Cap. 7 LAVORO E BENE COMUNE • 7.1.la dimensione sociale del lavoro 7.2.il contributo del diritto del lavoro nel mercato globale 7.3. Diritto al lavoro e disoccupazione 7.4. Flessibilità o precarietà? 7.5. Nuovi modelli di carriera e capacità lavorativa 7.6. La formazione al lavoro • Introduzione • -come il lavoro concorre al bene comune? • -il bene comune è istanza assiologica in termini storicosociali e praticabili • -principio assiologico ultimo: la dignità della persona • -anche nel lavoro essa si fa valere • 7.1. La dimensione sociale del lavoro A) nella società premoderna: poca distanza tra lavoro e bisogni, il proprio bene come il bene della comunità • - nella società industriale: divisione accresciuta del lavoro, difficile percepire il contributo alla società • -modello liberale: individuo autonomo e proprietario di sé,, lavorare per sé contribuisce al bene comune -la concezione personalista: autointeresse e bene comune come fini complementari • -la persona in relazione agli altri, lavoro come fatto sociale: lav con gli altri e per… • -utilità personale e significato sociale Tess • -comprensione pneumatologica: doni dello SS come capacità di servire • -l’interesse individuale non è sufficiente per il bene comune: anche se è un valore per la sussistenza, va integrato con il bene comune • -nel lavoro prodotto la persona mette un po’ se stessa (arte, artigiano…), aspetto di gratuità che oltrepassa l’aspetto economico, arricchisce le relazioni sociali, • fa emergere l’alleanza tra le persone, la cui verità profonda si rivela nell’Eucarestia (servizio, relazione con Dio) • B) la fede esige che le persone accettino la responsabilità per gli altri: i diritti di libertà integrati con i diritti di sussistenza: giustizia • -il lavoro contribuisce alla qualità della partecipazione sociale (apprendimento e interiorizz. delle norme sociali), al legame civile e politico • -Donati; è un bene relazionale, producibile in forma comunitaria, consiste in relazioni sociali • -Castells: crescente individualizzazione del lavoratore in un processo sempre più integrato e nella società più frammentata • -nel contesto del mercato globale: lav come merce e rapporto come contratto • -se si superano tali riduzioni il lav può essere servizio, espressione di un patto antecedente la responsabilità umana e incontro con l’altro, • permette di cogliere nei processi sociali le attese personali. Diviene luogo dell’esercizio della carità e del diritto di cittadinanza –C)-il lavoro prezioso è quello che accresce il benessere della comunità, esprime solidarietà, cooperazione, non solo partnership - Durkheim: principio di coesione sociale a due condizioni: • I) la condizione di senso: richiede che il lavoro partecipi ad un’opera comune, ad un fine che va oltre, nel contesto di lealtà soc. • II) la condizione di equità; percepito come corrispondente alle capacità nat del soggetto • 7.2.il contributo del diritto del lavoro nel mercato globale A) il contributo del diritto alla libertà ( dallo sfruttamento e creando le condizioni…), all’uguaglianza (programmi di accesso ) e alla solidarietà sul lavoro (va al di là della giustizia, il diritto la facilita ma non la impone) • -protezione e promozione dello sviluppo della persona con misure preventive e correttive, agendo sulle cause dei conflitti, facendo crescere l’autonomia e la partecipazione • -il filo conduttore dell’ordinamento lavoristico sta nei diritti fondamentali; protezione e tutela del contraente più debole secondo il principio personalista • -concezione evolutiva della tutela e rimozione di ogni condizione che pregiudichi lo sviluppo pers. (diritti di dignità, riservatezza, identità…) • ripensare lo schema contrattuale figlio di un’epoca storica in un contesto di mercato globale per legare diritto e mercato • -far emergere il sommerso correggendo il sistema di sicurezza sociale • - pluralità di forme di tutela • le condizioni di lavoro, rivendicate da sempre, traducono il rispetto della dignità del lavoro, allargamento del campo della negoziazione collettiva: democrazia economica, industriale.. • B) diritto del lavoro e globalizzazione I) indebolimento degli ordinamenti nazionali, competizione tra gli stati nell’attrarre gli investimenti, abbassando gli standards delle regole giuridiche, deregolamentazione, • le garanzie conquistate finiscono per diventare ostacolo all’occupazione e il livello di tutela reversibile, meccanismi di depressione dei livelli di tutela • -La delega al mercato (multinazionali) da parte degli stati delle scelte essenziali in materia sociale • -la sottomissione del diritto alla logica mercantile implica la perdita del primato della persona • II) contrasto tra diritto del lavoro e sistema globale d. economia con effetti negativi nei paesi poveri e nei paesi industrializzati: ritorno alla prima fase industr. • -combinare le logiche dei livelli locale (stati nazionali, linguaggio vecchio) e globale (sua dimensione sociale) • -eliminare la concorrenza tra lavoratori nell’offerta di lavoro e venire incontro all’interesse delle imprese assicurando l’uguaglianza di condizioni concorrenziali tramite l’eliminazione delle disuguaglianze dei costi soc • L’OIL adotta convenzioni flessibili e tutele minime con deroghe o obblighi differenziati secondo le situazioni interne. Si indebolisce la spinta verso regole internazionali • -necessità di recuperare meccanismi che ristabiliscano il legame tra concorrenza internazionale e livelli di protezione del lavoro universalmente rispettati • -III) la clausola sociale: norme di trattati internazionali concernenti il riconoscimento di diritti dei lavoratori per proteggere le condizioni di lavoro • -interpretata come strumento protezionistico dai paesi emergenti, alla luce dell’orgoglio nazionale • -la finalità di tutela dal mercato nazionale a quello globale. Implica il sacrificio del vantaggio competitivo dato dal basso standard sociale a fronte della rimozione delle barriere protezioniste da parte dei paesi ricchi • -altri soggetti nel garantire le tutele minime e universali delle condizioni di lavoro: • - i sindacati nazionali e europei, strutture sindacali internazionali • - i codici etici di organismi internazionali e organizzazioni, di imprese (problemi della rilevanza giuridica e sanzionabilità) • -i consumatori (prodotti di imprese etiche, boicottaggio, no global ) • -funzione complementare di questi strumenti di autodisciplina • IV) la prospettiva della sicurezza sociale che denota una scarsa fiducia nei sistemi nazionali di protezione del lavoro e propone misure di sostegno del reddito delle persone sganciandole dal lavoro • -il reddito di cittadinanza come sostituzione del reddito da lavoro • Conclusione: azione congiunta dello stato e delle forze sociali, ricerca di nuovi meccanismi di funzionamento del mercato internazionale, rafforzare la dimensione sociale dell’integrazione regionale 7.3. Diritto al lavoro e disoccupazione • A) DSC: diritto e dovere al lavoro, datore di lavoro indiretto • -approccio etico inadeguato se non sono specificati i mezzi per adempiere l’obbligo • -la DSC provvede una guida per le priorità da adottare poiché l’occupazione implica una molteplicità di valori in tensione • -diritto socioeconomico, la cui realizzazione è complessa, è diritto positivo che richiede azione e implica problemi economici e politici a diversi livelli • B) la disoccupazione dal punto di vista teologico: il lav è partecipazione alla società ma anche alla sfera del peccato (arroganza violenza avidità) che nega la comunità • - la disoccupazione è anche la conseguenza della perversità umane nelle scelte economiche • E nega l’umana interdipendenza • -il contributo del credente riguarda la lotta per superare le distorsioni della comunità umana e dona segni della guarigione iniziata • C) la giustizia sociale come criterio delle priorità tra pretese diverse in tensione in modo che rispettino la dignità umana • -la giustizia sociale come partecipazione alla vita economica, superamento delle forme di esclusione, livello minimo di accesso • -aspetti specifici della giustizia: opportunità per le persone di contribuire alla società • Obiez: la DSC sottolinea la distribuzione e ignora la produzione di ricchezza • -risp. La giustizia sociale si riferisce all’obbligo di tutti di contribuire alla produzione del bene comune. È giustizia contributiva. • -La giustizia nell’occupazione riguarda sia la creazione che la distribuzione del bene pubblico • -la giustizia implica che il bene comune a cui tutti devono contribuire sia sociale (livelli di occupazione, discriminazione, ambiente) ed economico (risultati. Impatto sull’occupazione) • -è responsabilità della società valutare l’impatto sull’occupazione dei comportamenti economici, mancare di farlo è negare la realtà dell’interdipendenza umana • D) la giustizia e le sue implicazioni sull’economia distributiva: come questa realizza la partecipazione, come provvede l’accesso al lavoro • -produzione e distribuzione sono connesse e si rinforzano mutuamente • -la giustizia distributiva si realizza non solo con una politica di trasferimento dei redditi, con la garanzia del reddito annuale e con un sistema fiscale giusto, ma anche con una politica dell’occupazione • -questa riguarda i modelli di investimento nel produrre e distribuire posti di lavoro, come occupazione e disoccupazione sono distribuite tra i diversi gruppi. Questi problemi sono interconnessi • -tutti i gruppi sociali come investitori sindacati…devono contribuire a trovare una giusta soluzione alla disoccupazione • -il governo ha il compito di coordinare le pretese conflittuali. Il principio di sussidiarietà implica l’impegno di tutti i gruppi istituzionali • E) il sistema etico di licenziamento e sue tensioni (esigenze dell’impresa, esigenze giuridiche e sociali, esigenze etico religiose) • -giustizia e successo sono fini complementari • -il licenziamento può essere giustificato • -molti licenziamenti sono dannosi alla morale e immagine dell’impresa • -l’impresa deve essere organizzata così che il problema del licenziamento sorga raramente 7.4. Flessibilità o precarietà? • A) definizione: in riferimento a sistemi lavorativi, categorie di lavoratori, alcune onerose, altre ricercate a seconda della qualificazione, dell’età, dello stato di salute • tipologia: -la flessibilità quantitativa o funzionale o numerica tocca l’occupazione, il salario e la struttura d.impresa • -flessibilità e rigidità convivono in forme diverse • -si traduce in una pluralità di tipi di contratto: a tempo parziale, a tempo determinato, di lavoro interinale, parasubordinato... • -flessibilità qualitativa: modulazione dei salari secondo i meriti, degli orari per l’utilizzazione degli impianti… • B) gli oneri personali della flessibilità.: impossibilità di progetti a lungo termine, di accumulare esperienza professionale, destrutturazione di aspetti spaziali e relazionali del lav. • -4 aspetti problematici circa la formazione, l’età, la carriera e le tutele sociali • -flessibilità per vivere come un’opportunità per l’autonomia, per nuove forme organizzative • e flessibilità per morire come risparmio di costi a breve, incrina i rapporti e i valori comuni • -le risorse umane da implementare: rischio di amplificare le differenze se non c’è la capacità di muoversi sul mercato • -interventi sui soggetti più deboli tramite la formazione continua per un lavoro come percorso, come un flusso più che una posizione, identità più vaga della qualifica • -processi formativi che facilitano offerta e domanda di lavoro • C) la frattura del tempo rende difficile dire come il significato si sviluppa lungo il tempo. • -instabilità compensata dalla famiglia • -processi di deistituzionalizzazione e individualizzazione del lavoro • -le risorse per gestire la flessibilità: il capitale formativo accumulato, la risorsa economica, il contesto economico • -individualizzazione (Beck) e condizioni istituzionali che la rendono possibile coinvolgendo le parti sociali • sovente la flessibilità crea condizioni di sfruttamento con pochi vincoli, importanza della qualificazione del lavoro per le imprese, • -la flessib. spinge a non assumersi responsabilità adulte, destabilizza la famiglia, aspetti positivi dell’autonomia e della creatività • D)-l’impresa è costretta a ridurre la gerarchia per rafforzare l’autonomia decisionale, vantaggi per i dipendenti • -la flessibilità contrattuale può minacciare l’impresa a lungo termine (infedeltà, minore attrattività, immagine degradata, viene meno il contratto implicito) • -il nuovo modo di reciprocità: non si esclude ma si prepara e negozia la flessibilità • -presuppone la formazione permanente per mantenere la capacità di impiego • -gestione delle risorse umane, di tutte e personalizzata, rendere fedele il personale rendendolo più adatto alla mobilità (approccio centrato sulla persona) • -la mobilità costruita con diversi compromessi tra maggior sicurezza e maggior flessibilità, minore distanza tra lav regolare e lav irregolare, investendo nell’aggiornamento • -garanzie collettive per proteggere la transizione, contratto gestito insieme che assicuri competenze trasferibili • -diritto d.lav, accordi collettivi e pratiche di gestione • -le difficoltà di ordine sociopolitico per abbandonare regole absolete, le soluzioni inedite scombussolano gli equilibri, dialogo e negoziazione aperta e continua, flessibilità nella reciprocità 7.5. La carriera come capacità lavorativa • A) la carriera di una persona è la sequenza delle sue esperienze di lavoro lungo il tempo • nuova figura della carriera: enfatizza la mobilità • -la sfida tocca due gruppi: i dipendenti con rare qualità sono ricercati • -la maggior parte hanno qualità fungibili, i loro salari diminuiscono a meno che acquisiscano qualità che li avvicinino al primo gruppo • B) la capacità lavorativa come impegno a migliorare le competenze • -il problema fondamentale: il lavoro è in una posizione più debole, necessari provvedimenti adeguati • -nei nuovi modelli di carriere i dipendenti si affidano all’imprenditore per l’informazione e per mantenere la capacità lavorativa, si sposta il rischio sui dipendenti • -l’obbligo della capacità lavorativa è una richiesta etica minima ed è benefico per gli imprenditori • -i dipendenti prediligono la stabilità in genere • C) in questione è la giustizia • -i rischi del dipendente: salute, sicurezza, fallimenti eventuali, investimenti specifici non ricompensati • -abilità generali e trasferibili • -abilità specifiche e non trasferibili: nelle relazioni stabili c’è un equilibrio nei rischi, nelle “carriere senza confini” il rischio del dipendente cresce perché l’acquisizione delle capacità specifiche è senza la promessa di una relazione stabile • l’obbligo della capacità lavorativa per gli imprenditori è un diritto dei dipendenti, è un diritto morale e non legale, derivato da valori più fondamentali • -i dipendenti nel lavoro interinale hanno poco potere e i contratti di lavoro sono inadeguati per proteggere questo diritto • -obbligo dell’impresa di investire nello sviluppo delle capacità e obbligo dei dipendenti di usare le loro capacità secondo l’accordo di lavoro • D) stato e imprese hanno da collaborare ognuno facendo la propria parte • -la capacità lavorativa come parte di un contratto morale • -il vero test è se le imprese partecipano ai costi sociali che sorgono dal lavoro. La loro responsabilità sviluppa fiducia, ruolo del governo • - l’ostacolo più grande: considerare la relazione imprenditore dipendente come totalmente privata porta svantaggi al dipendente • -lo sviluppo delle carriere afferma la dignità delle persone e porta speranza 7.6. La formazione al lavoro • A) approccio americano-liberale: informazione tecnologica trascurando la cultura umanistica • e approccio eurosolidale: nel contesto della riduzione della disuguaglianza e valorizzazione delle differenze • la prospettiva economica: il sistema taylorista era insensibile al turnover, i nuovi sistemi di lavoro sono vulnerabili al turnover, le abilità specifiche vanno perse quando un dipendente cambia lavoro, • Es lavoro di gruppo • -come partecipare i costi e i benefici della formazione? (apprendistato…) • -soluzioni: collaborazione tra scuola e impresa, investimenti degli imprenditori e certezza che i dipendenti non lasceranno • -la sicurezza del lav riduce solo in parte il turnover, rendere i posti di lavoro più interessanti delle altre aziende… • -disincentivi per l’investimento nella formazione • B)-la formazione pilastro della cittadinanza, criterio di esclusione o inclusione sociale • -le competenze come habitus mentale • -l’emergere di nuove competenze (autoorganizzazione, coordinamento, adattamento, capacità relazionale, connessione in rete…) • -gli incentivi si estendono alla creatività e autoespressione • C) le richieste formative: I) equilibrio tra addestramento tecnico e sviluppo di capacità critiche, educazione all’impatto creativo e alla partecipazione • II) educazione olistica e collaborativa, interesse per l’intera persona e per lo sviluppo delle relazioni sociali, di competenze che permettono di integrarsi nell’ambiente complesso e in un gruppo • -il focus sulle competenze sociali porta all’opacità del mercato del lavoro, difficile oggettivarle • - i criteri di selezione diventano più soggettivi, saper essere più che saper fare • -importanza del carattere, della qualità della vita relazionale, capacità di messa in situazione del sapere formale • -più facile trovare lavoro se bene integrati nella società e viceversa • -il lavoro richiede sicurezza affettiva, un universo relazionale stabile, educazione come investimento • D) il fine è sviluppare una relazione interattiva sul posto di lavoro, sfida alla separazione economia e morale attraverso l’educazione collaborativa e critica • un ethos sociale olistico • -iperspecializzazioni e interpretazione integrale della realtà, iniziazione a tradizioni di pensiero per lo sviluppo del senso critico • -nella crescita di conoscenza quantitativa, fornire criteri di discernimento e senso critico, rendere le persone capaci di comprendere l’informazione • -educare la capacità di mettere se stessi al posto degli altri, attivando poteri immaginativi dei professionisti • -per liberarli da circoli ristretti di interpretazione (razionalità strumentale e manipolativa)