versare tributi in
natura o in prestazioni di lavoro. Grazie al suo enorme
sviluppo, verso il 1700 a.C. Creta divenne un vero e
proprio impero marittimo-commerciale, imponendo la
talassocrazia cretese.
I Cretesi professavano un culto politeista. Veneravano varie divinità
collegate alla natura, riferite a grotte, rocce, alberi e animali. Tra questi
ultimi fu di notevole rilevanza la figura del toro, legata a una serie di riti e
di giochi. Al toro è legato il mito del Minotauro. A Creta ebbe rilevante
importanza il culto antropomorfo delle divinità femminili. La più
importante era Grande Madre, considerata la dea della fertilità; inoltre,
nel mondo animale, erano venerati il toro, il serpente e il grifone (corpo di
leone, testa ed ali d’aquila). Il supremo sacerdote era rappresentato dallo
stesso re: simbolo del suo potere era l’ascia a doppio taglio (la "bipenne").
I Cretesi non esaltarono mai la potenza della casta sacerdotale. Le
cerimonie si svolgevano all'aperto intorno ad un albero sacro e solo in un
secondo tempo all'interno dei grandi palazzi.
Caratteristiche
Soggetti delle opere
Lato nord
Palazzo di Cnosso
Lato ovest
Lato sud
Lato est
L’arte cretese è caratterizzata dai paesaggi marini del
Mediterraneo orientale. Essa lasciò splendide testimonianze nei
grandi palazzi dell’isola. I palazzi, o città-palazzo, erano strutture
molto vaste, caratterizzate da scale, cortili e magazzini in cui
venivano accumulati i beni ed i prodotti artigianali che i sudditi
fornivano al monarca. Al centro si apriva un ampio cortile
rettangolare, attorno al quale si articolavano gli altri ambienti,
tutti ben illuminati da finestre, lucernai, logge e porticati. Il
palazzo presentava colonne la cui circonferenza si restringeva
verso il basso, decorate con le tinte contrastanti del rosso e del
nero. Le numerose raffigurazioni dei palazzi cretesi ci dimostrano
che i Cretesi non erano un popolo orientato verso la guerra:
davano più importanza all’abilità commerciale.
L’arte cretese era naturalistica; i soggetti (piante,
uomini, animali e oggetti) sono rappresentati in
forme stilizzate e arricchiti con decorazioni. Le
pitture murali descrivono spesso momenti festanti
della vita di corte. La ricchezza degli abiti fa
emergere il carattere d’una società agiata. Gli
uomini e le donne si distinguevano per i colori: le
figure maschili erano brune, le femminili chiare. I
colori più utilizzati erano l’ocra, il blu e il nero. Le
persone venivano raffigurate con il busto in
posizione frontale e le gambe in posizione laterale.
Palazzo di Cnosso. Scena di giochi acrobatici con il toro.
Adornava una delle pareti del palazzo reale e dovrebbe
risalire al periodo neopalaziale. Nell’affresco vengono
rappresentati due ragazze e un ragazzo, oltre al toro,
che nella mitologia cretese era simbolo di fertilità. La
scena
raffigurata,
conosciuta
anche
come
“tauromachia”, potrebbe rappresentare un’attività
rituale, oppure ginnico-sportiva consistente nel
piroettare sopra il toro in corsa.
La dea dei serpenti, nel suo
aspetto di divinità protettrice
della casa (1550 a.C.)
Altorilievo raffigurante la Dea Madre.
Principe dei gigli, affresco dal palazzo di Cnosso.
Affresco parietale del palazzo di Cnosso con figure di delfini.
Vaso del periodo neopalaziale.
Cnosso (in greco Κνωσός) è il più importante sito
archeologico dell'età del bronzo cretese.
La città sorge nella parte centrale dell'isola, a 6 km dal
mare e a 5 km da Iraklion, sul fiume Katsaba.
Cnosso, abitata già nel neolitico, divenne un florido
centro della civiltà minoica verso il 2000 a.C., epoca
della costruzione del grande palazzo. Nel periodo
neopalaziale (1700 a.C. -1500 a.C.), la città accrebbe il
proprio potere politico ed economico fino a diventare la
più importante città cretese, come dimostrano i testi in
lineare B rinvenuti nel palazzo. Verso la metà del XIV
secolo a.C. la città iniziò a decadere.
Le rovine del palazzo di Cnosso si estendono su un’altura.
Era una costruzione a più piani che si estendeva su una
superficie di 22.000 metri quadrati. Oltre agli
appartamenti reali, comprendeva luoghi di culto e
magazzini, per un totale di 1400 sale.
Pianta del palazzo di Cnosso
La strada di accesso porta ad un cortile,
chiuso a sinistra dalle mura della facciata
ovest
del
palazzo.
E’
attraversato
diagonalmente da una strada lastricata, a
sinistra della quale si aprono tre pozzi per le
offerte. A destra del cortile si nota la porta
ovest con una sola colonna al centro. Qui
iniziavano due corridoi: uno detto “della
processione” e l’altro, ad angolo retto,
decorato da affreschi a grandezza naturale
raffiguranti
sacerdotesse
e
portatori
d'offerte.
Procedendo verso sinistra si giunge ad un portico
ornato di affreschi, oltre il quale s’erge una
scalinata che dà accesso al piano superiore e al
cortile centrale, cuore dell'intero complesso. A
ovest sono ubicate le sale di rappresentanza, a est
gli
appartamenti
privati,
a
sud-est
gli
appartamenti reali.
Lungo il lato ovest si aprono, da sud a
nord, il santuario e la sala del trono.
Il santuario si compone di diversi ambienti
e comunica con due cripte. La sala del
trono è preceduta da un’entrata aperta
sul cortile centrale, ove sono collocati
banchi di pietra e una vasca circolare.
L'interno della sala del trono è dominato
dal trono di alabastro, addossato alla
parete settentrionale. Lungo i muri sono
situati altri banchi in pietra, le pareti
sono ornate da statue raffiguranti grifoni
accasciati.
Sul lato est del cortile, una grande scala porta
agli appartamenti privati e a quelli reali. Da
un’entrata con veranda interna e lucernaio, si
accede al mégaron del re, in cui campeggia il
trono, e quindi al mégaron della regina, con
annesso il bagno. L’antibagno è rischiarato da
due lucernai ed è ornato da una copia
dell'affresco dei Delfini.
Dal mégaron del re si sale al quartiere
domestico, formato da laboratori e magazzini,
dei quali il più interessante è sicuramente il
magazzino delle grandi giare.
Sul lato nord del cortile, uno stretto
corridoio porta all'ingresso nord del
palazzo. Qui troviamo la dogana, il corpo
di guardia e le sale del bacino lustrale.
Fuori delle mura, all'angolo nord-ovest, si
trovava il teatro.
Sala del trono
Veduta del cortile interno
Veduta esterna del palazzo di Cnosso
Scrittura
ideografica
Lineare A
Lineare B
La scrittura usata per la prima volta nel XX secolo a.C
nell'isola di Creta fu quella ideografica, che veniva incisa su
sigilli e gemme. Essa consisteva nel rappresentare esseri
inanimati, animali e uomini stilizzati. Nell’epoca antica la
scrittura ideografica veniva usata per scopi pratici, per
esempio catalogare le merci o tenere il conto della quantità di
grano, olio e vino che il popolo versava in tributi.
La Lineare A è un sistema di scrittura non ancora decifrata,
utilizzata nell'isola di Creta nel II millennio a.C.. Essa utilizzava gli
ideogrammi della scrittura ideografica in forma più schematica e
semplificata, attestati su tavolette di argilla e graffiti. Alcuni
studiosi credono che la Lineare A sia una forma arcaica della lingua
fenicia o semitica, ma finora i risultati ottenuti dal confronto non
hanno dato esiti confortanti.
La Lineare B è una forma antica della lingua greca. Le prime
testimonianze di questa forma di scrittura vennero trovate in
alcune tavolette risalenti ai secoli XIV e XIII a.C..
I testi in lineare B sono stati trovati dall'archeologo britannico
Arthur Evans nel 1900, a Creta, nel Palazzo di Cnosso; altri
esemplari furono rinvenuti in Grecia, a Pilo, Micene e Tebe. La
traduzione della Lineare B si deve a Michael Ventris e a John
Chadwick, che riuscirono a decifrarla tra il 1951 ed il 1953.
Tavolette in Lineare B dalla Reggia di Pilo
Tavolette in lineare A
Il mito di Europa
Il mito di Talo
Il mito del Minotauro
Europa fu la figlia di Agenore e di Telefassa, la quale fu amata da Zeus.
Il re degli Dei vide Europa mentre giocava con le compagne sulla spiaggia di
Sidone, o di Tiro, di cui suo padre era re. Infiammato d'amore per la sua
bellezza, si trasformò in un toro di un colore abbagliante, dalle corna simili
a un quarto di luna, e andò ad accucciarsi ai piedi della fanciulla. Questa,
dapprima spaventata, si fece poi coraggio, accarezzò l'animale e gli montò
in groppa. Immediatamente il toro si slanciò verso il mare e, malgrado le
grida d'Europa, che si afferrava alle corna, penetrò nei flutti e si allontanò
dalla riva. Giunse fino a Creta dove, vicino ad una fonte, a Gortino, Zeus si
unì alla ragazza sotto i platani che, in ricordo di tali amori, conservarono il
privilegio di non perdere mai le foglie. A Zeus ella diede tre figli: Minosse,
Sarpedone e Radamanto. Zeus le fece in seguito tre regali: Talo, il robot di
bronzo, che sorvegliava le coste cretesi da ogni sbarco estraneo, un cane
che non si lasciava sfuggire alcuna preda, e uno spiedo da caccia che non
falliva mai il bersaglio. Poi la diede in sposa al re di Creta, Asterione, il
quale non aveva prole e adottò i figli di Zeus. Dopo la morte, a Europa
furono tributati onori divini. Il toro personificato da Zeus diventò una
costellazione e fu posto fra i segni dello zodiaco.
Talo è un personaggio della leggenda cretese e passa ora per un essere umano, ora
per una specie di robot di bronzo. Era ritenuto opera di Efesto, che ne aveva
fatto dono al re di Creta Minosse, o di Dedalo, oppure ultimo rappresentante della
"stirpe di bronzo" sulla terra. Essenzialmente Talo è il guardiano di Creta, scelto
per questo incarico, da Minosse oppure da Zeus stesso, per proteggere l'isola
della sua amata Europa.
Faceva ogni giorno, armato, il giro di Creta e impediva agli stranieri di penetrarvi,
ma anche agli abitanti di uscirne senza il permesso di Minosse. Le sue armi
preferite erano pietre enormi, ch'egli proiettava a grande distanza. Ma gli
"immigrati clandestini" dovevano temere ancora altri pericoli da parte di Talo,
anche se riuscivano a sorpassare quel primo sbarramento. Quando li raggiungeva,
Talo saltava nel fuoco, portava il suo corpo metallico all'incandescenza e,
precipitandosi sui malcapitati, li stringeva e li bruciava.
Talo era invulnerabile in tutto il corpo fuorché nella parte bassa della gamba,
dove si trovava una piccola vena, chiusa da un perno. Quando giunsero gli
Argonauti, Medea riuscì con i suoi incantesimi a lacerare questa vena, e Talo morì.
Un'altra versione narrava che l'avesse ucciso uno degli Argonauti, Peante, il padre
di Filottete, trafiggendo la vena con una freccia.
Per sedurre la giovane e bella Europa, che giocava sulle spiagge di Sidone, Zeus si trasformò in un magnifico
toro che, nuotando vigorosamente, portò la preda consenziente nell'isola di Creta. Dagli amplessi con il dio,
Europa ebbe tre figli, di cui uno, Minosse, divenne re dell'isola.
In memoria della nascita meravigliosa, Minosse venerava particolarmente i tori. Mentre onorava Poseidone
promise di sacrificargli il toro che il dio marino avesse fatto nuovamente sorgere dalle onde. Ma l'animale,
che apparve d'improvviso sulla spiaggia era talmente bello che Minosse non seppe decidersi ad ucciderlo,
negando così la sua promessa. Allora Poseidone rese furioso l'animale che devastò tutto il paese.
Tuttavia, la stessa moglie di Minosse, Pasifae, subendo, forse di riflesso, l'antica passione di Europa, iniziò
a nutrire per il maestoso toro una violentissima colpevole passione. Allora la regina chiese a Dedalo di
costruire un'effigie di giovenca talmente perfetta da ingannarlo. Da quell'unione nacque il Minotauro, mostro
dal corpo umano, sormontato da un'enorme testa di toro che minacciava la pace ed il benessere del regno.
Minosse chiamò allora un abile architetto, Dedalo, e gli ordinò di costruire un palazzo sotterraneo: doveva
essere un inestricabile susseguirsi di camere, corridoi, sale, finti ingressi e finte porte, un luogo dove
perdersi e da cui fosse impossibile uscire. Lì il re avrebbe rinchiuso il Minotauro, suo figlio. Per nutrire il
mostro che si cibava di carne umana, Minosse si faceva inviare ogni anno dalla città di Atene, come tributo
di sottomissione per aver perso la guerra, 7 fanciulli e 7 fanciulle.
Un giorno Teseo, figlio di Egeo re di Atene, decise di porre fine al terribile tributo; si mescolò ai giovani
inviati a Minosse con l'intento di raggiungere il Minotauro e di ucciderlo. Se l'impresa fosse riuscita, al
ritorno la nave su cui viaggiava avrebbe innalzato le vele bianche, altrimenti sarebbero state lasciate le vele
nere issate alla partenza, in segno di lutto per le giovani vittime sacrificate.
Giunto a Creta, Teseo ottenne l'aiuto della bella Arianna, figlia di Minosse, che si era innamorata dell'eroe
ateniese. Arianna introdusse Teseo nel labirinto e per ritrovare la strada da percorrere, legò il capo di un
gomitolo di lana all'ingresso del palazzo, svolgendolo poi via via lungo il cammino. Guidato da Arianna, Teseo
riuscì a raggiungere il Minotauro, lo affrontò e lo uccise poi, seguendo il filo, i due riuscirono a ritrovare la
via d'uscita e tornarono insieme ad Atene. Ma sulla via del ritorno dimenticarono di sostituire le vele nere
così Egeo, che attendeva il ritorno del figlio dall'alto delle mura, scorgendo quel segno di sventura,
disperato, si uccise gettandosi in quel mare che da lui prese il nome.
Fine della civiltà
La caduta della civiltà cretese avvenne probabilmente tra
il 1450 ed il 1400 a.C.. Riguardo alla scomparsa di questa
civiltà gli studiosi si dividono in due gruppi: il primo
attribuisce il crollo ad un cataclisma naturale ovvero un
terremoto che causò un maremoto che andò ad
infrangersi sulle coste cretesi distruggendo molte città.
L’altro gruppo sostiene la teoria dell’invasione degli achei
che occuparono l’isola e assorbirono la civiltà cretese
segnandone la fine.